M
v
UR
PAL
3 i È - Bere
Ap moe
vo
|
Dieci e Citt qc —r_—_—=
mu d
Cw WAR v
NS co af TER aA W- -
|
I
|
|
|
i
mere» v.
Ey C
APTENT SI 2r 27S PIONEER UR
BOLLETTINO.
DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA
PER L'UMBRIA
n VOLUME LXXI
FASCICOLO SECONDO
PERUGIA-1974
sti Fra B
ELM. NEN
SI, SSR: SITI Mii ARR, rici S
bd
da:
\
er | ASBRERRPOR SIT MR
pr emo Ina PRINT LE HPIIIEROCy IR " - a M Hj we sa vm RTRT TARE: " TAZIONE SERT ABIRE CIVCPRESTNENDMRERICAREOE RC t ie Mc hao de a oti Ur La c S a
Vr D è cine Mei I M RE e ed
(oi eq i Lem a 3ec cs ona Bret a 245 MeL UR Wb io ao ERR dA, Re - s í , TROIS WWW
BOLLETTINO
DELLA
—_—_————o ___
DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA
| PER LUMBRIA
|
L VOLUME LXXI
‘
PERUGIA - 1974
Pubblicazione semestrale - Sped. abb. post. Gruppo IV
ARTI GRAFICHE CITTÀ DI CASTELLO
Città di Castello (Perugia)
EDU UM l
Za m e Rt rapi m M LL M EA" x EEMEETM RI
Memorie
L'Archivio Capitolare di Narni
e le sue pergamene fino al 1272
A tutti i paesi che vi parteciparono l’ultima guerra creò seri
problemi anche per quanto riguardava la salvaguardia degli archivi.
Così anche in Italia si cercò di evitare perdite di materiale archivi-
stico spostando archivi in luoghi sicuri. Spesso però a causa di
questi trasporti non si poté evitare la creazione di un certo disor-
dine, perché non sempre si trovarono poi persone competenti per
ripristinare l’ordine precedente.
Così ad un certo momento all'Autore di questo lavoro, specia-
lista di ricerche archivistiche per l'Umbria e le Marche, fu segnalato
che tutto il materiale dell’Archivio Capitolare di Narni era stato
salvato, ma non si era ancora trovata la possibilità di rimetterlo
in ordine. Perciò credetti opportuno aiutare le autorità ecclesiasti-
che nel riordinamento del materiale archivistico, anche allo scopo
di poter meglio consultare le pergamene per gli studi di interesse
per il nostro Istituto Storico Germanico in Roma.
Ma, prima di parlare dello stato attuale dell’Archivio e di of-
frire i regesti di tutte le pergamene ivi conservate fino al 1272, vor-
rei dare qui qualche notizia sulla storia dell’Archivio Capitolare e
sull'attività degli studiosi che lo hanno frequentato utilizzandone il
materiale per le loro pubblicazioni. I documenti piü importanti del
nostro Archivio sono stati pubblicati nel sec. xviri da Bucciarelli ?,
che, dopo ricerche minuziose, creó cosi una specie di Codex Diplo-
maticus della chiesa di Narni. L'edizione di quei documenti fu cer-
tamente opera meritevole, ma purtroppo i testi sono pieni di errori
e possono perció essere utilizzati soltanto con la massima cautela.
Anche le date dei singoli documenti da lui indicate sono spesso sba-
gliate. La stragrande maggioranza degli atti da lui riportati è con-
servata nell'Archivio Capitolare di Narni, e soltanto tre sono editi
in base ai testi conservatici all'Archivio Segreto Vaticano nei Re-
2 WOLFGANG HAGEMANN
gistri Vaticani, e precisamente : 1) Lettera di papa Onorio III del
1° marzo 1227 ®, riguardo all’accettazione di un chierico come mem-
bro del Capitolo del Duomo ; 2) Lettera di papa Gregorio IX del-
l'11 marzo 1233 ®, indirizzata al vescovo a proposito della consegna
a quest’ultimo di S. Vittore in Otricoli ; 3) Lettera dello stesso papa
del 14 maggio 1233 ? al cappellano papale e canonico Giacinto ri-
guardo alla stessa questione. Dato che di queste lettere non si trova
traccia nell'Archivio Capitolare di Narni, questi documenti non sono
stati riportati nella nostra Appendice, che contiene tutti i documenti
dell’Archivio fino al 1272.
Sul materiale dell'Archivio Capitolare, specialmente per quello
che riguarda le bolle papali, la pubblicazione di Bucciarelli è ri-
masta praticamente l’unica fino ai nostri tempi, in cui ne è apparsa
un’altra dal titolo le Constitutiones capituli et cleri cathedralis ecclesiae
Sancti Juvenalis Narniae ®, fascicolo che però contiene anch'esso
numerosissimi errori ed offre spesso dei testi sbagliati.
In tutto questo tempo intercorso fra le pubblicazioni del Buc-
ciarelli e delle Constitutiones soltanto pochi studiosi hanno eseguito
ricerche nel nostro Archivio, interessandosi in primo luogo ai di-
plomi imperiali e alle bolle pontificie. L. Bethmann ? segnalò il di-
ploma di Enrico III del 30 marzo 1047 (Appendice, n. 1), che piü
tardi, nel 1900, fu cercato invano da H. Bresslau ?. Invece J. v.
Pflugk-Harttung ? non venne personalmente a Narni. Per la sua
pubblicazione delle bolle pontificie gli bastarono alcune copie a lui
trasmesse da Don Romeo Fagioli di Narni, copie ricavate in gran
parte dal testo di Bucciarelli e perció non esenti da errori. Pflugk-
Harttung si limitó ad apportare ai testi alcune correzioni in base al
confronto con quelli di altre bolle e non seppe indicare bene se si
trattava di copie o originali, non essendo stato sul posto.
Più tardi Mazzatinti ", che aveva l'intenzione di pubblicare in
regesto i documenti piü importanti dell'Archivio Capitolare, do-
vette constatare il completo disordine regnante nell'Archivio, espri-
mendosi cosi : « Sarebbe quasi follia il voler adesso rintracciare qual-
cuno di quei documenti. Negletti e nascosti non so dove, i topi ne
fecero strage e l'umidità li consunse: poi furon gittati come carte
inutili entro un armadio, senz'ordine, tra la polvere e il puzzo di
muffa che mandano. È una vergogna !»?9. Quando inoltre gli fu
comunicata la perdita del citato diploma di Enrico III, rinunciò ad
ogni ricerca ulteriore nell'Archivio e pubblicò soltanto brevi regesti 1%
in base ai testi di Bucciarelli, con tutti gli errori ivi contenuti.
L1 ir Ra mes a es comae dlc d LIT GLA VT UA UR il i JEN aA TRA Rec pig d, DRE CIC
L'ARCHIVIO CAPITOLARE DI NARNI E LE SUE PERGAMENE 3
Mentre gli studiosi locali non tentarono di orientarsi nel caos
generale, ebbero il coraggio di visitare il nostro Archivio soltanto i
collaboratori di Kehr per l’Italia Pontificia, come ci mostrano le
loro annotazioni oggi conservate nell’Istituto Storico Germanico di
Roma ed i rapporti di Kehr sulle loro ricerche '9. Per primo venne
a Narni due volte (nel 1897 e più tardi) M. Klinkenborg, rintrac-
ciando numerose bolle pontificie (Appendice, n. 2-7, n. 9, n. 12,
n. 19 e n. 21) e trascrivendo i privilegi di Alessandro II del 17 gen-
naio 1069 (Appendice, n. 2) e di Innocenzo II del 29 ottobre 1139
(Appendice, n. 4) '9. Per molto tempo fu lui l'ultimo a vedere quel
privilegio di Innocenzo II, che poco piü tardi non fu piü trovato da
L. Schiaparelli, recatosi a Narni per un controllo e particolarmente
per l'esame delle bolle pontificie conservate in copia nel rotolo n.
ccxLiv delle pergamene ??. Tanto lui quanto Klinkenborg dovettero
constatare l’inesistenza dei due originali di Alessandro III del 4
aprile e del 5 aprile 1180 (Appendice, n.5 e n. 6), segnalati come tali
da Pflugk-Harttung : al loro posto c'erano soltanto delle copie. In-
fatti è praticamente sicuro che quegli originali di Alessandro III
fossero andati perduti già prima dei tempi di Bucciarelli. Il citato
privilegio di Innocenzo II, che si era conservato fino ai tempi mo-
derni, ebbe un destino assai movimentato. Per decenni fu introva-
bile, ma poi, poco prima del 1926, fu offerto in vendita a Narni,
dove l’Ispettore Onorario dei Monumenti di allora, E. Martinori, lo
confiscó e lo consegnò all'Archivio Comunale per la conservazione 15).
Più tardi però — in un periodo non precisabile — esso fu rubato, e
soltanto pochi anni fa fu rimandato all'Archivio Comunale — oggi
conservato presso la Biblioteca Comunale — ma senza che si riu-
scisse a identificare il mittente. Là però fu messo da parte e sol-
tanto dopo lunghe ricerche sono riuscito a rintracciarlo di nuovo e
a metterlo a posto 9. In base alle informazioni dei suoi collabora-
tori Kehr rinunciò ad ulteriori ricerche per l’Italia Pontificia, spe-
cialmente per quello che riguardava i « Deperdita » ; e così non seppe
nulla delle bolle di Celestino III citate nel documento registrato in
Appendice al n. 53. Inoltre, in base alle informazioni ricevute, cre-
dette all'esistenza degli originali delle due citate bolle di Alessandro
III ‘9. Anche quando pubblicò i diplomi dell'imperatore Enrico III
per la serie dei Diplomata dei Monumenta Germaniae Historica non
effettuò nuove ricerche a Narni, ma pubblicò il diploma in questione
del 30 marzo 1047 soltanto in base a copie fatte un centinaio di
anni fa 19).
4 WOLFGANG HAGEMANN
Soltanto verso la fine del terzo decennio di questo secolo l’ar-
chivista Can. Don Angelo Nadalini si decise a dare una nuova si-
stemazione alle pergamene, allora conservate ancora in completo di-
sordine, lavoro che richiese circa tre anni, e precisamente dalla metà
del 1927 fino all’aprile del 1930. Nadalini cercò di creare un ordina-
mento secondo criteri cronologici, ma non sempre riuscì ad otte-
nerlo in maniera perfetta. Inoltre compilò un indice manoscritto che
contiene un « Elenco delle Pergamene da p. 1 a 68 e rispettivo In-
dice alfabetico da p. 69 a 121 » (Elencus Pergamenarum existentium
in Archiv. Capitulari Narniae), che è conservato nell'Archivio Ca-
pitolare e rappresenta uno strumento utilissimo per orientarsi sulle
date e sul contenuto delle singole pergamene, perché l'indice princi-
pale dà prima, in cifre romane, il numero della pergamena, poi un
breve regesto ed infine la data. Alla serie dei regesti delle perga-
mene seguono diversi « Indici » e poi alle p. 122-124 regesti di 14
« Brevi » dei secoli xvir e xvii, conservati prima in una scatola di
legno, e ora in una busta intitolata « Brevi Apostolici. Pergamene ».
Alla notizia del riordinamento dell'Archivio Capitolare di Narni,
l'Autore di questo lavoro, poco dopo la sua chiamata all'Istituto
Storico Germanico a Roma, avvenuta nel 1936, insieme con il suo
collega H. Kimpf — purtroppo morto non molto tempo fa — ri-
cevette l'incarico di esplorare sistematicamente, fra l'altro, anche gli
archivi di Narni. Malgrado alcune difficoltà, questo compito fu ese-
guito allora in maniera esauriente, ma tutte le notizie e la maggiore
parte delle fotografie prese in quell'occasione andarono purtroppo
distrutte per eventi bellici durante l'ultima guerra mondiale.
Perció colsi l'occasione della mia partecipazione al Convegno di
Studio « Le compagnie di ventura nella storia d'Italia e d'Europa »,
tenutosi nel maggio-giugno 1970, per fare una nuova visita all'Ar-
chivio Capitolare di Narni, appoggiato da una raccomandazione del-
l'Avv. Mario Bigotti, cosi benemerito per la riattivazione degli studi
storici su Narni e di altri problemi attraverso l'organizzazione di
convegni scientifici : a lui vanno anche qui i miei piü vivi ringrazia-
menti. Nell'Archivio Capitolare da parte del Direttore, Can. Gino
Cotini, trovai un'accoglienza oltremodo gentile con la concessione
di un orario praticamente illimitato. Potei cosi finire le ricerche ne-
cessarie in quattro brevi visite a Narni, avvenute nel maggio-giugno
1970, nel novembre 1970, nel febbraio 1971 e nel giugno 197319.
Come primo risultato nel vol. 51 della rivista « Quellen und Forschun-
gen aus italienischen Archiven und Bibliotheken » (1972) fu pubbli-
"
L'ARCHIVIO CAPITOLARE DI NARNI E LE SUE PERGAMENE 5
cato il lavoro Kaiser- und Papsturkunden im Archivio Capitolare von
Narni *°, nel quale fra l’altro fu data l'edizione critica di tutte le
bolle papali ivi conservate fino al 1272.
Quando feci la prima visita all’ Archivio Capitolare, che si trova
nel piano superiore di un edificio annesso al Duomo ed è accessibile
attraverso la sagrestia di S. Giovenale, dovetti purtroppo constatare
che le preziose pergamene dell’Archivio si erano sì salvate dalla
furia dell’ultima guerra, ma si trovavano in completo disordine in
una cassa di legno ed in una grande scatola. Per poter esaminare il
materiale era necessario riordinare tutto secondo l’« Indice » del Na-
dalini. Questo lavoro fu eseguito e terminato durante le mie due
prime visite all'Archivio. Adesso 5 pergamene sono di norma rag-
gruppate in un fascicolo, sul quale sopra un cartoncino sono annotati
i numeri che contiene con le loro date estreme. Un esame dell’intero
materiale ha mostrato la mancanza delle pergamene n. x, n. LKxxIV,
n. CCXIII, N. CCXLIII, N. CCXLVIIII e n. CCLXXXXII, mancanza che fu
annotata da me sui rispettivi cartoncini. Sembra però che le perga-
mene n. x e n. CCXLVIIII non siano mai esistite, perché non sono
registrate nell’« Indice » di Nadalini. La numerazione vecchia va dal
n. ral n. CCLXXXXII, ma esistono diversi documenti che mostrano un
numero con l'aggiunta « bis », ed inoltre alcuni atti senza numero che
sono stati raggruppati in un fascicolo a parte alla fine della serie
principale. Perció possiamo constatare che esistono nell'Archivio Ca-
pitolare un po' di piü di 300 documenti, in massima parte perga-
mene. In occasione della nuova sistemazione da me effettuata fu
mantenuto l'ordinamento di Nadalini. Soltanto nei numeri r-Lxxv,
per creare uno stretto ordine cronologico, furono eseguiti pochi cam-
biamenti nella numerazione, registrati peró accuratamente nell'« In-
dice » di Nadalini. Invece il grande rotolo n. ccxriv, che contiene
copie di documenti dal 1129 al 1294 e che in fondo avrebbe dovuto
essere messo immediatamente dopo il diploma di Enrico III del 30
marzo 1047 (Appendice, n. 1) e dopo il privilegio di Alessandro II
del 17 gennaio 1069 (Appendice, n. 2) fu lasciato al suo vecchio
posto. Per le pergamene dal n. rxxvi in poi è da osservare che fu
lasciata intatta la numerazione di Nadalini, perché la creazione di
un rigido ordinamento cronologico avrebbe creato troppi spostamenti.
I documenti della serie principale furono messi in un comodino con
quattro tiretti. Attualmente sono in corso trattative con la Soprin-
tendenza Archivistica per l'Umbria per una buona sistemazione de-
finitiva di questo Archivio cosi importante. Infine va detto che lo
1 xD soos NRE ie dE
6 WOLFGANG HAGEMANN .
stato di conservazione delle pergamene — anche se alcune mostrano
danni per l’umidità o per buchi, con perdite di sillabe o parole —
è molto migliore di quello lamentato da Mazzatinti e non ha sofferto
per nulla dall’ultima guerra.
La massa delle pergamene dell'Archivio Capitolare nel periodo
che qui ci interessa — ma anche nei tempi posteriori — riguarda
direttamente il Capitolo del Duomo di S. Giovenale di Narni. Esi-
stono però anche diversi documenti che con il Capitolo non hanno
nessuna relazione a noi visibile. Fra di essi ricordiamo per primo il
privilegio di Urbano III del 27 gennaio 1186 per S. Prassede di
Roma (Appendice, n. 7). Non sappiamo come mai questo documento
sia andato a finire nel nostro Archivio, perché, almeno per quello
che sappiamo, non esisteva alcun legame tra S. Giovenale di Narni
e S. Prassede di Roma. Registriamo inoltre un privilegio di Ales-
sandro IV del 3 gennaio 1256 per il convento di S. Maria in Monte
presso Narni (Appendice, n. 37), in cui é stato inserito un privilegio
di Gregorio IX del 20 giugno 1229 (Appendice, n. 22) ed è citato
un privilegio di Innocenzo IV per lo stesso convento, del quale ul-
timo però non conosciamo il testo, perché non si è conservata la
bolla originale e non ne esistono copie, almeno per quello che ci
risulta. Di questo convento di clarisse era noto ben poco, cioè si
sapeva soltanto che esisteva un tempo sul posto dell’attuale Rocca
di Narni, costruita fra gli anni 1360 e 1370 sul colle sovrastante la
cittadina per assicurarsi il controllo della Via Flaminia, che passava
per Narni, della vallata della Nera e di Narni stessa 2). I documenti
del nostro Archivio Capitolare ci danno così almeno alcuni partico-
lari sulla fondazione del convento, eseguita in base ad una donazione
del vescovo di Narni certamente anteriore al 20 giugno 1229, e ve-
niamo a conoscenza in tutti i particolari dei primi privilegi papali
in suo favore (ad eccezione del privilegio di Innocenzo IV, oggi
perduto).
Ma nel nostro Archivio esistono anche altri documenti che non
riguardano per niente il Capitolo del Duomo, ma piuttosto il co-
mune di Narni, come p.e. gli atti del 2 settembre 1235 (Appendice,
n. 29), del 22 novembre 1257 (Appendice, n. 38 e n. 39), del 29 marzo
1259 (Appendice, n. 40), del 14 giugno 1264 (Appendice, n. 44),
del 27 aprile 1266 (Appendice, n. 46) e del 30 aprile 1268 (Appendice,
n. 49). Tutti questi documenti sono senza importanza speciale per
la storia generale, ad eccezione forse di quello citato del 14 giugno
1264, che contiene una bolla di papa Urbano IV per comporre una
ne RENI —— CT ECT i SPIRE EE ETE
L'ARCHIVIO CAPITOLARE DI NARNI E LE SUE PERGAMENE 7
lite fra Narni e Sangemini, però soltanto in una copia incompleta.
L'originale ben conservato di questa bolla si trova nell'Archivio Co-
munale di Narni. Da questo atto solenne, che scioglieva il comune di
Narni ed i suoi cittadini dall’interdetto e dalla scomunica loro com-
minati per disobbedienza agli ordini della Santa Sede, potrebbe even-
tualmente risultare una certa influenza di re Manfredi, proprio in
quel tempo (1264) in lotta accanita contro il papato.
Infine citiamo qui ancora alcuni documenti che riguardano la
vendita del castello di Miranda da parte dei proprietari ad Alatrino,
suddiacono e cappellano del papa ed allora rettore del Ducato di
Spoleto 2°, che agiva a nome della Chiesa Romana e di papa Gre-
gorio IX : cioè gli atti del 4 (Appendice, n. 26), del 5 (Appendice,
n. 27) e dell'8 aprile 1234 (Appendice, n. 28). Mentre gli storici lo-
cali *? hanno invano cercato questi documenti nell'Archivio Comu-
nale di Narni, dove si trovano altri atti connessi con questa vendita,
nessuno ha fatto ricerche nell’Archivio Capitolare; ma va detto su-
bito che questi tre documenti sono copie estratte dal famoso Liber
censuum *) e perciò — specialmente anche per il cattivo stato di
conservazione — non hanno nessuna importanza fondamentale.
Come già detto, la stragrande maggioranza delle pergamene ri-
guarda direttamente il nostro Capitolo del Duomo, quello cioè di
S. Giovenale.
Ricordiamo in primo luogo il diploma originale dell’imperatore
Enrico III del 30 marzo 1047 in favore del Capitolo (Appendice,
n. 1). Non sappiamo se anche altri imperatori abbiano concesso dei
privilegi al Capitolo ; ma in ogni modo questo è l’unico diploma im-
periale oggi conservato a Narni, perché anche fra il materiale perga-
menaceo dell'Archivio Comunale non c’è traccia di altri privilegi
simili emanati dalla suprema autorità imperiale, né a favore del
comune, né di altre chiese di Narni. Si è già accennato al fatto che
quel diploma fu introvabile per molti decenni, e che perciò Kehr
— non sapendo che era stato rintracciato da Nadalini durante i
lavori di riordinamento dell’Archivio — nella serie dei Diplomata
dei Monumenta Germaniae Historica lo pubblicò soltanto in base
a copie fatte prima della scomparsa *. Nel 1936 — durante la mia
prima visita a Narni — esso era nuovamente fuori posto, ma riuscii
a rintracciarlo dopo lunghe ricerche; e nel 1970, durante il mio
lavoro di riordinamento, esso venne di nuovo alla luce. Già nella
mia pubblicazione Kaiser - und Papsturkunden im Archivio Capito-
lare von Narni ho segnalato le varianti tra l’originale e l’edizione di
8 WOLFGANG HAGEMANN
Kehr 29, ma qui nell’Appendice verrà pubblicato il testo intero, an-
che per facilitare i lavori degli studiosi.
Fra i privilegi solenni concessi dai papi al Capitolo che ancor
oggi si conservano nell’Archivio Capitolare o provengono da tale
Archivio, citiamo per primo quello di Alessandro II del 17 gennaio
1069 (Appendice, n. 2), nel quale il papa conferma genericamente
al Capitolo la proprietà concessagli dal vescovo Attone, senza indi-
care i possedimenti nei dettagli. Solo il privilegio concesso da papa
Onorio II il 10 aprile 1129 (Appendice, n. 3) in connessione con
una conferma generale contiene un elenco particolareggiato dei beni
e dei diritti del Capitolo, elenco poi ripetuto con pochissime varia-
zioni da Innocenzo II nel suo privilegio del 29 ottobre 1139 (Appen-
dice, n. 4). Queste indicazioni precise ci danno un quadro interes-
sante delle proprietà del Capitolo nel secolo xir, e sarebbe assai
desiderabile se uno storico si mettesse al lavoro per identificare i
singoli paesi e le singole chiese ivi citati, pubblicando poi eventual-
mente anche una carta geografica con l’indicazione dell’ubicazione
di questi beni. Altri due privilegi papali del secolo xri, cioè quello
di Onorio III del 17 febbraio 1225 (Appendice, n. 19) e quello di
Gregorio IX del 31 maggio 1227 (Appendice, n. 21), ci mostrano
chiaramente in quale maniera i vecchi diritti erano stati mantenuti,
accresciuti o perduti. |
Dato che nel periodo qui trattato i papi hanno sempre mostrato
vivo interesse a conseguire un certo controllo sull’elezione dei sin-
goli canonici, nel nostro Archivio Capitolare troviamo numerose let-
tere al riguardo, specialmente per chiarire questioni sorte in propo-
sito, anche se non erano di importanza fondamentale. Così papa
Alessandro III, con lettera del 4 aprile 1180 (Appendice, n. 5), dava
delle direttive per garantire in futuro l’elezione a canonici soltanto
di chierici dotti ed onesti. Già il giorno dopo, cioè il 5 aprile 1180
(Appendice, n. 6), lo stesso papa approvò una decisione presa dai
canonici stessi di S. Giovenale, secondo la quale il Capitolo non do-
veva avere più di 24 canonici. Ma questa limitazione del numero
non impedì conflitti successivi, quando si trattava dell'elezione o
dell’ordinazione di canonici. Così per l’ultimo decennio del secolo
xII abbiamo notizia di una elezione contemporanea di 56 canonici,
elezione assai tumultuosa che provocó incidenti gravissimi, durante
i quali furono perfino gettati sassi dal campanile del Duomo contro
il vescovo. Il papa incaricó allora due cardinali di esaminare detta-
gliatamente questi fatti (cfr. Appendice, n. 9) ed in base alle loro
mm RIT t ar T E NERA BINE
L'ARCHIVIO CAPITOLARE DI NARNI E LE SUE PERGAMENE 9
ricerche con lettera del 17 dicembre 1194 cassò questa elezione e
confermò come canonici soltanto due dei candidati (Appendice, n.
9). Sono probabilmente in connessione con questi avvenimenti due
lettere dello stesso papa, delle quali non conosciamo però né il testo
né la data, ma soltanto il contenuto da un documento databile
dopo il 25 novembre 1277, riportato in regesto nell’Appendice al
n. 53. Nella prima lettera Celestino III ordinò che per l’elezione di
nuovi canonici occorreva il consenso del vescovo di Narni e nella
seconda lo stesso papa chiese al vescovo della nostra città di dichia-
rare nulle anche per il futuro tutte le elezioni di canonici avvenute
in sua assenza o senza invito previo al vescovo stesso.
Più tardi, all'inizio del secolo xri, papa Innocenzo III confermò
al nostro Capitolo i suoi diritti parrochiali con bolla solenne datata
6 maggio 1201 (Appendice, n. 11), ed il suo successore Onorio III,
con lettera del 25 novembre 1216 (Appendice, n. 12), rinnovò l’ordi-
namento già approvato da Alessandro III, cioè che il Capitolo non
dovesse avere più di 24 canonici. Questa decisione fu presa certa-
mente per ragioni pratiche: le proprietà e i proventi del Capitolo
non aumentavano più in maniera considerevole e non bastavono
per concedere un numero più elevato di prebende.
Con Onorio III, a quanto possiamo constatare, cominciarono
da parte dei papi interventi — probabilmente assai numerosi — in
occasione dell’elezione dei canonici di Narni. Così da una sua let-
tera del 1° marzo 1227, già citata 2°, apprendiamo che fino a quel
momento il papa aveva chiesto ed ottenuto dal Capitolo l’elezione
di cinque canonici a lui graditi. Perciò il papa si credette in diritto
di chiedere in quella lettera un altro beneficio canonicale per un
suo candidato. Più tardi, in data 23 ottobre 1235 (Appendice, n.
30), constatato che nel nostro Capitolo alcuni canonicati erano va-
canti, papa Gregorio IX ammonì il vescovo di Narni ed il Capitolo
a prendere delle decisioni sull’elezione di due canonici, ma non sem-
bra che in quell’occasione il papa si sia intromesso personalmente
nella scelta dei candidati. Più tardi però papa Innocenzo IV, al-
meno per quel che sappiamo, intervenne almeno una volta per la
scelta di un candidato, come possiamo vedere dalla sua lettera del
6 agosto 1248 (Appendice, n. 33), nella quale chiese ai vescovi di
Todi e Narni di provvedere all’insediamento come canonico del chie-
rico Giacopo di Carbio di Narni che era stato proposto da lui e che
— dopo la sua nomina — aveva ricevuto l'approvazione papale.
E infatti il Capitolo lo accettò con atto del 22 gennaio 1249 (Appen-
10 WOLFGANG HAGEMANN »
dice, n. 34). D'altra parte con la lettera del 11 settembre 1249 (Ap-
pendice, n. 35) lo stesso papa si pronunció contro ogni influenza
esterna sull'elezione dei canonici, concedendo al vescovo di Narni e
al Capitolo il diritto che nessuno potesse obbligarli ad accettare
nuovi canonici senza citare espressamente questo privilegio. Sembra
peró che questo divieto non sia stato osservato dai papi che segui-
rono Innocenzo IV sulla cattedra di S. Pietro. Cosi p.e. si è conser-
vata nel nostro Archivio una lettera di papa Urbano IV del 4 gen-
naio 1263 (Appendice, n. 43) in favore di un nipote del vescovo di
Orvieto. Ma anche Clemente IV agi nella stessa maniera, come si
puó vedere dalla sua lettera del 19 marzo 1266 (Appendice, n. 45),
nella quale in una forma piuttosto imperiosa raccomandava Massa-
rono di Narni su preghiera del vescovo di Assisi, e da un'altra let-
tera del 5 luglio 1267 (Appendice, n. 48) in favore di Giovenale,
canonico di S. Pietro in Conca presso Narni. È assai probabile che
questi interventi non siano stati molto graditi al Capitolo, ed in-
fatti dal contenuto di quell'ultima lettera apprendiamo che inizial-
mente esso aveva mostrato una certa riluttanza ad eseguire gli or-
dini di Clemente IV, ma che alla fine aveva dovuto ubbidire.
Deve inoltre essere menzionato un documento particolarmente
interessante, cioé la lettera di Alessandro IV inviata al vescovo di
Spoleto in data 25 luglio 1260 (Appendice, n. 42), nella quale si
parlava in primo luogo dell'atteggiamento antipapale del comune
di Narni — forse causato anche dall'intervento di re Manfredi nel-
l'Italia centrale — e delle deviazioni dalla fede. Il papa comunicava
poi di non aver potuto dare il suo benestare all'elezione a vescovo
di Narni del canonico Rainaldo di Miranda e di avere perció negato
la conferma chiesta dal comune. Informava inoltre il vescovo di
Spoleto di aver destinato a vescovo della nostra città un proprio
parente domenicano di nome Rolando, per il quale il papa trovò
parole di lode assai lusinghiere. Senza dubbio era un tipico caso di
nepotismo ! Infine il papa informava il vescovo di Spoleto intorno
alla resistenza di Narni contro la Santa Sede, chiedendogli di recarsi
personalmente a Narni e di trasmettere alle autorità di quella citta-
dina e al suddetto Rainaldo l’ordine di presentarsi entro 10 giorni
dinanzi al papa stesso. Non conosciamo altri documenti su quello
che accadde dopo, se cioè Narni si sia allora sottomessa o meno al
papa. In ogni modo però sappiamo con certezza che più tardi quel
Rolando parente del papa (in atti posteriori chiamato spesso anche
Orlando) ottenne il riconoscimento generale in Narni.
Lu wm RSI IE A PRIUS CUR na PI, N POLT de N dis RE
ian
4 3
fsi
L'ARCHIVIO CAPITOLARE DI NARNI E LE SUE PERGAMENE 11
Di tutti questi atti pontifici del periodo qui trattato e sopra
elencati neanche uno si trova nei Registri Vaticani conservati al-
l'Archivio Segreto Vaticano. Questo fatto ci offre un’altra prova
per la constatazione già fatta da numerosi studiosi, che cioè nei Re-
gistri Papali si trova soltanto una parte dei privilegi e delle lettere
emanate dalla Sede Apostolica, e ci mostra la necessità di utiliz-
zare, oltre ai registri, anche gli atti esistenti negli archivi locali.
In ogni modo nella seguente Appendice si é rinunciato ad annotare
per ogni atto papale la sua mancanza nei registri.
Gli altri documenti del nostro periodo conservati nell'Archivio
Capitolare di Narni — ad eccezione di un atto del gennaio 1193
(Appendice, n. 8), una compravendita tra privati — riguardano l'at-
tività del Capitolo stesso. Cosi abbiamo quattro atti che si riferi-
scono alla solenne introduzione di nuovi canonici eletti e approvati
dal vescovo e dal Capitolo. Il primo di questi documenti porta la
data del 2 novembre 1247 (Appendice, n. 32) e riporta la notizia
che il 31 ottobre 1247 il Capitolo aveva accettato come canonico
il presbitero Andrea di Nicola, cappellano del vescovo di Todi, su
richiesta particolare di Rainerio, cardinale di S. Maria in Cosmedin,
luogotenente del papa nel Patrimonio della Chiesa in Tuscia, nel
Ducato di Spoleto e nella Marca di Ancona ?*9. Il secondo, in data
22 gennaio 1249 (Appendice, n. 34), contiene l'accettazione come
canonico da parte del Capitolo di Giacopo di Carbio, avvenuta su
ordine del vescovo di Narni, che aveva ricevuto dal papa l'incarico
di introdurlo, come sappiamo anche dalla lettera citata di papa
Innocenzo IV del 6 agosto 1248 (Appendice, n. 33). Il terzo, del 20
giugno 1259 (Appendice, n. 41), riguarda l'accettazione come cano-
nico del chierico Famiano. L’atto è interessante perché fu eseguito
per ordine dell’abate di S. Angelo in Massa, che ne era stato incari-
cato dal papa (Deperditum), un altro indizio dell’influenza che i papi
ebbero in molte elezioni di canonici, come abbiamo già visto. L’ul-
timo di questi atti è del 25 giugno 1266 (Appendice, n. 47), e riporta
l’accettazione a canonico del chierico Massaruculo ?9, cittadino di
Narni. Dalla lettera di Clemente IV del 19 marzo 1266 (Appendice,
n. 45) sappiamo che la proposta di questa elezione, in forma quasi
di ultimatum, era partita da quel papa. Anche qui constatiamo l’in-
fluenza papale sulle elezioni dei canonici del nostro Capitolo. Tutti
questi atti sono interessanti anche per il fatto che normalmente ri-
portano i nomi dei canonici presenti, per cui possiamo constatare
EP Cou s
Zoe ce irme e apes ceri Meca INSINNA D 1 Mis PBI
12 WOLFGANG HAGEMANN
spesso com'era la composizione del Capitolo in un determinato pe-
riodo.
Quest'ultima osservazione vale anche per i numerosi documenti
che riportano locazioni o concessioni di terreni rilasciate dal Capitolo
a privati, in forma di enfiteusi o «iure libelli » ecc. Basti qui elen-
care gli atti del dicembre 1195 (Appendice, n. 10), del 18 novembre
1218 (Appendice, n. 13), del 4 gennaio (Appendice, n. 14), del 12
aprile (Appendice, n. 15), del 20 aprile (Appendice, n. 16) e del 18
novembre 1220 (Appendice, n. 17), del 30 maggio 1222 (Appendice,
n. 18), del 13 aprile 1227 (Appendice, n. 20), del 29 agosto 1232 (Ap-
pendice, n. 23), del 19 maggio (Appendice, n. 24), del 9 giugno 1233
(Appendice, n. 25), del 15 novembre 1243 (Appendice, n. 31), del 9
dicembre 1251 (Appendice, n. 36), del 7 febbraio 1270 (Appendice,
n. 50 e n. 51) e del 16 gennaio 1271 (Appendice, n. 52).
Infine nella seguente Appendice é riportato anche un docu-
mento posteriore al 1272 senza data precisa, ma che deve essere
posteriore anche al 25 novembre 1277, giorno dell'elezione di papa
Niccoló III, perché questo papa viene citato nel testo. Si tratta di
un parere giuridico legale dato dal magister Clerico da Pisa, cano-
nico di Reims, cappellano della Sede Apostolica e professore di di-
ritto, in una lite tra il vescovo di Narni ed il Capitolo del Duomo
S. Giovenale per.i diritti sull'elezione dei canonici. L'importanza di
questo documento sta per noi particolarmente nel fatto che vi ven-
gono citati numerosi altri atti e lettere antecedenti, in modo parti-
colare privilegi e lettere papali, accettazioni di neo-eletti come ca-
nonici e altri documenti che riguardano il problema ricordato. In
tutto vengono citati 19 documenti, per la stragrande maggioranza
oggi non piü esistenti né in originale né in copia. Perció queste ci-
tazioni sono per noi assai preziose, anche se spesso riportano ben
poco sul contenuto intero dell'atto.
Questo ci dimostra anche chiaramente, quante perdite deve
aver subìto nel corso dei secoli l'Archivio Capitolare di Narni; ma
d'altra parte dobbiamo constatare con soddisfazione che, come sem-
bra, almeno negli ultimi duecento anni il materiale di tale Archivio
è rimasto intatto, offrendoci informazioni interessanti sulle relazioni
del Capitolo con imperatori, papi ed altre personalità e permetten-
doci in molti punti di chiarire meglio la storia del Capitolo stesso e
quella del comune di Narni ?9.
TIA A
L'ARCHIVIO CAPITOLARE DI NARNI E LE SUE PERGAMENE 13
NOTE
1) C. Sr. BucciaRELLUS, Cathedralis Narniensis Ecclesiae ejusque Capi-
tuli, et Canonicorum Antiquitas, Nobilitas; Indulta, et Prerogativae ...’ col-
lecta, ordineque chronologico compilata ..., Narniae, 1720.
*) Arch. Segr. Vat., Reg. Vat. 13, fol. 173’, n. 572. Edd. F. UGHELLI,
Italia sacra..., 1, Romae, 1644, col. 1089 (dai Reg. Vat.); F. UGHELLI -
N. CorETI, Jíalia sacra..., Editio secunda, 1, Venetiis, 1717, col. 1016-1017
(dalla stessa fonte); BucCIARELLI, p. 22 (dall’UGHELLI, ma erroneamente con
la data 1226 marzo 1). Regg. A. PortHAST, Regesta Pontificum Romanorum,
I, II, Berolini, 1874-1875, n. 7673 ; P. PnEssuTTI, Regesta Honorii Papae III;
I, ir, Romae, 1888-1895, n. 6265 (con altre indicazioni bibliografiche).
?) Arch. Segr. Vat., Reg. Vat. 16, fol. 103'-104 n. 364. Edd. UGHELLI,
11, col. 1090 (dai Reg. Vat.) ; UGHELLI, 1°, col. 1017 (dalla stessa fonte) ; Buc-
CIARELLI, pp. 27-28 (dall’UGHELLI). Regg. PoTTHAST, n. 9121; L. AuvRAy,
Les registres de Grégoire IX, 1-1v, Paris, 1896-1955, n: 1171:
4) Arch. Segr. Vat., Reg. Vat. 17, fol. 25 n. 104. Edd. UGHELLI, 1°, col.
1090-1091 (dai Reg. Vat.); UGHELLI, r col. 1017-1018 ; BUCCIARELLI, pp.
28-29 (dall’UGHELLI, erroneamente con la data 1234 maggio 14). Regg. PoTT-
HAST, n. 9192; AuvRAY, n. 1307.
5) Questa pubblicazione è apparsa senza indicazione di luogo e di anno.
Dato peró che la prefazione porta la data del 3 maggio 1954, é molto pro-
babile; che l'opusculo sia stato stampato proprio in quell'anno.
*) L. BETHMANN, Nachrichten; in « Archiv der Gesellschaft für àáltere
deutsche Geschichtskunde », xir, 1874, p. 551.
?) Cfr. le osservazioni di KEHR su questo diploma contenute nell'edi-
zione dei Diplomata dei Monumenta Germaniae Historica.
8) Cfr. le informazioni date da J. v. PFLUGK-HARTTUNG, Acta Pontifi-
cum Romanorum inedita, x11, Stuttgart, 1886, per le singole bolle papali ri-
guardanti Narni da lui pubblicate, cioè quelle registrate nell'Appendice, nn.
3-6 e n. 9.
*) G. MAZZATINTI, Gli archivi della storia d'Italia, xv, Rocca S. Casciano,
1904, pp. 197-199.
! MAZZATINTI, Archivi, 1v; p. 197.
11) MAZZATINTI, Archivi, 1v, pp. 197-199.
1?) P. KEHR, Papsturkunden in Umbrien, Bericht über die Reise der Her-
ren M. Klinkenborg und L. Schiaparelli, in « Nachrichten der K. Gesellschaft
der Wissenschaften zu Góttingen »; Philologisch-historische Klasse, 1898, Heft
3, Góttingen,; 1898, p. 361.
?) Questo risulta dalle sue annotazioni sulle sue due visite a Narni (at-
tualmente conservate nell'Istituto Storico Germanico in Roma), le quali pur-
troppo non portano alcuna indicazione cronologica. La data del primo viag-
2
14 i WOLFGANG HAGEMANN
gio si desume dal rapporto che ne fece KEHR nella pubblicazione citata alla
nota 12.
14) Cfr. l'annotazione di ScHIAPARELLI sulla sua visita a Narni, oggi con-
servata nell’Istituto Storico Germanico in Roma.
.' 1) Cfr. l'esposizione dei fatti nel manoscritto di E. MARTINORI, Croni-
storia Narnese (1600 a.C. - 1926 c.v.), p. 132, conservato nella Biblioteca
Comunale di Narni.
16) Mi sia permesso di esprimere di nuovo anche qui la mia gratitu-
dine vivissima alla signora ANNA MARIA Bucci MoricHI, Direttrice della
Biblioteca Comunale, per avermi generosamente aiutato nelle mie ricerche
e per avermi concesso delle facilitazioni preziose per il mio lavoro.
1?) Cfr. le osservazioni di P. F. Krnum, Italia Pontificia, 1v, Berolini,
1909, p. 32 n. 5 e n. 6, per quello che riguarda le bolle pontificie registrate
piü sotto nell'Appendice al n. 5 e n. 6.
15) Cfr. le annotazioni di KEHR su questo diploma nell'edizione dei
Diplomata dei Monumenta Germaniae Historica.
19) Colgo l'occasione per esprimere anche qui la mia riconoscenza più
viva al prof. GERD TELLENBACH, già Direttore dell'Istituto Storico Germa-
nico in Roma, per avermi dato la possibilità di eseguire i primi tre viaggi a
Narni, e al prof. REINHARD ELZE, attuale Direttore dello stesso Istituto,
per il permesso di eseguire il quarto viaggio per gli ultimi controlli necessari.
0) Questo lavoro si trova in detto volume da p. 250 a p. 304.
1) Cfr. particolarmente i dettagli dati da G. CorLosr, La Rocca di Narni
e la sorgente di Ferogna, Narni, 1939, pp. 7-8 e p. 11.
*) Il documento citato del 1234 aprile 4 è il primo nel quale appare
come rettore del Ducato di Spoleto. Cfr. anche D. WarEv, The Papal State
in the Thirteenth Century, London, 1961, p. 312.
3) Cfr. p.e. G. TERRENZI, Il comune di Narni durante il secolo XIII.
Appunti e note storiche, 'Terni, 1895, p. 36 nota 1.
^) Tutti e tre i documenti si trovano nel Liber Censuum al n. ccLxxi
e sono stati editi da P. FABRE, Le Liber Censuum de l'église Romaine, 1, Paris,
1905, pp. 537-541. Le copie che si trovano nell'Archivio Capitolare di Narni
sono state eseguite verso la fine del sec. xii o all’inizio del sec. xrv. La perg.
n. xv contiene la vendita del castello di Miranda del 1234 aprile 4, e la perg.
n. xvi l'approvazione da parte delle mogli dei venditori del 1234 aprile 5 e
8. E certo che una volta queste due pergamene formavono un'unità. Inte-
ressante é il fatto che nel documento del 1234 aprile 8 compare come testi-
monio anche dominus Jordanus rector terre Arnulphorum.
- 5) Cfr. anche le note 7 e 18.
2) In « Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Biblio-
theken », 51, 1972, p. 268.
27) Cfr. nota 2.
**) Il'cardinale Rainerio di S. Maria in Cosmedin aveva ricevuto questo
Li ripone Giaden d Ds onte 245 ETUR VD P OM 1 390 M^ JEAN aA Wee - i
L'ARCHIVIO CAPITOLARE DI NARNI E LE SUE PERGAMENE 15
incarico da papa Innocenzo IV con bolla del 1244 giugno 28. Cfr. particolar-
mente W. HAGEMANN, Jesi im Zeitalter Friedrichs II.; in « Quellen und For-
schungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken » xxxvI, 1956, p.
175, e nota 197.
*) Il Massaruculo qui citato è senza dubbio identico al Massarono men-
zionato nella lettera di Clemente IV del 1266 marzo 19 (Appendice, n. 45).
0) Vorrei cogliere l'occasione per esprimere qui anche pubblicamente i
miei ringraziamenti vivissimi alla dott.ssa Livia FAsoLA per aver controllato
con tanto scrupolo la formulazione del testo di tutta il lavoro qui presentato.
APPENDICE
Le pergamene dell’ Archivio Capitolare fino al 1272
Nella seguente Appendice sono riportati in forma di regesto tutti i do-
cumenti fino al 1272, cioè sino alla fine del periodo svevo. Viene edito sol-
tanto il diploma di Enrico III del 30 marzo 1047, perché, come già esposto
sopra, l'edizione di Kehr nei Diplomata dei Monumenta Germaniae Historica
si basava su copie tardive, dato che allora non si era riusciti a rintracciare
l'originale. Adesso, dopo il ritrovamento dell'originale e dopo aver dato le
varianti nella mia pubblicazione Kaiser- und Papsturkunden im Archivio
Capitolare von Narni, a p. 268, ho creduto opportuno pubblicarlo qui in ma-
niera definitiva. Va detto inoltre che tutte le bolle riportate nell'Appendice
sono già state da me edite nel mio citato lavoro su Narni, ad eccezione del
privilegio di Urbano III del 27 gennaio 1186 per S. Prassede di Roma (Ap-
pendice n. 7) e della bolla di Urbano IV del 14 giugno 1264 (Appendice n.
44), perché del primo possediamo già una buona edizione e del secondo si
conserva nell'Archivio Capitolare soltanto una copia, mentre l'originale esiste
nell'Archivio Comunale di Narni, Inoltre è stato incluso nell'Appendice un
documento posteriore al 25 novembre 1277, perché cita numerosi atti ante-
riori al 1272. I documenti riportati in regesto ne citano spesso altri oggi pur-
troppo perduti. Questi naturalmente vengono enumerati nei rispettivi re-
gesti, ma non hanno ricevuto un numero speciale nella numerazione generale
degli atti, perché questo avrebbe condotto a numerose complicazioni. Le
fonti archivistiche, le edizioni, i regesti e le citazioni dei singoli documenti
sono state elencate con la massima cura. Soltanto il fatto che tutte le bolle
pontificie non si trovano nei Registri Vaticani non é stato indicato per ogni
singolo atto papale, perché.in fondo dovrebbe bastare questa osservazione
generale. Va inoltre detto che non sono qui riportate le citazioni, spesso in-
significanti ed erronee, che si trovano nelle cronache conservate nella Biblio-
16 WOLFGANG HAGEMANN i
teca Comunale di Narni, perché sono generalmente senza importanza par-
ticolare. I nomi dei personaggi citati negli atti — ad eccezione di quelli degli
imperatori e dei papi — appaiono normalmente nella forma latina data dal
singolo documento. Infine dobbiamo osservare che, quando in qualche docu-
mento la parola « Capitolo » viene scritta con l'iniziale maiuscola, ció significa
sempre che si tratta del Capitolo di Narni.
Elenco delle abbreviazioni usate per il materiale archivistico
)
Arch. = Archivio
Arch. Segr. Vat. = Archivio Segreto Vaticano
Bibl. = Biblioteca
Cap. = Capitolare
Cod. Vat. Lat. = Codex Vaticanus Latinus
Com. = Comunale
Dipl. = Diploma
| Orig. — Originale
| Perg. — Pergamene
Priv. — Privilegio
Reg. Vat. — Registra Vaticana \
Elenco delle abbreviazioni usate per le note bibliografiche
| Auvray = L. AuvRAY, Les registres de Grégoire IX, 1-1v, Pa-
ris, 1896-1955.
Berger = E. BERGER, Les registres d'Innocent IV, 1-1v, Pa-
ris, 1884-1911.
Betlunann — L. BETHMANN, Nachrichten, in « Arch. Gesellsch.
für áltere deutsche Gesch.-Kunde », xir, 1874.
Bóhmer = J. F. BòHMER, Regesta chronologico-diplomatica re-
gum atque imperatorum Romanorum inde a Conrado
I. usque ad Heinricum VII., Frankfurt a. M., 1831. i
Bourel de la Roncière,
|| de Loye, de Cenival et
|| Coulon = C. BouREL DE LA RONcIÈRE, J. DE LovE, P. DE
| CENIVAL et A. CouLoN, Les registres d' Alexandre
IV, 1-111, Paris, 1902-1959.
Bresslau - Kehr = H. BnESsLAU u. P. KeHR, Monumenía Germaniae
Historica, Diplomatum regum et imperatorum Ger-
f met E Lem a Dec icona Wy Donar 45 SAL pe SPARTA TEA mss m n oec t neo DRE I
L'ARCHIVIO CAPITOLARE DI NARNI E LE SUE PERGAMENE 17
maniae Tomus V, Heinrici III. Diplomata, Bero-
lini, 1931.
Bucciarelli = C. Sr. BucciARELLUS, Cathedralis Narniensis Eccle-
siae ejusque Capituli et Canonicorum Antiquitas,
Nobilitas, Indulta et Prerogativae . .. collecta ordi-
neque chronologico compilata ..., Narniae, 1720.
Cappelletti, Chiese, rv = G. CAPPELLETTI, Le chiese d’Italia dalla loro ori-
gine sino ai nostri giorni, 1v, Venezia, 1846.
Constitutiones — Constitutiones capituli et cleri cathedralis ecclesiae
Sancti Juvenalis Narniae, s. l., s. a. (1954).
Eroli = G. EroLI, Descrizione delle chiese di Narni e suoi
dintorni le più importanti rispetto all’antichità e alle
belle arti, Narni, 1898.
Fabre = P. FABRE, Le Liber Censuum de l'église Romaine,
I, Paris, 1905.
Fedele = P. FeDELE, Tabularium S. Praxedis, in « Arch.
della R. Società Romana di Storia Patria », XXVIII,
1905.
Friedberg = AE. FRIEDBERG, Corpus Iuris Canonici. Editio Lip-
i siensis secunda ..., I, II, Lipsiae, 1879.
Guiraud = J. GurRAUD, Les registres d'Urbain IV, 1-1v, Paris,
1901-1958.
Hagemann = W. HAGEMANN; Kaiser- und Papsturkunden im Ar-
chivio Capitolare von Narni, in « Quellen und For-
schungen aus italienischen Archiven und Bibliothe-
ken », 51, 1972.
Jaffé = PH. JArr£, Regesta Pontificum Romanorum ab con-
dita ecclesia ad annum post Christum natum MC-
XCVIII, Berolini, 1851.
Jaffé-Loewenfeld = Pu. JAFFé, Regesta Pontificum Romanorum ab con-
dita ecclesia ad annum post Christum natum MC-
XCVIII. Editionem secundam... curaverunt S.
LOEWENFELD; F. KALTENBRUNNER, P. EwALD, 1,
Lipsiae, 1885, 1r, Lipsiae, 1888.
Jordan = E. JorDAN, Les registres de Clément IV, Paris,
1893-1945.
Kehr, Italia Pontifi-
cia, I = P. F. KEHR, Italia Pontificia, 1, Berolini, 1906.
Kehr, Italia Pontifi-
cia, IV = P. F. KEHR, Italia Pontificia, rv, Berolini, 1909.
C9 S ri a,
18
Kehr, Nachtráge
Kehr, Papsturkunden
Umbrien
Mazzatinti, Archivi, 1v
Pflugk-Harttung, Ac-
ta, III
Pflugk-Harttung, Iter,
II
Potthast
Pressutti
Stumpf
Terrenzi, Antico Ar-
chivio
Terrenzi, Il comune
Ughelli*, 1
Ughelli?, 1
WOLFGANG HAGEMANN
P. KeHR, Nachírdge zu den rómischen Berichten,
in « Nachrichten der K. Gesellsch. d. Wissensch.
zu Góttingen, Philolog.-histor. Klasse 1903 », Heft
5, Góttingen, 1903.
P. KEHR, Papsturkunden in Umbrien. Bericht über
die Reise der Herren M. Klinkenborg und L.
Schiaparelli, in «Nachrichten der K. Gesellsch.
d. Wissensch. zu Góttingen, Philolog.-histor. Klasse
1898 » Heft 3, Góttingen, 1898.
= G. MAzzaTINTI; Gli archivi della storia d'Italia, 1v,
Rocca S. Casciano, 1904.
J. v. PFLUGK-HARTTUNG, Acta Pontificum Roma-
norum inedita, 111, Stuttgart, 1886.
J. v. PFLUGK-HARTTUNG, Iter Italicum, 11, Stutt-
gart, 1884.
A. PorrHasT, Regesta Pontificum Romanorum, 1,
II, Berolini, 1874, 1875. :
P. PnEsssuTTI, Regesta Honorii papae III, 1, i1,
Romae, 1888, 1895.
‘ K. F. StuMmPF-BRENTANO, Die Kaiserurkunden des
X., XI. und XII. Jahrhunderts, Innsbruck, 1865-
1883.
G. TERRENZI, L'Antico Archivio Comunale di Narni,
Terni, -1896.
G. TERRENZI, Il comune di Narni durante il se-
colo XIII. Appunti e note storiche, Terni, 1895.
= F. UGHELLI, Italia sacra ..., 1, Romae, 1644.
= F. UGHELLI-N. CoLETI; Italia sacra ..., Editio se-
cunda, r, Venetiis, 1717.
n. 1
Enrico III prende sotto la sua protezione il prevosto ed i canonici dei SS.
Giovenale e Cassio di Narni con tutti i beni e li libera insieme con i loro dipen-
denti dalla prestazione del fodrum e da tutte le altre prestazioni.
i ir
Ancona 1047 marzo 30
ra SR Sb PN, A LL E nt pit
L'ARCHIVIO CAPITOLARE DI NARNI E LE SUE PERGAMENE 19
Dipl. Orig. (con tracce del sigillo rotondo di cera impresso sulla pergamena),
Arch. Cap., Perg., n. 1(— A). — Edd. Ughelli?, 1, col. 1087 (da A, con lacune) ; Ughel-
li*, 1, col. 1013-1014 (da Ughelli!, 1, con lacune) ; Bucciarelli, pp. 1-2 (da A e da Ughelli,
I, con lacune) ; Bresslau - Kehr, pp. 237-238 (da copie del sec. xix) ; Constitutiones,
p. 51 (da Bucciarelli, con lacune). — Regg. Bóhmer, n. 1559 ; Stumpf, n. 2328 ; Eroli,
p. 121. — Cit. Cappelletti, Chiese, rv, p. 555 ; Bethmann, p. 551; Mazzatinti) Ar-
chivi, rv, p. 197 (erroneamente indicato come diploma di Enrico VI e con l'indizione
xvi); Kehr, Italia Pontificia, 1v, p. 31; Hagemann p. 254, pp. 259-260 e p. 268,
Appendice n. 1 (con l'indicazione delle differenze tra l'originale e l'edizione di Bresslau-
Kehr).
(C.) IN NOMINE SANCTAE ET INDIVIDUAE TRINITATIS.
HEINRICUS DIVINA FAVENTE CLEMENTIA ROMANORUM IMPERATOR”) AUGUSTUS.
Notum sit omnibus Christi nostrique fidelibus tam futuris quam pre-
sentibus»), qualiter?) nos[pro]T) amore divino animaeque nostrae remedio
prepositum?) et canonicos Sancti Juvenalis et Sancti Cassii in civitate Nar-
niensi cum om[nib]us^) rebus eorum mobilibus et inmobilibus, quae vel nunc
habent vel inante[a]/) adquirere potuerint, sub nostri mundiburdii tuitionem
recepimus, nominative quidem cellas cum utriusque?) familia, cum terris,
vineis, cum casis infra civitatem aut extra positis, cum alodis et omnibus
utensilibus et pertinentiis, ea videlicet ratione, ut nullus dux, marchio, co-
mes, vicecomes aut aliqua imperii nostri magna parvaque persona predic-
tum?) priorem") aut canonicos de prefatis") bonis inquietare aut disvestire
presumat?) sine legali iudicio aut fodrum aut tributa aut aliquas redibitiones
tam ab ipsis quam a servis suis et ancillis exigat. Si quis igitur huius no-
stri mundiburdii violator extiterit, centum libras auri componat, medieta-
tem?) camerae nostrae et medietatem?) predicto?) preposito") et canonicis.
Quod ut verius credatur et diligentius observetur, hanc cartam inde
conscriptam sigilli nostri impressione?) iussimus insigniri.
HEINRICUS CANGELLARIUS VICE HERIMANNI ARCHICANCELL(ARII) RECOGNOVI?).
Data ir. kal.*) ApPR(1LIS) anno dom(inicae) incarnat(ionis) M?xLvir, in-
dictione xv, anno aut(em) domni Heinrici tercii ord[inationis eius xvIII,
imperanti]s!) primo. Actum Ancone. Felicit[er]|") am(en).
a) In A impr con segno abbreviativo. b) La sillaba pre- in A è sempre p con segno
di abbreviazione sopra la p. c) In A, -ite- difficilmente leggibile a causa di una macchia.
d) In A è riconoscibile soltanto una parte della p a causa di una macchia. e) In A -nib- dif-
ficilmente leggibile a causa di una macchia. f) In A l’ultima a perduta a causa di un buco
nella pergamena. 9) Qui dovrebbe stare la parola serus, che però manca in A. h) Così
A. in luogo di prepositum. 1). In A medit- con segno di abbreviazione. . 3) Qui si trovava
il sigillo rotondo impresso, come si vede chiaramente dalle tracce rimaste. k) In A ki con
segno di abbreviazione. 2) In A a causa di un buco nella pergamena manca tutto il tratto
del testo segnalato con [ ], ma la lettura 6 assicurata dal confronto con altri diplomi. m)
[ ] non riconoscibile.
DE NN Ln
20 WOLFGANG HAGEMANN
n. 2
Alessandro II conferma ad Albertus, arcidiacono della chiesa di Narni,
e a tutti i canonici dei SS. Giovenale, Cassio e Massimo tutti i beni così come
sono enumerati nel decreto del vescovo Attone di Narni.
S. Lorenzo Catiliano 9 1069 gennaio 17
Copia del sec. xr, senza dubbio ricavata dall'originale, con plica, alla quale sono
attaccati fili di cuoio (bolla o sigillo cereo perduti), Arch. Cap., Perg., n. 118, — Edd.
Ughelli!, r, col. 1088 (dalla copia citata, da lui erroneamente ritenuta originale, con
lacune); Ughelli?, 1, col. 1014 (da Ughelli, con lacune); Bucciarelli, pp. 2-3 (dalla
copia citata, ma erroneamente 26 Kal. Februarii) ; Constitutiones, p. 52 (da Buccia-
relli, con la stessa data sbagliata) ; Hagemann, pp. 268-269, Appendice n. 2. — Regg.
Jaffé, n. 3444; Jaffé - Loewenfeld, n. 4662 ; Eroli, p. 121; Mazzatinti, Archivi, rv,
p. 197; Kehr, Italia Pontificia, rv, p. 31, n. 1 (con indicazione di altre edizioni in
base al testo di Ughelli I). — Cit. Cappelletti, Chiese, rv, p. 555 (erroneamente con
la data 1059 gennaio 17) ; Kehr, Papsturkunden Umbrien, p. 361 ; Hagemann, p. 260.
1) Il luogo non è identificabile con certezza.
meg
Onorio II, su preghiera del priore Pepo e degli altri canonici della chiesa
di S. Giovenale in Narni, prende tale chiesa sotto la protezione apostolica e
conferma tutti i beni e diritti elencati dettagliatamente.
Laterano 1129 aprile 10
Copia notarile del 1308 febbraio 22 dal privilegio originale, che allora aveva
ancora la bolla con fili serici, Arch. Cap., Perg., n. ccxLIv. — Edd. Bucciarelli, pp.
4-6 (erroneamente con la data 4. Aprilis) ; Pflugk-Harttung, Acta, 111, pp. 30-31, n.
36 (da copia del Bucciarelli, ma con la data esatta); Constitutiones, pp. 52-54 (da
Bucciarelli, con la data sbagliata) ; Hagemann, pp. 270-272, Appendice n. 3. — Regg.
Pflugk-Harttung, Iter, 11, p. 804, n. 1015; Jaffé - Loewenfeld, n. 7370 ; Eroli, pp.
121-122 ; Mazzatinti, Archivi, 1v, p. 197; Kehr, Italia Pontificia, rv, p. 31, n. 2. —
Cit. Kehr, Papsturkunden Umbrien, p. 361; Hagemann, p. 260.
n. 4
Innocenzo II, su preghiera dell'arcidiacono Hugo, del presbiter Gotifredus
e degli altri canonici della chiesa di S. Giovenale in Narni, prende tale chiesa
sotto la protezione apostolica e conferma tutti i beni e diritti elencati dettagliata-
mente,
Laterano 1139 ottobre 29
i rd V. a " *- 4 È 46 i
e da SARI ceenarie Vadis ta ARIA ON 1o i RI RR se RM if ERN
— si
L'ARCHIVIO CAPITOLARE DI NARNI E LE SUE PERGAMENE 21
Priv. Orig. con fili serici rossi e gialli (bolla perduta ; nota dorsale del sec. x11/
xin: canonice substituendis), già nell'Arch. Cap., attualmente nell'Arch. Com. di
Narni, senza numero. — Copia notarile del 1308 febbraio 22 dall'originale, che allora
aveva ancora la bolla ed i fili serici, Arch. Cap., Perg., n. ccxLIv. — Edd. Bucciarelli,
pp. 7-9 (dall’originale); Pflugk-Harttung, Acta, 111, pp. 36-37, n. 42 (da copia dall'ori-
ginale e da Bucciarelli) ; Constitutiones, pp. 54-56 (da Bucciarelli); Hagemanh, pp.
272-274, Appendice n. 4. — Regg. Pflugk-Harttung, Iter, rr, pp. 805-806, n. 1021 ;
Jaffé - Loewenfeld, n. 8051; Eroli, p. 122; Mazzatinti, Archivi, rv, p. 197; Kehr,
Italia Pontificia, 1v, pp. 31-32, n. 3. — Cit. Kehr, Papsturkunden Umbrien, p. 361 ;
Hagemann, p. 260.
nio
Alessandro III ordina al vescovo A(matus), al priore ed ai canonici di
S. Giovenale in Narni di vietare sotto minaccia di scomunica che laici ed ammo-
gliati ricevano prebende canonicali nella loro chiesa, e di accettare come canonici
soltanto chierici dotti ed onesti.
Velletri (1180) aprile 4
Copia notarile del 1308 febbraio 22 dalla lettera originale, che allora aveva
ancora la bolla ed i fili di canapa, Arch. Cap., Perg., n. ccxLIv. — Edd. Bucciarelli,
pp. 12-13 (da questa copia, con lacune ed erroneamente con la data 1159); Pflugk-
Harttung, Acta, 111, p. 279, n. 300 (presa secondo le sue indicazioni da copia ricavata
dall’originale, ma certamente dalla copia citata); Hagemann, pp. 274-275, Appen-
dice n. 5. — Regg. Pflugk-Harttung, Iter, 11, p. 809, n. 1041 (dalla stessa fonte
dell'edizione citata); Jaffé - Loewenfeld, n. 13641 ; Eroli, p. 122 (erroneamente con
la data 1159 aprile) ; Mazzatinti, Archivi, 1v, p. 197 (erroneamente con la data 1159) ;
Kehr, Italia Pontificia, rv, p. 32, n. 5 (citando erroneamente come fonte l’originale).
— Cit. Terrenzi, Il comune, p. 27, nota 2, e p. 28 (erroneamente con la data 1160);
Kehr, Papsturkunden Umbrien, p. 361 (con l'osservazione che l'originale fu cercato
invano); Hagemann, p. 260.
n. 6
Alessandro III conferma al priore A. ed ai canonici di S. Giovenale in
Narni lo statuto da loro fissato, secondo il quale il loro Capitolo deve aver sol-
tanto 24 canonici.
Velletri (1180) aprile 5
Copia notarile del 1308 febbraio 22 dalla lettera originale, che allora aveva
ancora la bolla ed i fili serici, Arch. Cap., Perg., n. ccxLIV. — Edd. Bucciarelli, pp.
13-14 (da questa copia, erroneamente con la data 1159); Pflugk-Harttung, Acta,
III, pp. 279-280, n. 301 (ricavata secondo le sue indicazioni da copia eseguita sul-
l'originale, ma certamente dalla copia citata); Hagemann, p. 276, Appendice n. 6.
— Regg. Pflugk-Harttung, Iter, ir, p. 809, n. 1042 (secondo le sue indicazioni
— sbagliate — ricavato dall'originale) ; Jaffé-Loewenfeld, n. 13642 ; Eroli, p. 123;
Ao ar PUE LL RIE
22 WOLFGANG HAGEMANN
Mazzatinti, Archivi, rv, p. 197 (erroneamente con la data 1159); Kehr, Italia Pon-
tificia, rv, p. 32, n. 6 (citando erroneamente come fonte l’originale). — Cit. Kehr,
Papsturkunden Umbrien, p. 361 (con l'osservazione che l'originale fu cercato in-
vano); Hagemann, p. 260.
ne
Urbano III prende sotto la protezione apostolica il priore Gualterius ed i
suoi confratelli di S. Prassede (in Roma) e conferma tutti i beni elencati detta-
gliatamente, particolarmente una proprietà concessa a S. Prassede da Celestino
II? e confermata da Lucio II?) Eugenio III 9), Anastasio IV 9 ed Alessan-
dro III *), inoltre la loro parte della chiesa di S. Primo secondo un documento
di Alessandro III 9, ed infine la sentenza di Eugenio III nella lite fra S. Pras-
sede e S. Croce ?.
Verona 1186 gennaio 27
Copia notarile del sec. xiv da altra copia del 1360 [...... ] con copia della
Rota e del Benevalete e con la riproduzione di 15 firme cardinalizie, Arch. Cap., Perg.,
n. II (con grandi perdite di testo). — Edd. Kehr, Papsturkunden Umbrien, pp. 389-
390, n. 17 (dalla copia citata, ma soltanto la datazione) ; Kehr, Nachtráge, pp. 578-
581, n. 21 ( dalla copia citata, ma indicata erroneamente come « Copia del 1360 » 9) ;
Fedele, pp. 70-72, n. xr (da Kehr, Nachtráge, con l'indicazione erronea « Copia
del 1630 »). — Regg. Jaffé-Loewenfeld — ; Kehr, Italia Pontificia, 1, p. 52, n. 14 (dal-
la copia citata, ma con l'indicazione erronea « Copia del 1360 ») ; Hagemann, p. 277,
Appendice n. 7. — Cit. Kehr, Papsturkunden Umbrien, p. 361 (dalla copia citata,
ma con l'indicazione erronea « Copia del 1360 ») ; Hagemann, p. 257.
1) Cfr. KEHR, Italia Pontificia, 1, p. 51, n. 4.
?) Cfr., ibid., n. 5.
3) Cfr., ibid., n. 8.
o Gin: Ibid. p.52, n.. 10:
5) Cfr., ibid., n. 12.
$9): Cfr; Ibid, n.- 13:
?) Cfr. i particolari dati da KEHR, Italia Pontificia, 1, p. 51, n. 7.
8) Molte parole erano ancora leggibili intorno al 1900 per Schiaparelli, ed in
base alla sua trascrizione furono riportate nella citata edizione di Kehr, ma oggi non
si leggono piü. La copia di Schiaparelli é cosi esatta che sono da fare soltanto pochis-
sime correzioni (cfr. HAGEMANN, p. 277, nota 8 al n. 7 dell'Appendice).
n. 8
Bernardus olim Bernad [........ ] ani 1) filius vende a Tebalducius Hy-
milie per 12 lire Lucchesi la metà di un suo casale situato in tenimento Taizani
1) Secondo un’annotazione dorsale il venditore si chiamava Bernardus de Leo-
nardis, ma i resti del nome conservati nel testo del documento non corrispondono a
questa lettura.
L'ARCHIVIO CAPITOLARE DI NARNI E LE SUE PERGAMENE 23
(= Taizzano, a sudest di Narni) in vocabulo Ponticelli, del quale l’altra metà
era già stata venduta al compratore da Abatis *), fratello del venditore.
(senza luogo) 1193 gennaio
Atto notarile originale scritto da Alessius Dei gra(tia) iudex et tabelio, Arch.
Cap., Perg., n. III.
?) È possibile però che il compratore si chiamasse Abas e non Abatis, perché
ci appare soltanto come Abate in ablativo.
n. 9
Celestino III informa il vescovo ed i canonici di Narni che, dopo l'esame
della lite sull'ordinazione di 56 canonici, eseguito da A(lbinus), cardinale ve-
scovo di Albano, e G(regorius), cardinale diacono di S. Maria in Porticu, ha
dichiarato tale elezione nulla perché fatta in clima di discordia. Ordina inoltre
che quanti dal campanile avevano gettato sassi contro il vescovo rimangono sco-
municati finché non avranno dato piena soddisfazione al vescovo ed ai canonici.
Infine conferma l'elezione e l'accettazione a canonici dei presbiteri Berardus
e Jonas.
Laterano 1194 dicembre 17
Copia del sec. xiir, probabilmente dall’originale, Arch. Cap., Perg., n. 1v (con
perdita di alcune parole e lettere in seguito a buchi e lacerazioni) — Edd. Buccia-
relli, pp. 14-16 (da questa copia, con lacune ed erroneamente con la data 1195) ; Pflugk-
Harttung, Acta, 111, p. 398, n. 473 (dalla copia citata, da lui ritenuta originale, con
lacune) ; Hagemann, pp. 278-279, Appendice n. 9. — Regg. Pflugk-Harttung, Iter,
II, p. 814, n. 1071 (indicato erroneamente come originale) ; Jaffé-Loewenfeld, n. 17176 ;
Mazzatinti, Archivi, rv, p. 197 (regesto incompleto); Kehr, Italia Pontificia, Iv, p.
32, n. 8. — Cit. Terrenzi, Il comune, p. 27, nota 2, e p. 29 (erroneamente con la data
1195 dicembre 16); Eroli, p. 123 (erroneamente con la data 1195); Kehr, Papstur-
kunden Umbrien, p. 361 ; Hagemann, pp. 260-261. — Cfr. anche Hagemann, p. 277,
Appendice n. 8.
n. 10
Albertucius, Corbolinus e Matheus Guidi, canonici della chiesa di S. Gio-
venale ed incaricati di reggere detta chiesa, con il consenso di Prepositus, del
presbiter Berardus, di Guicto e degli altri canonici, dopo aver ricevuto 8 soldi
Lucchesi nomine libelli, concedono in enfiteusi fino alla terza generazione ma-
schile a Bendetturu (1) Plangi Molge* un appezzamento di terra con vigna e
1) Molge probabilmente corretto da Malge.
24 WOLFGANG HAGEMANN
sterpaio con l’obbligo di dare annualmente al Capitolo dopo 5 anni la metà musti
mondi et omnium fructuum terre et arborum e 6 (soldi) Lucchesi, e regolano
tutte le questioni riguardanti una eventuale vendita.
(senza luogo, ma probabilmente Narni)
1195 dicembre
Atto notarile originale di Pepo Dei gra(tia) notarius et medicus, Arch. Cap.,
Perg:i nav:
n. 11
Innocenzo III conferma al Capitolo di Narni la sua parrocchia.
Laterano 1201 maggio 6
Priv. Orig. (bolla e fili serici perduti ; sulla plica a destra : Li), Arch. Cap., Perg.,
n. vi. — Edd. Bucciarelli, pp. 16-17; Hagemann, p. 280, Appendice n. 12. — Regg.
Potthast, n. 1347a (= n. 25487); Mazzatinti, Archivi, rv, p. 198. — Cit. Eroli, p.
123 (erroneamente con la data 1210); Hagemann, p. 261.
n. 12
Onorio III conferma al priore ed ai canonici di S. Giovenale in Narni lo
statuto emanato dal Capitolo e più tardi confermato da Alessandro III (cfr.
n. 6 di questa Appendice), secondo il quale il loro Capitolo deve avere soltanto
24 canonici.
Roma, S. Pietro 1216 novembre 25
Copia notarile del 1308 febbraio 22 dal privilegio originale, che allora aveva
ancora bolla e fili serici, Arch. Cap., Perg., n. ccxLIv. — Edd. Bucciarelli, pp. 17-18 ;
Hagemann, p. 281, Appendice n. 13. — Regg. Potthast, n. 5368 ; Pressutti, n. 122 ;
Mazzatinti, rv, p. 198. — Cit. Eroli, p. 123 ; Hagemann, p. 261.
Hi 13
Joffredus e Bertambus, canonici della chiesa di S. Giovenale in Narni e
incaricati di reggere tale chiesa, con il consenso di Donadeus, Bonicasa, Prepo-
situs, presbiter Jonas, presbiter Ugolinus, presbiter Petrus, Gentilis, Johannes,
dompnus Petrus, Rainaldus, Bartholomeus, Petrus Petri Bertii e dompnus Ro-
manus, canonici della stessa chiesa, agendo a nome dell'intero Capitolo, dopo
aver ricevuto 40 soldi Lucchesi pro libellatico, concedono iure libelli fino alla
terza generazione maschile a Vertius Jannitelli de Sancto Urbano alcuni appez-
pom RENTRER PPP NIE i SABER E e QURE MU
L'ARCHIVIO CAPITOLARE DI NARNI E LE SUE PERGAMENE 25
zamenti di terra in tenimento castri Sancti Urbani (a sudest di Narni), cioè
uno in vocabulo Astoni, uno in Ponzano, due in Casalveccli, e uno rispettiva-
mente in Caprafu (?) ed in Canapine, tutti appartenuti una volta ai figli di
Arestus, con l’obbligo di corrispondere annualmente VI ras(as) grani bene pur-
gata(s) ? ad palam et bilgiam, unam salmam musti mundi, II recentaria olei
e II ras(as) nucum, e di pagare annualmente in tre giorni fissati ogni volta 2
soldi Lucchesi, cioè complessivamente 6 soldi Lucchesi, e regolano tutte le que-
stioni riguardanti un'eventuale vendita. Questo contratto fu concluso dopo che
Vertius e suo figlio Juvenalis avevano giurato fedeltà.
Narni, nel coro della chiesa di S. Giovenale 1218? novembre 18
Atto notarile originale di Johannes Ricius divina favente gra(tia) sacri palatii
imperii notarius, Arch. Cap., Perg., n. vir.
1) — as corretto da i.
2) Nel documento però si cita l'indizione vir, che non corrisponde all'anno 1218.
n. 14
Albertus, Romanus, Corbolinus, Donadeus, Guitto, presbiter Jonas, Ber-
trambus, dompnus Andreas, Rainaldus, dompnus Petrus, Bartholomeo (1) e
Petrus, canonici di S. Giovenale, anche a nome degli altri canonici, dopo aver
ricevuto 100 soldi Lucchesi nomine libellatici, concedono in locazione e iure li-
belli fino alla terza generazione a Petrus Johannis Commitis, che agisce per sè
e per i suoi fratelli Nicolaus, Paulus, Beralducius e Jacobus, duos sol(idos)
(?) de terra posita in Bisano (= Visciano a sudovest di Narni) iuxía rem ip-
sius ecclesie così come in precedenza l’avevano avuti Donadeus Tebalducii o
altri per suo conto, con l'obbligo di dare annualmente il 15 agosto duos (1) ra-
s(as) grani bene purgati ad palam et bilgiam, ed inoltre un appezzamento di terra
in eodem territorio Bisani, iuxta viam et barturum Sigizi, con l’obbligo di dare
annualmente nello stesso giorno dopo la morte di Stoccaferrus I ras(am) grani
bene purgati, e regolano tutte le questioni riguardanti un’eventuale vendita.
Narni, nella chiesa di S. Giovenale 1220 gennaio 4
Atto notarile originale dello stesso notaio del n. 13 di questa Appendice, Arch.
Cap., Perg., n. viri (insieme con i numeri 15-17 di questa Appendice).
n. 15
I fratelli Nicolaus e Homodeus, figli del fu Tebaldinus de Bulgaria (=
Borgaria a sud di Narni), donano sè e tutti i loro beni a Dio, alla chiesa di S.
26 WOLFGANG HAGEMANN
Giovenale in Narni ed al Capitolo, composto dai canonici dompnus Romanus,
Corbolinus, Donadeus, Bonicasa, Guitto, Ultremontanus, Prepositus, presbiter
Jonas, presbiter Hugolinus, dompnus Andreas, dompnus Petrus, Rainaldus e
Petrus, e promettono a nome proprio, dei figli e dei nipoti di tenere questi beni
in locazione dal Capitolo con l’obbligo di dare annualmente il 15 agosto I ra-
s(am) grani bene purgati ad palam et bilgiam ed un terzo de mortuariis, se qual-
cuno di loro dovesse morire.
Narni, nel coro della chiesa di S. Giovenale 1220 aprile 12
Atto notarile originale dello stesso notaio del n. 13 di questa Appendice, Arch.
Cap., Perg., n. viri (insieme con i numeri 14, 16 e 17 di questa Appendice).
n. 16
Joffredus, Andreas e Rainaldus, canonici della chiesa di S. Giovenale in
Narni ed incaricati di reggere tale chiesa, con i loro confratelli Corbolinus, Boni-
c(asa), Guitto, Ultremontanus, presbiter. Hug(o), presbiter Jonas, presbiter Pe-
trus, Bertrambus, Bartholomeus e Petrus, anche a nome degli altri canonici,
dopo aver ricevuto 10 soldi Lucchesi nomine libell(atici), concedono in locazione
iure libelli fino alla terza generazione maschile a Juvenalis Petri Commitis
un appezzamento di terra in Bisano (= Visciano a sudovest di Narni) con
l'obbligo di dare annualmente il 15 agosto I ras(am) grani purgati ad pa[l]am
et bilgiam, e regolano tutte le questioni riguardanti un’eventuale vendita.
(senza luogo, ma certamente Narni), nel coro della chiesa di
S. Giovenale 1220 aprile 20
Atto notarile dello stesso notaio del n. 13 di questa Appendice, Arch. Cap.,
Perg., n. viri (insieme con i numeri 14, 15 e 17 di questa Appendice).
hnis17
Guitto, Gentil(is) e Bartholomeo (!), canonici della chiesa di S. Giovenale
in Narni ed incaricati di reggere tale chiesa, con i loro confratelli Romanus, Do-
nadeus, Bonincasa, Ultremontanus, Prepositus, Rainaldus, dompnus Andreas e
Petrus, e con il consenso di Joff(redus) e di presbiter Jonas, dopo aver ricevuto
30 soldi Lucchesi nomine libellatici, concedono in locazione fino alla terza ge-
nerazione maschile a Johannes Blasie la casa che egli possiede insieme al fra-
tello, l’orto che possiede e totas plagias adiacenti all'orto fino alla via vicina al
fiume, con l'obbligo di pagare annualmente il 25 dicembre 3 soldi pro pensione
L'ARCHIVIO CAPITOLARE DI NARNI E LE SUE PERGAMENE 27
e la metà dei frutti, e regolano tutte le questioni riguardanti un'eventuale vendita.
(senza luogo, ma certamente Narni), nel coro della chiesa di
S. Giovenale 12[20] *) novembre 18
Atto notarile dello stesso notaio del n. 13 di questa Appendice, Arch. ,Cap.,
Perg., n. viii (insieme con n. 14-16 di questa Appendice).
1) [ ] non leggibile a causa di una macchia, ma la data è assicurata dall’in-
dizione VIII.
n. 18
Joffredus, presbiter Petrus e dompnus Petrus Rainaldi, canonici della
chiesa di S. Giovenale in Narni ed yconomi di questa chiesa, con gli altri cano-
nici presenti, cioè Gentilis, Guido, Rainaldus, Bartholomeus, Berardus e Pre-
positus.e con il consenso — prestato in un secondo momento — di Bettramus,
dopo aver ricevuto 26 soldi Lucchesi, concedono in locazione ed enfiteusi fino
alla terza generazione maschile a Petrus Vendettonis Vallensis un casalinum
ecclesie nostre positum in pede carbonarie civitatis Narnie, cosi come egli l'aveva
costruito, con l'obbligo di pagare annualmente il 25 dicembre 5 soldi Lucchesi,
e regolano dettagliatamente le questioni riguardanti un’eventuale vendita.
(senza luogo, ma certamente Narni), nella chiesa di S. Giovenale
1220 maggio 30
Atto notarile originale di Oducius Dei gra(tia) imperial(is) aule not(arius),
Arch. Cap., Perg., n. rx.
n. 19
Onorio III, su preghiera del prevosto Berardus e degli altri canonici della
chiesa di S. Giovenale in Narni, seguendo l'esempio di Innocenzo II (cfr. n. 4
di questa Appendice), prende questa chiesa sotto la protezione apostolica e con-
ferma tutti i beni e diritti elencati dettagliatamente.
Laterano 1225 febbraio 17
Copia notarile del 1308 febbraio 22 dal privilegio originale, che allora aveva
ancora bolla e fili serici, Arch, Cap., Perg., n. coxLIv. — Edd. Bucciarelli, pp. 18-21
(da questa copia, erroneamente con la data 1224); Constitutiones, pp. 56-58 (da
Bucciarelli, erroneamente con la data 1224); Hagemann, pp. 281-284, Appendice
n. 14. — Regg. Potthast, n. 7364 ; Pressutti, n. 5320 ; Eroli, p. 123 (erroneamente
con la data 1224); Mazzatinti, Archivi, rv, p. 198. — Cit. Terrenzi, Il comune, p-
27, particolarmente nota 2 (erroneamente con la data 1225 febbraio 16); Hagemann,
p. 260.
28 WOLFGANG HAGEMANN
n. 20
Joffredus, Guitto, Ultremontanus, Prepositus; presbiter Jonas, Bertram-
bus, Gentil(is), dompnus Andreas, dompnus Petrus, Rainaldus, Petrus Petri
Bertii, Guido, Sinibaldus e Quiricus, canonici di S. Giovenale in Narni, anche
a nome degli altri canonici concedono locationis titulo perpetue, iure emphiteo-
tico perpetuo e iure perpetui libelli al vescovo Johannes di Narni ed ai suoi
successori la partem contingentem ipsius ecclesie utriusque horti vel ortalini
consistentium apud palatium episcopatus ab utraque parte vie maioris e preci-
samente l’ortus vel ortalinus, qui est superius, in quo construxistis atrium cum
apothecis, ed ille ortus vel ortalinus, qui est inferius, et est ibi murus ipsius orti
vel ortalini, quem episcopus Ugolinus bone memorie hedificavit et hedificari
fecit, ed il murus, quem similiter episcopus Ugolinus predecessor vester hedificavit
et hedificari fecit, ed il murus, qui constitit superius [a]b 9 angulo turris episco-
patus usque in porticella, con l'obbligo di pagare annualmente il 25 dicembre
nomine pensionis 12 soldi Lucchesi. Per quesía locazione il vescovo concede loro
n[omine] ? [li]belli ? una vigna in vocabulo Bisani (= Visciano a sudovest
di Narni) detenuta da Tilpho ed un appezzamento di terra nello stesso luogo de-
tenuto da Beraldus Guidocti.
Narni, nel coro della chiesa S. Giovenale 1227 aprile 13
Atto notarile originale dello stesso notaio del n. 13 di questa Appendice, Arch.
Cap., Perg., n. xr.
))[ ]non leggibile per strappo alla pergamena.
?*) [ ]non leggibile per macchie.
n. 21
Gregorio IX, su preghiera del prevosto Berardus e degli altri canonici della
chiesa di S. Giovenale in Narni, seguendo l'esempio di Innocenzo II (cfr. n.
4 di questa Appendice) e di Onorio III (cfr. n. 19 di questa Appendice), prende
questa chiesa sotto la protezione apostolica e conferma tutti i beni e diritti elen-
cati dettagliatamente.
Laterano 1227 maggio 31
Copia notarile del 1308 febbraio 22 dal privilegio originale, che allora aveva
ancora bolla e fili serici, Arch. Cap., Perg., n. ccxLIv. — Edd. Bucciarelli, pp. 23-26
(da questa copia, erroneamente con la data 1227 giugno 30); Constitutiones, pp.
58-60 (da Bucciarelli, erroneamente con la data 1227 giugno 30); Hagemann, pp.
284-286, Appendice n. 15. — Regg. Potthast, n. 7951 (erroneamente con la data
1227 giugno 30) ; Auvray - ; Mazzatinti, Archivi, rv, p. 198 (erroneamente con la data
1227 giugno 30). — Cit. Eroli, p. 123; Hagemann, p. 260.
Zug ss RR Eti uy Te EA e QURE NU
L'ARCHIVIO CAPITOLARE DI NARNI E LE SUE PERGAMENE 29
ni 22
Gregorio IX conferma alla badessa ed alle suore di S. Maria in Monte
sopra Narni la donazione del loro convento fatta dal vescovo di Narni con il
consenso del Capitolo a Pacificus, amministratore monasteriorum pauperum
monialium reclusarum, con tutti i diritti ed obblighi elencati dettagliatamente.
Perugia 1229 giugno 20
Inserto nel n. 37 di questa Appendice, dove sono riportati i particolari della
tradizione di questa bolla. — Ed. Hagemann, pp. 286-287, Appendice n. 16. — Regg.
Potthast -; Auvray -. — Cit. Hagemann, pp. 257-258.
n: 23
Petrus Petri Bercii, Ugolinus Guidonis Uguicionis e Synibaldus Sinibaldi
Bernardi, canonici di S. Giovenale in Narni, delegati dal Capitolo ad gerenda
negotia ipsius ecclesie, con i canonici dompnus Prepositus, Benencasa, Gentilis
Teodini, Ultremon|tanus] ), Yonas, Bettrammus Cagaguerre e Johannes Petri
Henrici e con il consenso — prestato in un secondo momento — di dompnus
Andreas Johannis Lammandine, di Bartholomeus Berardi Mancini 9 [......
...]? e di dompnus Rainaldus Berardi Renne, agendo tutti a nome del Ca-
pitolo, dopo aver ricevuto 3 lire Lucchesi pro iure libellatici, concedono in loca-
zione ed enfiteusi fino alla terza generazione maschile a Bartholomeus Stephuri
Perticarie ed a Leo Johannis Capegie da Stroncone (ad est di Narni e a sud di
Terni) 14 appezzamenti di terra posseduti da tale chiesa in tenimento Stron-
conis (= Stroncone), dei quali uno sub Sancto Antimo, uno in vocabulo Trivii
a Sancto Proculo, uno in vocabulo Cerqueti, uno [in] ? valle Sancti Antimi, uno
[in vocabu]lo 9) Trivii Voscii, due in vocabulo Corone e due in vocabulo Ca-
stellane ), con l'obbligo di dare annualmente il 15 agosto VI ras(as) boni grani
bene purgati ad palam et viliam e di pagare il 25 dicembre 8 soldi Lucchesi, a
meno che il raccolto fosse stato distrutto da grandine o eventi bellici, nel qual
caso avrebbe dovuto essere corrisposta la metà dei frutti rimasti. Infine rego-
lano tutte le questioni riguardanti un’eventuale vendita.
Narni, nella chiesa di S. Giovenale 1232 agosto 29
Atto notarile originale di Leonardus civis Narn(iensis) gra(tia) divina not(arius),
Arch. Cap., Perg., n. XII.
1) [ ] non leggibile per strappo alla pergamena.
?) La lettura dell’ultima i non è sicura. i
®) Anche tutti gli altri appezzamenti erano indicati con precisione, ma gli
strappi alla pergamena hanno condotto alla perdita di queste indicazioni.
3
30 WOLFGANG HAGEMANN
n. 24
Dompnus Rainaldus, dompnus Petrus Rainaldi, Johannes Petri Henrici
ed Ugolinus, canonici di S. Giovenale in Narni, antea positi a capitulo ipsius
ecclesie pro gerendis premorate ecclesie, con il presbiter Jonas, canonico ed eco-
nomo, e con tutti gli altri canonici presenti, cioè Benencasa, Ultremontanus, domp-
nus Berardus, Prepositus, Bettrammus, Gentilis, Jacobus Rainaldi, Bartholo-
meus, Petrus Petri Berzi, dompnus Andreas, Sinibaldus e Rainaldus olim de
Miranda (a sudest di Terni), mentre gli assenti dovranno approvare l’atto,
dopo aver ricevuto 10 lire Lucchesi pro qua concessione libelli, concedono a nome
del Capitolo locationis titulo ed in enfiteusi fino alla terza generazione maschile
a Berardus de Mattheo casalina ipsius ecclesie, que sunt in capite petie uliveti
ipsius ecclesie, con l'obbligo di pagare annualmente 2 soldi Lucchesi nomine
pensionis, e regolano tutte le questioni riguardanti un'eventuale vendita.
Narni, nel coro della chiesa di S. Giovenale 1233 maggio 19
Atto notarile originale di Tornabonus Dei gra(tia) ab imperiali aula Na(r)-
n(iensis) not(arius), Arch. Cap., Perg., n. XIII.
n. 25
Petrus Rainaldi Sanfornacii, Rainaldo (1) Verardi Rende ed Ugolinus
Guidi Oguicionis, canonici di S. Giovenale in Narni ed antepositi a capitulo
dicte ecclesie, con il prevosto Benecasa Geremie, Jacobus Rainaldi, Gentilis,
Betrammus, Sinibaldus, dompnus Andreas Johannis Lamandine, Oltremon-
tanus, Petrus Petri Bertii e presbiter Jonas e alla presenza di Johannes Lupa-
ran(i), notaio e vicario del comune di Narni, concedono iure libelli fino alla
lerza generazione maschile a Jaccobucius Guidoni e Leonarducius, figli del de-
funto Rainerius Insul(e), tutto quello che in precedenza loro padre aveva avuto
dalla chiesa in tenuta et pertinentiis Insul(e) (= Castel dell' Isola a monte di
Terni), cioè 9 appezzamenti di terra situati più precisamente iuxta ecclesiam
Sancti Martini, in valle Sancte Marie, in Insul(a) Fornesca, in Sancta Cruce,
in Coll(e) Molendini, in Campo Formelli, in via traversa a pede est Formellus,
in Scripte (1) ed in Castrizano, con l'obbligo di dare annualmente VI ras(as)
boni grani bene purgati cum pal(a) et bilgiam (1) il 15 agosto e di pagare 2
soldi il 25 dicembre, contro la promessa di Jacobucius di assegnare alla chiesa
tutto quello che suo padre aveva posseduto da essa in quel castello. Si regolano
infine tutte le questioni riguardanti un'eventuale vendita.
Narni, nella chiesa di S. Giovenale 1233 giugno 9
Atto notarile originale di Abandonatus Dei gra(tia) not(arius), Arch. Cap.,
Perg., n. XIV.
Za RP RN OE C ub, VTL E EN ETT
L'ARCHIVIO CAPITOLARE DI NARNI E LE SUE PERGAMENE
n. 26
Offredutius e Symon, figli del fu Bartholomeus de Miranda, e Symon,
Offredonus ed il chierico Raynaldus, figli del defunto Rubertus, con l'assenso
di Bonuscomes e Bartholomeus, figli di detto Offredutius, e di Symon, figlio
di detto Symon, insieme con i propri figli vendono ad Alatrinus, suddiacono e
cappellano del papa e ora rettore del Ducato di Spoleto, agente a nome di papa
Gregorio (IX) e dei suoi successori, il castello di Miranda (a sudest di Terni)
con tutte le pertinenze, cioè con turre, girone, domibus, hominibus, trerris, vineis,
silvis, arboribus, pascuis, aquimolinis, piscationibus, pratis cultis et incultis,
passagiis et aliis omnibus suis pertinentiis, iuribus et utilitatibus, castello
che confina con la rocca Carley e con la rocca de Pago — entrambe non identifi-
cabili con certezza — per il prezzo di 6000 lire Lucchesi, ivi comprese le 2000
lire Lucchesi che il papa aveva fatto pagare già. La pena per rottura del con-
tratto viene fissata in 2000 marchi d'argento. Le mogli, le sorelle e le figlie
dovranno approvare il contratto. I venditori si impegnano ad osservarlo in fu-
turo e giurano fedeltà al papa ed ai suoi successori. Inoltre numerose persone
danno le necessarie garanzie.
[Terni] 9? 1234 aprile 4
Copia parziale (manca l'ultima parte del testo in seguito a gravi danni causati
dall'umidità) *) dalla fine del sec. xrtI o dall'inizio del sec. xrv da un documento che
il notaio estensore, Petrus sacrosancte Romane E«cclesie auct(oritate) not(arius),
aveva a sua volta ricavato da un libro o registro della Chiesa Romana con la rubrica
CCLXXI (cioè dal Liber Censuum Romane Ecclesie), Arch. Cap., Perg., n. xv che ini-
zialmente era unita con la pergamena xvi. — Ed. Fabre, 1, pp. 537-539. — Cit..Ha-
gemann, pp. 258-259.
1) Il luogo non si legge per danneggiamento della pergamena da umidità.
*) Le ultime parole stanno all'inizio della pergamena n. xvi (cfr. n. 27 di questa
Appendice).
n.:27
Maria, vedova di Rubertus, Prasna, moglie di Symon maior, Macthia,
moglie di Symon novellus, e Fabressa, figlia del fu Rubertus, in presenza di
Talentus, serviens del cardinale Raynerius, rinunciano in favore di Gerardus
da Ferrara, giudice del Ducato di Spoleto per Alatrinus, agente per la Chiesa
Romana, a tutti diritti di qualsiasi specie che avevano sul castello di Miranda
(cfr. il n. 26 di questa Appendice) e confermano la vendita fatta da Ofreducius,
Symon ed altri ad Alatrinus, rettore del Ducato di Spoleto.
tare
"Poo lia SEI RE il
32 WOLFGANG HAGEMANN
In domo domini Raynaldi Gimundi de Narnia? [1234]? aprile [5] ?
Copia parziale (mancano parti del testo ai margini superiori ed inferiori ed al
lato sinistro, in seguito a danni causati da umidità) insieme con il n. 28 di questa
Appendice dalla stessa fonte del n. 26 di questa Appendice, Arch. Cap., Perg., n.
xvi che inizialmente era unita con la pergamena n. xv. — Ed. Fabre, 1, pp. 539-540.
— Cit. Hagemann, pp. 258-259.
1) Il luogo, cioè la città, dove fu rilasciata questa rinuncia, non viene nominata.
*))[ ]nonleggibili per danni causati da umidità e da strappi alla pergamena.
n. 28
Suphya, sorella di Offredutius e di Symon, Maria, figlia di Symon e mo-
glie di Bartholomeus, Diamante, figlia di Offredutius, ed Aldruda, figlia del de-
funto Rubertus, in presenza di Jordanus rector terre Arnulphorum, rilasciano
in favore dello stesso Gerardus da Ferrara (vedi n. 27 di questa Appendice)
una dichiarazione di rinuncia simile a quella registrata al n. 27 di questa Ap-
pendice.
Terni, nella casa del sopranominato Symon [1234]? aprile 8
Copia parziale (mancano parti del testo al margine inferiore ed al lato sinistro
in seguito a danni causati da umidità) ricavata insieme con il n. 27 di questa Ap-
pendice dalla stessa fonte del n. 26 di questa Appendice, Arch. Cap., Perg., n. XVI,
che inizialmente era unita con la pergamena n. xv. — Ed. Fabre, 1, pp. 540-541.
— Cit. Hagemann, pp. 258-259.
")[ ]nonleggibile per danni causati da umidità e da strappi alla pergamena.
n. 29
Nicolaus Falconis Caronis vende per 390 lire Lucchesi a [T]ebalducius ?
Dorgatii, procuratore del popolo della città di Narni ed agente a nome del popolo
e dei popolari, torri, case e casaline di sua proprietà in civitate Na(r)n(ie) in
parrochia Sancti Stephani, tutte dettagliatamente descritte.
Narni; in arenga populi in ecclesia Sancte Marie Maioris 1235 settembre 2
Atto notarile originale di Petrus Castellani Dei gra(tia) communis not(arius),
Arch. Cap., Perg., n. xvrr. — Cit. Hagemann, p. 258.
?)[ ] non leggibile per strappo alla pergamena ; ma da una annotazione sul
dorso della pergamena risulta che nell'originale c'era una T.
Lu donne ENCORE SIE ARES E ee PPT, or" V D Fe Se
L'ARCHIVIO CAPITOLARE DI NARNI E LE SUE PERGAMENE 33
n. 30
Gregorio IX chiede al vescovo e al Capitolo di Narni — dato che la chiesa
di Narni aveva scarsità di sacerdoti — di eleggere e di accettare nel Capitolo
come canonici due preti. |
Terni 1235 ottobre 23
Lettera originale con fili di canapa (bolla perduta, sulla plica a destra: R.;
sopra il testo a destra: Th. ; sul dorso nel centro: Johannes Interamn(ensis) e sopra
a sinistra : b ; sul dorso, ma probabilmente non scritto dalla cancelleria : quod capi-
tulum Narn(iense) recipiat duos presbiteros in canonicos), Arch. Cap., Perg., n. XVIII.
— Edd. Bucciarelli, p. 29 (dall’orig., ma erroneamente con la data 1236 ottobre
23) ; Hagemann, p. 288, Appendice n. 17. — Regg. Potthast, n. 10040 ; Mazzatinti,
Archivi, 1v, p. 198 (erroneamente con la data 1236 ottobre 23); Auvray - . — Cit. Ter-
renzi, Il comune, p. 27, nota 2, e p. 29 (erroneamente con la data 1235 ottobre 22).
né 31
Dompnus Petrus Petri Bertii, dompnus Sinibaldus, Prepositus, Bettram-
mus, dompnus Petrus Rainaldi, Bartholomeus Berardi Mancin(i), Ugolinus
Guidonis, Rainaldus Berardi Renne, dompnus Andreas Johannis Lammandine,
presbiter Petrus Sancti Gemini, Thomas Bartholomei, dompnus Andreas Ma-
thei Carbonis e dompnus Johannes [Octin]nelli 9, chierici e canonici di S. Gio-
venale in Narni, anche a nome degli altri canonici, dopo aver ricevuto nomine
libellatici 40 soldi Lucchesi, concedono in enfiteusi ed iure libelli fino alla terza
generazione maschile a Nicolaus Johannis Rainuctii tutto quello che una volta
aveva Matheus Petri Rustici in silva et territorio, quod est in ipsa silva....
Sancti Johannis.... in tenuta Visani (= Viscano a sudovest di Narni), con
l'obbligo di pagare insieme con i suoi soci annualmente il 25 dicembre 3 lire
Lucchesi e di mantenere i vecchi patti in vigore con Matheus Petri Rustici. Si
regolano infine tutte le questioni riguardanti un’eventuale vendita.
(senza luogo, ma sicuramente Narni), nella chiesa di S. Giovenale 1243
novembre 15
Atto notarile originale di Paulus Thom(e) Dei gra(tia) alm(e) urbis prefect(i)
not(arius), Arch. Cap., Perg., n. xix.
1) [Octin] non chiaramente leggibile a causa di macchia, ma il nome è assi-
curato da altri documenti,
ELS è Fari PITT E
34 WOLFGANG HAGEMANN
n. 32
Berardus, Prepositus, Betrammus, Peregrinus, dompnus Andreas Johan-
nis, Rainaldus Berardi, Bartholomeus, Ugolinus Guidonis, Rainaldus de Mi-
ranna (1), dompnus Petrus de Sancto Gemino, Johannes Octinelli, Andreas
Macthei, Nicolaus Oddonis e Petrus Angeli, canonici di Narni, alla presenza
anche di Ofreducius servitor cardinalis, dichiarano di aver acceitato come ca-
nonico il 31 ottobre nel luogo sottoindicato il presbiter Andreas Nicole, cappel-
lano del vescovo di Todi J(acobus), in seguito alle preghiere e all’ordine di R(ai-
nerius), cardinale diacono di S. Maria in Cosmedin e vicario del papa nel Pa-
trimonio della Chiesa in Tuscia, nel Ducato di Spoleto e nella Marca d' Ancona,
il quale aveva incaricato dell’esecuzione Alexander Sancti Angeli de Spata e
magister S., priore di S. Matteo di Viterbo e cappellano del cardinale.
(senza luogo, ma sicuramente Narni), in secretaria della chiesa di S.
Giovenale 1247 novembre 2
Copia del 1308 febbraio 22 dall’atto notarile originale scritto da Johannes
Mathei Dei gra(tia) alme urbis prefecti not(arius), Arch. Cap., Perg., n. ccxLIV. —
Cit. Hagemann, p. 259. Cfr. ivi anche la nota 28 sulla nomina del cardinale a luogo-
tenente papale.
nsa
Innocenzo IV comunica ai vescovi di Todi +) e di Narni 9 che il vescovo
di Fermo ? dietro ordine papale *) aveva conferito il canonicato della chiesa di
S. Giovenale in Narni prima goduto da Guido, presbiter della chiesa de Dompna
Petra, al chierico Jacobus, figlio del defunto Angelus de Carbio, cittadino di
Narni, — conferimento da lui confermato 9 — e dà loro ordine di introdurlo
nel canonicato 9.
Lione 1248 agosto 6
Copia del 1308 febbraio 22 dalla lettera originale, che allora aveva ancora bolla
e fili di canapa, Arch. Cap., Perg., n. ccxLIv. — Ed. Hagemann, pp. 288-289, Appen-
dice n. 18. — Regg. Potthast -; Berger -. — Cit. Hagemann, p. 261-262.
1) Allora Jacobus Ghezzi.
?) Allora, secondo certe informazioni, Jacobus Mansueti (ma cfr. il n. 34 di
questa Appendice).
3) Allora Philippus da Corridonia.
*) Deperditum.
5) Deperditum.
*) Cfr. il n. 34 di questa Appendice.
LÍ mem O sarà Dg m abr m TN D EL Ee Rn E RT RU
L'ARCHIVIO CAPITOLARE DI NARNI E LE SUE PERGAMENE
n. 34
. 1l Capitolo di Narni riunitosi per ordine di Johannes, vescovo di Narni,
cioè dompnus Bectranbus Kagiaguerre, dompnus Rainaldus Berardi Renne,
dompnus Petrus Symonis, dompnus Nicolaus Oddonis Sinibaldi, dompnus. A.n-
dreas Johannis Lammannine, dompnus Ugolinus Guidonis Uguicionis, domp-
nus Bartholomeus Berardi Mancini, dompnus Johannes [Oc]tinelli 9, domp-
nus Andreas Mathei Carbonis e dompnus Andreas Nicole Thebalducie, tutti
canonici di S. Giovenale in Narni, acceíta come canonico Jacobus filius condam
Angeli dicti de Carbio, rappresentato dal suo procuratore Antonius filius quon-
dam Petri Regorii, il quale viene introdotto dal vescovo di Narni, esecutore no-
minato dal papa ?.
Narni, nel coro della chiesa di S. Giovenale 1249 gennaio 22
Copia del 1308 febbraio 22 dall'atto notarile originale di Pepo Dei gra(tia) ab
imperiali celsitudine?) not(arius) constitutus, Arch. Cap., Perg., n. CCXLIV.
1) Non chiaramente leggibile.
?) Questa nomina ad esecutore era stata effettuata il 1248 agosto 6 (= n. 33
di questa Appendice).
3) La 1 corretta da s.
n: 35
Innocenzo IV concede al vescovo 9 e al Capitolo di Narni che nessuno
possa obbligarli ad accettare nuovi canonici se non citando espressamente questa
lettera papale.
Lione 1249 settembre 11
Privilegio originale con fili di seta rossi e gialli (bolla perduta ; sulla plica a
destra : Jo(hannes) Subla(censis); sul dorso trasversalmente nel centro della metà
inferiore : Capitulo Narnien(si), Arch. Cap., Perg., n. xx. — Edd. Bucciarelli, pp. 29-
30 (erroneamente con la data 1259 settembre 11); Hagemann, pp. 289-290, Appen-
dice n. 19. — Regg. Potthast, n. 13798 ; Mazzatinti, Archivi, rv, p. 198 ; Berger- . —
Cit. Hagemann, p. 262.
1) Allora, secondo certe informazioni, Jacobus Mansueti, (ma cfr. il n. 34 di
questa Appendice).
n. 36
Il Capitolo della chiesa di S. Giovenale, cioè Bectrambus, Raynaldus Be-
rardi Renne, Nicolaus Oddonis, Johannes Octinelli, Petrus Angeli, Bartholo-
meus, Ugolinus, dompnus Petrus Symeonis, Peregrinus Guidi ed Andreas
| | | 36 WOLFGANG HAGEMANN
Mathei, dopo aver ricevuto nomine libellatici 8 lire meno 5 soldi, concede in
enfiteusi fino alla terza generazione maschile ad Andreas Altadate de Bulga-
Ill ria 12 appezzamenti di terra in tenuta Bulgarie (= Borgaria, a sud di Narni),
il cioè tre appezzamenti in voc(abulo) Suctoni (?), uno in vocc(abulo) Mulietti,
| due in pede Bulgarie, uno in canpo (1) Johannis Roman(i), uno iuxta viam
Candidani, due in vocabulo Capriliani, uno in voc(abulo) Cemetorum (?) ed
uno in una località non precisata, con l'obbligo di versare annualmente la metà
dei frutti. Si regolano infine tutte le questioni riguardanti un'eventuale vendita.
Narni, nel coro della chiesa di S. Giovenale 1251 dicembre 9
Copia notarile del 7 maggio 1300, eseguita da Matheus Petri de Nar(nia) a pre-
fecto alme urbis iudex ord(inarius) et not(arius) constitutus sull'atto notarile origi-
nale di Leonardus Nicolai civis Narn(iensis) gra(tia) divina not(arius), Arch. Cap., |
Berg5*nv xxr. |
[e
n. 37 |
1 Alessandro IV, su preghiera della badessa e delle suore di S. Maria in
ll Monte sopra Narni, seguendo l'esempio di Gregorio (IX), del quale si inse-
| risce il privilegio del 20 giugno 1229 (— n. 22 di questa Appendice), e di In-
I nocenzo (IV) (Deperditum), prende questo convento sotto la protezione aposto- |
lica e ne conferma tutti i beni e diritti così come sono elencati dettagliatamente
nel citato privilegio di Gregorio IX. ^ - : "
Laterano 1256 gennaio 3
Privilegio originale con bolla e fili rossi e gialli (sulla plica a destra: A.S.), Arch.
Cap., Perg., n. xxii. — Ed. Hagemann, pp. 290-293, n. 20 dell'Appendice. — Regg.
Potthast - ; Bourel de la Roncière, de Loye, de Cenival et Coulon - . — Cit. Hage-
mann, pp. 257-258.
Hl n. 38
Il nobile Bonconte Munaldi, cittadino di Orvieto ed allora podestà di Narni,
in presenza di Falconectus, Capoccius, Massaronis Romanelle, Petrus Superre
e Jacobuctius Petri de Sancto Gemino, gastaldi del comune di Narni, dà ordine
a Paulinus Johannis Papingni, publicus preco communis Narnie, di dichia-
III rare colpite dal bando del comune diverse persone già condannate. |
(senza luogo, ma sicuramente Narni), in domo Biccardonis domini Jen-
tilis, dove resiede il podestà citato, 1257 novembre 22
Atto notarile originale di Petrus Bartholomei sacrosancte Romane Ecclesie
not(arius) constitutus et nunc communis Nar(nie) per nobilem virum dominum Bon-
contem Munaldi pot(estatem), Arch. Cap., Perg., n. xxiii (insieme con il n. 39 di
questa Appendice).
| Dè oe il Ae imm RIRs ele om SPIRAT ATTO RN | apr m TN RA n NERO.
L'ARCHIVIO CAPITOLARE DI NARNI E LE SUE PERGAMENE 37
n. 39
Paulinus Johannis Papingni publicus preco communis Narnie, in pre-
senza di Ranaldus Gimundi, Leonardus Ranaldi Leonardi, Manens Nordi,
Radolfuctius Jacobi iudicis, Merllinus Filippi, Falconectus, Capoccius,'Mas-
saronis Romanelle e Petrus Supere, gastaldi del comune di Narni, dichiara
colpite dal bando del comune numerose persone per delitti criminali, indicando in
ciascun caso il nome del colpevole, l’indicazione del delitto — p.e. assalto a per-
sone, disboscamento, occupazione o incendio di case, scasso, furto, uccisione,
distruzione di grano o di altre proprietà di cittadini Narnesi, esportazione di
grascia fuori del distretto di Narni, adulterio ecc. — e l'ammontare delle pene,
spesso assai rilevanti, con l’obbligo per ciascuno di questi condannati di pagare
prima di poter esser sciolto dal bando, e stabilendo infine per tutti il divieto di
dare ospitalità ai colpiti dal bando, e permettendo a tutti di agire contro i con-
dannati.
Narni, nella piazza maggiore davanti alla chiesa di S. Salvato 1257
novembre 22
Atto notarile dello stesso notaio del n. 38 di questa Appendice, Arch. Cap.,
Perg., n. xxii (insieme con il n. 38 di questa Appendice).
n. 40
Paulinus, publicus banit(or) communis Narn(ie), nel consiglio speciale e
generale del comune di Narni, in presenza anche di Oddo Guidoti e di France-
sconis, gastaldi del comune, legge alcune condanne pronunciate nel marzo dal
nobile dominus Nicolaus de Tignano (?), podestà di Narni, secondo gli statuti
e costituzioni del comune di Narni, indicando i nomi dei colpevoli, fra i quali
si trova anche Oddo Marie Bechagine castall(dus), il delitto — p.e. adulterio,
furto, offesa, occupazione di proprietà, assalto, omessa comparizione dinanzi a
Zanis, giudice del podestà — e l'ammontare delle pene. Fra questi condannati
sono anche i seguenti 24 gastaldi, rei di assenza ingiustificata dalla seduta del
20 marzo : Trondus, Nicolita Nete, Angnelonus Alesii, Francisconus Nicho-
lay, Tadionus, Angnelutius Mathei Nichole Teballi, Philiponus Taudisce, Pe-
trus Profete, Nicolita Guardalini, Jacobus Johannis Ranutii; Jacobus A.yre,
Martinus Johannis Vitalis, Jacobus Gratie, Masaronus Romanelle, Tassconus,
Janiconus Amonicle, Masaronus Johannis Penainte, Caticulus, Petrus Marie,
Petrus Supere, Agnolonus Janffis Raynerii, Johanutius Guardalini, Capotius
e Lucha Pagani.
(senza luogo, ma certamente Narni), nella chiesa di S. Giovenale 1259
marzo 29
38 WOLFGANG HAGEMANN
Atto notarile originale di Ugolinus Ba[........ ] 9? nunc communis Narn(ie)
not(arius) et domini Nicholay not(arii) eiusdem terre, Arch. Cap., Perg., n. xxiv.
5 ] non leggibile, dato che le lettere sono svanite.
n. 41
Il Capitolo di Narni, cioè Peregrinus Guidi, Bartholomeus Verardi, Hugo-
linus Guidi, Johannes, Rainucius Bactalgerii, Andreas Mathei, Martinus Tho-
me, Johannes Beralli, presbiter Petrus; Bartus (o Bartolomeus) de Monte e
Berallus Pauli, canonici di S. Giovenale, in presenza anche del presbiter Blasius,
mansionarius di detta chiesa, accetta come canonico il chierico Famianus
come da ordine dell’abate di S. Angelo in Massa, nominato esecutore dal papa
(Deperditum), e lo fanno giurare.
Narni, nella sagrestia della chiesa di S. Giovenale 1259 giugno 20
Copia notarile del 1308 febbraio 22 dall’atto notarile originale di Johannes Od-
donis a Sancta Romana Ecclesia not(arius) constitutus, Arch. Cap., Perg., n. CCXLIV.
n. 42
Alessandro IV informa il vescovo di Spoleto *) di aver negato la conferma
dell’elezione a vescovo di Narni di Raynaldus de Miranda, canonico di Narni,
e di avere invece nominato vescovo di quella città il domenicano Rolandus, suo
parente, il quale però non è stato accettato dal podestà, dal capitano, dal consiglio
e dal comune di Narni. Inoltre gli comunica di aver deciso di convocare a sé
le citate autorità di Narni, e prega il vescovo di recarsi personalmente in quella
città e di invitare tali personalità e Raynaldus a presentarsi entro 10 giorni
davanti a lui insieme con quattro rappresentanti del consiglio e del comune.
Anagni 1260 luglio 25
Lettera originale con bolla e fili di canapa e con un sigillo di piombo in forma
di scudo e fili gialli di seta, probabilmente del detto vescovo (con lettere illeggibili);
sulla plica a destra: ags (?) ; sul dorso al centro della parte superiore: Episcopus
Narnien(sis) ; e più sotto: Episcopo Spoletan(o), Arch. Cap., Perg., n. xxv. — Ed.
Hagemann, pp. 293-295, Appendice n. 21. — Regg. Potthast- ; Bourel de la Ron-
ciére, de Loye, de Cenival et Coulon -. — Cit. Hagemann, pp. 262-263.
1) Allora Bartholomeus Accorombani.
Wu CE RESSE 6 SAP MM db gli STRO M Ede REC MN
L'ARCHIVIO CAPITOLARE DI NARNI E LE SUE PERGAMENE 39
n. 43
Urbano IV incarica il vescovo di Narni ? di far accettare come canonico
dal Capitolo di Narni Theobaldus, nipote del vescovo di Orvieto 9, e di fargli
assegnare una prebenda.
Orvieto 1263 gennaio 4
Copia notarile del 1308 febbraio 22 dalla lettera originale, che allora aveva
ancora la bolla ed i fili di canapa, Arch. Cap., Perg., n. ccxLIv. — Edd. Bucciarelli,
pp. 30-31 (da questa copia, erroneamente con la data 1262 gennaio 4); Hagemann,
p. 296, Appendice n. 22. — Regg. Potthast, n. 18450 ; Mazzatinti, Archivi, 1v, p.
198 ; Guiraud-. — Cit. Hagemann, p. 262 (erroneamente con la data 1264 gennaio 4).
1) Allora certamente Rolandus (Orlandus), cfr. il n. 42 di questa Appendice.
?) Allora Jacobus Maltraga.
n. 44
Urbano IV, dietro umili preghiere degli interessati, scioglie da tutte le pene
e bandi il vescovo, il podestà, il consiglio ed il comune di Narni, che durante
una lite con gli uomini del castello di Sangemini, diocesi di Narni, avevano
causato gravi danni a detti castellani e perciò erano stati colpiti dalla scomunica
e dall’interdetto ; annulla inoltre tutte le decisioni in favore di Sangemini e
conferma l’accordo concluso tra Narni e Sangemini che regola gli obblighi di
questo castello verso Narni +),
Orvieto 1264 giugno 14
Privilegio originale con bolla e fili di seta gialli e rossi (sulla plica a destra :
Jac(obus) Nar(niensis). De cur(ia); sul dorso : Narnia e la nota della registrazione :
R. capitulo cxxxv°), Arch. Com., Perg., n. Iv. — Arch. Segr. Vat., Reg. Vat. 28,
fol. 114'-115, n. 135. — Copia notarile del 1274 novembre 10 (dall’originale, con
grandi perdite di testo per strappi alla pergamena e macchie), Arch. Cap., Perg.,
n. XXVI. — Copia del 1725 circa, Narni, Bibl. Com., Ms. Cotogni, pp. 76-77 (estratto
dall'originale). — Copia del sec. xviir, ibid., Ms. Stame, pp. 98-100 (estratto dal ms.
Cotogni). — Copia dal sec. xviri, Bibl. Vat., Cod. Vat. Lat., n. 7926, Miscellanea
1) Di questo accordo, concluso il 13 giugno 1264 in presenza del vescovo Or-
landus di Narni tra i rappresentanti di Narni e Sangemini, abbiamo le seguenti copie :
1) Copia notarile del 1264 agosto 19 ricavata dall'atto notarile originale, Narni,
Arch. Com., Perg., n. 11; 2) Copia notarile del 1274 novembre 10 estratta dall'atto
notarile originale, ibid. ; 3) Copia del sec. xiii eseguita sull’atto notarile originale,
ibid. ; 4) Copia del 1725 circa, Narni, Bibl. Com., Ms. Cotogni, p. 75 (estratto); 5)
Copia del sec. xviir, ibid., Ms. Stame, pp. 96-97 (estratto dal ms. Cotogni) ; 6) Copia
del sec. xviri, Bibl. Vat., Cod. Vat. Lat., n. 7926, Miscellanea Galletti v, fol. 272-274
(da copia conservata nell'Arch. Com. di Narni).
TUTTA aa
vier iter ani
40 WOLFGANG HAGEMANN
Galletti v, fol. 269-270 (dall’originale). — Ed. Guiraud, 11, p. 408 n. 849 (dai Reg.
Vat., con poche abbreviazioni). — Regg. Potthast-; Terrenzi, Antico Archivio, p.
10; Mazzatinti, Archivi, rv, p. 198; Hagemann, p. 297, Appendice n. 23. — Cit.
Terrenzi, Il comune, pp. 71-72 (traduzione parziale); Hagemann, p. 258.
n. 45
Clemente IV, su preghiera del vescovo di Assisi *), chiede al Capitolo di
Narni di accettare come canonico il chierico Massaronus, figlio del nobile Radus,
cittadino di Narni, e di fargli assegnare una prebenda.
Perugia 1266 marzo 19
Copia notarile del 1308 febbraio 22 dalla lettera originale, che allora aveva an-
cora bolla e fili di canapa, Arch. Cap., Perg., n. ccxLIv. — Edd. Bucciarelli, pp. 32-
33 (da questa copia) ; Hagemann, pp. 297-298, Appendice n. 24 (dalla stessa fonte).
— Regg. Potthast, n. 19583 ; Mazzatinti, Archivi, rv, p. 198 ; Jordan-. — Cit. Hage-
mann, p. 262. — Cfr. anche il n. 47 di questa Appendice.
1) Allora Nicolaus de Carbio.
n. 46
Nel consiglio speciale e generale del comune di Narni viene letto un elenco
delle condanne pronunciate nell'aprile 1266 dal nobile Guinizellus domini Man-
gis. ] 9, podestà di Narni, che abitava allora nel palazzo di Masseus Rai-
naldi Carbonis, in seguito ad azioni contrarie agli statuti ed agli ordinamenti
del popolo, come risultava da inchieste condotte dalle familie del podestà e del
capitano. Vengono elencati i nomi dei condannati, i delitti (p.e. portare coltelli
adatti per ferire, furti, occupazione di appezzamenti di terra, offese; atti di forza
ecc.) e l'ammontare delle pene pecuniarie, spesso connesse con la confisca dei
coltelli ?).
Narni, nel consiglio speciale e generale 1266 aprile 27
Atto notarile originale di Dominicus Mascaronis communis Narn(ie) not(arius)
per nobilem virum dominum Guinizellum pot(estatem) Narn(ie), Arch. Cap., Perg.,
n. XXVII.
1) [ ] illeggibile per strappo alla pergamena. In luogo di Mang[ ] si po-
trebbe leggere anche magistri.
?) È interessante osservare che un condannato di Magliano veniva colpito sol-
tanto dalla confisca del coltello, senza nessuna ammenda pecuniaria, quia forensis
est.
fe ne RESI II 6 MP MA Sb SPIA RR n O
L'ARCHIVIO CAPITOLARE DI NARNI E LE SUE PERGAMENE 41
n. 47
Il Capitolo del duomo di Narni, cioè Ugolinus Guidonis, Jannes Octinelli,
Andreas Mathei, Rainaldus de Miranda, Nicolaus Oddonis, Jacobus Angeli,
Veraldus Pauli e Martinus de Monte, tutti canonici della chiesa di S. Giovenale
in Narni, eseguendo l’ordine di Clemente IV accetta come canonico Massarucu-
lus 1), chierico e figlio di Radus domini Barthuli, cittadino di Narni, e gli as-
sicura la prima prebenda che si renderà vacante se nessun altro avrà diritto su
di essa.
(senza luogo, ma sicuramente Narni), nel coro di S. Giovenale 1266
giugno 25
Copia notarile del 1308 febbraio 22 dall’atto notarile originale di Vincentius
Anastasii a Sancta Romana Ecclesia not(arius) constitutus, Arch. Cap., Perg., n.
ccxLIV. — Ed. Bucciarelli, pp. 33-34 (da questa copia). — Reg. Mazzatinti, Archivi,
IV, p. 198.
1) = Massaronus (cfr. n. 45 di questa Appendice).
n. 48
Clemente IV, avendo già pregato ed invitato per iscritto (Deperditum) il
Capitolo di Narni, secondo una petizione presentatagli da Juvenalis, canonico
di S. Pietro in Conca presso Narni, perché lo accettasse come canonico e gli
concedesse una prebenda, chiede adesso di nuovo al Capitolo di eseguire la ri-
chiesta finora non esaudita.
Viterbo 1267 luglio 5
Copia notarile del 1308 febbraio 22 dalla lettera originale, che allora aveva
ancora bolla e fili di canapa, Arch. Cap., Perg., n. ccxLIv. — Edd. Bucciarelli, pp.
34-35 (da questa copia) ; Hagemann, pp. 298-299, Appendice n. 25 (dalla stessa fonte).
— Regg. Potthast, n. 20063 ; Mazzatinti, Archivi, rv, p. 198 ; Jordan -. — Cit. Hage-
mann, p. 262.
n. 49
Nel consiglio generale e speciale del comune di Narni in presenza del po-
destà viene letto un elenco delle condanne pronunciate dal nobile Petrus domini
Egidii. Mattafellon(is) da Todi, allora podestà di Narni, secondo gli ordina-
menti del popolo con raddoppi delle pene fissate dagli statuti del comune. Ven-
gono elencati i nomi dei condannati, i delitti (colpi di pugno, strappi ai capelli,
42 WOLFGANG HAGEMANN
rifiuto di presentarsi dinanzi al podestà malgrado la triplice citazione da parte
del gastaldo Capogius incaricato dal podestà ecc.) e l'ammontare delle pene, che
complessivamente raggiungono la cifra di 1220 lire e 9 s(oldi).
(senza luogo, ma certamente Narni), nella chiesa di S. Severino 1268
aprile 30
Atto notarile originale di Fredericus Georgii imperiali auct(oritate) et nunc
commun(is) Nargnie (!) pro dicto domino potestat(e) not(arius), Arch. Cap., Perg.,
n. XXVIII.
n. 50
Hugolinus Guidon(is) Uguicionis, Raynallus (1) de Miranda, Johannes
Octinelli, Raynucius de Malean(o), Andreas Mathei Carbonis, Nicol(aus) Od-
donis, Verallus Pauli, Ofreducius Bartholomei de Aquasparta, Matheus Radi
e Martinus, canonici di S. Giovenale in Narni, agendo a nome del Capitolo,
dopo aver ricevuto 40 soldi Cortonesi nomine olivellatic(i), concedono in enfi-
leusi — id est ad olivellum (1) — fino alla terza generazione maschile a Dona-
deus domini Petri Carraccli olim filius un casalino con terra che aveva in Narni
in contrada Porticelle, con l’obbligo di pagare annualmente il 25 dicembre due
soldi Cortonesi. Si regolano inoltre tutte le questioni riguardanti un’eventuale
vendita. Infine frater Orlandus, vescovo di Narni, approva questo contratto.
(senza luogo, ma certamente Narni), nel coro di S. Giovenale 1270 feb-
braio 7
Copia semplice del sec. xrrr dall'atto notarile originale di Symeon Mathei a
Sacrosancta Roman(a) Ecclesia not(arius) et iudex ordinarius constitutus, Arch.
Cap., Perg., n. xxix (con perdita di testo a causa di buchi e strappi alla pergamena)
(insieme con il n. 51 di questa Appendice).
DDT
Ugolinus Guidonis, Raynallus (1) de Miranda, Johannes Octinelli, Ray-
nucius de Mallean(o), Andreas Mathei Carbonis, Nicolaus Oddonis, Becal-
lu[s Pauli] 9), Ofreducius Bartholomei de Aquasparta e Matheus Radi, canonici
di S. Giovenale in Narni, dopo aver ricevuto 10 soldi Cortonesi nomine renova-
tionis olivellatici (1) concedono in locazione fino alla terza generazione maschile
a Donadeus domini Petri Cerracli due casalini e case in Narni che egli aveva
insieme con Gualtaroctus domini Raynalli, con l'obbligo di pagare annualmente
1) [ ]testo perduto per strappi alla pergamena.
Si it T M E i SPIRE E ER Ec REN
L'ARCHIVIO CAPITOLARE DI NARNI E LE SUE PERGAMENE 43
il 25 dicembre 5 soldi Cortonesi. Si regolano inoltre tutte le questioni riguardanti
un'eventuale vendita. Infine frater pater Orlandus, vescovo di Narni, approva
questo contratto.
(senza luogo, ma sicuramente Narni) nel coro di S. Giovenale 1270
febbraio 7
Copia come al n. 50 di questa Appendice, Arch. Cap., Perg., n. xxix (con per-
dita di testo a causa di buchi e strappi alla pergamena) (insieme con il n. 50 di questa
Appendice).
nj 52
Il Capitolo della chiesa di S. Giovenale, cioè Rainaldus de Miranda e Jan-
nes Octineldi, incaricati dal Capitolo ad gerendum negotia dicte ecclesie, insieme
con gli altri canonici Nicolaus Odonis, magister Andreas Nicole Teballucie,
Beraldus Pauli Huguicionis, T|ebaldu]s » domini Leonardi, Hugolinus Gui-
donis, Andreas domini Massei Carbonis, dompnus Marcus domini Thomassii
e presbiter Famianus, dopo aver ricevuto 40 soldi Cortonesi pro olivellatico (1);
concedono in locazione, enfiteusi e ad olivellum (1) fino alla terza generazione
maschile a Johannes Jannis Domee tutto quello che la chiesa di S. Giovenale
possiede in tenuta Narn(ie) in contrata de Valle Uracura, con l’obbligo di dare
annualmente metà di tutti i frutti della terra, delle vigne e degli alberi. Si re-
golano infine tutte le questioni riguardanti un’eventuale vendita.
(senza luogo, ma sicuramente Narni), nel coro della chiesa di S. Gio-
venale 1271 gennaio 16
Atto notarile originale di Tadeus Johannis papali autoritate not(arius) consti-
tutus, Arch. Cap., Perg., n. xxx.
1) [ ] testo perduto per strappo alla pergamena.
nid
Magister Clericus da Pisa, canonico di Reims, cappellano della Sede A.po-
stolica e professore di diritto, emette un parere legale nella lite fra il vescovo di
Narni ed il Capitolo di S. Giovenale intorno all'elezione ed accettazione dei
canonici di questa chiesa, se per fare questo occorresse anche il consenso del
vescovo 0 se bastasse soltanto una decisione del Capitolo — dopo un esame det-
tagliato dei numerosi documenti sottopostigli dalle parti — in senso favorevole
alla tesi del Capitolo, giudicando cioè non necessario l’interventc del vescovo.
Da parte del vescovo furono presentati i seguenti documenti :
WOLFGANG HAGEMANN
1) Una lettera di Celestino III ai canonici di Narni, nella quale egli
disponeva che per l'ordinazione dei canonici occorresse il consenso del vescovo
e cassava ogni ordinazione eventualmente fatta contro questa norma ?. I ca-
nonici avevano dichiarato che i vescovi non avevano mai usato tale lettera e che
essi stessi non ne conoscevano il contenuto.
2) Una lettera di Celestino III a B(onifatius), vescovo di Narni, nella
quale, dato che i canonici di Narni avevano fatto ordinazioni di canonici senza
la presenza ed il consenso del vescovo, cassava tali ordinazioni e dichiarava nulle
eventuali ordinazioni future fatte con la stessa procedura ?. I canonici avevano
dichiarato che tale ordine non riguardava i successori di tale vescovo, perché
era stato diretto soltanto a lui.
3) Una lettera di Onorio III al vescovo di Orte, nella quale gli dava
l'incarico di decidere la lite tra il vescovo ed il Capitolo di Narni ?.
4) Una lettera di Onorio III a Johannes, vescovo di Narni, nella quale
cassava tutte le ordinazioni passate e future avvenute senza il consenso del ve-
scovo 3). I canonici avevano dichiarato che tale atto non riguardava i successori
di tale vescovo, perché si referiva soltanto a lui.
5) Una sentenza del vescovo di Foligno, subdelegato del vescovo di Orte,
nella lite tra il vescovo ed il Capitolo di Narni, nella quale il vescovo di Foligno
cassava l'ordinazione canonicale di un tale S. fatta soltanto dal Capitolo ®). I
canonici avevano dichiarato che la sentenza non aveva valore, perché nel processo
che l’aveva preceduto erano stati commessi diversi errori giuridici e perché il
rescritto ottenuto da Johannes, vescovo di Narni, con.il quale riceveva certi di-
ritti, era posteriore a quella sentenza, e che in ogni modo il vescovo non aveva
utilizzato la sentenza stessa.
6) Un documento del 1° aprile 1276, scritto dal notaio Nicolaus de Fe-
lentin(o), con il quale il Capitolo di Narni insieme con il vescovo accettava come
canonico *) il chierico Orlandus, familiare del vescovo, in base ad una lettera di
Innocenzo V, con la quale il papa autorizzava il vescovo di Narni a provvedere
di una prebenda un ecclesiastico del suo seguito *).
7) Un documento del 1° dicembre 1264, scritto dal notaio Joffridus, nel
quale il Capitolo di Narni insieme con il vescovo di Narni accettava come ca-
nonico il chierico Berardus, figlio del defunto Angelus, miles Narn(iensis), in
base ad un mandato del vescovo *), il quale era stato nominato esecutore da Ur-
bano IV, come risultava da un documento scritto dallo stesso Joffridus ?.
Il Capitolo aveva dichiarato che, se il vescovo avesse veramente avuto un
diritto sull'elezione ed accettazione dei canonici o sulla concessione delle prebende,
1) Deperditum, non registrato da Kehr, Italia Pontificia rv. Cfr. Hagemann,
p. 261 e pp. 279-280, Appendice n. 10.
?) Deperditum, non registrato da Kehr, Italia Pontificia, rv. Cfr. Hagemann,
p. 261 e p. 280, Appendice n. 11.
Lo eet EE um v aes. iocari Wd D cat SOMA UND 1:39 M^ JEN aA Re i
L'ARCHIVIO CAPITOLARE DI NARNI E LE SUE PERGAMENE 45
non avrebbe avuto bisogno della nomina ad esecutore del papa. Inoltre il Capitolo
aveva dichiarato che nel caso di Orlandus si era già interposto appello.
Da parte del Capitolo furono presentati i seguenti documenti :
1)-6) Diverse lettere dei papi Innocenzo (IV) 9, Alessandro (IV) 9, Ur-
bano (IV) *, Clemente (IV) 9, Innocenzo V 9, Giovanni XXI9, e Niccolò
III 9, nelle quali questi papi davano il diritto al Capitolo di Narni di accettare
canonici senza fare alcun cenno ai vescovi. Inoltre numerose accettazioni di
canonici erano state fatte in assenza del vescovo già da circa 45 anni, come ri-
sultava dalle lettere ivi presentate, e che furono riconosciuti come tali da tutti.
7) Un documento del 14 agosto 1266, scritto dal notaio Juvenal(is), nel
quale magister Juvenal(is) in presenza del vescovo leggeva senza contraddizione
una lettera di Clemente IV — dalla quale risultava che la concessione delle pre-
bende spettava ai canonici — in suo favore *), per essere poi accettato come
canonico dal solo Capitolo ?.
8) Un documento del 1271, scritto dal notaio Petrus Johannis, nel quale
era contenuta una lettera del magister Johannes Alexandri, canonico di S. Gio-
vanni Evangelista in Rieti, nominato esecutore perché ammonisse il Capitolo
a ricevere come canonico Juvenalis *), il quale monito fu pronunciato in presenza
del vescovo ?).
9) Un documento del 18 febbraio 1276, scritto dal notaio Vincentius,
nel quale era contenuta l'accettazione di tale Juvenalis come canonico da parte
del solo Capitolo ?.
10) Una lettera di Clemente IV in favore del chierico Massaronus, figlio
del nobile Radus, cittadino di Narni, riguardante la sua accettazione a cano-
nico (= lettera di Clemente IV del 19 marzo 1266 ; vedi il n. 45 di questa Ap-
pendice).
11) Un documento del 20 giugno 1266, nel quale tale Massaronus ve-
niva accettato come canonico senza che per tale atto si richiedesse la presenza del
vescovo (= documento al n. 4? di questa Appendice, che però porta la data del
25 giugno 1266 1).
12) Un documento del 10 maggio 1277, scritto dal notaio Nicolaus Ni-
colai, nel quale i canonici di Narni accettarono come canonico Jacobus, figlio
di Nicolaus Martini da Narni, senza richiedere per tale atto la presenza del
vescovo (= copia del 1308 febbraio 22, Arch. Cap., Perg., n. CCXLIV, nella
quale però come data viene indicata quella del 10 marzo 1277).
Perugia, nella casa di Johannucius domini Petri, cittadino di Perugia
(senza data) (dopo il 25 novembre 1277) ?
3) Deperditum.
4) Non è chiaro a quali Iettere papali si riferiscono questi cenni.
*) Dato che parla di Niccolo III, eletto papa proprio quel giorno, la lettera deve
essere stata scritta dopo quella data.
4
46 WOLFGANG HAGEMANN
Atto notarile originale con plica, sulla quale certamente si trovava una volta
il sigillo (oggi perduto) di magister Clericus, Arch. Cap., Perg., n. xxxiv ; copia del
sec. xIII dall’orig., che allora aveva ancora un sigillo rosso di cera con la vergine Maria
ed il figlio sotto un tabernacolo con fili bianchi e gialli, ibid., Perg. n. xxx1vP!8 ; copia
del sec. xvirr, probabilmente dall’orig., ibid., Perg. n. xxxv. — Ed. Hagemann, pp.
299-304, Appendice n. 26 (in base all'atto notarile originale). — Cit. Hagemann,
p. 263.
WoLFGANG HAGEMANN
t ra, M cdi REN
Cronache, carteggi, memoriali
Contributo alla ricostruzione
di carteggi ottocenteschi
I tre frammenti di carteggi ottocenteschi che qui si pubbli-
cano sono stati rintracciati e messi insieme durante i tentativi —
per ora solo parzialmente fruttuosi — di ricostituire per intero le
carte Aganoor, come in altri articoli si è rilevato 1 ; e alla decisione
di darne alle stampe il testo si è giunti nel duplice scopo di evi-
tarne la scomparsa e di aggiungere gradualmente qualche parte
ad un tutto che per motivi diversi sfugge alla mia ricerca, come è
sfuggito a quella di altri.
Dalle carte Guglielma Del Buon Tromboni sono emerse tre let-
tere inviate da Domenico Gnoli? a Vittoria Aganoor tra l'agosto
e l'ottobre del 1900, già da me frammentariamente citate in un
lavoro ormai invecchiato 9, che forniscono un utile completamento
al volume edito dalla Marniti 9.
Il secondo gruppo è costituito da trenta fra lettere e cartoline
inviate ad Angelo De Gubernatis? da Vittoria Aganoor in anni
che vanno dal 1883 al 1900, conservate nella Biblioteca Nazionale
Centrale di Firenze (Sezione manoscritti, De Gubernatis, 1, 43).
Costituisce infine per me il risultato di una decisione faticosa-
mente maturata la pubblicazione del terzo mazzo: lettere inviate
ad Eugenio Checchi 9 da Vittoria Aganoor tra il 1893 e il 1900.
Come già ebbi ad annotare ?, di queste lettere si trova alla Biblio-
teca Centrale della Università degli Studi di Perugia (Fondo Trom-
peo) una copia dattiloscritta eseguita, secondo sue affermazioni ver-
bali, dal figlio del Checchi ® : rilevata l'inutilità di insistenze reiterate
per ottenere l’originale, e per i motivi esposti all’inizio, sono arrivata
alla conclusione di servirmi della copia, che appare certo attendibile
per ragioni di stile, di impostazione e di contenuto, nella speranza
che una eventuale, auspicabile ma improbabile (allo stato dei fatti)
collazione sui manoscritti non muti le risultanze della lettura.
CP è conii A76 im adem RO a sli
48 PAOLA PIMPINELLI
L'elemento unificatore di questi gruppi è costituito in primo
luogo dalla coincidenza dei tempi, che riconduce agli ultimi anni
del secolo decimonono, in una prospettiva, insieme, di fatti per-
sonali e di apertura su elementi della cultura e del giornalismo
contemporanei ; in secondo luogo dalla persona di Vittoria Aganoor,
mittente in due e destinataria nel primo dei casi. Data tuttavia
l'incompletezza di ciascuno dei gruppi, si preferisce introdurli se-
paratamente, pur intendendosi con evidenza che dal Checchi al
De Gubernatis rimbalzano, in sottili impliciti richiami, scorci dello
stesso mondo giornalistico, convergenti o divergenti.
Le lettere di Vittoria Aganoor a Domenico Gnoli, pubblicate
da Biagia Marniti ®, registrano un intervallo, da parte di lei, dal
10 agosto al 22 settembre 1900 : fino alla primavera il rapporto cal-
damente affettuoso tra i due aveva sviluppato il suo corso in va-
rietà di toni, e in fasi di impennate e di ritorni, ma con continuità
di sentimenti ; poi un mutare da parte di lei, tra mesto e capric-
cioso e rassegnato : «l’ultima fase della parabola», la chiama la
Marniti 1”, che ha lucidamente analizzato principio, corso e conclu-
sione di un'amicizia tenera, tinta di ingenue e insieme snobistiche
esigenze intellettuali, sottilmente esibite e pure sincere, come si
rileva in quasi tutte le corrispondenze mantenute dall'Aganoor.
Non è quindi il caso di ripetere o di modificare un'analisi che è già
stata condotta: solo é interessante fornire a quel vuoto di corri-
spondenza la giustificazione contenuta nelle pagine dello Gnoli :
deluse, sconcertate e impazienti; tanto convinto dell’inutilità di
cercare una ripresa era, il conte Gnoli, da non spedire subito la
più importante delle lettere ; ma non, forse, cosi ironicamente per-
suaso delle sue ragioni da rinunciare a mandarla piü tardi, a freddo.
Lo Gnoli stesso ha lasciato, come è noto, incompiuta, in una no-
tizia autobiografica '9 la cronaca dei suoi rapporti con l'Aganoor:
«Forse a qualche studente o studentessa parrà questo un bell'ar-
gomento per tesi di laurea. Perché non l’assisterei nel suo lavoro ? »? ;
in queste lettere è l'epilogo pallido e sommesso di un rapporto a
lungo sottilmente sospeso fra sentimento e letteratura.
La corrispondenza con Angelo De Gubernatis é forse — fra
quelle dell'Aganoor che conosciamo — la piü improntata a decoro
formale e a tono compassato ; vi si verifica qualche casuale pas-
LL irrisorio Wn cna T4 E ANTA S OMS to iilo TERI aA I er - rue TIR li eC o tT e i WEE UT
CONTRIBUTO ALLA RICOSTRUZIONE DI CARTEGGI OTTOCENTESCHI 49
saggio dal lei al voi ; vi si rileva un breve tentativo di amicizia cor-
diale quando il corrispondente appare alla donna d’umor tetro e
immerso in difficoltà; ma nel complesso non si valica il diaframma
di un ossequio e di una distanza contegnosa, esplicitamente rispet-
tosa ma sostenuta dalla consapevolezza di sé che nella poetessa
si va formando, e da un crescente desiderio di notorietà. Le riviste
accolgono sempre più frequentemente liriche dell’Aganoor, le ac-
cademie se la aggregano : il terreno era ormai pronto per quella
pubblicazione di Leggenda eterna *) che ebbe — come si sa —
accoglienza di largo favore (fece da bizzoso contrappunto un giu-
dizio limitativo dello Gnoli espresso privatamente, ma le ragioni
non erano forse del tutto letterarie), e di cui si occupò benevolmente
lo stesso De Gubernatis 15).
Con il De Gubernatis l’Aganoor non discetta di poesia né di
cultura, né d’altronde può entrare nel merito degli interessi eruditi
e degli impegni universitari di lui, tanto che appena arriva a ralle-
grarsi genericamente per il successo di prolusioni e conferenze del
conte. Lo considera più spesso come direttore ed amministratore
di riviste che come letterato ; gli manda versi, e ha fretta di ve-
derli uscire, e si inalbera di eventuali ritardi. Si seguono in queste
lettere le vicende di crisi de «La Vita Italiana»: non è tuttavia
che vi si valuti l'impostazione e la portata culturale e pubblicistica
del periodico ; alle lodi genericamente enfatiche si accompagna una
altrettanto generica compassione per le difficoltà economiche e
organizzative in cui il De Gubernatis si dibatte (dal maggio 1896
la rivista passò infatti, restando egli direttore, alla Società editrice
Dante Alighieri), le une e l’altra espresse con belle parole che tra-
discono mancanza di partecipazione. È forse questo il momento
più stanco e sbiadito delle carte Aganoor; è assente lo stimolo lu-
singhiero e frizzante di un corrispondente come il Checchi, vi manca
la sollecitazione culturale e affettiva insieme dello Gnoli e del Nen-
cioni : ripiegamenti momentaneamente e compiaciutamente malin-
conici si confondono con l’ispirazione '? ; l'umanitarismo sentimen-
tale e non ideologicamente giustificato altre volte notato si ferma
a banali impressioni 19).
In questo contesto di un rapporto epidermico e convenzionale
è certo indicativo che compaia anche l’inveterato istituto della
raccomandazione : a favore di una mesta figura di letterato pro-
vinciale e di insegnante sfortunato come Tullio Ortolani, sul cui
concorso sovrasta il conte cattedratico De Gubernatis.
————
> CN UL ——M
50 PAOLA PIMPINELLI
La conversazione epistolare con il Checchi é distesa e cordiale.
Le lettere qui raccolte sono quarantasette, distribuite ad intervalli
molto irregolari, alcuni spiegati dal contesto ; di altri non saprei
dire, data la fonte di cui mi servo e la mancanza delle lettere del-
l’interlocutore, il motivo; come del resto ignoro quale altro ma-
teriale si potrebbe utilizzare, prima e dopo il periodo preso in esa-
me, usufruendo dell'archivio Checchi, dato che la prima lettera
segna una ripresa dopo un lungo silenzio, e l'ultima non conclude
una fase né un particolare momento dell'amicizia.
L'uso del voi da parte di Vittoria è costante e senza sottintesi ;
come la indiretta ma vivace partecipazione alla corrispondenza
della madre, delle sorelle, degli amici di lei.
Il tono è prevalentemente scherzoso, qualche volta lievemente
polemico, sopratutto in relazione ad atteggiamenti del Checchi che
Vittoria ama definire da poseur; poche pagine di tono più quieto
e forse malinconico, quando la poetessa afferma di aver trovato
una pace rassegnata, al di là dei «pazzi sogni» e delle « lusinghiere
speranze»; altre che rivelano un atteggiamento di esortazione e
di simpatia se ella ha riscontrato nell’interlocutore scoraggiamento
e stanchezza. Il Checchi le appare bravo giornalista, spiritoso, brio-
so, vivace inventore di fantasie e gustoso ricostruttore di aned-
doti: la lettura dei pezzi di Tom si inserisce come un godimento
abituale nel cliché di una vita metodica e nel complesso monda-
namente convenzionale : la madre, gli amici, l’ambiente aristocra-
tico, quieto, in sordina, che aveva messo a disagio il Nencioni 1”.
Qualche visita di conoscenti lontani (come quella del Checchi
stesso nella primavera del 1897); un ruolo di amabile protettrice
di giovani letterati (come il Chiggiato) che l'Aganoor si assume;
qualche pomeriggio occupato da ripetute visite alla Esposizione
veneziana di pittori moderni e contemporanei, sui quali ella espri-
me, senza insistenze, impressioni più che giudizi:9. -
Intanto, peró, come nella corrispondenza con il De Gubernatis,
se non si parla molto, e sopratutto se non si parla criticamente. di
poesia, tranne qualche notazione casuale 1%, molto bene si profila
l'ambizione dell'Aganoor di vedersi pubblicata e citata ; dal povero
Canevazzi?? al Panzacchi?D, al Carducci??, gli omaggi che le si
tributano creano veramente in lei la convinzione d'essere la prima
poetessa d'Italia. E tanto piü quando, in qualche modo, questo
lo ammette anche il « Marzocco»??: il terribile « Marzocco », del
quale si intravede fra le righe una polemica costante con il « Fan-
MI SER I IT Te I
CONTRIBUTO ALLA RICOSTRUZIONE DI CARTEGGI OTTOCENTESCHI 51
fulla». I due « Fanfulla» sono per l'Aganoor i giornali divertenti,
vivaci, amabili su cui domina Tom con la sua vena ; dall'altro lato
il Marzocco degli «esteti » 24, il difficile « Marzocco » che la attira
e la intimidisce allo stesso tempo. Fuori, in fondo, della sua dimen-
sione e della sua concezione della letteratura : nel 1897 assumeva
la direzione del giornale Enrico Corradini, e il « Marzocco » ban-
diva una specie di inchiesta sulla politica dei letterati 9 ; questa
la risposta dell'Aganoor: « Quando i letterati si occuperanno di
politica, chi ci salverà dalla politica? » *9. Ma non è una sua par-
ticolare carenza; è uno degli aspetti contrastanti e molteplici del
minore mondo letterario italiano ottocentesco cui si vuole fornire
con questi frammenti di carteggi qualche ulteriore pezza d’ap-
poggio.
La trascrizione ha rispettato caratteristiche e anomalie degli
originali; le parole composte in corsivo sono sottolineate nel ma-
noscritto.
PAOLA PIMPINELLI
NOTE
!) PAOLA PIMPINELLI, Letfere di Leopoldo Tiberi a Vittoria Aganoor,
in «Bollettino della Deputazione di Storia Patria per l’Umbria », vol. Lxx,
fasc. 1, e PAOLA PIMPINELLI, Lettere di Enrico Nencioni a Vittoria Aganoor,
in «Bollettino» cit., vol. Lxx, fasc. 11 (1973).
®) Domenico Gnoli (Roma 1838-1915), insegnante universitario, diret-
tore della «Nuova Antologia» dal 1893 al 1897. nonché prefetto della Bi-
blioteca « Vittorio Emanuele» dal 1882 al 1907 ; letterato e poeta, come è
noto, anche con lo pseudonimo di Giulio Orsini nel volume Fra terra ed astri
frequentemente citato in rapporto all’amicizia tra lo Gnoli e Vittoria Aganoor.
®) PAOLA PIMPINELLI ScARAMUCCI, Lettere d'amore a Vittoria Aganoor,
in «Perugia», n. 6, novembre-dicembre 1956, pp. 7-13.
4) VITTORIA AGANOOR, Lettere a Domenico Gnoli a cura di Biagia
Marniti, Caltanisetta-Roma,Sciascia, 1967.
* Angelo De Gubernatis (Torino 1840-Roma 1913), letterato (ancor
noto il suo Dizionario biografico degli scrittori contemporanei, 1879), india-
nista, docente di sanscrito e di glottologia nonché di letteratura indiana pri-
ma a Firenze e poi a Roma ; fondatore di alcuni periodici, fra cui la « Ri-
vista europea ».
*) Eugenio Checchi (Livorno 1838-Roma. 1932), ebbe come fondamen-
52 PAOLA PIMPINELLI
tale esperienza della sua giovinezza la partecipazione alla campagna gari-
baldina del 1866, rievocata in Memorie alla casalinga di un garibaldino. Fu
poi critico teatrale e (spesso con lo pseudonimo di Tom) attivissimo gior-
nalista, forse uno dei più vivi del suo tempo nel piglio manzoniano e nel
garbo toscano ; particolarmente impegnato nel « Fanfulla » e nel « Fanfulla
della Domenica ». In ottimi rapporti con l’intera famiglia Aganoor, fece pub-
blicare frequentemente liriche di Vittoria, e ne parlò con aperta benevo-
lenza ; ne scrisse poi il necrologio sul « Giornale d’Italia » del 9 maggio 1910.
?) PAOLA PIMPINELLI, Lettere di Enrico Nencioni cit., p. 165 n. 2.
*) Ho effettuato tentativi — per corrispondenza e verbalmente —
con Leopoldo E. Checchi dal 1969 al 1973, ricevendo non rifiuti ma risposte
vaghe e dilazionanti ; alle ultime lettere non ho avuto riscontro. Riporto
comunque il passo di una sua lettera del 3 settembre 1969: «... posseggo
moltissime lettere dirette a mio padre dalla Vittoria Aganoor, fra le quali
quelle del periodo da Lei indicato sono circa una cinquantina, tutte inedite .
meno quattro, la cui copia è in mano di un professore... ».
*) Op. cit. ; v. nota 4.
1) Op. cit., p. xxx.
4») La notizia autobiografica, intitolata Giulio Orsini e Vittoria Aga-
noor, non pubblicata dall'autore, fu resa nota da Maria Teresa Gnoli nel-
l'articolo Un amore di poeti : Vittoria Aganoor e Domenico Gnoli, in « Nuova
Antologia», 19 settembre 1940, pp. 68-75.
1) V. articolo citato nella nota precedente, p. 71.
13) Leggenda eterna uscì presso Treves nel 1900.
14) V. lettera 7 giugno 1900.
15) V. lettera 23 marzo 1895.
16) V. lettera 26 marzo 1895. L’amministratore di cui vi si fa cenno
era il senatore veronese Augusto Righi.
17) V. Lettere di Enrico Nencioni a Vittoria Aganoor cit..
18) V. in particolare la lettera 12 maggio 1897.
19) V. per esempio lettera 17 marzo 1896 e lettera 22 maggio 1896.
20) V. lettera 2 dicembre 1898.
21) V. lettera 5 giugno 1895.
22) V. lettera 9 gennaio 1898.
2) V. lettera 2 agosto 1898.
24) Il termine appare sempre ironicamente sottolineato nelle lettere
dell’Aganoor.
25) Questi i quesiti: « 19 Credete confacente e utile a un letterato
prender parte alla vita politica del nostro paese ? 2° Credete utile o dannoso
per la vita politica del nostro paese l’intervento dei letterati ? 3° Nel caso
di risposta affermativa alla 1% domanda, quale può essere il preciso campo
d’azione dell’attività politica dei letterati e sotto quale forma tale attività
può esplicarsi ? ».
26) Nel n. 19, anno III, 13 giugno 1897.
i IM VERRA J A ras 4 WWW
Ao ewe REL me sa esci ota B coe ie WERT P OD n ai JEAN aA Ide - e rnm niim ELE E ODE M LL
CONTRIBUTO ALLA RICOSTRUZIONE DI CARTEGGI OTTOCENTESCHI 53
LETTERE DI DOMENICO GNOLI
A VITTORIA AGANOOR
Montecatini, 14 ag. 900.1)
Car.ma Sig.a Vittoria,
La cartolina era per uso del Cantalamessa ?), e questa lettera è per
voi. Vi ringrazio della vostra stima, e della vostra profonda amicizia, che
mi contenterei fosse meno profonda ma più amicizia. Il vostro antico pe-
dante è assai meno pedante di quello che voi non crediate. Vesperi o non
vesperi, io ho bisogno, ve l'ho detto venti volte, d'una buona e confidente
amicizia. Voi non potete darmela ? Salutiamoci, e ciao; ma non ci canzo-
niamo a vicenda. Voi confessate d’essere mutata, ma vi appellate alla mia
esperienza perché non ve ne faccia una colpa. Avete torto di appellarvi alla
mia esperienza. Questa m'insegna che tutti i sentimenti si modificano len-
tamente, ma non cambiano sostanzialmente dalla sera alla mattina, senza
l'intervento d'una causa violenta. La sventura che vi ha colpita 9, non
spiega il vostro mutamento : l'amicizia si rinforza nel dolore. C'é dunque
di mezzo una causa a me ignota ? Avete avuto torto di non confessarmela,
negandomi quella fiducia che ho la coscienza di meritare.
Siate sincera, e lasciate in pace i vesperi: voi avete mutato dalla sera
alla mattina. È questa la verità. Io era disposto alla naturale trasforma-
zione del nostro affetto in un’amicizia pacata e tranquilla, ma non al salto
da un focoso lirismo, a un'indifferenza sprezzante. Io volevo un’amicizia
serena, calma, pacata, come la volete voi, ma anche desta, affettuosa, ri-
cordevole, come voi non la volete.
Voi volete ch'io non dia importanza a cose che non l'hanno. Sicuro :
ma le cose che non hanno importanza sono le dichiarazioni d’amicizia e di
stima. Quello che importa, è ogni menomo fatto comprovante che si viva
nel pensiero e nella memoria della persona amica. Questi son fatti, e quelle
son parole ! L’amicizia è desiderio di trovarsi insieme, di conversare, e co-
1) L’Aganoor aveva scritto allo Gnoli il 10 agosto 1900, esprimendo
sentimenti di quieta amicizia, con evidente distacco. La lettera successiva
(v. la citata raccolta di B. Marniti) è del 22 settembre.
?) Il pittore e critico d'arte Giulio Cantalamessa (1846-1924) che in
quel periodo villeggiava, come l'Aganoor, a Varallo-Sesia. La poetessa aveva
chiesto allo Gnoli di inviarle una cartolina «scherzosa » e ufficiale, che ella
potesse mostrare ad un estraneo.
*)) La morte della madre di Vittoria.
54 PAOLA PIMPINELLI
municarsi per lettera la vita interiore ed esteriore, i godimenti, le angustie,
le soddisfazioni, le pene ; non saper godere né soffrire senza la partecipa-
zione dell'amico. Le dichiarazioni d'affetto e di stima, senza questa con-
tinua e affettuosa corrispondenza degli animi, é un vaniloquio convenzio-
nale che non conviene né a me né a voi.
Le vostre lettere, che quasi mai non rispondono alle mie, sono vuote
d'ogni contenuto, buccie di fico, gusci di noce. Oramai il vostro studio é
quello di allargare il carattere e impiccolire la carta. Io avrei infinite cose
da dirvi ; ma perché dirle a voi che non mi badate ? Al nostro carteggio man-
ca la ragione e la materia. A voi piace di mantenerlo perché serve a coprire
un poco il vostro mutamento. Voi raccostate i due mezzi gusci della noce,
e mi dite : Perché lagnarvi ? Eccola qua : é piena di stima altissima e d'ami-
cizia profonda. Ma no, non serve ad illudere né me né voi: é piena d'in-
differenza, di dimenticanze, di sgarberie involontarie e spontanee. Un'ami-
cizia in cui a me é riservata solo la parte d'esercitare la virtü dell'indulgenza.
Perdonatemi se ve lo dico, voi non avete capito nulla in quello che é passato
tra noi. Io intendevo un affetto, conforme alle condizioni nostre, ma senza
orgogli, senza misteri, senza reticenze, pieno, confidente, fraterno, che du-
rasse tutta la vita, e la sollevasse, la nobilitasse. Che m'importa del sindaco
e del parroco ? Noi ci eravamo legati fra noi e avevamo doveri reciproci.
Ricordate l'ultimo giorno di Carnevale ? Ma quello che per me era un atto
solenne, per voi era un passatempo carnevalesco.
Lasciateli in pace i vesperi! é sempre tempo d'essere buoni e affet-
tuosi amici. Ed ora, io son qui, a Montecatini, dove nessuna ragione mi ha
chiamato e nessuna mi ci ritiene, a bere dell'acqua purgativa perché gli altri
la bevono, invece d'essere presso di voi a Varallo, a conversare, a pranzare,
a passeggiare insieme. Ma come venirvi ? Non una parola d'invito ; nulla
nelle vostre lettere, che riveli lontanamente il desiderio d'avermi presso di
voi; la dimenticanza, per la seconda volta, del mio giorno onomastico ",
che suol essere, voi lo sapete, il principio della mia villeggiatura. Come ve-
nirci ? per sentirmi dire una seconda volta, come dopo la mia visita alla
Cava: Io non vi ci avevo invitato ! — Ma che bella amicizia ! Perché con-
tinuare, in queste condizioni, la nostra corrispondenza ? Non vi detti il mio
indirizzo perché non mi scriveste, e ora non ve lo dó perché non mi scri-
viate. Perché canzonarci? Non abbiamo niente da dirci. Da una parte mi
dispiace di rinunziare alle vostre lettere, che aspettavo con tanto desiderio ;
ma la loro lettura poi mi turba, m'irrita, e divento aspro come non vorrei
essere. La nostra amicizia è morta di morte improvvisa da più che un anno
e mezzo: perché ostinarci a portare a spasso un cadavere ? Le vostre let-
tere non mi dicono che una cosa sola, che siete mutata : lo so, e basta. Per-
ché ricordarmelo continuamente ? Che cosa ci guadagnate ? Oramai non è
1) 4 agosto, festa di san Domenico.
No eit Dre D cage Tas MED S OD LJ ie TR it hm MIN, oe ms eem n oer oen d IUE
CONTRIBUTO ALLA RICOSTRUZIONE DI CARTEGGI OTTOCENTESCHI 55
che un ricordo spiacevole. Resterà una delle infinite amicizie che non hanno
nessun bisogno di corrispondenza. Quando avrete qualche cosa da dirmi,
mi scriverete, come si fa nelle comuni amipizie; e così farò io. Salutatemi
il Cantalamessa, e state bene.
Vostro D. Gnoli
Roma, 7 sett. [1900]
Stim.a Sig.a Vittoria,
Scriverci a quando a quando, un'amicizia a scartamento ridotto! Vi
rispondo che umiliazioni posso essere costretto a subirne, ma non sono uso
ad accettarle. E poi, chi mi assicura che, anche per quest'amicizia cosi ri-
dotta, non dovreste dirmi, prima o poi: sapete, sono mutata ? Mi basta una
volta, mia cara. Col vostro sistema non si scherza: la febbre e l'amicizia
viene e se ne va quando vuole !
La parola amicizia ha nell'uso comune un significato cosi largo, che
possiamo restare amici, amici veri, come voi dite, mantenendo le relazioni
esteriori, ma senza occuparci l'uno dell'altro, e senza bisogno di scriverci
a quando a quando. Se si presenterà l'occasione, se avremo qualche cosa da
dirci, ci scriveremo, come faccio con altre, che pure si chiamano amiche.
Cosi non ci sarà pericolo di nuove mutazioni. Se vorrete distruggere la mia
corrispondenza, mi farete piacere. In tal caso, avvisatemene, e faró lo stesso
della vostra.
Tante grazie di tutto, e state bene.
Vostro D. Gnoli
Roma, 2 ott. 900.
Car.ma Sig.a Vittoria,
Nel fare lo spoglio delle carte riportate dal mio viaggio, mi riviene
fra le mani una lettera che vi scrissi da Montecatini, e che poi mi parve inu-
tile di mandarvi. Adesso, dopo piü che un mese e mezzo, tra il lacerarla o
mandarvela, preferisco mandarvela come un documento storico dello stato
del mio animo, quando mi parve opportuno di troncare di nuovo la nostra
corrispondenza. Siccome non richiede risposta, siete libera di leggerla o no.
State bene.
Vostro D. Gnoli ?
!) La lettera allegata é evidentemente quella datata Montecatini 14
agosto 1900.
56 PAOLA PIMPINELLI
LETTERE DI VITTORIA AGANOOR
AD ANGELO DE GUBERNATIS
Napoli 10 Agosto '83
Egregio Conte
La ringrazio d’aver pensato anche a noi. Ella disponga di questi po-
chi versi come meglio crede e volendo aggiungere cortesia a cortesia corregga
e muti ove Le sembri necessario ; gliene sarò gratissima.
Vittoria Aganoor
Venezia 30 Gennaio '95
Gentilissimo Conte.
Grazie infinite delle Sue piü che cortesi parole ; m'auguro che torni
il sereno e allora Le diró meglio la mia viva riconoscenza. Le invio dei
versi che scrissi per mio Padre?; furono tradotti dalla brava Alexander
che il Ruskin stimava altamente ; una lode, non a me, ma alla valente tra-
duttrice mi darebbe il piacere di spedirle la Vita Italiana e mostrarle in
certo modo cosi la mia gratitudine. Scusi la brevità con la quale scrivo e
mi compatisca.
Vittoria Aganoor
Venezia 19 Febbraio '95
Ottimo amico.
Io non so dirle che: grazie! Sono confusa e commossa di tanto squi-
sita bontà. Non feci nulla per meritarla e me ne sento avvolta davvero co-
Credo alle benedizioni e alla loro benefica influenza quando ci vengono da
anime alte. Grazie! — Questa parola mi torna insistente mentre ne cerco
altre invano. Ella vi legga tutta la gratitudine mia. Faró rifare la mia ul-
tima fotografia e gliela spediró subito; Le spediró anche altri miei versi.
Vorrei in modo migliore provarle quanto Le sono riconoscente delle sue
1) A mio Padre, in Poesie complete a cura di Luici GRILLI. Firenze,
Le Monnier, 1927, p. 130. To my father: lines translated by FRANCESCA
ALEXANDER. Venice, Ongania, 1894.
ry E TA RR cd
CONTRIBUTO ALLA RICOSTRUZIONE DI CARTEGGI OTTOCENTESCHI 57
parole affettuosissime ; ma Ella accetti il buon volere e creda all'intensità
dei miei sentimenti riconoscentissimi. Mi tenga per sua obbligatissima e dev.a
Vittoria Aganoor
Venezia 5 Febbraio '95
Una voce buona, affettuosamente gentile, non arriva mai «tardi ».
Io non merito certo tutto quello ch’Ella dice di me, ma non godo meno per
questo ch'Ella mi giudichi così benevolmente. La luce ch’Ella vede in me
io penso sia nell'anima Sua; luce che si riflette su chi Ella ama. Ad ogni
modo è un irraggiamento benefico e il grazie mi torna sul labbro e sulla penna.
Le manderò presto il ritratto e i versi ; intanto mi serbi la Sua preziosa be-
nevolenza.
Obb.a dev.a Vittoria Aganoor
Venezia 14 Marzo '95
Gentilissimo Conte,
Solo oggi mi alzo di letto dopo una lunga e non lieve influenza. Non
La ho ancora ringraziata dell’ospitalità data a quei versi a mio Padre e della
Vita Italiana mandata all'amica mia Alexander ? e dell'ultima Sua lettera.
Ella mi perdonerà l’indugio per la causa involontaria e seccantissima. Sono
ancora senza voce, ma per parlare ai lontani la penna supplisce. Spero Ella
sia completamente ristabilito e intanto pago subito il mio debito dei versi
e del ritratto. Meglio tardi che mai. Perdoni la brevità di questa mia e m’ab-
bia per obb.a
dev.a Vittoria Aganoor
Venezia 21 Marzo '95
Illustre Conte.
Ha ricevuto il ritratto e i versi ? Le sarei gratissima se volesse rispon-
dere a questa mia domanda non nella Piccola Posta della Vita Italiana ma
in una cartolina postale bastandomi una parola se non ha tempo o voglia di
scrivermi di più. Le dico questo perché odio le « piccole poste» e m’è sorto
il dubbio ch'Ella contasse rispondermi con quel mezzo. Mi basta sapere se
Ella ha ricevuto, perché altrimenti reclamerei alla posta di qui.
obb.a Vittoria Aganoor
1),V. nota 1; p4D6.
58 PAOLA PIMPINELLI
je Venezia 23 Marzo '95
Gentilissimo Conte.
Questa Sua lettera é forse piü triste dei miei versi; i versi, Ella sa
bene, sono l'espressione talora fuggevole d'un momento scuro, ma in queste
Sue parole vi ha uno sconforto che direi non fugace. Non mi creda sempre
in preda allo scoramento ; io sono anzi sensibilissima alla parola cortese e
affettuosa d'un alto cuore, e se talora do forma alle ombre che spesso mi
passano sull'anima, non é poi vero che l'anima mia scacci i raggi che talora
clementi la penetrano.
Grazie delle Sue parole ; io gliene sono infensamente grata, e vorrei a
mia volta trovarne di liete e lucenti a sgombrare le nebbie che velano di
melanconia il Suo pensiero. Come puó passarle in mente che un conforto
cortese, un aiuto di esempio e di esortazione possa giungere «tardi»? Il
bene non giunge mai tardi; ed è seme sempre fecondo, è sprone sempre ef-
ficace ; una parola, talora una semplice parola di simpatia schietta e calda
rinfranca ed arma alle inevitabili e nuove battaglie della vita. Vedrà ; Le
manderò in seguito versi meno desolati o almeno più forti; in fondo io mi
pento spesso dei miei piagnistei lirici...e poi ci ricasco, perché volere o
no, il dolore offre infiniti temi di poesia e la gioia... pochini; ma io stessa,
in una poesia che fu stampata sul Fanfulla della Domenica agli ultimi dello
scorso anno ammonivo i «giovani poeti» cosi:
O voi che i vostri palpiti e i lamenti
Vostri, o l'ebbrezza dei segreti amori
Nell'impeto febeo gettate ai venti
Come un pugno di fiori
Ben la vedeste o giovani poeti
Bene udiste la Dea dirvi: — La terra
Altri amori, altre angoscie, altri segreti
Dei vostri in grembo serra.
Ecco lamenti e gemiti, e feroci
Urla, d'oppressi, d'egri, di ribelli...
Non le udite ? son mille e mille voci
Sono i vostri fratelli
Che implorano, son anime affannate
Gementi sotto il peso che le grava...
Voi non sapete che cantar ? Cantate |
Ma come Alceo cantava
ecc. ecc. ecc. —
Vede che si predica bene ma si razzola male. Chi si ricorda di quei
miei versi che intitolai Poiesis?, dirà: — oh come va che fa tutto il con-
!) Poiesis, in Poesie complete, ediz. cit., p. 174.
Io p am s a 3n coniate P a cL natn Dale META 3 OD ll ai JEAN aA Re comer nio mp GS nc
CONTRIBUTO ALLA RICOSTRUZIONE DI CARTEGGI OTTOCENTESCHI 59
trario di ciò che dice ? Momenti! e se il dire : noi poeti, non è troppo pre-
tenzioso direi: — Noi poeti siamo cieli di marzo ; un quarto d’ora di piog-
gia e poi una frenesia di sole, e quindi un nuvolone nero come l’inchiostro
e subito una folata matta che spazza via quell’intruso per dar luogo da ca-
po a un turchino di paradiso. Coraggio dunque e torni l’azzurro anche nel-
l'anima Sua e duri ; e non si lasci più velare da scure nuvolaglie e creda che
le Sue parole mi sono state graditissime e suscitarono forza e riconoscenza
nella Sua
dev.a obb.a Vittoria Aganoor
Venezia 26 Marzo '95
Gentilissimo Conte
S'io avessi in questo momento disponibile una somma sarei felice di
poter metterla a Sua disposizione per sollevare le sorti della Vita Italiana.
Sgraziatamente, il mio cortese amministratore, conoscendo la mia facilità
a fare più forse di ciò che mi consente il mio patrimonio, immobilizzò
quasi tutti i miei capitali in mutui ecc. ecc. e in quanto ai miei redditi sono
appena bastevoli ai doveri che mi sono imposti io stessa, primo dei quali
il soccorrere gl'indigenti fratelli. Sgraziatamente non giungo mai che a fare
una millesima parte di ció che la crescente e infinita miseria e il mio cuore
mi spronerebbero a compiere ed ecco che ora non posso nemmeno in mi-
nima parte porgere la mano a un fratello nell'inquietudine. Ma io fido che
le nebbie si dilegueranno e presto la quiete tornerà nel suo animo. Coraggio !
Sua obb.ma Vittoria Aganoor
Venezia 31 Marzo '95
Ma no, ma no, io non supposi che le vostre parole fossero altro che
un amichevole sfogo. Solo volli spontaneamente dichiararvi che sarei stata
felice di togliervi dall'inquietudine potendolo. Grazie infinite delle due co-
pie della Vita Italiana che m'avete mandato, una delle quali ho già rega-
lato a un'amica mia facendole nascere il desiderio di abbonarsi alla vostra
splendida rivista. Faccio propaganda, vedrete. E voi intanto coraggio ! e
la vostra gagliardia non sia solo nello spronare altri alla gioia e alla fede,
come fate in quest’ultimo N° della Vita Italiana con tanto fascino di pa-
role, ma resti e viva nell'anima vostra e non permetta che la fantasia v'in-
gigantisca i pericoli e vi annebbi il sereno di nuvole. Una buona stretta di
mano.
Vittoria Aganoor
60 PAOLA PIMPINELLI
Venezia 3 Aprile '95
Vorrei potervi dare un conforto più efficace della mia «voce», ma
giacché vi è grata anche questa, vi giunga come augurio buono e vi parli
di pace. Io, si, mi lascio persuadere da questo buon sole di primavera al
sereno, benché tanto sia il dolore e le sventure ch’io mi sento gemere in-
torno ; mi lascio cullare dalla speranza del meglio, se non del bene, per me
e per i miei fratelli, dalla fede in un domani, sia pure lontano, ma più
giusto e luminoso di questo nostro oggi così torbido e incerto. È così breve
la vita infine, perché tormentarsene tanto ? Pazienza ! pazienza, e verrà il
riposo, e verrà il libero appagamento dell’anima, in cieli ben altrimenti ampi
di questo che ci vediam sopra, senza nebbia e nient’altro.
Vengano pure i « complimenti » del signor Branca intanto ; la lode fa
tanto bene, almeno fa tanto bene a me, che ho tuttora l’anima fasciata di
questo miserabile ambizioso, meschinissimo involucro umano! Ringrazierò
il lodatore e sarà finito.
Grazie; non vi disturbate a mandarmi altri fascicoli della Vita Ita- .
liana, vi ringrazio già molto di quelli che mi mandaste. Troverete qui dietro
altri versi, giacché me li chiedete con tanta cortesia. Son di stagione e sono
una copia fedele dal vero. Vi stringo la mano e coraggio!
Vittoria Aganoor
Venezia 13 Aprile '95
Gentilissimo Conte
Vi scrivo non certo per non aver veduti pubblicati i versi che vi in-
viai solo perché aveste la cortesia di chiedermeli, ma perché mi nasce il dub-
bio che la mia ultima non sia giunta a destino facendomi parere scortese e
inurbana.
Buone Feste e vogliate rassicurarmi in proposito.
Dev.a Vittoria Aganoor
Venezia 15 Aprile '95
Gentilissimo Conte
Credetemi se vi dico che non vi scrissi punto per non aver visto pub-
blicati i versi, ma solo pel dubbio che la mia lettera non vi fosse giunta. Non
tengo punto a mandare alle riviste e veder stampata la roba mia, e ne spe-
disco soltanto quando me ne richiedono cortesemente. E l'incidente é esau-
rito. Quel che più m'interessa, assai più, è la vostra inquietudine che vor-
rei veder calmata. Non avete pensato di rivolgervi alla Regina, cosi buona
e innamorata dell'arte e di chi combatte per essa ? Ieri appunto mi passò
Ms n Mr MTM D RE e RE HU Em ETE
CONTRIBUTO ALLA RICOSTRUZIONE DI CARTEGGI OTTOCENTESCHI 61
in mente questo pensiero e mi par sicuro che non vi negherebbe un alto
aiuto nella battaglia che state combattendo così eroicamente. Ho fede d’aver-
vi dato un ispirato consiglio e vi stringo la mano piena di buona speranza
per voi.
obb.a Vittoria Aganoor
Venezia 26 Dic. '95
Gentilissimo Conte.
Rammento infatti che la mia ultima lettera rimase senza risposta ed
io pensai e mi chiesi invano a quale mio grande peccato potevo attribuire
un cosi profondo silenzio dopo le frequenti Sue lettere tutte piene d'una
benevolenza singolare e d'una indulgenza assai lusinghiera per me. Ora
godo nella persuasione che solo le Sue molte occupazioni e preoccupazioni
per la Rivista e altro Le hanno fatto scordare il mio povero nome e faccio
festa ai Suoi cortesi e affettuosi auguri che ricambio di tutto cuore.
Lessi con viva ammirazione la Sua stupenda prolusione 1) e mi ral-
legrai dei Suoi trionfi. Raramente, ma pure alcuna volta il mondo fa giu-
stizia. Io mi contento della mia sorte perché la mia Mamma sta bene e le
sorelle lontane sono sane e serene. Non posso certamente chiedere al cielo
di più. Avrei mandato anche prima qualche verso alla Vita Italiana, ma
il Suo silenzio mi faceva dubitare d'essere accetta. Ora e per provarle su-
bito il mio buon volere Le mando un piccolo .... quadretto che si preste-
rebbe all'illustrazione di qualche geniale disegnatore. In seguito Le man-
derò altro e sempre s’Ella vorrà. Grazie di nuovo del Suo ricordo amiche-
vole e mi tenga ora e sempre per sua obb.a
Vittoria Aganoor
Visione
So d’un palazzo dalle mura antiche
Triste così ch'ha di sepolcro aspetto ;
Bruno di muschi dagli sproni al tetto,
Ingombro l’atrio d’edere e d’ortiche.
Dentro, un’ava grinzosa in sé raccolta
Dinanzi al focolar deserto e spento
Segue a narrar con infantile accento
Una leggenda che nessuno ascolta ....9
Vittoria Aganoor
1) Si riferisce probabilmente a Le type indien de Lucifer chez le Dante.
Leide, Brill, 1895.
®) In Poesie complete, ediz. cit., p. 53.
LI eit amem a bns senato e D nain à Le NGA 978 S UND 13-1 Mi^ SRI RR
62 PAOLA PIMPINELLI
Venezia 11 Gennaio '96
Gentilissimo Conte. ]
Qui a Venezia s'é pubblicato a beneficio dei bimbi poveri un numero
unico (dei tanti !) e dietro preghiera del Fambri? io diedi una mia cosina
(questa Strega che Le metto qui) ? che non dispiacque. Ora io gliela mando,
perché se mai in qualche mezza paginetta della Sua Vita Italiana volesse
ristamparla, (visto che non fu letta che a Venezia) possa esser letta anche
fuori di qui. Dico s'intende s'Ella vorrà, e intanto io preparerò qualcosa di
affatto inedito per i prossimi numeri della Sua bella Rivista. Ché musicale
e ispirato il Suo « Buon Anno»! quanto mi è piaciuto | Grazie ! perché ri-
volgendosi a tutti si rivolgeva anche a me quel dolce e forte augurio di bene.
| A Lei voti di sempre nuovi trionfi e luce d'arte e di poesia. Mi tenga
ora e sempre per Sua obb.a
Vittoria Aganoor
Venezia 26 Gennaio '96
Gentilissimo Conte
Ella veste i Suoi rifiuti di cosi rosea cortesia che tirate le somme bi-
sogna per giunta anche ringraziarLa. In questo caso io La ringrazio due
volte, giacché, pensandoci, vedo che devo mutare molto e abbreviare idem
in quel mio componimentino e quindi sono felice che non sia ripubblicata,
né fino al rifacimento desidero che lo sia più. Non. Le mando per ora altri
versi giacché pel fascicolo del 1° Febbraio sarebbe troppo tardi e pel 15 c’è
tempo, e quindi potrò finire per allora qualcosa che ho già sul telaio.
Tra le 300 adesioni ch’Ella chiede alla Sua combinazione per raffor-
zare le basi della Vita Italiana ci sarà certo la mia. Declinando l’onore del-
l’essere tra i soci promotori io (quando Ella voglia e quando sia sicuro delle
altre 299 adesioni) Le manderò subito le 100 lire, per abbonarmi a vita alla
Vita Italiana, senz’altro impegno. E augurandole buon successo e sempre
miglior fortuna me Le dico
Obb.a dev.a Vittoria Aganoor
1) Il veneziano scrittore, giornalista, deputato Paulo Fambri (1827-
1897) varie volte citato fra le conoscenze dell’Aganoor.
®) La Strega, in Poesie complete, ediz. cit., p. 92 ; il testo ivi pubblicato
è tuttavia assai diverso, anche metricamente, dalle varie redazioni mano-
scritte e da una a stampa (forse quella mandata dall’Aganoor al De Guber-
natis ?) che si trovano fra le Carte Sabina Gigliarelli Palmucci. V. in pro-
posito anche Lettere di Enrico Nencioni cit., pp. 214-215.
CONTRIBUTO ALLA RICOSTRUZIONE DI CARTEGGI OTTOCENTESCHI 63
Venezia 5 Febbraio '96
Gentilissimo Conte.
Perché dice che «ci vorrà molto tempo prima di giungere alla 2998
adesione » ? Se tutti avessero risposto come me a quest’ora vi saremmo giunti.
E se non hanno risposto adesivamente ora, quando lo faranno ? Per me
ripeto sono pronta a mandarle le cento lire appena Ella voglia ; forsé mi
sono espressa male, ma pensavo che l’adesione mia valesse la mia firma.
Ripeto ad ogni modo che Ella non ha che a dirmi se devo spedirle su-
bito le cento lire.
Ed eccole i versi? e insieme ai versi s'abbia gli augurii miei per il
completo successo della Sua combinazione, mi passi la parola.
Sua dev.a obb.a
Vittoria Aganoor
Venezia 8 Maggio '96
Gentilissimo Conte
Eccole i versi per «la nuova serie»? e con essi s'abbia le mie congra-
tulazioni per le applaudite conferenze, e i miei augurii per la risurrezione
della Vita Italiana. Abbia prospera e lunga vita ed Ella possa finalmente
posare nella sicurezza del successo dopo le faticose e lunghe battaglie. Mi
tenga per Sua obb.a
Vittoria Aganoor
P.S. Abbia la cortesia di rivedere Lei le bozze di stampa ; e grazie in
anticipazione. Saluti ancora.
Venezia 6 Gennaio '97
Gentilissimo Conte
Ebbi la Mamma molto malata e peró non potei prima d'ora scriverle
per darle il ben tornato e porgerle i migliori auguri di bene. Ora, grazie a
Dio, la Mamma migliora e m'affretto a farlo sicura che ormai la pace sarà
tornata nellanima Sua e sarà orgogliosa d'aver dato l'impulso primo a
questa mirabile rivista La Vita Italiana che va ogni giorno assumendo mag-
1) Si tratta probabilmente dei versi intitolati Mystica (in Poesie com-
plete, ediz. cit., p. 144), che compaiono nella « Vita Italiana », anno II, n. 7,
15 febbraio 1896.
?) Con il numero del 25 maggio 1896 la « Vita Italiana » è assunta dalla
Società Editrice Dante Alighieri, che ne lascia tuttavia la direzione al De
Gubernatis. I versi dell'Aganoor che vi sono pubblicati sono quelli dal ti-
tolo Vespero d'aprile (in Poesie complete, ediz. cit., p. 80).
64 PAOLA PIMPINELLI
giore importanza e acquistando maggiori simpatie. A, proposito di questo
mi dica schiettamente se posso, nella mia qualità « d’abbonata perpetua »
aspirare ai premi, o almeno sperare d’avere i fascicoli a suo tempo. Le dico
questo perché l’ultimo che mi giunse è in data 10 Dicembre. Poi non vidi
più nulla.
Di nuovo mille augurii lieti e mi tenga per Sua dev.a
Vittoria Aganoor
Venezia 15 Genn. '97
Gentilissimo Conte
Spero che a quest'ora Ella sia del tutto ristabilito. M'ha fatto ridere
con quell'aneddoto della « novella di Natale»... é veramente curioso. Lessi
con grande interesse le lettere a Sua figlia e appunto non capii perché in
seguito fossero lasciate in tronco ; ma son cose strane davvero. Io Le man-
do dei versi giacché me li chiede ma se dovesse impegnarsi in una sangui-
nosa battaglia per ottenerne la pubblicazione nella Vita Italiana La pre-
gherei di non farne nulla, perché proprio non metterebbe conto. I miei versi
sono accolti ormai abbastanza benevolmente da tutte le riviste e i perio-
dici d’Italia, e se non si credessero più degni della Vita Italiana Le confesso
francamente che non me ne addolorerei per nulla. Vede se Le parlo schietto ?
Gli è che ho il mio orgogliuzzo anch’io e non soffro che mi si tratti con so-
verchio .... compatimento. Ride? Una buona stretta di mano da
Vittoria Aganoor
Monte di Dio-70 presso la Duchessa Mirelli - Napoli - 18 maggio '99
Illustre Commendatore
«Si è aperto concorso alla cattedra di lettere italiane nel Liceo Ma-
miani di Roma, con questa clausola : che si terrà conto dei candidati riusciti
eleggibili per valersene a coprire quei posti che si faranno vacanti presso i Licei
nel venturo anno scolastico. Io vi ho preso parte apposta nella speranza
d’ottenere, non già ché sarebbe ridicolo, il posto di Roma; ma l'eleggi-
bilità, e con graduatoria non tanto lontana da rendermi impossibile una
qualsiasi futura nomina. Della Commissione esaminatrice che sta per radu-
narsi a Roma, fa parte il De Gubernatis ; lo conosce Ella e potrebbe far
giungere a lui direttamente o indirettamente una parola in mio favore ?
Non crede che me ne verrebbe vantaggio ? Oggi i'uomo abbandonato alle
sole sue forze difficilmente riesce né certo io chiedo nulla di parziale o d’in-
giusto, ma solo d’incontrare uno sguardo amico in chi mi giudica, non la
freddezza di uno sguardo straniero ».
QI eem anidro das D cade 20s SANI A Soi i TIRATE N re n
CONTRIBUTO ALLA RICOSTRUZIONE DI CARTEGGI OTTOCENTESCHI 65
Questo mi scrive il prof. Tullio Ortolani ora insegnante nel ginnasio
di Macerata ; uomo di serii e attenti studi ; latinista profondo ; poeta squi-
sito. Fu dalla sorte torturato (è la parola) fin dall’infanzia ; perseguitato sem-
pre. Io non scordo come Ella sempre mi si proferse pronto a compiacermi
in ciò che fosse in Suo potere. Io non aggiungo parola, non chiedendo, na-
turalmente a mia volta niente che la Sua coscienza vieti, ma solo una mag-
giore benevolenza per chi è l’oppresso dalla fortuna, pur essendo dotato
d’alta mente e di forti studii.
Io non so se La ho ringraziata delle pietose parole che mi rivolse nei
primi giorni della mia grande sventura ?. Lo faccio ora che la violenza del
dolore ha finalmente dato luogo alla rassegnazione e a quell’equilibrio ne-
cessario alla vita. Accolga le mie vive congratulazioni per il successo .. . ?)
[Cartolina postale, indirizzata All’Illustre Conte Angelo De Gubernatis
- S. Martino al Macao 11 - Roma]
Monte di Dio-70 - Napoli 21 Maggio '99
Mille grazie gentilissimo Conte della Sua sollecita e cortesissima rispo-
sta. Ora non v’è che da sperar bene per il mio protetto.
Sì io mi fermerò a Napoli *) ancora una ventina di giorni, poi andrò
per qualche mese a un’ora da Napoli, in villa da un’altra mia sorella 5), a
Cava dei Tirreni. Quella frescura e quella solitudine mi faranno bene. Gra-
zie di nuovo della Sua bontà e mi tenga sempre per
obb.ma dev.a Vittoria Aganoor
Napoli 5 Giugno '99
Illustre Conte
Un'altra seccatura debbo darle. Il Prof. Ortolani mi prega di sapergli
dire : 1° Se del concorso di Bologna la Commissione esaminatrice sarà la
stessa che per quello di Roma e quando si radunerà. 2° I nomi dei cinquanta
1) Tullio Ortolani (nato nel 1869), studioso di letteratura italiana e
autore di versi; scrisse anche sull’Aganoor (La poesia di Vittoria Aganoor,
La Spezia, Casa ed. dell’Iride, 1900).
3) La morte della madre, Giuseppina Aganoor Pacini, avvenuta il
9 marzo 1899.
*) Manca evidentemente l'ultima parte della lettera.
4) Presso la sorella Virginia, duchessa Mirelli di Santomenna.
5) Angelica, sposata Guarnieri.
66 PAOLA PIMPINELLI
che gli stan dietro (essendo egli circa il 57° nel concorso di Roma) e quanti
di costoro son professori di Ginnasio. A chi mai debbo chiedere la cosa senza
seccar Lei? Senza pensare mi son decisa a ricorrere di nuovo alla Sua cor-
tesia ed Ella mi perdoni sempre e mi tenga fin d’ora per obb.ma e dev.ma
Vittoria Aganoor
Napoli 7 Giugno '99
Gentilissimo Conte.
Grazie di tutto cuore. Io spero che ora l’Ortolani non vorrà più met-
tere a prova la pazienza Sua, e sarà contento delle notizie avute. Ella mi
scusi sempre e mi tenga ora e sempre per Sua obb.ma
Vittoria Aganoor
Venezia 7 Novembre '99
Illustre Conte.
La Sua gentilissima lettera mi giunse in ritardo qui e peró ora solo
posso rispondervi. Grazie delle parole squisitamente cortesi, grazie degli
augurii tanto lusinghieri. No, nessuno ha scritto o scriverà il proemio del
mio volumetto 1); dichiarai al Treves che non ne volevo. In questi ultimi
anni molti proemi furono scritti a molti volumi, e segnati da nomi illustri,
ma non valsero a salvare dal naufragio le opere che al naufragio erano de-
stinate.
Ebbene, mi commetto dunque solo alle perfide onde della pubblicità,
e se debbo andare infondo, vi andrò tacitamente, senza chiasso di prefa-
zioni stupefacenti e di clamorose stamburate, così, come si cala una bara
nelloceano, con una breve benedizione. È una superbia come un’altra, ma
me la tengo e ci tengo.
Grazie ancora e mi tenga per Sua obb.ma Vittoria Aganoor
[Cartolina postale indirizzata AlPIllustre Conte Angelo De Gubernatis
- S. Martino al Macao N. 11 - Roma]
Venezia 21 Genn. '900
Eccellente Conte.
Finora la Rivista d’Italia ha sempre mandato i fascicoli agli associati
perpetui della « Vita Italiana». Dal 1° Genn. non vedo più niente. Vorrebbe
Lei ottimo Conte far rispettare le condizioni accettate quando Ella cedette
1) Leggenda eterna, ormai prossimo alla pubblicazione.
i re rn ita IRA IRR
CONTRIBUTO ALLA RICOSTRUZIONE DI CARTEGGI OTTOCENTESCHI 67
la Vita Italiana ? Gliene sarò gratissima. Non ebbi né il 1° Gennaio né
il 15. (Cioè, ora penso che un solo fascicolo al mese si pubblica). Dunque
non ebbi il 1° Genn. 900. Le stringo cordialmente la mano
V. Aganoor
à
Venezia 25 Genn. '900
Gentilissimo Conte
Ebbi già la Rivista, e grazie delle cortesie profferte nel caso che non
mi fosse giunta. Per le conferenze bisognava, penso, che ne facesse parola,
e in tempo, al Pascolato 9 o al Fradeletto, perché oramai, la Lega fra gli
Insegnanti ha già promosso il suo solito corso di conferenze e già iscritto
18 conferenzieri che ogni lunedi e venerdi daranno una conferenza fino al
19 di marzo. Parlò già Pietro Orsi? ed Emilio Pinchia ? ; domani il Ga-
limberti 9, e in seguito il Crispolti 5), Delfino Orsi 9, M. Morasso ?, Carlo
Anfosso 9), Domenico Gnoli, G. Secrétant, Ugo Oietti, Pietro Mascagni,
Piero Giacosa, Luigi Bombicci?, Giovanni Bordica, Enrico Morselli 1°),
M. Pantaleoni, A. Berenini, A. Fradeletto. Bisognerà che un altro anno Ella
parli in tempo al Fradeletto che sarà, penso, ben lieto d’averla tra i con-
ferenzieri della Lega fra gl’insegnanti. Io dirò a ogni modo questo Suo de-
siderio alla Pezzè 4) e alla Giacomelli :2,
1) Alessandro Pascolato (Venezia 1841-1905), uomo politico, letterato,
conferenziere.
*) Pietro Orsi, storico piemontese, collaboratore di vari periodici.
®) Emilio Pinchia, nato nel 1852, piemontese, uomo politico, letterato,
oratore.
4) Tancredi Galimberti, nato nel 1857, avvocato e uomo politico pie-
montese.
5) Probabilmente il marchese Filippo Crispolti, nato a Rieti nel 1857,
avvocato, letterato, pubblicista, conferenziere.
©) Delfino Orsi, fratello di Pietro (v. nota 2), letterato piemontese.
?) Mario Morasso, nato a Genova nel 1871, giornalista, autore di studi
storico-politici e di versi.
8) Carlo Anfosso, nato a Torino, medico e naturalista, scrittore.
*) Luigi Bombicci-Porta (Siena 1833-Bologna 1903), naturalista, mi-
neralogista.
1) Enrico Agostino Morselli, nato a Modena nel 1852, psichiatra e fi-
losofo, fondatore della « Rivista di filosofia scientifica ».
11) Maria Pezzè Pascolato (1869-1933), pedagogista e traduttrice.
12) Antonietta Giacomelli, nata a Treviso nel 1857, scrittrice, fonda-
trice della Società per il Bene e de «L'ora presente ».
68 PAOLA PIMPINELLI
Ed ora una confessione. Mi parrebbe indelicato accettare dei ringra-
ziamenti che non merito. La buona signora Evelyn mi chiese. una poesia
per l’albo che si voleva offrirLe ; il tempo stringeva e l’estro era malato.
Mandai dunque un sonetto scritto anni fa e siccome fu riportato da varii
giornali non voglio che altri Le dica: ma questo io lo lessi ancora ! — Pre-
ferisco che il vero lo sappia da me.
E mi abbia sempre per dev.ma V. Aganoor
Napoli 19 Maggio '900
Illustre e gentilissimo Conte.
Può chiedermi se gradirei un Suo cenno sul mio volume ? ed è neces-
sario che Le risponda ? Io non posso invece che ringraziarla fin d’ora e fer-
vidamente di questa buona e tanto cortese intenzione ; penso che ne sarò
veramente superba e ch’Ella saprà attribuire il vivo calore della Sua anima
anche a qualche mia fredda lirica. Certo se passerò da Roma non mancherò
di avvisarla e La ringrazio sin d’ora del cortese desiderio Suo e dell’offerta
amabilissima di farmi conoscere la Contessa Lovatelli) che ammiro da
molto pei suoi lavori squisiti.
Per ora restiamo qui volendo vedere più riavuta mia sorella Mirelli
che trovammo non del tutto bene.
Di nuovo s’abbia i miei ringraziamenti per questi due volumi preziosi.
Vado leggendo Pensées d'un maítre; sono d'un maestro davvero e penso
che avranno fatto del gran bene anche a Lei. É tanto vero quello ch'Ella
Scrisse: — «Le beau fait grand bien à celui qui le crée, encore plus à
celui qui l'admire». È tanto vero! Da tutti i miei qui saluti e omaggi de-
voti, da me l'espressione sincera della riconoscenza forte. Devotissima
Vittoria Aganoor
[Cartolina postale indirizzata All’Illustre Conte Angelo De Gubernatis
- S. Martino al Macao 11 - Roma]
Napoli 26 Maggio ’900
Illustre Conte.
Nellimpossibilità di scriverle a lungo, non voglio almeno tardare un
solo momento a ringraziarla del duplice dono preziosissimo, non ebbi mai
1) Ersilia (1840-1925), figlia del duca Michelangelo Caetani di Ser-
moneta, moglie del conte Giacomo Lovatelli ; studiosa di archeologia, e vi-
vacemente impegnata in interessi culturali.
Ne eet Dina RIA orli JN aA ETA ecd eC i Mn f wa
EMI ini
————"
st
CONTRIBUTO ALLA RICOSTRUZIONE DI CARTEGGI OTTOCENTESCHI 69
i due volumi che ora Ella ha la bontà d’inviarmi, e di questi Le dico ora
tutta la mia gratitudine vivissima e così di questa Sua lettera piena di espres-
sioni lusinghiere pel mio volumetto. A Roma chiesi di Lei; mi dissero che
era assente ; ma fu così breve il mio soggiorno costà che non ebbi il tempo
di vedere che pochissimi amici, mentre avrei davvero desiderato di conoscere
l’illustre contessa Lovatelli. Ero all'Hótel Laurati, non al Bellevue e mi fa
specie che il Sabatier non lo sapesse, mentre lo sapeva Antonietta Giaco-
melli che il Sabatier vide a Roma in quei giorni. Ad ogni modo mille e mille
grazie dell’aver cercato di me e dei doni, e delle dediche, e di tutte le Sue
Squisite cortesie. Dai Mirelli e Maria saluti e omaggi, da me un grazie ancora
e ancora di vivo cuore.
Vittoria Aganoor
[Cartolina postale con lo stesso indirizzo delle precedenti]
Cava dei Tirreni - Villa Angelica 7 Giugno ’900
Eccellente Conte.
Grazie vive per la Sua bontà. Ebbi i due giornali? e ne feci lettura
alle sorelle le quali Le sono riconoscenti pel Suo benevolo giudizio sul mio
volume. Io non posso che ripeterle grazie! ancora e ancora anche di questa
Sua lettera e dell’augurio buono che ricambio di tutto cuore. Mi tenga per
obb.ma
Vittoria Aganoor
[Cartolina postale con lo stesso indirizzo]
Venezia 28 giugno '900
Gentilissimo Conte.
Come vede sono a Venezia e la Sua lettera mi viene respinta qui.
Delle mie sorelle posso dirle che ebbero tutte a maestro lo Zanella e mia
sorella Elena e Virginia ? scrissero versi a mio giudizio assai buoni. Altro
x
1) Uno dei giornali è « Il Popolo romano», a. xxviri, n. 154, 5 giu-
gno 1900.
?) Elena aveva anche pubblicato qualche verso, ma molto presto ri-
nunció a questa attività, a cui pure, per cura dello Zanella, le sorelle Aga-
noor erano state tutte iniziate. Nel febbraio 1872 Bernardino Zendrini com-
poneva per la contessa Giuseppina Aganoor 7 cinque ritratti, altrettanti so-
netti, cioé, ispirati da ognuna delle sue figliole e dalle loro qualità. Nello
70 PAOLA PIMPINELLI
non saprei dirle. Sono poi in un mondo di faccende, dovendo ripartire tra
poco per una stazione climatica e lo scrivere a lungo mi è impossibile e
grave pel mio stato nervoso. Ella mi perdona, non è vero ? obbedendo io
alle prescrizioni del medico di scrivere pochissimo. Mi tenga sempre per
Sua obb.ma
Vittoria Aganoor
stesso anno, il 29 maggio, da Perugia Alinda Bonacci Brunamonti scriveva
allo Zanella :
«Egregio Professore, Ho letto con molto piacere i versi delle tre gen-
tili fanciulle, alle quali il naturale ingegno e il sapiente consiglio di Lei sa-
ranno infallibile guida negli ameni giardini dell’arte. Esse, benché in tenera
età, già vi movono così franco il passo e vi sanno scegliere fior da fiore,
che c’è da meravigliarsi non poco e da augurarsene ogni bene per l’avvenire.
Della maggiore Elena mi paiono forti i concetti e con nobile stile
espressi, specialmente nelle due prime e nell’ultima quartina. Nella poesia
della Virginia mi piace la pura e soave malinconia ; e più mi piace il nuovo
pensiero delle illusioni che al nostro sguardo lontano. offre l’aspetto della
luna, mentre la scienza ce ne rivela la nuda e squallida realtà. Il verso
sciolto di questa giovinetta procede semplice e naturale in guisa che po-
trebbe sembrare alquanto negletto, paragonato a quello più sostenuto ed
armonioso della terza sorellina. Nella grotta di Camoens la Vittorina ha
condotto il suo quadretto con pennello tanto sicuro da far negar fede ai
pochi anni di lei. Qui cangerei quel liquor nero che è causa di gioia e di vita
con altra parola più felice. Ma queste sono inezie che neppure avrei osser-
vato, se il desiderio di obbedire a Lei, caro Professore, non mi avesse messo
al punto di voler trovare qualche cosa a ridire in que’ leggiadri lavori.
Intanto la ringrazio cordialmente d’avermi fatto gustare queste elette pri-
mizie, e della benevolenza di cui Ella ci onora
sua d.ma aff.ma Alinda B. Brunamonti ».
Entrambi gli originali sono conservati fra le carte Sabina Gigliarelli
Palmucci. Il componimento La grotta di Camoens è compreso in Poesie com-
plete, ediz. cit., p. 333.
CONTRIBUTO ALLA RICOSTRUZIONE DI CARTEGGI OTTOCENTESCHI 71
LETTERE DI VITTORIA AGANOOR
A EUGENIO CHECCHI
Cava dei Tirreni 1° giugno 1893
« Gentilissimo Signore »,
In che razza di ora negra avete mai scritto questa vostra lettera ?
«La Vittoria d’altri tempi» è vero, non c’è più, ha molto pensato, molto
sofferto, molto imparato, come tutti quelli che da un pezzo hanno passato
quel luminoso ponte dei sedici anni, che al di là s’appoggia a una verde di-
stesa di praterie fresche, molli, fiorite, in cui danzano i pazzi sogni e le lu-
singhiere speranze ; di qua mette a una china rocciosa e rapida, sulla quale
alte rupi di memorie amare gettano un’ombra mestissima. La Vittoria d’un
tempo dunque non ci è più. Ci è però sempre una Vittoria abbastanza forte
ancora, che degli uomini e della vita ha preso il suo partito, e va innanzi
meno male, non più stupidamente fiduciosa, ma filosoficamente serena,
contenta del poco e non più soggetta alla stupida malattia delle delusioni.
Non mi sono accorta di «pungervi» con ironie di nessun genere, in quei
pochi momenti là alla stazione.
Certo che un silenzio di anni, l’indifferenza sprezzante ad avveni-
menti tristissimi o lieti della mia famiglia, non potevano avere rafforzato
la mia fede nella vostra amicizia. Ma dell’obblio o dello sdegno non mi me-
ravigliai punto; altre più acute ferite ci abituano all'obblio nella vita !
— Voi ora, noto, famoso, amato, ammirato, mi parlate del vostro « povero »
intelletto, e della vostra «ignoranza » per scolparvi ? Via! in che momento
nero avete voi scritto questa lettera ? Io sono più sincera, io vi confesso che
mai non ho creduto nel mio ingegno come ora. Che bella e schietta dichia-
razione eh ? Non ho fatto niente che valga, non farò forse mai nulla ; eb-
bene ? e per questo ? io sento che non sono un essere mediocre, io so che in-
tendo molte più cose di molti miei fratelli e sorelle in umanità; me ne
compiaccio e mi basta.
Passare per il mondo inutili sia pure, ma averne capito qualcosa, averne
gustato le bellezze e gli splendori con intensità squisita, con entusiasmi in-
timi e gagliardi, con sapienza di sentimento e di sensazioni è già qualcosa . . .
e mi basta. Poi c’è l'al di là, ove, come disse Pico della Mirandola: — tutto
ciò ch’era in noi e che il mondo ignorò, la poesia muta, le nostre energie
represse, le nostre potenze rotte dalle vicende o dalla malvagità umana,
tutto avrà un giorno sviluppo e trionfo.
Che cosa volete di più ? Vi stringo la mano e con me vi saluta Ange-
lica e la mia Mamma :
Vittoria
E alla Antologia siete andato ?
72 PAOLA PIMPINELLI
Basalghelle 3 ottobre 1894 1)
Che ne è avvenuto di voi o grande taciturno ?....Sempre ho sperato,
durante questo luminoso autunno di veder giungere una vostra riga che mi
avvisasse del vostro arrivo. Ma sì!!! La mia ultima lettera (di quanti mesi
fa ?) non ebbe risposta; è vero; ma a me, che traverso un periodo di
placido e igienico ottimismo, fa più piacere il credere a una birbonata della
Posta che a una scortesia del Checchi. Il Checchi mi ha assicurato mille
volte della sua amicizia, del ricordo affettuoso che serba di noi, e mi si è
sempre mostrato gentile benché talora oblioso ...
La Posta invece me ne ha fatto sempre d’ogni colore, come quella di
tenersi per un mese una lettera e..... voi lo sapete ?). Ora, tanto è vero
ch’io, malgrado l’apparente obblio del sullodato signor Checchi, non ho punto
perduto la fede nella sua disposizione a compiacermi. Vengo a chiedergli un
gran favore. Mi dicono che nella « Rassegna Nazionale » (il fascicolo in data
15 ottobre) vi è un articolo che ha per titolo il mio nome ; si citano i miei
Versi e si criticano, pare benevolmente ; ma il cortese autore dell’articolo
non si degnò di mandarmelo ancora ; feci cercare a Venezia ma non si vende ;
così prego voi, uno dei pezzi grossi della Capitale, uno dei pontefici lette-
rari e degli czar giornalistici a voler trovarmi e mandarmi quel fascicolo
che son curiosa di vedere (o piccola e impaziente vanità femminile!) e vi
manderó subito l'importo di quel numero appena l'abbia. Grazie in anti-
cipazione e scusate la noia che vi do, ma abbiatela come una prova (uggiosa
quanto volete ma prova sempre!) della mia piena fiducia nella saltuaria
ma non meno antica amicizia vostra.
Saluti aff.si dalla Mamma e una buona stretta di mano della vostra
vecchia amica.
Vittoria Aganoor
Basalghelle 5 Novembre 1894
Grazie di tutto cuore, gentile amico, della sua prontezza nel compia-
cermi. Ma che razza di critica, sia pure benevola fa questo buon filisteo !
Dio! che roba! Ha visto ?...— «Vittoria, tu soffri; che hai?» — ...
ai$skoe. snot Ma cosa mai, ma cosa mail..... E poi si fabbrica un ro-
1) Il timbro postale sulla busta è però del 2 novembre. L'annotazione
è di Leopoldo E. Checchi.
?) La frase allude ai rapporti sentimentali (noti da varie fonti) che
intercorsero fra l'Aganoor e Cesare Pascarella : furono troncati — come
si ribadisce qui — da un disguido postale.
cf rt rio rat E ANIA RL i BT EIS IRR n
CONTRIBUTO ALLA RICOSTRUZIONE DI CARTEGGI OTTOCENTESCHI 73
manzetto e me l'appioppa e tira via laudare e incensare con dell'incenso
rancido ...ah che razza di biografo! Bisogna dire che io non sono fortu-
nata: perché se chi per mostrarmisi amico scrive di questa roba, vuol dire
...che una fatalità mi perseguita. Voi forse penserete: — Che ingrata !
che incontentabile. No amico mio; ma certo piuttosto che vedermi mal-
menata cosi benevolmente, vorrei vedermi sbranata da un qualcuno che al-
meno sapesse tener la penna in mano. Son tutte cose che dico a voi in
orecchi; a quel signore ho scritto ringraziando ..... (perché finalmente
mi mandò anche lui quel fascicolo) ma non senza confessargli che tutta quella
cabaletta costruita da lui intorno al mio nome, non mi riuscì eccessivamente
gradita...
Parlate dei versi, santo Dio ! della forma, della forza o della debolezza
di quel tal concetto, delle affermazioni più o meno chiare e sicure di quella
tale disposizione alla lirica, dite per esempio che se ho un merito vero è di
non avere ancora pubblicato un volume dei miei versi, e non aver seccato
nessuno per la prefazione, e la réclame e i «cenni» di rito, ecc. ecc. ma
lasciate stare le «lotte» e «le ferite d'amore» e il diavolo che se le porta !
oh bella !
Dite: non ho ragione di essere furiosa ? Scusate lo sfogo e non fatemi
lungamente aspettare la «lunga lettera» promessa. La Mamma sta bene
e vi si ricorda con molto grata amicizia. Io vi stringo la mano con affetto
e riconoscenza.
Vostra vecchia amica Vittoria Aganoor
Venezia 5 Giugno 1895
Dunque ? Debbo intendere che la pace sia rotta dacapo ? Rirotta cosi
presto ?211.. Già avete visto ch'io non mi ci fidavo molto ma credevo acqua
e non tempesta, ossia credevo che ostilità non si sarebbero riprese cosi presto.
E l'articolo sui merletti che i Marcello stanno aspettando con sete ? e....
Ma che serve chiedere a chi fa orecchi da mercante ? io vi scrivo uni-
camente per constatare che chi ruppe l'alleanza foste voi / Io come ricordo
di questo momento ostile vi mando un numero di Periodico Veneziano ove
sono dei versi miei che conoscete; ma pubblicati, al vedere, paiono piü
belli. Per quel mai? mi giungono molti complimenti e parole che mi fanno
superba, da molta brava gente (brava se non altro perché trova, ch'io ho
dell'ingegno !...) ch'io non eonosco che di fama. Questa mattina ricevo
dal Panzacchi (ch'io non conosco punto di persona) il suo Preludio Lirico
1) Mai!. Servirà da prefazione a Leggenda eterna ; in Poesie complete,
ediz. citi, paio:
74 ‘ PAOLA PIMPINELLI
all’ « Aminta » 9 con una dedica in cui si parla niente meno che di « ammi-
razione devota» e.... non vi dico altro. Vi dico queste cose perché so che
vi fan rabbia, desiderando voi invece che tutti mi trattino come ....gfate
voi! La Mamma persiste a volervi bene ed io persisto ad accusarla di cecità
inguaribile a vostro riguardo.
Nemica vostra Vittoria
Venezia 8 giugno 1895
Dunque è assodato che il torto lo ho io; e sia pure. Ecco qui i versi ?
i quali han portato fortuna al Michetti anche prima d’esser pubblicati. Li
diedi e li lessi ad alcuni amici, e per le rime frequenti e la loro brevità re-
stando facilmente nella memoria, corsero in breve sulle bocche di molti.
Un giorno, essendo io all'esposizione ? mi stupii molto di udire dietro a me
qualcuno che guardando il quadro del Michetti andava ripetendo a un ami-
co : « Guarda là come splendono » ecc. ecc. — e a me quei due erano ignoti.
Il fatto è che ora il quadro è venduto e venduto bene come sapete, e se non
è proprio tutto mio il merito lo è almeno in gran parte.
Lasciando gli scherzi vi domanderò perché ora mi date del lei e ora
del voi. Forse per il gran da fare che avete ? Quando Cifariello 9 avrà fatto
il vostro busto, fatelo fotografare (il busto s'intende, non Cifariello) e man-
datemene una copia. Sappiate poi ch'io non ho nessuna opinione « ottimista »
sul conto vostro ; e quando vi sento dire che «in questa lotta di pensieri,
d’immagini e di forma che sono tanta parte dello scrivere moderno » vi sen-
tite una miserabile cosa dico e ripeto che siete un poseur in tutta l’estensione
recondita della parola. Nessuno io credo ha più di voi le attitudini volute
e richieste dallo scrittore moderno. La lingua impeccabile ; la nervosità del-
l'indole pronta e vibrante come una pila, la felicità dei raffronti, la rapidità
della sintesi, l'originalità dei pensieri. Questa non è un’opinione ottimista,
voi sapete più di me che è il vero, e nient’altro.
Ecco i versi e addio. Vi stringo la mano.
V. Aganoor
1) EnrICO PAnzaccHI, Preludio lirico all’ Aminta, in «Nuova Anto-
logia », 1° maggio 1895, pp. 174-177. In estratto, stampato nello stesso anno
a Venezia da Visentini.
?) La Figlia di Jorio (Quadro di F. Michetti), in Poesie complete, ediz.
cit;,-p. 232.
) L'Esposizione artistica internazionale ideata dal Comune di Ve-
nezia, che comprendeva 516 pezzi fra tele, acqueforti e sculture.
4) Filippo Cifariello, scultore, nato a Molfetta nel 1864.
Eu om AK € An RTL S VITANDA TEIL essit aC ua
CONTRIBUTO ALLA RICOSTRUZIONE DI CARTEGGI OTTOCENTESCHI 75
P.S. Non mi parlate della mia ultima lettera né mi ringraziate del fa-
scicolo che vi spedii col mio Mai? ; perso non può essere andato perché
lo feci raccomandare. Addio ancora e dalla Mamma un mondo di cose af-
fettuose.
Venezia 17 Marzo 1896
Insuperabile amico 1 — La Mamma è furiosamente innamorata di que-
sta vostra lettera, e va ripetendo : « Solo, solo il Checchi può scrivere così ;
caro caro quel Checchi!» — Io....io vorrei fare la scettica e la sdegnosa,
ma voi da quell'amabilissimo stratega che siete, mi avete saputo prendere
meglio che in una rete, coi vostri sottili filtri di lodi. E non c’è no, debbo
confessare (ma ne fremo di dispetto) che le cose che mi dite m’han fatto un
gran piacere. Voialtri forti uomini potete nutrirvi di alte compiacenze bat-
tagliere, di forti trionfi polemici, di larghe vittorie giornalistiche. Noialtri
musette abbiamo bisogno di lodi come i canarini di pignoli ; a togliergli il
pignolo son capaci di non cantar più. No, io non rubai a nessun Péladan,
a nessun Verlaine a nessun Banville a nessun Maeterlinck quella mia im-
maginetta modesta, e il prato verde *) piaceva anche a me, tanto è vero che
lo mandai al « Fanfulla », al « Fanfulla » cui mandai sempre (se ben ricor-
date) la meglio farina del mio sacco perché accolse le mie prime prove con
benevolenza e le ospitò tra le sue colonne sempre. Il Nencioni mi scrisse una
lettera che somiglia molto alla vostra, a proposito di quei nove versi che
come voi chiama: — «un piccolo capolavoro ». Per questo osai mandarli
a voi e al Gabrielli ®) che ringrazierete per me. Ed ora parliamo un po’ di
voi. Non dite per carità che vivete « inerte ». La gente non fa che meravigliarsi
della vostra attività intellettuale, e se voi «fuggite la compagnia di tutti»,
tutti invece corrono a cercarvi sulle colonne del Fanfulla dove voi quasi
giornalmente, profondete a piene mani con una prodigalità da gran signore
la bellezza della vostra prosa, il sapore del vostro spirito, la luce della vo-
stra cultura e tutte le malìe della vostra mente in una parola. Sfido io che
spesso vi sentirete stanco e anche inappagato ; perché in fondo questa gente
che pur vi legge assiduamente, e vi gusta e vi ammira e v'invidia, voi non
la vedete, voi non sapete chi sia ; che ve ne importa ? Ben diverso, il com-
penso d'un commediografo o d'un maestro, che vede che sente tutto un po-
DM. notai; pi 73:
®) È nel mio sogno...., in Poesie complete, ediz. cit., p. 74. L'auto-
grafo, che si trova fra le carte Sabina Gigliarelli Palmucci, è datato 2 marzo
1896.
*) Annibale Gabrielli, nato a Roma nel 1865, avvocato, letterato,
articolista brillante.
76 PAOLA PIMPINELLI
polo, alzarsi, urlare, d’entusiastica riconoscenza per chi gli ha fatto vibrar
l’anima e dato per poco l’obblìo di ogni male. Ma per questo ? Il sapersi
vivo nel mondo, impulso di molte energie, motore di molta luce, non è mica
un piccolo bene. Lasciate a noi, povere piccole anime di sentirci a quando
a quando dei poveri prati solitarii e dimenticati, chiusi d’ogni parte al sole,
cui giunge talora qualche gagliarda e calda eco di vita piena e fervida, e
per un momento desti da una speranza, tornano più solitarii e dimenticati
a sognare nell’ombra.
Verrete quest'autunno a vederci in campagna o quest'estate a Venezia
per farci dimenticare tanti peccati ? Vedete come m’avete resa mansueta
con le vostre paroline sapienti? Godete o Achille del vostro trionfo ?
La Mamma vi dice un mondo di affettuosità che io mi guarderò bene
di ripetervi perché mi fanno rabbia; ma nondimeno vi stringo la mano.
Vostra vecchia nemica .... mansuefatta
Vittoria Aganoor
Venezia 22 Maggio 1896
Voi dunque o illustre Tom sapete scrivere un brillante originale arti-
colo di critica elogiosa anche ad unica base di... rimorso ? di che cosa non
siete voi capace ? Basta a voi anche un miserabile sciopero di trecciaiole per
tirar fuori dai vostri inesauribili magazzini, tanto schietto, fine e squisito
humour da mettere di buon umore anche una povera musetta malata di
gastralgia.
Perché sicuro, io non vi ho potuto subito ringraziare di tanta cortesia
tormentata com’ero da scellerati crampi di stomaco che oggi solo comin-
ciano a darmi tregua. Ma vi scrivo da letto e la calligrafia (già solitamente
poco vezzosa) se ne risente non poco. Sicuro che la mia malattia (chiamia-
mola così benché dati da solo 3 o 4 giorni e possa ormai dirmi in con-
valescenza) non è molto poetica: ma che ci volete fare ? se nel dolore vi è
poesia (come dicono) la gastrite in fondo dovrebbe essere fecondissima di
temi lirici. Ma lasciamo andare perché l’humour non è davvero il mio forte,
e con qualche reminiscenza di crampo allo stomaco non si è «fieri» allo
scherzo.
Per il « Potere sbramarsi » *) non mi dite perchè non vada : sbramare sé.
1) Cita da una strofe di Silenzio, pubblicato a Firenze nel 1895, com-
preso in Poesie complete, ediz. cit., p. 184:
«E al mar che flagellando
le va, senza potere
sbramarsi, le scogliere
chiedere: — Fino a quando ? — »
RN E ORE E i TFR ABETE RR REN PENSINO” ug mum m ISO)
CONTRIBUTO ALLA RICOSTRUZIONE DI CARTEGGI OTTOCENTESCHI 77
Brutto come suono di quei due versi uniti? o forse perché sarebbe meglio
il dire «non si poter sbramare » ma è lo stesso perché il senso è precisa-
mente questo: non «poter sbramare sé stesso ».
Ditemi. Quelle strofe 12 e seguenti sono infatti un po’ oscure. Chia-
rissimo era ed è il mio pensiero, ma convengo che non seppi esprimerlo tanto
chiaramente quanto occorreva. Io volli rendere in certo modo la sensazione
che si prova nel silenzio, sia l'onda del sangue, le pulsazioni del cuore, il
batter dei polsi, noi udiamo (dirò) come il cadere il versarsi continuo come
d’un flutto occulto in occulto mare. È il mite monotono suono d’una lunga
piova ottobrale traverso le imposte chiuse. Ora io volli dire: — La pa-
rola segreta delle cose divote al silenzio ; l'inno fatto di aliti e di ritmi d'ali
(cioè tenuissimo di suono) è come portato da un’onda occulta. Cioè : — passa
continuo e si rinnova senza interruzione, come portato da un’onda continua
ecc. ecc. Magra difesa, ne convengo, e che vi dà piena ragione 1).
Ed ora ai ringraziamenti. Grazie infinite dell'articolo magnifico ; dei
giornali, e della vostra lettera affettuosa. La Mamma è in tanta gloria e non
fa che esaltare il vostro nome. Vi manda saluti entusiastici. Povero Lutti !
Fu anche per noi un vero dolore. Addio e mille volte ancora grazie.
Vostra vecchia amica Vittoria Aganoor
P.S. Mi giungono d'ogni parte lodi sbalorditive del «Silenzio» ma
solo dopo il vostro articolo: oh che spontaneità di giudizio ! ! !
Venezia 26 Maggio '96
« E come un artiglio adunco che afferra qui dentro»... Proprio cosi;
ma per me il male si ferma lì, non mi toglie il respiro ; solo fa spasimare.
Oggi sto assai meglio ; domani spero d'esser guarita. Voi abbiatevi cura,
non fate troppo il bravo, e, quando occorra, mandate al diavolo gli scolari
e le lezioni. Non c'é oro che paghi la salute! Ho letto con gran gusto oggi
nel « Corriere della Sera» l'articolo di Gandolin sui «giornalisti alle tri-
bune», e quel cenno cosi saporito e alla brava che fa di voi. Vi si vede e
vi si sente, e con quattro parole. Io non smetteró di fumare. Fumo poco del
resto. Lo smettere peró mi sarebbe impossibile. In omaggio a un falso amico
io per due anni non guardai né un sigaro né una sigaretta. A me sembrò
un eroismo, e forse, nel suo genere, era ; quell’amico ora non si ricorda nem-
meno (ci scommetto) più il mio nome.... Ma lasciamo andare queste ri-
dicole memorie dell’ultima gioventù. Ora se Dio vuole l’età delle burrasche
1) Tutte le osservazioni si riferiscono alla poesia Silenzio: v. nota
15: Dwesz64
I
I iu
(A M
;
M Eoo
QI eem rin Dale ai Ver Ub coo a SET e MG mese
78 PAOLA PIMPINELLI
é passata. Adagiamoci nella facile gloria che ci preparano gli amici buoni,
sprimacciando intorno ben bene quelle quattro piume delle nostre lirichette.
(L'immagine ha camminato diritta fino in fondo e non mi par vero). Quella
che voi chiamate la vostra «frettolosa prosa» è aspettata, letta, gustata,
e ammirata da tutta Italia ; quando sul « Fanfulla » manca l'articolo di Tom,
si butta via il giornale dopo avervi dato una scorsa sommaria. Una poesiola
ogni mese, non trova amici o lettori che fra mille uno ; a molti sfugge ; i
piü non la leggono, e, fra questi, alcuni per disdegno dell'eferno femmini-
no....in letteratura. Dei lettori uno approva e cento....dissentono e
-... hanno altro per la testa. Vero è bene che quando qualcuno come Tom
ci concede il suo assentimento, non c'é piü nessuno che ci faccia invidia nem-
meno il Tom medesimo. Bellissimo il tema della viaggiatrice ! Fatene pre-
sto un bozzetto e dedicatemela, visto che la resurrezione di quel ricordo
la dovete ai miei versi. Se non mi mandate voi, o buoni amici, all'immor-
talità chi volete che mi ci mandi ? e una vostra dedica mi farà salire un al-
tro gradino. Certo é che dopo il vostro articolo ricevo lettere entusiastiche
da ammiratori spontanei quanto prima muti. Vuol dire che quando vorró
approvazioni dal pubblico non occorrerà ch'io scriva dei versi ; purché voi
scriviate un articolo in mio favore vi crederanno sulla parola e scommetto
che riceveró ugualmente lettere congratulatorie. Questo puó parere uno
scherzo, ma pure, c'é molto del vero sapete !
E dove andaste a pescare nella mia lettera gli epiteti cioè gli « agget-
tivi che sanno d'ironia»? Giuro che d’ironia proprio non volli usarne, né
davvero sarebbe il caso con voi, quando sopratutto fingete d'esser buono.
La Mamma dice che se ci metteste un po' di buon volere potreste be-
nissimo quest'autunno venire per qualche giorno a Basalghelle 9), ma io
vado ripetendole ch'essa prende troppo sul serio la vostra bontà. Va bene?
oh provateci un po’ coi fatti la vostra volontà di starvene un poco con noi!
Vi farebbe poi tanto bene un po' di riposo, di verde, di quiete campestre !
Che belle ore si passerebbero facendovi inquietare da quelle ingrate e scel-
lerate che siamo !
Addio e lasciando gli scherzi, grazie ancora e una buona forte stretta
di mano dalla vostra vecchia amica
Vittoria Aganoor
Venezia 6 giugno '96
Eccellente amico grazie di tutto cuore! A me questo « Punto nero»
pare un magnifico simbolo, che può far molto pensare e filosofare sulla strana
potenza della fantasia quando sia messa in moto da una parvenza di realtà.
1) La residenza estiva delle Aganoor, in provincia di Treviso.
CONTRIBUTO ALLA RICOSTRUZIONE DI CARTEGGI OTTOCENTESCHI 79
Pensate : non è così della calunnia ? Quando i fatti le prove, le proteste di
mille onesti, dimostrino limpidamente che l’imputazione gravante su quel
tale individuo era assolutamente falsa, potete voi guardare il riabilitato,
con l’occhio sereno, col cuore sicuro con la fiducia intera insomma con la
quale guardereste a chi mai non fosse stato tocco dalla calunnia ? Quanti
punti neri, sia pure di semplice ciniglia, rimangono per noi sempiternamente
sul volto o sull’anima di quelli ai quali noi li vedemmo sul volto o sull’ani-
ma (non di ciniglia questi) per un istante ! Quanto quanto fa pensare il vo-
stro « Punto nero » e quanto sono fiera che sia dedicato a me e con così
lusinghiere parole. Voi amico mio mi consacrate davvero all’immortalità
più di questi buoni accademici dell’Ateneo Veneto che mi hanno accolta
nel loro seno vetusto 1).
Dalla Mamma mille saluti pieni di riconoscente affezione ; da me una
gagliarda stretta di mano. Vostra vecchia amica
Vittoria Aganoor
Venezia 1° Dicembre '96
Grazie, amico carissimo, di questa vostra lettera che somiglia un pre-
ludio di Grieg tanto è finemente melodica e filigranata. Ma io dopo tutto
non vi scrivo per ringraziarvi, è invece per comunicarvi un fatto che a me
suscitò molto orgoglio. Voi già sapete che dopo quel vostro articolo sul « Si-
lenzio » io divenni subitamente illustre. Prima nessuno s’era accorto di me ;
dopo molti mi onorarono di benevola attenzione. Ma nel «Marzocco» di
ieri io mi vedo a dirittura unta sacerdotessa in capo delle viventi colleghe
e questa cresima d’arte mi ha naturalmente inorgoglita venendomi da quel
periodico che funge da pontefice massimo degli «esteti».....
Non so quindi resistere alla smanietta di mandarvi quel numero del
« Marzocco » *) giacché non capita tutti i giorni una fortuna simile e se po-
1) La nomina a membro residente fu conferita all’Aganoor nell’aprile
1896. Tra le carte Guglielma Del Buon Tromboni la minuta della lettera
di risposta alla nomina, in cui, ringraziando, l'Aganoor chiede di essere eso-
nerata, per le «speciali condizioni famigliari» dal partecipare alle riunioni,
obbligo previsto dallo statuto per gli Accademici.
®) Nel «Marzocco » del 29 novembre 1896, anno 1, n. 44 (rubrica
Marginalia) : « Vittoria AGANooR — Leggiamo sul Pensiero Italiano uno
scritto del signor Giovanni Canevazzi intorno alla poesia di Vittoria Aga-
noor. L'ammirazione che l'autore manifesta per la nobile scrittrice è da noi
condivisa : anche noi riteniamo che l’Aganoor, indiscutibilmente prima fra
le viventi poetesse d’Italia, occupi anche uno dei posti migliori fra i poeti
che vivono oggi nel bel paese : ma, per dire il vero, avremmo desiderato nel-
80 PAOLA PIMPINELLI
trete far dare ospitalità nel « Giorno per giorno» a quelle poche righe che
mi riguardano, ve ne sarò gratissima, desiderando io moltissimo che sia noto
all'universale (si dice cosi?) la superba patente che mi aggiudicano i Mar-
zocchini. Ho torto? Ma voi sapete che l'appetito viene mangiando e ora
io sono come presa da una sete di notorietà che stupisce perfino un poco
anche il mio stesso io.
Lasciando lo scherzo vi assicuro che veramente la cosa mi ha fatto
piacere e perché inizialmente la devo a voi, ho voluto subito comunicarvela.
Vi mando il Marzocco e tenetelo pure. Il numero del « Pensiero Italiano »
non ve lo mando perché non avreste tempo di leggerlo. E di nuovo mille e
mille grazie sempre e appena mi riesca di scrivere qualcosa di buonino (co-
me intendo io) ve lo manderó pel Fanfulla della Domenica. Saluti entusia-
stici dalla Mamma stregata. Da Maria mille cose amichevoli e da me una
fortissima stretta di mano. Vostra vecchia amica
Vittoria
Venezia 1° gennaio '97
Amico mio, ho la Mamma molto malata da una quindicina di giorni.
Qualche speranza v'é ancora, ma l'età è grave e il cuore fiacco .... Voi po-
tete figurarvi il mio il nostro stato. Dio ci assista e fate che i due vostri an-
gioletti preghino il Signore per lei e per noi. Vi stringo la mano forte. Gra-
zie delle vostre care lettere e dell'affetto vostro. Speriamo.
la vecchia amica Vittoria Aganoor
Venezia, 3 gennaio '97
Amico buono. La Mamma migliora e non tardo un minuto a darvene
la lieta novella. Ci rivedremo, si; ci rivedremo questa primavera se Dio
vuole e sereni. Mando subito ai miei «nipotini» la fotografia della «zia
Vittoria» ma dite loro che i fotografi sono degli ingannatori ; e che le mie
rughe non si vedono sulla carta. Una buona stretta di mano. Vostra aff.ma
Vittoria Aganoor
larticolo un poco meno d'entusiasmo e un poco piü di critica. Ad ogni mo-
do il giudizio, in complesso è giusto ; e l'augurio, col quale l'articolo finisce,
di veder finalmente raccolte in volume le liriche di Vittoria Aganoor, corri-
sponde a un desiderio nostro e di quanti in Italia amano la divina arte dei
Versi ».
Lf No um | REN SS a 26 MEER PIN Te ne i JEN aA Re - IA
CONTRIBUTO ALLA RICOSTRUZIONE DI CARTEGGI OTTOCENTESCHI 81
Venezia 10 Gennaio '97
Carissimo Checchi. La Mamma va sempre benino ; il tempo non ci fa-
vorisce e però non l’abbiamo ancora fatta alzare nemmeno per qualche ora,
ma se un po’ di sole voglia tornare, tenteremo la prova. Saprete che anche
l’Angelica è qui con noi e proprio dai primi giorni della malattia della Mam-
ma. Forse non ve l’ho detto ? È un vero angiolo e un’infermiera mirabile.
Vi manda saluti insieme alla Mamma e alla Maria. Voi dovete farmi il fa-
vore di chiedere al De Gubernatis (ho fatto un segno rosso perché non ve
ne scordiate) se ha ricevuto una mia lettera 9. Se dicesse: no ditegli pure
che in quella mi lagnavo di non ricevere più la Vita Italiana .. . Egli capirà l..
Grazie per le gentili parole che dite pel mio ritratto. Ahimé! non è
che un ritratto e l'originale é tutt'altro. Questa ultima battaglia poi, vi as-
sicuro che mi ha buttata giù anche peggio. Quel Cifariello è una vera cana-
glia; sarà di genio, ma canaglia sempre. Vi ha risposto ?
Un bacio ai nipotini e a voi una gagliarda stretta di mano. Vostra
aff.ma amica
Vittoria Aganoor
Venezia 4 Febbraio '97
Amico buono. L'influenza e l'inverno ormai non si lasciano come due
bravi amanti, e giungono stretti per mano sino alla Primavera devastando
lungo il cammino la povera umanità. Venezia ne é contristatissima e anche
qui in casa abbiamo l'Angelica a letto da due giorni che pare si sia scon-
trata per via con la coppia nefasta. Ora la nostra malatina sta meglio e
forse domani si alzerà, ma tanto ha sofferto di dolori reumatici e accom-
pagnati da febbre e tosse e cento altre diavolerie. La Mamma seguita be-
none e guarda all'Aprile con vivo desiderio e piacere. Voi poi abbiatevi un
po' di cura, se no ci giungerete qui mezzo malato e tutto pallido e scarno
come un esteta (mi dicono che gli «esteti» son tutti pallidi e magri ; veri
« simboli » ambulanti).
Che cara cosa quel vostro articolo sulle marionette ! Come l'abbiamo
letto con gusto la Mamma e io (io cioé l'ho letto alla Mamma) e come sern-
pre cerchiamo e leggiamo nel Fanfulla ogni cosa firmata da voi che mai non
tradisce la nostra aspettazione ! Ma io m'accorgo che divento un po’ troppo
... mite col mio nemico d'un tempo e...non va bene. Le battaglie mi piac-
ciono sempre un «pochino» e questa primavera preparatevi a fener campo.
Si il De Gubernatis mi ha scritto e io ...gli ho risposto. Mi chiese
1) V. lettere ad A. De Gubernatis, 6 gennaio 1897.
82 PAOLA PIMPINELLI
qualcosa per la Vita Italiana e gliela mandai (dico dei versi... questa volta).
Poi non ne so più nulla ?».
Date per me un bacio ai miei nipotini e voi abbiatevi i saluti della
mia Mamma e delle sorelle (l’Angelica resta per ora fra noi) e da me una
gagliarda stretta di mano. La vecchia amica
Vittoria Aganoor
Venezia 24 Marzo ’97
Mio ingegnosissimo amico. Vi mando questa mia alla Redazione del
Fanfulla per evitare un altro seppellimento e un’altra esumazione da qui
a due mesi. Da quella mia ultima lettera la Mamma fu malata una seconda
volta e solo da pochi giorni s’è riavuta, aiutando la buona stagione. Voi mi
chiedete delle « promesse» in ricompensa del lungo oblio ?... volevo dire
dello smarrimento favoloso della mia lettera ? Ne parleremo questa pri-
mavera. Intanto eccovi una succosa lirichetta del Dobrolinbow ? ch'io ho
tradotta proprio benino. Se la volete dare al Gabrielli per il Fanfulla della
Domenica tanto meglio. Io poi vi perdono tutte le vostre mariolerie per il
diletto che avete dato alla Mamma e a me coi vostri articoli sul Fanfulla
tutti pieni d'un humour tutto vostro e alcuni d'un sentimento squisito.
Dev'essere una gran bella cosa il saper scrivere come voi!
Addio e coi saluti della Mamma Mary e Angelica (che partirà tra una
settimana) prendete una buona stretta di mano dalla vostra vecchia amica
Vittoria Aganoor
Venezia 3 Aprile '97
Birichino d'un Checchi! — Ma sicuro che vi perdono ! Mi avete fatto
tanto ridere con la vostra di ier l'altro ! Credermi capace di escogitare un
pesce d'aprile per voi!! È davvero bellissima! Intanto il colonnello se l'é
fatto a lui stesso il pesce d'aprile e penso sarà poi mortificatissimo quando
saprà la cantonata presa. )
Se verrà a Venezia, saró felicissima di conoscere Carlo Segré? che
già conosco e ammiro nei suoi scritti ; ringrazio intanto voi dell'intenzione
e ringrazio lui del desiderio cortese.
1) V. lettere ad A. De Gubernatis 15 gennaio 1897.
?) Che cosa io temo, in Poesie complete, ediz. cit., p. 167. Pubblicata per
la prima volta nel « Fanfulla della Domenica », anno xix, n. 15, 11 aprile 1897.
3) Carlo Segré, letterato romano, morto nel 1936, uno dei condirettori
e proprietari del « Fanfulla»; autore di studi su letterature straniere.
LÍ Mem ume aene carie a D cane Las NL P 8 S UND ty ils STATE AR ecl eR t oe tT e uio BON
CONTRIBUTO ALLA RICOSTRUZIONE DI CARTEGGI OTTOCENTESCHI 83
La Mamma, sì, sta benino e ha riso anche lei delle vostre « supposi-
zioni oltraggiose » ed è contenta che abbiate rivista l'Angelica ed abbia tro-
vato alla stazione di Roma un volto amico. Mi è tanto piaciuto il vostro
«Pesce funebre» sul Fanfulla di ieri! c’è qualcosa che rammenta il fare
di Dickens, qualcosa di comico e di triste ad un tempo, così difficile ad es-
ser ben fuso insieme. C'é anche della civetteria letteraria là dentro. Si, si, non
dite di no. Voi, scrivete ora anche meglio d’un tempo ; siete più...come
dire ? moderno, più fresco, più...non trovo la parola, ma voi m’intendete
benissimo. Volete più perentorietà di questa mia ? giudicare io di voi e con
tanta aria! Ridete ? tanto meglio.
La Mamma e Maria vi dicono tante cose affettuose ed io vi stringo
la mano con un buon arrivederci! La vecchia amica
Vittoria
Venezia 4 Aprile '97
Carissimo Checchi — Non ch'io pretendessi di veder oggi pubblicata
quella mia traduzionetta sul Fanfulla Domenicale ma non vedendola mi
nacque il dubbio di non avervi rimandate le bozze che voi mi raccoman-
daste di restituirvi presto e sulle quali anzi feci una correzione. Le bozze
io qui non le trovo e debbo avervele mandate, ma può darsi che voi le ab-
biate lasciate nella busta, non traendone che la mia lettera. A, scanso di equi-
voci ve ne avviso e s’intende per nessun’altra ragione, niente offesa se giu-
dicaste quei miei versi più degni del cestino che della pubblicità.
Che memoria portentosa avete voi! Dove siete andato a pescare tutti
quei gustosissimi aneddoti sull’Attila e il Verdi e Vittorio Emanuele ?
Una buona stretta di mano. La vecchia amica
Vittoria
Venezia 13 aprile '97
Carissimo Checchi — Grazie a voi e al Segrè del posto dato ai miei
versi e dei numeri del Fanfulla che mi inviaste. Quei versi son piaciuti e
nessuno crede alla traduzione, almeno da quanto me ne scrivono. Dicono :
— «Son troppo disinvolti per essere una versione» — Su per giù mi dicon
tutti così; ma la verità è che sono proprio del Dobrolinbow.
Mando al Segré il mio «Abenèzer»*, e uno ne mando al Gabrielli.
Va bene ? Voi già lo conoscete credo, per questo non ve lo mando.
1) Abenèzer, in Poesie complete, ediz. cit., p. 170.
84 PAOLA PIMPINELLI
Se mi piacciono gli aneddoti negli articoli ? li adoro io gli aneddoti ;
bellissimi anche quelli sul Fambri? ; povero diavolo e povera famiglia !
Vi ho detto che io sono la madrina dell'ultima figliuola di Paulo ? Sicuro !
La tenni al fonte battesimale (è proprio il caso di dire fenni) mentre urlava
e si dibatteva a suo modo sotto la doccia fredda dell’acqua benedetta. A, ri-
vederci presto.
p Vittoria Aganoor
Venezia 21 Aprile '97
Carissimo Checchi. Prima di tutto vi diró che il vostro aneddoto sulla
Caglioni e la Ceritto ? fece ridere fino alle lagrime non solo noi ma anche
Righi e Pastro ? che sedevano con noi alla domestica mensa. Righi poi
volle che gli rileggessi non una ma due, tre, quattro volte le risposte del sol-
dato austriaco e non la finiva più dal piangere a furia di ridere e dall’asciu-
garsi gli occhi riboccanti di umore gaudioso (direbbe qualcuno dei nostri
esteti) sicché mi rifiutai assolutamente di andare innanzi nelle repliche se
prima non si fosse un poco calmato. Pastro seguitava a ripetere: «Ma
savì, che Checchi xe unico ! ma savì che lu solo sa far de sti articoli? E
dove po valo a trovarli fora sti aneddoti così gustosi? Mi digo che el seli
inventa lu!!!».
La Mamma invece sorrideva tutta orgogliosa e ogni tanto usciva a dire :
— Caro quel Checchi! — Io bevevo un po’ d’acqua perché avevo la gola
arsa a furia di rileggere per compiacere il Senatore e ridere a mia volta. La
Mary se la godeva un mondo e per la cosa e per vedere il Righi in quello
stato di eccitamento spasmodico. Questa è la pura verità. Ma altrettanto
vero è che io non scrissi ma un verso in veneziano né mi ci son mai provata.
Chi sa che un dì o l’altro non tenti ? * Ma voi dovete togliermi una curio-
1) Per il Fambri, v. Lettere di Enrico Nencioni... cit., p. 199; in
questo articolo Lettere... ad Angelo De Gubernatis, n. 1, p. 62. Il «Fan-
fulia della Domenica » ne pubblicó il necrologio, a firma Gilberto Secrétant,
nel n. 15, anno xix, 11 aprile 1897.
?) La trascrizione dei due nomi desta qualche perplessità : non po-
trebbe trattarsi delle ballerine Maria Taglioni e Fanny (Francesca) Ceritto ?
*) Il primo è il senatore Augusto Righi, amico e amministratore del-
lAganoor. Luigi Pastro (Selva di Volpago 1822-Venezia 1915), medico e
patriota, creato senatore nel 1910. V. anche VITTORIA AGANOOR, Per il bu-
sto di Luigi Pastro (Opera dello scultore Urbano Nono), in Poesie complete,
ediz. cit ip. $235;
*) Il tentativo fu fatto, vari anni più tardi. Fra le carte Sabina Gi-
gliarelli Palmucci, a firma Vittoria Aganoor Pompilj, si trova un componi-
mento in dialetto, in quartine di settenari, intitolato Da Giovanni Ventura.
CONTRIBUTO ALLA RICOSTRUZIONE DI CARTEGGI OTTOCENTESCHI 85
sità. Come mai vi è venuto di punto in bianco il bisogno d’una lirica vene-
ziana tanto da dovermene telegrafare ? Sono desolata di non poter subito
compiacere il cortese desiderio e sono molto grata ai vostri colleghi d’aver
pensato a me. Ma un perchè ci dev'essere e voi dovete dirmelo.
A rivederci presto e una buona stretta di mano dalla vecchia amica
Vittoria
Dalla Mamma, dalla Mary, da Pastro da Righi entusiastici saluti.
Venezia 4 Maggio ’97
Sapete? La vostra lettera m’aveva (debbo proprio confessarvelo)
dolcemente commossa. Sì; questo è il vero. Ma...dopo....lessi il vostro
delizioso e scelleratissimo articolo sul Fanfulla, e quel vostro desiderio di
non tornarvene a Venezia ma di procedere nelle lontananze azzurre del ma-
Messe. mi guastò la ingenua impressione. Ah mio ingegnosissimo amico
come sapete bene‘... suggestionare il vostro prossimo ! e come noi, poe-
ti-femminucce siamo pronte alla credulità! Con tutto questo il Checchi
andando via ci ha lasciate molto sole; e questa non é uma frase.
La Mamma vuole vi ringrazi e con vivo affetto della vostra lettera e
così la Maria. Io mi son letta la vostra, da me, e con raccoglimento in-
tenso ; ma, come dissi, l'articolo che lessi dopo mi inferoci contro di voi.
Dunque il Gabrielli ebbe dalla sua la fatalità ? Come me la sarei go-
duta a udire non vista i « vifuperi » del Segrè alla povera vittima ! Le preoc-
cupazioni palesi del primo, non potevano derivare da un qualche presenti-
mento ...sicuro dell'incontro ? Badate che voi due forse non siete a parte
di tutte le vicende intime di « Annibale » e, come sapete, il figliuolo d’ Amilcare
non fu mai molto amico dei Romani.
Oggi fui all'Esposizione con una piccola frotta di signore triestine
e Pastro e Orvieto ?, Questi mi disse ch'egli non salpò con gli altri marzoc-
chiani sulla barca a vela e che lo scribacchiare del Gabrielli non sdegnó sul
serio nessuno.
Ricordateci tutte ai vostri simpatici amici che fanno una vera ecce-
zione tra la gente d’ingegno, non essendo per nulla posatori. Baciate per
me i vostri adorabili nipotini e non mistificate le vecchie amiche.
Vi stringo la mano
Vittoria Aganoor
1) Seconda Esposizione internazionale d’arte della città di Venezia,
aprile-ottobre 1897 ; il « Marzocco » le dedicò molti e lunghi articoli.
®) Angiolo Orvieto, uno dei fondatori del « Marzocco ».
86 PAOLA PIMPINELLI
Venezia 12 Maggio '97
Amico mio — Non vi ho scritto prima perché come voi dite: «le pa-
role fra noi due sono perfettamente inutili». Ma pure voi non leggete a
fondo nella mia anima altrimenti m'avreste mandato a quest'ora quel libro
del De Vogüe ? di cui mi parlaste e che qui a Venezia non si trova. Vi ho
addolorato ? Scusatemi, ma io scherzavo piü che altro. Che vi si vuol bene
e molto bene voi lo sapete benissimo ; non si puó quindi deliberatamente
darvi un dolore.
Grazie del Giornale di Sicilia con quel brutto Checchi. Come vi hanno
conciato ! Bellino invece quel cenno sulla vostra onnipotenza. Abbiamo
letto con molto interesse gli scritti su Venezia del Segrè e del Gabrielli ? ;
bellissimi. Quest'ultimo come sta dopo la scossa avuta in viaggio ? Io fui
molte altre volte all'Esposizione e comprai anche un quadro norvegiano
che voi pure trovaste bello. « Luna nascente» del Müller ; costa mille lire per-
ché laggiù i pittori non sono burbanzosi come i nostri. Il Mainella chiede
di una riproduzione d'un suo acquarello due mila lire ; gli originali se li tiene
«per memoria del suo viaggio in oriente». O perché non potrebbe tenersi
la riproduzione per memoria? Il Sartorio dei suoi quattro o cinque disegni
chiede ottomila lire ; e via cosi. Il « Duello » di Répine piace sempre ma non
di più. I quadri del Schereschewsky (Una tappa di deportati in Siberia, ecc.)
vanno invece acquistando nella stima del pubblico.
Il Mare del Belloni a me sembra una meraviglia, ma in generale non
sento che desti entusiasmo ; quello del Fragiacomo piace meno; trovano
il colore falso.
Ma basta o io diventeró un cronista dei piü piatti.
Scrivetemi e ditemi tante belle e care cose. Avete capito ? ditemi per
esempio ..... ma cioé no, vogliatemi bene e fate che il Luglio venga presto.
Dalla Mamma tante cose d'affetto e dalla Maria una buona stretta
di mano. Io ve le porgo tutte due e ve le abbandono.
Vittoria
Venezia 16 Maggio [1897]
Grazie mille amico caro e buono e del libro e della lettera. Adorabile
visionario che vi divertite a ingigantire con la vostra mirabile fantasia me-
morie e sentimenti, impressioni e sensazioni, tutto; per una (io penso) incon-
1) Melchiorre de Vogüe, accademico di Francia; intervistato da An-
giolo Orvieto per il « Marzocco » (anno r, n. 10, 5 aprile 1896).
®) CARLO SEGnE, Fra memorie e speranze. Una gita a Burano e a
Torcello; ANNIBALE GABRIELLI, Gli artisti italiani all'Esposizione di Ve-
nezia, in « Fanfulla della Domenica», anno xix, n. 19, 9 maggio 1897.
CL eem eae eee manie Vds Donar a DISTINSE i VE ERRO ceo cm ut
CONTRIBUTO ALLA RICOSTRUZIONE DI CARTEGGI OTTOCENTESCHI 87
scia sete artistica di illuminare e abbellire il vero. Un silenzio, uno scherzo,
un rimprovero ; vi fanno almanaccare per delle ore ? Voi siete più poeta
del D'Annunzio e v'invidio. Non vi darò più tutte due le mani giacché ne vo-
lete una sola; e anche questa vertenza è chiusa. Vado sì spesso all'Esposi-
zione ma non più con Pastro che da una settimana è a Milano. Vado con
qualche amica. Ieri fu il Ciardi? che mi condusse in giro e cioè mi seque-
strò su quella loggetta o ponte di legno che congiunge due sale e volle ci si
sedesse lì a guardar la Laguna e la gente che ci passava innanzi. Era di buon
umore e si passò (io e un’amica mia) un’oretta piacevolmente. I Marzocchiani
sono ancora qui e vediamo spesso Orvieto che doveva partire una settimana
fa e che non ha ancora fissato il giorno della partenza. Ha scritto parecchie
poesie che ci lesse su Torcello ; S. Lazzaro ; S. Francesco del Deserto ; ecc.
ecc. e che manderà, mi figuro, al Marzocco. È in fondo un giovane molto
per bene e d'una amabile conversazione. Voi avete «soggezione» di me?
Perché dite di queste cose ? E poi volete ch'io vi creda abbandonatamente ?
Io non vi parlo ogni volta dei vostri scritti per non uggirvi, ma ogni volta
certamente ch'io leggo qualcosa di vostro sento svegliarmi in mente un
mondo d'idee che come una luce o un canto ha tolto dal sonno in cui erano
immerse. Questo sempre. Io non faccio frasi e mi vergognerei a farvi dei
complimenti.
Abbiamo un tempo perverso che mette addosso la tetraggine. Non
mi pare d'aver piü un'idea in testa e di non saper piü scrivere un verso.
Tutte le nebbie e le melanconie del mondo sono cadute su questo maggio
vile che non trova la forza di ribellarsi e trionfare.
Vi stringo la mano, una mano sola, s'intende.
Vittoria
Venezia 25 Maggio '97
Amico buono. Sì, avete scritto in una giornata di nebbia, e di malin-
coniche nebbie é tutta piena questa vostra lettera. Vi é anche della con-
tradizione. Voi, per esempio, in una pagina dite: — «Io che non aspetto
piü nulla da nessuna parte, che non spero piü nulla, che vedo l'avvenire
composto di una successione più o meno breve di giorni un po’ tutti uguali
fra loro ecc. ecc. ». — e in un'altra facciata scrivete : — «I sogni miei sono
audaci ; rasentano l'iperbole e l'impossibile ». Ebbene io non vi capisco. I
sogni non includono delle speranze ? Questo per provarvi che avete scritto
in un momento nervoso ed è una ragione per perdonarvi i delicati eufemismi
che adoperate per darmi dell'ipocrita.....
1) Della famiglia di pittori veneziani è probabilmente Guglielmo
(1842-1917).
+ DI io Dorsi BETA DM gl
88 PAOLA PIMPINELLI
Le «parate» i «sapienti ritiri» non vogliono dir questo ? La «sen-
sitiva, l'essere che guizza di mano quando la mano si attenta a stringerlo
per impedire che fugga », non vogliono dir questo? Ho detto che vi perdono
amico mio, perché l'accusa mi avrebbe offesa se meritata ; me ne sento cosi
lontana che non mi tocca. Perché risposi scherzando alla vostra ultima let-
tera tutto questo ? Ma ditemi voi, va poi bene cavalcare in groppa all'iper-
bole che vi piace tanto ? non é pericoloso, non é anche assurdo ? Voi avete
nella vostra anima tanta gagliarda giovinezza da amare le battaglie e le
tempeste ; io sono, in questo, mille volte più vecchia di voi e non scendo vo-
lentieri in campo, e corro al coperto se sento brontolare il tuono. Tutto ció
che é violento mi spaventa, perché ricordo, e so che fa tanto soffrire ; ecco ;
se sono queste le mie parate e i miei sapienti ritiri, voi potete ben chiamar-
mi e pensarmi imbelle e avrete ragione. In quanto al sognare poi, chi non
sogna ? questo non si può impedire al proprio spirito ; sfido io | E dopo que-
sto sarete naturalmente piü in collera di prima e non mi vorrete piü bene
ed io ve ne vorró ugualmente e tantissimo e seguiteró ad essere la Vittoria
del 95 e del 97. Chi vedo ? i soliti. La Canevaro, i Marcello, la Centa ....3);
molti ormai sono andati in campagna e qui é rimasta la piova, una piova
che mette addosso cento melanconie; aggiungete a questo le lettere dei
cattivi lontani amici, che dicono alle piccole lontane amiche cose ingiuste
e pungenti, e vedrete che non c'é punto da star allegri.
Addio. Vi porgo la mano senza rancore e vi perdono.
Vittoria
Venezia 31 Maggio '97
Amico mio - Cosi va bene. Certo che «vi lascio sognare ». La regione
dei sogni é il nostro rifugio e la nostra consolazione. Nessuna realtà puó
raggiungere gli azzurri e gli irraggiamenti di quei cieli portentosi e se il vero
ci appagasse interamente il sogno sarebbe un assurdo. Non posso peró augu-
rarvi che «l'amore delle battaglie e delle tempeste» muoia in voi; finché
dura é segno che in voi sono ancora vive tutte le energie giovanili e le ma-
gnifiche audacie dell'anima gagliarda.
Niente di piü triste e desolato di certe inerzie spirituali che non con-
sentono fantasticaggini e aspirazioni di qualsiasi genere, segno di irrepa-
rabili devastazioni, dove tutto é morto anche l'ultime radici profonde. S'io
saró per voi la piccola luce che rianimava la fede di Colombo, stanco delle
perfidie marine ed umane, ne saró orgogliosa ; essere, per un nobile cuore
e un alto pensiero, luce e forza, è una parte superba, anche se la virtù no-
stra d'illuminazione e di rinforzamento non è che nella fantasia di qualcuno.
1) La copia del Checchi lascia il nome incompleto.
b SE , T m Ve uova
oo RENE LR tuy MW MM sum cM MED. Tr * a LI Lo dd »
CONTRIBUTO ALLA RICOSTRUZIONE DI CARTEGGI OTTOCENTESCHI 89
State dunque pubblicando una raccolta di quei vostri deliziosi rac-
conti ? 9 « Pagliaccio » non lo rammento ora; forse una parola basterebbe
a farmelo tornare innanzi subito. Voi lavorate, voi potete farlo. Io sono
presa come da uno scirocco mentale che attarpa ogni foglia e ogni fiore ; ogni
tentativo di fioritura fantastica.
La Mamma ora sta proprio benino e anche la Mary. Io non sto male,
ma mi sento pigra, inerte, svogliata come non mai. Sarà la stagione ; il
tempo sempre in convulsione ; saranno i nervi. Il fatto è che non um'idea
passa nella camera oscura (davvero scurissima !) del mio cervello, e mi sento
invadere da un tedio ineffabile specialmente del mio signor io. Ma passerà
certo. Addio. Una buona stretta di mano.
Vittoria
Venezia 16 Giugno '97
Vi scusate per non avermi scritto da molti giorni; ma sono io invece
che dovrei farlo per non avervi nemmeno ringraziato del vostro mirabile
« Pagliaccio », un vero gioiello, che subito mi rammentai d’aver letto e d'a-
verne avuta un'impressione profonda.
Quando sul Fanfulla leggo qualcosa di vostro, dico sempre alla Mam-
ma: — Ma come mai può trovar forza ogni giorno per scrivere due o tre
colonne di prosa brillante, aneddotica, teatrale o artistica, mondana o bio-
grafica ? — E vi ammiro e anche un poco vi compiango per non poter mai
avere un po' di riposo.
Vi ho rimandato il romanzo del De Vogüe perché ve l'avevo chiesto
in prestito e voi non me l'avevate regalato. Lo trovai mirabile per certi
pensieri, e descrizioni, e osservazioni finissime, e mi parve che quell'invero-
simile intreccio fosse messo li unicamente come pretesto a svolgere quelle
idee dei due corrispondenti. Ma forse sbaglio. Quel che ieri scrivevate sul
Fanfulla a proposito del Re del Siam e del Gordigiani, è davvero meravi-
glioso ; e.... volete ve lo confessi ? mi sa un poco di amichevole réclame.
Fu il Gordigiani stesso che vi comunicó quei particolari o sua moglie ? Deb-
bono ad ogni modo, esservi grati tutt'e due dell'apoteosi che dedicaste al-
l'artista.
Qui la salute é buona, e aspettiamo Virginia Domenica, la qual cosa
ci mette naturalmente di buon umore. La Mamma mi dice sempre: — Ri-
cordati, quando scrivi al Checchi, di mandargli tanti e tanti buoni saluti
1) Nel 1897, di Eugenio Checchi usciva per i tipi di Carrara, a Mi-
lano, Giardini storici romani, Pincio e Gianicolo : biografie, macchiette,
scritti in penna con disegni del pittore G. Campi.
90 PAOLA PIMPINELLI
per me; e cosi la Maria. Ecco fatto. Vi ringrazio delle cose molto gentili
che mi dite, ma temo vi facciate delle grandi illusioni sul conto mio ; io non
sono, come voi credete, uno di quegli esseri sempre equilibrati e savii, fatti
apposta per « consigliare, spingere o moderare o rimproverare », specie di
Solone in gonnella, venute al mondo pel bene dell'umanità. Tutt'altro. Io
mi do a quando a quando delle ariette importanti, e magari consiglio e rim-
provero, tutto quel che volete, ma la verità è, che io, più di chiunque, ho
bisogno di consiglio e spesso di rimprovero. Vi è in me qualcosa di selvag-
gio che riesco faticosamente a moderare e che ogni tanto si afferma in cu-
riose ribellioni e in impeti deplorevoli. Impeti di pensiero e spirituali, s'in-
tende ; non vorrei voi mi credeste un essere pericoloso da doversi tener lon-
tano. Una buona stretta di mano dalla vecchia amica
Vittoria
Venerdì 21 Giugno '97
Caro Checchi - Vi restituisco la cartolina che non va buttata nel ce-
stino perché ha servito di documento e i documenti van tenuti e serbati gelo-
samente. Nella mia lettera vi erano dunque delle « maliziose supposizioni » ?
Me ne pento e mi confesso colpevole. Va bene ?
La Virginia venne da Napoli sola ed era incerta della corsa che avreb-
be presa temendo d’incappare con la partenza del Re ; per cui solo all’ul-
timo si seppe che sarebbe giunta ier sera, con un telegramma. Ecco perché
non vi avvisai del suo passaggio, non potendo farlo in tempo. Certo al ri-
torno non mancherò di scrivervi, ma resta con noi tre mesi e voi potrete ve-
derla qui alla fine di Luglio se verrete ; ma una vostra frase accenna ad un
mutamento di propositi.
Bellissimo quel vostro articolo sul «Sogno di Primavera»? benché
non abbastanza ... coraggioso. Non so dire, ma mi sembrò troppo ... come
dire 2... diplomatico.
È qui il Boccafurni 9 che mi secca, insistendo per farsi editore dei
miei versi. Per finirla gli dissi che non avevo intenzione per ora di pubbli-
carli, ma, se mai, avevo promesso a voi di non chiedere altro ausilio che il
vostro. Ve ne avviso perché se mai ve ne parla voi non caschiate dalle nu-
1) EucENIO CHECCHI, « Sogno d'un mattino di primavera», in « Fan-
fula della Domenica », anno xix, n. 25, 20 giugno 1897: a proposito del
dramma dannunziano rappresentato da Eleonora Duse a Parigi, e del tra-
duttore francese di D'Annunzio, G. Hérelle.
?) Vincenzo Boccafurni (1867-1923), modesto letterato calabrese che
diresse la « Roma letteraria ».
E ine arr ita SNA OD 109-0 i TRAI nnm s th cet e di a BONN gym vu,
CONTRIBUTO ALLA RICOSTRUZIONE DI CARTEGGI OTTOCENTESCHI 91
vole. Avete visto che incensata al mio quadro nell’ « Italie » del 14 Giugno ?
Che bravo uomo dev'essere quell'Arbib 9 se ha trovato modo di dedicare
due righette della sua critica artistica anche a me, e a tutta mia laude ! Se
lo conoscete ringraziatelo per conto mio. Gli perdono di aver bistrattato il
mio cognome e di avermi trattata come una Carneade qualunque. Glielo
perdono, benché, dopo un certo articolo del Checchi sul mio « Silenzio »
non dovrebbe esser permesso, a nessuno che si rispetta, di non sapere chi
io mi sia. Ridete ?
Una buona stretta di mano e ditemi pure e sempre le orrende cose
che pensate a mio riguardo e che dovrebbero suscitare i miei selvaggi im-
peti e le mie formidabili ribellioni. Saluti affettuosi da tutti.
Vittoria
Venezia 21 Giugno sera [1897]
Caro Checchi, Vi scrivo qui dietro una versione dialettica ? delle vo-
stre frasi. Non credo siano testo di vernacolo, ma insomma possono andare.
« Facenda » si scrive così, ma si pronuncia «fassenda» ; « minaccie » si scri-
ve così, ma si pronuncia « minassie » ecc. ecc. Se avete qualche dubbio poi
non avete che da andare alle Venete e là troverete certo qualche nostro de-
putato, veneziano autentico, e non bastardo come me, che potrà dirvi meglio.
Intanto pensando che vi preme aver subito la traduzione, anche se non
perfetta, ve la spedisco com’è. Una buona stretta di mano.
Vittoria
Cara ela la diga: cara ela la se senta.
La me favorissa la lettera se no ghe dispiase.
Cara ela la scusa : lu che xe avocato el me spiega un pocheto sta fa-
cenda ; el me la buta in soldoni.
Cosa xe nato ? do avocati che barufa. Una lettera con dei bezzi drento
che xe stada robada.
Ma cossa mai dixela ? (oppure) Ma cosa mai! Se tratta d'una lettera
anonima con minaccie de morte. Chi sa mai cossa sarà la verità! No se xe
boni a capir un bel gnente.
La me scusi — de grazia la me daga logo. Cara ela mi de tute ste cia-
cole no ghe credo una maledeta. La xe roba del governo, xe el governo che
fa nasser sti desordini.
1) Probabilmente il giornalista, scrittore e politico Edoardo Arbib
(1840-1906).
?) Evidentemente, per dialettale.
92 PAOLA PIMPINELLI
Venezia 23 Luglio '97
Carissimo Amico.
La notizia che mi date non mi sorprende ; vi avevo, mi pare, già scritto
che vedevo mutato il vostro proposito e voi, non so perché, protestaste, men-
tre se, come dite, la vostra figliuola é da due mesi malata, non potevate
certamente esser disposto a lasciarla nemmeno per una quindicina di giorni.
Ad ogni modo non intendo perché voi vi crediate obbligato ad ammassare
ragioni su ragioni per spiegare il mutamento, e vi sbracciate a ripetere che :
— avete assunti impegni dai quali non potete piü ritirarvi —, quasi teme-
ste che qualcuno qui dovesse assalirvi con dei rimproveri o delle insistenze
sconvenienti. Voi sapete che la vostra venuta ci avrebbe fatto piacere, ma
che non fummo noi ad averne l'idea; é ben naturale che le esigenze della
vostra famiglia debbano essere le sole ispiratrici dei vostri itinerari.
Noi, grazie a Dio, stiamo bene, e buone piove hanno un po' mitigato
i forti calori. Noi resteremo qui, fino alla fine d'agosto, poi alla nostra verde
Basalghelle tutta piena di ricordi cari e tristi. Di questi giorni, l'altr'anno,
il povero Nencioni? era ancora vivo e sperava ancora nella guarigione, e
non vedeva impossibile il ritornare laggiü, in quel nostro quieto eremo dove
egli aveva passato tanti giorni sereni... Ma non parliamo di melanconie.
Non capisco le ferocie del D'Annunzio: forse l'avete colpito nel de-
bole; ma a me pare gli abbiate detto anche cose assai lusinghiere ?).
La Mamma e le sorelle vi salutano con molta amicizia, io vi stringo
la mano. La vecchia amica
Vittoria Aganoor
Venezia 23 Agosto '97
Carissimo Checchi.
Io vi «perdono» di gran cuore....Ma non so in fondo di che cosa
debbo perdonarvi. Del lungo silenzio ? ma voi non mi avete mai abituata
a lettere frequenti. Dell’esservi scusato con troppa insistenza di non poter
venire mentre noi avevamo già capito da un pezzo che avevate mutato pa-
rere ? ma questa non è certo una colpa e tutt’al più una inesplicabile in-
conseguenza. Dunque ? non so proprio di che cosa vi sentiate colpevole.
A, quest'ora il vostro discorso sul Donizetti ? avrà avuto un brillante
successo, ma permettetemi di non credere che lo dobbiate al mio nome che
non ha mai portato fortuna a nessuno, e meno che meno a me, tanto è vero
1) V. Lettere di Enrico Nencioni...cit.
?) V. nota 1, p. 90.
3) Discorso tenuto a Bergamo il 22 agosto 1897, pubblicato nel « Fan-
fulla della Domenica », anno xix, n. 35, 29 agosto 1897.
Mti e a TI ARNO e e READ UE gy vum
CONTRIBUTO ALLA RICOSTRUZIONE DI CARTEGGI OTTOCENTESCHI 93
che l'anemia mi ha ripresa nelle sue unghie e per quanto io la combatta col
ferro (non alla mano) in tutti i preparati, non vuol lasciarmi andare. Ora
andiamo in campagna e spero che quell'aria sana e un po” di verde e di quiete
farà meglio di ogni intruglio.
La Mamma va proprio benino e così Maria e Virginia. Tutte vi salu-
tano e io vi stringo la mano. La vecchia amica
Vittoria Aganoor
Venezia 23 Dicembre ’97
Carissimo Amico.
Io capisco poco delle « doccie fredde » delle quali mi parlate. So che
dopo la mia ultima lettera voi non scriveste più e pensai che le vostre occu-
pazioni fossero cresciute e non volli forzare la vostra cortesia a una rispo-
sta con una nuova lettera. Ecco tutto. Io fui malata tutto l'autunno e ora
solo vado rimettendomi. Così riprendo le corrispondenze con i lontani amici
e mi ricordai così ai vostri nipotini.
La Mamma e Maria vi dicono tante cose amichevoli e insieme a me
vi mandano augurii fervidi di bene. Io vi stringo la mano con l’antica ami-
cizia.
Vittoria Aganoor
La Mamma ha passato l’estate e l’autunno benone e seguita così. Mary
pure benissimo e dalle lontane ottime nuove *).
Venezia, 9 Gennaio '98
Carissimo Amico, dal 1° Gennaio la Mamma non si sente bene e questo
vi spieghi perché non vi ho subito risposto. Oggi comincia a riaversi la nostra
malatina, ed io ve ne do subito la buona nuova sapendo il bene che le
volete.
Riprendo la vostra lettera del 1° gennaio ed ora, ormai tranquilla sulla
salute della Mamma, sorrido per le vostre prime parole. Voi siete di buon
umore e vi divertite a scherzare sulle frasi. La prima volta che vi accadrà
di cominciare una lettera a me con un: Vittoria cara, piuttosto che con
un: cara Vittoria, penso che potrete far a meno di mutare il foglio, perché,
sia pur affettuoso il primo modo, non può per nulla offendermi. Che un
1) Fino a questo punto la copia delle lettere è su carta intestata :
Banca d’Italia - Ufficio Stampa, dove Leopoldo E. Checchi ebbe per un
certo periodo un impiego.
SILA i A DAP RIVA NO Nd va ——
94 PAOLA PIMPINELLI
vecchio amico debba pensare le forme da usare per cominciare una lettera,
non può essere che uno scherzo.
Io questo autunno soffersi di dolori intercostali e forte depressione
nervosa, per cui il medico mi vietó ogni genere di occupazione. Ancora non
scrivo che brevi lettere e leggo qualche poco alla Mamma, ma esco due volte
al giorno per espresso comando del medico, e mando giü del ferro parecchie
volte in un giorno, e mangio bistecche e...sto meglio. Ecco tutto. Figu-
ratevi se sono in forze per occuparmi di volumi ! Ma certo non ho scordato
la vostra affettuosa offerta che mi toglierebbe la più gran noia del pub-
blicare.
A quest’ora spero sarete guarito dalla influenza, ma abbiatevi cura
in questa perfida stagione. Nessuna novità o solo questa che il Carducci
m'invió la sua Ode alla Chiesa di Polenta con una graziosa dedica*. Il
dono mi giunse inaspettatissimo, 1° perché io so il disprezzo del « Sommo
Poeta » per le donne scrittrici, e 2° perché io non osai mai mandargli un solo
mio verso. Ne fui superba.
Dalla Mamma e da Maria mille saluti affettuosi. La prima vi ringrazia
vivamente della vostra cara lettera. Io vi stringo la mano con l’antica ami-
cizia.
Vittoria Aganoor
1) La minuta della risposta dell’Aganoor al Carducci è fra le carte
Sabina Gigliarelli Palmucci : « Venezia 29 Nov. 97
Illustre Senatore,
Io sono malata da alcuni mesi e la mia depressione nervosa è tale che niente
più mi commuove e mi accende che non sia assolutamente mirabile o ina-
spettato. Sentii con gioia risuscitare in me la forza dell’entusiasmo, solo
quest'autunno in campagna, quando lessi per la prima volta l'Ode Sua alla
Chiesa di Polenta. Oggi sento che in me risorge anche l’orgoglio e debbo
a Lei queste resurrezioni. Dopo questo parlarLe della mia gratitudine è
inutile. Certo io mi so figurare che senza l’affettuoso stimolo dell’eccellente
Silvia Ella non avrebbe pensato a me; ma so anche (e questa convinzione
mi s'é fitta nell'anima leggendo quasi tutto ciò ch'Ella scrisse) so anche che
nessuno al mondo potrebbe farle fare cosa ripugnante al suo carattere e al
suo giudizio. Per questo sono fiera delle parole scritte su questa Ode mera-
vigliosa. Dei miei versi pochi Le piacciono e poco Le piacciono, natural-
mente, ma qualcuno ne «ricorda ». Che cosa potevo sperare di più dal Car-
ducci? da Lei? Ella sa che io non osai mandarle le mie misere prove, mai,
né le raccolsi mai in volume ricordandomi le sue terribili parole, della pre-
fazione alla Vivanti, e questo mi parve il migliore omaggio che per quanto
stava in me, potessi fare a Lei. Io non so dirle altro ; non so nemmeno più
scrivere ma volevo Ella sapesse che alla povera malata Ella ha fatto del
bene. Devotissima Vittoria Aganoor».
I Mee eem ame a pan nre a D aaa Lie SANI A RD ti TIRI RR n
CONTRIBUTO ALLA RICOSTRUZIONE DI CARTEGGI OTTOCENTESCHI 95
: Venezia 22 Aprile ’98
Carissimo Amico,
La vostra lettera ha fatto un gran piacere a tutte noi e specialmente
alla Mary i di cui piccoli doni voi mostraste di gradire con tanta cortesia e
che ora ci dite come vennero accolti dai vostri frugolini. A quest'ora avrete
veduto l’Angelica passata da Roma ieri. Vi avrà portato i nostri saluti. Voi,
sempre memore anche dei piccoli incarichi delle vecchie amiche, non avete
trascurato di informarvi su quel tal matrimonio ... ideale, da quanto pare.
Sarà stato un sogno della signora Fortuny, chi sa mai per quale ragione
espresso ! Del resto la cosa era d’una importanza molto relativa, ed ora ho
rimorso di avervi fatto perdere del tempo per una cosa simile. Grazie ad
ogni modo ; e abbiatevi cura e non ricominciate troppo presto la vostra vita
faticosa; quando si è malati si soffre tanto e si fa tanto soffrire quelli che
ci amano ! La nostra vecchia cameriera va così e così; sarà cosa assai lun-
ga e non si riavrà mai completamente, temo ; ma la buona stagione farà an-
ch’essa qualcosa. Il tempo seguita a frignare e intanto non si va fuori e la
salute ne soffre.
Auguro a voi un po’ di sole, e coi saluti affettuosissimi della Mamma
e sorelle prendete una mia buona stretta di mano. La vecchia amica
Vittoria Aganoor
Venezia 23 Aprile '98
Grazie delle notizie buone che ci date di Angelica e grazie d’avere
scritto anche a me tante cose carine. Il mio male di stomaco se ne è andato
e speriamo non torni più, ma se torna ci vorrà pazienza. Più si va innanzi
e più conviene usarne ; il male è che finisce col logorarsi. Ridete ? Perché
poi «avrei il diritto di pretendere che tutto mi sorridesse » ? chi ha questo
diritto nel mondo ? e io poi!... Basta lasciamo andare. Quello che non
posso lasciar andare è quel vostro asserire d’avermi trovata « diversa» con
voi. Come diversa ? scortese forse? se lo fui (e certo involontariamente)
ve ne chiedo scusa, ma questo mi sembra inverosimile, perché con un amico
l'essere scortesi dev'essere una fatica. So che fui molto lieta di rivedervi
e un po’ triste di non trovarvi bene come l’anno scorso, ma naturalmente
un po’ attarpato dal male avuto. So che passai in grazia vostra ore piace-
volissime udendovi narrare, e così bene, tante cose interessanti, originali,
di vita intima e di viaggi, di vita giornalistica e letteraria, e di tante e tante
altre cose. Se non ve lo dissi è che non so dire mai quel che mi passa in
mente ; almeno non so dirlo chiaro. Perché sarei diversa ? Non siete voi
sempre lo stesso Checchi, che ci vuol bene e ce ne ha sempre voluto, che
sta, poniamo, dei mesi senza scrivere, ma poi non muta mai d’animo ed è
96 PAOLA PIMPINELLI
sempre quel buon amico, un po’ poseur qualchevolta, « ma in fondo simpati-
cone», come dicono i napoletani ? Dunque qui la mano e non mi accusate
di colpe... ideali.
Dalla Mamma e Maria ancora mille saluti. Baciate per me i vostri
bimbetti e pensate senza «inquietudine » alla vecchia amica
; V. A.
Venezia 3 Maggio '98
Ho letto di voi sul Fanfulla della Domenica una deliziosa comme-
diola 9 che potrebbe io credo far la fortuna d'una giovane attrice. Che in-
gegnosa trovata! Quanto se ne è goduta anche la Mamma! Non scordate
vi prego il piccolo scritto che vi chiesi per quel volumetto di versi che sa-
pete. Purché sia firmato da voi basteranno poche righe e non vorrete ne-
garmi questo favore, o voi che mi siete amico. Vi stringo la mano.
NA:
Venezia 12 Maggio ’98
Bisogna dire che questa volta ho avuto torto io, perché un certo ri-
morsetto mi brontola dentro e vorrei (se mi foste vicino) chiedervi scusa con
una stretta di mano. Detto questo vi confesso che il mio desiderio era ap-
punto che ne parlaste nel Fanfulla quotidiano, quell’infame Fanfulla quo-
tidiano al quale cessai d’abbonarmi per dispetto (io sono se non lo sapete
molto fegatosa) vedendo che si sospendeva di mandarmi il giornale solo per
un ritardo di pochi giorni nel riabbonarmi 9. Mi parve un'offesa e non volli
saperne piü. Ridete ? ma cosi sono. Piena di miserie, e piccosa, sospettosa,
permalosa da quella vecchia zitella che sono. Cosa volete ? così si diventa
con gli anni. Dunque vi ringrazio di volermi compiacere e sono contentis-
sima che lo facciate nel Fanfulla di tutti i giorni. Vi prego di mandarmelo
quando vi sarà l’articolo.
Ed ora, vi prego, parliamo della vostra commedia. Perché non vi date
subito le mani attorno per farla dare ? Non capite che intanto qualcuno
1) La commedia in un atto Venti lire di cortesia, pubblicata nel « Fan-
fulla della Domenica », anno xix, n. 18, 1° maggio 1898 ; rappresentata al
Teatro Costanzi di Roma il 24 settembre 1898.
3) La minuta di una risentita lettera al « Fanfulla », a questo pro-
posito, è fra le carte Guglielma Del Buon Tromboni.
Lire Garner INA i TIE TEA, ri nt
CONTRIBUTO ALLA RICOSTRUZIONE DI CARTEGGI OTTOCENTESCHI 97
può pigliarvi, almeno di sghembo, la trovata, e ricamarvi su, e far rappre-
sentare, facendo poi parere la vostra qualcosa di già vecchio quando final-
mente sia messa sulle scene ? Fatela rappresentare presto! E accettate di
nuovo le scuse pel mio ingiusto trattamento dell'altra mia. Sono pentita d'es-
ser stata un po’ cattiva, ma ve l’ho detto ; ho una grande attenuante per
me ; il mio fegato è sempre un po’ congesto. Volete che facciamo la pace ?
Sì ? e allora vi porgo le mani.
Dalla Mamma e Maria tante cose affettuose e insieme dalla sotto-
scritta. La vecchia amica
Vittoria Aganoor
Venezia 16 Maggio '98
Grazie o terribile uomo! Quel povero poeta me lo avete subissato,
ma con una certa educazione e con un certo garbino tutto vostro per la qual
cosa non c’è che da inchinarsi e...ringraziare. Già è un grande onore pel
Chiggiato 9) che Tom se ne sia occupato in qualche modo e poi qualcosa di
incoraggiante anche gli dite ....dunque e ancora grazie. E grazie dei nu-
meri dei Fanfulla della Domenica coi miei versi ?, pei quali ho ricevute
congratulazioni da molte parti ; tutte belle cose che debbo a voi. Siete anco-
ra in collera con me per la mia ingratitudine ? e dire che sono io in collera
e sarò sempre finché non farete rappresentare quella vostra commedia in
un atto che sono certa farà furore. Pensateci ve ne prego! non la mettete
a dormire |
Dalla Mamma e Maria e Pastro che oggi è con noi saluti affettuosi.
Da me una buona stretta di mano. La vecchia amica
V. A.
Venezia 28 Maggio '98
Vedete io come vi rispondo subito ? e per di più vi spedisco anche
dei baicoli per i vostri nipotini che so esserne ghiotti. No davvero che non
1) Giovanni Chiggiato (1876-1923), poeta, romanziere e giornalista
veneziano. L’opera sua di cui qui (e nelle lettere precedenti) si fa cenno è
Rime dolenti (Milano, Galli, 1898), di cui il Checchi si occupò nel « Fanfulla »
del 15 maggio 1898.
*) Ai falsi socialisti, in « Fanfulla della Domenica », anno xx, n. 20,
15 maggio 1898 ; con il titolo A certi agitatori, in Poesie complete, ediz. cit.,
p. 394.
98 PAOLA PIMPINELLI
dovevo lapidarvi per quell’articolo agro-dolce ; era scritto con tanto garbo
e se dava una botta metteva subito vicina anche la carezza ! Invece l'Or-
vieto del Marzocco m’ha giocato un tiro barbino che non scorderò mai.
Figuratevi che lo prego di dire una parola di Rime dolenti ; lui in lettera a
me, me ne dice tutto il bene possibile e poi scrive quella /ettera aperta che
è un vero orrore di sconvenienza e di scorrettezza, e per farsi perdonare
l'inesplicabile suo procedere finisce con un fervorino in mio onore che non
istà né in cielo né in terra!) Sono furiosa contro di lui.
Voi, con tutti i vostri grandi difettacci, di poseur e d'altro, se potete
fare un piacere a un amico lo fate sempre, e questa é una gran bella qualità.
Che gusto! dunque l'Andó ve lo ha chiesto il vostro atto ? voi mi
chiedete se «credo proprio che reggerebbe alla rappresentazione» e natu-
ralmente me lo chiedete per posa. L'Andó se ne intenderà un po' anche lui
penso, e in quanto a me esperienza del matto pubblico non ne ho di sicuro,
ma posso ben dire che date quelle circostanze, quei precedenti, quella si-
tuazione etc. etc. quell'uomo poteva benissimo, anche nella realtà, chiedere
a quella donna la confessione del suo doppio...errore. E alla peggio (si
sa che il pubblico puó fischiare anche un capolavoro secondo l'umore della
serata, il quarto d'ora, le notizie dei giornali lette dopo il pranzo, e il vento
piü o meno sciroccale che tira), e alla peggio dunque, se anche vi fischias-
sero, cascherebbe il mondo ? sareste il primo ? e parlo di alti ingegni e di
famosi commediografi. Dunque ? Niente incertezze e date subito il vostro
atto all'Andó, se ve lo domanda vuol dire che è sicuro del fatto suo!
Saluti affettuosi dalla Mamma e Maria, da me una gagliarda stretta
di mano. La vecchia amica
Vittoria Aganoor
Venezia 6 giugno '98
Caro amico.
Rispondo subito alla vostra domanda se no me ne scordo anche que-
sta volta. Quando lasceremo Venezia ? Solo a metà luglio, quando il caldo
e le zanzare non ci daranno piü modo di ben avere. Voi avete ben ragione
di dire che vorreste ci fosse nel mondo un po' di svago per chi puó prender-
selo ; ma bisogna fare i conti anche con la pigrizia, e la Mamma é (e fu sem-
pre) pigrissima, e prima di moversi deve pensarci su dei mesi, salvo poi a
pentirsi di non essersi mossa prima. Basta speriamo che quest'anno godre-
1) Lettera aperta a una Gentil Donna (a firma Eugnomon) nel « Mar-
zocco » del 22 maggio 1898 ; la risposta dell'Aganoor, a firma Fadette e con
il titolo Lettera aperta a Eugnomon, nel numero del 5 giugno 1898 dello stesso
periodico.
L1 No wet IER va Desc cotra Dae a Rol i IRE RR ncs CR S
CONTRIBUTO ALLA RICOSTRUZIONE DI CARTEGGI OTTOCENTESCHI 99
mo un po’ di buon’aria di monte. Tenetemi sempre al corrente delle vicende
che riguardano la vostra commedia ; io ne sono in certo modo la madrina
e me ne interesso in modo speciale. Peccato non essere a Roma per venirvi
a batter le mani! Chi sa se la daranno adesso ? e poi nel caso a Venezia,
vero? quella sera vado in teatro; benché sian più di dieci anni che non
ci vado.
Mille saluti affettuosi dalla Mamma e dalla Mary e da me una buona
stretta di mano piena di auguri luminosi. La vecchia amica
Vittoria
Venezia 15 Giugno '98
Amico buono,
Non vi ho ancora ringraziato di questo allacciantissimo volume e per
colpa sua. Ho cominciato a leggere e avanti e avanti; mi pareva di avervi
già espressi i pensieri che mi sorgevano a mano a mano che seguitavo nella
lettura. Ma il fatto è che non v’ho detto ancora il fervido grazie che avevo
in cuore di dirvi. Vi stringo gagliardamente la mano e invidio fortemente,
oltre il resto, la vostra bella attività che, direi, va piuttosto crescendo col
tempo anzi che diminuire.
E della nostra commedia non mi dite più niente ? Voglio sapere.
Dalla Mamma e Maria saluti dei più affettuosi e da me un’altra stret-
tona di mano. La vecchia amica
Vittoria Aganoor
Venezia 2 agosto '98
Caro Checchi,
Siete morto ? e la nostra commedia ? perché non scrivete più ? Io
intanto ricevo un Fanfulla della Domenica dove si riporta una mia lirichetta
pubblicata sull’ultimo Marzocco, accompagnata da parole cortesi *. A, chi
devo la squisita gentilezza ? A Segrè ? a Gabrielli ? A voi no, perché mi
avreste mandato il giornale di vostro pugno. Vi prego di ringraziare per
me il cortese autore delle poche righe tanto lusinghiere ; io manderò una
1) Dal « Fanfulla della Domenica», anno xx, n. 31, 31 luglio 1898:
«Una buona poesia. È tanto difficile, ne’ nostri tempi versaioli, trovare
espresso in pochi versi un alto concetto filosofico, che rompiamo la con-
suetudine di non stampare poesie in questa cronaca, per riportare le seguenti
tre quartine che leggiamo nell’ultimo numero dell’ottimo Marzocco. È vero
che esse sono di quella esimia poetessa che è Vittoria Aganoor. Sono inti-
tolate : L’egro dicea...... ». In Poesie complete, ediz. cit., p. 161.
100 PAOLA PIMPINELLI
mia carta alla direzione. E voi scrivete. Ho avuto la Mamma malata di feb-
bri reumatiche così abbiamo rimandato la nostra andata a Belluno. Voi
scrivete qui per ora, e ditemi della commedia.
Saluti dalla Mamma, Maria e Angelica (che è con noi da parecchi
giorni) e dalla sottoscritta, insieme a una mia buona stretta di mano. La
vecchia amica
Vittoria Aganoor
Venezia 14 agosto '98
Carissimo Amico,
Partiamo domani per Belluno (Hótel des Alpes) e vi mando un saluto
e un grazie per la vostra lettera e le buone notizie sulla commedia. Auguri
caldissimi. Sono sicura che piacerà enormemente a tutti. L'Angelica per ora
resta con noi; vi manda saluti amichevolissimi insieme alla Mamma e alla
Maria. Da me una gagliarda stretta di mano.
VOTAS
Ponte dei Greci, Venezia 27 novembre '98
Caro Checchi...
Dovrei dire: perfido Checchi, ma tanto, preferisco dirvi caro a denti
stretti. Benché vi siate completamente scordato di me (oh le fervide prote-
ste di infensa amicizia, come furono tradite !) benché non abbiate voluto
farmi nemmeno cenno dei successi ottenuti dalla vostra mirabile comme-
diola Venti lire di cortesia, che ebbe (come mi scrissero parecchi amici miei
da Torino) un’accoglienza veramente trionfale e fece sbellicare dalle risa
all'ultima scena, e a Roma e a Napoli lo stesso ; benché.... Ma lasciamo
andare; il fatto sta che io non dovrei naturalmente piü scrivervi, far la
sdegnata e la mistificata e la «ferita a morte» dal vostro oblio ; ma tutte
queste belle commediole van benone tra gente che si conosce da poco ; noi
ce ne siamo perdonate tante che una piü una meno, conta niente. E poi
bisogna ch'io vi perdoni (o finga di perdonarvi) per forza e per la semplice
e interessatissima ragione che ho da chiedervi un favore. A giorni (ai primi
di Dicembre, l'uno o il due non so bene) verrà a Roma quel giovane Gio-
vanni Chiggiato che avete conosciuto da noi e del cui libretto di versi avete
parlato cortesemente 1). È un ottimo giovane, per niente spavaldo, benché
molto accarezzato dai suoi, (famiglia ricchissima di qui e molto stimata in
paese) dei quali è l’unico figliuolo, e molto festeggiato in società, dagli uo-
x
mini per ingraziosirsi col padre che è un pezzo grosso del consiglio, della
1) V. nota 1, p. 97.
Lai apo e TN EL v REAL RE
CONTRIBUTO ALLA RICOSTRUZIONE DI CARTEGGI OTTOCENTESCHI 101
presidenza della Fenice etc. etc. e dalle donne perché è un bel giovane e dal-
le Mamme perché è un ottimo partito. Dunque viene a Roma, per veder Ro-
ma, e voi potrete dargli qualche consiglio, fargli conoscere qualcuno dei
giornalisti di costà, dei quali siete il principe, condurlo qualche sera con
voi in teatro... Vi chiedo molto, lo so, ma mettetevi una mano sulla co-
scienza, non meritavate una punizione per così lungo silenzio ? e gli ecci-
tamenti e gli stimoli non mancarono ; so che il Gnoli vi disse che io mi la-
gnavo del vostro oblio 1). Dunque espiate ora. Darò al Chiggiato una let-
tera-saluto per voi, ma ho voluto scrivervene prima per potervi dire quello
che non avrei potuto in un foglio aperto.
Ora che un po’ di « calma » (homo sum) vi sarà tornata dopo le ebbrezze
dell’Iris ), spero vorrete farmi cosa grata e mi raccomando alla vostra pro-
vata cortesia.
Dalla Mamma e Maria saluti affettuosissimi, da me una gagliarda
stretta di mano. La vecchia amica
Vittoria Aganoor
P.S. E i miei nipotini, stan bene ? dite loro che la zia Vittoria si ram-
menterà di dire una parolina alla Befana perché non li scordi.
Venezia 2 Dicembre '98
Voi siete sempre quell'adorabile scellerato che sa farsi perdonare ogni
colpa con un tratto di penna....magica ; le crampe de l'écrivain io lo vor-
rei poter subito guarire con una gagliarda e affettuosa stretta di mano e
v'auguro di tutto cuore che lo vinciate in breve con un po' di riposo. Il
Chiggiato era in salotto quando mi giunse la vostra carissima lettera ; stava
appunto accomiatandosi da noi, dovendo recarsi prima di Roma a Firenze
per due o tre giorni. Io leggevo con gli occhi le vostre righe mentre la Mam-
ma gli parlava e non potei trattenermi dal ripetere quelle parole che lo ri-
guardavano e che lo fecero addirittura felice. Volle rivedere il vostro ritratto
per confrontare con l’immagine vostra che gli era rimasta nella memoria ;
1) VITTORIA AGANOOR, Lettere a Domenico Gnoli cit.: « Oderzo (Ba-
salghelle): 21: Sett.:98 .. 5... Non ho ricevuto niente dal Checchi. Se lo
vedete sgridatelo. Dice d'avere tanta amicizia per noi, e poi sta dei mesi
e dei mesi senza scrivere...» (p. 64).
?) Nel « Fanfulla» del 22 giugno 1898 il Checchi aveva scritto un
vivo elogio dell’Iris di -Mascagni, che non era ancora stata rappresentata,
e la cui musica egli pur ammetteva di non avere ascoltato. L'opera fu poi
eseguita nel novembre dello stesso anno.
102 PAOLA PIMPINELLI
disse che il ritratto vi toglie tutti i lampeggiamenti di vita vigorosa e ori-
ginale che avete negli occhi e nella mobilità del viso, nel gioco della fiso-
nomia, nel sorriso etc. etc. È un po’ innamorato di voi. Ma non crediate
caro amico ch'io abbia finito dal tormentarvi ; «lungo il peccato fu, fia dura
l’onta», e se quel fu fi..non vi va, prendetevela con il librettista di quel-
l'opera. Non so più quale, ma non l'Iris certamente. E se non «l’onta » la
penitenza sia dura e lunga per voi. Dunque sentite. Un certo signor Cane-
vazzi? di cui il Fanfulla coertesemente ebbe già a parlare altra volta (ve-
drete ch'egli cita appunto le parole del Fanfulla in fine del Profilo come
documento ..... d'onore), pubblicó un volumetto di Profili ; Profili di scrit-
trici italiane ; mi mette amabilmente in capofila e dice di me cose mirabo-
lanti ed evidentemente esagerate, ma l'esagerazione della lode non dispiace
mai, e alle fragili donnine (tutte le donne é convenuto non é vero che deb-
bano essere fragili ?) tanto meno che agli altri. Il mio profilo è su per giù
lo stesso ch'egli pubblicó già nel Pensiero Italiano e di cui parló il Fanfulla ;
vi aggiunse peró qualcosa e vi citó per intero due o tre mie lirichette ch'io
giudico veramente tra le mie migliori 9. Cita anche le parole che aveste
voi la bontà di scrivere a proposito del Silenzio, e di questo gli sono gratis-
sima perché davvero ne fui orgogliosa, ma delle altre mie lirichette fa un
pasticcio, citandole a brani e saltando di palo in frasca. Basta, io gli debbo
ad ogni modo gratitudine, non fosse che d'aver ricordato il vostro giudizio
e d'aver citato qualche mia lirica fra le migliori, mentre altri in simili casi
fecero appunto il contrario.
Ora questo signor Canevazzi mi mandó parecchi volumetti dei suoi
Profili, e ai miei ringraziamenti rispose non chiedere altro da me che il dono
di questi volumetti a qualche mio amico che ne facesse un cenno. È giovane,
desideroso di réclame e si capisce. Il libro é dedicato alla Regina che ne ac-
cettó la dedica molto amabilmente (cosi dice il Canevazzi). Ora io vi do-
mando, non certamente un articolo che davvero non ne varrebbe la pena,
ma due righe cosi di passata, in quei « Un po' di tutto» dove trova posto
mezzo mondo, o nel « Giorno per giorno» o dove volete. Tanto ch'io possa
mandare il giornale a quel povero diavolo assetato di notorietà, e a cui deb-
bo pure qualche prova di gratitudine. Ripeto che basterà un cenno, e di
passata ; quel che vorrete.
1) Giovanni Canevazzi (1870-1932), professore e pubblicista; si servi
talvolta dello pseudonimo di Fulvio Modena. Profili di scrittrici italiane è
un volumetto edito a Lecce (Editori L. Lazzaretti e figli, 1898), che riserva
lodi entusiastiche e generiche all’Aganoor, alle pp. 3-19. V. anche n. 2, p. 79.
?) Citate per intero sono La vecchia anima sogna, uscita nel « Fan-
fulla della Domenica » del 19 maggio 1895, Mai (v. anche n. 1, p. 73) e Ri-
nuncia, pubblicata dal « Marzocco » del 14 febbraio 1897.
CONTRIBUTO ALLA RICOSTRUZIONE DI CARTEGGI OTTOCENTESCHI 103
Verdinois ?, pregato da me dello stesso favore, scrisse sul Corriere
di Napoli un articolone pieno di spigliatezza (è in buon momento il Picche)
ma prendendo le mosse cosi di lontano (se la donna ha o no un'anima etc.
etc. che il povero Canevazzi vi é affogato dentro. Si tratta invece di due
righe, diremo di recensione, come quelle che si scrivono solitamente per un
nuovo libro che appare ; ecc. Il di piü, sarà «tutta bontà vostra» come di-
cono i napoletani ; vi diró che aspettiamo la Virginia e suo marito fra qual-
che giorno ; passeranno Natale e Capo d'anno con noi.
La Mamma sta benone ed Angelica pure, che é a Cava, ed Elena an-
che nella sua villa di Tarcento. Maria vi manda insieme alla Mamma saluti
affettuosissimi. Questa primavera dunque, per l'Esposizione, ci rivedremo ;
quanto vi faró inquietare o voi che date o togliete la gloria alle genti. Quel
Mascagni deve baciare le zolle sulle quali passate ; il suo genio é per la metà
opera vostra. Addio e scusate se vi do noia e abuso della vostra amicizia.
Non mandatemi al diavolo e invece vogliatemi bene che ve ne voglio anch'io.
Vittoria
Venezia 6 Dicembre '98
Siete un adorabile Checchi e bisogna perdonarvi ogni colpa andata.
Con un colpo al cerchio e l'altro alla botte (la botte sarei io ? !) e dato col
vostro inesauribile spirito, avete fatto una magnifica réclame al Canevazzi
e a me?, Grazie dunque o amabile distributore di gloria. La vostra mano
puó essere presa dal crampo, ma il vostro humour pare vada acuendosi nel
tenace esercizio. La Mamma diceva l'altrieri: « Ma dove mai le trova cosi
spontanee e così saporite ? Si direbbe che gli vengono senz'ombra di pre-
meditazione ! ».
Io vi auguro sempre una vena cosi ricca e divertente per i vostri let-
tori e vi ringrazio ancora e ancora. Una buona stretta di mano. La vostra
vecchia amica
Vittoria Aganoor
1) Federico Verdinois (Caserta 1844-Napoli 1927), traduttore da va-
rie lingue, pubblicista e letterato, direttore per qualche tempo del « Gior-
nale di Napoli»; noto anche sotto lo pseudonimo di Picche.
®) Un apprezzamento positivo del volumetto del Canevazzi era ap-
parso nella rubrica Giorno per giorno del « Fanfulla », 5 dicembre 1898 ; il
Checchi aveva firmato l'articolo «io Fanfulla ».
104 PAOLA PIMPINELLI
Venezia 9 Dicembre '98
Checchi caro.
A, quest’ora credo e spero che il Chiggiato sia costà. La vostra Firenze
lo ha stregato ; vi andò per due giorni e mi scrisse l’altrieri di non sapere
staccarsene. Il S. Giorgio del Donatello, il campanile giottesco e la cupola
del Brunelleschi; la cappella dei Medici, Pitti, il Lungarno, la Loggia dei
Lanzi, le Gallerie, i Marzocchisti, e poi frate Giovanni e Mino da Fiesole il
Ghirlandaio e il Perugino e tutti gli altri, ballano nella sua mente una sara-
banda infernale. Lo troverete un po’ fuor di lui, è come impazzito dalla
gioia provata in quei giorni a Firenze.
Ho mandato subito a Treno i versi, poverini, per l’album d’una amica,
ma i soli inediti che avessi al momento 9. Scrissi poi al Professore Zippel?
ringraziando del desiderio cortese e dicendogli d’aver mandato subito qual-
cosa al fratello suo. Ho visto che la vostra commedia fu data « pessima-
mente » a Milano, e naturalmente, quella cosa finissima che solo da artisti
finissimi può essere interpretata, non poteva piacere rappresentata da cani
come fu. Tanto è vero che la colpa fu tutta degli attori, che in tutte le al-
tre città d’Italia dove fu data da bravi artisti piacque sempre moltissimo.
Ora vi sfido a contraddirmi. Saprete già che sono riabbonata al Fan-
fulla, e la Mamma vuole vi dica che i vostri articoli sono tesori, pieni di brio
e di spirito schietto. Badate lo dice lei...ma debbo confessare ch’io sono
tacitamente del suo preciso parere e che mi fate fare di gran gustose risate.
Dove andate a trovarle fuori? e il Vice versa chi è ? anch'egli ha dello
spirito, e anche il Picche. Mi pare che sia una buona stagione per tutti. Ma
voi, o vero umorista, state sugli altri come la leggendaria aquila che sapete.
Dalla Mamma e dalla Maria saluti affettuosissimi. Da me una strettona di
mano. La vostra vecchia amica
Vittoria Aganoor
Il nome del vostro terzo nipotino qual’è ?
Venezia 16 Dicembre '98
Checchi caro,
Vi ho fatto spedire poco fa due pacchi postali contenenti tre pupazzetti
con un po’ di dolci nel corpo per i vostri tre diavoletti. Sono scatole (come
1) Impossibile identificare questi versi, data l'abbondanza della pro-
duzione, da parte dell’Aganoor, di poesiole occasionali, alcune non accolte
nelle Poesie complete e reperibili manoscritte nelle carte Sabina Gigliarelli
Palmucci.
?) Giuseppe Zippel, storico, nato a Trento nel 1865, morto a Roma
nel 1929.
Lu donare rapiti i RIA bill TRIBE TIA REEL RI
CONTRIBUTO ALLA RICOSTRUZIONE DI CARTEGGI OTTOCENTEScHI 105
ben intendete), scatole ben vestite, specie di bussolotti coperti il cui coper-
chio è rappresentato dal corpo e dalla testa che va tirato su, tenendo ferme
le gambe, come una guaina. Ridete ? Vi ho spedito il tutto un po’ in anti-
cipazione perché nella settimana ventura e anche dopo le feste, è una tal
ressa di spedizioni che tutto va o sciupato o perduto o recapitato con len-
tezza e ritardo immensi. Voi tenete i tre oggetti e dateli quando meglio cre-
dete ai tre vostri frugolini. Per Natale o la Befana credo che li gradiranno
ugualmente. Vedete voi. Dite solo ai briganti e alla brigantessa che chi man-
da è la «zia Vittoria » e che un dì o l’altro la vedranno in carne e in ossa
e debbono appunto chiamarla così.
Chiggiato scrive di voi al padre cose entusiastiche ; siete il più gen-
tile e adorabile degli uomini ; illusioni, si sa, e voi non siete altro invece che
un grande poseur!/!
Non è una posa, ditemi, e posa genuina il dire che intendete ritirarvi
dal Fanfulla, mentre non siete mai stato più en verve? mentre tutti se ne
avvedono e tutti ve lo dicono ? non è perdonabile questo in voi, ma vi si vuol
bene lo stesso, questo sì. Sì Verdinois scrive dei buoni articoli, ma qualcuno
è fiacco; dovrebbe scrivere solo quando se ne sente disposto ; allora sì.
Dalla Mamma e Maria e Virginia (che è giunta ieri e che mi disse vi
avviserà quando ripassa da Roma al ritorno) saluti dei più cordiali, da me
con nuovi e vivi ringraziamenti per le molte cortesie che usate al Chiggiato
una buona gagliarda stretta di mano. La vostra vecchia amica
Vittoria Aganoor
Venezia 30 dicembre ’98
Checchi caro,
Ho letto ad alta voce la vostra lettera e ho fatto ridere di cuore la
Mamma, le sorelle, mio cognato e alcuni amici (tra i quali Pastro) che era-
no con noi. Che adorabile matto 11! E che magnifico scoppio di sdegno per
i vandali che manomettono la vostra mirabile Firenze ! Bravo, Dio vi bene-
dica! bisognerà pure che si vergognino una buona volta! — Il Chiggiato è
assolutamente innamorato di voi, lo avete stregato. Già foste con lui d'una
gentilezza veramente squisita. Grazie ancora e di tutto ottimo amico no-
stro e venga presto la Primavera. Buon anno, salute e pace a voi e ai vo-
stri tutti. Saluti affettuosissimi dalla Mamma e dalle sorelle. La Virginia
vi avviserà certo del suo passaggio e vi ringrazia in anticipazione. Vi stringo
la mano gagliardamente.
Vittoria Aganoor
nt
n Ey. MT
m
—— ———— tina i
t e
Note e documenti
L’insurrezione di Perugia e la
politica di Cavour nell'Italia centrale
Con viva commozione pubblichiamo questa
nota, che, probabilmente, è l’ultimo scritto
dell’illustre e carissimo Socio e Collabora-
tore. (N. d. D.)
Conserva una grande importanza storica l’insurrezione perugina
del 14-20 giugno 1859, per la partecipazione alla guerra franco-pie-
montese contro l’Austria sotto la protezione dittatoriale di Vittorio
Emanuele, con l’esodo senza resistenza del delegato pontificio mons.
Luigi Giordani, e terminata con la sanguinosa repressione pontificia,
fin da allora passata alla storia sotto il nome di « Stragi di Perugia » :
repressione effettuata dal Primo reggimento estero pontificio, deno-
minato comunemente «gli Svizzeri », anche se non tutti i compo-
nenti fossero tali : ció che valse a sottolineare il carattere mercenario,
oltre che straordinariamente violento, della repressione stessa.
Di questo episodio ha dato recentemente una relazione parti-
colareggiata il libro di Romano Ugolini, (R. Ugolini, Cavour e Napo-
leone III nell'Italia Centrale. Il sacrificio di Perugia. Istituto per la
Storia del Risorgimento italiano, Roma 1973) collegandolo — ed è
questa la sua parte più originale — con quella che si è chiamata a
ragione « rivoluzione dell’Italia centrale », o anche le « quattro rivo-
luzioni », di Toscana, Modena, Parma, Bologna — quella perugina
sarebbe la quinta, fallita a differenza delle precedenti —, e altresi
con la seconda guerra dell'indipendenza italiana (quella terminata
con i preliminari di Villafranca), e con l'insieme delle relazioni fra
il regno del Piemonte e il secondo impero napoleonico o, piü pre-
cisamente, fra Napoleone e Cavour.
Rileviamo subito — per non tornarci più sopra — che l’Ugolini,
adoperando il termine, divenuto immediatamente abituale, di « Stra-
gi di Perugia », non manca mai di porre il termine stesso tra virgo-
lette, sottolineando tacitamente (ci sembra) il carattere polemico, e
potremmo dire propagandistico, del termine stesso. Preoccupazione
di oggettività storica rispettabile, ma esagerata, di fronte ai fatti
ene
108 LUIGI SALVATORELLI
assai numerosi, a combattimento terminato, di uccisioni, spoliazioni,
maltrattamenti di non combattenti, maschi e femmine, giovani e
vecchi, oltre al saccheggio, preventivamente autorizzato questo dal
comando per incoraggiare i partecipanti alla spedizione e all’azione
e per accentuarne il carattere di punizione e insomma con sfogo di
brutalità malvagia.
Il termine di « strage » non è legato a un numero straordinario
di vittime : è termine di qualità più che di quantità ; e d’altronde
non si può dire neppure che nel caso nostro il numero delle vittime
fosse tanto ristretto. Non sarebbe facile trovare altro termine ac-
concio per il carattere anormale, riprovevole e ripugnante, dell’epi-
sodio. Tutti sono d’accordo sul carattere morale dell’episodio, sulle
sue circostanze precise e le sue dimensioni effettive. Quel costante
impiego delle virgolette, quindi, può ingenerare nel lettore l'impres-
sione che lo storico tenda a «ridimensionare » l'episodio, contraria-
mente allo strepito che esso fece in Italia e anzi in tutta Europa.
E quando poi si arriva — come fa ripetutamente l'Ugolini — per
il racconto di quella autentica tragedia (da lui riconosciuta già nel
sottotitolo : « Il sacrificio di Perugia »), a usare il termine di « mito »,
si rischia veramente di cadere nell'equivoco della svalutazione del-
l'episodio.
Dopo questa osservazione preliminare, passiamo alla sostanza
della narrazione ugoliniana, avvertendo che io non ho creduto ne-
cessario nella mia trattazione di sistematicamente distinguere le af-
fermazioni mie proprie dal testo dell’Autore, ma l’ho sempre indi-
cato nei punti particolarmente importanti quando metto in rilievo
— eventualmente anche negativo — l’esposizione dell’Autore. Questi
mostra in tutto l’insieme del lavoro — a cominciare dal titolo —
di avere ben compreso una caratteristica fondamentale del nostro
Risorgimento : la doppia linea su cui questo si svolge, Indipendenza
e Unità, e il loro intreccio costante, che è poi l’elemento essenziale
della « europeità » risorgimentale : ed è questo un gran merito del
suo libro.
Non si trattò, infatti, semplicemente della creazione di uno
stato nazionale indipendente di più, ma del fatto che codesta crea-
zione operò in stretta associazione con gli avvenimenti del resto
d’Europa e con l’affermazione capitale di un nuovo clima politico-
morale europeo ; ragione per cui la formazione dell’Italia unita viene
per importanza subito dopo la Rivoluzione francese. Quando l’Italia
Lac cu e ta RA dii IRE RE nr
L'INSURREZIONE DI PERUGIA E LA POLITICA DI CAVOUR 109
fu libera e una, l'Europa nell'insieme fu diversa da quella della Re-
staurazione : e tale rimase fino al 1914.
L'Ugolini applica questa duplicità di prospettiva nella sua espo-
sizione, senza enunciarla di proposito e valutarla. Non ne aveva
l'obbligo ; e neppure aveva quello — per un episodio particolare —
di delinearne e valutarne la fisionomia. Ma ne indica implicitamente
l'esistenza e la natura fin dal suo titolo principale : « Cavour e Na-
poleone III nell'Italia centrale ». Il fatto specifico del pronuncia-
mento perugino fu infatti un elemento di quella rivoluzione dell'Ita-
lia centrale che per importanza gareggia con la guerra del '59, e
con la spedizione dei Mille. Le « quattro rivoluzioni dell'Italia cen-
trale »: Firenze, Modena, Parma e Bologna, non voluta nessuna da
Napoleone III, ma previste tutte — e in qualche misura preparate
— da Cavour, che ebbe poi il suo da fare (soprattutto per la To-
scana) per farne accettare la definitiva realizzazione dal potente al-
leato, furono il primo atto specificamente unitario.
I due alleati per l'indipendenza italiana dall'Austria diventa-
vano discordi quando si trattava della nuova sistemazione, avendo
l’imperatore l'intendimento di dare ad essa una sistemazione assi-
curante la sostituzione in Italia del dominio austriaco con un assetto
conforme alle sue più o meno coscienti mire egemoniche, escludenti
nettamente l'unità d'Italia, che egli considerava una diminuzione
della posizione francese in Europa. Cavour, invece, mirava a realiz-
zare una posizione direttiva del Piemonte in Italia, e da qualche
tempo — presso a poco dal congresso di Parigi — accettava segre-
tamente quella idea dell'unità d'Italia precedentemente considerata
quasi chimerica ; e in ogni modo — meno segretamente — rifuggiva
dall'idea di una dominazione egemonica francese sostituente, sia pure
in termini ridotti, quella dell'Austria.
È da un episodio di questo contrasto di dietroscena che comincia
l'esposizione dell'Ugolini, rispondente al primo titolo del suo libro.
L'imperatore Napoleone aveva — ciò che l'Ugolini non dice —
promesso al granduca di Toscana, se nella guerra prossima si fosse
mostrato consenziente, l'appoggio per la conservazione della To-
scana granducale. Qualcosa di analogo (anche questo egli ignora o
comunque non dice) aveva promesso altresi Cavour. Come sarebbe
andato questo parallelo scambio di promesse, non abbiamo bisogno
di indagare, perché il granduca Leopoldo II, dopo un vano annaspare
con i suoi consiglieri e con i patrioti toscani — divenuti dopo Parigi
e Plombiéres piü speranzosi e aperti — levó tutti d'impaccio, pro-
8
110 LUIGI SALVATORELLI
testando che egli, arciduca absburgico rimesso in trono dall'Austria,
mai avrebbe dichiarato ad essa la guerra ; e aveva abbandonato la
Toscana. Cavour aveva subito provveduto alla nuova situazione to-
scana (è questa una parte molto bene esposta dall’ Ugolini) metten-
dosi in stretto rapporto con gli autori del pronunciamento, e col loro
capo — il quale era assente da Firenze al momento della rivolu-
zione — Bettino Ricasoli, uomo di grande capacità e volontà, di-
venuto una delle eminenze risorgimentali e unitarie.
L'affluenza subito determinatasi — grazie alla propaganda pre-
cedente — di volontari toscani per la guerra (iniziata formalmente
il giorno stesso dell’esodo del granduca) portò subito da parte di
Torino alla costituzione di due nuovi corpi d’armata, l’uno per la
Toscana sotto Ulloa, l’altro sotto il generale napoletano Mezzacapo,
un difensore di Roma nel 1849, destinato ad accogliere e organizzare
i volontari che avevano cominciato ad affluire numerosi dall’Italia
centrale, e per il cui luogo di raccolta fu destinata Arezzo.
Ma anche Napoleone III aveva pensato a un intervento mili-
tare. Adducendo l’esigenza legale di mantenere nella passività —
data la neutralità della S. Sede — il corpo austriaco stanziato nelle
Legazioni, egli inviò in Toscana il cugino principe Napoleone (figlio
del vecchio e ritirato Girolamo, l’ex re di Westfalia) alla testa di un
corpo d’armata francese ; invio che rispondeva al desiderio di Na-
poleone III di possedere un controllo delle « quattro rivoluzioni »,
e particolarmente della Toscana, di cui il Cesare napoleonico esclu-
deva una annessione al Piemonte, che sarebbe stata un passo capi-
tale — di qua dall'Appennino — per l'Unità. Il principe, sbarcato
a Livorno, andò protestando a tutti che la sua missione era unica-
mente militare, di ausilio ai franco-piemontesi. Ma per far la sua
parte di custode della neutralità del corpo austriaco occupatore delle
Legazioni emanò a Mezzacapo ordini per un certo movimento. Il
Mezzacapo rispose che gli occorreva — essendo suo unico capo il
governo piemontese — che l'ordine fosse avallato da Cavour. Il
principe scrisse a Cavour; ma questi, che aveva subito compreso le
mire napoleoniche, pur nella loro vaghezza e mascheratura, tardò
tre giorni a rispondere, durante i quali fece all'imperatore le sue ri-
mostranze, cui ‘questi rispose con fredda smentita dei sospetti ca-
vourriani. Quando la risposta (affermativa) giunse, gli Austriaci, che
non avevano preso sul serio l'esigenza napoleonica della neutralità,
erano già fuori dallo stato pontificio, e la missione (apparente) del
principe era divenuta senza obbietto. Il principe Napoleone — che
L'INSURREZIONE DI PERUGIA E LA POLITICA DI CAVOUR 111
non poteva non avere avuto almeno un sentore del piano del cugino
imperatore, ma che non sembra averlo preso molto sul serio — si
affrettó a sua volta a raggiungere il grosso dell'esercito francese.
Al momento della caduta della Repubblica romana c'era an-
cora a Perugia, secondo il Bonazzi, un forte nucleo mazziniano (una
lacuna, o almeno insufficienza di orientamento per Perugia nel pe-
riodo 1853-58 mi sembra debba rilevarsi nell'Ugolini). Il 6 febbraio
1853 milanese dovette agire anche a Perugia come fattore negativo ;
ma anche là l'azione di Cavour al congresso di Parigi, i nuovi con-
tatti con Napoleone III e l'Inghilterra, e piü di tutto il convegno
di P.ombiéres avevano segnato un risveglio (con orientamento tutta-
via diverso da quello mazziniano) che trovó subito dopo l'organo
animatore nella nuova Società Nazionale Italiana, fondata con in-
tento e svolta con azione di larga intesa nell'agosto 1857 da Daniele
Manin: concordia di azione per la libertà e l'unità d'Italia senza
questione preliminare di regime, su cui a suo tempo il popolo ita-
liano deciderebbe, ma intanto piena accettazione di uomini e di
governi moventisi sul terreno nazionale. Garibaldi creó, diciam cosi,
la tessera del nuovo movimento col suo motto divenuto di impor-
tanza e diffusione nazionale : « Italia e Vittorio Emanuele ». Il Manin
mori quasi subito dopo la fondazione; ma ne seguitó e sviluppó
alacremente l'opera il segretario della Società, l'attivissimo siciliano
Giuseppe La Farina, entrato in rapporto segreto con Cavour.
A codesta ripresa del movimento patriottico su basi più larghe,
mirante cioè a sfruttare le energie diverse di sinistra (prevalente-
mente mazziniane), di centro e sia pure di destra, di tendenza con-
servatrice nella politica interna, anche la Perugia ex-mazziniana, ex-
repubblicana aveva partecipato, particolarmente nell’elemento più
giovane. Si era formato, senza modalità di organizzazione partico-
lare, un gruppo (in ordine alfabetico) di Tiberio Berardi, Nicola
Danzetta e Zeffirino Faina, i quali per convinzione profonda della
necessità di ripresa e di accordo, avevano scelto come maestro e
capo morale (fuori di ogni formalità organizzativa) Francesco Guar-
dabassi, l'anziano del '48 e prima ancora del ’31. Questa novità di
aggruppamento e di metodo coincise con, o precedette di poco, la
formazione già menzionata della Società Nazionale. In posizione a
parte, ma in contatto di idee e di rapporti, stette Carlo Bruschi,
libero rappresentante dei combattenti del "48-49.
Fatto fondamentale fu lo stabilimento di rapporti sistematici
112 LUIGI SALVATORELLI
fra il gruppo perugino e gli elementi segretamente attivi nel centro
Italia, già da prima della rivoluzione toscana. Il 6 marzo Danzetta
e Guardabassi conferirono con l’eminente patriota umbro Filippo
Gualterio, che, a rivoluzione toscana scoppiata, divenne elemento di
comunicazione e di esecuzione per l’azione segreta del conte di Ca-
vour. Gualterio incoraggiò il comitato perugino ad estendere la sua
influenza su tutta l'Umbria: ciò che ebbe mediocre effetto, con la
creazione di comitati locali a Fratta (oggi Umbertide), Marsciano,
Panicale, Città di Castello, Città della Pieve. Gualterio inoltre mise
in guardia i perugini contro manifestazioni propriamente rivoluzio-
narie : era criterio di Cavour (col quale il Gualterio — ricordiamo —
era tramite capitale di collegamento) che per ora si procedesse uni-
camente nella fornitura di materiale, di denaro, di armi, e — prin-
cipalmente — nell'invio di volontari per la guerra, su cui si concen-
trava allora l'interesse di Cavour, persuaso di una guerra a fondo
liquidante il dominio e la potenza austriaca (lontanissimo dal so-
spettare un suo prossimo arresto). I volontari erano fatti affluire ad
Arezzo, ove il tenente-colonnello piemontese Filippo Cerroti li acco-
glieva e li organizzava per l'imbarco a Livorno e l'invio sui campi di
Lombardia. E da notare che verso l'abbondante esodo di volontari
il Segretario di Stato pontificio, l'intransigentissimo e bellicoso An-
tonelli, non faceva rigorosa opposizione, considerando che in so-
stanza ci si sbarazzava di elementi infidi. Secondo un dato del Bru-
schi — che il Bonazzi congettura inferiore al vero — i volontari
perugini avevano raggiunto nei primi tempi della guerra il numero
di ottocento. All'interno Perugia si manteneva tranquilla : manife-
stazioni di celebrazione dei successi franco-piemontesi non scarseg-
giavano, ma erano tranquille, non provocanti: Te Deum, Messe so-
lenni, illuminazioni alle finestre (senza che fossero richieste anche
del palazzo del governo): e insomma queste manifestazioni non go-
vernative di giubilo non rinnegavano formalmente la neutralità pon-
tificia. Il Bonazzi ci parla di una tal quale apatia : ma senza esclu-
dere totalmente questa diagnosi, le istruzioni di Gualterio a Guar-
dabassi e Danzetta che abbiamo riportato ne forniscono una spiega-
zione meno compromettente, tanto più che c’era contemporanea-
‘mente quel grande esodo di volontari, senza ostacolo da parte del
potere pontificio, di cui abbiamo parlato.
Nonostante ogni riserva tattica, giunse anche per Perugia il
giorno della decisiva manifestazione politica, due giorni dopo il pro-
nunciamento di Bologna del 12 giugno. Intelligenze, o almeno con-
mo ddr e SANA AI LE i IRE mt EE E th e
L'INSURREZIONE DI PERUGIA E LA POLITICA DI CAVOUR 119
tatti, e informazioni, scambio di idee e di propositi dovettero correre
fra le due città, pur nel quadro esteriore dell’apatia perugina (a Bo-
logna apatia non c’era davvero). La mattina del 14 giugno, a un
cenno del Guardabassi, una raccolta di cittadini dimostranti (non
tumultuanti), senz'armi e scarsi di numero — dice ancora il Bo-
nazzi — in favore della partecipazione alla guerra sotto la direzione
di Vittorio Emanuele si ebbe sotto il palazzo del governo.
L’Ugolini modifica alquanto il quadro quasi idillico del Bonazzi,
informando che il discorso del Guardabassi, rivolto a nome dei di-
mostranti al Legato, fu molto risoluto. Egli disse che la popolazione
perugina non poteva restare più oltre indifferente alla nuova realtà
italiana : Perugia era pronta anche a non riconoscere più la propria
appartenenza ai domini della Santa Sede, qualora lo Stato pontificio
non avesse modificato radicalmente il suo atteggiamento, concor-
rendo in armi al movimento unitario. Era insomma la ripetizione
dell'ultimatum fiorentino al granduca Leopoldo.
L’apatia, insomma, se pur c’era stata, aveva avuto termine.
Il Giordani domandò per due volte al comandante della piazza Frig-
geri (che era a capo di 400 uomini) se era disposto a reprimere la
rivolta, e avendo questi risposto che non l’avrebbe fatto senza espres-
so ordine di lui, Giordani, questi dichiarò di cedere, naturalmente
protestando, alla violenza, e di lasciare Perugia: mosso a questa
abdicazione sia dalla propria mitezza di carattere, sia da una non
infondata sfiducia nelle disposizioni delle truppe. La Deputazione
degli insorti — Guardabassi, Danzetta, Faina e Berardi —, avendo
il municipio rifiutato di aderire al movimento, si costitui in Giunta
provvisoria di governo. Il Giordani si ritirò a Foligno, accompagnato
cortesemente dal Danzetta nel primo tratto di strada, e fu raggiunto
colà dalla maggioranza degli uomini del Friggeri. Il Giordani si af-
frettó ad annunciare all'Antonelli l'accaduto e il suo riparo a Fo-
ligno.
Questi non ayeva aspettato la comunicazione per iniziare la
nuova linea di forza già deliberata, decidendo senz'altro una spedi-
zione armata a Perugia del Primo reggimento estero — detto comu-
nemente « svizzero » dalla sua composizione, o almeno dalla maggio-
ranza di esso. Ne era a capo lo svizzero colonnello Antonio Schmid.
Il Segretario di stato aveva stabilito in base ai prodromi del movi-
mento perugino che il reggimento partisse senz'altro con il compito
di conservare nell'obbedienza Perugia se non avesse ancora effettua-
ta la defezione, e di sottometterla con la forza ove fosse trovata ri-
114 LUIGI SALVATORELLI
belle, e trattandola in questo secondo caso con estremo rigore : per
i ribelli colti sul fatto si autorizzò la decapitazione. Il comandante
Antonio Schmid (c’è ragione di credere con autorizzazione governa-
tiva) promise alle truppe, a vittoria conseguita, il saccheggio della
città. Concorse in questo la preoccupazione per i sintomi di malcon-
tento del reggimento, e un principio di defezione, cioè la mancanza
di alcune decine di militari all'appello. Insomma, un principio, una
inaugurazione materiale di un nuovo stile di forza, di cui primo inau-
guratore dovette essere lo stesso Antonelli.
La Giunta perugina si affrettò a dare notizia dell'accaduto al
Ministero degli esteri piemontese a Torino, chiedendo la dittatura
del re Vittorio Emanuele. Comunicazioni analoghe furono dirette a
Gualterio (a Firenze) e al Governo provvisorio di Bologna, che in-
somma aveva segnato per lo Stato pontificio — non solo per le Le-
gazioni — il punto di partenza del movimento. Ma il caso perugino
era differente da quello bolognese, in quanto Bologna e tutte le Le-
gazioni da un decennio non appartenevano più di fatto al potere
pontificio («Quando mai quei territori sono stati miei ? », ebbe a dire
con il pizzico di umorismo abituale Pio IX). In Umbria invece gli
Austriaci non erano stati che di passaggio nel '49. Aggiungi che Peru-
gia era sulla via di Roma.
L’Ugolini, raccontando la partenza del primo reggimento estero
alle due pomeridiane del 14 giugno, gli attribuisce il numero di 1679
uomini, che dovrebbe essere quello dell’effettivo ufficiale, mentre, co-
me abbiamo detto, un certo numero di uomini si resero assenti. Ma
assai più numerosi furono altri elementi (indigeni) che si aggiunsero
in rafforzamento del corpo estero : due pezzi di artiglieria, gendarmi
e altri. L'Ugolini ha trascurato un elenco completo e un calcolo
riassuntivo. Non saremo lontani dal vero attribuendo al complesso
delle forze pontificie un numero fra 2300 e 2500.
La tragedia di Perugia cominciò qui, in questa sproporzione di
forze. La Giunta fin dalle sue prime comunicazioni ad Arezzo, a Fi-
renze, a Torino, aveva detto ben chiaro di non avere forze armate a
propria disposizione : aveva domandato in particolare che quelle di
Arezzo — centro, come sappiamo, di raccolta dei volontari — venis-
sero a soccorrerla : ma era capitata nel momento più sfavorevole :
il colonnello Cerroti e il generale Mezzacapo si stavano proprio al-
lora — nell’imminenza del conflitto armato — spostando verso nord ;
il fiduciario piemontese per l’Italia centrale Boncompagni rispose sec-
camente : « Non abbiamo forze per voi ». La Giunta aveva tentato
Mc um re ripa IAA Ri i TRE ER td e NM
L'INSURREZIONE DI PERUGIA E LA POLITICA DI CAVOUR 115
una leva cittadina, ma non era riuscita a mettere insieme piü di 600
militi, in parte ragazzi o poco piü. Anche la non adesione del munici-
pio — dimissionario per sconfessione del movimento — dovette avere
qualche influenza. Infine, una gratuita ipotesi s’era fatta strada nel-
l’Italia centrale insorgente, compresa la stessa Perugia : che la spe-
dizione papale non fosse diretta a Perugia, ma altrove, per esempio
ad Ancona. A questa fantasia se ne aggiungeva un’altra (a cui pare
che la stessa Giunta perugina non fosse del tutto estranea), che lo
Schmid si sarebbe limitato a una parata di forza, per tenere in ri-
spetto gli insorti e arrestare una espansione del movimento nel set-
tore Umbria-Marche (spesso comprese ambedue nel secondo termine) :
espansione che nelle circoscrizioni perugine era già largamente in
corso, e accennava a oltrepassarle.
Che nei Giuntisti non ci fosse una veduta chiara e precisa della
situazione, può essere provato anche dal fatto che alla vigilia dello
scontro Nicola Danzetta — che era di fatto il presidente — si tro-
vava in Alta Italia tra Firenze e Torino. L’invio di Danzetta era
stato deciso il 17 con l’incarico (dice l'Ugolini, p. 141-42) « di ren-
dersi conto di persona della situazione e per ottenere un più sostan-
ziale appoggio dal governo di Torino. Prima di separarsi i quattro
presero provvedimenti per mantenere il controllo della città e della
provincia insorta in attesa dei risultati della missione di Danzetta ».
Attesa veramente tragica : il corpo Schmid doveva essere già a
mezza strada, e l’unico aiuto della organizzazione toscana furono
quattrocento fucili, in buona parte inservibili, e tre ufficiali per aiuto
al comando di difesa, che furono incaricati dell’organizzazione (as-
sai criticata). Il Cerroti il 16 giugno aveva telegrafato : « Aspetto
istruzioni sulle forze da spedirsi ». Gualterio il 17 dava buoni con-
sigli : « Perché non provocate diserzione di quelle truppe (di Foligno)
e pronunziamento di Foligno ? » « Agite su questa città (Ancona)
con messaggi » (Ugolini, p. 139).
L’Ugolini non si è posto il quesito di tali « aporie » della Giunta
insurrezionale e del governo tosco-piemontese (potremmo dire, più
semplicemente, di Cavour). Noi diremmo che la radice ultima per la
condotta di Cavour e degli altri sia stato il fatto della superiore pres-
sione della situazione bellica (il 24 giugno è Solferino), e per ambedue
le parti nazionali il non essersi resi conto della energia e rapidità con
cui il governo papale — e Antonelli personalmente — procedette in
questo affare, della importanza eccezionale attribuita a Roma alla
necessità di dare un esempio : forse anche la percezione pontificia di
116 LUIGI SALVATORELLI
una condotta piuttosto inerte della Giunta perugina, e dello scarso
sviluppo del moto nella provincia : cose di cui bisognava approfit-
tare immediatamente. Rapidità e condizioni favorevoli di azione non
previste né intraviste da Torino : ecco la chiave della vittoriosa sor-
presa della spedizione svizzera, costituente anche oggi per lo storico
qualcosa di straordinario nella condotta politico-militare della S.
Sede.
Potrà sembrare in contraddizione con tale rapidità l’episodio
Lattanzi : la visita, cioè, fatta in Perugia il 20 mattina (il giorno
stesso dell’attacco) dal Consigliere di stato, già magistrato a Perugia
per molti anni, Luigi Lattanzi : episodio di cui abbiamo notizia par-
ticolareggiata e valutazione (a mia conoscenza) solo dall'Ugolini.
Questi riferisce che il Lattanzi aveva conferito il 18 a Roma con
l'Antonelli, ricevendone l’incarico di comunicare al Giordani e allo
Schmid le condizioni della S. Sede per una soluzione pacifica del con-
flitto : costituzione a Perugia di un governo militare Schmid, natu-
ralmente con la resa senza combattimento degli insorti: proposta
fatta (a prendere o lasciare) per dimostrazione della volontà di pace
della S. Sede (in realtà, pura e semplice capitolazione). Ma il vero
scopo della missione Lattanzi — afferma l’Ugolini — era quello di
informarsi sullo stato bellico della città, e più particolarmente se fos-
sero venute a Perugia truppe del Cerroti da Arezzo. Il card. Antonelli
— dice l'U. — non voleva rischiare uno scontro armato fra gli uo-
mini di Cerroti e quelli dello Schmid: una sconfitta dei soldati
papali avrebbe significato per il Segretario di Stato perdere il con-
trollo di tutta l’Umbria con l’estendersi del movimento a tutta la
regione. Nella prima mattinata del 20 giugno il Lattanzi fu in Pe-
rugia, vide gli uomini della Giunta (mancava in verità il più impor-
tante) e anche taluno del Municipio, insisté sul carattere puramente
personale della sua visita, e certamente avrà rivolto loro qualche esor-
tazione alla sottomissione (ciò che anche il Giordani aveva fatto da
Foligno); ma fu un colloquio veramente troppo breve per un reale
tentativo di conciliazione, e senza risultato. Ma il Lattanzi ebbe tut-
tavia ugualmente il modo di accertarsi che i timori dell’Antonelli
non avevano fondamento. Il Lattanzi non fece intimazioni e non ne
aveva l’incarico : possiamo concluderne che non si sia attentato ad
esporre l'esigenza pontificia di totale capitolazione. La sua mossa
servì in ogni modo a Roma per pretendere un suo spirito di concilia-
zione.
Ne own DI n A OD if OH i
L'INSURREZIONE DI PERUGIA E LA POLITICA DI CAVOUR 117
Nel primo pomeriggio del 20 giugno la truppa dello Schmid si
portò da Ponte S. Giovanni innanzi a Perugia, e l’azione militare
incominciò circa le tre. Manca una statistica precisa delle forze delle
due parti. Per quel che abbiamo detto precedentemente, si può cal-
colare la forza pontificia in 2300-2500 ; non sapremmo dire, però, se
le forze estranee al reggimento svizzero prendessero parte attiva, o
invece rimanessero di riserva. In quanto ai perugini di difesa, abbiamo
già visto quanto scarso fosse stato il reddito della leva fatta dalla
Giunta (non bastevole, credo, neppure a sostituire le forze del Frig-
geri, che avevano seguito a Foligno il Delegato) : mentre da fuori non
era venuto praticamente nulla. Per giunta, l'armamento della forza
messa assieme dalla Giunta era scarso e addirittura incompleto. Mi
pare che non si vada lontano dal vero se si calcola che attacco e difesa
stessero fra loro come tre — e forse quattro — a uno.
L'azione si svolse in un prologo e tre atti. Schmid, avendo steso
le sue truppe a cordone intorno al Frontone, facendo centro innanzi
a Porta S. Pietro, pensò di raggiungere lo sfondamento di questa con
l’artiglieria. I due obici portati da Roma avevano personale nostrano ;
e il comandante italiano si rifiutò di agire contro compatrioti. Fu
sostituito immediatamente da un maresciallo svizzero, che però
non riuscì a mettere i pezzi in posizione efficace per abbattere la
porta, mentre i perugini sparavano dal Frontone e dalle mura del
monastero benedettino di S. Pietro occupate come baluardo offen-
sivo e difensivo. La lunga e bassa linea circolare del Frontone fu
presto superata dalla grande superiorità di numero degli attaccanti.
E questo fu il primo atto.
Sboccando dal Frontone, gli attaccanti vennero innanzi, per pro-
cedere verso la città; ma, prima di poter avanzare, dovevano libe-
rarsi dalla minaccia di fianco del tiro di fucileria intenso e bene asse-
stato dalle mura del monastero di S. Pietro. Il monastero natural-
mente era chiuso e sbarrato ; ma l’ostacolo fu superato da persona
estranea, un operaio che doveva esser venuto per lavori, e che aperse
una porta sotterranea. Sorse anche un’altra versione, secondo la qua-
le sarebbero stati i frati di S. Domenico, profittando della vicinanza
alle mura di S. Pietro, ad aprire il passaggio : versione confusa e
contraddittoria, inaccettabile.
Una volta entrati, gli Svizzeri facilmente « fecero fuori » i difen-
sori chiusi nel monastero, in numero ben inferiore, e fu questo il se-
condo atto ; cui seguì come intermezzo la prima strage di uomini, e
di oggetti di valore. Dice il Bonazzi (perché l’U. non ne ha tenuto
118 LUIGI SALVATORELLI
conto ?) : « Uccisi parecchi armati che smarrirono la via per fuggire ;
feriti mortalmente due servitori del cenobio; rinchiuso in una ca-
mera con i suoi monaci l’abate, invano protestatosi estraneo a quan-
to era accaduto ; si diedero furiosi ed avidi a frugare ogni angolo,
ogni recesso di quel vasto edifizio, e in poco d’ora ne fecero una spe-
lonca. Oro, argento involati ; vettovaglie disperse, arredi guasti, ve-
sti lacerate, arnesi infranti, pitture deturpate ; neppure l'archivio,
neppure la biblioteca ricca di codici preziosissimi dalle mani vanda-
liche risparmiata ! » (11, p. 478).
Dopo l’occupazione e il sacco di S. Pietro veniva naturalmente
la mossa definitiva di conquista del centro, avanzando per la via
più diritta di Borgo S. Pietro. Proprio per l'azione di Borgo S. Pie-
tro, conclusiva della lotta regolare, siaino a corto dei dati essenziali.
Non sappiamo quante (presso a poco) delle forze perugine fossero
rimaste per contrastare la via al centro, e quante si fossero sparse
in altri borghi e quartieri, temendo l'attacco locale svizzero. Non
abbiamo idea precisa di barricate e altre fortificazioni erette nel Bor-
go, ad appoggio dei suoi difensori ; non ci si dice se e quando comin-
ciasse una azione locale, una fraternità di armi; ma che debba es-
sersi formata non par dubbio. Dall’insieme delle case ermeticamen-
te chiuse, dalle finestre e piü dai tetti la sparatoria dovette farsi
sempre piü vivace: sparatoria di popolo forse piü intensa di quella
dei militi cittadini, ció che permise agli svizzeri, a scusa della strage,
di sostenere che essi non avevano fatto altro che reagire alle offese,
mentre era esattamente il contrario. Tutti gli uccisi di cui abbiamo
notizia precisa erano persone estranee a qualsiasi atto di guerra.
Si combatté dunque accanitamente casa per casa. Le condizio-
ni di numero e di armamenti, tuttavia, non erano tali da favorire
una lunga resistenza : al che si aggiunsero le preoccupazioni accen-
nate dei difensori di essere accerchiati, e dei pericoli a cui erano espo-
ste le altre parti della città. Ci dovette essere uno sfaldamento del
corpo di resistenza nel Borgo ; e gli svizzeri poterono avanzare senza
incontrare piü una resistenza organizzata, succedendo infine al com-
battimento vero e proprio il pieno sviluppo del saccheggio e della
strage, e poi l'avanzata verso il centro cittadino. E tuttavia la re-
sistenza organica, contandola dall'inizio del Frontone, si era prolun-
gata per tre ore e mezzo. Le perdite delle due parti sono state cal-
colate — non so quanto esattamente — per gli svizzeri in 10 morti e
L'INSURREZIONE DI PERUGIA E LA POLITICA DI CAVOUR 119
39 feriti ; per i « ribelli » in 50 morti, 100 feriti, 120 prigionieri : ed è
verosimile che qui si includessero fittiziamente le vittime delle pri-
me stragi.
I capi degli insorti, e cioé innanzi tutto i tre della Giunta (Guar-
dabassi, Faina, Berardi : assente, come sappiamo, Danzetta) e il ca-
po perugino militare Bruschi, una volta ridottasi la lotta entro il
Borgo S. Pietro giudicarono che la partita era perduta : e pensarono
ai casi loro. Comunicarono al Municipio che essi abbandonavano il
potere : e per la parte opposta a quella dove la lotta era cominciata
(per la via del Bulagaio) lasciarono la città mettendosi in via per il
riparo di Arezzo, sfuggendo cosi alla preordinata « decapitazione »,
fulgida gemma della bellicosità antonelliana. Il Municipio si affrettó
a organizzare una piccola rappresentanza di capitolazione. Il Segre-
tario generale portava la bandiera bianca, che a quanto si riferisce
sarebbe stata un fazzoletto bianco in cima a un'asta (perfettamente
sufficiente allo scopo). Ma i messaggeri di pace furono accolti da una
scarica di fucileria, che uccise precisamente il portatore della bandiera
bianca, provocando il ritiro o piuttosto la fuga degli inermi municipali.
Fu questo — possiamo dire — il segnale per la strage generale,
dopo il primo saggio nel monastero di S. Pietro. Per gli svizzeri di
Schmid tutto fu materia di sacco e lecita «strage ».
Per il tema « stragi » vale a maggior ragione che per il combat-
timento l'osservazione di sopra, della mancanza di un resoconto par-
ticolareggiato e compiuto. Abbiamo una quantità di relazioni, pa-
pali, nazionali, neutrali: nessuna (a mia conoscenza) organica, criti-
ca, precisa ; e veramente, dato il soggetto, sarebbe stato quasi im-
possibile redigerla. Come un primo abbozzo; prendiamo la relazione
dell'ex-governo provvisorio a Cavour pubblicata dall'Ugolini nella
sua ricca documentazione. D'intonazione partigiana nel suo enunciato
generale (« Quello che di atroce si commise dopo l'ingresso nei sob-
borghi e nella.città è tale che supera ogni credenza »), essa appare ob-
biettivamente espositiva nei dati specifici. « Diremo solo in comples-
so, che piü case sono state incendiate, molte saccheggiate intiera-
mente; molti negozi, inutili alla rapina, distrutti, piü famiglie ta-
glieggiate, e molti piü negozi sarebbero stati intieramente derubati
e guasti, se la robustezza delle imposte non avesse resistito ai molti
colpi di fucile tirativi contro per abbatterle. Inoltre uccisi alcuni fe-
riti, uccisi molti uomini inermi inoffensivi, parecchi vecchi, molte don-
ne, qualche fanciullo, sicché sonosi perduti molti più individui du-
120 LUIGI SALVATORELLI
rante il sacco che nel combattimento. I cadaveri di questi sventura-
ti sonosi spogliati e lasciati per più di un giorno insepolti sulle pub-
bliche vie... Queste vittime sono tutte innocenti sotto ogni rispet-
to, dappoiché sono di quelli che non hanno preso alcuna parte attiva
né al moto pacifico, né al combattimento ».
Nella sua concisione e precisione, priva di invettive e di parole
grosse — soltanto fatti precisi e indicazioni generali numeriche —
codesto elenco di misfatti ha un grande significato. Il Bonazzi ha
anch’esso un elenco, che ha carattere di saggio preciso : e ha in più
l’enunciato di nomi e cognomi, garanzia di realtà e di precisione, e
con particolari gravi : trucidati alla baionetta, gettati dalla finestra,
arsioni di case, messe a sacco le case di tutti i trucidati. È probabile
che la maggior parte dei misfatti veri e propri si siano avuti in Borgo
S. Pietro, ove ci fu l’ultima resistenza a noi nota. Non abbiamo te-
stimonianze analoghe per altri borghi e quartieri; ma — come già
accennato — sappiamo di una marcia verso il centro della città,
marcia che dové essere certamente spinta fino alla Piazza Grande
— quella sul fianco del Duomo, dov'è la celebrata Fontana — ma
deve anche avere sfilato per il Corso. Lo prova il fatto che la cronaca
parla dei tentativi di bottino, a cui in questa parte offrivano ricca
materia case, palazzi, negozi di alta mercanzia e di lusso. Ma c'in-
forma la cronaca — non contestata, che io sappia, da alcuno — che
le speranze più accese di ricco bottino andarono interamente fal-
lite. Lo sbarramento di porte, scale, finestre — che evidentemente
i cittadini avevano avuto tempo di effettuare, per essere rimasti
ultimi, o almeno fra gli ultimi — fu tale che non ci fu possibilità di
abbattimento e fruttuoso « sacco » consecutivo. Solo riuscì l’apertura
di una modestissima libreria, che tuttavia non si mancò di depredare
(analogamente ad altri casi già accennati).
Insomma l’operazione di saccheggio concessa e pregustata fin
dalla partenza da Roma era sostanzialmente fallita. Dovette il fal-
limento provocare nella soldatesca vincitrice un vero scoppio di fu-
rore. Abbiamo già visto come nel monastero di S. Pietro gli invasori
avessero esperimentato in larga misura un fallimento simile del pre-
gustato ricco saccheggio, e si fossero sfogati mettendo sottosopra
tutta l'Abbazia. Altro e maggior furore dovette accumularsi nei petti
dei prodi mercenari svizzeri — «cui fu prodezza il numero, cui fu
ragion l’offesa » — per la resistenza tenace, anche dei civili, di Bor-
go S. Pietro : e in quanto al centro della città non consentiva mate-
ria di sfogo o di surrogato.
Lom a m a pens enar seda RALE aio TR E We - nemo ni TI necem AR eC t o MR
L'INSURREZIONE DI PERUGIA E LA POLITICA DI CAVOUR 121
Conclusione : lo sfogo diciamo così normale del saccheggio es-
sendo venuto a mancare, o almeno a scarseggiare, vi si sostituì la
furia di occasioni singole, di inermi indifesi, di materiale umano. Un
episodio mi sembra da mettere in testa alla strage più vera e propria,
non solo perché di caratteristica ferocia, ma perché ne rimase parti-
colarmente vivo il ricordo: quello dello schieramento in ginocchio
imposto a nove ragazze — certamente popolane — in preparazione
di fucilazione. Ridotta parzialmente (ma non perciò meno odiosa)
la portata della strage, una scarica collettiva di fucileria abbatté mor-
talmente due di quelle disgraziate.
Eccessi simili — anche se meno gravi — di delusione e furore
ce ne devono essere stati parecchi. Testimonia il capitano dei gen-
darmi ausiliari Mazzotta a mons. Giordani : Borgo San Pietro venne
saccheggiato, e in qualche luogo incendiato. Allo stesso Giordani pro-
prio il capo, Anton Maria Schmid, telegrafò : «La devastazione delle
truppe nell’ingresso è stata grande ».
Altri episodi di violenza e di preda ebbero diverso carattere :
sfogo di cupidigia pura e semplice. Tale fu il caso Perkins che assur-
se a grave incidente diplomatico, di internazionale risonanza : cin-
que americani di due famiglie, in comitiva turistica, capitanata dal
capofamiglia Edoardo Perkins, furono svaligiati e taglieggiati, pro-
babilmente sotto minaccia di morte. Essi trovarono però, grazie a
uno dei militi, protezione passando la notte in un gabinetto.
Il particolare che abbiamo riferito della relazione a Cavour del-
l'ex-governo provvisorio, dei cadaveri degli uccisi rimasti per più di
un giorno insepolti, sembra pure aver fatto molta impressione. E con
esso l'accumulo di roba semidistrutta, e insozzata. Scrive il Bonaz-
zi: «La prima luce del 21 giugno rischiarava all’attonito sguardo
di chi passava per la via di S. Pietro strano e miserando spettacolo.
Una immensa quantità di masserizie, grasce e vettovaglie di ogni
specie, imbrattate di sangue e di fango, ingombravano la strada, in-
sieme agli sformati cadaveri dei sventurati cittadini » (p. 482).
Con la mattina del 21 il tumultuoso strascico della violenza vin-
citrice ebbe termine. Le truppe « castigatrici » furono acquartierate
in diversi edifici della città : la quota maggiore toccò al tanto mal-
trattato monastero di S. Pietro. Lo Schmid ebbe nello stesso giorno
la promozione a generale di brigata. Egli assunse il governo straor-
dinario da stato di assedio della città. Furono effettuati molti ar-
resti: i più dovettero essere di breve durata e senza gravi conse-
122 i LUIGI SALVATORELLI
guenze : lo Schmid lasciò ricordo di indole temperata. Istruì bensì il
processo militare contro i responsabili della ribellione : gli incrimi-
nati e condannati furono sette (con i cinque già noti, altri due senza
importanza storica): quattro le condanne capitali, tutte in contu-
macia. E non c’è nulla di particolare da riferire.
L’episodio della rivolta e della sottomissione brutale di Peru-
gia non finì però qui: potremmo dire, politicamente e moralmente
cominciò adesso. Le Stragi di Perugia divennero per opera del go-
verno di Torino, di tutta l’agitazione patriottica e di tutta l'Europa
liberale, un tema capitale della politica del tempo. Non è nostro com-
pito di aggiungerci e di sostituirci all'Ugolini nella storia di questo
episodio risorgimentale. Il testo e ancor piü la ricca appendice do-
cumentaria (senza parlare delle pubblicazioni precedenti, partico-
larmente di quella notissima del Degli Azzi) hanno provvisto al ne-
cessario. Ma sia ricordato — tanto piü che é poco noto — che una
delle prime, se non addirittura la prima censura venne da un ve-
scovo toscano propinquo a Perugia, quello di Cortona. Diciamo, per
la parte della stampa estera, che essa riusci nella grande maggioran-
za negativa per il governo pontificio e nell’insieme equivalse a una
grossa battaglia perduta. Vedremo il nesso di questo fatto con gli
svolgimenti ulteriori della « questione italiana ». Soltanto pochi, e per
lo più poco autorevoli giornali francesi e belgi (confessionali) — i
primi classificati altresì in larga misura come legittimisti — fecero
eccezione. E non mancarono, al di fuori dei giornali, giudizi pubblici
di singoli uomini politici autorevoli. Non occorre dire che l'Inghil-
terra si distinse particolarmente in questo senso. Si ebbe la contro-
prova sul terreno internazionale dell’opinione attribuita a Cavour
(e che non c’è ragione di ritirargli) : essere preferibile per la causa
d’Italia che il pontefice apparisse carnefice anziché vittima. Opinio-
ne suffragata dalla sua Curia stessa quando esltó la vittoria, e dal-
lo stesso pontefice, quando con conscio mendacio — se il fatto è
autentico — a chi lo interrogava sulle stragi perugine disse che c’era
stata soltanto l’uccisione di qualche ribelle.
Non è (salvo errore) molto noto che la tragedia di Perugia ebbe
uno strascico notevole di reazione fattiva, che l'Ugolini ha avuto il
merito di mettere in piena luce.
Cavour, si è visto, aveva piuttosto trascurata l’insurrezione pe-
nat EUST NENNEN
L'INSURREZIONE DI PERUGIA E LA POLITICA DI CAVOUR 123
rugina. La sua conclusione così infelice per la causa nazionale e so-
prattutto le stragi di Perugia dovettero fargli grande impressione.
Inoltre dovettero agire su di lui gli inizi dell’opinione pubblica e dei
giudizi sulla strage. Comunque sta il fatto che egli arrivò di un balzo
a concepire una azione di rivincita, e addirittura una estensione re-
gionale del movimento. Dopo la caduta nel vuoto del piano napoleo-
nico per uno stabilimento nella Toscana liberata, Cavour, che aveva
mandato a monte quel piano, pensò a un disegno analogo per l'Um-
bria e le Marche. Perno dell'operazione, la ripresa di Perugia con
l'espulsione di Schmid. La parte piü giovane delle forze militari di
Mezzacapo avrebbe dovuto inscenare una secessione (apparente) vo-
lontaristica, non compromettente il governo sardo, liberare Perugia e
impiantarsi nella regione. Il progetto Cavour si incontró — ma non
consta ci fosse un qualsiasi accordo — con le preoccupazioni destate
in Bologna e generalmente in Romagna dalla caduta di Perugia. Sem-
bra che a Bologna pure fosse concepito il disegno di una riscossa per
la riconquista della città ; ma a questa aspirazione fece contrappeso
la preoccupazione della Giunta di governo e di Bologna stessa
che si ceterminasse un afflusso di volontari verso Perugia, tale da
mettere in pericolo la sicurezza di Bologna e della Legazione in gene-
rale.
Cavour invió Gualterio da Mezzacapo per acquisirlo alla mani-
polazione clandestina del corpo d'azione contro Schmid. Liberata
Perugia, Mezzacapo avrebbe ripreso il comando dei presunti « di-
sertori », stabilizzando e sviluppando l’occupazione dell'Umbria e
Marche, associate alle Legazioni. Si sarebbe andati insomma verso
quella riduzione dello Stato Pontificio a « Roma con un giardino in-
torno » vagheggiata secondo una diceria corrente dal principe Napo-
leone. Negativo ancora potremmo dire che sarebbe stato un anticipo
— di più di un anno — della campagna contro Lamoricière del set-
tembre 1860.
La reazione di Mezzacapo fu completamente negativa. Innanzi
tutto egli contestava, e anzi negava, codesta sicurezza di vittoria
su Schmid del corpo « volontario », che — si tenga presente — nel
momento della prima decisiva azione sarebbe rimasto come campato
in aria. La responsabilità reale sarda sarebbe subito entrata in gioco.
Appare inoltre comprensibile che il «trucco » ripugnasse al senso di
onor militare del Mezzacapo. Cavour insistette : e allora Mezzacapo
dichiarò che non avrebbe eseguito il piano senza un ordine scritto
governativo. Evidentemente Cavour non poteva assumersi le gravi
124 LUIGI SALVATORELLI
conseguenze che sarebbero potute provenire per i rapporti con Na-
poleone III.
Fu Napoleone III stesso a porre un termine all'avventura, in
un colloquio con Cavour il 26 giugno, imponendo recisamente l'a-
stensione da ulteriori acquisizioni territoriali a danno dello Stato pa-
pale. Il Piemonte doveva limitarsi a mantenere sotto motivo di pro-
tezione l'alto governo delle Legazioni. Nessuna rivincita contro l'oc-
cupazione « svizzera » di Perugia. Ma poco piü tardi, avuto sentore
— fondato o no — di progetti restauratori vaticani, Napoleone III
avverti severamente Roma di guardarsi bene dal creare altri casi
di Perugia: sarebbe stato il punto di partenza di una guerra che
sarebbe arrivata alle porte di Roma. Non possiamo dire quale con-
sistenza avessero quelle voci di grande iniziativa pontificia per l'Ita-
lia centrale: probabilmente non si trattó che di discorsi vaghi da
parte di elementi secondari del temporalismo pontificio ; mentre ope-
razioni analoghe, ma di senso contrario, continuavano ad esser va-
gheggiate da Garibaldi (o Mazzini). Un attivismo bellico, tuttavia,
ci fu nelle alte sfere della politica pontificia, per verità a scopo di-
fensivo. Antonelli si pose il compito di organizzare un vero e proprio
esercito, di elementi prevalentemente stranieri, con abbondanza nei
gradi di comando di elementi francesi legittimisti. Antinapoleonico
per eccellenza fu il capo prescelto, il Lamoriciére, un proscritto del
2 dicembre. Ma dalla parte opposta, piü precisamente da Garibaldi
(con cui su questo punto si accordava, e anzi esortava il Mazzini)
si continuó a vagheggiare la grande impresa per l'Umbria e le Mar-
che : adesso, peró, senza consenso neanche ufficioso di Vittorio Ema-
nuele, e naturalmente di Cavour, ben decisi ad evitare ogni brusca
rottura con Napoleone III.
Siamo fuori del tema, o dei temi trattati dall'Ugolini; ma ci
rientriamo rilevando che alcuni mesi dopo si ebbe l'arditezza politica
veramente eccezionale della spedizione improvvisata da Torino della
conquista delle Marche e dell'Umbria, che liquidò Lamoricière e con
lui il nostro Schmid ; arditezza impiantata sul motivo che si tratta-
va di mercenari stranieri invasori dell'Italia. Fu una ripresa sostan-
ziale del Piano Cavour del giugno '59 e dei piani ulteriori di Gari-
baldi (e Mazzini).
L'impresa, condotta con una rapidità e una temerarietà adatte
a scandolezzare tutte le ortodossie diplomatiche e cattoliche, e lo
stesso Napoleone III — che tuttavia lasció passare (« Fate presto »)
— non può essere ignorata in quei suoi precedenti; più particolar-
Lus edu Urb, MOV HEN LL C d E
L'INSURREZIONE DI PERUGIA E LA POLITICA DI CAVOUR 125
mente, nel chiodo fisso da tempo nella mente di Cavour, di accop-
piare alle Legazioni le Marche e l'Umbria.
Il consenso semi-clandestino di Napoleone III al «colpo di ma-
no » segui, a mezzo anno di distanza, a un altro molto più regolare
consenso capitale del Cesare : quello all'annessione al governo di Vit-
torio Emanuele — dopo lunga ostinazione contraria — della Tosca-
na: elemento capitale dei plebisciti dell'11-12 marzo 1860, per l'u-
nione al regno di Vittorio Emanuele di tutti i paesi della Rivolu-
zione dell'Italia centrale compresa per l'appunto la Toscana. Fu
questa accettazione che chiuse le discussioni e i contrasti fra Cavour
e Napoleone III nell'Italia centrale, secondo il titolo primario del
lavoro ugoliniano ; e perciò sarebbe stato bene che l'Ugolini lo aves-
se registrato. Non si poteva invece pretendere che egli registrasse
anche il «lasciapassare » per l'occupazione delle Marche e dell'Um-
bria, che si pone in un quadro piü vasto, « panitaliano », per il suo
intreccio con gli avvenimenti del Mezzogiorno.
LUIGI SALVATORELLI
Me eit inadatta Li N S UND 1 332-0 M JU DONI aA E Re -
m3
nd
Il mobile T n
Quando, anni fa, si inizió la pubblicazione della collana « I mo-
bili regionali italiani » da parte dell'Editore Górlich, sperammo che
la coraggiosa iniziativa, la più importante del genere in Italia, sa-
rebbe riuscita a colmare il vuoto che, nell'ambito dei nostri studi
storico-artistici — a differenza di quanto avviene in altri paesi euro-
pei — è stato sempre rappresentato dalla quasi completa mancanza
di ricerche serie e sistematiche su questa produzione, in specie per
quanto attiene ai mobili veri e propri e soprattutto a quelli profani ;
speranze che, in genere sono andate deluse, ché questi lussuosi vo-
lumi presentano spesso un apparato critico assai modesto, che a vol-
te scade in tono fra salottiero e antiquariale, e sembrano non essere
il frutto di ricerche rigorose ed approfondite del materiale e delle
fonti documentarie.
Anche questo settimo volume della collana (GrusEPPE CANTEL-
LI, Il mobile umbro, Milano, Górlich Editore, 1973, 174 pag., 183 ill.
in nero, 16 a colori, L. 16.000) malgrado sia opera di uno specialista
presenta un fondamentale errore di impostazione, conseguenza, cre-
diamo, di mancanza di paziente impegno : circa la metà del testo
e delle illustrazioni è dedicata ai cori lignei e ad altro arredo fisso
chiesastico, pertinenze cioè dell’architettura e materiale — oltre tut-
to in gran parte dovuto a non umbri — già abbondantemente stu-
diato (come ricorda lo stesso Autore) dagli eruditi locali fra la fine
dell’Ottocento ed i primi del nostro secolo ; al quale arredo pertanto
si doveva concedere un ben più limitato spazio e cui, semmai, ci si
poteva richiamare per più sicure datazioni e attribuzioni di opere da
rintracciare : ci si limita a citare, ad esempio, la bella credenza del-
la Collezione Gualino di Firenze, che per l’esilità delle cornici e per
la semplicità delle strutture è certamente umbra ?), collegata, per i
grandi intarsi degli sportelli, appunto ai cori quattrocenteschi. Co-
munque, uno studio sui mobili umbri si doveva aprire, a parer no-
stro, con il celebre faldistorio ligneo del Museo Capitolare di Perugia,
128 FRANCESCO SANTI
raro e splendido mobile romanico, ricordato prima dal Toesca e poi
diffusamente studiato dal Castelfranco *), che lo colloca cronologi-
camente ai primi del Duecento e ne dimostra, attraverso l’esame della
decorazione scultorea, l'origine umbra ; o, meglio ancora, con un al-
tro non meno splendido mobile umbro del sec. xir, la fronte fram-
mentaria di cassone, ora nel Fogg Art Museum della Harvard Uni-
versity di Cambridge, Mass., anch’esso ricordato dal Toesca e dal
Castelfranco, ma che ripubblichiamo qui (fig. 1) sia perché ripro-
dotto solo nel vecchio articolo del Castelfranco, sia per aggiungere
inedite notizie e considerazioni. La fronte di cassone, recante in ton-
di grifi, leoni, aquile e figure umane (forse con riferimenti alla aral-
dica perugina ?) fu trovato da alcuni muratori nel 1926, demolendo
un soffitto di una casa colonica nei dintorni di Gubbio (strada del
Piccione verso Perugia); acquistato dall’antiquario perugino E.
Guerra Coppioli, fu da questi rivenduto all’antiquario Grassi di Fi-
renze e passò poi al museo americano. La decorazione a motivi ve-
getali, per il taglio affilato, si collega strettamente al faldistorio di
Perugia, del quale il cassone è pertanto conterraneo, mentre il mo-
tivo delle figurazioni emblematiche in tondi si richiama alle figure
in clipei o in «rotae » delle stoffe orientali — sassanidi, copte, isla-
miche — o bizantine (i « panni di Romania »), quali hanno influito
in specie sulla decorazione a pietre commesse nei pavimenti ed an-
che sui « vela » dipinti di completamento inferiore degli affreschi ro-
manici. Il frammento del Fogg Art Museum è forse alquanto più
antico del faldistorio di Perugia e, più che cassone, poteva forse far
parte di un mobile come la spalliera centrale del seggio del Santuario
di Montevergine, che è però più tardo, della fine del Duecento, pur
ripetendo il motivo delle figurazioni in clipei.
L’opera del Cantelli inizia invece con il coro del Duomo di Or-
vieto, ma senza ricordare il grande ed intatto armadio (1388) di
quella Sacrestia, e, per la fine del sec. xiv, pubblica solo il cassone
in pastiglia dorata del corpo di S. Ubaldo della chiesa di S. Maria
Nuova di Gubbio. Per la corrente goticizzante del sec. xv, illustra
il rivestimento ligneo della Mercanzia a Perugia, il coro di S. Maria
Nuova nella stessa città ed i postergali dei Decenviri della Cappella
del Palazzo dei Priori (contrariamente a quanto detto, essi sono nel-
la collocazione originale), e i cori di S. Domenico e di S. Benedetto
a Città di Castello e della Basilica Superiore di Assisi; fra i mobili
profani del Quattrocento, una fronte di cassone in pastiglia dorata
della Pinacoteca di Gubbio (ma è poi umbra ?) e, fra le altre cose
La c m NR UE, MN WE T rn o RR i DOR
sh
WE tc‘ @‘’‘0—.-—ceec.eGeGecc E : > . - Mili —À
Fig. 1 — Arte umbra del sec. XII - Fronte di cassone - Fogg Art Museum, Cambridge, Mass.
m
?,
»--« + ^ í
it > Anas
"
i
j
EN
"
LIN OM
m ie
gemis
5s ue ARV on S ON ene i JUD aA, PR - ue yen
e
poo P dalla
erre all PME. La — er ————— o
‘8JousI ouorzeorqn BIO ‘Estq '][0) BIS - BIPEN - AX 79s [op eiqum 9j1y — t ‘51
I dl Di 4A.
seta
Mj GORESUWS Raps; Phi oi
T
yb
m—(—X—XM Md
mu, Ts et
dibatte. -
aar à T META
Mee im diede s nari dal
H
i |
B idc
H
H
|
|
|
|
| |
{|
|
|
|
+ D+ ore i AO i QE ae E
e — ee
1493
i,
IS TIRATE
nn a ra c ed
S Sen
r document
Armadio pe
azzo Ducale
€
€
io Tedesco
a e Gregor
ubbio, Pal
iul
G
Ew
Mugi
a
eo de 1
— Matt
j
n
t
a
"ig
I
INA NE
TE de us
TWO PU TE
NS
e rnm m e rl Ln
iL AES
IRR Serino rr ye di ir oes
: nbn. i es ; e. c . ° E È z
EAT x y5 0 E d. "s ES 3 - 2 im ,
m M
em 7
war
Solbiate
xcii Bae ac ae at
Pe it ENIT
IL MOBILE UMBRO 129
minori, i cofani dei Magistrati del Palazzo dei Priori. Avremmo vi-
sto con piacere ricordati anche altri mobili umbri del sec. xv, la
madia goticizzante — ora divenuta estremamente rara, della quale
solo uno o due esemplari sono stati da noi visti nel mercato anti-
quario e di cui ripubblichiamo qui quello già della collezione Pisa
(fig. 2) — e il raro armadio per documenti, che nel 1493 i Priori del
Comune di Città della Pieve fecero costruire da maestro Matteo della
Mugiula e decorare con vivaci colori dal pittore Gregorio Teutoni-
co *) (fig. 3). Ed ancora cori e arredi fissi : della Basilica Inferiore di
Assisi, del Duomo di Perugia, della Udienza del Cambio a Perugia,
il leggio del Terzuolo in S. Domenico a Gubbio.
Anche per il Cinquecento, la rassegna si apre con un coro, quel-
lo del S. Agostino di Perugia, per il cui autore Baccio d'Agnolo si
fa peró confusione fra il Baccio d'Agnolo fiorentino operante a Fi-
renze e il Baccio d'Agnolo di Lorenzo, autore del coro, anch'esso
di origini fiorentina, ma noto soltanto per la sua attività a Perugia,
ove risiede in Porta S. Pietro, e del quale si hanno notizie solo fra il
1501 e il 1529. Si prosegue ancora con i cori — Duomo di Todi, 5.
Pietro di Perugia, Duomo di Città di Castello — ed arredi fissi di
sacrestia, chiese e oratori — del Duomo di Spoleto, di S. Nicoló di
Foligno, del Duomo di Gubbio, della Confraternita dei Disciplinati
di S. Francesco a Perugia, del Duomo di Perugia. Fra tanti arredi
chiesastici notissimi, di mobili profani si ricordano il bossolo per vo-
tazioni e alcuni cassoni nunziali della Pinacoteca di Gubbio e, ahi-
mè, banconi e postergali della Sala dei Notari del Palazzo dei Priori
di Perugia, che sono rispettivamente dei falsi e delle ricostruzioni
della seconda metà dello scorso secolo; per altri mobili profani ri-
cordati nel volume per quest'epoca, la «fronte di cassone » dorata
della Pinacoteca di Città di Castello è una fronte d'altare. Più valide
sono le osservazioni del Cantelli relativamente ad alcune credenze
eugubine.
Per il Seicento, l'esposizione é ancora piü deludente : la ricerca
per quest'epoca sarebbe stata certamente piü difficile ed insidiosa :
si sono invece citate le poche cose a portata di mano, ancora una
volta arredi fissi — Sala dei Legisti al Cambio, Sacrestia Segreta
della Basilica di Assisi, soffitto della Confraternita di S. Agostino
a Perugia — e poche altre cose estremamente modeste; la grande
credenza barberiniana. della Pinacoteca di Spoleto è forse romana,
come testimonierebbero la qualità dell’intaglio, le proporzioni e lo
stemma già papale.
130 FRANCESCO SANTI
La produzione umbra settecentesca è invece esaminata dall’au-
tore nell’ambito quasi esclusivo del delizioso arredamento della villa
Serego Alighieri a Castel del Piano presso Perugia, miracolosamente
conservato integro dai tempi della sua formazione, come testimonia
l'inventario redatto nel 1801 alla morte del patrizio che lo fece ese-
guire. Ottimo punto di partenza per svolgere un più ampio giro in
altre parti della regione ; viaggio che però non è stato fatto. Non si
è così ricordato — tanto per limitarsi a Perugia — l’arredo, un tem-
po splendido, che decorava le sale del Palazzo Donini a Perugia,
sciaguratamente disperso nel 1930 ; di esso è superstite solo una cop-
pia di consoles intagliate e dorate, ora nella Sala Gialla del Palazzo
dei Priori (fig. 4), fra i più eleganti mobili di questo tipo prodotti
in Umbria ; o l’arredo del Palazzo Friggeri, pure a Perugia, dovuto
al perugino Antonio Agostini (1725-1764) intagliatore ed architetto,
allievo del Murena, arredo di cui alcuni pezzi sono forse ancora rin-
tracciabili presso una famiglia patrizia perugina ; o, infine, per ci-
tare un esempio settecentesco di arredo chiesastico, gli eleganti mo-
bili della Sacrestia di S. Francesco al Prato in Perugia, dovuti a
L. Mazzotti (1772). Ma non vogliamo andare oltre in un’opera che
non ci compete; vogliamo solo, a chiusura di questa nostra forse
troppo severa recensione del volume del Cantelli, ancora una volta
sperare che questo genere di studi sia finalmente svolto con la ne-
cessaria ponderatezza e quel paziente e serio impegno richiesto da
ogni tipo di ricerca storica.
FRANCESCO SANTI
NOTE
1) È pubblicata infatti come umbra in Enciclopedia Univers. dell’ Arte,
vol. rx, 1963, tav. 232.
?) P. TorEsca, Storia dell' A. Ital., Il Medioevo, Torino, 1927, vol. 11,
p. 1143 n. 45; G. CASTELFRANCO, Jl faldistorio del Duomo di Perugia, in
« L'Arte », 1937, pp. 79 segg..
*) Fu ceduto dal Comune di Città della Pieve allo Stato nel 1963 per
L. 1.000.000 e, restaurato nello stesso anno, é ora conservato nel Palazzo
Ducale di Gubbio. Gregorio Teutonico si era stabilito a Perugia prima del
1490 ed il figlio Giovanni era calzolaio in Porta S. Pietro fra il 1530 e il 1541.
Altre opera di Gregorio, un affresco e una tela, sono nella Chiesa di Grondici
di Tavernelle. Vedi F. SANTI, V Mostra di opere restaurate, Perugia, 1964,
p. 19.
P Pn VOR? F ni tiri " ws
Qo eet ER rr adis Dae ie AIA OD 19-8 ii tt LR M ONERE LLL
santa
La tavola di Castiglion del Lago
(A proposito di una attribuzione e di una polemica)
Non pochi ricorderanno la polemica insorta fra Umberto Gnoli
e Achille Bertini Calosso, qualche anno prima della ultima guerra
a proposito della tavola di Castiglion del Lago, quella che è situata
sull’altare del transetto sinistro nella bella parrocchiale neoclas-
sica architettata da Giovanni Caproni verso la metà dell’800.
La tavola per tanti anni era in una parete della sacrestia della
parrocchiale castiglionese ; ne fu tratta nel 1907 in occasione della
Mostra di Arte Umbra a Perugia, e fu riportata in quel posto dopo
la chiusura della Mostra stessa.
Achille Bertini Calosso la faceva restaurare nel 1935 dal Cellini.
Dopo la ripulitura e la rinsaldatura il restauratore adombrò al com-
mittente una probabile origine raffaellesca. Di certo, discovrire un
inedito di Raffaello non é cosa da poco, ed il Bertini Calosso se ne
fece subito banditore. Dal romitorio di Campello sul Clitunno, Um-
berto Gnoli, appena ne senti parlare, rispolveró una vecchia car-
tella del suo archivio e tiró fuori fotografie e appunti, materiale
prezioso che é poi scomparso insieme con la biblioteca quando,
dopo la morte dello Gnoli, la casa fu allagata per un grosso tem-
porale, e gli eredi non arrivarono a salvare nemmeno il salvabile.
Lo Gnoli contestó subito al Bertini Calosso, nella rivista Pan (an-
no rr, 1935, vol. vr, pp. 187-197) fondata e diretta da Ugo Oietti,
l'atribuzione al Sanzio, sostenendo appena la probabile mano del
modesto Sinibaldo Ibi. Gli fece eco Giustino Cristofani, aderendo
toto corde alle tesi gnoliane, soprattutto per la modesta fattura
del dipinto, che appare anche a prima vista molto inferiore alle
stesse opere antecedenti di Raffaello, come lo stendardino di Città
di Castello, dipinto l’anno 1499. Anche Bernard Berenson volle
intervenire e nel suo volume sulla pittura del Rinascimento in Ita-
lia fu piuttosto aspro di termini.
La pittura di Raffaello è soprattutto, dicevano Umberto Gnoli
e Giustino Cristofani, una pittura di qualità, e la tavola castiglionese
139 OTTORINO GURRIERI
non possiede queste qualità : è una modesta pittura di un modesto
pittore della scuola peruginesca. Achille Bertini Calosso faceva,
intanto, conoscere di approntare una risposta documentata, che
peraltro non venne mai fuori, forse per le condizioni di salute del
fu Soprintendente alle Gallerie e ai Monumenti dell'Umbria, che
andavano continuamente peggiorando.
Intanto, i castiglionesi erano invasati dal fatto di avere un
Raffaello entro le loro mura. Sistemavano la tavola nell’altare si-
nistro del transetto, restauravano anche la mostra dell’altare me-
desimo e vi apponevano tanto di lapide elogiativa stilata in buon
latino dal priore don Tommaso Vecchi, erudito sacerdote. L'attri-
buzione defluiva anche nelle guide turistiche. Infatti, nella Guida
Umbria del Touring Club Italiano (1937) fu testualmente indicato :
«....interessantissima tavola con la data 1500, recentemente attri-
buita a Raffaello, del quale sarebbe quindi la prima opera sicura-
mente datata; vi è palese la derivazione dal Perugino e i ricordi del-
la formazione marchigiana del pittore». Le parole sono, appunto,
del Bertini Calosso che, come é segnato nella prefazione, aveva
«riveduto tutto il volume, registrandovi i risultati dei più recenti studi
sull'arte umbra». La tavola raffigura la Madonna con il Bambino
in trono fra i Santi Maria Maddalena (la parrocchiale di Castiglion
del Lago è dedicata a quella Santa) e Antonio Abate. È datata 1500,
e non è poi brutta, in quanto vi traspira sempre l’aura sentimen-
tale della scuola peruginesca ; ma per poterla attribuire a Raffaello
ce ne vuole!
Soltanto alcuni giorni fa uno dei nostri migliori studiosi di
archivio, l’amico dott. Giocondo. Ricciarelli, che ringraziamo vera-
mente di cuore, reperiva la documentazione originaria di commis-
sione del dipinto che qui trascriviamo fedelmente.
«Archivio di Stato di Perugia, Fondo Giudiziario, Processus,
busta 110, fascicolo 11».
Il fascicolo contiene gli atti della causa civile promossa dal-
l'Ospedale della Misericordia contro diversi, per l’esecuzione del
testamento di Bartolomeo di Senso da Castiglion del Lago.
Fra cui: «A. 1495 et die mercurii .viiij. septembris, de sero,
hora .vj. Coram vobis eximio decretorum doctori D.no Toma de
Collentiis de Cassia, honorabili vicario episcopi Perusini, ser Bar-
tolinus ser Nicolai de Perusio sindicus et procurator Hospitalis
S. Marie de Misericordia, agit, exponit et dicit qualiter Bartolomeus
Sensi de Castro Castilionis de lachu comitatus Perusii P.S.S. existens
arr DE rire TM RA E Ma i AT E RM E
<<
"E
x Eu T D EF ve
Madonna con il Bambino e Santi
Castiglion del Lago
La
Eusebio da San Giorgio e aiuti -
n
Ment net oes ri RA
DM
rye s
EU perm
E i ria doni coniate delizia cat META ORT
MICI NN
LA TAVOLA DI CASTIGLION DEL LAGO 133
in domo Bartolomei Jacobi de Perusio parochia S. Antonini (de an-
no 1488 et mense augusti)...infirmus magne infirmitatis et ante
eius mortem ipse Bartolomeus...disposuit et ordinavit hoc modo
videlicet dixit et protulit hec verba vel similia huiusmodi effectus
et importantie coram infrascriptis testibus videlicet,
Imprima judica e lassa esser sepellito nella ciessia de Santa
Maria Maddalena in nella capella delli soi antique, in nella quale
vole se faccia uno pilo nello quale se spenda fiorine 10 a bologni-
ne 40 per fiorino, per le infrascritte fidecommisarie ;
Item lassa ala ditta cappella fiorine .xxxta. a la dicta ragione
per fare una tavola a l'altare cola figura de Sancto Antonio e altre
figure, como parrà a li ditte fedecommissarie et lo resto per pianete
et altre cose necessarie ;
Item lassa a la dicta capella fiorine doicento a la dicta ragione,
si dicto testatore morrà senza figlioglie legitime e naturaglie, con
questo che el piovano che sarà per li tempe degga fare dire onne
anno doi sequie nela dicta capella, ei quali doicento fiorine degga
avere in biene stabile et dei frutti de esse biene fare dire esse sequie ;
Item lassa a donna Pavola sua donna, fiorine 40. ..1e quali heb-
be per sua dota et anco glie lassa tutti li panni de lana a suo dorso ;
Item tutti li altri soi bene mobile e stabile lassa a lo spedale
de misericordia de Peroscia, caso che lui mora senza figliogli legi-
timi et naturali, con quisto incaricho che dicto spedale e rectori
d'esso non possono vendere ne alienare dicti biene stabile .... a
niuna persona de casa sua....;
Item lassa soie fedecommissarie Bartolomeo de Giapecho dicto
Rachamino da Peroscia et Mariocto de Francesco dicto Galleoto
dal detto Castello......
Dicit etiam (dictus ser Bartolinus) quod dictus Bartolomeus
dicta verba vel similia....dixit et protulit coram dictis testibus
ante eius mortem.....
Dicit etiam quod dictus Bartolomeus, dictis verbis et condito
dicto testamento, coram dictis testibus, decessit sine filiis legitimis et
naturalibus. Dicit etiam quod interfuit et interest dicto ser Barto-
lino dictis nominibus quod dicti infrascripti testes recipiantur et
examinentur per Vos Dominum Vicarium, ad eternam rei memo-
mami a ».
(I testimoni furono ascoltati e la sentenza favorevole alla vali-
dità del testamento fu emessa in data 10 ottobre 1495).
(A.S.P., Archivio Ospedale della Misericordia, Contabilità Debitori
e Credilori, registro n. 26).
134 OTTORINO GURRIERI
A c. 31, A. 1497 (apertura del conto a): «la heredità de Bar-
tolomeo de Senso da Chastiglione de lacho...» (ove si cominciano
a registrare le spese che si vengono facendo a conto di detta
eredità) ;
(segue a c. 246 e quindi a c. 373 ove è annotato)
A. 1500
«E adì .xvij. de giungno fiorini 21 soldi 50 fatti buoni per
leie a Uspio de Giapocho pentore per pegnetura de una tavola de
altare posta in Santa Maria Maddalena in Chastilglione, et a lui
(Uspio) in questo (registro) a carte 305 ».
A c. 305 (Conto aperto a Eusebio di Giacopo)
A. 1499
« Uspio de Giapocho pentore de porta Santo Angnolo dé dare
adi 21 de ottobre fiorine 8 a 40, contanti per noie et per parola de
Andrea de Baccioia, da Francesco de Salvuccio mercatante....
« Uspio de Giapocho pentore de contra, dè avere insino a di .xvij.
de giungno 1500, fiorine 21 solde 50...de tanti sonno per pengnet-
tura de una tavola de altare per noie a la redittà de Bartolomeio
de Senso da Chastilglione Chiogino, la quale tavola fo mandata
per Matteio nostro mulattiere in sancta Maria Madalena nel detto
chastello e posto alaredittà in questo (registro) a carte 373 .....
fa 2181450
Ecco, quindi, che Bartolomeo di Senso da Castiglion del Lago
aveva lasciato nel testamento per la chiesa di Santa Maria Madda-
lena una tavola di altare con la figura di Sant'Antonio Abate ed
altre, ed il 27 di giugno 1500 si pagavano ad Eusebio da San Gior-
gio, cioè ad Eusebio di Giacomo di Cristoforo, nato nel 1465 da
Giacopo o Giapecone (Uspio de Giapocho), 20 fiorini e 50 soldi ed
il 21 ottobre altri 8 fiorini e 40 soldi, probabilmente a saldo.
Siamo quindi in presenza di un’opera di Eusebio da San Giorgio ?
Andiamo piano. Eusebio da San Giorgio è il pittore che è, ma
ci sembra ancora migliore della tavola castiglionese, in specie nei
lavori dove non ha voluto aiuti di sorta. Perchè non bisogna di-
menticare che Eusebio nel 1496 prendeva in società con Sinibaldo
Ibi, Berto di Giovanni e Lodovico d’Angelo una bottega in Perugia
per esercitarvi insieme l’arte della pittura. Tanto insieme, che la
tavola con la Vergine e il Bambino fra i Santi Pietro e Paolo, Ca-
terina ed Agata, più comunemente conosciuta come «Sacra Con-
versazione », datata 1509, dipinta per la chiesa di S. Agostino, oggi
alla Galleria Nazionale dell'Umbria, porta la sigla arcana L.A.S.I.,
ine Dr dita 265 ARA UND 1o TIRA eun n tI
LA TAVOLA DI CASTIGLION DEL LAGO 135
che lo Gnoli interpretò come le iniziali di Lodovico d’Angelo e Si-
nibaldo Ibi collaboratori dell’Eusebio.
I due capisaldi sostenuti nell’intervento dallo Gnoli furono le
figure della Madonna e del Bambino copiate di sana pianta dalla
celebre « Pala dei Decemviri» di Pietro Perugino, già in Palazzo
dei Priori in Perugia, poi depredata dai francesi ed al ritorno in
Italia incamerata ai Musei Vaticani, ed il trono dell’identico dise-
gno di quello della pala precitata. Un plagio, e lo Gnoli fece giusta-
mente notare che Raffaello non plagiò mai dal suo Maestro, anche
se ne assorbì in giovinezza il lirico misticismo e la tipica imposta-
zione compositiva. Invece, imitò e ripetutamente Eusebio da San
Giorgio e con lui i suoi compagni di bottega, come si può vedere
nella tavola anzicennata della « Sacra Conversazione » dove il trono
è, salvo il coronamento, derivato pedissequamente, e non sempre
bene, da quello del Perugino. Il che avveniva nel 1509, epoca alla
quale risale tale dipinto commissionato tre anni prima.
Ci sembra, così, pur alla distanza di diversi lustri, di avere
ormai definita la questione, anche se gli illustri contendenti, alla cui
memoria rivolgiamo un reverente pensiero, sono da tempo scom-
parsi.
La tavola di Castiglion del Lago è quindi opera commissio-
nata ad Eusebio da San Giorgio, che la dovette eseguire in colla-
borazione con gli altri compagni di bottega; una collaborazione
piuttosto notevole per molte ragioni che non possono invero sfug-
gire ad un attento esame dell’opera.
OTTORINO GURRIERI
i
1
E
n
3
?
3
1
|
i
i
CENTRO DI DOCUMENTAZIONE
SUL MOVIMENTO DEI DISCIPLINATI
E
"
1
si
Fraternite disciplinate
e sacre rappresentazioni a Foligno
nel secolo XV
1. — Per un catalogo
La concentrazione delle fraternite operanti nel campo ospita-
liero, decretata dal vescovo Antonio Bettini nel 1477 5, ma dive-
nuta operante solo nel 1510 ®, favorì la dispersione dei rispettivi
archivi, cosicché a noi son pervenuti soltanto alcuni registri del
secolo xv, quelli che per ragioni amministrative confluirono nel-
l'archivio dell'ospedale di S. Giovanni Battista; da qui le notizie
frammentarie sulle fraternite disciplinate presso gli storici locali e,
di riflesso, la mancata valutazione in chiave generale dei risultati
ivi ottenuti ?.
Lo spoglio del Notarile ha parzialmente soddisfatto l'esigenza
di un catalogo delle fraternite disciplinate operanti in Foligno,
poiché i più antichi volumi risalgono alla metà del secolo xiv ; ma
lindagine, tra l'altro, ci ha permesso di chiarire una confusione
operata dalla storiografia iacobilliana.
L'agiografo folignate attribuisce a fra Raniero Fasani, ispi-
ratore e propagatore della grande «devozione» del 1260, la fon-
dazione della fraternita «de' preti de’ disciplinati, o della disci-
plina, in un oratorio sotto il titolo di S. Feliciano », ponendola sotto
l'anno 1270 ?. Nessuna traccia dei «monumenta antiqua Fulginie
et Spoleti» citati dall'autore a margine. I documenti degli archivi
folignati, anzi, ignorano una fraternita disciplinata di s. Feliciano
fin verso la metà del secolo xiv, come del resto ignorano fino allo
stesso periodo altre fraternite con la qualifica ‘ disciplinatorum ' 9.
Merita una precisazione la fraternita di s. Maria della Prece, che
forse aderi al moto fasaniano, e tuttavia non si qualifica come tale
nell'unico documento a noi pervenuto: una lettera di associazione
MI e RE N ENI IA TE N TAL i SRO em oer R
140 MARIO SENSI
dell’11 aprile 1299, inviata alla ‘societas discipline recommenda-
torum Ihesu Christi crucifixi de Senis': una dichiarazione di co-
munione, tra l'altro, «de omnibus ... vigiliis, helemosinis, disci-
phnis
Il più antico ricordo della fraternita dei preti di s. Feliciano,
rinvenuto. nell'archivio notarile, risale al 3 maggio 1341 ?. Di ap-
pena due mesi posteriore é un altro importante documento notarile
che ci permette di superare l'aporia occasionata dalla storiografia
iacobilliana. Il 26 febbraio 1342 si riunirono, presso il capitolo del
convento di s. Domenico, trentasette dei trentanove sacerdoti iscritti
alla fraternita dei preti di s. Feliciano ; scopo della congrega era
la nomina di tre procuratori «per procedere all'unione della stessa
fraternita e dei sacerdoti della medesima con la fraternita della
disciplina di s. Feliciano e con gli uomini di detta fraternita ». I
confratelli laici avrebbero dovuto costituire cosi con i sacerdoti
«unicam societatem », la quale, tra l'altro, avrebbe dovuto acqui-
stare da certo Taddeuccio di Buscoro una casa, con terreno adia-
cente, posta nei pressi del vescovado, a confine con la proprietà
dell'ospitale nuovo di s. Feliciano «prout placebit domino epi-
scopo Fulginati, pro agumento dicte fraternitatis» 9. Il 3 marzo
successivo si riunirono nella casa della fraternita della disciplina
di s. Feliciano trentaquattro confratelli laici, cioé oltre le due parti
degli associati, per eleggere due procuratori «per unire e parteci-
pare tutta la detta fraternita e gli uomini della detta fraternita
della disciplina, presenti e futuri, con la fraternita dei preti di s. Fe-
liciano, fusione da durare in perpetuo, cosicché ambedue le fra-
ternite, cioé della disciplina e dei sacerdoti, sempre siano una sola
e medesima fraternita » ®).
Una lacuna nel Notarile non ci permette di appurare se la fu-
sione sia andata in porto e per quanto tempo ; sta di fatto che al-
meno a partire dal 1370 le due fraternite, quella dei preti e quella
della disciplina, risultano ben distinte: ciascuna ha un proprio
priore e mentre quella dei laici é impegnata nel campo assisten-
ziale, con la gestione dell'ospitale omonimo, quella dei preti in-
vece si congrega in varie chiese per celebrare uffici in suffragio
dei defunti 1°.
I documenti sopra riferiti ci permettono innanzitutto una di-
stinzione tra le due fraternite, intitolate ambedue a s. Feliciano,
ma l’una clericale e l’altra laicale; ed una precisazione : i docu-
menti dicono disciplinata solo la seconda, quella laicale ; inoltre
FRATERNITE DISCIPLINATE E SACRE RAPPRESENTAZIONI A FOLIGNO 141
ci sembra arbitraria la distinzione operata dallo Iacobilli tra la
fraternitas presbiterorum sancti Felitiani e la fraternitas charitatis
presbiterorum : per l’autore mentre la prima sarebbe stata eretta
dal Fasani, la seconda fu dovuta all’iniziativa di Corradino di Ri-
nalduccio Trinci, priore di s. Salvatore, il quale la eresse nel 1330
nella cappella del beato Pietro Crisci nel duomo di Foligno +:
non v'è dubbio infatti che quest'ultima si identifichi con la fra-
lernilas presbiterorum sancti Felitiani che l'11 aprile 1485 ottenne
l'approvazione vescovile, essendone fino a quel tempo priva, dal
vescovo Antonio Bettini 12. Notiamo infine come sia il documento
di approvazione canonica, sia gli statuti nella redazione a noi per-
venuta '?, come del resto tutti i documenti del secolo xiv affatto
accennano alla disciplina, e ció a differenza della fraternita lai-
cale di s. Feliciano che si qualifica come disciplinata sin dal piü
antico documento del 1342.
Durante il secolo xiv operarono in Foligno almeno altre tre
fraternite disciplinate dedite, come quella di s. Feliciano, all'assi-
stenza ospitaliera.
Della fraternita di s. Francesco e s. Maria, probabilmente di-
stinta da quella di s. Francesco, che lo Iacobilli vuole eretta nel
12709, trovo ricordo sin dal 1384 9, ma con la qualifica di fra-
ternita disciplinata compare la prima volta il 20 agosto 1385 : una
vendita di alcune case per mano di « Bartholominus Volglecte de
. Fulgineo et societate admanitorum, sindacus et procurator fraterni-
tatis disciplinatorum sancte Marie et sancti Francisci de Fulgineo ».
Sotto l'anno 1370 il Bartoloni Bocci pone l'erezione di un ospi-
tale, intitolato alla Maddalena, ad opera di fra Giovanni di Gia-
como da Foligno, il quale avrebbe istituito pure, a sostegno del-
l'opera «una confraternita di uomini i quali si esercitavano in be-
neficio di essi infermi in recitare l'officio della beatissima Vergine
e de’ morti, in far disciplina e in altre divozioni » 1. Effettivamente
sotto la data 30 gennaio 1370 trovo un lascito testamentario di
venti soldi « pro opere fraternitatis sancti Iohannis et sancte Marie
Magdalene de Fulgineo»'9, e il ‘pro opere’ potrebbe indicare
una fraternita di recente istituzione ; che sin dagli inizi la frater-
nita sia stata disciplinata ce lo conferma un altro lascito testamen-
tario di due ceri destinati «fraternitati disciplinatorum sancte
Marie Magdalene de. Fulgineo » 19).
Nelle Cronache della città di Foligno dello Iacobilli, sotto l'anno
1374, agosto 11, trovo il regesto di un'indulgenza di quaranta giorni
10
Leader ic aan à LEO S UND i RE E We - ne Rue t T2 MONS nr
142 MARIO SENSI
concessa da Giovanni vescovo di Foligno, fra Giovanni da Foligno,
dell'Ordine dei Minori, vescovo di Orte e M. Lucido, vescovo di
Andria «a tutti i maschi e femine veramente pentiti e confessati
della confraternita di san Giovanni Battista e di sant'Elia profeta
che converranno nella chiesa di sant'Agostino de' frati Eremitani
nelle loro diocesi a sentir prediche, sermoni, a ricevere i santissimi
sacramenti in ogni mese e a far discipline o altro atto di penitenza
ed a far qualche oratione conforme l'epistole della loro confra-
. ternita » ®”. Per mancanza di documenti ignoro se la predetta fra-
ternita, eretta in s. Agostino, vada distinta da quella della Tri-
nità, di cui appresso; certamente nel 1447, nel «modus et ordo
adhibendus in festo beatissimi corporis Christi» la fraternita di
s. Agostino è distinta e precede quella della Trinità *». Quest'ultima,
di cui si ignora la data di fondazione, avrebbe eretto, secondo lo
stesso Iacobilli, nel 1374 «in contrada il cantone e compagnia della
croce, contiguo alla fraternita della SS.ma Trinità e S. Agostino un
ospedale per i poveri infermi per legato di Lorenzo di Simoncello
di Mascio, di detta compagnia della croce, nella propria casa, la-
sciandone rettore il priore del convento di S. Agostino e il priore
della confraternita della Trinità y 2. Si noti, per inciso, come la
data di indulgenza coincida con quella dell’erezione dell’ospitale.
Nessun documento, per il secolo xiv, ci è pervenuto sulla frater-
nita di s. Agostino, numerosi invece sulla fraternita della Trinità,
a partire dal 1391, nei quali tuttavia mai appare l’appellativo ‘ di-
sciplinatorum ', sebbene, come risulta dai registri della. medesima
del secolo xv, i confratelli abbiano esercitato la disciplina, almeno
il venerdi santo, in occasione della processione del Cristo Morto **.
Sul finire del secolo xrv la città di Foligno vide il passaggio
di un gruppo di penitenti Bianchi 29. Il 28 novembre 1400 certo
Francesco di Pietro di m. Filippo da Foligno dispose per testa-
mento che la propria casa, posta nelle vicinanze di Porta Contra-
stanga, venisse adibita, dopo la sua morte, ad ospitale per i po-
veri, sotto il titolo ‘ hospitale de Albis'*?. Lo Iacobilli si limita
ad annotare che il predetto ospitale «fu cominciato ad edificare
nel 1404 », ma sotto il titolo di s. Giovanni *9 ; nessun dubbio però
sull’identità dell’ospizio : unico è il testatore, Francesco di Pietro,
di cui lo Iacobilli ricorda un famoso discendente, quel Silvestro Bal-
doli che fu, tra l’altro, podestà di Firenze e poi senatore di Ro-
ma *?. Si desiderano ulteriori documenti sull'ospitale, ma la di-
sposizione testamentaria del 28 novembre 1400 ci sembra un sin-
FRATERNITE DISCIPLINATE E SACRE RAPPRESENTAZIONI A FOLIGNO 143
golare riflesso, in una piccola città dell'Umbria, dell'ultimo grande
movimento popolare di penitenza.
Sulle altre fraternite, operanti in Foligno durante il secolo xtv,
mancano documenti che ci permettano di collegarle al movimento
penitenziale dei disciplinati, così la Fraternitas laboratorum che
gesti l'ospitale omonimo, detto poi di s. Spirito, la Fraternitas cle-
ricorum sancti Felitiani, la Fraternitas presbiterorum sancte Marie
foris portam, la Fraternitas mulierum sancti Dominici, la fraternita
maschile di s. Maria Annunziata e s. Domenico, che gestì l’ospitale
omonimo, assorbito poi nel 1404 dal convento di s. Domenico e la
fraternita di s. Maria della Misericordia alle poelle 29).
A differenza di altri Statuti comunali della Valle Umbra 9,
se si fa eccezione per la fraternita dei preti di s. Feliciano, affatto
disciplinata *», nessuna delle sopracitate fraternite disciplinate tro-
va ricordo negli Statuti comunali di Foligno, sebbene l’arco di
tempo in cui questi furono composti vada dalla metà del secolo xiv
al primo trentennio del Quattrocento *). Solo la rubrica ‘De cor-
ruptis mortuorum ' richiama, pur proibendole, le usanze delle fra-
ternite, se non disciplinate, almeno laudesi, in occasione dei fu-
nerali*2. La rubrica 113 stabilisce, tra l'altro, «che nessuno a
qualunque fraternita appartenga, possa, né debba andare o par-
tecipare ai funerali vestito di sacco, o di panni dimessi, e con la
faccia coperta ; gli sia permesso soltanto andare e partecipare ve-
stito dei panni abituali; si inibisce inoltre, durante i funerali, di
dire o celebrare l'ufficio, ossia le laudi o altre cantilene (laudes vel
alias cantilenas), pena cento soldi di denari». Il testo degli Statuti
del popolo, cui appartiene la rubrica, fu compilato nel 1350 e per
quel periodo certamente operante era la fraternita della disciplina
di s. Feliciano, la quale pertanto veniva colpita in una delle pra-
tiche più suggestive, l’ufficiatura dei defunti. In questa disposi-
zione inibitoria possiamo ravvisare anche una delle cause che suc-
cessivamente limitarono l’azione fattiva dei confratelli nell’opera
di misericordia verso i defunti. Durante il secolo xv per raccogliere
i morti, accompagnarli processionalmente alla chiesa e deporli nella
fossa le fraternite stipendiavano personale estraneo che magari,
al termine del servizio, reclamava un migliore compenso, come
ad esempio nel caso dei funerali di Salvoro d'Emiliano, noto orafo
folignate e più volte- priore della fraternita della Trinità 9 : il ca-
merlengo della fraternita della Trinità aveva offerto, a coloro che
avevano portato a spalla la bara di Salvoro d’Emiliano, sei bo-
144 MARIO SENSI
lognini, «ma ad questo non stettero contenti », per cui il camerlengo,
su autorizzazione del priore, sborsò, il 4 aprile 1443, altri cinque
bolognini ?^.
Il secolo xv non registra nuove fraternite disciplinate: non
sembra infatti che la fraternita della Pietà, eretta nel 1448 ad opera
di fra Francesco da Spoleto, abbia contemplato anche la pratica
della disciplina ?9).
Solo nel secolo xvi la pratica della disciplina tornò a rifiorire
nell'intimità dell'oratorio ad opera delle fraternite di s. Girolamo,
eretta il 15 dicembre 1544 #5 e del Buon Gesù, eretta il 19 marzo
1561 *?.
Esulano dalla presente indagine quest'ultime fraternite erette
nel secolo xvi ed ambedue legate alla spiritualità cappuccina. Per
le altre si può fare un poco di luce sulla loro vita interna durante
il secolo xv, grazie ai registri segnati Ospedale 926-930.
2. — Le matricole
Ciò che più ci colpisce scorrendo le matricole della fraternita
di s. Feliciano, parte delle quali riferiamo in appendice, è lo stra-
grande numero degli iscritti : oltre mille e duecento confratelli sono
elencati nel registro Ospedale 926 che concerne gli anni 1400-1496
e ben 722 nominativi compaiono nella prima matricola redatta
probabilmente nel 1400 ed aggiornata, ma non sempre con esat-
tezza, fino al 1450 ?9.
Dall'esame degli elenchi che annotano esclusivamente i con-
fratelli accolti nel corso di un anno si puó rilevare come, in me-
dia, facessero l'ingresso annualmente una quindicina di nuovi iscrit-
ti; problematico invece determinare se vi fosse stato un rapporto
tra nuove vestizioni e confratelli defunti.
Dal medesimo registro 926 risultano donate alla fraternita
61 vesti o sacchi nel 1400 e 18 nel 1426 ; l'inventario di sagrestia
del 1426 elenca 95 vesti, quello del 1432, 87; ancora 87 quello
del 1450; 98 l'inventario del 1453 ed infine l'inventario del 1478
elenca « veste trenta e una grande da homini» e « veste quaranta
e tre piecole da mammoli » : un totale di 74 vesti; ora se v'era rap-
porto tra iscritti e vesti da fraternali il numero dei confratelli ef-
fettivi, durante il secolo xv, non raggiunse mai le cento unità.
La perdita degli statuti ci priva della conoscenza delle condi-
au ai po PM ds MM
FRATERNITE DISCIPLINATE E SACRE RAPPRESENTAZIONI A FOLIGNO 145
zioni per entrare a far parte della fraternita e soprattutto dell’età
minima richiesta : il problema sorge in quanto i sacchi dei frater-
nali sono suddivisi in vesti da homini e vesti da mammoli, cioé
ragazzi, e non solo nell’inventario del 1478 agli artt. 39 e 40, ma
anche nei precedenti : vedi ad esempio l’inventario del 1450, art. 68,
che elenca: «item ottanta e sette veste da discipinati tra grandi
e piccole»: due tagli dunque, uno per adulti, l’altro per ragazzi e
della stessa foggia, da disciplinati. La distinzione tra confratelli
adulti e confratelli ragazzi la ritroviamo nell’introduzione alla ma-
tricola del 1450: « Memoria e recordanza farò ... de tuti e singuli
homini grandi et piccholi che intraranno nella fraternita de sancto
Felitiano de Foligno et che se faranno confrati d'essa fraternita ».
La peculiarità starebbe nell'ammissione dei ragazzi alla pratica della
disciplina, a al proposito si desiderano documenti. Certamente peró
i ragazzi erano utilizzati e per il canto delle laude e per le sacre
rappresentazioni, come si puó dedurre dalle uscite delle fraternite
e dagli inventari di sagrestia, riferiti in appendice.
Il rito di accoglienza, o della vestizione, prescriveva la pre-
senza di testimoni e, se figli di famiglia, la presenza, ma anche solo
il consenso da parte di uno dei genitori o di chi ne faceva le veci,
cosi ad esempio: Bernardino di Filippo «menocilo Filippo suo
patre», Giovan Battista di Domenico fece l'ingresso « voluntate
matris», Costantino di ser Tommaso entró nella fraternita « con
voluntà de Pernicholó suo fratello » e Pier Bernardino di Pier Fran-
cesco «menolo suo zio carnale ».
L'ingresso nella fraternita veniva suggellato dalla vestizione
del sacco, dato normalmente per le mani di uno dei priori e un
notaio apponeva sul libro, contenente le matricole, il nome del
nuovo confratello; talvolta era però lo stesso confratello ad ap-
porre sul registro la propria firma, cosi, a fianco di Onofrio e Be-
nedetto di Giacomo troviamo «manu propria» e Marinangelo di
Corrado barbiere «manu propria scripsit». I tempi dell'ingresso
coincidono normalmente con il 2 febbraio, festa della Candelora,
o con il venerdi santo; non mancano peró vestizioni in tempi
diversi.
Nella matricola compilata tra il 1400 e il 1450 i confratelli
sono suddivisi per rioni (sociefates) ; non vi compaiono peró i rioni
Contrastanga e Abbadia, i quali probabilmente figuravano nelle
prime due carte del manoscritto che attualmente inizia con c. 3 e
con il rione Croce. Nelle successive registrazioni, a partire dal
TI ET
146 MARIO SENSI
1450, i confratelli sono invece suddivisi per terziero de sopra, di
mecco e de sotto.
Nella matricola concernente gli anni 1400-1450 solo raramente
è annotata la data di ingresso, le altre, invece, oltre la data di ve-
stizione, indicano anche i testimoni e i presidenti della cerimonia.
Mai però trovo annotata la data di morte dei confratelli ; solo a
fianco di ser Lagniro di Giacomo da Siena trovo mortu, ma senza
aggiunta di data; per gli altri il decesso viene registrato premet-
tendo al nome una croce, o semplicemente depennandolo.
Langniro d'Antonio d'Artete e Marinangelo de Schuatragal-
line, come tanti altri nominativi, sono depennati, ma a fianco leggo,
non misso: probabilmente si tratta di fratelli espulsi dopo un pe-
riodo di prova. Ma un confratello effettivo, espulso dalla fraternita
per gravi motivi, fu probabilmente quel Lucha, cui il nome del
padre è stato completamente coperto con l’inchiostro rendendolo
illeggibile; a fianco infatti trovo, renegavit.
Tra gli iscritti notiamo moltissimi componenti della famiglia
Trinci: Corrado, signore di Foligno ed i suoi fratelli Adriel, Sal-
vato e Antonio, abate di s. Crispolto di Bettona; suo cugino Sas-
sobruno di Rinalduccio ; i figli di Corrado: Ugolino, Rinaldo e
Niccolò ; Carmisino e Rinaldo figli di Trincia; Teseo figlio di Bar-
tolomeo di Nicolò Trincia; Onofrio figlio di Corrado e Berardo,
Bonifacio e messer Luca figli di Andrea Tomacelli e Agnese Trinci.
Sono espressamente ricordati come familiari del principe fra Nicola
da Carpi, Giovanni di Giacomo da Monterotondo, Francesco An-
tonio da Trevi, Guido da Savona e Nicola Giovanni da Parma.
Tra i religiosi ed i chierici, pochi in verità, compaiono : frater
Jacobus de Medicis de Florentia de Ordine sancti Dominici ’, ‘ domp-
nus Franciscus sancti Apollinarii', ‘ Bartolomeus monacus ', ‘ ma-
stro Johanni, cantore da Bologna, canonicus'. Al nome del con-
fratello segue quello del genitore e talvolta anche quello dell’avo ;
non mancano peró nomi seguiti soltanto dall'epiteto. Di norma i
forenses aggiungono anche la città di origine. Raramente viene
annotata anche la professione : sono ricordate una trentina di arti ;
predominano i notai, cui seguono i calzolai, i manescalchi, i sarti,
i muratori, i barbieri ed i medici. Scorrendo gli elenchi notiamo inol-
tre nobili, cancellieri e consiglieri comunali, orafi e pittori, accanto
a semplici manovali : indice tutto ciò dell'apertura della fraternita
a tutte le categorie sociali. Il ritrovare poi persone appartenenti alla
stessa famiglia ed i loro discendenti, è certamente indice che l’ap-
Lire rene dra ie SANA i SÈ RR n
FRATERNITE DISCIPLINATE E SACRE RAPPRESENTAZIONI A FOLIGNO 147
partenenza alla fraternita, più che alla libera elezione, era dovuta
ad una tradizione di famiglia; evidenti le ragioni che spingevano
intere famiglie ad iscriversi : i vantaggi spirituali e sociali che an-
davano dal lucro delle indulgenze, all’assistenza ospitaliera, fino
ad una degna ufficiatura funebre. Ì
Negli elenchi dei confratelli di s. Feliciano, come in quello
della Trinità, del tutto assente invece è l’elemento femminile, che
tuttavia compare nei registri contabili dell'una e dell'altra fra-
ternita, ma con funzioni di ospitaliere, senza nessuna partecipa-
zione diretta alla vita interna delle fraternite.
Nella matricola della Trinità, compilata nel 1457, compaiono
70 confratelli 99; per lo stesso torno di anni (1450-1460) nel regi-
stro della fraternita di s. Feliciano sono annotati 175 confratelli.
A questi dobbiamo aggiungere i confratelli delle fraternite disci-
plinate di s. Francesco e della Maddalena, inoltre i confratelli della
Pietà di s. Giacomo e di altre fraternite minori per le quali tutta-
via si desiderano matricole e tenendo conto che nel 1445 giurarono
sui capitoli della SS.ma Unione, compilati da S. Giacomo della
Marca, 359 capifamiglia i quali, «exceptis nonnullis et paucis ad-
modum, qui propter eorum absentiam ab hac civitate, vel propter
suam infirmitatem », rappresentavano la totalità delle famiglie della
città ‘9, possiamo dedurre che buona parte delle famiglie di Fo-
ligno appartenesse, durante il secolo xv, a qualche confraternita.
3. — Il venerdì santo
Almeno nel secolo xv, il venerdì santo a Foligno doveva essere
una di quelle ricorrenze che riuscivano a coinvolgere un po’ tutta
la cittadinanza con le sue tre grandi manifestazioni di massa: la
predica, la processione e la sacra rappresentazione.
Fin verso il calare del secolo xv queste tre azioni sacre erano
nettamente distanziate nel tempo e così suddivise : al mattino la
predica, la cui durata doveva essere notevole se nel 1498 un pre-
dicatore dell’Osservanza francescana annotò nel suo diario che la
predica tenuta a Foligno il venerdì santo di quell’anno «duravit
per horas quinque et quartum », lamentando pure che «et multa
alias dimisi propter tempus»); nel primo pomeriggio si teneva
la processione e, dopo il tramonto, la sacra rappresentazione. Nel
secolo successivo peró la predica fu trasferita nel pomeriggio, dopo
148 MARIO SENSI
la processione e prima della rappresentazione della passione: cosi
credo vadano interpretate, ad esempio, le annotazioni di una spesa
di 80 soldi fatta il 16 aprile 1500 per «la devotione alla predecha
el venardi santo» e di un'altra spesa di 29 bolognini, fatta il 24
marzo 1512, «per certa representatione se ha affare quisto venardi
sancto alla predicha » *».
Della rappresentazione della Passione in Foligno trovo già
ricordo nel Libro delle visioni della beata Angela, in un episodio
autobiografico accaduto tra il 1290 e il 1300 «quando representata
fuit passio Christi in platea sanctae Mariae » 4.
Della partecipazione in massa alla predica mattutina ci par-
lano indirettamente gli Statuti comunali, redatti nella prima metà
del secolo xiv, i quali elencano il venerdi santo tra le festività da
essere osservate *9 e per l'occasione danno facoltà al podestà e al
capitano del popolo di scarcerare particolari categorie di condan-
nati i quali fossero stati in carcere almeno sei mesi e avessero fatto
la pace con i propri avversari. La liberazione doveva avvenire
«tempore predicationis fiende in populo dicta die» ‘). Il carce-
rato, a volto scoperto (sine caputeo et infula), con una candela in
mano, dal carcere doveva recarsi al palazzo del podestà, quindi
dirigersi verso la chiesa di s. Feliciano, entrare, mentre era assie-
pata di gente e deporre sull’altare maggiore il cero acceso ; da quel
momento il reo diveniva libero ed il suo nome veniva depennato
dal libro dei condannati e ciò «ad reverentiam dicti diey ».
Per lo stesso secolo trovo ancora ricordo della predica negli
statuti delle arti, ad esempio dei «salenari», cioè dei pizzicagnoli,
là dove tra le feste da essere osservate è elencato «lu venardì
sancto per fine che è facta la predica empiacca, o en san Feli-
tiano » 49).
Sulla processione mancano invece notizie anteriori al secolo xv.
Grazie ai registri di entrata e di uscita delle fraternite della Tri-
nità e di s. Feliciano, nonché al Libro della Onione si puó avere
un'idea della grandiosità di questa manifestazione religiosa du-
rante il secolo xv e nel primo decennio successivo. A giudicare dai
sacchi dei penitenti, dati a lavare, partecipavano alla processione
fino ad un centinaio di confratelli che si disciplinavano lungo tutto
il tragitto. Le fruste per la disciplina erano confezionate con cor-
de, ricoperte di carta, e cordicelle all’estremità delle quali veni-
vano cuciti i piccarelli, palline acuminate di metallo, normalmente
acquistate presso gli orafi folignati. L’uscita per l’acquisto di corde
p——— ——Á— —« i apo NE A o ORE *
FRATERNITE DISCIPLINATE E SACRE RAPPRESENTAZIONI A FOLIGNO 149
e piccarelli, nonché di aghi e filo bianco per cucire le fruste, la ri-
troviamo annualmente non solo nei registri del secolo xv, i cui
testi riferiamo in appendice, ma anche in quelli del secolo succes-
sivo, vedi ad esempio il registro Ospedale 940 concernente gli anni
1562-1569 +2).
Non ho esaminato i registri dei secoli xvir e xvini, ma mi sem-
bra indicativo per la progressiva scomparsa della disciplina du-
rante la processione del venerdì santo quanto è annotato nel Ri-
cordo della processione fatta la sera del venerdi santo 1738 : «si prin-
cipiava la processione numerosa non solo dei fratelli della com-
pagnia (della Morte), ma anche di altre compagnie, ma col camisce
nero, i quali per lo più portavano le torcie negre. Doppo i fratelli
sudetti, fra i quali andavano diversi con segni di penitenza, chi
con la croce in ispalla, chi trascinando catene e chi flagellandosi,
seguivano i fratelli chierici e sacerdoti della stessa compagnia con
cotta e berretta e torcia bianca, como anco altri sacerdoti invita-
ti ...»49. Si notino, accanto alla disciplina le altre forme di pe-
nitenza : portare in spalla croci di legno o, ai piedi, catene di ferro.
Che ormai a disciplinarsi pubblicamente siano pochissimi e solo
nella processione del venerdì santo, lo possiamo dedurre anche
da una disposizione coeva che ritroviamo nel capitolo 32 degli
Statuti della Confraternita di s. Anna, stampati nel 1722, dove
si stabilisce che nella processione da effettuarsi la domenica fra
l'ottava dei Morti «non debbano intervenir battuti, e però si proi-
bisce alli governatore e guardiani, che al tempo saranno, in qual-
sivoglia occasione in perpetuo, non debbano ammettere battuti
nella compagnia, tanto de’ nostri fratelli, quanto d’altre persone
non fratelli, e questo si debba osservare inviolabilmente » *9. Ap-
pare chiaro come ormai si senta una certa ripugnanza verso la for-
ma penitenziale della disciplina, specie quella fatta in pubblico.
Successivi editti, nel 1803 da parte del vescovo Marcantonio Mo-
scardini il quale «proibì che nessuno potesse portar croci » 5 e nel
1819 da parte del successore Stanislao Lucchesi, il quale ordinò
che «non vi fossero battenti, né altri strumenti di flagellazione » 5),
diedero l’attuale volto alla processione cittadina del Cristo Morto 52.
I registri dell’ospedale ricordano, al seguito dei penitenti, un
coro di voci virili e di voci bianche; e gli inventari di sagrestia
annotano le statue. del Cristo Morto e dell’Addolorata, coperta
da un velo nero.
Probabilmente non dovettero mancare processioni del venerdì
150 MARIO SENSI
santo con rappresentazioni allegoriche, se tra le uscite della Fra-
ternita della Trinità trovo nel 1459, in prossimità del venerdì santo,
una spesa di 5 soldi «per adconciatura dellu carro » e_nel 1510 una
spesa di 6 soldi «per tanti bolloni che comparò per aconciare lu
carro de ditta fraternita, quale fo menato lo venardì sancto in
piaza » 5); nulla però ho rinvenuto circa le tematiche svolte dai
carri allegorici.
Al termine della processione le fraternite offrivano e ai peni-
tenti e ai cantori un piccolo rinfresco a base di vino e di dolciumi :
i vini per lo più venivano acquistati nella vicina Montefalco, terra
evidentemente già nota a quei tempi per la sua produzione vini-
cola; i dolci venivano invece acquistati presso gli speziali locali
che dovevano essere dei veri artisti in quel campo se la loro fama
aveva varcato i confini del territorio e Foligno veniva definita la
‘ città dalle strade inzuccherate ' 54.
Chiudeva la giornata la rappresentazione della Passione del
Cristo. Almeno intorno alla metà del secolo xv certamente e la
Fraternita di s. Feliciano e quella della Trinità davano, in quel
giorno, rappresentazioni nel proprio oratorio: ce lo confermano i
rispettivi libri di entrata e di uscita. Nulla invece sappiamo delle
altre fraternite disciplinate, per la perdita dei rispettivi registri.
Sul calare del secolo xv però si ebbe un’unica rappresentazione
patrocinata dalla Fraternita di s. Feliciano. Il luogo era la piazza
del comune. Qui veniva approntato un grandioso palco per l’alle-
stimento del quale trovo uscite anche a favore di architetti e pit-
tori, a quanto pare profumatamente pagati, accanto a spese per
bolloni, candele, tavole o manovalanza, magari per il ripristino
del selciato della piazza, smantellato per l’erezione del palco. Per
i testi rimandiamo all’appendice.
Tendoni, edifizi, tavole e suppellettili da devozione, termi-
nata la rappresentazione, venivano immagazzinati, per l’anno suc-
cessivo, nei locali della Fraternita di s. Feliciano.
Una delle conseguenze della concentrazione delle fraternite fu
la precoce scomparsa delle sacre rappresentazioni per le quali trovo
costante ricordo nel Libro della Onione fino al 1512; nessun cenno
però nei successivi registri dell'ospedale di s. Giovanni Battista.
Significativa ci sembra al proposito la petizione rivolta da parte
di alcuni cittadini, il 29 marzo 1569, al consiglio comunale, «super
desiderio representandi Passionem sanctissimi domini nostri Jhesu
Christi » 5; ed è anche l'ultimo ricordo di sacre rappresentazioni
Lire irene Wa Dr canna Lie IAA UD tn ai TR tI zi e rS e
FRATERNITE DISCIPLINATE E SACRE RAPPRESENTAZIONI A FOLIGNO 151
rinvenuto nei registri comunali. La richiesta al comune non solo
di un'oblazione, ma anche della manovalanza per la costruzione
del palco, lascia chiaramente intravedere ormai l'assenteismo delle
fraternite in questa manifestazione religiosa.
4. — Gli inventari di sagrestia
I codici cartacei del secolo xv, segnati Ospedale 926 e 927-28,
contengono, senza alcun ordine né cronologico, né di argomento,
matricole, entrate ed uscite, inventari di ospitale ed inventari di
sagrestia delle confraternite di s. Feliciano e della Trinità. Meritano
particolare attenzione gli inventari di sagrestia, soprattutto per la
suppellettile teatrale, e ciò per la povertà di documenti in questo
campo #9. In Appendice ho trascritto secondo l'ordine dei testi
e non quello cronologico gli inventari di sagrestia più significativi,
omettendo però quegli articoli che riguardano gli arredi di altare
ed altri oggetti appartenenti agli ospitali, o comunque estranei,
mentre ho premesso agli articoli delle cifre indicanti il posto da
essi occupato negli inventari medesimi.
Per una comprensione dei testi va precisato come a Foligno,
per designare le sacre rappresentazioni, nella prima metà del se-
colo xv si usasse il termine «devotione», vocabolo comune nella
letteratura dei disciplinati, che in origine indicò esclusivamente la
disciplina, ma anche il termine «marie», una trasposizione in vol-
gare del vocabolo latino-medioevale «maria», cioè spettacoli. A
partire dalla seconda metà del secolo xv il vocabolo più usato fu
invece «representatione », ma talvolta trovo anche «festa». Così
nel 1512 il camerlengo delle fraternite riunite, per indicare le uscite
relative alla rappresentazione della Passione, usò come sinonimi :
«devotione», « representatione », «festa » 5”.
Mentre decisamente povero di attrezzature teatrali è l’inven-
tario della Fraternita di s. Feliciano redatto il 28 febbraio 1400,
quello del 1425 ci presenta già un magazzino teatrale sufficiente-
mente fornito. Vi figurano, tra i primi articoli, «una cassa mecana
da mettere massarie da marie», «uno presepio da mectere ale et
corone guaste», e, nell'elenco delle «cose che janno en una cassa
da fare marie», figurano otto articoli. Gli oggetti da teatro, parte
contenuti nelle predette casse, parte fuori, vanno dalle parrucche,
alle maschere, alle barbe ; dalle ali da angelo, a quelle da demonio,
agli scettri, alle corone regali.
152 MARIO SENSI
A giudicare dall'elenco delle acconciature, il numero degli
attori sia nelle parti principali, come in quelle secondarie, non do-
veva essere rilevante : vedi, ad esempio l’articolo 47 che elenca ap-
pena «capilglaie tre, quando fo facta la devotione che resuscitò
Christo ». Molte sequenze dovevano contemplare sulla scena pro-
babilmente l’esclusiva presenza di personaggi simbolici, personaggi
che ritroviamo nell’inventario, come, ad esempio «una nostra
Dompna penta, quando la vedde Ottaviano, con una stella d’oro »,
chiaro riferimento alla rappresentazione della Natività che svolge
la leggenda di Ottaviano, secondo il racconto di papa Innocen-
zo III59; inoltre « membra de homini, quando fo facta la devo-
tione de santo Natale» e «busti d'omini senca membra, quando
fo facta la devotione de santo Natale»; «due mammolitti de lin-
gno bianchi», «duo idoli entagliati», «uno crocifisso de lingno
che apre et chiude l'ochi» «una animetta ».
Devozioni ‘de tempore’ espressamente ricordate nell’inven-
tario del 1425 sono: la devozione del venerdi santo, detta « schia-
vellatione », da schiavellare, togliere i chiodi al crocifisso ; quella
della Risurrezione e quella del Natale. Una devozione che aveva
per tema il primo libro della Genesi e in particolare il peccato ori-
ginale si può chiaramente dedurre dagli articoli 40 e 45: «uno
paio d'ale del falco serpente», «lo serpente de panno che engannó
Eva». Probabilmente a questa devozione si ispira il poeta foli-
gnate Marco da Rasiglia *9 nel Contrasto fra Adamo e il demonio,
composizione, definita dal De Bartholomeis, unica e non priva
di interesse sia per il soggetto, sia per la forma. Che si tratti però
di un componimento destinato alla recitazione «per opera di un
solo giullare, il quale poi faceva in una più parti, come tuttora
fanno molti saltimbanchi », come vuole il Monaci, e non di una
lauda «realmente destinata alla scena », come vuole il De Bartho-
lomeis *9, ce lo confermano e le didascalie narrative, che iniziano
tutte con l’avverbio como *? e il ritrovare la composizione in un
codicetto, appartenente alla Biblioteca Iacobilli, che, oltre a que-
sto, contiene un altro esempio di tarda degenerazione della lauda
drammatica perugina, Il lamento della Madonna, che termina con
questi versi, chiaramente indicativi :
Ora è compiuto lu amaro pianto
che fece Maria de Christo santo ;
chiunqua l’à odito tucto quanto
da omne male Christo lu scampe.
Lire arene indici i Ao M TR i
FRATERNITE DISCIPLINATE E SACRE RAPPRESENTAZIONI A FOLIGNO 153
Datece dell’ova, per lo vostro chore,
o bona gente che l’avete escoltata,
che Christo ve conduca ad salvation
et facciave gire alla gloria beata 2).
In alcune spese fatte dai camerlenghi della cattedrale di s. Fe-
liciano negli anni 1421, 1424 ed ancora 1567 il Faloci ®) crede di
ravvisare una devozione dello Spirito Santo patrocinata dai ca-
nonici della medesima cattedrale, ma al proposito i testi non ci
sembrano espliciti *? e per di più le spese cadono al di fuori della
Pentecoste, periodo in cui evidentemente si sarebbe dovuta tenere
detta rappresentazione ‘de tempore '.
Nel ricordato inventario del 1425 manca invece suppellettile
che espressamente faccia menzione di devozioni santoriali, devo-
zioni che ci sembra invece di poter individuare nell’inventario di
sagrestia del 1450 agli articoli 105 e 106: «uno busto de carta,
fo de sancta Margarita», «una testa de carta, fo de sancta Mar-
garita» e forse anche agli articoli 65 e 74: «uno drago grande»,
«una testa de drago con denti». Problematico é invece individuare
la destinazione di altri articoli dell’inventario come «dui chiavi
de Sancto Pietro et sancto Paulo» o «una croce verde dell'angelo
de sancto Iohanne Baptista ».
Esaminando i testi riferiti in appendice si puó notare come
l'inventario del 1450, quanto all'attrezzatura teatrale sia notevol-
mente piü ricco di quelli del 1425 e del 1432, mentre quello del
1453 rappresenti già un impoverimento, anche se relativo : si ve-
dano, ad esempio, quegli articoli di quest'ultimo inventario che
ripetono nella dicitura e persino nell'ordine quello precedente, ma
dichiarano una quantità inferiore di acconciature.
Il ritrovare nei successivi inventari nuove acconciature e nuove
macchine ci convince infine che i testi drammatici, dopo un certo
periodo di tempo, venissero sostituiti con altri, pur dello stesso
argomento. Di questi testi purtroppo non rimane altro che il ri-
cordo lasciatoci degli inventari: quello del 1425 elenca: «dui li-
bri de carta pecorina, solfato l'uno et l’altro de devolioni», cioé
un libro musicato, probabilmente un antifonario, quello ricordato
negli elenchi successivi, ed un altro destinato alle sacre rappre-
sentazioni; ancora «uno libro de carta pecorina de devotioni»,
forse l'ordo. Trovo pure al n. 36 «uno libro de 4 folglo bambacine
e dui macce da imperatore », forse si tratta peró di un simbolo per
‘compaiono privilegi vescovili.
154 MARIO SENSI
il teatro e non di un libro devozionale. Nell’inventario del 1450
è annotato l’incipit e l’explicit di un testo usato forse per la rap-
presentazione della Passione: «uno libro de carta pecolina de let-
tera formata che comenza : Fratres karissimi et finiscie, che trenta
nò fatti dare ad denaro » e che si tratti di un testo destinato al teatro
sacro lo si può dedurre dalla precisazione che troviamo nell’ar-
ticolo 3 dell'inventario del 1464: «uno libro con battece da marie,
che comenca: Fratres carissimi». Egualmente destinati alle sacre
rappresentazioni sono i codici elencati nell'inventario del 1478
agli articoli 75 e 89: «uno libro con stanzie devote de carta pico-
rina con battece de legname», «uno bastardello con stantie de
marie in carta bambacina ».
La biblioteca della fraternita era decisamente povera : oltre i
sopraelencati libri trovo un altro antifonario, un messale, l'Ordo
ad faciendam disciplinam, il calendario con le litanie ed appena
due volumi di formazione: «uno libriciolo de carta picolina de
lettera todesscha» ricordato dall’inventario del 1464 all'art. 5 e
probabilmente da identificarsi con quello descritto all'art. 73 del-
linventario del 1478: «uno libro de cose devote datoce per lo
vesco de Siena nostro», cioó donato da mons. Antonio Bettini, ve-
scovo di Foligno (1461-1486) ed infine «uno libro de carta pecho-
dina, dove lego storie de santi ».
Quanto all’archivio, l'inventario del 1425 ricorda un solo do-
cumento indulgenziale : «item uno preveleggiu de devotione et per-
dono con bolla pendente entro en una scatola », da identificarsi con
la bolla cardinalesca ricordata dall’inventario del 1450. In questo
ultimo compaiono invece «tre bolle apostolice». L'inventario del
1478 ricorda infine «dui bolle della confirmazione apostolica dellu
spedale de Corsciano» e «molti strumenti et scripture de ficti et
lasciti facti alla fraternita ». I testi dei documenti sono andati per-
duti. Lo Iacobilli, nelle Cronache della città di Foligno, dà il regesto
di due bolle apostoliche: una del 12 maggio 1431, in cui «papa
Eugenio IV concede un anno e 40 giorni d'indulgenza a tutti i fe-
deli che pentiti e confessati visiteranno la cappella di detto santo
(s. Feliciano) nella sua ottava in perpetuo» e l'altra del 12 marzo
1449 con la quale papa Niccolò V confermò alla fraternita di s. Fe-
liciano l'annessione e l’incorporazione dell'ospitale di s. Lazzaro
di Corsciano '9, Sugli altri documenti di archivio, sopra ricordati,
nulla ci é pervenuto; si noti tuttavia come negli inventari mai
FRATERNITE DISCIPLINATE E SACRE RAPPRESENTAZIONI A FOLIGNO 155
La composizione del sigillo della fraternita, ricordato da tutti
gli inventari, ma sempre con descrizioni incomplete, doveva essere
complessa. Se ne ignora il formato ; gli inventari lo dicono grande
e d’ottone. Probabilmente era suddiviso in tre piani : in alto, Cristo
fra i flagellatori ; al centro, due figure di santi: s. Feliciano e s. Pie-
tro martire ; nella parte inferiore, tre disciplinati. Lo stesso emblema
lo ritroviamo nello stendardo della fraternita che così viene descritto
nell'inventario del 1466 : «uno panno dove s'é pento san Feliziano
et sancto Pietro martiro, con li frustati » 99.
Per la fraternita della Trinità si ha un solo inventario di sa-
grestia che menzioni attrezzatura teatrale, quello steso nel 1458;
ma oltre qualche parrucca e la vaga destinazione di una verga :
«item uno ferro de uno artificio da marie», si desiderano ricordi
espliciti di devozioni; solo dalle uscite veniamo a sapere che la
fraternita negli anni 1449 e 1450 diede la rappresentazione della
Passione, ma nulla di più.
5. — Le entrate e le uscite
Il registro Ospedale 926, ricco di matricole e di inventari, reca
pochissime annotazioni di spese fatte dalla fraternita di s. Feli-
ciano e per la vita cultuale e per l’assistenza ospitaliera. La rile-
vante consistenza patrimoniale della fraternita, quale si può de-
durre dal registro Ospedale 929 che contiene il catasto dei beni e
le relative riscossioni dei fitti per gli anni 1465-1517, doveva evi-
dentemente postulare un apposito registro di entrata e di uscita,
da individuarsi probabilmente con quello descritto dall’articolo 56
dell'inventario del 1425: «item libri et rasiuni della fraterneta »;
nulla però ci è pervenuto all’infuori delle ricordate annotazioni,
le quali ben poco ci dicono, specie sulle spese occorse per le pra-
tiche di pietà dei confratelli.
Diversamente il registro segnato Ospedale 927-928, che riguarda
gli anni 1420-1461, ci presenta una contabilità ordinata e minu-
ziosa, la quale pertanto offre una proficua indagine per uno studio
sull’attività economico-finanziaria della medesima fraternita che,
oltre il perfezionamento spirituale degli aderenti, perseguiva l’assi-
stenza ospitaliera e .opere di carità in genere *?. In appendice ab-
biamo riferito quei fatti economici relativi allo svolgimento delle
manifestazioni religiose ed in particolare quelle concernenti la pra-
156 MARIO SENSI
tica della disciplina. E quanto a quest’ultima, si noti come le spese
per le fruste e per i «piccarelli» cadano esclusivamente in prossi-
mità del venerdì santo : una riprova che anche a Foligno, durante
il secolo xv, era scomparsa la pratica settimanale della disciplina.
Le uscite ci permettono inoltre di dedurre un certo rapporto tra
la fraternita ed i fraticelli * de paupere vita’ del convento di s. Lo-
renzo di Rapecchiano : questi ricevevano più volte all'anno obla-
zioni e ad un fraticello era affidata la custodia dell'ospitale *9.
All’ufficiatura religiosa provvedeva invece il vicino convento degli
Eremitani di sant'Agostino alla cui spiritualità i confratelli pro-
babilmente erano legati.
Il registro Ospedale 930, concernente gli anni 1499-1513, ci
presenta un ricco materiale documentario relativo alla vita ospi-
taliera — è il primo registro dell’unione degli ospitali — ma an-
che spese per le sacre rappresentazioni e per la processione del
Cristo Morto. La concentrazione degli ospitali aveva previsto in-
fatti, per intervento dello stesso Comune ®, pure la redistribu-
zione alle singole fraternite di parte dei proventi del beneficio de-
gli ospitali per le spese di culto. In appendice abbiamo riferito al-
cune operazioni relative al venerdì santo. Si notino, tra l’altro le
spese rilevanti fatte per l'acquisto di «piccarelli» che, evidente-
mente per ragioni di igiene, venivano annualmente rinnovati. A
servirsene erano i confratelli delle quattro fraternite disciplinate
di s. Feliciano, s. Francesco, della Maddalena e della Trinità, con
esclusione della fraternita della Pietà. Quest’ultima sosteneva in-
vece, insieme alla fraternita di s. Feliciano, le spese occorrenti per
l’unica devozione superstite, la «schiavellatione », rappresentata
sulla piazza del Comune. Le uscite annotano una veste pelosa ed
una maschera, evidentemente per l’attore che impersonava san
Giovanni Battista, inoltre parrucche, diademi, ali da angelo e se-
rafini di carta pesta, dipinti poi da locali pittori. Sono questi gli
ultimi ricordi di sacre rappresentazioni patrocinate dalle frater-
nite laicali e quegli anni coincidono con la nascita e lo sviluppo della
nuova commedia che anche a Foligno lasciò una modesta, ma si-
gnificativa impronta ?®.
MARIO SENSI
Zora C—————— Lt ANIA 3 OLE i RS E c e in Oa BIEM
FRATERNITE DISCIPLINATE E SACRE RAPPRESENTAZIONI A FOLIGNO 157
NOTE
1) Foligno, sez. di Archivio di Stato (d'ora in poi, A.S.F.), Riformanze 39
(1482-1487), cc. 107-108v.
?) Foligno, Biblioteca Comunale, Ms F. 102, n. 17: Roma 1510, mag-
gio 16, papa Giulio II conferma l’unione degli ospitali di Foligno con bolla
‘Ex apostolice servitutis’, Ed. M. SENSI, Assistenza ospitaliera a Foligno
nel Medio Evo, in « Medicina nei secoli» xi (1974) 2, pp. 125-127.
?) Si vedano ad esempio G. M. Mowrr, Le confraternite medioevali del-
l'alla e media Italia, Venezia, La nuova Italia, 1927, 1, p. 118 (cita solo
la fraternita di s. Nicolò, affatto disciplinata); V. DE BARTHOLOMEIS, Le
origini della poesia drammatica italiana, Bologna, 19241, p. 315 (esame di
una lauda drammatica, esempio di una tarda degenerazione della lauda
drammatica perugina); P. L. MELONI, Per la storia delle confraternite disci-
plinate in Umbria nel secolo XIV, in Storia e arte in Umbria nell’età comu-
nale, Atti del VI convegno di studi Umbri, Perugia 1971, pp. 537, 540,
944, 573-74 (fraternite di s. Maria della Prece e di s. Feliciano).
*) L. IacoBILLI, Vite de’ santi e beati dell'Umbria, 1, Foligno, Alteri,
1647, pp. 624-25 ; inoltre, Vita di S. Feliciano martire, vescovo et protettore
della città di Foligno, Foligno, Alteri, 1626, p. 118, Vita del sommo pon-
tefice SS. Pio V, Todi, Galassi, 1661, pp. 23-24; D. Domnio, Istoria della
famiglia Trinci, Foligno, Alteri, 1638, p. 151.
5) È stata condotta un'indagine, con risultati negativi, sulle perga-
mene della sez. di Archivio di Stato di Foligno, fondo Archivio Priorale,
nonché sulle pergamene e sui protocolli del secolo xir raccolti dal Faloci
e depositati presso la Biblioteca Comunale di Foligno. Per le difficoltà di
accesso non sono state invece consultate le Carte dell’ Archivio di Sassovivo,
depositate presso l'Archivio della Curia Arcivescovile di Spoleto.
*) Il documento, più volte edito (DE ANGELIS, SouLrER, FALOCI), è
stato di recente illustrato da P. L. MELONI, Confraternite disciplinate pa-
gine 544-45.
?) A.S.F., Notarile 7, Atti di Evangelista Trombelletti (1341), maggio 3,
n. c.: «Thodinus, prior fraternitatis presbiterorum, sancti Felitiani» da
quietanza di un lascito a favore della fraternita ; Arch. Priorale, busta 576,
n. 76, Foligno 1341, settembre 7: « Testamentum Benedicti Nichoie de
societate menacode de Fulgineo ... item reliquit fraternitati presbiterorum
sancti Felitiani de Fulgineo pro missis dicendis et orationibus faciendis pro
anima sua .xxx. sol. den.» ; Notarile 1, Atti di Francesco Caroni (1341-42),
c. 2, 1341, dicembre 30: «... prior hospitalis Corsiani, ut prior fraternitatis
presbiterorum sancti Felitiani, pro hospitali novo, fecit quietationem de
.V. solidis ».
11
Da re A REC a SR IR ic
158 MARIO SENSI
3) A.S.F., Notarile 1, Atti di Francesco Caroni (1341-42), c. 41r e v;
regesto in P. L. MELONI, Confraternite disciplinate, pp. 573-574. Vedi Appen-
dice; doc. n. 1:
?) A.s.F., Notarile 1, Atti di Francesco Caroni (1341-42), c. 45 r e v.
10) A.S.F., Notarile 5, Atti di Garvisa Masseo (1370), giugno 25, n.c. :
«Simon Vagnoli m. Philippi, prior hospitalis fraternitatis sancti Felitiani
de Fulgineo, fecit quietationem ... de tribus libris denariorum»; Nota-
rile 1, Atti di Rinaldo di Cagno (1394), ottobre 27, n. c.: «Cionus Stac-
cioni de Fulgineo, sindicus et procurator fraternitatis disciplinatorum et
hospitalis sancti Felitiani» dà in affitto un terreno vineato. Il 19 novem-
bre dello stesso anno (Ivi) «dompnus Iacobus Cicchori, prior fraternitatis
presbiterorum sancti Felitiani» da quietanza per riscossione di un lascito.
Le fraternite sono dunque ben distinte: ciascuna ha un proprio priore e a
quella dei disciplinati è affidato l'ospitale di s. Feliciano gestito, almeno
fino al 1342 (vedi Appendice, doc. n. 1), dalla fraternita dei preti.
Sulle congreghe della fraternita dei preti, richieste per volontà testa-
mentarie, vedi ad es.: A.s.F., Arch. Priorale, busta 576, perg. 77 bis, Fo-
ligno 1346, febbraio 13: « Testamentum m. Dialti de Fulgineo de societate
menacode ... item reliquit pro missis cantandis per fraternitatem, s. Feli-
tiani, in ipsa ecclesia s. Felitiani ubi sibi seppolturam eligit, tribus vicibus
quod addunetur dicta fraternitas pro anima sua, quatuor libras dictorum
denariorum pro qualibet vice ; et quod presbiteri habeant candelas stantes
ad officium », notaio, Iohannes Puctii Massei de Fulgineo ; Notarile 5, Atti
di Garvisa Masseo -(1370), aprile 2, n.c.: « Testamentum Puccipti Lilli Gi-
lioli de Fulgineo ... item reliquit fraternitati presbiterorum sancti Felit ani
congregande bis in ecclesia sancte Magdalene ad divina officia celebranda
pro anima supradicte eius uxoris, quinque libras denariorum ».
11) L. IACOBILLI, Vite de’ santi e beati dell' Umbria, 111, p. 297; Vita
di S. Feliciano, p. 124 ; inoltre M. FaLocI PuLIGNANI, I priori della cat-
tedrale di Foligno, memorie, Perugia, Tip. Coop., 1914, pp. 110-114; Per
la conservazione delle confraternite, Foligno, Campitelli, 1915, p. 19, dove
però, per un lapsus calami, la fraternita è detta eretta nel 1388. L'ospuscolo,
di nessun interesse per la nostra problematica, é una risposta polemica a
T. MARZIALI, Concentriamo le confraternite (pubblicato a cura della camera
del lavoro e della sezione socialista di Foligno), Foligno Un. Tip., 1915, scritto
che, a sua volta, faceva seguito a Congregazione di carità, Comune di Foli-
gno. Deliberazioni sulla proposta di trasformazione nel fine e di concentra-
mento nella congregazione sudetta delle confraternite della città, Foligno, S. Carlo,
1906.
I documenti del 1342, sopra riferiti, probabilmente furono conosciuti e
dal Donro (Istoria della famiglia Trinci, p. 151) e dallo IAcoBiLLI, ma am-
bedue non menzionano la vera ragione della congrega delle due fraternite.
Riferiamo il testo dello Iacobilli che comprende ed amplia quanto aveva
FRATERNITE DISCIPLINATE E SACRE RAPPRESENTAZIONI A FOLIGNO 159
scritto il Dorio: «Sub anno 1341: Paolo Trinci, vescovo di Foligno ampliò
l’hospidale di S. Feliciano de’ preti della disciplina e nel 1342 diede licenza
al dott. Giovanni di Ranuccio da Foligno, priore di detto hospidale ed an-
che dell'hospidale di S. Lazzaro fuori di Fuligno d'edificare una chiesa sotto
il titolo della Pietà et Concezione della B.ma Vergine contigua a detto ho-
spidale di S. Feliciano, dove oggi é la chiesa di fuori del nuovo oratorio
di S. Feliciano, il quale nuovo hospidale era detto hospidale di S. Felicia-
no». (L. IAcOBILLI, Croniche della città di Foligno, Ms F. 198, c. 303, alla
Bibl. Comunale di Foligno).
Di nessun interesse, perché compilato quasi esclusivamente con le
notizie fornite dallo Iacobilli, è la monografia, rimasta manoscritta, di B.
BARTOLONI Bocci, Cronaca dell’ospedale di san Feliciano detto della disci-
plina, Ms. F. 259 (sec. xix), alla Bibl. Comunale di Foligno, cc. 51-67.
1) Ed. M. FaLocI PuLIGNANI, I priori della cattedrale, pp. 152-153.
13) Constitutiones, ordinationes et reformationes societatis Charitatis, vel
confraternitatis Presbiterorum in cathedrali Fulginaten. - 1581, Foligno, Ar-
chivio Capitolare, B. 56.1 ; altra copia, Bibl. Iacobilli, cod. C. Ir. 9., c. 65:
si desiderano cenni sulla disciplina.
14) L. IAcoBILLI, Croniche della città di Foligno, Ms. F. 198, sub anno
1270: «S'istituisce in Foligno nella chiesa di san Francesco una confra-
ternita d'huomini e di donne dell'Ordine de’ continenti e de’ penitenti del
Terz'Ordine di san Francesco e fra Paparone vescovo del 1282, Bernardo
vescovo del 1286, Bartolomeo vescovo del 1303 e 1309, Giovanni pur ve-
scovo di Foligno del 1370 li concessero molte indulgenze perpetue ».
Di questa fraternita trovo ricordo nel testamento di Bonafemina, ve-
dova di Giacomo Maccarini, dettato a Foligno il 26 ottobre 1277: «item
reliquit pro fraternitate fratruum Minorum de Fulgineo .xr. solidos», Fo-
ligno, Bibl. Comunale, Misc. F. 105.
15) A.S.F., Notarile 1, Atti di Francesco di Antonio (1382-90), c. 48,
1384, novembre 21: «Testamentum ser Nicholai Ciccharelli Savini de Ful-
gineo ... item reliquit hospitali fraternitatis sancte Marie et sancti Fran-
cisci de Fulgineo pro uno paro linteaminum .c. solidos denariorum » ; No-
tarile 5, Atti di Rinaldo di Cagno (1394), cc. 2-9v: « Testamentum Mariani
Puccipti Macthioli Gerardoni de Gerardonibus de Fulgineo ... item lasso
lu campo mio che io ò dal trivio de Roncione lo[n]go la via, ser Gilio,
le case de sancto Felitiano ... alla fraternita delli disciplinati de sancta
Maria et de sancto Francescho ... et più li lasso una casa posta "na com-
pagnia, longo la via, Iohanni de Ceccharello et altro lato.-Et più lasso un’al-
tra casa posta in dicta compagnia ... con questa conditione: che omne
anno, et quod in perpetuo, la dicta fraternita degha dare allo locho de sancto
Francescho de Fuligno octi dì nanci sancta Maria dell'Angiuli una rasenga
de pane et una soma de vino et questo se faccia per pietanca delli frati li
quali verranno ad sancta Maria delli Angeli. Et prima degano fare dare alla
160 MARIO SENSI
cappella che io ho facta subcto lu titolo de sancta Maria Annumptiata et
chelli frati che stanno del dicto loco et quilli che ne verranno per andare
ad sancta Maria delli Angeli degano fare uno bello obsequio et officio et
fare cantare lo officio ... et più degano dare li homini della dicta fraterneta
omne anno "na festa de sancta Maria de l'Angeli alli sopradicti frati de san-
cto Francischo de Fulingno omne anno per in perpetuo uno fiorino, lu quale
volglio che sia delli preti che officierà la dicta cappella. Et che allo dicto
officio ce sia lu priore et suppriore, ella magiure parte delli homini d'essa
fraternita. Et one questo non facessero cascheno dello dicto legato et re-
vegna alla cappella mia del Corpo de Christo ... Item lasso, perché 'no
dicto campo stanno molte et belle olive, chelli homini d'essa fraternita dega
dare omne anno allo locho de sancto Francescho de Fulingno uno calda-
rello d'olio per fare ardere una spera de nanti alla beatissima vergine Maria
che de' essere penta 'na dicta cappella. Et de tucto l'altro che fructerà lu
dicto campo et cose l'avango sia speso in cultri et in lengola et nell'altre
cose necessarie dello hospitale d'essa fraternita. Et piü lasso chello priore
et lu suppriore et li homini d'essa fraternita se degano addunare tucti, o
la magiure parte uno di del mese de agusto et fare cantare lu officio den-
tro ’na dicta cappella della Adnumptiata, la quale io fice fare 'no dicto loco
de sancto Francescho de Fuligno ».
La fraternita disciplinata di s. Francesco era retta dunque da un priore
e da un vice priore, si congregava per le ufficiature nella chiesa di s. Fran-
cesco, gestiva un ospitale ed evidentemente era legata alla spiritualità fran-
cescana. i
17) B. BARTOLONI Bocci, Ms. F. 259, alla Bibl. Com. di Foligno, pp. 96-
97. Nelle Cronache della città di Foligno, Ms. F. 124, sotto l'anno 1443
trovo: «L'ospedale de' poveri di S. Maria e di S. Giovanni, che già si
chiamava di m. Giacomo di Giovanni, s'amplia in Foligno ».
18) A.S.F., Notarile 5, Atti di Garvisa Masseo (1370), n. c.
19) A.S.F., Notarile 7, Frammenti notarili del secolo xiv, n.c., « Testa-
mentum Lilli m. Iohannis fabri de Fulgineo », 1390, luglio 25.
20) L. IAcOBILLI, Croniche della città di Foligno, F. 198, c. 328.
21) A.S.F., Riformanze 28 (1447-50), cc. 9v-10v.
22) L. IACOBILLI, Croniche della città di Foligno, F. 124, sub anno.
23) A.S.F., Notarile 1, Atti di Francesco di Antonio (1390-94), c. 58,
1391, marzo 30: «Marchus m. Iohannis Marchi de Fulgineo et societate
spate, ut prior fraternitatis sancte Trinitatis de Fulgineo ... cum presentia,
consensu et auctoritate venerabilis viri fratris Petrutii de Eugubio, Ordinis
heremitarum, sindaci et procuratores, se asserentibus, loci fratrum, capituli
et conventus sancti Agustini», vendono un appezzamento lasciato per te-
stamento alla fraternita della Trinità. Da un sindacato della fraternita,
fatto il 12 aprile 1405 alla presenza, tra gli altri, di * magistro Iohanne Corra-
dutii pictore de Fulgineo ’, al tempo del priore ‘ Lacarus Petri Puccioli ',
QI eem um apes ce marie Ps ac D canne DNA iL TIR ETA RR e RS scam uc
FRATERNITE DISCIPLINATE E SACRE RAPPRESENTAZIONI A FOLIGNO 161
veniamo a sapere che la fraternita contava in quell’anno 16 iscritti : Nota-
rile 62, Atti di Francesco di Antonio (1404-1429), c. 266v.
24) Sul passaggio dei Bianchi in Umbria, nel 1399, vedi ora P. L.
MELONI, Confraternite disciplinate, pp. 539-41, n. 11.
25) A.S.F., Notarile 5, Atti di Garvisa Masseo (1399-1401), n. c., 1400,
novembre 28: «Testamentum Cicchi m. Petri m. Philippi de Fulgineo ».
26) L. IAcoBILLI, Vita di S. Feliciano, p. 139.
27?) Sul personaggio vedi, M. FaLocI PuLIGNANI, Silvestro Baldoli da
Foligno, senatore di Roma, Perugia, Boncompagni, 1895.
28) Per queste fraternite rimandiamo al nostro studio, Assistenza ospi-
taliera a Foligno nel Medio Evo, in «Medicina nei secoli» xi (1974).
3) Vedi, ad esempio, gli Statuti dei vicini comuni di Cannara e di
Bevagna. Síatuta civitatis Cannariae - 1536, Cannara, Arch. Parrocchiale
di s. Matteo, lib. 1, rub. xvii: «De cereis dandis ecclesiis per communem :
. dentur etiam ... et fraternitati disciplinatorum dictae terrae in festo
beati Iohannis praedicti, una facula trium librarum cerae annuatim », lib. 1v,
rub. xx: «De blado dando priori fraternitatis disciplinatorum : Item sta-
tuimus et ordinamus quod amore Dei et intuitu pietatis per commune Can-
nariae annuatim de bonis et avere dicti communis eiusdem dentur priori
fraternitatis disciplinatorum de Cannaria, qui pro tempore fuerint, duode-
cim rasenghae grani: sex videlicet in festo Paschatis Resurrectionis Domini
et sex in festo Nativitatis eiusdem, de quo grano fieri debeat panis qui per
ipsum priorem inter pauperes de Cannaria erogetur, prout eis videbitur et
placebit ; et praedicta vicarius et consules, qui fuerint, ad eorum seu alte-
rius requisitionem exequi teneantur ad penam centum solidorum denario-
rum pro quolibet, vinculo iuramenti». Sulla fraternita trovo ricordo sin
dal 1376: « Testamentum Rencoli Loli Farolfutii de Cannario ... item
reliquit fraternitati dissiplinatorum de Cannario pro quodam duplerio fien-
do in ipsa fraternitate .xr. solidos», Spello, Arch. Notarile, Atti di Antonio
* Andrutii Bartholi* (1370-1377), c. 109, 1376, gennaio 11.
Indiretta invece, per quanto concerne la disciplina, é la testimonianza
degli Statuta civitatis Mevaniae (sec. xvi), alla Bibl. Comunale di Bevagna,
lib. rr, rub. 5: «De helemosina danda fraternitati Laicorum. Amore Dei
et beatae Mariae virginis ... dentur ... fraternitati Laicorum de Mevania
continue annuatim pro lumine dictae fraternitatis, quando homines dictae
fraternitatis vadunt de nocte, duo candelaria de cera»; lib. 111, rub. 51:
«Quod homines de fraternitate possint ire diebus festivis per terram Me-
vaniae de nocte. Omnes homines de fraternitate Laicorum de Mevania pos-
sint et eis liceat ire diebus festivis de mane, de nocte per Mevaniam, sine
poena. Et quod dicti homines sint de fraternitate credatur et stetur verbo
prioris ipsius fraternitatis, qui pro tempore fuerit». Ire per terram potrebbe
indicare la pratica della disciplina lungo le strade; ma non sembra che la
fraternitas Laicorum sia stata disciplinata nel secolo xiv, lo fu probabil-
162 MARIO. SENSI
mente quando invece assorbì la fraternita disciplinata de domo Laputii, della
quale trovo ricordo sin dal 1363 in un testamento dove compare anche la
fraternita dei laici, ma senza la qualifica di disciplinata: « Testamentum
Vitalis Casule de Mevanea ... item relinquo fraternitati Laycorum de Me-
vanea unam domum positam in guaitam sancti Georgii ... item relinquo
fraternitati disciplinatorum de domo Laputii medietatem unius terre vineate
posite in vocabulo Banciani », A.S.F., Notarile 5, Atti di Garvisa Masseo
(1363), c. 7v; altro lascito alla fraternita disciplinata a c. 10, 1363, lu-
glio 3; a c. 11: «Angelillus Thodini de Mevanea, prior fraternitatis disci-
plinatorum de domo Laputii de Mevanea», 1363, luglio 4. Sulla fusione,
vedi F. ALBERTI, Notizie antiche e moderne riguardanti Bevagna città del-
l'Umbria, Venezia, 1785 ; G. SPETIA, Studio su Bevagna, Roma, Fogar, 1972,
pp. 209-212.
?) Statuta Communis Fulginei, a cura di A. MessINI, F. BALDACCINI,
II, Perugia, 1969: Síatutum populi Fulginei, rub. 152, p. 192.
31) Statula Communis Fulginei, 1, Perugia, 1969, p. vi.
2) Statutum populi Fulginei, rub. 113, p. 137.
#3) Sul personaggio vedi M. FALocr PuLIGNANI, Emiliano Orfini e gli
orefici di Foligno nel secolo d’oro delle arti italiane, Ms. F. 347, alla Bibl.
Comunale di Foligno.
24) A.S.F., Ospedale 927, c. 75, 1443: «Item pagai a dì .rrr. de aprile
ad quilli che portaro lu corpo de Salvoro de Miliano Aberti de Piermacteo
bolongnini .vr.; ad questo non stettero contenti, per questa casione rici-
vecti comandamento dal priore che pagasse alli dicti ch'el portarol bolon-
gnini .v.: lib. - s. 12 d. 6».
*) La fraternita fu eretta durante la predicazione quaresimale del
1448, mentre in Foligno infieriva la peste. Il 28 settembre di quello stesso
anno i confratelli ottennero dalle monache domenicane di s. Maria del po-
polo i locali di s. Giovanni di Gerusalemme onde erigervi la propria sede,
vedi i testi in Biblioteca Iacobilli, cod. B. vi. 8., c. 135.
3) La fraternita fu fondata il 15 dicembre 1544 da fr. Pietro, eremita
francescano, da Amatrice. Nel 1573 il visitatore apostolico Pietro Camaiani
annotò nella visita che la fraternita «fuit erecta ab hinc triginta pluribus
annis; exercentur ibidem in orationibus et operibus pietatis, praesertim
in providendo fratribus Cappuccinis et confratribus de Societate Jhesu de
hospitiis ; habent capitula ... abolendum item censuit morem illum publice
castigandi et suscipiendi disciplinas etiam maxime secretas et occultas»
(Foligno, Arch. della Curia Vesc., Visita Apostolica P. Camaiani - 1573,
cc. 133, 147). I capitoli, con una breve introduzione storica, furono editi
nel 1626 : Origine e capitoli della venerabile compagnia di S. Girolamo di Fo-
ligno, mandati in luce ad istanza della medesima compagnia e da essa dedi-
cati all'illustrissimo sig. Bartolomeo Roscioli cameriere segreto di nostro signore
papa Urbano VIII, Foligno, Alteri, 1626. A p. 9: «Ogni sabato a sera ...
lo MT RESINE SIE a OE NES TIT ENS, CAD CT NERO AS E SRI NET
FRATERNITE DISCIPLINATE E SACRE RAPPRESENTAZIONI A FOLIGNO 163
et prima si diano le discipline, et quilli che le danno le diano con riverenza
et chi le piglia si drizzi et faccia il simile ; et nascosto il lume s'incominci
la disciplina con il Miserere et orationi in silentio, et quando si dice il Pater
noster si balle. Et dette le preci brevi il governatore dia licentia che ogni
uno si rivesta et incomincisi la laude ». Sulla fraternita vedi anche Croniche
della compagnia di S. Girolamo, nota dei confrati e dialogo della carità, fino
al 1619, Foligno, Bibl. Iacobilli, cod. A.11.21.
Una confraternita simile era stata eretta nello stesso torno di anni
a Spello, vedi M. SENsr, Raccomandati di Maria e disciplina a Spello nei
secolo XIV, in «Quaderni Centro doc. mov. disciplinati» 16 (1973), p. 8.
7) Vedi G. CHiaRETTI, Di alcune fraternite laicali di disciplinati dei
secoli XV-XVII regolate dalla spiritualità cappuccina, in « Quaderni Centro
doc. mov. disciplinati» 7 (1968).
°8) A.s.F., Ospedale 926, vedi appendice, doc. n. 2. Nello stesso regi-
stro a cc. 20 e 87 trovo altre matricole stese tra il 1400 e il 1450 e i cui
nomi solo in parte sono stati aggiunti alla matricola iniziata nel 1400.
2°) A.S.F., Ospedale 927-928, c. 119, vedi appendice doc. n. 4.
*) Ed. dei testi in M. FALOCI PuLIGNANI, Per la storia di san Giacomo
della Marca, in « Miscellanea Francescana » rv (1889, pp. 70-73 ; vedi anche
il nostro studio, Predicazione itinerante a Foligno nel secolo XV, in « Pi-
cenum Seraphicum » x (1973), pp. 139-40, n. 3.
4) Appunti di prediche tenute in varie città d'Italia sulla fine del se-
colo XV e sul principio del secolo XVI, Foligno, Bibl. Comunale, cod. C. 85,
C. 56v ; cod. adesposto e anepigrafo, Bernardino da Foligno? Ed. della pre-
dicazione tenuta a Foligno nel 1498 in M. Sensi, Predicazione itinerante,
pp. 190-193.
4) Vedi appendice, doc. n. 5.
*) B. ANGELAE Fulginatis vita et opuscula, Foligno, Antonelli, 1717,
p. 101; L'autobiografia e gli scritti della beata Angela da Foligno, a cura
di M. FALocr PULIGNANI, M. CASTIGLIONI HumanI, Città di Castello, Leo-
nardo da Vinci, 1932, p. 120.
*5) Statuta Communis Fulginei, 1, 1, rub. xvr, p. 22.
4) Statuta Communis Fulginei, 1, 11, rub. LI, p. 149.
4) A.S.F., Priorale, Statuti 15, cc. 6v-7.
4?) A.S.F., Ospedale 940, c. 45, n. 24: «Et de’ dare ad 2 d’aprile 1562
fiorini quatro et soldi sesantaquatro, quali pagai ad Stefano de Valerio qua-
li sonno per libre ventinova de corda per le fruste ad baiochi otto la libra,
como apare per bolletta del priore Cesaro : fl. 4 d. 64 d.-»; c. 45v, n. 27:
«Et de' dare a di 10 d'aprile 1562 fiorini quatro et soldi cinquanta quali
pagai ad Iolo de Bastiano per li piccarelli à fatti per le fruste del venardi
santo, como apare per bolletta del priore Cesaro: fl. 4 s. 50 d.-»; c. 177,
n. 612»: « Et de' dare a di 2 d'aprile 1569 fiorini quatro et soldi cinquanta
quali pagai ad Franco de Valerio, quale sonno per trenta libre de cordella
164 MARIO SENSI
per le fruste del venerdi sancto, como apare per bolletta del priore Cesaro :
fl. 4 s. 50 d.-»; c. 177v, n. 615: « Et de’ dare a dì 23 ditto 1569 soldi qua-
rantacinque, quali pagai ad Luca sacrestano della fraternita, sonno per la-
vatura delle veste de’ frustati, come apare per bolletta del priore Cesaro :
fl. - s. 45 d.-».
8) La confraternita della B. Morte in Foligno e la processione del * Cri-
sto Morto’ nel venerdi santo - Notizie storiche da un fascicolo di memorie dal
1730 al 1820 - Relazione della funzione ripristinata nell' Anno Santo 1933,
Foligno, Campi, 1933, p. 4.
*) Capitoli con li quali deve essere governata la venerabile confraternita
di S. Anna e del suffragio di Foligno, Foligno, Campana, 1722, pp. 59-60.
Vedi anche l'originale degli Statuti nella Bibl. Comunale di Foligno, Ms.
F. 89, Capitoli della fraternia di S. Anna - 1521, gennaio 2.
50) La confraternita della B. Morte, p. 10.
51) Ivi, p. 18.
5) Ci si permetta di segnalare la processione del Cristo Morto nella
nostra parrocchia di Colfiorito, diocesi di Foligno. La suggestiva proces-
sione conserva ancora i Penitenti incappucciati, quali recano ai piedi lun-
ghe catene di ferro e sulle spalle portano pesanti croci di legno ; il canto
del Miserere, alternato dallo Stabat Mater, si diffonde, una col fruscio delle
catene, lungo i vicoli del paesetto montano, ispirando sentimenti di au-
tentica pietà religiosa.
53) Vedi Appendice, doc. nn. 4 e 5.
54) Sull'argomento vedi M. FALocr PuLIGNANI, Breve storia sui con-
fetti della città di Foligno, Foligno, S. Carlo, 1891.
55) A.s.r., Riformanze 67 (1568-70), 1569, marzo 29; vedi anche A.
MaNcINELLI, Miscellanea M. 170/23, alla Bibl. Comunale di Foligno.
**) Le lacune che lamenta A. D’AncoNA, Origini del teatro italiano,
Torino, 1891?*, p. 425, sono state solo in parte colmate da V. DE BARTHO-
LOMEIS, Le origini della poesia drammatica italiana, Bologna, Zanichelli,
19241, Torino, SEI, 1952* e dagli studi apparsi negli Atti del 19 Convegno
intern. su Il movimento dei disciplinati nel settimo centenario dal suo inizio,
Perugia 1962, nonché dagli studi apparsi sui « Quaderni Centro doc. mov.
disciplinati ». A questa problematica il nostro studio vuol portare il suo
contributo ».
5?) Vedi Appendice, doc. n. 5. Probabilmente il termine marie fu usato
anche a Perugia, così credo vada interpretato l’articolo contenuto nel Li-
bro delle Prestange della fraternita di s. Agostino, a c. 2v, 1427: «3 ve-
glie de seta con capite belgle atte a marie», Ed. R. GuE?E, Le confrater-
nite di S. Agostino, S. Francesco e S. Domenico di Perugia - Origini, profilo
storico e attrezzature teatrali, in Il movimento dei disciplinati nel settimo cen-
tenario dal suo inizio, p. 616.
e RE IN O FONTI t ND E O DU SEAL ES
br
FRATERNITE DISCIPLINATE E SACRE RAPPRESENTAZIONI A FOLIGNO 165
55) Vedi sull'argomento V. DE BARTHOLOMEIS, Le origini della poesia
drammatica, Torino, 1950, pp. 400 e 405.
Sul poeta, morto a Foligno il 15 novembre 1508, vedi M. FaLOCI
PULIGNANI, Le arti e le lettere alla corte dei Trinci di Foligno, in « Gior-
nale st. della let. it.», Torino, 1883, 1, pp. 189-229, rr, 28-58 ; ristampato
a Foligno, Salvati, 1888 ; del volume fu fatto un estratto dal titolo, Marco
da Rasiglia poeta umbro del XV secolo, Foligno, Campi, 1934.
*) V. DE BARTHOLOMEIs, Le origini della poesia drammatica, To-
rino, 1952, p. 279 dove è riferito anche il giudizio di E. Monaci, Di al-
cune laudi pubblicate recentemente, in « Rend. Acc. Naz. dei Lincei» xx (1911)
pp. 227 ss.
61) Adamo ed Eva nel paradiso terrestre, frammento drammatico in an-
tico volgare dell' Umbria, Perugia, Un. Tip. Coop., 1902 ; l'originale alla Bi-
blioteca Iacobilli, Cod. A. 1. 22, cc. 9-11: codicetto adesposto e anepigrafo
del sec. xv, di cc. 18, mis. cm. 11x15. A c. 1 Lamento della. Vergine in
quarta rima, a c. 9 Contrasto tra Adamo e il Demonio, o, come nell'edizione,
Adamo ed Eva nel paradiso terrestre. Il Faloci nell Inventario dei manoscritti
della Biblioteca Iacobilli, attribuisce le due composizioni al poeta Marco da
Rasiglia. Incipit a c. 9.
Como el demonio in forma de serpente adparve ad
Adamo
Ben si trovato caro amico fine,
ben si trovato da lo mio amore ;
et chi de questo t'à facto signore?
dimmelo presto et nommelo celare
chi si bel dono t'avuto ad donare.
Como Adamo risponde al demonio
El mio patre Dio celestiale,
signor magnifico, qui, como te dica
Explicit aues 5b
Dampnati dal mio Signore peró
io ve comando, peccaturi,
che vui (qui il testo si interrompe).
*) Cod. Air: 22j/c. 1, incipit :
Como se stava la Vergine pura
dentro in nella cella, senza paura,
foli portata nuella dura,
la piü. dolente che avesse ancora.
*5 L'autore dedicó all’argomento due brevi studi: M. Faroci Pu-
LIGNANI, L’arte drammatica a Foligno dal XIV al XVI secolo, in « Fulgi-
166 MARIO SENSI
nea », Foligno, 1900, dove per il M. E. è ricordato solo l’episodio della B.
Angela ; I teatri di Foligno, in Miscellanea di Storia folignate, bozze di stam-
pa, alla Bibl. Comunale di Foligno, F. 148, p. 84, dove viene citata an-
che la presunta devozione dello Spirito Santo, di cui appresso, mentre ven-
gono ignorate le devozioni patrocinate dalla fraternita di S. Feliciano. Eguale
lacuna trovo in E. PecuGI, Cronaca dell'attività teatrale di Foligno dalle ori-
gini ai nostri giorni, Tesi di laurea all’Università di Firenze, a. acc. 1947,
copia presso la Bibl. Comunale di Foligno, segnata C 175.
**) Foligno, Arch. Capitolare, Libro della Croce, B. 70, c. 3, 1421, mag-
gio 11: «Et de’ dare a di .xr. de magiu per sei torcitti, quando fo man-
dato lu Spirito Sancto et sei facolette che pusi su 'na grata la Pasqua
rosata, quando cantó la messa messere lo vescho, pesaro in tucto una li-
vera et once nove et mecco: Lib. 1 once virí/2»; c. 51, 1425: «Et de’
dare soldi .v. per corda magiestra per lu Spiritu Sancto et soldi .v., dia
ad don Bartole per le sedigie et soldi .v. per bolloni: fl. - s. 15 d. -»;
cod. B. 78. 2, c. 4v, 1567, dicembre 10: «Et de’ dare a di ditto al gar-
zone de m. Antonio bolognini otto per havere missi li dui panni al fene-
strone della coppula per mostrare lu Spiritu Santu: fl. - s. 20».
95) L. IACOBILLI, Croniche della città di Foligno, Ms. F. 124, sub anno.
**) Sulla devozione a Foligno per S. Pietro martire, vedi A.s.F., Ri-
formanze 29 (1451-54), cc. 165v-166 : il consiglio comunale il 13 aprile 1454
decreta semifestivo il giorno di S. Pietro martire.
* Per alcune uscite, riguardanti l’ospitale e di notevole interesse
per una conoscenza dei prezzi e dei salari a Foligno nel Quattrocento, ri-
mandiamo all’appendice del nostro studio, Assistenza ospitaliera a Foligno
nel M. E.
8) Sui fraticelli di Rapecchiano è in preparazione un nostro studio
per la rivista « Picenum Seraphicum », Dossier sui clareni della Valle Spole-
tana. î
©) Vedi ad esempio l'intervento al consiglio comunale del celebre ti-
pografo Emiliano Orfini il 7 agosto 1482: pur dando parere favorevole alla
concentrazione degli ospitali il consigliere propose «ut certi introitus et
fructus cuique fraternitati serventur qui possint dispensare tum pro ne-
cessariis predictarum fraternitatum, rectores illarum, tum pro spectaculis
mariis etc. Et ipse fraternitates firme sint et non dissolvantur », A.s.F., Ri-
formanze 39 (1482-87), c. 31v.
7?) Sull'argomento, oltre i citati studi del Faloci, vedi i vari appunti
di A. MANCINELLI alla Bibl. Comunale di Foligno, in particolare, De co-
media (1338-1703), recite di antiche filodrammatiche folignate estratte dal-
l'archivio comunale, M. 25; inoltre A. MEssINI, I. Cantalicio maestro di
scuola in Foligno, in «Giornale st. della lett. it.» xvii (1940); Cultura
letteraria folignate dal XV al XVII secolo, bozze di stampa (1939) alla Bibl.
Comunale di Foligno, sala C, Cassaforte.
Wd terna Le INVIA Ati a TEE iz Lane e poi O E
FRATERNITE DISCIPLINATE E SACRE RAPPRESENTAZIONI A FOLIGNO 167
APPENDICE
Documento n. 1
Foligno, 1342, febbraio 2-marzo 3.
Nomina dei procuratori per la fusione della Fraternitas Presbyterorum sancti
Felitiani con la Fraternitas disciplinatorum sancti Felitiani.
Foligno, Sez. di Archivio di Stato, Notarile 1, Atti di Francesco Caroni
(1341-1342), cc. 41, 45.
In nomine Domini amen. Anno eiusdem a nativitate .mcccxLII. indic-
tione .x., tempore domini Benedicti pape .xir., die .xxvIi. mensis februarii.
Actum Fulginei, in capitulo loci fratrum predicatorum, coram Petrutio
Molini et Vangnolo Pugcarelli, dicto alias macangnino, testibus ad hec ro-
gatis et vocatis.
Congregatis in unum omnibus et singulis sacerdotibus fraternitatis
Presbyterorum sancti Felitiani in dicto loco, mandato et voluntate venera-
bilis viri dompni Iohannis Raynutii prioris ac rectoris hospitalis sancti La-
cari de Corsiano, Fulginatis diocesis, prioris dicte fraternitatis, exceptis
duobus sacerdotibus dicte fraternitatis qui ad hec non fuerunt presentes,
quorum sacerdotum congregatorum ibidem nomina sunt hec, videlicet :
dompnus Iohannes Raynutii prior
predictus
dompnus Bartholus Massei de sancto
Antonio
dompnus Bartholus Aldrovanni prior
plebis
dompnus Bonagura Bartholi
dompnus Raynerius Accolti
dompnus Bonus Marcovalli
dompnus Iacobus magistri Angeli
dompnus Andreas Petri
dompnus Iacobus Nicole
dompnus Angelus Fortis
dompnus Iohannes Nicole
dompnus Curusianus Iacobi
dompnus Nicolaus Ugolini
dompnus Andreas Lilli
dompnus Todinus Vitalis
dompnus Thomas Massci
dompnus Bonus Manente
dompnus Iohannes Adductori
dompnus Angelus Pagnuti
dompnus Thomas Raynaldi
dompnus Andreas Ufredutii
dompnus Blaxius Mathioli
dompnus Iohannes Bonaguri
dompnus Conpangnus
dompnus Angelus
dompnus Egidius Vangni
dompnus Iohannes Vangni
dompnus Ventura Vangni
dompnus Franciscus Gheci
dompnus Guido Lilli
dompnus Philippus Manentis
dompnus Iohannes Crissci
dompnus Ventura Iohannis
dompnus Nicola Nardi
dompnus Franciscus Benvenuti
dompnus Andreas Saffini et
dompnus Franciscus Francisci
168 MARIO SENSI
qui omnes et singuli sacerdotes dicte fraternitatis, una cum dicto priore
et ipse prior una cum eis unanimiter et concorditer existentes nomine eo-
rum et dicte fraternitatis, nemine discordante, sponte omni modo, iure et
causa quibus melius potuerunt fecerunt, constituerunt et ordinaverunt ve-
nerabiles viros dompnum Iohannem Corradilli Campuce, dompnum Iohan-
nem Petri presentes et recipientes et dompnum Todinum Vannutii per ab-
sentem, tamquam presentem, dicte fraternitatis scerdotes, eorum et dicte
fraternitatis syndicos et procuratores, actores, factores et nuntios spetiales
et ydoneos responsabiles et quemlibet eorum in solidum et in totum, ita
quod non sit melior condictio occupantis quod per unum eorum, seu duos
per alium et alios possint prosequi et finiri et terminari, spetialiter ad unien-
dum ipsam fraternitatem et sacerdotes eiusdem cum fraternitate dissipline
sancti Felitiani et cum hominibus dicte fraternitatis tam presentibus, quam
futuris et ad recipiendum ipsos homines fraternitatis dissipline et ipsam
fraternitatem cum omnibus rebus et iuribus dicte fraternitatis et ad dictam
fraternitatem pertinentibus et expectantibus in eorum sotios et confratres,
dummodo quod ad contribuendum eisdem de fraternitate dicte dissipline
in aliquid (c. 40v) de quascumque dicte fraternitati presbiterorum fiendis
nullatenus teneantur et ad faciendum cum dicta fraternitate dissipline uni-
cam sotietatem in nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti omni modo, iure
et causa quibus fieri potest nec non ad emendum a Tadutio Buscori quan-
dam [domum] ipsius Taddiutii, cum claustro dicte domus, positam in ci-
vitate Fulginei, in contrata Iuctorum, seu episcopatus, iuxta viam et ip-
sum Taddiutum et rem hospitalis novi dicte fraternitatis et alia latera, pro
eo pretio de quo cum dicto Taddiutio poterunt convenire nomine et vice
dicte fraternitatis presbiterorum et de aliis quibuscumque bonis a quibus-
cumque personis nomine dicte fraternitatis et pro ea prout placebit domino
episcopo Fulginati, pro agumento dicte fraternitatis, nec non ad venden-
dum, tradendum, permutandum et concedendum de bonis dicte fraternitatis
presbiterorum et hospitalis novi dicte fraternitatis quibuscumque, seu cum
quibuscumque personis quibus et cum quibus eis vel alicui eorum placebit
pro quo [cumque] pretio et pro quacumque re et pretium recipiendum et
de pretio quietando et quietationem faciendam, defensionem promitten-
dam cum clausulis opportunis ad sensum sapientis eorum et illorum cum
quibus predictos contractus faceret ad recipiendum omnem pecunie quan-
titatem eidem fraternitati debitam et debendam cum scriptura et sine scrip-
tura et de ea quietandum et ad compromittendum, componendum, paci-
scendum et transviendum et ad allocandum ad affictum, pensionem, labo-
ritium bona et res fraternitatis predicte et dicti hospitalis et ad recipien-
dum cautiones pro dicta fraternitate ab omnibus personis volentibus ali-
quam promissionem facere tam per instrumenta, quam per publica docu-
menta sub quacumque forma et quocumque colore et ad contractus cele-
brandos generis cuiuscumque cum clausolis opportunis; et ad agendum,
1 n NEA JS
rers Gre num "IEEE " TERES
Ao eth 4 RR m M NN E NE (po » » #
FRATERNITE DISCIPLINATE E SACRE RAPPRESENTAZIONI A FOLIGNO 169
petendum, defendendum etc.; et generaliter ad omnia alia et singula fa-
cienda, gerenda et libere exercenda in predictis circa predicta et quodlibet
predictorum fuerunt necessaria, utilia et opportuna et que earum merita exi-
gunt, postulant et requirunt et que omnia predicta et tota dicta fraternitas
facere possit et si omnes personaliter interessent super quocumque negocio
tam supra declarato, quam declarando et expecificando ac si mandatum
exigent speciale promittens se ratum et firmum habere quidquid per dictos
syndicos et procuratores seu aliquem eorum et substituendum ab eis vel
aliquo eorum factum fuerit seu gestum sub ypoteca et obligatione omnium
eorum bonorum presentium et futurorum ; insuper relevandum dictos eorum
syndicos et procuratores et substituendum, ab eis ab omni onere satisdactio-
nis et ipsimet fiderunt pro eis et promiserunt mihi notario stipulante no-
mine et vice omnium quorum intererint de iudicio sisti et iudicato solvendo
in communis camera et eventum etc., beneficio novarum constitutionum,
de fide etc.
(c. 45) In nomine Domini amen. Anno eiusdem a nativitate .MCCCXLII.,
indictione .x., tempore domini Benedicti pape .xir., die tertia mensis martii.
Actum Fulginei, in domo fraternitatis dissipline sancti Felitiani, coram
Vannitturo Androccuti Ioli Passari et Vangnoco Massai Andree et magistro
Ricomando magistri Philippi notario, testibus ad hec rogatis et vocatis.
Congregatis in unum infrascriptis hominibus dissipline sancti Feli-
tiani in domo predicta de consensu, mandato et voluntate providi viri Cilli
Mathioli de Cardoni prioris dicte fraternitatis et magistri Iacobi Petri bar-
beri, subprioris dicte fraternitatis, qui sunt pro maiori parte duarum, par-
tium dicte fraternitatis ad infrascripta facienda, deliberato et communi-
cato animo se disponentibus, videlicet :
supradictis Cillo priore Paulo Taddiutii
magistro Iacobo subpriore Corraductio Lilli magistri Nicole
Tadductio Buschuri Puccipto Iole
Baldus domini Philippi Cicchuro Cristianuci
Cicchurus Lilli Boniohanne Vangaturi
Manticia Androccuri Luca Benvenuti
Matheo Cicchuri Paloccio Nuti
Orsacchyuto Vadagnuri Vangnolo Ioli
Affecturo Cicchuri magistro Egidio Morichelli
Cicchuro Morici Petro Sbermiglium et
Iordano Puccipti Vengnate Conforturi
Symone Lilli E Roccho Lapi
Petrutio Florencuri Casillo magistri Petri
+D è» Gc ilia Aid n adem RR eae eir
170 MARIO SENSI
Petrutio Venturilli Richino Qitii
Cola Puccipti Stephano Venturilli
ser Benvenuto Puccuri Cola magistri Raynutii
Boccio Nardi Ricomando magistri Philippi
qui omnes et singuli supradicti et quilibet predictorum, cum, consensu et
voluntate dictorum prioris et subprioris, et ipsi hiidem prior et subprior
cum consensu et voluntate omnium et singulorum predictorum hominum
dicte fraternitatis in plena concordia existentes, ipsorum nemine discor-
dante, nomine eorum et omnium aliorum absentium dicte fraternitatis et
vice et nomine dicte fraternitatis sponte omni modo, iure et causa quibus
melius potuerunt, fecerunt, constituerunt et ordinaverunt discretos viros
Perutium Iohangnoli presentem et recipientem et Lipputium domini An-
dree absentem tamquam presentem eorum et totius dicte fraternitatis syn-
dicos, procuratores, factores, nuntios speciales et ydoneos responsabiles
et utrumque eorum in solidum et in totum ita quod non sit melior condictio
occupantis quod per unum ipsorum inceptum fuerit per alium eorum prose-
qui valeat et finiri, ad omnia et singula dicte fraternitatis negotia pertrac-
tanda, spetialiter ad uniendum et communicandum totam dictam frater-
nitatem et homines dicte fraternitatis dissipline tam presentes, quam fu-
turos et unionem et accommunationem faciendam et celebrandan cum
fraternitate presbiterorum sancti Felitiani predicta perpetuo duraturam
et cum presbiteris dicte fraternitatis sancti Felitiani tam presentibus quam
futuris (c. 45v) unicam et firmam in spiritualibus sotietatem et sotietatis
vinculum ®) cum omnibus et singulis capitulis et cautelis et ipsos sacerdotes
fraternitatis sancti Felitiani et eorum syndicos et procuratores unum et plu-
res et totam ipsam fraternitatem recipiendam in eos sotios et confratres,
ita quod dicte ambe fraternitates, scilicet dissipline et sacerdotum, semper
una et eadem, fraternitas nuncupatur P).
a) parola mancante per foro di tarlo.
b) segue formulario quasi identico al documento precedente. Il testo
è interrotto alle parole et omnia spetialiter. Manca la subscriptio.
Documento n. 2
Registro della fraternita e ospitale di S. Feliciano, excerpta.
Foligno, sez. di Archivio di Stato, Ospedale 926, ms. cartaceo, privo
di guardia. Sono andate perdute le prime due carte. Misura mm. 295 x 220
e consta di cc. 242. Le prime carte sono corrose e presentano macchie di
umidità.
fi Meet EL e va Deci omar dla Aia JR ad, TER nested e CUR Uer tO e i bow
E
FRATERNITE DISCIPLINATE E SACRE RAPPRESENTAZIONI A FOLIGNO 171
cc. 3-10 - MATRICOLA (1400 (2)-1450)
Societas Crucis ?
Geronimus domini Bartholi
Simon Vagnoli Georgii
Nallus Simonis Vagnoli
Stefanus Vagnoli Georgii
Giannes Stefani Vagnoli
Cappura
Petronus Cicchuru Petroni
Diotesalve Petroni
ser Iohannes Baldutii
Iannes Angelilli Tani
Petrus Marchi pectiniere
Mascius Bartholi merciarius
Gabriel Mascii Bartoli
Paulus Valentini
Iacobus Valentini Vidarelli
dompnus Petrus Valentini |
Iacobus Scenturi
Santurus Iacobi Scenturi
Felitianus Iacobi Scenturi
Iacobus Angelilli Spoglie
1) La matricola risulta compilata da mani diverse ed è scritta su due
colonne solo a cc. 3, 3v, 5, 6, 7v, 8, 9, 10; spesso però sono stati uti-
lizzati spazi vuoti al centro e al lato. Tutti i nomi risultano depennati
o preceduti da una f. Nella trascrizione ho seguito il seguente ordine: co-
lonna a, colonna b, centro, lato destro. I confratelli sono suddivisi per
rione ed ogni rione occupa normalmente una carta ; in fondo ad ogni carta
una stessa mano, a grossi caratteri, ripete: «Messi ad cravantone, facto
1450 ». Per non appesantire il testo di note omettiamo sia quest’ultima ag-
giunta, come la distinzione tra nomi depennati e nomi preceduti da f, co-
me infine eventuali errori di grafia. I nomi o le lettere mancanti per foro
o macchie di umidità sono indicati con tre punti.
In luogo di note erudite, diamo la seguente indicativa bibliografia :
D. Dorro, Istoria della famiglia Trinci, Foligno, 1638 ; M. FaALocr Puri-
GNANI, Per la storia di S. Giacomo della Marca, in « Misc. Fr.» tv (1889),
pp. 70-73.
10
20
30
40
50
60
172 : MARIO SENSI
Diotesalve Iacobi Angelilli
Iohannes Corradilli de Casteglione
dominus Anthonius Ciccharelli Turelle
Bactistas Martinutii
Iacobus
Andreas
Iacobutius Iacobutii de Arcidiaconibus
Anthonius domini Nichole
ser Nichola domini Nichole
Mascius Berardi vasarius
Berardus Fulignoli
ser Iohanne de Urbeveteri
Putius Nichole de Montefalcone
Petrus Paulus eius filius
Ciechonus Mannuri
Iacobus Nardi
Antonius alias Ozen
Ciecholo de Perusio
Johannes Petri Marchi
Cicchus
Paulus Michaelis Ambrusiotti
Iacobus Pauli Taddeutii
Franciscus
Fenabeffe Iacobi Pauli
Astore
Bartolus Pauli Valenturi
Franciscus Bartholi Vadagnoli
Angelus Rannutii salenarius
Thomas Angeli Mascioli Pilagii
Stefanus
Ciaramellanus
Nicola de Cincano albergadore
Bactista de Gian Cristofano de Cincano
Gianpero de Niccolò de Nofrius
Vanne de Francesco de Stefanus
Ioanne Cristofanus Paulilli
Beraldinus Antonelli
Michaelangelus magistri Pauli
Cristofanus de Langero de Ioccioro
Giachopo de Sernorello
Ioanne Marino de Langelo de Neccio
Gianfelice de. Frozio
Vangnilista de Frozio
Benedicturi Mascioli
Puccipti
Mariani
^. “i È Bore. m ?
sc i Za s PEN UR s VT TEL HE Ee RR
FRATERNITE DISCIPLINATE E SACRE RAPPRESENTAZIONI A FOLIGNO 173
Giampero
Nicholò
Pietro
Andrea
Ciccho de Scharamuccia
Pietropaulo de Iapocho de Salvorilli
Felice de Bartolomeo
Nichola de Ioanne de Paulo
Paulo de meser Antonio de Turella
Vetorius de Bartolo de Paulo de Valentino
Andrea de lu russo d’Arvello
mastro Marfero d’Antonio da Como i
Antonio d’Agnilillo d’Arizo, maistro de le balestra
Gaspare de Marino de la Mitula d’Assisi
lo Fortiuto de Bevagni
mastro Aggolino medico
Michaelo Angnilo de Detisalvi a di .1t. de maio 1426
a dì .x. d’aprile, Pierlurenzo de ser Cichoro
Eliseo :
Theodosiu | de mastro Andrea de m. Benedico
de Diotesalvi de Petrone
Pietro Iovagni de
Discipulo de Schippo ... 1433 a dì .xrr. d'aprile
Nofrio de Nicoló ... de Petrone
Vectorius de Ba...
1439 Valentinus ...
Iacopus .
Francisco et
Rsa , ( del Liberatore de Mastro (c. 3v)
Piergiovanni |
Societas Iuctorum
Mascius Vangnoli fornarius
Iohannes Mascii fornarii
Iacobus Vangnoli Silvestri
Iacobus Salvuri Vangnoli
Iohannes Vangnoli de Cammoro
Iohannes Andrioli Piccinelli
Ciccharellus Lippori de Valle Tupini
Lucas Ciccarelli
Andreas Dominici de Valle Tupini
Gorius Cole Sa
Vannes Cole d
12
70
80
90
100
174 MARIO SENSI
Coradutius Iacobi
Renculus Taddeutii
Taddeutius Iacobi
Renculus Taddeutii
Taddeutius
Marianus
Felitianus Cicchi sutor
110 Anisus theotonicus
Niccola de Giapoco de Servorillo
Anthonius de Roviglioni
Ioanne de Rovichino
Sobastiano de Francesco dellu Tregio
Perioanni de ...
Perioanni et
Petruccio
Ianni de Pietro Paulo dello mastro
Mariano de Iacopo de Mariano
120 Pietro de Nicholò de Loccio
Nicholò sua filglo
Felitiano de Cristofano
Liberatori d’Andrea
Langniro d’Antonio d’Artete - non misso
Pieranaldo d’Antonio
mastro Brunigo da Camerino
Andrea de mastro Piero da Norsia
Andrea de Iohanni Camerini
Strina sartore
130 Bartolomeo suo filglolo (c. 4)
Renculi
de Corraduccio de sotietate More
Societas Menacode
Franciscus Ferratelle
Petrus Paulus Francisci Ferratelle
Nicholaus Hormanni
Mattiolus Nuturi Mariole
Iohannes Nicholai Passarini
Christoforus ser Milii
Christoforus
Mascioctorus
Nicholaus, alias giallus
140 Nicholaus Vagnoli de Campo Rotundo
Franciscus Angelinus
Renculi Tomassi
i m arcana dalia AA METRI Rc rr
FRATERNITE DISCIPLINATE E SACRE RAPPRESENTAZIONI A FOLIGNO 17
Angelinus Nicolai Vagnoli -in sotietate Falconum
Iohannes Iacobi calcolarii
Nicholaus Angeli
Nicholaus Pilichonis
ser Antonius ser Gregorii
Petrus
Cristofanus
Antonius Marchi
Nicholaus Marchi
Christofanus Nicholai predicti
Iohanne de Nicholuccia
Iacopo suo figliu
Tomasso de Renzoro ditto arlogia
Petrus ser Antonii de Balciano
1433 a dì .x. de aprile, Intrincia de ser Christofano de ser Gilio
Niello de Paulo da Roma
Lorenco de mastro Herrigo chozcho
Liberatore de Cimella, 1440
Lucha de ... -renegavit
Zoliano de Nicholó
Iohanne de Langhiro de Marin da Gualdo
Pietro Iorgio d'Antonio de Ioanne de Vagnoro
Marinangelo de schuatragalline -non misso
Sebbastiano de Nicoló, alias de puareto
ser Antonio de Bastiano (c. 4v)
eius filii
fratres
Societas Falconum
Branchutius Berti Farratelle
Franciscus |
Canthelmus | LI
Franciscus Farratelle
Smiraldus |
Petrus Paulus >) Francisci Farratelle
Farratella
Angelus Silvestri de Florentia
Gaspar
Silvester
Gerardus Nerii
Nicholaus Angeli manescalcus
Antonius Nicholai Angeli maneschalcho
Angelus Nicholai Angeli maneschalcho
Angeli Silvestri
5
150
160
170
180
176 MARIO SENSI
Ioanni de Gaspare d’Angnilu
Nicolò de Gaspare d’Angnilu
Jaco de Tomasso de Faratella
ser Anthonius Puccioli de Spello
Nicholaus Ormannis
Ugolinus suus filius
Angelus Farratelle
Pier Giapocho de Niccolò d’Armanno
Domizio de Nicholò d’Armanno
190 Marino d’Andrea da Camerino, aliter de cavalluccio
Iovanni Sensino | de Francisco de Brancuccio, 1426 a dì 31 de marzo, mi-
Brancuccio sit dominus Corradus
ser Marchese de Tomasso de Farratella
Tomasso de Farratella
1429, Cristofano de Michele de Fiorentia, habitatore in Fuligni, nello al-
bergo della campana
Cavalluccio de Iohanni
Rameri de Girardo
Paganino d'Antonio, ad 25 de marzo 1429
Pitirino de Carlo da Camoro, a di 21 de dicembre 1444
200 Piero suo fratello
Piermarino de mastro Angnilo, a di 25 de marzo 1448
figlioli de Trincia de l'Elmi (c. 5)
Societas Pugillorum
Iohannes Vagnocori
Petrus Iohannis Vagnocori
Nicholaus Iohannis Vagnocori
Anthonius Geronami Langeli
ser Moricus Andree
Tomas
Iacobus Cioli Puccipti
210 Anthonius |
Franciscus Mascioli Valentini
Mattia suo filglio
Iohannes Cole de Camorcannis
Lucas Andreutii de Colle
Iohannes Angerilli dictus ferro
Bartholomeus Hormanni Miliani
Bartolomeo suo figlio
Pace Macteutii Lilli
dadi Dai LAT
FRATERNITE DISCIPLINATE E SACRE RAPPRESENTAZIONI A FOLIGNO
Petrus Angeli Gualterii et
Angelus
Benedictus
Petrutius Lilli Nuture
Mactheolus Nicholai Puccipti
Nicholaus Iacobi engannafratris
Santutius Antonii Andreoli
Vagnolus Vannis de Cotanus (?)
Iacobus Vannis de Cotanus (?)
Iohannes Vinture Vannis et
Pietru suo fratello
Christofano de Iovanni de Ventura, 1433 a di .x. d'aprile
Martinus Iacobi cienciarius
Antonius Martini Iacobi
Simone suo fratello
Antonius Pacis mollarius
Dominicus Santuri d'Ammanniti
Ammannitus de Scanza dell'Ammanniti
Gorius Gostantii murator
Nicholaus Bartholini Narduri
Angelus Martengoli molinarius
Ciccuru de Rencuru de Ciccuru
Giovanni de Magitolu de Pucio mollarius
Tomasso de Pacie ditto Masiucio
Angnelino de Gironamu ser Antonii
Mattia de mongnictu
Ciccuro de Ioanne de Encoru de Ciccuro et
Antoniu de Giovanni de Vangnoccoru
Ioanni de. Ventorucia sartoris
Ioanni de Barnabeo delle Poella, a dì 6 de marzo .Mccccxxvi.
Tomasso de Lario delle Poella
Lurengo de captivaccio delle Poella, .MccccxxvI., a di 8 de marco
Bartolomeo de Bartolomeo de Vemano
Santoro de Langnirillo
Iapocho
Pietro Paulo
Simone de lu manzo
Vicho d'Antonio de Palotto, 1426 a di 27 de marzo
Giapocho de Beneditto
Sobastiano de Francisco dellu Treggio -delli Tutti
Bartolomeo d'Antonio dellu cattivaccio
Filitiano d'Antonio de Palotte
Francissco de Giovanni de Cangno
Angeli Gualterii, li figli dui
de Martino
177
220
230
240
250
260
178 MARIO SENSI
Nicholò
Pietru
filius de attarillo, filius, cioé Bartolomeo
alius filius attarilli, qui vocatur Andreas, factus 1427 a dì 18 d’aprile
Vigoriu de Ciotto
d’engannafratri, alias attarillo
Ciottu |
Antonin tese to delli frati
Ranuccio |
270 Nicholó
Dominico de Tonto — facti 1426, a di 24 margo:
Antoniu de Iapocho de Massiola
Santi de Langeli Pietri de matto
li figli de Goriu
Iapocho de malsangue
Dominico de Cisa
Periohanni et
Mactheo
Tomasso de Larni delle Poella
280 Santori de Langnirillo
Francisco de Iohanni de Cangno
Marino de Ventura cimatore
Scarsione delli romei
Vergerio suo filgliu
Pio Angnilo de Barnabeo, 1433
Simone de mastro Marco, 1433, a di 15 de marzo
Gorio de Iacopo, 1439
Giacopo de Gilio da Vulperino
Paulo de Guiduccio
290 Pier Beneditto et | figlioli de Beneditto de Lagniro de Gualtiero, a di 30
Vangnolista d'aprile 1448
Crisanti.de:;.52-dl 9/d 5. (c. 5v)
Antonii dactetonto
Societas More
Petrusiulo de Ciccharello
Petrus Nicholai Rentii
Petrusellus Ciccharelli Petri
Christoforus Pauli Ciccharelli
Marianus Iacobi Mariani
Arcangelus Iacobi Mariani
300 Marinangelus Ciccharelli Ruffinelli
Fredericus Ciccharelli Buscurilli
Ce RI ST ONT iii ci I TTI O s
FRATERNITE DISCIPLINATE E SACRE RAPPRESENTAZIONI A FOLIGNO 179
Bartholus Iohannis de Gualdo
Bondì de Miocti
Iannes Petri Pauli alias Zi
Catharinus Puccioli
Felitianus Angelilli Loctii
Tomas Felitiani Angelilli
Catharinus Giliocti
Felicie de Nicholó de Gualdo, cancielieri de Folingno
Cristofanus de Mastrantoniu barveri
Christofanus Iacobi Mariani 310
Bartolomeo de Bartolomeo de Damiano
Santoro de Angnirillo
masstro Nicholó de Giovanni da Perosie, armagiolum in Folingni, .MCCCCxXVI.,
a di 22 de marco
Iohanne Bactista de Iaco de Angelu de ser Nuto, 1428 a di 6 de aprile, pre-
sente patre et pluribus aliis
Ironamo de Ianne de Langniro de ser Nuto
Baptista Galasso de Baptista de Santoro
Angelo de Nuccio
Piermarino de Ranaldo de furaporro, in die veneris sancti .MCCCCXXVINI.
(c. 6)
Sicietas Franciscorum
Franciscus dompni Mactei, alias Biscio de contado » 320
Iohannes i :
? Bisci contadi
Vicus
Petrus Paulus Bisci contadi
Catharinus Ciani tubatoris
Mactheus Iacobi Catarini
Ugolinus Vici domini Nicholai
Tomas Petruccioli, alias sorcie
Philippus Puccipti coltrarius
dominus Gaspar Iohannis Colli
Paulus Calamutii 330
Gregorius Iacobutii, ditto necoru
Angelus scarfagnini
Paulus Ugolini de Trevio
Cicchus Perutii
Archangelus
Petrus Paulus
Bartholus Iohannis de Gualdo
Nicholaus Bocchacierque
Cicchi Perutii
180 MARIO SENSI
Petrus Paulus Nicholai Bocchacierque
340 Marinangnilu de Nocaru
Angelo et
Marinangelo
Bartolomeo de Pietropaulo spadaio, o vero taurenario
Pierangelo de Archangelo de Cicho de Perugo .wccccxxvi. a di 22 de marco
Pietropaulo de Vilglermo tudicho, 1428 a dì 5 de aprile
Iohanni de meser Gasparre de Iohanni, 1429 a dì ultimo de febraio
Petrus Paulus Francisci, alias lu Biscio de contado
Bartholomeus
Piermarinus et eius filii
350 Nicholaus
de Simone d'Alisandro
Cristofane de Dominico de Pucciola, alias quatrocchi, facti 1429, a dì 16
Vangnolista de marco
Pietropaulo
Pietro de Nicolò de ser Iaco merchatante
Martino de Gironamo de Cristianuro
Cristianuro
Paulo de Bartole calzolai
Andreas et
d’Arcangnilu de Cicco de Peruzzo, 1433, a dì 28 de marzo
Pierangelo
360 Piermarino de Ranaldo de furaporri
Pietropaulo suo fratello
Berardino suo fratello, 1449
Nucentio | à È
Piassttonio de Alissandro de Siemone, 1448
Nichola de Andrea macellaro, 1448 (c. 6v)
Societas Spavagliorum
dominus Iohannes Moscatelli
Salustrius
Rugerius domini Iohannis Moscatelli, 1422 a di 14 de margo
Amideus
370 Nicholaus
Alesander
Laurentius de Perusio
Perus Matheus Salvori orifex
Iancristofanus Latti
Ioachino de ser Iohanni de Ludovico .wccccxxvi. a di 22 de marco
Liberatore de Christofano, altramente macciona
Bartolomeo de Lodovico
filii Iohannis Tachori
i ii RAMIRO ia " Uie. 3N 3 BE "m 4 i
— arc datori De Rit RR tt T5 Le Y Ur TOTO AI n
———————————
FRATERNITE DISCIPLINATE E SACRE RAPPRESENTAZIONI A FoLIGNO 181
meser Iaco
Iannangelo
Mattia de Palmeta 380
Antoniu de Spello
Pietro de Mattia de Palmetta, facto 1427 a di 18 d'aprile, presente el patre
Ranaldo de Pietro Iohanni, 1428 a di in parma olive, presentibus dominis
Iacopus Cristofanus ser Iohannis Lodovici, Uliveri suo fratello
frater Iacobus de Medicis de Florentia de ordine sancti Dominici, 1430 die 17
aprilis
Antonio de Iovanni
Iovanni suo filglio
Pietru filglio de Ciccolo de ser Iaco, 1433 a di 3 d'aprile
sui filgli
1433, a di 5 aprilis
steal
de Crisante de mastro Gironamo, a dì .x. d’aprile
Nofrio de messer Atto 390
Iapocho
Pietro Paulo
Angelus Niccholai Iohannis Loli de sotietate spavagliorum, 1449, die .xi.
aprilis
Liberator Antonii Iohannis Loli, tempore domini Vimani domini Marinangeli
prioris
Iohanne Baptista domini Salustii domini Iohannis de Scaffalibus, die .x1tr.
mensis martii
Venanzo de ser Pietropaulo
Iohanne Filippo de Giancristofano, a di 15 d'aprile 1435
Munaldo de Giancristofano, a di 21 de marzo 1448
Angnolito de Giancristofano, a ditto di (c. 7)
de Bartolomeo de Dactarillo
Societas Campi
ser Langniru de Giapoco de Siena -mortu 400
Langniru de Peccio funaru
Silvestro faccepazze
Maistro de Benedetto
Francischo de Vangnilo de Puccillo
Liberatore d'Antonio de Lolo, 1449 (c. 7v)
Societas Platee Veteris
Corradus de Trinciis -
Beneincasa Pauli magistri Angeli
182 MARIO SENSI
dominus Angelus domini Stefani
Anthonius Cappellecto
410 Raynaldutius Cole Brunicti
Michael domini Bonvadagni
Anthonius Vagnoli magistri Benvenuti
Nicholaus dictus maccionus
ser Iohannes Cappellicti
Anthonius Pepe
Bartholomeus Matheoli Cappelli
Macthias Bartholomei Macteoli Cappelli
Macthias Fulignictu beccharii
Arrigus Salvutii calcolarius
420 Dyotesalvi |
Iohannes |
Petrus Vagnoli Afate
Marinus Petri Vagnoli Afate
Berardus Rulfi
Bordonus Petri Rulfi
Iohannes Blaxii
Nicholaus Vintorilli
Arcangelus Nicholai, alias squaglione
Marianus Pauli Mariani
430 Pierfrancisco de Giaco de Gentilucu
Bactista de Giapoco de Gintiluco
Nyecoló de Giapoco de Gentilucco
Gaspare de Cialdellu
Golino de Cialdellu
Niccoló de Paulu de Mariano
Crisanti de mastro Gironamu
Arcangilu de Ranalducio
Libberatore de Francisco de Vangnucio barveri
Niccola de Pepo
440 Mattia de Pepo
Nutiu de Macione
Antoniu de Macione
Pietro Paulo de Felitiano de Cachuru, 1423 die 27 martii
Pietro de Francissco de Ciolo
Schiarello de Iovanni
Pietro
Ce | de Pietripaulo de Mattiolo
Marcho |
Antonio de Marino dello Boccio
450 Giovanni d'Antonio de Marino
Andree Salvutii
iet arene DAD canna ie EA OR aie STI, on entm dile td
FRATERNITE DISCIPLINATE E SACRE RAPPRESENTAZIONI A FOLIGNO
Catarino de bartechie
Biniditto de Pirugco
. de Biniditto de Piruzzo
... Crisantis, 1428, a dì 5 d’aprile
... Pietro Paulo
... d’Arcangelo de Gentilucco
: Marino de Svaglioni
Ugo, natus domini
Adriel, frater domini
Rainaldus, filius domini nostri | 3
Nicholaus, filius domini [ 1622
Salvatus
dominus Antonius abbas
Pietro di Francisco di Ciola .MccccxII.
Iohanne Comarichia, 1426 a di 2 aprile
fra Nichola da Carpi, famularius domini
Battista di Marino di squaglione
Iohanni de Vulperino, maistro de preta
Pittiolu de Piero da Vulperino
Iapocho da Vulperino
Ventorillo
Lurienzo
Pietro Paulo de Felitiano de Iugho
Lazaro de ser Bartolino
Sanobio de Pietro de Pepo
Teseo figliolo della bona memoria del segnore Bartolomeo
Berardo
Bonifatio de meser Andrea Tomacielli, 1416
meser Lucha |
Antoniu de Michele de Senis
Antoniu de Pierangelo de lichafume, 1426 a di 9 de ottobre
Mattia de Mattiolo merchante
mastro Nofrio de mastro Pietro
Marius
Cristofanus Marci Matioli
Iohannes Martinus |
Petrus
Iohannes
Filippus filii Petri Pauli Matioli
Dominicus
Benedictus
Pietro di ser Bartolino
Iantomasso suo filglio
fratres domini
de Pauluccio de Castignano
183
460
470
480
490
INIF O 184 MARIO SENSI
i1 Pier Gironamo : i
id È de Crisanti
| Iovagnolo |
Munaldo de Paulucio, 1415
Giampuisse de Giacho de Gentiluzo, 1428
Peligrinus de Iaco de Gentiluzo, 1433 a di 10 d'aprile
Iuliano de Iaco de Gentiluzzo, 1433 a di 18 de marzo
500 Mario de Bactista de Ciardello, a di .x. d'aprile (c. 8)
Societas Burgi
ser Tomassu de don Giovanni
Pier Lurenco de Lurengo de Puciarellu
Angelus iudice de Trevio
Andrea
Petru
Iacopo |
Segiannorre
Ectore
Criafassa
510 Acchilie
Antonio |
Tomasso de Niccholò de Santa, 1404 a dì 5 de marzo
Angnelino
Antonio
Girardo
Iovangni
Pietru
Niccholó
Langniro >) de Mattiolo d'appoggia
520 Iolo |
Iovanni de Vaccarulgla
Pietro de Langnuru d’appoggia
Pietru de Ranieri
iN Andrea de Ranieri
Langniro de Lucha, de piagca nova
Marino dello boccio
Iachopo de Marino dello boccio
Rolfo de Berardo
Tartaglia da Trievi manuale
930 Antonio de Mattia macillaio
Antonio de Felitiano della Valle
Vergorio d'Arigo todisscho
de Ranieri
de Gilio de Bartolomeo
de ser Paulo de meser Antonio
de Nicholó de Massiolo
D M Au iv rita tr iii RE s
FRATERNITE DISCIPLINATE E SACRE RAPPRESENTAZIONI A FOLIGNO 185
Damiano de Franco d’Asisi, 1426 a dì 2 d’aprile
Francisco d'Asciscie
Pietro Paulo d'Andrea de Ranieri, 1428 a di 6 de aprile, presente patre et
offitiali
Michele Angelo de Langnilu de Butino
Antonello de Lancetta de mastr'Agnilu
ser Dominicus ser Andree de Valletopine, civis fulginaten.
Niccolò de Francischo d'Asisi
Gabriello Stephani de meser Gabriello de Frontone : al nome de Dio 1435 a 540
di 15 in venardi sancto
Iohanni del dicto Gabriello
Piero de Petro de Frontone
Antonio de Baldo suo famiglio
Iohanni de ser Iohanni dellu Capelletto
Iaco de Giliu da Vulperino, 1439 in venerdi sancto
Gilio da Vulperino, dicto di
Gorio de Iaco de Gorio, quale sta in porta dell'abadia, 1439 a di 7 d'aprile
in venerdi sancto
Renzodet- Bon de Lorenzo desLutienis eoi DU epe LODS
Bartolomeo |
Simone di Pietro Paolo di Santo, a ditto di 550
Francischus Antonii de Cammoro
Giachoisse
Basmtsino de Cuafasse (c. 8)
Societas Spate
Benedito de Gentili, alias fantillo de Mactiolo
Pierlurengu dell'urtice de Pinturellu
Giovani de Bonucia
Masiolu de Corradillu
Sarvotto et |
Antonio
Iacobus Stige 560
Petrus
Angelus filii Iacobi Stice
Perus Iohannes |
Petrus Cangnelle
Bartolomeo de Bartoccio
Catarino dell'Acquatorta
Francisco 1
de Corradillu
sui filgli
186 MARIO SENSI
Petrus de Gentiluco, alias fantillo de Mactiolo da Calivedene, 1428 a dì 5
d’aprile
570 Francissco da Calivedene
Giovangni de Iolo
Bartolomé de Iolo
Antonio de Pitroccio, altramente cancilliere
Beneditto de Pietro, ditto rossio, a dì 25 de marco 1429
Bartolomeo de Firuziano de Bella
Nofrio de Pietro de Pierro delle spade
Langniro de Iovanni, alias locio : a dì 25 d'aprile
Salvucio suo fratello
- Bartholomeo et
580 Antonio
Langniro de Nicholó dellu cassuro
Thomas Macthioli Criscii
Nofrio de Ientile
Pietropaulo de bizochino
Andrea de Nicholó de Felitiano da lu Ponte
Biniditto de Pietro, alias fantillo
de Iangni de locio
Societas Fildingorum
Iohannes Passarini
Tomas |
Angelus |
590 Angelus Stumburitti
Iolus Giliutii
Iohannes Stamingnoli
Marinus Veteris, alias lu grasso
Lodovicus Angeli de Tuderto
Iovani de Vanni de Iovanni
Andrea de Beneditto de Langniro
Vergorio de Chola de Scharsione
Gianni de ser Berardo
Pierfrancisco Î
Morselli
600 Onofrio de Ianni, 1426 in venardì santo
Pieriohanni
Pietropaulo } de Rencuro de Munaldo, 1426 a di 28 de margo in venerdì
Gaspare sancto
Piernicchola de Langniro de Stomoritto
Bannido
Saturno dello spellano
Pierfilippo
L — aim adi Bidone I SONIA SE AU TM D E c T Mint
—_—_
FRATERNITE DISCIPLINATE E SACRE RAPPRESENTAZIONI A FOLIGNO 187
Paulu Angelino |
Iohanni
Ingrasso scortichino 610
Dominicho delle Lasangne
mastro Ianni de Dente sartore
Piero de Angelo calcolaro, facto de 1429 a dì 6 de marco
Benedicto de Nicholó Cecharello, nepote de meser Iaco de Bartoccio, 1429
a di 6 de marco
Nichola de Langniro de Stomoritto
Gentile de Fiasstra et
Vincenzo sua filglo
Ianni de meser Iaco de Bartoccio, facto 1429 a di 18 de marco in ara nova
Gaspare de Malcontento
Antonio de Langelu 620
Nofrio de Vincenzo de Ientile da Fiastra, 1432 a di 3 de febraio
Niccolò de ser Iovanni d'Angnilino de ser Albertino, 1433 a dì..
Puccio de Romeo, fatto a dì 19 de iugno 1444
Bartholomeo de Benedicto de Lagniro de Appogia
Piero de Lurenzo d'Asisi
Antonio de Zapocho de Luccha, delli feldingi
Cicharello
Francisco
Antoniu de Angnilo de morsello
Nicholó de Iovanni de Ioangnolo, ad 30 d'aprile 1448 630
Iapocho de Frascharello
Gaspare de Langnuro Stomoricto
Francischo de Binidicto de Ranieri
Antonio de Iapocho de Lucha, a di 9 de luglio 1448
Iohanne, aliter rosato, a di 7 de luglo 1448
Nicho de Dominicho de le Lasangni, a di 7 de luglo 1448
Nofrio, aliter gentiluzo, ad 7 de luglo 1448
Paulo de Dominicho de le Lasangne
Francischo de maestro Berardo da Trevi, 1449
Fiordimonte de Pietro de Palotto, 1449 640
Piernichola de Pietropaulo
Lucangilo de Liberatori
Nardo de Vicho trombetta
Pierfrancischo d'Antonio de Mursello
Tomasso de Michele de Tura, de volontà de Michele suo patre et de don Ni-
coló de Stummoricto, 1450
Arnangnilo de Iapocho de Lucha, a di 15 de marzo 1450, con volontà del patre
Francischo de Langnirucio, 1450 (c. 9v)
d'Angnilino de meser Albertino
de Tomasso de morsello, facto 1427 a di 18 de aprile
E + De ST
650 Cipriano suo fratello
188 MARIO SENSI
Societas Cippiscorum
Petrus Paulus Nicolai Cecchi pictor
Filitiano de Nicholó de Marino de Cacchio i
facti a di 3 de jenajo 1445
Pietropaulo de Cristofano todischo, fatto a di 3 de jenaio 1445
Damiano
Pierfrancischo
E de Mariano Gozzo
Ianantonio
Socielas Ammannitorum
Ugolinus de Trinciis
Corradus Ugolini de Trinciis -in platea vetere
Saxobrunus Raynaldutii de Trinciis
Peraynaldus Iovanne domini Ranni
Nicholaus Coradutii Rulfi
660 Iohannes ser Andree
Corradus, alias bussa
Nardus Ciccharelli
Anthonius Angelilli
Benedictus Perugci
Paulutius Agustini
Iohannes Agustini
Angelus Lilli Beccafumi
Petrutius Lilli Becchafumi
Giervisus ser Massei
670 ser Raynaldus de Interamne
680
ser Martinus de Interamne
Franciscus Lilli, alias ciarelle
dompnus Franciscus sancti Apollinarii
Carmisinus : du p
Raynaldus Trincie Raynaldutii
Iacobus
Benedictus Nardi Ciccharelli
Bartholomeus -monaco I
Marchus Nicholai Corradutii
Petrus Paulus Anthonii, alias rumpicollo
Liberator tute i
Christofehus Giervisi ser Massei
Dominicus
Petrutii Becchafumi
Marinus
M c dn cU OR e NE, TIT, CT m C Au dc RE WERE _
FRATERNITE DISCIPLINATE E SACRE RAPPRESENTAZIONI A FOLIGNO
Catarinus Francisci, alias ciarelle
Petrus Paulus Vangnocori Pasqualutii
Angelus Iohanne Agustini
Pierangilu de Langniru de Beccafume
Nofrius de Petrucio de Beccafume
Marino de Nofriu de Petrucio Beccafume
Vanutio de Massolo da Perusia
Antonello da Creta
Iacomo da Milana
mastro Giovanni da Milana
Corrado
Pier Biniditto et
Antoniu, sui filgli
mastro Ianni cantore da Bologna, canonicus, 1426 a di 21 d'aprile
Pier Iohanni de Nofrio de Bachafame, 1426 a di 21 d'aprile
Benedictus Durastante de Bevilacqua, 1428
Iorgio de Cola de Besanti
Giovanni de messer Angnilo
Iaco de Iampaulo da Capudacqua
Langniro | ,
Antonio
Antonio de Durastante, 1433 a di 19 d'aprile
Guaspare da Gobio, nostro ospitalieri, 1433 a di 13 d'aprile
Stefano de Balciano, a di 21 de dicembre 1440
Bartolomeo de Bartotio
Bartolomeo de Galutio, 1449 a di 3 de magio et
Vincenzo de Lazarino, 1449
Pietro Angnilo de ser Iaco da Capodacqua, 1449 de venerdi
de Lagcarino
de Pietro cicharillo
Pietro Iohanni et
Pier Mactheo
fume, cum voluntate patris (c. 10v)
Societas (Fiore) Ammannitorum
Massciolu de Coradillo
Lorenco de Fumino d'Asisi
Mivanto da Sanseverino
Ioggia de Chola de Besanti
Ianfilippo de Pitroccio de Rabuino
Petrus Paulus Meniati, 1429 die 20 martii
Battista de Iohanne molario
189
690
700
710
de Piermarino de Iovanni de Piero, 1449 a di 8 d'aprile
per le mano d'Antonio de Pierangnilo de Beccha-
720
Biniditto de Lallo de Bartolomeo de Iohanni, colla volontà del ditto Lallo
è fatto della fraternita de sancto Felitiano, 1458 a di 2 de marzo
13
190 MARIO SENSI
c. 14 — INVENTARIO DI SAGRESTIA, 1400 febbraio 28
Memoria delle massarie, de tucte massarie na’ casa et la spitialità de
quelle dellu spedalieri Piermanente
(13) Un presepio collo coperchio
(14) un castello de ferro da speraglioli
(16) una testa de drago de panno encollato
(17) una targia con uno scorpione, penta de giallo
c. 15 — ELENCO OFFERENTI DELLE VESTI
-Mcccc. Qui de socto entendo scrivere tucti quilli che al tempo nostro
cie arricaro le veste
Ugolino delli Trinci nostro segnore veste : et veste XL
Mascio de Bartole, veste una et » » I
Arcangelo de Mascio de Bartole una » » I
Gabriel eius filius, una » » I
Nicholaus Pertiche, die .xItti. aprilis » » I
Iannes Petri onm 1
Gicchus Pelri Petri dicti scaramuccie » II
Iohannis Nepis dompni Pauli Palinoccori » I
Raynaldutius Tome Petrutii » I
| Petrozu de Bunuccia, veste una » I
| | Ugolino nostro Signore, fruste con piccharigli .xxv.,
| senca piccharigli .xxxrir. , fruste Lvim
| Bussa de Corrado veste I
| Catarino de Ciarelle » I
| Liberatore de Geriusero de ser Massia » I
Langelo de Becchafume, veste una de panno uso et » I
Gregorio de Iacouccio dicto nechoro » I
Francisco, dicto mugnicto, veste una de panno uso » I
Petruccio de Becchafume, veste una con maneche
| corte » I
| Langelo de Scarfagnino, veste una nova » I
I Bartolomeo de Boccacerqua per cangno d'una nabbe
et » I
Pietro de Varcannanti, veste una nova » I
ser Iohanni dellu Cappillicto, veste una nova » I
-D dr Aim n aem BR a ei — Dn rta ir iii IRSA CE EL ii n cor i
FRATERNITE DISCIPLINATE E SACRE RAPPRESENTAZIONI A FOLIGNO 191
cc. 16 — 18v — UscirE DELLA FRATERNITA, 1419-1422
1419 (2) Item despisi la notte de Natale, quando fo
facta la divotione, una grande candela arsiccia de cera 1. 1 s. — d. —
(13) item despisi per cinquanta para de piccarelli per
lu venardì santo, quale costaro secte bollognini l.— s. 17 d. 6
c. 17(1) item despisi per lu dicto venardi santo,
quale ce fo arsu fra candela e duppieri, quando fo facta la
schiavellatione libre 3 cioé de cera 1.3 s.— d. —
(5) item despisi per trenta veste che fi lavare, costó
bol. 6 l. — s. 15 d. —
c. 18v, 1422 (1) Imprima quando se provava la de-
votione che se volia fare la nocte de Natale, once tre de
ciera l. — o. 3
(2) item quando faciemmo la devotione la nocte de
Natale cie fo arso livere dui de candele 1.2 0. —
c. 20 — MATRICOLA, 1423-1424
In nomine Domini, amen. Anno domini millesimo .ccccxxrim., die se-
cundo mensis aprilis, tempore prioratus Boni Macioni Nallis, Symonis Nicho-
le domini Nichole prioribus dicte fraternitatis sancti Felitiani de Fulgineo
filii Catarini familiaris magnifici domini de Trinciis,
habitantes in sotietate admannitorum, intrave-
runt in dicta fraternitate
Iannes Iacobi de Monterotundo, qui est cum magnifica domina, domina Tan-
tia Corradi de Trinciis
Nicholaus Allogie de sotietate menacode
Francischus Anthonii de Trevio, qui est cum dicta magnifica domina
Iacobus Thomassi Gatti de sotietate filiorum Ingonis
magnificus dominus Ranaldus magnifici domini domini Corradi de Trinciis
magnificus dominus Nicholaus Trincia, magnifici domini Corradi de Trinciis
Nicholaus magistri Iohannis Cicchi de Schoplo, habitator in sotietate crucis
Bartholomeus Antonius Gasparris Mariani Varchannantis de sotietate crucis
Ugolinus Nicholai Hormanni de sotietate falconum
ser Petrus Mathioli Gentilis de sotietate filiorum Ingonis
Petrus Franciscus Cioli de sotietate platee veteris
Liberator Francisci Vangnoli barberi, de sotietate platee veteris
Adriel nati sancte memorie Ugolini de Trinciis
Stefanus Corradus et
Pier Benedictus
In nomine Domini, amen. Anno Domini millesimo .ccccxxirmr., die
.XVIIII. mensis aprilis, tempore mei Nicole domini Nicole, prioris fraternitatis,
intraverunt in dicta fraternitate et fuerunt induti :
192 MARIO SENSI
Marinus Angnulus Urbani Iacobutii de Fulgineo et sotietate burghi
Petrus Paulus Pucioli Mathei de Spello, habitans in sotietate falconum
Guidus.. de Suana, familiaris magnifici domini G., habitans in sotietate me-
nacode
Iacobus Anthonii Frascharelli, de sotietate platee veteris
Cristofano de Iohanni de Cristofano de Ciopturo della badia
Vannes Antonius et | Petri Pauli Nicolai Bocchacerque, de sotietate franci-
Montaninus scorum
Nichola Iohannis de Palma, familiaris magnifici domini, habitator in sotietate
platee veteris
Michel de Fraga de Baviera, habitator in sotietate filiorum Ingonis
magister Iohannes Filippi de Milana, habitans in sotietate contrastanghe
Gostantius
Gabriel
| filii domini magistri Iohannis (c. 20v)
dicto millesimo
Matheus Petri de Milana, murator habitator in sotietate contrastanghe
Perus Iacobus Nicholai Hormanni de sotietate falconum
Laurentius magistri Herighi de Alemanea, habitator in sotietate falconum
magister Venantius de Camerino, habitator in sotietate iuctorum, die .xxi.
magii
c. 21 — ELENCO OFFERENTI DELLE VESTI, 1426
A] nome de Dio. Apresso scriviamo tucti quigli che cie faranno la veste,
in prima in di del venardi santo, io Pietro di Francisco de Ciolo scriviró par-
titamente
el nostro magnifico signore Corrado veste
I
Nicholó suo filgliu » I
Pier Francisco de Paulo de Cicharello » I
Nofrio de mastro Pietro medico » I
Crisanti de mastro Gieronimo ) I
Iohanni de Nicholò de Passarini » I
Ranaldo de Corrado de Galasso » I
Francesco de Lucha de Ciroccho » I
Niccholó de Ioanni de Tacchoro » I
Iohanni de Cristofano funaro » I
Gaspare de Mariano de Varcannanti » I
Ianfilicie de Fiorio fe’ la vesta, 1426 a dì 28 de marco » I
Pietri de Langelo de Appoggia, 1427 a dì 17 de febraio » I
mastro Antonio de mastro Nicholó mareschalcho » I
Dominichu de Grisa de le poelle » I
me REA ENIT SUA e I I DA i Aue RN PITT | int RM E
FRATERNITE DISCIPLINATE E SACRE RAPPRESENTAZIONI A FOLIGNO 193
lu filglo de Borlone.r. vesta » I
Ianne de Stefano, a di 25 de marzo » I
item a dì 4 de magio Christofano de Fiorenga dia una vesta » I
c. 33 — INVENTARIO DI SAGRESTIA, 1464, marzo 11
(1) uno antifanario con battece rossie
(3) uno libro con battece da marie, che comenca : Fratres carissimi
(4) uno libro de carta picolina, senca più battece e comenza : lo candellario
(5) uno libriciolo de carta picolina de lettera todesscha.
cc. 06-57 — INVENTARIO DI SAGRESTIA; 1425, aprile 10
In nome de Dio. A di .x. d’aprile mille .ccccxxv. Qui appresso farimo
mentione de tucti cose che assignarimo nui priuri alla fraterneta de san Fe-
litiano, cioé Benincassa de Cialdellu, Ranaldo de Corrado de Galasso, Pietri
de Francisco de Ciolu priuri della dicta casa assingnarimo ad Pietru de Ven-
tura calgolaio delle poella, nostro sagrestano, imprima
(1) item imprima novantacinque veste
(3) item una archa da metere le veste collu serrime et colla chiave
(4) item una cassa mecaca da mettere massarie da marie, con serrime et
chiave
(5) item uno presepio da mectere ale et corone guaste
(22) item dui libri de carta pecorina, solfato l'uno et l'altro de divotioni
(24) item uno libro de carta picorina de divotioni — fo prestato al Lurengo
de Pietri de Mitello — reddidit Crisanti
c. 56v. Cose che ianno en una cassa da fare marie, imprima
(29) quatro chiovi di ferro da schiavellatione
(30) item dui angniuli de carta encollata con alette d'oro fino
(31) item dui mammulitti de lingno bianchi et una crocitta dellu latrone
(32) item duo idoli entalgliati
(33) item uno preveleggiu de devotione et perdono con bolla pendente, en-
tro en una scatola
(34) item uno sigillo da sugillare grande
(35) item membra de homini, quando fo facta la devotione de santo Natale
(36) item uno libro de 4 folglo bambacine et dui magge da imperadore
cose nella sacrestia, fore de casse
(37) una testa de drago di panno incollato
(38) item nove paia d’ali d’angnili de carta, pente
(39) item uno paio d’ale d’argiento
x
194 MARIO SENSI
(40) item uno paio d'ale del falco serpente
(41) item uno crucifisso de lingno che apre et chiude l’ochi
(42) item dui faccia de demoni et uno paru d’ale
(43) item una nostra Dompna penta, quando la vedde Ottaviano, con una
stella d’oro
(44) item una capilglaia da Matalena
(45) item lu serpente de panno, che engannò Adamo
(46) item uno scudo pinto colla crocie rossia et una bandiera colla croce
(47) item. capilglaie, quando fo facta la devotione che resuscitó Christo, sci-
licet capilglaie tre
(48) item busti d'omini senca membra, quando fo facta la devotione de santo
Natale
(49) item una stella de lingno — habuit filius domini
(52) item due doppieri da portare alli morti, novi, belli
(53) item due doppieri da la messa
(55) item uno cappello d'andare ad santo Iaco et 4 cerchi et dui nella scatola
(56) item libri et rasiuni della fraterneta
(58) item sette faccie, colla faccia de cavallo
c. 57 cose che ce sonno all'altare et fore de sacrestia, imprima all'altare
(65) item una crocie dove se chiava el salvatore
(72) item una torre de panno
(73) item unici corone de carta
(74) item un tappito con dui liuni
(75) item sei corone de carta
c. 78 — INVENTARIO DI SAGRESTIA, 1432
(2) item uno messale tucto fornito, coperto de rosso .
(3) item uno antiphanario, coperto de rosso
(23) item undice para d'ale et tridice corone fra bone et ria
(24) item dui idoli et un Domeneddio picolo per la nocte de Natale
(26) item dui campanella co' le martelle et una capilglaja
(28) item uno tappeto con dui lioni eslurati et una taula enconnessata et
una capilglaja per la Matalena
(29) item dui angnolitti con tre alette d'oro et una testa de drago
(30) item uno crocifisso da fare la schiavellatione et dui piccoli en su la croce
et uno busto de sancto Iohanne
(31) item uno pagio d'ale da demonio et uno pagio de serpente con cinque
pelli scamosciate
(32) item uno scodo et una bandiere co la croce vermiglia
(38) item veste 87 fra bone et cattive
(39) item dui doppieri coll'aste de cera alli morti, colle taulette
na Tas MERO dio X RN aA n
—
FRATERNITE DISCIPLINATE E SACRE RAPPRESENTAZIONI A FOLIGNO 195
(40) item un vilo de seta quale tene coperto lu crocifisso che tene in mano
la nostra Donna
cc. 88-89v — INVENTARIO DI SAGRESTIA, 1450, febbraio 2
Memoria et recordanza facta per me Iohanni de Lazaro, canonico de
Fuligno et cappellano della fraternita de san Felitiano, como che a dì, mese
et anno soprascripti forono facti priori della dicta fraternita li infrascripti,
cioè Benedetto de Nardo, Michaelangelo de mastro Paulo et mastro Iohanni
de Dente, li quali essendo intrati in officio del priorato consignaro per inven-
tario le infrascripte cose ad Michelangelo de Diotesalvi, sacrestano della
dicta fraternita, cioé :
(2 item uno messale de carta cora con coperte de coro roscio
(3) item uno antifanario picholo con le note antiche et bactece roscie
(11) item uno velo nigro della nostra Donna per lu venardì sancto
(26) item dui bandiere de bochaccino, una nova et una vechia, con la croce
vermiglia
(29) item uno libro de carta picholina de lettera formata che comenza :
Fratres karissimi et finiscie : che trenta no’ fatti dare ad denaro
(30) item uno libro con lu Calendario et con le letanie
(31) item la regula della fraternita in carta pecorina
(33) item una scatola con tre bolle apostolice et una cardenalesca aperte-
nenete ad ipsa fraternita
(34) item uno sigillo d'ottone con Christo alla colonda et sancto Felitiano
et sancto Pietro martiro
(37) item uno psalterio de legno senza corde
(43) item uno libro de carta pecorina scripto : Lu catasto della fraternita
(48) item dui chiave de sancto Pietro et sancto Paulo
(49) item dui maze da Pilato
(50) item uno Cristo nudo et piccolino della notte de Natale
(51) item una animetta
(53) item deceotto para d’ale da angeli et da demonia, quasi guaste
(54) item cinquanta corone tra bone et ria
(55) item cinque capiglaie tra bone et ria
(56) item cinque barbe tra bone et ria
(57) item uno incarnato Yhesu Cristo
(58) item nove veste da demonia :
(59) item sei para de calze da demonia
(60) item tre corone reale
(61) item lu serpente de Adamo et Eva
(62) item una corda maestra longha et bona, longha dalla cima della torre
del comuno fino alla porta de sancto Felitiano
(63) item dui cone con le figure della nostra Donna per la nocte de Natale
196 MARIO SENSI
(64) item uno trono grande da Dio patre
(65) item uno drago grande
(68) item ottanta et sette veste da discipinati, tra grandi et piccole
(69) item dui vergoni de ferro ionti inseme con una palla orpellata
(70) item dui ferri con dui palle orpellate da angeli
(71) item dece pezi de ferro tra grandi et piccoli da fare artifici de devotioni
(72) item cinque targhe pente
(73) item sette faccie de demonia
(74) item una testa de drago con denti
(75) item nove cappelli de carta pinti
(76) item uno idolo orpellato biancho
(77) item quactro para d’ale da demonia
(92) item uno artificio orpellato della Adnuptiata
(93) item uno monte pinto con lu telaro del venardì sancto
(94) item una testa grande da satanasso
(95) item dui angeli grandi de carta pinti
(96) item una croce verde dell’angelo de sancto Iohanne Baptista
(97) item una crocetta dellu Latrone
(98) item una croce grande da crucifisso
(99) item uno crocifixo grande, vechio, de camuscio
(100) item una croce da portare alli morti, messa ad oro fino e azuro
(101) item dui croce mezane con li sbrochi
(102) item una croce vechia delli morti
(103) item una crocetta penta dell’infirmi
(104) item uno crocifixo piccholo, vechio
(105) item uno busto de carta, fo de sancta Margarita
(106) item una testa de carta, fo de sancta Margarita
(107) item uno martello de legno da fare la schiavellatione
(108) item l’anima dellu latrone captivo, de carta
cc. 90-93y — MATRICOLA, 1450, febbraio 2
Memoria et recordanza farò qui de socto io Iohanni de Lazaro canonico
de Fuligno de tuti e singuli homini grandi et piccholi che intraranno nella
fraternita de sancto Felitiano da Foligno et che se faranno confrati d’essa
fraternita. Et questo farò io Iohanni supradicto de commandamento delli
providi homini Benedicto de Nardo et Michelangelo de mastro Paulo et mastro
Iohanni de Dente, priuri della dicta fraternita, como cappellanio d'essa fra-
ternita ad ció niuno errore possa nascere tra essa fraternita de san Felitiano
et l'altre fraternite de Foligno et per conservare con tucte bona fratellanza.
Et prima scriverimo dellu terziero de sopra et poi sequitarimo con quel de
mezo et finirimo con quel de sotto, notandoce anchi el di et li nomi delli te-
stimonii.
FRATERNITE DISCIPLINATE E SACRE RAPPRESENTAZIONI A FOLIGNO 197
Imprimis de terzerio superiori
Iohanfosco de ser Tomasso, a dì 22 de febraro, presente el patre et presente
don Marinangelo et Bartolomeo de Ceccho, recevettelo mastro Iohanne
de Dente
Cristofano de Ugolino de Nicoló, ad ultimo de marzo, mandolo la matre et
menolo Baptista de Iaco de ser Nuto, vestise presente Antonio de Ma-
rietta, Panciano et Cristofano de mastro Antonio, recevettelo mastro
Iohanne de Dente
Nichola de Gentile de ser Cicho, presenti li supradicti et recevuto per Be-
nedicto de Nardo
Angelo de Bartolomeo della Valle sancto Angelo, habita nelle poella, nel
modo sopradicto
Cipriano de Baptista de mastro Cagnesi, recevutu nel modo sopradicto
Piertomasso et | de Piernicola de Nicola de ser Iohanne, recevuti in modo
Francischo sopradicto
Nicola de Nita, d'Assise, recevuto nel modo sopradicto
Francischo de Iacomo de Iohanne de Niccoluccia, nel modo sopradicto :
recevuti presente Bellocholo, Pietro Paulo da Spello et Bartolomeo
de Gaspare et me don Giohanni sopradicto
Pietro Antonio de Piergiovanni de Tonto
Lorenzo de Mattheo : presente Matteo suo patre, recevuti per li nobili ho-
mini priuri Giachomo de Ranieri et Tomasso d'Allogia et Bartholomeo
de Batolillo, nell'anno 1452 a di de santa Maria candeloro
Iovambattista de Dominicho, nel 1452, voluntate matris
Mariotto de Stifato, ad 2 d'aprile 1452, nel tempo del priorato de ser Cri-
stofano de Paulo et Lionardo de Mattia et Mascenzo de mastro Angnilo
Gostantino de ser Tomasso de Langnilo, intró nella fraternita a di 30 de
marzo 1453, con voluntà de Pernicholó suo fratello, nel tempo del
sopradetto priorato
Speraindio de Bastiano d'Avinente, ad 30 de marzo, de voluntà del patre
et sua volontà
Berardino de Filippo de Francisco de Giovanne, se fe della fraternita a di
8 d'aprile 1453, menocilo Filippo suo patre, nel priorato de Crisanti
da mastro Gironimo et Gianfilippo de Petruccio de robbatore et de
mastro Gaspare de Iacho
Paulo de Cicho de Scaramucia, se fe della fraterneta a di 19 d'aprile 1454,
nel priorato cioé de Pierfrancischo de Paulo de Cecarello, Nicoló de
ser Iovanni et Francischo de ser Nicchola, priori del dicto anno
Pietro Iaco et Otello de Camuro, abitante in Folignio, se fe ditto di et modo
della fraterneta
Pierfilice de Pietro da Camoro, se fe della fraterneta ditto di et anno
-- ————————————— M ———
x = - m" petto
= - L- ca ina et RIE - E
198 MARIO SENSI
Liberatore d'Antonio de Ilio, se fe ditto di et anno della fraterneta — delli
ranci :
Piermattia de Marcagnilo, se fe ditto di della fraterneta, ditto di et anno
— dell'abadia
Venanzo de Camoro, se fe della fraterneta ditto di et anno
Gorio de Bartolomeo delle poella, muratore, se fe della fraterneta ditto di
et anno
Pierfrancisco de Ranaldo dellu rossittu della contrastanga, se fe della fra-
terneta ditto di et anno
Pietro de Marco de Antonio, alias baciarotto, se fe della fraterneta ditto di
et anno
mastro Antonio d'Andrea da Barri, avetante ne' poella, se fe della fraterneta
con :
Dominico et
Francisco et
Pilligrino : sua figlioli, vestimoli ditto di et anno, con voluntà del patre
Nicholó de Pietro da Sostino, a di 15 d'aprile 1457 intró nella fraterneta
Mactheo fante de messer Viviano de Lucha, a di 15 d'aprile 1457
Iovanni Ludisino de ser Tomasso de Foscho, a di 15 d'aprile 1457
1455. Qui de socto farimo mentione de tucti quilli che seranno ricevuti
per confrati della dicta fraternita de sancto Felitiano ad tempo delli priori,
cioé Piermarino de Ranaldo, Uliveri de Bartolomeo et Pieriohanni dellu Conte
per lu terzero de sopra:
Bartolomeo de Marco de Antonio, dicto baciarotto
Antonio de Agnilo da Spello, habitatore in Foligni, della compagnia delli
fildinghi
Iohanni Bactista de Dominico da Rifa
Piero Antonio de Antonio calzolaro
Iohanni Tomasso de Petruccio de canuerde
Gentile Andrea de Cicho de scaramuccia
Salvato de Antonio de Iacopo de Gilio
Iacopo
Dominico >) de Ranuccio de ciocho
Iuliano |
Berardino de Marco de baciarotto
Francisco de Venturillo da Lié
Liberatore de Iohanni de Niccoló de Lillo
Pietro de Catarino
Iohanni Giapocho de Nicholó
Bartolomeo
Pier Iovanni ? de Liberatore de ser Bartole
Pietro Paulo |
PE C RENE NUMEN dio TIE ie nt n
@
— i
FRATERNITE DISCIPLINATE E SACRE RAPPRESENTAZIONI A FOLIGNO 199
Iohanni de Santi de Maffara, de la campagnia de le poella, ricevuto nella
fraterneta a dì 21 de marzo 1456
Ciano d’Antonio de Ciano da lu Tregio, 1457 a dì 15 d’aprile
1450, a dì 3 d’aprile. Qui de sotto farimo mentione de tutti quelli che
serranno recevuti per confratri della dicta fraternita de san Felitiano al tempo
delli sopradicti priuri, cioé dello terzero de mezo, imprima, a dì dicto :
Baldassare d’Andrea de Pietro bello, in presentia patris, recevettelo Bene-
dicto de Nardo
Pace de Marino spitiale, recevuto nel modo supradicto
Vincenzo et
Francischo
Pierberardino de Pierfrancesco de Nicolò de ser Iacomo, recevuto modo pre-
dicto, menolo Pietro suo zio carnale
Liberatore de ser Cichoro, recevuto modo predicto, in presentia patris
Pier Dominicho { de Iohanni Francesco de ser Nicolò ; misit pater et modo
Berardino predicto
Paulo de Lionardo de Mathia spitiale, modo predicto : recevuti per Bene-
dicto de Nardo, priore sopradicto, in presentia de Iacomo de Gasparre
dallu puzo, Bartolomeo de Cecho et Antonio de Pierangelo et da me
dicto Iohanni sopradicto
Pietro Paulo tessetore, misso ad la fraterneta per Beneditto de Nardo pri-
ore, 1450
Iacho de Pietro Paulo lanagiolo de la piaga vecchia, 1451
Benedetto de Gasparre de Chola de Besenti
Gostantino de pirruelle della compagnia dellu spavagli, se fe della fraternita
in di de santa Maria candelloro, cioé a di 2 de febraio 1453, per le mane
d'Antonio de Pieragnilu suo parente, con volontà del patre
Filippo de Vallarano, se fe della fraternita a ditto di et anno ditto de sopra
Paulo de Liberatore de Scarsione, a ditto di e anno ditto de sopra
Marcho Antonio de Adriano, de voluntà de lu patre, 1453 a di 25 de febrajo
Paulo de mastro Nofrio medicho, intró nella fraternita a di 30 de marzo
1453, nel priorato de Crisanti de mastro Gironimo, de Ianfilippo de
Rabbuino et de mastro Gaspare de Cicho, con voluntà de mastro Nofrio
suo patre
Scipione de mastro Nicholò da Uppello, intrò nella fraternita a dì 30 de marzo
1453, con volontà de mastro Nicholò suo patre, nel tempo del sopra-
detto priorato
Marinangelo de Macteo Angelo de Marcellese, a dì 30 de marzo 1453, de vo-
lontà de lu patre, del dicto mileximo et nel dicto priorato
Pierfrancisco de Andrea macellaro, se fe della fraternita 1454, priori Pier-
francisco, Niccolò de ser Iohanni et Francisco de ser Nicolò
de Iohachino de ser Iohanni, misit pater, recepti modo predicto
200 MARIO SENSI
Giovanne Paulo de messer Amedeo de Scaffalibus, 1454
Matteo d’Antonio nepute dell’abate, se fe della fraternita ditto dì et anno
1455. Similmente se farà mentione de quanto è scripto nel terzero de
mezo ad tempo delli soprascripti priori de quanti confrati se riceveranno
Iohanni d'Andrea maneschalcho
Binidicto de Giacho maneschalcho, a di 3 d'aprile 1450
Iohanni Andrea de ser Cichuro
Argentino de Mactiolo sartore
Iohan Francisco de Michelangelo orefice
Ianni Iacopo de Mactiolo sartore
Andrea de Lionardo spitiale
Pierjentile de Benedecto de Arcagnilo
Pierangelo de Antonio de Marcta
Alisandro de Francisco de ser Nichola
Petrujaco de Piermarino
Pierlionardo de Nicholó d'Annifu, habitante nella compagnia delle poella,
felo fare el padre, della fraterneta, per le mano delli priuri a di 21 de
marzo 1456
Federichus (?) domini Iachobi de Bracchis, recettus fuit in fraternitate die
.xxxr. martii 1456, per Ranaldum Rosscitti priorem
Vinisci de Ianni Iacho, nepote de ser Chatarino, a di 16 de marzo 1456, per
li nobili homini priuri del ditto anno Pietro de Giacho de Stizza et Gio-
vanni de Andrea de Buonangno et Ranero de Franco
Giapoco de Paulo calzolaro, a di dicto
Mario de meser Albertino degl'Albertini, a di 11 d'aprile 1460, per le mano
d'Antonio de Pierangnilo, con volontà de messer Albertino et de ma-
donna Bona sua matre
Filippo de Giacho de la compagnia de l'amaniti, a di 11 d'aprile 1460
Marino de Mactia de la compagnia de la piaza vechia, 1460
Vergorio d'Ulisse de la compagnia de la contrasstancha, 1460
Pier Nicholó de Giovanni de Tacchoru, a di 11 d'aprile 1460, per le mano
de Alisandro suo zio, nel tempo de Pagliarino et compagni
(c. 92) 1450, a di 3 d'aprile. Simelemente farimo mentione de tutti
confratri della dicta fraternita che serranno recevuti per li dicti priuri del
terzero de sotto, a di dicto, imprima:
Lionetto de Iohanni de Macthia
Paulo de Iohanni comunella
Iohan Christiano da Trievi
Matheo de Ugolino da Fano
eem Bam ades contri a RN ili Et m
FRATERNITE DISCIPLINATE E SACRE RAPPRESENTAZIONI A FOLIGNO 201
Bartolomeo de Iacomo d’Angelo de bella : recevuti per Benedicto de Nardo
priore, in presentia de Antonio de Marietta et de Pietro Paulo de Cicho
de Perenzo et de me don Giohanni de Lazaro sopradicto
Michele Angelo de Fantillo
Garofano et
Barnabeo
Stefano de Bartolomeo de Ciotto, de la compagnia de la spada
Giovan Battista d’Antonio de Bartolomeo, de la compagnia de li fildigni
Pierchiminti de Bartoccio, a dì 2 d’aprile 1452, in presentia de lu patre
Liberatore de Francisco de Macthia, se fe della fraterneta 1454, nel tempo
delli priuri de Pier Francisco de Paulo, Nicolò de ser Iohanne, Fran-
cisco de ser Nicola, menolune lu patre
de Tomasso de Sancta
1455. Simelmente del terzero de sotto, si fa simele mentione del ter-
zero de socto de quanti se scriveranno:
Iohanni Iuliano de mastro Iohanni sellaro
Pietripaulo de Iohanni de Pietripaulo
Pietro de Iohanni de Dente
Pietrangelo de Mactia de mogliccone
Iohan Piero de Bactista
Berardino de (Pagliarino) messer Nicholó de Vichu
Batassarre de Marino de Renzoro, fiese della fraterneta ad 26 de marzo 1456
nel preorato de Pietri de Giaco de stizza, Giovanni d'Andrea et Ra-
naldo dello rossitto
Vico Antonio de Lagniro de Marino de chavaluccio, a di 15 d'aprile 1457
Pier Giovanni de ser Lodovichu de li fildinchi, 1460
Pisstillo de Langnurillo de Puccio de li fildinchi, 1460
(c. 92v) A. di 26 de marzo 1456. Quisti sonno tutti quilli che se fanno
della fraterneta de san Felitiano nel tempo delli nobili homini Pietro de Gia-
cho de Stizza et Giovanni d'Andrea de Bonangno et Ranaldo de Francisco,
imprima :
del tercero de mecco
Berardino de Mattheangnilo de Marcellese
Pier Beneditto de Corrado de Lazzarino
Berardino de Ranaldo de Francisco
Tomasso schiavo, che sta co' Niccholó de ser Giacopo
Giovannagnilo de ser Cichoro de Renzo et
Liberatore de ser Cichoro de Renzo
Andrea de Francesco- de pertecone, a dì 15 d'aprile 1457
Belardino de Langiorillo da Trievi, ad ultimo de marzo 1458
202 MARIO SENSI
Lorenzo de Giachopo de Lucha, ad ultimo de marzo 1458
Nofrio de Iacho dello chancileri, a dì ultimo de marzo 1458, manu propria
Benedetto de Giaco del cancellero, addì ultimo de marco 1458, manu propria
Francisco de Niccholò, altramente toccio, a dì 8 de aprile 1458
dominus Iacobus domini Taddei de Fulgineo, scripsi me propria manu
Biniditto de Lallo de Bartolomeo de ser Lallo, a dì 24 de magio, de volontà
del ditto Lallo
del tercero de sotto
imprima, per li sopradicti :
Liberatore d'Antonio de Morsello
Piero Atorre de Giovanni
Cianetto de Giovanni
Piero Lionardo de Giovanlario de Chrisanti
Santi de Pietro Paulo de Renzoro
Giacopo de Fanio de Liberatore de Macthia
Sobastiano d'Andrea d'Apogia
Nuofrio de Giovanni
Gironamo de Marino de Becchafumi
Giolino de Iohanne de Pietro Paulo dellu borgno, a di 15 d'aprile 1457
Francesco de Batista de Pietro de Paulo, ad ultimo de marzo 1458
Pietro Paulo de Nicholó de Paulo de Santa, ad ultimo de marzo 1458
Giovanni de Chachio de Pero de Mariano, fo facto de marzo 1458
Marco Alberto d'Asise, facto nella fraternita de sancto Feliziano
Francischo de Todore de Florio, intró nella fraterneta a dì 23 de margo 1459
al tempo de Giovanne Francisco et li compagni
Iohanni Piero
Piero Marino et ) de Baptista de Marino squaglione
Piero Francischo |
Filiziano de Corrado della Serra, della compagnia della croce
Nichodemo d'Archagnilo da Todi, del terzero de mezo
Piero Mattia d'Antonio de Pietro della compagnia dell'amaniti
Iohanni Angnilo de ser Cichoro del terzeri de sopre
Sobbastiano de Iacho Antonio da Chamoro, della compagnia della croce
(c. 93) Quisti sonno tucti quilli che entraranno nella fraterneta de santo
Felitiano nello tempo delli nobili homini Pietro de Giacho de Stizza et Gio-
vanni d'Andrea de Bonagno de Ranaldo de Francisco, priuri della ditta fra-
terneta, imprima del
terzero de sopre
Giaco d'Antonio delle poella
Francischo de Tomasso de Camiano
p -— PERRA dita SLUCR IST E CT E TUR
FRATERNITE DISCIPLINATE E SACRE RAPPRESENTAZIONI A FOLIGNO 203
Miliano de Paulo de quatrillo
Giovanni d’Ambrosio de mastro Giovanni
Nicholò de Pacie
Pirolonardo de Nicholò | de SUDO UR
Andreangnilo d'Andrea de lervaloccio
Pietripaulo d'Antonio delle poella
Liberatore de Nangni de piluso, a di 15 d'aprile 1457
Ianni Antonio de Giovanbattista calcolaro dell'abbadia, a di ultimo de marzo
1458
Piero Antonio del bassitto, cioé de Liberatore, a di ditto 1458, dell'abbadia
Feretto dello fosaio delle poella, a ditto 1458
Mario de messer Iohanni dell’Ermi, fatto della fraterneta ad ultimo de marzo
1458
Ianfrancisco de Filippo de Brunacio, ad ultimo de marzo 1458
Liberatore d'Antonio de Nano dello Tregio, habita nelle poella, ad ultimo de
marzo 1458
Iapoco de Busscho delle poelle, ad ultimo de marco
Petrus Angeli, manu propria, pridie Kalendis aprilis 1458
Iohanni Battista de Martinangnulo de vilanuccio
Marinus Angelus Corradi barbitonsoris, manu propria scripsit, die 14 mensis
madii 1458
Cristofano de Francisco de Marcio, intró nella fraterneta a di 23 de marzo
1459, nel tempo de Marino de Nofrio et li compagni priuri
Filiziano de ser Bonconte de ser Filiziano, ad 11 d'aprile 1460, de lo terzieri
de sopra
Adriello d'Antonio de Muzio, a di 11 d'aprile 1460, lo quale fe, lo padre pre-
sente, de lo terzieri de sopra
Piergiovanni de Langniro de Marcello de le poella, 1460
Paulo d'Antonio de Ciano de le poella, 1460
Pierandrea de Donitio de li falchoni, 1460
Michelangnilo de Saturno de Gilio de le poella, 1460
Bactista de Piernicholó de li giocti, 1460
cc. 96-97v — INVENTARIO DI SAGRESTIA, 1453, giugno 11 1)
(33) uno sigillo d'ottone con Christo alla colonda et sancto Felitiano con
tre disciplinati
1) Il presente inventario è stato compilato sulla falsariga di quello steso
nel 1450. Nella trascrizione ometto i seguenti articoli che gli corrispondono
alla lettera : 1 (2), 2 (3), 10 (11), 29 (29), 30 (30), 32 (33), 44 (48), 46 (50),
47 (51), 49 (53), 50 (54), 53 (57), 55 (60), 56 (61), 57 (62), 58 (63), 59 (64),
60 (65), 62 (69), 63 (72), 65 (74), 67 (76), 68 (77), 73 (92), 75 (94), 76 (95),
78 (96), 79 (98), 81 (99), 86 (107).
TU
204
(34)
(48)
(49)
(91)
(52)
(53)
(94)
(61)
(64)
(65)
(66)
(69)
(71)
(72)
(74)
(77)
(80)
(85)
(93)
(94)
(96)
MARIO SENSI
una bandiera de boccaccino con sancto Felitiano et sancto Pietro mar-
tiro
dui angnoletti picchuli con ale d'oro
diciotto para d'ali da angeli et da demoni
quattro capilgliagie tra bone et ria
tre barbe tra bone et ria
uno incarnato Yhesu Cristo
quattro veste da demonie
novanta otto veste tra grande et picchole, bone et ria
sette faccie da demonii tra grande et picchole
una testa de drago con denti
sette capelli de carta, pinti
una gilgliagia de palglia
una pace de gesso con santo Iohanne Battista
una pace de vetro colla Pietà
uno telagio colur fusco de lu venardi santo, col monte vasto
una croce verde dell'agnello de sancto Iohanni Battista
due croci da ladroni — guaste
uno busto de carta, fo de sancta Margarita, colla testa
una cassetta picchola penta, dove ianno imbussulati li priuri
sei faccie bianche incarnate et dui negre
due capelli de pilo nigro
(100) uno crocifisso de cammuscio vecchio
(108) uno crocifisso bello da schiavellatione
(109) dui latroni atti alla devotione della schiavellatione
(21)
(39)
(40)
(43)
(44)
(45)
(46)
(47)
(48)
(49)
(50)
(91)
(68)
(70)
c. 232 — INVENTARIO DI SAGRESTIA, 1478
quattro croci vecchie, con dui da ladroni
veste trenta e una grande da homini
veste quaranta et tre piccole da mammoli
ali assai de carta
corone assai de carta
teste assai de carta
idoli de carta assai
serpenti et tori et altri adornamenti de carta
uno telaro de legname da portare la nostra Donna
uno telaro, uno manto de carta per portare il crocefisso
una biscia che tentó Eva
dui incarnati guasti
una cassetta d'ape, quando venne l'angnilo ad san Silvestro
dui bolle de indulgenza, una papale et l'altra del ligato della pro-
vincia
D cC CREME TCNNONMERNGUILALKI Om EL
n
FRATERNITE DISCIPLINATE E SACRE RAPPRESENTAZIONI A FOLIGNO 205
(71) uno sigillo d’octone
(73) uno libro de cose devote datoce per lo vesco de Siena nostro
(75) uno libro con stanzie devote de carta picorina con battece de legname
(76) dui bolle della confirmazione apostolica dellu spedale de Corsciano
(77) un libro in carta picorina dell'uficio degono dire li nostri confrati
(78) molti strumenti et scripture de ficti et lasciti facti alla fraternita
(89) uno bastardello con stantie de marie in carta bambacina
(107) undici diademe de carta, da apostoli et da Cristo
(108) dui capigliaie, una de capigli et l’altra de pelo de cavallo
(111) quattro covertine gialle co’ li scorpioni
(112) dui bandirole, una rosscia con lectere : Senatus populus et una collu
scorpione giallo
Documento n. 3
Affitti, cottimi e. pigioni di case spettanti alla fraternita di S. Feliciano
(1465-1517), cc. 295v-296v
Foligno, Sez. di Archivio di Stato, Ospedale 929
INVENTARIO DI SAGRESTIA, 1466
(12) una nostra Donna penta in carta con uno circhio intorno
(13) una crocetta con lebbrosi
(24) una nostra Donna grande depenta in carta, de la notte de Natale
(25) uno panno dove s'é pento san Filiziano et sancto Pietro martiro con
li frustati
(26) dui angiuli novi de legname depinti et missi ad oro
(27) dui angiuli pichuli de panno acoppiati asseme
(28) uno idolo grande misso ad argento
(30) uno serpente con lu viso da donna
(34) uno diadema da imperatore
(35) certa carta penta con scorpioni e teste
(39) quattro scudi grandi depinti
(41) sia colonde de carta, grande
(55) una tauletta con la nostra Donna d'Angeropolio
(57) uno diadema da papa
(63) una testa de marmo
(84) uno libro de carta pichorina dove lego storie de santi
(92) dui pezi de corda da menace Christo lu venardi sancto
(133) uno libro dove se scrivono li confrati
(134) uno catasto de carta pichorina, dove lego delli beni della fraternita e
dello spedale de Corsiano
14
206 MARIO SENSI
(135) una regula della fraternita in carta pichorina
(136) uno libro in carta pichorina et bombacina, dove lego certe orationi
(137) uno libro de carta pichorina de baticie de legname, dove comenza :
incipit ordo ad faciendam disciplinam
(138) uno libro de carta pichorina dove comenza: Lu calendario
(147) uno libro de carta bombacina.
Documento n, 4
Registro della fraternita e ospitale della Trinità (1420-1461), excerpta.
Foligno, Sez. di Archivio di Stato, Ospedale 927 (quinterni sciolti e car-
tulati : vanno da c. 25 a c. 62 e riguardano gli anni 1420-1441) ; Ospedale,
928 (quinterni legati con filo e parzialmente cartulati: vanno da c. 64 a c.
171 e riguardano gli anni 1436-1461). Ms. cartaceo di mm. 290 x 220.
c. 53v, 1443, (8) item ricivecti l’entrata dellu ve-
nardì santo quale
c. 58, 1450, (9) recevitti l’offerta lu venardì santu,
fo bolognini sia et dudici denari ; lo pane fo vinduto uno
bolognino per le mano de Nicolò de Rano de Gregoriu,
priore della nostra fraterneta, vagliono
c. 64, 1437, (7) item pagai per lavatura delle veste,
due fiate
(8) item pagai per lu vino dellu venardì santu
(9) item pagai per li piccarielli tolti da Salvoru de
Miliano, per priezu de bulugnini .xvr., computatoci uno
quarto de fave cottore, che valseru bulugnini .v., in tuttu
(15) item pagai per portatu delli duppieri dell’uffi-
cio dellu Corpo de Christo
c. 66, 1439 (7) item pagai per la festa del biato
Tomasso per uno dupiero per la festa del biato Tomasso
c. 66v (18) item pagai a dì 24 de marco al figlio de
Nardo orfo per cento para de piccarelli, costaro anco-
nitani 8
(21) item pagai a di 25 de marco ad Iohanni de
Pietro per dui livere et mecca de corda per le fruste per
bolognini uno la livera, monta bolongnini dui e mecco
c. 67 (23) item pagai a di 28 de marco ad Catarina
de Iulitto per quinnice veste che lavó dellu venardi sancto,
per denari quattro l'una, montó bolongnini dui
c. 68v (21) item pagai a ditto di (13 aprile) ad Ga-
spare d'Antonio orfo per cento dicissette paia de piccha-
p WE NENNEN UEM
l.
— !$:5»13:d. 2
relli per bolongnini sidice li centonaro, montò bolongnini
diceotto
(24) item pagai a dì 14 d’aprile ad Bartolomeo spi-
tiale livere dui de coliandri per bolongnini sia la livera et
dui once de coccaro per bolongnini dui, questo fo lu ve-
nardi santo per li frustati
(25) item pagai ad 14 d'aprile ad Paulo de Pietro
tavernaro per sia pititi de vino et una fogletta, costó de-
nari cinque la fogletta, montó suoldi dece et denari cin-
que, questo fo per lu venardi santo
c. 71, 1441, (42) item pagai per li frustati per lu
venardi santo bolongnini sei, quali ebi da Cristofano
(43) item pagai per li frustati per lu venardi sancto
per .viri. peticti de vino ad rasione de octo denari la fo-
gleta, montó soldi .xx.
(45) item pagai ad Catarina de Iuliecto per lava-
tura de le veste soldi 2
(46) item pagai soldi otto per la corda per le fruste
quali fece Gregorio, furono libre .Iit. et mezo, per soldi
Ir. la libra
(48) item pagai per uno centonaro de piccharelli
quali tolci da Gregorio de Borsiano, per quilli che se fru-
starono lu venardi santo, bolongnini .xIt.
c. 73v, 1442 (45) item pagai dicto di, cioé lu ve-
nardi santo per uno centonaru de piccharelli
(46) item pagai dicto dì per chuliandri per quilli
che se frustarono, fo una libra, tolsi da Jacomo de bella,
montaro in tutto
(47) item pagai dicto dì per corde per quilli che
se frustaro et per cinture, montarono
(48) item pagai ad Catarina de Iuliecto per lava-
tura delle veste
c. 75, 1443, (32) item pagai dictu dì (9 aprile) per
chuliandri per quilli che se dissiplinaruno lu venardi
santo
(33) item pagai a ditto dì soldi .x. per libra .rrr.
et mezo de corda per la dissiplina, per soldi .rrr. la libra
(34) item pagi a dì .xv. d’aprile per cinque peticti
de vino per lu venerdì santo
(35) item pagai per lavatura delle veste
(36) item pagai per uno centonaro de piccharelli
bolongnini .x1rt., quali tolci da mastro Ignigneri
c. 78, 1446 (40) item pagai a dì 6 d’aprile per fare
10
. 15
. 12
115
FRATERNITE DISCIPLINATE E SACRE RAPPRESENTAZIONI A FOLIGNO 207
c
208 MARIO SENSI
honore a quilli che ci aiutaro ad scommorare lo brocime
dientro et de fore della fraternita, per casione dello ve-
nerdi santo, bolongnini uno
(41) item pagai a di 7 d'aprile per livere sia e
mecca de corda per le fruste et per li cinturi bol. sia e
mecco
(42) item pagai a ditto di per coliandri, cuccharo
per li frustati, cioè en del venerdì santo, bolongnini du-
dici
(43) item pagai a ditto di per sia petitti de vino
ad sia d. la folgletta
(44) item pagai a ditto dì ad Nicolò de Marino
de Cacchio per cento vinti piccharelli bolongnini sidici
c. 78v (45) item pagai a dì 10 d’aprile ad Catarina
de Iolicto e ad Iapoca de Palgliarino, per lavatura de
sesanta veste, bolongnini sia
c. 81v, 1447 (69) item pagai per cuccaro et altri
confetti lu venardì sancto per quilli fero la dissiplina
(71) item pagai a ditto dì per lavatura de 24 veste
(72) item pagai a ditto dì per refe per acconciare
le fruste et fare onore a quilli che acconciaro la campa-
nella
(85) item pagai per vino e pane per quilli che fero
la disciplina
(88) item pagai per tre fiate alli mammoli che can-
taro bolongnini 4
c. 85v, 1449, (52) pagai a dì 9 d’aprile per corde
suttili per le fruste, per lo venardi sancto, ad Lucharello
de Manno priore
(53) pagai a ditto dì per duecento vinti pagia de
piccarelli tolti da mastro Luca de scota per bolongnini
16 lo centonaro, montò fra tutto
(56) pagai a ditto dì per penocchiate tolte da Li-
beratore de merda, per comandaminto de Lucarello de
Marco priore, montò bolongnini 6
(58) pagai a ditto dì a Marco de lescuserò, volzelo
per comperare lo maldolino et per pengnere et per la di-
votione della Ternetà, bolongnini dui
c. 86, (61) pagai a dì 13 d’aprile ad Berardo de
Morico per lavoratura dello ferro, che fo adoperato per
la devocione della Ternetà, fatta lo venerdì sancto, bolo-
gnini sia
(62) pagai ad 29 d'aprile ad Marco de Bertuscio
—— RR UR, i Ld
S:wEq.-6
s. 15 d. —
FRATERNITE DISCIPLINATE E SACRE RAPPRESENTAZIONI A FOLIGNO 209
libre 6, volzile per la devocione della Ternetà che fo facta
lo venardi santo, per comandamento delli priuri
(67) pagai lo ditto Stefano dui quattrini de legname
per la divocione dello venardi santo, montó bolognini 4
c. 87v (97) pagai ad Rolfo de Como de contra per
dui dicorrenti de trasangna et dui libre et mecco de tela
veneziana, larga, tenta: fo tolta per la divocione che fo
della Ternetà lo venardi santo, per tutto montó
c. 90v, 1450, (65) item pagai per livere sia de corde
per le fruste de lu venardi santo a Vergorio de Filippo
bolognini sia, vagliono
(66) item pagai a di ditto per uno pecco de ligno
comparato da Mattiolu de siente, lu quale lingno fo per
la devocione dellu venardi santu, per bolognini 4 che valia
c. 91v (101) item pagai ad 3 d'aprile bolognini 3
per uno fiascho de vino vechio per li frustati, fo lo ve-
nardi santo
(102) item pagai a ditto di bolognini uno per de-
nari sie de spaco, quale bisognó per la divocione della
Ternità, per dicto de Miliano priore
c. 103, 1450 (6) et de' dare ad 23 de aprile bolo-
gnini trenta per ducento cinquanta para de piccarelli per
fare disciplina, tolti da Matteangnilo de Niccoló de Mar-
cellese, vagliono
(7) et de’ dare a di dicto per cuccharo e coliandri,
togliemmo da Niccolagnilo de Niccoló spitiale per lu ve-
nardi santo, per quilli che fiero la disciplina et per li can-
turi, montó fra tutto bolognini dicinnove
1.6 s.— d. —
li 25 soidid:06
kr sbüBsdoct
1l.— s. 10 d. —
ott. «13 da
1398 ais; 15adic-
1 2. s. 75406
c. 114 — INVENTARIO DI SAGRESTIA, 1458
(1) uno messale colle battece, cioó de lengname
(16) item uno Yhesu Christo picholo
(20) item nove para d'ale e quatro corone
(27) item uno vergone de ferro grande, lungo
(28) item dodici verghe sottili
(29) item uno ferro de un artificio da marie
(34) item dui scalette piccole e una croce
(35) item sia capigliaie
(38) item uno ordigno con tre ferri
(43) item novanta e una vesta
(46) item 116 vesti grandi e piccole 1).
1) aggiunto da altra mano.
210
Diviniscio de meser Silvestro
Piergiacho de ser Pietropaulo
C.
MARIO SENSI
119 — Marnicora, 1457
Piacente de Tartagla de Faguovero
Pietro Paulo de Gentile, alias fantillo
Dominicho de Gostanzo de Nicholó dentuzzo
Nichola de Manno de scota
Marinagnulo de Librato de scotizo
Nichola de Marcta
Martino de loca dello calcatogio
Salvoro de Miliano de Piermatteo
Giantomasso de Pietro Paulo de finocio
Tomasso de Matia de pelegrino
Lodovicho de Marino de cicharillo
Paulo de Matiolo de Salvore
Mariotto de Giapocho de lu roscio
Antonio de Giapocho de luttale
Pietro Paulo de Giapocho suo fratello
Stefano de Bartolomeo de ciotto
Corradino de Pietro Paulo de Mactalena
Beneditto de Giapocho dello canciluro
Pietro Paulo de pastoro de conte
Biniditto de Giapocho de luttale
Nicholó de Francischo de Francia
Batista
Filippo
Coradino de mastro Angniulo
Pietro de Burino, alias Iampaolo de cangniociaro
Pietro Iapocho
Romano
Paulo
Nichola
|
figlioli de Corrado de Moricho
Faustino de Liberatore de matarazo
Gianni Andrea de Vangnolo, dittu sofonaio
Rofino de Michelagnulo de Nicholó de Giaco
Iohan Batista
Nicholagnilo
Giapochillo
loro patre
Pietrucho de Giapochillo
Michelangnilo
Richiuto de Giapochillo
| de francisilio de farnesa
FRATERNITE DISCIPLINATE E SACRE RAPPRESENTAZIONI A FOLIGNO 211
Iohanni de Ciola
Nicholò suo figlio
mastro Gianni de Nicholò d’Apogia
Filitiano de Michelangnilo
Piertomasso suo fratello
Nicholò Antonio de bornio
Matia Antonio de Dora
mano de ser Iacho da Capodaqua
Iohanne de fantillo
Lugano de Nicholó de Lugano
Nofrio de fantillo
Iohanni de Giapocho
Donante suo fratello
Filitiano de Matiolo de scota
Marinagnilo
Pietro Marcho
Giapochello de Catarillo
Antonio de Catarillo
Giapocho de tracascio
Bartolomeo suo figlolo
mano de Bartolomeo de Palglazio, ditto poleto
Bartolome' suo patre
Pieragnilo suo figlolo
Fiore suo figlolo
Liberatore d'Antonio de sancto Stefano
Dominicho d'Antonio suo fratello
Liberatore de fasciolo de lucoli
Bartolome' de scrientiu
Tomasso de scrientiu
Antonio de Firitiano della Valle, alias sciocho
sua figloli
c. 120, 1459 (4) item pagai alli canturi bolognini
uno et pagai per li piccarelli bol. .xxirmm., in tucto 1. 3 58:52; 102,6
(5) item pagai per vino che fo tolto dallu famillo
de messer Arbertino bolognini .xir., ancho pagai per la-
vatura delle veste soldi .v. et denari 9, anco per adcon-
ciatura dellu carro soldi .v. 1:12:51 15:d;..9
(8) item pagai per corde per le fruste, bolognini
. VIII. 1.1 s.— d. —
(13) item dia uno paro de scarpe ad Pietri de Mar-
cho de Felitiano per lo cantare I — s. 15 d. —
212 MARIO SENSI
Documento n. 5
Libro della Onione de tutte fraternete et hospedali de Folingi (1499-1513),
excerpta.
Foligno, Sez. di Archivio di Stato, Ospedale, n. 930. Ms. cartaceo co-
perto con una guardia di pelle rossa. Consta di cc. 513 e misura cm. 36 x 23.
C. liv, 1500, Fraternita della Pietà.
(26) et de' dare a di 16 d'aprile soldi otanta pagati
a Dionisi de Francischo de Bocca de lepore: la monta
de 4 barbe de pilo, uno vestito peluso per san Giovanne
con una testa et due maschare de panno et de carta
fatte la devozione alla predecha el venardi santo, como
apare in una bolletta de mano del nostro rettore, in par-
tite numero una
c. 16v, 1500, Fraternita di s. Francesco.
(23) Et de' dare a di 18 d'aprile soldi sette pagati
per vigore d'una bolletta del ditto rettore per la monta
fogliette sette de vino, fo comparato per li frustati de
ditta fraternita per le mano de Antonio
c. 21v, 1500, Fraternita della Trinità.
(28) Et de' dare a di 16 d'aprile soldi vinti pagati
per vigore de una bolletta del ditto rettore per la monta
de petitti cinque de vino per li frustati de ditta frater-
neta lu venardi santo, per le mano del ditto fattore An-
tonio del borgio
c. 24v, 1499, Fraternita della Maddalena.
(6) Et de' dare a di 16 d'aprile soldi venti e quatro
pagati per vigore de una bolletta del ditto rettore, per
la monta de pititti 6 de vino, tolto per li frustati el ve-
nardi santo
(8) et de' dare a di 12 de magio bolognini 60 pa-
gati per vigore d'una bolletta del ditto governatore a
Ioan Battista de finamundo per la monta de 400 pic-
charelli li quali fecie alla ditta fraternita per li frustati
el venardi santo
c. 25v, 1500. Unione degli ospedali e delle fraternite.
(3) Et de' dare a di 27 d'aprile fl. 3, bol. dieci
e nove pagati per li piccharelli per li frustati del venardi
santo de ditto anno, como apare in una bolletta del no-
stro rettore
: Sol mer Prgi nere VESTI ONDE
— e Tito Lr
€ PP t € i snai
fl.
fl.
fl.
fl.
. — S. 80 d. —
— $sg.7. d. —
. — S. 24 d. 6
— s. 24 d. 6
1 s. 50 d. —
3 s.47d.6
FRATERNITE DISCIPLINATE E SACRE RAPPRESENTAZIONI A FOLIGNO 213
c. 39v, 1500, Fraternita di s. Feliciano.
(42) et de’ dare a dì 10 d’aprile soldi quaranta :
pagati a mastro Pierantonio pentore bolognini 8 e bolo-
gnini 8 a Dionisi de Boccha de lepore per cierti serafini
fatti per lu venardì santo et una testa, como apare in
una bolletta de mano de Gironamo nostro vicariu
(46) et de’ dare a dì 9 de magio soldi sesanta e
nove, denari sia per la spesa fatta el venardì santo per
mustrare el crucifisso et la divotione fo facta, per bol-
luni et pannella d’ottone et refe et spago per fare cierti
serafini e capigliarie per le mano d’Antonio nostro fat-
tore, quale fe’ mastro Benardino de serviamo
c. 45v, 1501, Fraternita di s. Francesco.
(27) et de’ dare a dì 10 d’aprile bolognini otto, de-
nari vinti per lu vino per quilli che fiero la disciplina el
venardì santo, per le mano d’Antonio fattore, como ap
pare in una bolletta de mano del ditto
c. 46v, (36) et de’ dare a dì 9 de magio soldi qua-
tordici per carta, refe et achi per lu venardì santo per
quilli se frustaro, como apare in una bolletta de mano
de Gironamo nostro vicariu
c. 50v, 1501, Fraternita della Trinità.
(22) et de’ dare a dì 28 d’aprile fl. cinque, soldi
cinquanta : avemo pagati per la monta de 1500 piccha-
relli per lu venardì santo, cioè de ditto anno, a Giustino
de Belardino et a Federicho de Bartolomeo et a Nicola
de Spatiano per bolognini 15 lu ciento per le mano d’An-
tonio fattore, como apare in una bolletta de mano de Gi-
ronamo nostro vicariu fatta a dì 23 de ditto mese
c. 51v, (25) et de’ dare a dì ditto (10 maggio) soldi
dudici, denari sia, avemo dati ad Antonio nostro fattore
per carta, achi et refe per lu venardì santo, como apare
in una bolletta de mano de Gironamo nostro vicariu
c. 55v, 1501, Fraternita della Maddalena.
(14) et de’ dare a dì 9 de magio soldi dudici e mezo
per 2 quinterni de carta et refe et achi ebbe Antonio
nostro fattore per lu venardì santo per li frustati, como
apare in una bolletta de mano de Gironamo nostro vi-
cariu
c. 56v, 1501, Unione degli ospedali e delle fraternite.
(1) La onione delli spedali et fraternite de Folingi
de’ dare a dì 12 de febraro fl. uno, soldi ottanta, che
tanti n'avemo pagati a Sebastiano de Piermarino de Ma-
fl.
fl.
fl.
fl.
fl.
fl.
s. 40 d. —
s. 69 d. 6
s. 21 d::8
s. 14 d. —
s. 50 d. —
s. 12 d. 6
s. 12 d. 6
214 MARIO SENSI
strangelo per la cera lavorata per santa Maria de can-
delloro et per cierti fiaschi et confetti per lu venardì santo,
como apare in una bolletta de mano de Gironamo Can-
tagallo, vicariu de ditta onione
c. 68v, 1503, Fraternita di s. Feliciano.
(16) et de’ dare a dì 6 de maggio fiorini dui: ave-
mo pagati a Fedirico della vechia per sia cento piccha-
relli per lu venardì santo, como apare per una bolletta
de mano de Gironamo nostro vicario
c. 82v, 1502, Fraternita della Trinità.
(12) et de’ dare a dì 23 d’aprile 1502 soldi setanta,
cioè bolognini 28 per dui cento para de piccharelli a Gio-
stino de Belardino, adoperati per lu venardì santo
c. 84v, (17) et de’ dare a dì 3 de magio fiorini uno,
bolognini trenta: avemo pagati a Pernicolò de Corado
per 500 para de piccharelli, per lu venardì santo, como
apare in una bolletta de mano de Gironamo Cantagallo
vicario
c. 87v, 1502, Fraternita della Maddalena.
(2) et de’ dare a dì 25 de marzo soldi venticinque :
avemo pagati ad Antonio de Lurenzo per 15 petitti de
vino adoperato per tutte le fraternite el venardì santo,
como apare in una bolletta de mano de Gironamo nostro
vicario i
(3) et de’ dare a dì 12 d’aprile bolognini cinquanta
e sia per quatro cento picarelli adoperati el venardì santo
per tutte le fraternete, cioè bol. 28 a Martinoro et bol.
28 a Federicho della vechia, como apare in una bolletta
de mano de Gironamo nostro vicario
c. 252v, 1511, Fraternita di s. Feliciano.
(1) La fraterneta de san Felitiano de’ dare a dì 17
de aprile bolognini 6, denari 21 per once 3/4 de fogli de
zardino et libre 8 de bindella daccia negra data ad Adria-
no de Bertho de Piercrovalle per fare certa representa-
tione dumani che è lo venardì santo
(2) et de’ dare a dì ditto bolognini uno per miza
oncia de fogli de zardino dati a Piergiovanni de Bar-
nabeo per ditta representatione
(3) et de’ dare a dì ditto soldi 8 a Francisco de
Fiastra per once 4 de cera nova et per once 4 de pece
greca data al sopradicto Adriano per aconciare certe dia-
deme
c. 268v, 1510, Fraternita della Trinità.
ir Dre dita Z5 NORD i i Vi
fl.
fl.
fl.
fl.
fl.
fl.
fl.
fl.
fl.
. 80
4: 70
. 40
. 16
d.
FRATERNITE DISCIPLINATE E SACRE RAPPRESENTAZIONI A FOLIGNO 215
(3) et de’ dare a dì 9 de aprile soldi 15 a Ioan
Pietro de Stefano de Ciotto sagrestano de ditta frater-
nita per lavatura de veste 30 adoperate quisto venardì
santo fl. — s. 15 d. —
(4) et de’ dare a dì ditto soldi sei a Ioan Pietro
ditto per tanti bolloni che comparò per aconciare lu car-
ro de ditta fraterneta quale fo menato lo venardì santo
‘in piaza fl. — s.6 d. —
c. 315v, 1510, Unione degli ospedali e delle fraternite.
(10) et de' dare fin a di 28 de marzo proximo pas-
sato fiorini 3, soldi 13, numerati ad Piergentile spetiale
per l'infrascripte cose tolte da lui lu venardi santo per
tutte le fraternite de Foligno : cioé per quella de s. Fran-
cesco libre 515 de butoro a bol. 4 la libra, libre 115 de
coliandri, libre 1 de annisi, libre 115 de ciabaldone, once
sei de pennocchiata et per quinterni dui de carta ; per
la Ternità libre una de annisi a bol. 5, libre 115 de co-
liandri a bol. 5 per libra, libre 115 de ciabaldone, libre
3 de butoro: bol. 12; once sei de pennocchiata, bol. 3,
quinterni 3 de carta, soldi 12. La Matalena libre 3 de
butoro, bol. 12, libre 1/2 de coliandri, bol. 715, libre 1
de annisi, bol. 5, libre 115 de ciabaldone, soldi 6, once
sei de pennocchiata, bol. 3; bol. 16 per vino tolto per
ditte fraternite et soldi 9 per achora et refe dato ditto di
per ditte fraternite, in tutto fl.3 s. 13 d. —
c. 346, 1511, (14) et de' dare a di ditto (17 aprile)
soldi 4 a dui portasachi da Camerino quali portaron pa-
richi, tavole innanti et indietro per lo fare lo palcho in
piazza per lo venardi sancto fl. — s. 45 d. —
(15) et de' dare a di 19 d'aprile bolognini 3 al ditto
Antonio per fare mattonare la piazza dove furono fatti
li busi per fare lo palcho per lo venardi santo fl.—s.7 d. 6
c. 347v (1) la unione delli spedali item de' dare a
di 19 d'aprile bolognini 6 a Piercostanzo sagrestano della
fraternita della Matalena per fare aconciare vinte veste
quale erano tutte stracciate fl. — s. 15 d. —
c. 350v, 1511 (11) et de' dare a di 14 de iugno fio-
fini 6, soldi 30 per parola d'Antonio del borgno ad Iu-
stino, alias barisiello de Bernardino de ser Viviano per
para 1800 de piccharelli havuti da lui quisto venardi
santo passato per tutte le fraternite a rasione de bolognini
14 el centonaro 3 fl. 6 s. 30 d. —
c. 394v, 1512, (17) et de' dare a di 24 de marzo bo-
216 MARIO SENSI
lognini 29 a Cosimo de mastro Cipriano per dui tavoloni
tolti da Baptista per certa representatione se ha affare
quisto venardì santo alla predicha
c. 395v, (9) et de’ dare a dì ditto (27 marzo) bolo-
gnini 16 a Cosimo de mastro Cipriano per una libra de
fogli de zardino tolta per fare ditta representatione lo
venardì santo
c. 396v, (5) et de’ dare a dì ditto (2 aprile) bolo-
gnini 24 a Cosimo de mastro Cipriano et per lui a ma-
stro Dominicho da Orte per parte del maysterio suo in
certe opere ha dato in questa representatione se ha affare
questo venardì santo
c. 397v, (5) et de’ dare a dì 4 d’aprile bolognini 46
per parola de Cosimo de Iacomo de ficharello et per lui
a Pietro suo figliolo per libre 34 de ferro lavorato per
lui per fare questa representatione lo venardì sancto, ad
bolognini 2 la libra
(11) et de’ dare a dì ditto (6 aprile) bolognini 36
per parola de Cosimo a mastro Domenicho da Orte per
2° del suo maysterio in fare certi edifitii per lo venardì
sancto
c. 398v, (9) et de’ dare a dì ditto (8 aprile) soldi 7
per libre una de bolloni da 40, dati al ditto Cosimo per
far conficcare lo palcho per domane dove se ha affare in
esso certa devotione
(11) et de’ dare a dì ditto bolognini dui al ditto An-
drea per comparare tante candele de sino per questa not-
te et bambace per li speraglioli
(12) et de’ dare a dì ditto soldi uno per bolle 50 a
gambelonghe stagnate, date a Cosimo per bollare certe
rose in ditta festa
(13) et de’ dare a dì ditto bolognini 10 a Ioambat-
tista de Iohannecolo de Marcellese per havere depinto
certo legname adoperato questo venardì sancto alla re-
presentatione della passione de Christo che fo facta im-
piazza
c. 399v (2) et de’ dare a dì ditto (10 aprile) bolo-
gnini 4 a Pietro de Iacomo de ficharello per due altre
libre de ferro messo in uno ferro da tenere li piedi ad uno
angelo quando fo fatta ditta representatione
(3) et de’ dare a dì ditto bolognini 36 per parola de
Antonio a Iohanne Christofano de Pierantonio de Boc-
chalepore per suo maysterio et per sua colori de uno paro
ie Dre patina A iti TR
fl.
fl.
fl.
fl.
fl.
fl.
fl.
fl.
fl.
fl.
i 7244.36
. 40 d. —
,s60 d..—
, 15. d. —
.:90. d... —
.25 d; —
10 dar
Ar
FRATERNITE DISCIPLINATE E SACRE RAPPRESENTAZIONI A FOLIGNO 217
de ale et nove diademe adoperate quisto venardi sancto
(6) et de’ dare a dì 13 de aprile bolognini 6, denari
6 a Piercostanzo, sagrestano della fraternita della Mata-
lena per lavatura de veste 31, quale furono adoperate
questo venardì sancto
(9) et de’ dare a dì 18 de aprile bolognini 18 a Pie-
tro de maguto, sagrestano della fraternita de s. France-
sco per lavatura de veste 85 adoperate questo venardì
sancto passato et certi saramenti tolti per lu ditto
c. 400v, (4) et de’ dare a dì ditto soldi dui al ditto
per altri tanti pagati per lui ad quatro persone che por-
tarono quilli ordigni che forono adoperati lo venardì
sancto dalla piaza alla fraternita de san Felitiano
c. 401v, (5) et de’ dare a dì ditto (23 aprile) bol.
15 a tutti tre li sagrestani per comparare ditto dì tanto
vino per quilli fanno le discipline
(6) et de’ dare a di ditto soldi 154%, pagati per
once 3 de refe branco dato alli ditti sagrestani per acon-
ciare le fruste a quilli che fanno le discipline
(9) et de’ dare a dì 26 de aprile soldi 22 a Ioan-
pietro de Ciotto sagrestano della fraternita della Trinità
per lavatura de veste 44 adoperate quisto venardì sancto
c. 414v, (10) et de’ dare a dì 24 de luglio soldi 88
numerati a Iustino, alias barisiello de Bernardino de ser
Viviano per 1680 para de picharelli, dette questo ve-
nardì sancto proximo passsato per tutte le fraternete de
Foligno, videlicet per la Matalena, n. 500, per la Ternità,
n. 400, per s. Francesco, n. 780, ad bolognini 14 el cen-
tonaro
12-3. 99 d| —
f. — s 15d. 6
fi. 45g —
fl. 2d —
ü/— s 37d. 9
ü —s 15d 6
tl. 20:05 —
fl. — s. 88 d. —
i
i
4
i
3
a
|
i
H
|
|
È
]
INDICE DEL VOLUME
Memorie
WoLFGANG HAGEMANN, L’Archivio Capitolare di Narni e le sue
pergamene fino al 1272
Cronache, carteggi, memoriali
PAoLA PIMPINELLI, Contributo alla ricostruzione di carteggi otto-
centeschi .
Note e documenti
Lurci SALVATORELLI, L'insurrezione di Perugia e la politica di
Cavour nell’Italia centrale .
FnRANcESCO SANTI, Il mobile umbro
OrroniNo GuRRIERI, La tavola di Castiglion del Lago
CENTRO DI DOCUMENTAZIONE
SUL MOVIMENTO DEI DISCIPLINATI
Mario SENSI, Fraternite disciplinate e sacre rappresentazioni a
Foligno nel secolo XV
47
107
127
131
139
Registrazione presso il Tribunale di Perugia, Decreto n. 367 del 18-7-1968
(SD) Pnor. GrovANNI CECCHINI - Direttore responsabile
i
,
i
E
à
i
È
?
|
i
1
|
}
|
i
o vai uie — MÀ i —
UMS. e
re —
i0 Wut dei saec c om PR asi D nno DA AL e TT nt
—————————
- "nmm — MÀ
LLL Lo RC EBD -
^
Pu
Me
IS
»
cà
D
CES
ier
cinta
vere
Qo md