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|. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA
PER L'UMBRIA

9 VOLUME LXXII

FASCICOLO PRIMO

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PERUGIA-1975
Pubblicazione semestrale - Sped. abb. post. Gruppo IV

ARTI GRAFICHE CITTÀ DI CASTELLO
Città di Castello (Perugia)

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L'ampliamento di Assisi nel 1316

CAPITOLO I

EVOLUZIONE URBANISTICA DI ASSISI PRIMA DEL 1316

La città, così come oggi esiste entro la cerchia, quasi intatta,
delle mura trecentesche, è il risultato presente di un continuo suc-
cedersi di eventi, di costruzioni e di distruzioni che ininterrotta-
mente, dall’antichissimo insediamento umbro fino ad oggi, ha avuto
come sede l’angusto e scosceso versante occidentale del monte Asio,
ultima propaggine verso il Tescio del complesso orografico del
Subasio.

Il sovrapporsi di generazioni e di vicende, di distruzioni e ri-
costruzioni, di invasioni, saccheggi e benessere economico, non ha
modificato sostanzialmente la struttura fondamentale della città.
Basti pensare che Asisium, municipio romano, pur occupando colle
mura un’area certamente inferiore a quella della città trecentesca,
aveva il Foro esattamente nella Piazza del Comune : il baricentro
urbano è dunque rimasto immutato in due millenni.

La città romana aveva vigorosamente riplasmato il terreno,
alla maniera greca, realizzando ripiani con terrazzamenti sostenuti
da muri, in conci di pietra rossa, che per grandi tratti, ancora sus-
sistono.

Mura urbiche, in parte preromane, terrazzamenti, muri di so-
stegno, vie lastricate, acquedotto del Sanguinone, cisterne e fogna-
ture formavano la struttura di base della città romana. E su questa
si elevavano ville e monumenti civili e religiosi, ma colla decadenza
e l’urto delle invasioni barbariche rimanevano il tempio di Mi-
nerva, le porte urbiche e le spesse mura solamente.
2 CESARINA DE GIOVANNI

Le mura umbro-romane resistono ancora per molti secoli, ma
alla sommità del colle sorge la Rocca sede del gastaldo, che gover-
nava la città sotto il Ducato Longobardo di Spoleto, mentre nel-
l'interno, tra le rovine degli edifici romani, si andava ricostituendo
gradualmente la vita con gruppi di case attorno alle torri delle
famiglie più importanti o alle chiese.

Fuori delle mura urbiche si andava ricostituendo un tessuto
dove pagi, vici e villae si venivano trasformando in castelli feudali.

Si recuperava ampiamente il materiale degli edifici romani
distrutti e lo dimostra l’uso di colonne romane per cripte ed altari
e l’impiego di grandi massi per i basamenti delle torri più antiche.

In questo lavorio intenso tra il v e il rx secolo si pongono le
basi della città medioevale che sorge col riutilizzo delle principali
strutture romane, ma il complesso che stava nascendo era qualche
cosa di completamente nuovo per vita, per organizzazione, per tipi
ed architettura di edifici. Occorre tuttavia che passi ancora un se-
colo perchè prenda avvio quel fervore costruttivo ed innovatore
che formerà in breve tempo la città nuova.

Nel 1134 si delibera di erigere il nuovo Duomo di S. Rufino
(Giovanni da Gubbio); nel 1160 il diploma di Federico I fissa i
confini di Assisi e del suo contado; negli anni immediatamente
successivi si erige il palazzo a torre, tra S. Rufino e S. Maria delle
Rose, che, dopo l’insurrezione popolare del 1198, in cui viene di-
strutta la Rocca imperiale, divenne la sede dei primi Consoli. È
negli anni a cavallo tra il xi e il xiu secolo che la città si erge a
libero comune, distrugge castelli feudali, muove guerra a Perugia,
ne è sconfitta a Collestrada nel 1202 e nel 1203 proclama la carta
della pace tra boni homines e homines populi che nel 1210 prende
il nome di patto di Assisi.

Sono gli anni in cui S. Francesco svolge la sua opera di rin-
novamento e dopo il 1226, anno della sua morte, in breve tempo,
fu eretto il monumento a lui dedicato, che imprimeva alla città
la sua definitiva caratterizzazione. È un grande fervore di vita:
la città si ampliava. La cinta di mura, divenuta troppo stretta,
veniva ampliata leggermente nel 1260 ad oriente unitamente alla
costruzione del Monastero e della Chiesa di S. Chiara.

Aumentava il numero dei fuochi e, quindi, delle abitazioni ;
case e botteghe si allineavano dando alla città l'andamento orizzon-
tale che ha conservato fino ad oggi.

Si riaffermava l’antico baricentro civico della Piazza del Po-

——»-—— —-—

L'AMPLIAMENTO DI ASSISI NEL 1316 3

polo dove, nella seconda metà del '200, veniva costruito il Palazzo
del Capitano del Popolo e, nel 1275, iniziata la torre del Popolo.

Strutturalmente la città due-trecentesca può definirsi un in-
sieme di piazze piane collegate fra loro da un sistema di strade
orizzontali, ascensionali e da ripide scorciatoie. Ció determina una
disposizione delle piazze, anche minori, con incroci ad X fra i per-
corsi che vi adducono che, assieme alle gradinate delle scorciatoie,
rivela una molteplicità di angoli di visuale. L'ambiente è costituito
da un «tutto costruito » in cui i percorsi si muovono permettendo
di cogliere, nella dimensione dell’uomo che guarda camminando,
tutti gli elementi talora raffinatissimi, degli organismi architetto-
nici e sui quali si affacciano, per improvvisi squarci, visuali del
monte che sovrasta la città e della pianura.

L’insieme è risultato da una astrazione in cui l’ambiente na-
turale è completamente ricostruito in una unità che va dalle mura
delle case ai selciati, alle ripide gradinate, ai sostegni, ai contraf-
forti dei terrazzamenti.

CapiTtoLO II

LA CINTA MURARIA DEL 1316 IN RAPPORTO ALLE
CONDIZIONI POLITICO-ECONOMICO-SOCIALI DEL COMUNE

La costruzione della nuova cinta muraria completata nel 1316,
con il suo sviluppo di 4.619 metri lineari ?, è un indice molto si-
gnificativo del fenomeno generale che concerne il ritmo di crescita
della città medievale, la quale diventa sempre più centro di scam-
bio, luogo di mercati e fiere, consumatrice di prodotti agricoli e,
per contro, fornitrice di prodotti lavorati e di servizi.

L’allargamento della cinta muraria è fenomeno riscontrabile
in quasi tutte le città italiane; per le più grandi, quali Firenze,
Genova, Milano, il periodo si colloca tra il 1050 e il 1100.

Dopo un secolo, le aree libere sono di nuovo insufficienti, quindi
nella metà del Duecento si realizzano nuovi ampliamenti nelle città
più grandi, ed anche i centri minori devono provvedere all’allarga-
mento della propria cinta muraria.

Indicativo può essere l’esempio della vicina città di Todi che
4 CESARINA DE GIOVANNI

presenta caratteristiche storiche e socio-economiche simili a quelle
di Assisi.

Lo sviluppo della città di Todi prima dell’ordinamento co-
munale non subisce considerevoli incrementi.

La costruzione di abbazie e di edifici per il culto nelle zone
esterne alla prima cerchia che racchiudeva il nucleo umbro-ro-
mano, segna l’inizio della prima fase di ampliamento.

Nel 1209 un ulteriore muro difensivo racchiude un borgo sorto
a nord, ma lo sviluppo della città continua. Nel 1214 l’ultima cer-
chia è completamente definita includendo i tre borghi sorti lungo
le più importanti strade di accesso, il Borgo Ulpiano, il Borgo di
Fratta e il Borgo nuovo.

Il Comune di Assisi per necessità di vita è spinto alla conqui-
sta del contado, ne deriva una forte immigrazione dalla campagna
in città costituita da elementi molto diversi.

In parte sono piccoli e medi proprietari di terre che sponta-
neamente o coattivamente si trasferiscono in città, vi costruiscono
una casa e si impegnano ad abitarvi almeno una parte dell’anno.
La maggior parte di essi conserva le proprietà rurali e mantiene
il contatto con la campagna, ma fornisce al comune i propri ho-
mines.

I feudatari del contado, una volta inurbatisi, mantengono il
loro modo di vita, circondandosi della loro masnada e costruendo
accanto alla casa una torre, simbolo della loro potenza e qualità
di magnati.

Il comune interviene direttamente con la distruzione di rocche
e castelli dei feudatari più riottosi e li costringe a risiedere in città.

La classe dipendente, quale quella dei coloni, è invece attirata
dalla maggiore sicurezza offerta dalla città e dalla possibilità di
trovare lavoro nei vari e numerosi servizi di cui la città, ingran-
dendosi, sente il bisogno.

L'amalgama tra le varie componenti e stratificazioni della
nuova società comunale non è facile. Entro le mura cittadine au-
mentano la differenziazione sociale e i conflitti di classe.

L’aristocrazia dei grandi proprietari di terre non vuole rinun-
ciare alla propria immunità, alla partecipazione ad alcune entrate
fiscali e ai diritti sugli homines; dall’altra parte tutti i dipendenti,
che si sono dedicati ad un’arte o mestiere, non possono tollerare
che si richiamino in vigore gli antichi obblighi di servizi e prestazioni.

Fra la vecchia aristocrazia fondiaria e i lavoratori manuali

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L'AMPLIAMENTO DI ASSISI NEL 1316 5

(artigiani) e i piccoli bottegai, che esercitano la rivendita al minuto
nella Piazza del Comune, sta la classe dei mercanti che frequentano
le fiere dei paesi vicini o percorrono l’antica strata Francesca ? che
da Roma raggiungeva le fiere di Francia e importavano le merci
che la produzione locale o quella della campagna circostante non
poteva fornire.

I mercanti costituiscono il nerbo della nuova classe borghese,
seguiti dai maestri delle più importanti e ricche corporazioni arti-
giane, e acquistano una posizione dominante nel governo del co-
mune.

A mano a mano che la borghesia aumenta la sua partecipa-
zione e la sua influenza nel reggimento del potere, la politica eco-
nomica del comune si adatta sempre meglio ai suoi interessi, i quali
talvolta coincidono con quelli della maggioranza della popolazione
cittadina.

Il comune instaura una politica di sfruttamento a vantaggio
dei produttori e dei consumatori cittadini, ma promuove il rinno-
vamento sociale della campagna con la soppressione di gran parte
dei vincoli feudali e facendo corpo col suo contado così da formare
un vero e proprio organismo territoriale, anche se a scapito del
contado destinato al vettovagliamento e allo smercio dei suoi pro-
dotti industriali.

L'economia urbana nel significato di produzione per il cliente,
cioè di beni che non vengono consumati nell'ambito dell'azienda
che li ha prodotti, si contrappone alla produzione intesa a coprire
il fabbisogno immediato del gruppo familiare.

I mercanti rappresentano lo spirito dell'economia monetaria,
nella sua forma più pura, e il tipo più progressivo della nuova so-
cietà, tutta intesa al guadagno. È soprattutto merito dei mercanti
se, accanto alla proprietà terriera, si costituisce il capitale mobile
degli affari. i

È il commercio a ridare impulso al capitale inerte ; grazie ad
esso il denaro non solo diventa mezzo di scambio e di pagamento,
ma ridiventa produttivo.

La nuova economia urbana strappa l’uomo alla stasi delle
consuetudini e delle tradizioni, immergendolo in una realtà dina-
mica, di cui la città, che si amplia, è l’espressione più concreta.

L'influsso della borghesia si manifesta specialmente nella se-
colarizzazione della cultura e tale orientamento laico della cultura
dipende anzitutto dalla città, in quanto centro commerciale.
6 CESARINA DE GIOVANNI

Il Comune di Assisi interviene direttamente per risolvere la
situazione urbanistica della città.

In Assisi erano ormai urbanizzati i larghi spazi vuoti o col-
tivati, esistenti entro l’antica cerchia muraria che caratterizzavano
l’abitato urbano dell’alto medioevo.

La cinta muraria, dopo un primo modesto ampliamento ad
oriente a difesa del monastero e della chiesa di S. Chiara, è insuf-
ficiente a contenere il forte inurbanamento ed è necessaria la
costruzione di una ulteriore cinta muraria che è terminata nel
1316.

Numerosi documenti testimoniano la saturazione urbana della
città, tra i quali è indicativa una lettera del 1288 di papa Niccolò IV
che, a proposito dell'enorme affluenza dei pellegrini ad Assisi, ri-
leva «...quodque Asisii civitas brevi concluditur spatio ...»?.

Il comune esercita il proprio potere, che in quegli anni doveva
essere particolarmente forte, promuovendo un'azione di tipo au-
toritario che si esplica in interventi coordinati e conseguenti. Anzi-
tutto sospende e blocca tutte le attività spontanee di edificazione,
proibendo la libera compra-vendita di terreni e casalini sia ai pri-
vati sia agli ecclesiastici, libera le case soggette ad enfiteusi allo
scadere del contratto, inizia l'esproprio sistematico delle aree in-
teressate all'ampliamento della città.

Agli abitanti del contado, estratti a sorte, il comune assegna
dei lotti di superficie costante, con l'obbligo di edificazione e inol-
tre promuove la costruzione di attrezzature collettive come fonti,
lavatoi, chiese.

Questo importante intervento pubblico dimostra l'effettivo po-
tere e l'oculatezza amministrativa della classe dominante. L'inur-
bamento di molte unità del contado accresce la ricchezza di mano-
dopera in Assisi non solo necessaria per il potenziamento delle at-
tività artigianali in crescente sviluppo, ma come mezzo poten-
ziale per salvaguardare in caso di guerra la città, evitando il sus-
sistere di una zona intermedia tra le due cerchie di mura vuota di
popolazione stabilmente ivi residente.

Il problema della difesa della città, a causa delle continue lotte
con Perugia e i piccoli comuni limitrofi, era sempre stato dei piü
gravi per il Comune di Assisi.

In un atto in data 18 dicembre 1217, concernente la sotto-
missione al Comune di Assisi del castello di Postignano conquistato
con la forza si costringevano

LÀ nk Ve MERA ONIS SA DS SESS i S o TOI) NL SC jo ONG 5n. L'AMPLIAMENTO DI ASSISI NEL 1316

[...] dicti filii faciant guerram et pacem cum Asisinatibus contra
omnes personas

[x3]
e inoltre

[...] et si civitas Asisii habet guerram et placeat potestati vel con-
suli quod pars illorum habitarent in civitate, quod teneatur habitare [...] .

L'inurbamento di 754 nuclei familiari portava nuova linfa vi-
tale alla città e benché i sorteggiati fossero abitanti del distretto
amministrativo di Assisi ? e quindi soggetti all'imposta personale
come fumantes dopo il loro trasferimento in città, il Comune po-
teva disporre in modo più immediato del gettito dell’imposta e
aveva la possibilità di usare della collecta imposizione diretta per
provvedere a specifiche spese della città.

CAPITOLO III

LO STATUTO E LA MAGISTRATURA SPECIALE
DEI QUINDICI

Lo Statuto relativo all'iniziativa per l'ampliamento della città
e alla magistratura speciale dei Quindici è conservato presso la
Biblioteca Comunale di Assisi nel codice membranaceo segnato M2 9.

Si tratta di un volume membranaceo miscellaneo risultante
dalla legatura insieme di documenti tutti attinenti all'affare rela-
tivo all'ampliamento della città di Assisi, tranne i primi otto fogli,
che, pur trattando argomenti diversi, sono stati conservati insieme
agli altri per mantenere la numerazione meno recente data quando
i fogli erano ancora sciolti.

Una numerazione più recente ha segnato a parte questi primi
otto fogli consicché ora quelli attinenti all'ampliamento della città
sono compresi fra i numeri 1-78, dei quali lo statuto ne comprende
fogli otto numerati da 71 a 78. La numerazione dei paragrafi non
è originaria.

Le misure medie del codice sono di cm 45 x 32. Lo stato di
conservazione è buono per lo statuto, mediocre per gli altri docu-
menti, dei quali alcuni sono solo parzialmente leggibili.
CESARINA DE GIOVANNI

La scrittura notarile di ambito gotico è di tante mani quanti
furono i notai rogatari. |

Riguardo ai caratteri intrinseci lo statuto scritto su due co-
lonne, presenta in protocollo l’invocatio verbale, l'intitulatio e il
proemium al quale seguono le singole parti dispositive.

La completio del notaio Iohannes Alberti è preceduta dal si-
gnum tabellionis. La datazione sub anno Domini è limitata al 1316
e all'indizione decima quarta mentre stranamente mancano le in-
dicazioni sia del giorno sia del mese di inizio della stesura, essen-
dovi un rinvio all'escatocollo, nel quale peraltro si ritrova non meno
stranamente, un rinvio al proemio.

Datati sono solo i paragrafi 28 e 30 che risultano come pre-
cisazioni, entro lo statuto, di leggi già decise in altra sede e pertanto
appaiono piuttosto come additiones allo statuto medesimo. Si ri-
feriscono tutte al mese di ottobre e poiché richiamano una dispo-
sizione in vigore già da tre mesi, suggeriscono la ipotesi che lo sta-
tuto fosse già compiuto prima, cioè anteriormente al mese di lu-
glio del 1316.

Il comune, secondo una procedura già largamente diffusa,
nomina una commissione di quindici cittadini incaricati di redigere
gli ordinamenta per regolare e dirigere l'azione decisa « quod civitas
Asisii ... augmentetur et impleatur domibus ».

Numerosi paragrafi dello statuto riguardano la magistratura
dei Quindici, l'esame analitico dei paragrafi dimostra che essi ave-
vano un potere legislativo molto ampio, oltre alla facoltà di deli-
berare in contrasto con i vigenti statuti del comune.

Le disposizioni riguardanti in particolare i Quindici sono con-
tenute nei paragrafi 1, 2, 5, 8, 16, 17, 26.

Il primo paragrafo tratta dell'elezione dei Quindici preposti
dal Consiglio.

[...] dominorum et consulum mercatorum et rectorum artium civi-
tatis predicte ad providenpdum, ordinandum et deliberandum quidquid
eis videtur utile pro comuni predicto super eo, quod civitas Asisii de bono
in melius augmentetur, quod ubicunque inter muros novos et veteres dicte
civitatis, ubi non sunt domus quod impleatur domibus [...].

La città era divisa in cinque porte o rioni, porta S. Rufino,
porta Perlici, porta S. Giacomo, porta S. Francesco, porta S. Chia-
ra, e da ciascuno di questi rioni veniva eletto a comporre la magi-
stratura un bonus homo e due rettori delle arti.

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L'AMPLIAMENTO DI ASSISI NEL 1316 9

Gli eletti sono : « dominus Matheus Pauli bonus homo », « Cic-
colus Andrioli» e « Blancus magistri Aceti» rettori di porta San
Rufino, «magister Iohannes Alberti bonus homo», « Ciecolus Jo-
hangnoli» e « Vannes Petricoppi» rettori di Porta Perlici, « Pau-
lutius magistri Niccole bonus homo », « Roscius de Mora», e « Van-
gnolus Massioli» rettori di porta S. Giacomo, «dominus Andreas
Bernardi bonus homo», «Andriutius Masscii domine Dialte», e
«Lippus Iohangnoli» rettori di porta S. Francesco, « Ciccolus
Loli bonus homo», «Piscanus Bartoli» e «Iohangnolus Tebaldi»
rettori di S. Chiara.

Gli ordinamenti e le provvigioni dei Quindici devono essere
fatte secundum formam reformationis del Consiglio dei consoli dei
mercanti, dei rettori delle arti e del consiglio generale e speciale
del comune del popolo.

Se qualcuno della città di Assisi o del contado o del distretto
amministrativo «...impediret, dampnificaret, molestaret vel in-
quietaret» in qualunque luogo della città o del distretto o nella
«curia romana » uno dei Quindici o un loro congiunto sia diretta-
mente o per diffamazione, il capitano, il podestà e i loro ufficiali
devono riunire il Consiglio generale del comune e del popolo. Il
Consiglio generale, con un numero di almeno cinquanta consiglieri,
deve eleggere un sindaco incaricato di proteggere a spese del co-
mune quello dei Quindici che avrà subito l'offesa. Il massaro del
comune deve versare una somma per risarcire l'offeso ; nel caso che
il comune non abbia denaro sufficiente, il massaro deve procurare
la somma occorrente con un mutuo e obbligare i beni del comune
per un valore triplo della somma presa in prestito. Nel caso che il
podestà, il capitano e i loro ufficiali non osservino questa dispo-
sizione sono condannati al pagamento di 100 fiorini «boni et puri
auri»; anche il massaro, che non osservi questo ordinamento, in-
corre nella pena di cento libbre di denari cortonesi.

L'eccezionalità della pena pecuniaria nella quale incorrevano
le maggiori autorità del comune nel caso non salvaguardassero l’in-
tegrità fisica e morale dei Quindici dimostra l'enorme importanza
e autorità concessa a questa magistratura.

Pene particolarmente severe sono inflitte anche a coloro che
arrechino danni o offese non solo a uno dei Quindici ma anche ai
loro congiunti o alle loro case. Il prelato o chierico, o ecclesiastico
o persona nobile o loro familiare che si renda colpevole, è condan-
nato a una pena quadrupla di quella inflitta a un comune citta-
10 CESARINA DE GIOVANNI
dino per il medesimo reato. Per un reato, che comporti la perdita
di sangue, la pena consiste nellamputazione della mano destra
«...ita quod a brachyo penitus separetur...». Come testimo-
nianza dell'offesa subita è valido un solo testimone oculare o quat-
tro fama publica. L'offeso puó a sua volta offendere impunemente
il proprio offensore.

La magistratura dei Quindici puó deliberare in piena validità
anche a maggioranza e il notaio «Iohannes Alberti» puó redigere
in forma pubblica la disposizione della maggioranza dei Quindici.
Gli ordinamenti, decisi dai Quindici, possono essere annullati o
cambiati anche in parte, solo con la convocazione di un consiglio
di almeno sessanta rettori o di un consiglio del comune con la pre-
senza di almeno duecento consiglieri.

Durante la deliberazione nessuno poteva entrare nel palazzo
del comune né uscirne, i Quindici «...non obstante aliquo iure
nec statuto comunis vel populi...» non possono essere perseguiti
penalmente se si allontanino dal palazzo del popolo, nel quale sono
tenuti a risiedere fino all'espletamento del loro mandato. Nessun
ufficiale del comune puó procedere «per inquisitionem vel denun-
tiationem vel accusationem » contro di essi poiché per adempiere
al loro incarico di trattare col vescovo, coi prelati e con privati
non possono osservare gli ordinamenti che essi stessi hanno for-
mulato e quindi questi siano « cassa et vana, irrita et nullius valoris ».

I Quindici devono rimanere nel palazzo del popolo fino al gior-
no del deposito nella chiesa di S. Chiara della somma raccolta dalle
vendite dei terreni e dei casalini, in seguito possono ritornare alle
loro case e riprendere i loro affari

non obstantibus aliquibus reformationibus contrariis factis per
consilium rectorum et populi vel alterum ipsorum...

Da questa disposizione è evidente lo scopo di preservare i
Quindici da ogni possibile pressione esterna.

M rt LIME Y 107 aps
L'AMPLIAMENTO DI ASSISI NEL 1316

CapPIiToLo IV

I SINDACI «AD EMENDUM, VENDENDUM,
PERMUTANDUM, CAMBIENDUM ET ALIENANDUM »,

Acquisti del Comune per l’ampliamento della città.

La prima e più importante deliberazione dei Quindici riguarda
l'elezione dei due sindaci «Ciccolus Loli et Iohangnolus Tebaldi ®
... ad emendum et in camblum et permutationem recipiendum . . . »
tutte le terre che il vescovato e le chiese possiedono fra le mura
antiche e le nuove e promettere il prezzo che, come risulterà da
altri documenti, sarà stabilito dal vescovo stesso. È inoltre stabilito

. quod predicti Ciccolus et Iohangnolus ponantur per magistrum
Francisscum Blaxii qui fuit rogatus scribere syndicos.

Si ritiene meritevole di trascrizione l'atto relativo in data 16
ottobre 1316 (c. 7v-8r) redatto con una certa pretesa di solennità
su due colonne

I sindaci « Ciccolus Loli» e « Iohangnolus Tebaldi» non trat-
tavano direttamente con i preposti alle varie entità religiose, ma
con 1 sindaci di esse.

I documenti riguardano l'elezione dei sindaci per il Vescovato,
le chiese di S. Rufino, S. Pietro, S. Antonio, S. Maria Maggiore,
S. Benedetto, S. Apollinare, S. Andrea.

Tuttavia gli atti di vendita di beni al comune riguardano non
solo le chiese elencate, ma numerose altre relativamente alle quali
non si possiedono i documenti di nomina. Il prezzo dei beni alie-
nati era stabilito dal vescovo come risulta dall'inventarium del
30 novembre.

Nei paragrafi 28 e 30 dello statuto i Quindici deliberano che
il potestà e il capitano del popolo devono annullare gli atti di
compra-vendita, di permute stipulati dopo il 10 luglio, termine
evidentemente posto dal Comune ad ogni libera contrattazione ;
gli instrumenta stipulati dopo questo termine da ecclesiastici con
qualsiasi altro sono considerati illegittimi e « presumantur facta in
fraudem ». ;

Il sindacato «actum Asisii apud episcopatum» dal notaio
12 CESARINA DE GIOVANNI

«Angelus Venture de Asisio» in data 6 ottobre 1316 stabilisce i
seguenti punti:

[...] Venerabilis pater dominus frater Theobaldus Dei gratia epi-
scopus Asisinas [...] fecit constituit et ordinavit [...] reverendum et re-
ligiosum virum dominum Victorinum abbatem monasterii Santi Petri de
Asisio et dominum Franciscum domini Iacobi canonicum ecclesie Santi Ru-
phyni [...] sindicos et procuratores, actores, factores et nuntios spetiales
ad vendendum, tradendum, cambiandum, alienandum et permutandum co-
muni Asisii vel syndico dicti comunis domos, casalena, terras et possessiones,
adscriptitias et non adscriptitias, dicti episcopatus que sunt in civitate et
extra civitatem Asisii ubicumque necnon terras et possessiones quas dictus
episcopatus habet infra muros civitatis predicte ortis contiguis et coniuntis
domibus dicti episcopatus [...].

In data 9 ottobre 1316 è l'atto di vendita del vescovato ai
sindaci del Comune (c. 15r):

[...] dominus Victorinus abbas monasteri Santi Petri de Asisio [...]
dominus Francisscus domini Iacobi syndici seu procuratores patris domini
fratris Theobaldi episcopi Asisinatis [...] dederunt, vendiderunt et tra-
diderunt Iohangnolo Tebaldi et Ciccolo Loli [...] quoddam campum sive
terrenum, positum in contrata Sommontoni [...], cui a primo murus comu-
nis, a secundo, tertio res olim Santi Petri, a quarto res Sancti Appolenaris
et generaliter totum terrenum [...] infra muros novos et veteres Civitatis
Asisii [...] pro pretio trecentarum librarum denariorum cortonensium pro
quolibet modiolo terreni ubi non sunt strate seu vie, et pro pretio et no-
mine pretii centum librarum denariorum cortonensium ? pro quolibet mo-
diolo terreni ubi sunt strate [...].

Atto redatto da «Iohannes Alberti» nel palazzo del popolo.
Un secondo atto di vendita è del 16 ottobre 1316 (c. 20r).

[...] Reverendus vir dominus Victorinus, abbas monasteri Santi Pe-
tri de Asisio et dominus Francisscus domini Iacobi, syndici seu procuratores
venerabilis patris domini fratris Theobaldi episcopi Asisinatis [...] plana
et expontanea voluntate dederunt, vendiderunt et tradiderunt [...] Io-
hangnolo Tebaldi et Ciccolo Loli [...] omnes et syngulas domos et casa-
lena que et quas dictus dominus episcopus et episcopatus habet vel haberet
quocumque modo in civitate et burgis Asisii, adscriptitias et non adscrip-
titias et adscriptitia et non adscriptitia, in quocumque loco et infra quos-
cumque confines et latera non obstante quod hic non sint expecificata que
pro expecificatis et declaratis noluerunt haberi, ad habendum tenendum
et possidendum [...] cum toto solo et hedificio eorum et cuiuslibet eorum
[...] Et hec fecerunt pro pretio et nomine pretii trium soldorum denariorum

privi i ite Nn arene io ZI SMI UTE a oes MID VR NO DEI DAL CAES. ———— 3 di »
L'AMPLIAMENTO DI ASSISI NEL 1316 13

domus sive casaleni quod vel que possidetur per illum, qui acceperit pro
se et filiis et nepotibus, et pro pretio illius possidentis et habentis pro se
et filiis quattuor soldorum denariorum. Et illius possidentis et habentis in
vita sua tamptum pro pretio quinque soldorum denariorum pro qualibet
libra. Et pro pretio rey non adscriptitie illius quantitatis et secundum exti-
mationem faciendam per quindecim bonos homines positos et electos ad
aumentationem civitatis Asisii [...].

E redatto come il precedente nel palazzo del popolo dal notaio
* Iohannes Alberti”.

Il prezzo corrisposto per le case e i casalini in concessione en-
fiteutica è inversamente proporzionale al numero delle generazioni
che ancora ne godranno.

Le vendite del vescovado al Comune sembrano con questi atti
concluse, ma probabilmente vi furono dei dissensi relativi al prezzo
dei terreni, infatti le maggiori autorità del comune nominarono in
data 19 ottobre 1316 (c. 19v) un notaio speciale per trattare di-
rettamente col vescovo nella persona di «ser Francisscus Petrioli
Cacaguerre ».

[...] quindecim boni homines positi et electi per comune Asisii super
affrancationem, decorationem [...] nomine ipsorum et nomine Francissci
domini Raynaldi de-Montoro [...] potestatis et domini Francissci de Brunis
de Castello [...] cappitanei et domini Servadei de Firmo maioris syndici
civitatis predicte et ipsorum et cuiuslibet eorum offitialium [...] fecerunt,
constituerunt atque creaverunt [...] discretum virum ser Francisscum
Petrioli Cacaguerre de Mevanio [...] syndicum, actorem, factorem et nego-
tiationum gestorem et nuntium spetialem ad comparandum et parendum
in omnibus mandatis Ecclesie et venerabilis patris domini fratris Theobaldi
et ad petendum humiliter et devote et recipiendum ab eodem venerabili
patre penitentiam et absolutionem culpe et pene [...] occasione dampno-
rum illatorum in rebus et possessionibus [...].

Nella stessa giornata (c. 10r) «ser Francisscus Petrioli Ca-
gaguerre », a nome suo e a nome dei Quindici, del podestà, del ca-
pitano, del maggior sindaco, ottiene l’assoluzione da ogni colpa e
la revoca dell’interdetto. Il vescovo che aveva sospeso con l’inter-
detto ogni contratto non solo del vescovado ma di tutte le chiese
concede l’approvazione dei contratti di vendita delle comunità
religiose.

Due paragrafi contenuti nello statuto possono in parte chia-
rire il problema dei rapporti fra il comune e il vescovo.

2
ii ini s 1 NS Spr MISTI NIE 4) 0

14 CESARINA DE GIOVANNI

I] paragrafo undicesimo tratta dell'ambasciata deliberata dai
Quindici.

Vengono inviati a Perugia « Andreas Bernardi», « Matheus
Pauli» e « magister Petrus Boni» per consultare i « doctores decre-
torum et cum illis aliis sapientibus» riguardo alla questione delle
permute di terreni e beni fra i sindaci del comune e il vescovo di
Assisi e gli altri prelati, chierici ed ecclesiastici.

A «Matheus Pauli» e « Andreas Bernardi» vengono assegnati
tre cavalli ciascuno, a «magister Petrus Boni» un solo cavallo.

Il massaro del Comune deve corrispondere la somma di « quat-
tuor florenos auri...» per il pagamento «consultorum et dicta-
minantium contractus» e gli ambasciatori ricevono ciascuno come
salario 20 soldi cortonesi per ciascun cavallo e ciascun giorno di
trasferta.

Significativo è pure il paragrafo tredicesimo nel quale i Quin-
dici deliberano che

[...] pro satisfactione dampni et melioramenti terreni Sommontoni
episcopatus Asisii enti a domino episcopo [...]

il massaro del Comune sia obbligato a corrispondere al vescovo
duecento libre di denaro oltre la somma di denaro promessa dai sin-
daci «Ciccolus Loli» et «Iohangnolus Tebaldi»,per l'acquisto del
terreno di Sommontone.

Il danno arrecato al vescovo consisteva probabilmente in una
sottovalutazione dei terreni, contro la quale il vescovo interviene
dando l’interdetto e sospendendo le operazioni di acquisto di beni
ecclesiastici.

Le vendite del vescovato al comune sono elencate anche nel-
l’inventarium del 30 novembre che riassume gli acquisti fatti dai
sindaci del Comune e che si tratterà in seguito.

Nell'anno successivo 1317 i rapporti tra il Comune e il ve-
scovo possono considerarsi conclusi :

[...] dominus frater Theobaldus episcopus Asisinas [...] fecit finem
et refutationem et quetationem et pactum de ulterius aliquid non petendo
Ciccolo Loli et Iohangnolo Tebaldi [...] de quattuor millibus libris dena-
riorum cortonensium. Et generaliter de omni eo quod dictis syndicis et dic-
to comune petere et exigere posset [...]. Actum Asisii in claustro ecclesie
Sancti Francisscii [...].

Per ciò che concerne il sindacato della chiesa di S. Rufino il
documento in data 4 ottobre 1316 (c. 4v), stabilisce :
L'AMPLIAMENTO DI ASSISI NEL 1316 15

[...] reverendus vir dominus Guido prior, una cum reverendis viris
domino Gotio de Ponte, domino Ugolino de Mevanio, domino Thoma ma-
gistri Egidii de Asisio, domino Celante de Ponte, domino Francissco domini
Iacobi de Asisio et dompno Ventura de Eugubio canonicis ecclesie Santi
Ruphini est, unanimiter et concorditer, in presentia venerabilis patris do-
mini fratris Theobaldi episcopi [...], fecerunt et constituerunt, ordina-
verunt atque creaverunt [...] eorum et dicti capituli syndicum et procura-
torem, actorem, factorem et nuntium spetialem ad vendendum et traden-
dum et alienandum et ad cambliandum et permutandum nomine dicte ec-
clesie et capituli ipsius comunis Asisii vel legitimo syndico dicti comunis
omnes et singulas domos et casalena adscriptitias et adscriptitia et non
adscriptitia et non adscriptitias et iura [...] necnon terras et possessiones
[...] infra muros civitatis [...]

Actum Asisii apud episcopatum in camera predicti domini Episcopi
TESS

[...] Angelus Venture de Asisio [...].

Pochi giorni dopo avviene la vendita di beni della chiesa di
S. Rufino in contrada S. Antonio e S. Chiara (c. 14r):

[...] die nona mensis octubris, sapiens vir dominus Francisscus do-
mini Iacobi, syndicus et procurator reverendi viri Guidonis [5:2]; :dedit?
vendidit et tradidit Iohangnolo Thebaldi et Ciccolo Loli [...] quoddam
campum, positum in contrata Santi Antonii sive platee nove infra vias,
cui a primo via, a secundo placa nova, a tertio Ninus Thomassutii ; et quod-
dam campum [...] in contrata Sante Clare, cui a primo strata, a secundo
murus comunis, a tertio res Sante Clare et generaliter omnes terras et pos-
sessiones existentes infra muros novos et veteres civitatis Asisii, infra quos-
cumque confines, ad habendum, tenendum et possidendum [...] cum ac-
cessibus et egressibus suis usque in viam pubblicam [...]. Et hec fecit pro
pretio et. nomine pretii trecentarum librarum denariorum cortonensium pro
quolibet modiolo terre, ubi non sunt strate [...], et pro pretio centum li-
brarum denariorum cortonensium pro quolibet modiolo stratarum seu via-
rum in dicto terreno existentium, [...] de quo pretio dictus dominus Fran-
cisscus [...] fecit eisdem Iohangnolo et Ciccolo [...] finem et refutationem
et quietationem et pactum de ulterius aliquo non petendo [...].

Actum in Asisii in palatio populi [...]

Iohannes Alberti autoritate imperiali notarius [...].

Le vendite della chiesa di S. Rufino non sono terminate e i
canonici riuniti in capitolo confermano « Francisscus domini Iacobi »
quale loro sindaco e procuratore in un atto del 15 ottobre 1316
(ec. 6v):
16 CESARINA DE GIOVANNI

[...] ad vendendum, tradendum, alienandum, permutandum,. cam-
biandum [...] omnes et singulas domos et casalena adscriptitias ct non
adscriptitias, que et quas dicta ecclesia et capitulum habent intra muros
civitatis Asisii, et omnia iura que dictum capitulum habet vel habere pos-
set in dictis domibus et casalenis [...]

Actum Asisii apud ecclesia santi Ruphyni [...]

[...] Thomas magistri Pauli [...] notarius [...].

Segue la vendita il giorno medesimo (c. 19r):

[...] dominus Francisscus domini Iacobi sindicus, procurator capi-
tuli ecclesie Santi Rufini, ut patet manu Angeli Venture et Thome ma-
gistri Pauli [...], dedit, vendidit, tradidit [...] Ciccolo Loli et Iohangnolo
Theobaldi [...] omnes et singulas domos et casalena que et quas dicta ec-
clesia habet in quacumque parte et in quocumque loco in civitate et burgis
Asisii, infra quascumque confines et latera, non obstante quod hic expeci-
ficato non sint [...].

Il prezzo stabilito è di tre, quattro, cinque soldi secondo il
numero delle generazioni che godranno ancora della concessione
enfiteutica. ,

La chiesa di S. Pietro nomina proprio sindaco «dompnus
Victorinus» abate del monastero in data 3 ottobre 1316 con atto
redatto dal notaio «Symon Amaniti» (c. 5r).

In data 9 ottobre segue l'atto di vendita di

[...] quandam partem terre positam in contrata Sommontoni cui a
primo via, a secundo res episcopatus Asisii, a tertio res sancti Petri, et ge-
neraliter omnes terras et possessiones [...] infra muros novos et veteres
E. (c.:14v).

Il prezzo stabilito è di trecento libbre di denaro per i terreni
privi di strade e di cento libbre per i terreni con le strade.

Con atto redatto il 15 ottobre (c. 19v), «dompnus Victori-
nus» vende «omnes et singulas domos » poste in città e nei borghi
per il prezzo stabilito per i possedimenti in enfiteusi.

« Iohannes Alberti » stende la quietanza in data 2 marzo 1317 :

[...] reverendus vir frater Victorinus abbas et syndicus monasteri
sancti Petri [...] fecit finem et refutationem, quetationem et pactum [...]
Ciccolo Loli et Iohangnolo Tebaldi [...] de duobus millibus librarum denario-
fum.[:-]

Actum Asisii in claustro iuxta cisternam sancti Francisscii [...].

La chiesa di S. Maria Maggiore stipula il proprio sindacato
in data 12 ottobre 1316 (c. 5v):

uias 2 NS S AMENS RS PS LIOS LS NCC d; NONA Es
L'AMPLIAMENTO DI ASSISI NEL 1316 17

[...] dominus Andreas Riccardi de Cecco Petrioli et Pucgarellus Ioli,
canonici ecclesie Sante Marie Maioris [...], fecerunt, constituerunt, ordi-
naverunt atque creaverunt [...] dompnum Egidium Filippi canonicum
[...] ad vendendum, tradendum, cambliandum, alienandum et permutan-
dum [...] sindicis dicti comunis domos, casalena, terras et possessiones
[...] in civitate et extra civitate [...] nec non terras et possessiones, quas
dicta ecclesia habet infra muros civitatis predicte, ortis contiguis in co-
niunctis domibus [...].

Actum Asisii in claustro ecclesie Sante Marie Maioris [...]

Iohannes magistri Thome [...] notarius [...]

In data 13 ottobre 1316 (c. 16r) «Egidius Filippi» vende ai
sindaci del comune «[...] omnes et singulas domos et casalena
[...] in civitate et burgis [...]» al prezzo stabilito per le case e
casalini in enfiteusi secondo il grado di successione.

I monaci dell'abbazia di S. Benedetto sul Subasio riuniti nella
chiesa di S. Paolo, priorato dipendente dell'abbazia stessa e che ser-
viva di residenza ai monaci durante il loro soggiorno in città, no-
minano il 13 ottobre 1316 :

[...] sindicum et procuratorem predicti monasteri Santi Benedicti
et capituli necnon dicte ecclesie Santi Pauli fratrem Davinum monachum
[...] ad vendendum, alienandum et permutandum cum sindico comunis
Asisii omnes domos terras et casalena [...] in civitate Asisii infra muros
ipsius civitatis, in qualibet parte ipsius civitatis, et etiam omnia iura spec-
tantia ad ipsum monasterium et dictam ecclesiam Santi Pauli [...]-

Actum Asisii in ecclesia santi Pauli [...]

Petrus Massioli [...] notarius [...] (c. 6r).

Il giorno seguente segue l'atto di vendita (c. 17r) nel quale

[...] dompnus Davinus [...] dedit, vendidit et tradidit Iohangnolo
Tebaldi et Ciccolo Loli [...] omnes et syngulas terras et possessiones domos
et casalena [...] pro pretio et nomine pretii terre, ubi non sunt vie seu stra-
te, trecentarum librarum denariorum pro quolibet modiolo, et pro pretio
centum librarum denariorum pro quolibet modiolo terre ubi sunt vie [...].

Per i casalini e le case in enfiteusi, il prezzo stabilito é quello
detto in precedenza.

Seguono in data 10 novembre (c. 8v) il sindacato della chiesa
di S. Antonio, rogato dal notaio « Symon Amaniti», le cui vendite
risultano dall'inventarium del 30 novembre 13106.

La chiesa di S. Antonio era una cappella del monastero di
S. Pietro, come pure la chiesa di S. Andrea, che, con consenso di
18 CESARINA DE GIOVANNI

«fratre Victorino abbate monasteri Santi Petri», nomina sindaco
procuratore « Vangne magistri Martini» nell’atto del 5 novembre
1316 (c. 7r) rogato dal notaio « Symon Amaniti ».

L'atto di vendita delle case e casalini in enfiteusi é del 10 no-
vembre 1316 (c. 31r).

La chiesa di S. Apollinare fa redigere il proprio sindacato in
data 5 novembre 1316 (c. 9r)

[...] religiosa et honesta domina soror Gregoria, abbatissa mona-
steri santi Appolenaris de Asisio, una cum suis sororibus silicet [...] sorore
Francissca, sorore Lucia, Agata, Mansueta, Francissca, Angela, Maria, so-
rore Anna, sorore Mathya, Catarina, Thadiola, Cecilia, Cristianella, Ane-
sutia, Vannola, Mathyola, sorore Margarita, Marina, Andriola, Catarina,
Bartholomea, Vanucia, Ysaya, Mattiola [...] fecerunt, costituerunt et or-
dinaverunt magistrum Latinum Balerii [...] syndicum et procuratorem,
actorem, factorem et nuntium ydoneum et specialem [...] ad vendendum,
permutandum, et alienandum omnes terras et possessiones [...] infra muros
civitatis [...]. Actum [...] in ecclesia monasteri Santi Appolenaris [.. *]

Elymosina Suppoli [...] notarius [...].

In data 11 novembre 1316 (c. 31v)

[...] magister Latinus Balerii [...] dedit, vendidit et tradidit Cic-
colo Loli et Iohangnolo Tebaldi [...] totum terrenum quod habet dictum
monasterium in contrata Sommontoni excepto claustro et orto [.. .] cum
accessibus et egressibus suis usque in viam publicam. Et hec fecit pro pre-
tio et nomine pretii trecentarum librarum bonorum denariorum cortonen-
sium pro quolibet modiolo, ubi non sunt vie et strate, et pro pretio centum
librarum denariorum cortonensium, ubi sunt vie [...]. Actum Asisii in
palatio populi [...] Iohannes Alberti autoritate imperiali notarius [...].

Si possiede anche la quietanza del 3 marzo 1317:

[...] magister Latinus Balerii [...] fecit finem et refutationem, que-
tationem et pactum de alterius aliquid non petendo sapienti et discreto
viro domino Servo maiori syndico [...] de centum triginta una libris de-
nariorum cortonensium. Actum Asisii ante palatium novum maioris syndici
[...] Iohannes Alberti [...] notarius [...].

La chiesa di S. Caterina, in data 13 ottobre 1316 (c. 15v), ven-
de un terreno posto in contrada S. Antonio.

[...] magister Paulus Filippi syndicus [...] monasterii et conventus
Sante Caterine [...] dedit, vendidit, tradidit [...] quandam partem terre,
positam in contrata Sancti Antoni [...] cui a primo via vetus, a secundo
via nova, [...] a tertio Paulus Benentesii, a quarto res olim hospitalis San-

De EL MEET NEUES | INA Y 100 M ICT LANE ERA T n ER
L'AMPLIAMENTO DI ASSISI NEL 1316 19

cti Ruphini et nunc comunis Asisii [...] pro pretio [...] trecentarum li-
brarum denariorum cortonensium pro quolibet modio, ubi non sunt vie,
et pro pretio centum librarum denariorum cortonensium, ubi vie sunt [...].
Actum Asisii in palatio populi [...].

Notaio é «Iohannes Alberti».

Si conservano alcuni atti di vendita di chiese non racchiuse
entro le mura, ma poste nelle immediate adiacenze di Assisi tutti
dell'anno 1316.

La chiesa di S. Maria in Valfabbrica, posta nella balia di Val-
fabbrica in un atto del 13 ottobre 1316 (c. 16v) vende le case e
i casalini in enfiteusi al prezzo stabilito.

I sindaci preposti alle vendite del monastero sono « dominus
Thomas» e «magister Filippus Andree» e il notaio «Iohannes
Alberti» stipula l'atto nel palazzo del popolo.

La chiesa di S. Bartolomeo, dalla quale prendeva il nome la
«balia sancti Bartholomei», posta presso Insula — l’odierna Ba-
stia — vende con un atto del 13 ottobre 1316 (c. 16v) le case e
i casalini in enfiteusi.

La medesima pergamena contiene le vendite del 14 ottobre
1316 (c. 17v) della chiesa di S. Stefano dello Spergiuro posta presso
l'odierna località delle Viole e dell'Ospitalis Parietis.

Il monastero di «S. Massey sub Asisio», costruito a breve
distanza da S. Damiano e oggi in rovina, vende attraverso il pro-
prio sindaco « Passarus» le case e i casalini in città e nei borghi.

«Iohannes Alberti» roga l'atto nella casa « predicti magistri
Passari» in data 14 ottobre 1316 (c. 18r). Sempre in data 14 otto-
bre 1316 (c. 18v)

[...] Iacobus Lelli syndicus et procurator hospitalis Lebrosorum [...]
dedit, vendidit et tradidit [...] Iohangnolo Theobaldi et Ciccolo Loli [...]
omnes domos et casalena [...] in civitate et burgis [...] pro pretio et no-
mine pretii casalena non adscriptitia trecentarum librarum denariorum pro
quolibet modiolo, ubi non sunt strate [...], centum librarum danariorum
pro quolibet modiolo, ubi sunt vie [...].

Le case in enfiteusi sono vendute al prezzo stabilito.

Non é possibile stabilire con esattezza di quale Ospedale dei
lebbrosi si tratti; è probabile però sia l'ospedale dei lebbrosi di
S. Lazzaro dove S. Francesco si recò per fare penitenza e che in
seguito ebbe dai Pontefici molti privilegi durante il xim secolo.

La chiesa di S. Antonino, sopra alla via di S. Giacomo vende
mirri TON

20 CESARINA DE GIOVANNI

al Comune le case e i casalini in enfiteusi posti entro le mura in
un atto redatto dal notaio « Iohannes Alberti» in data 10 novem-
bre 1316 (c. 30v). : |

In data 14 novembre 1316 (c. 32v) « Nutolus magistri Angeli »
sindaco del monastero «Sante Crucis Pontis Gallorum» vende le
case e i casalini posti entro le mura di Assisi e nei borghi.

La chiesa «Sante Crucis Pontis Gallorum », posta nella val-
lata del Tescio sotto il colle del cimitero, era monastero femminile.

In data 23 novembre 1316 (c. 33v) terminano le vendite delle
chiese con l'atto, rogato dal notaio «Iohannes Alberti» col quale

[...] magister Angelus magistri Bartoli [...] ecclesie Santi Stefani
de Asisio dedit, vendidit et tradidit Ciccolo Loli et Iohangnolo Tebaldi [...]
quandam domum cum quodam casaleno [...].

Il prezzo stabilito dai Quindici non è specificato.

Nel paragrafo venticinque i Quindici deliberavano che i ter-
reni, i giardini, gli orti e le sepolture delle chiese e dei monasteri e
luoghi pii, non adatti e utili alla costruzione di case rimanessero
vincolati al loro uso.

Durante i mesi di ottobre e novembre sono rogati «in palatio
populi» dal notaio «Iohannes Alberti» atti di vendita di beni di
privati ai sindaci del Comune.

I nomi dei privati che vendono al Comune e le località nelle
quali il Comune aveva interesse ad acquistare per l'operazione
dell'allargamento della città risultano anche dall’inventarium del
30 novembre, ma sembra possa essere degno di un breve regesto
ciascuno di questi atti perché i confini di ogni possedimento sono
descritti con grande minuzia.

Si possiedono inoltre le quietanze relative ad alcuni atti di
vendita tutte redatte dal notaio «Iohannes Alberti» l'anno suc-
cessivo 1317.

In data 18 ottobre 1316 (c. 15v)

[...] dominus Iacobus [...] dedit [...] totum terrenum, quod habet
infra muros novos et veteres civitatis Asisii, in contrata burgi Sante Clare,
cui terreno a primo via, a secundo Nectolus Andree, a tertio res comunis
Asisii [...] pro pretio trecentarum librarum denariorum cortonensium pro

NOR FOR VET QUEEN A HEC EE Te aS Y 107 E NIE TRAIT 1^ MESE
L'AMPLIAMENTO DI ASSISI NEL 1316 21

quolibet modiolo, ubi non sunt vie [...] pro pretio centum librorum de-
nariorum cortonensium ubi sunt vie [...].

In data 18 ottobre 1316 (c. 21v)

[...] Folus Massoli [...] dedit, vendidit et tradidit [...] totum ter-
renum, quod est in contrata santi Antonii, cui a primo Paulus Angelerie, a
secundo res olim sante Caterine et nunc comunis Asisii [...].

alle medesime condizioni del precedente nella medesima perga-
mena (c. 21v)

[...] Ciccolus Ventura Masscarellus et Mattiolus [...] filii Iohan-
gnoli Venture [...] dederunt, vendiderunt et tradiderunt [...] totum ter-
renum, quod habent in contrata Santi Antonii et Perlaxii infra muros novos
et veteres civitatis [...].

In data 18 ottobre 1316 (c. 22r)

[...] Gutius Raynaldutii aliter dictus Usurarius [...] dedit, ven-
didit et tradidit [...] totum terrenum [...] in contrata santi Antonii infra
muros novos et veteres [...] pro pretio etc...

In data 19 ottobre 1316 (c. 23r)

[...] magister Iohannes Bevenuti [...] dedit, vendidit, tradidit [...]
totum terrenum, quod habet in contrata Santi Antonii in suos confines in-
fra muros novos et veteres [...] pro pretio etc...

In data 19 ottobre 1316 (c. 23v)

[...] Petriolus Raynaldutii [...] dedit, vendidit, tradidit [...] to-
tum terrenum, quod habet in contrata Santi Antonii, in funda nova, cui a
primo via, a secundo Cutius Raynaldutii, a tertio et quarto res comunis
[...] pro pretio etc...

In data 19 ottobre 1316 (c. 24r)

[...] Vangnolus Borgongnutii [...] dedit, vendidit et tradidit [...]
totum terrenum, quod habet in pede campi Santi Rufini olim et nunc comu-
nis Asisii in funda nova platee nove, cui a primo strata, a secundo dictum
campum, a tertio res comunis Asisii [...] pro pretio et nomine pretii tre-
centarum librarum [...] pro quolibet modiolo [...] centum librarum [...].

In data 23 febbraio 1317 si ha la quietanza relativa :

[...] Vangnolus Borgongnutii [...] fecit finem et refutationem, que-
tationem ... sapienti viro [...] Servo maiori sindico [...] de cLxxx libris
denariorum cortonensium [...] terreni in contrata platee nove...
NBI

22 CESARINA DE GIOVANNI

In data 19 ottobre 1316 (c. 24v)

[...] Begie Gilii [...] dedit, vendidit, tradidit [...] quandam par-
tem terre, positam in contrata Sante Clare a greppa superiori, cui a primo
res Sante Clare, a secundo comunis Asisii, a tertio ipse Becie [...].

«Becie Gilii» riceve dal maggior sindaco del Comune in pa-
gamento del terreno in contrada S. Chiara 119 libre e 10 soldi di
denari cortonesi.

In data 20 ottobre 1316 (c. 25v)

[...] Cecce Grasselli [...] dedit, vendidit et tradidit [...] quan-
dam partem terre, positam in contrata platee nove, cui a primo, secundo,
tertio, res comunis Asisii vel siqui eius alii essent confines [...] pro pre-
tios.

In data 20 ottobre 1316 (c. 26r)

[...] domina Ricca, uxor condam Massey [...], dedit, vendidit, tra-
didit [...] quandam partem terre, positam in contrata Santi Antonii, et to-
tum terrenum quod habet ibidem, cui a primo murus comunis, a secundo
tertio et quarto res comunis [...] pro pretio etc.

In data 20 ottobre 1316 (c. 26v)

[...] Ninus Thomassutii [...] dedit, vendidit, tradidit [...] totum
terrenum, quod habet in contrata Santi Antonii infra muros novos et ve-
teres civitatis Asisii, cui a primo murus comunis, a secundo, a tertio dictum
comune vel siqui eius alie essent confines [...] etc.

«Ninus Thomassutii» riceve dal maggior sindaco in data 26
febbraio 1317, 819 libre di denaro.
In data 20 ottobre 1316 (c. 27r)

[...] Paulus Benentesi [...] dedit, vendidit, tradidit totum terre-
num, quod habet in contrata Santi Antonii infra stratas, cui ab omnibus
lateribus res comunis Asisii [...] etc.

Il maggior sindaco paga a «Paulus Benentesi» per il terreno
in contrada S. Antonio 167 libre di denaro e 12 soldi in data 23
febbraio 1317.

In data 13 novembre 1316 (c. 32r)

[...] Vangne Angelelli [...] dedit, vendidit, tradidit [...] quan-
dam partem terre [...], in contrada burgi Sante Clare a greppo superiori,
cui a primo ipse venditor, a secundo, a tertio, a quarto res comunis Asisii
Is [rete

s ERA SOS LODS i S II
L'AMPLIAMENTO DI ASSISI NEL 1316

In data 18 ottobre 1316 (c. 20v)

[...] Paulus Bernardini [...] dedit, vendidit, tradidit [...] totum
terrenum, quod est in contrada Santi Antonii infra muros novos et veteres
intra quoscumque confines pro pretio etc.

Questi 14 atti riguardano vendite di terreni situati in con-
trada S. Antonio, Piazza Nuova, Borgo S. Chiara ed avevano, come
si è potuto constatare, tutti la medesima valutazione, che veniva
fatta dai Quindici.

Il Comune acquista anche terreni posti in «contrata Som-
montoni», il prezzo stabilito dai Quindici è di cinquecento libbre di
denari cortonesi «ubi non sunt vie» e cento libbre di denari corto-
nesi «ubi sunt vie ».

Questi atti di vendita sono, come i precedentemente esaminati,
redatti da « Iohannes Alberti», «in palatio populi».

In data 24 ottobre si hanno i seguenti atti:

(c. 27v) i

[...] Thomas Beccardelli nomine suo et nomine et vice domini Be-
rardi sui fratris [...], dedit, vendidit, tradidit [...] totum terrenum [...]
in contrata Sommontoni infra muros civitatis intra quoscumque confines
ec Tatera ^[::-]

(c. 28r)

[...] dominus Guido domini Bernardi [...] dedit, vendidit et tra-
didit [...] totum terrenum quod habet in contrata Sommontoni infra suos
confines et latera [...]

(c. 28v)

[...] Lellus Scangnoli [...] dedit, vendidit et tradidit [...] totum
terrenum [...] in contrata Sommontoni [...] intra quoscumque confines
eb latera [.....]

(c. 29r)

[...] Pantutius magistri Iacobi et Petrutius Cutii fratres [...] de-
derunt, vendiderunt et tradiderunt [...] totum terrenum, quod habent
in contrata Sommontoni intra quoscumque confines et latera [...]

(c. 29v)

[...] Cecce Vannis [...], nomine Victorini sui fratris, [...] dedit,
vendidit, tradidit [...] totum terrenum in contrata Sommontoni intra
quoscumque confines [...]
miti VM

24 CESARINA DE GIOVANNI

In data 16 novembre 1316 (c. 33r)

[:..] Carnevale Becardutii [...] dedit, cessit et concessit [...] omnia
iura et actiones reales et personales, utiles et diretas [...]in quamdam par-
tem terre in contrata Sommontoni infra stratas, cui a primo murus comunis,
a secundo strata, a tertio res comunis Asisii [...] pro pretio et nomine pre-
tii centum tredecim librarum et quindecim soldorum denariorum corto-
nensium [...].

La quietanza relativa risulta da un atto del 26 febbraio 1217,
nella quale il maggior sindaco concede il prezzo di centotredici libbre
e quindici soldi di denari come stabilito nell'atto precedente.

Il notaio «Iohannes Alberti» redige un inventario ? che rias-
sume gli acquisti fatti dal Comune quali sono risultati dai docu-
menti esaminati precedentemente; contiene inoltre le somme di
denaro già devolute per i terreni e i casalini e un primo elenco di
assegnatari.

Tratta inoltre del mulino con relativa gualchiera e di terre
colte, incolte e paludose poste in «balia Turris Rance» (l'odierna
Torraccia) che il vescovo concedeva in enfiteusi al Comune per
cento anni per il prezzo di cento soldi di denari cortonesi.

CAPITOLO V

ASSEGNAZIONE E VENDITE DI TERRENI AI COMITATINI
INURBATI. RELATIVI IMPEGNI DI COSTRUZIONE

La notizia più importante emersa dall’inventarium regestato,
riguarda il prezzo dei casalini assegnati agli abitanti delle balie,
che risulta il doppio di quello pagato dal Comune.

Presumibilmente questo utile era determinante per la neces-
sità di concludere una iniziativa che riguardava la città nel suo
complesso.

Non si trattava infatti del semplice ampliamento della capacità
ricettiva all’interno delle mura, ma anche di un miglioramento dei
servizi e della struttura urbana in generale e in particolare delle
zone di nuova urbanizzazione.

Il Comune si accollava opere pubbliche, ma ricavava il denaro
necessario dall’incremento di popolazione.

me mr on NT REEL D eu) E DES MITA DIL EIA DTT
L'AMPLIAMENTO DI ASSISI NEL 1316 25

In termini moderni si potrebbe dire che le opere di urbaniz-
zazione, necessarie per una idonea sistemazione dei nuovi terreni
edificabili, sono a carico dei nuovi venuti e non dell’intera collet-
tività 9.

Questa non era tuttavia l’unica procedura per l’esecuzione
di opere pubbliche. In via « Capiti Bovis » (ora Capobove), ad esem-
pio, che non era compresa fra le strade delle nuove zone di espan-
sione, la sistemazione era a carico in egual misura del comune e
dei frontisti in proporzione alla lunghezza del frontestrada di cia-
scuno.

Per la costruzione di chiese infine era frequente l’obbligo di
un lascito testamentario che se non assolto dal testante, vincolava
eredi e fidecommissari.

In dettaglio si vedranno meglio i vari particolari di queste
norme, nell’illustrazione delle opere pubbliche decise dai Quindici
e contenute nello statuto.

Il documento in data 7 e 8 ottobre 1316 (cc. 38-44) '9? contiene
l'elenco dei filari dei casalini assegnati agli abitanti delle balie, i
nomi degli assegnatari estratti con sorteggio nel consiglio dei ret-
tori e il loro luogo di provenienza.

I Quindici nello statuto avevano stabilito nei paragrafi 33-35
le norme dell'assegnazione, alla quale era addetto il maggior sin-
daco e il prezzo di ogni puillus variava a seconda delle zone.

Il maggior sindaco sovraintendeva alla vendita dei casalini,
doveva ritirare le caparre e gli impegni e il prezzo stabilito.

Gli assegnatari consegnavano a lui l'impegno di edificazione,
da effettuarsi entro un anno a partire dal giorno della vendita.
Coloro, che non avessero pagato la caparra entro il termine sta-
bilito di un mese, erano condannati in contumacia.

Nel paragrafo 33 sono riportati i prezzi del terreno misurato
a puilli. Premesso che ogni casalino misurava tre puilli, il costo era :

1) nella contrada « Sommontoni », che inizia da porta S. Pie-
tro e finisce a porta S. Apollinare, da entrambi i lati della strada
principale, otto libre di denaro ogni puillus;

2) i casalini situati nella prima ruga parallela alla strada
lungo il muro « Submontoni », sei libbre ; quelli della seconda ruga,
sette libbre ;

3) i rimanenti casalini in contrada « Sommontoni » sette libbre ;

4) su entrambi i-lati della strada che va da porta S. Apol-
linare a porta S. Antonio, otto libbre;
26 CESARINA DE GIOVANNI

5) quelli contigui alla strada presso il muro dell’orto di S. Apol-
linare, sette libbre ;

6) i casalini nuovi di strada S. Francesco, otto libbre ;

7) i casalini della strada di S. Chiara, dalla porta nuova
alla porta antica, e quelli di fronte alla piazza nuova del mercato,
otto libbre ;

8) in contrada S. Chiara i casalini contigui al muro nuovo
del Comune, sei libbre ;

9) nella stessa contrada quelli lungo la seconda ruga inter-
media tra la precedente e la strada de medio, sette libbre ;

10) i casalini su entrambi i lati della strada che inizia da
piazza nuova o abitazione dei massari fino alla porta nuova di
S. Chiara, sette libbre ;

11) in contrada S. Antonio tutti i casalini contigui alla strada
lungo il muro nuovo del Comune dalla calcinaia fino alla torre
« Grimontoni » cinque libbre ;

12) in strada S. Antonio e Borgo Perlici, sei libbre;

13) su entrambi i lati della strada, che da porta S. Antonio
va alla piazza nuova verso la porta « Turris Bone Matris », e quelli
contigui alla via antica di S. Antonio, che inizia verso il palazzo
di S. Caterina, sette libbre ;

14) i casalini posti in Borgo Perlici presso il muro del Comune
«ubi dicitur Guardia Bonaghisse », tre libbre ;

15) in contrada S. Stefano, sei libbre.

Il testo del citato documento !, viene riportato senza però i
nominativi degli assegnatari e le denominazioni delle balie, in quan-
to si è preferito per comodità di consultazione riunirli in apposito
elenco 12).

È indubbia l’importanza di questo materiale di documenta-
zione per tentare la ricostruzione planimetrica della città di allora.

Anche se l’operazione, per essere eseguita in maniera siste-
matica, richiede la conoscenza di ulteriori dati (quali ad esempio,
quelli contenuti nei catasti dell’epoca), che però non si conoscono,
sì è ritenuto possibile tentare una verifica-campione utilizzando la
descrizione di quei filari che utilizzassero elementi tutt'oggi pre-
senti nella toponomastica e tentando di rintracciare elementi strut-
turali ancora esistenti con caratteristiche architettoniche riferibili
all’epoca.

La prima è stata eseguita sugli orti oggi esistenti in contrada
S. Pietro, i cui muri di cinta sono costituiti da antiche facciate di

pM UU NENNENID. COVE FTP LIRE S
L'AMPLIAMENTO DI ASSISI NEL 1316 27

case con incorporate porte e finestre trecentesche. Gli elementi di
riferimento disponibili sono, oltre le due cinte murarie vecchie e
nuove, la rete viaria certamente riferibile all’epoca, la chiesa e l’ab-
bazia di S. Pietro col suo orto e relativo muro ‘di cinta, la collo-
cazione della porta di S. Apollinare sulla vecchia cinta, la porta
«Sommontoni » (oggi Sementone), la chiesa di S. Apollinare.

I risultati sono stati più soddisfacenti del previsto.

Il primo filare «contiguo alla strada maggiore di mezzo in
sementone dalla parte inferiore», è costituito di 34 casalini a par-
tire da porta S. Apollinare fino al muro dell’orto di S. Pietro. Un
tratto cioè di 260 m di lunghezza. Tenuto conto che ogni casalino
era di 3 « puilli » e che ciascun « puillus » corrisponde a mq 27,21, la
superficie di ciascuno era di mq 81,64 circa. Tutto ciò ha permesso una
deduzione estremamente interessante: 34 casalini su 260 metri
corrispondono ad un fronte strada di 7,5 m circa per ciascuno. La
profondità del filare che ne deriva è di 11 ml circa. Queste dimen-
sioni, come si vedrà, hanno una reale corrispondenza colla tipolo-
gia strutturale dato che in quell’epoca i solai delle abitazioni erano
realizzati abitualmente in travi di legno. Collocato sulla planimetria
in allegato questo filare, i successivi 3, 4, 5 dell’elenco sono stati
verificati sulla dimensione attuale, tenuto ‘conto del numero di
casalini e del fronte per ciascuno di m 7,5. Il risultato dei con-
teggi si è rivelato sorprendentemente coincidente. Vi è di più : nella
planimetria catastale del 1820, anteriore quindi alla costruzione
del monastero oggi esistente nella zona, figura una maglia stra-
dale, oggi non più esistente, che corrisponde esattamente ad un
impianto su quattro filari quale quello descritto nel documento,
a meno di una strada lungo il muro e la prosecuzione della mediana.

La seconda verifica riguarda le case di porta Perlici. I filari
che vanno dal n. 25 al 31 dell’elenco non sono ben individuabili
singolarmente ma fanno parte di un unico complesso tuttora esi-
stente tra la «gorga» (il fosso) e la porta. Gli elementi linguistici
sono facilmente attribuibili all’epoca mentre i rilievi effettuati dal
professor Astengo e dall’architetto Abbate, per uno studio con-
dotto nel 1958 su una parte di quel complesso, mettono chiara-
mente in evidenza una tipologia strutturale chiara e costante ssul
modulo base degli 8 metri circa.

Chiaramente il riferimento alle norme della particellazione del-
l'epoca ha subito qui un adattamento per l'articolazione del ter-
reno in pendenza e per l’ «invenzione » architettonica.
“RM

28 CESARINA DE GIOVANNI

Sulla base di quanto previsto nello statuto al paragrafo 39,
veniva disposto l'atto !* che vincolava gli assegnatari dei casalini
a edificare entro un anno almeno la parte in muratura ed entro
l’anno successivo a completare la propria abitazione e, salvo possi-
bili proroghe concesse dai rettori delle arti, i termini erano tassativi.

Dell'atto redatto dal notaio «Egidius Andree» comprendente
le cc. 52-62 si riporta come campione il proemio, una parte di-
spositiva. rn

"CAPITOLO VI

RAPPORTI PARTICOLARI CON PRIVATI ED ESECUZIONE
DI OPERE PUBBLICHE

Dopo avere esaminato quanto nello statuto riguarda gli acquisti
da parte del Comune, le successive vendite, le assegnazioni e gli
impegni di costruzione, e avere convalidato tali notizie con ogni
altro documento, che é stato possibile reperire attraverso lunghe
e minuziose ricerche, restano ora da considerare i rapporti parti-
colari e le connesse norme tra il Comune e i privati, norme che ri-
velano una interessata sensibilità degli amministratori nei confronti
dei privati, gli uni e gli altri appartenenti al medesimo ceto del
«popolo grasso ».

Coloro che avevano venduto ai sindaci del Comune terre e
possedimenti potevano sfruttare le loro proprietà fino a quando
non fosse stata loro pagata la somma dovuta (paragrafo 20). Il
pagamento veniva effettuato col denaro ricavato dalla vendita di
terreni e casalini agli abitanti del distretto amministrativo, come
si è detto.

I proprietari di case o terreni entro l’antico muro, nella zona
compresa tra porta S. Apollinare e la porta chiusa di S. Antonio,
che avevano venduto le loro proprietà poste fuori la cinta antica,
potevano acquistare dal maggior sindaco del Comune un casalino
per ogni appezzamento di terreno venduto al prezzo stabilito di
otto libbre a « puillus». Il Comune cioè tendeva ad agevolare l'acquisto
di terreno, per edificarvi una casa, anche da parte di abitanti della
città che lo desiderassero, senza peraltro costringerli (paragrafo 41).

bin ini TRIDENTE MAI RNC SC! do HIC
L'AMPLIAMENTO DI ASSISI NEL 1316 29

Il maggior sindaco doveva sovrintendere alla permuta fra i
sindaci del Comune e «Paulus Bernardini». Questi cedeva al Co-
mune un terreno sul colle di S. Antonio e sei casalini lunghi venti
piedi e larghi quanto il suo terreno verso il muro del Comune. Que-
sti casalini dovevano essere misurati dall’angolo superiore della
casa di «Paulus Bernardini» verso la torre vicino alla via pub-
blica posta nel terreno del medesimo.

Il Comune concedeva in cambio a «Paulus Bernardini» un
terreno posto entro le antiche mura vicino alla piazza nuova e con-
tiguo alle sue case, grande quanto la facciata della nuova casa del
medesimo posta entro l’antico muro, delimitata su due lati dalla
via, sul terzo lato dalla proprietà di «Cola Bonifatii». Il terreno
confina con la piazza nuova, il terreno del Comune, la proprietà
di « Lippus Busa» e la proprietà del Bernardini.

Gli oneri di urbanizzazione erano a carico di questi, che si im-
pegnava ad aprire una via transitabile agevolmente dagli uomini
anche con le bestie.

Nel caso che l’operazione di permuta non venisse effettuata
« Paulus Bernardini» poteva ugualmente edificare la nuova casa.
Ma è attestato l'avvenuto compromesso fra lui e il Comune e l'atto
di permuta del 18 ottobre 1316 (c. 21r) stipulato da « Iohannes
Alberti » secondo le norme dispositive dei Quindici :

[...] Et hec fecerunt dicti syndici secundum reformationes per do-
minos quindecim [...] positos super decoratione et aumentatione anbitus
civitatis predicte [...]

richiamate con precisa minuzia.

Nello statuto al paragrafo 6 i Quindici deliberano le norme
riguardo all'acquisto di un terreno da parte di « Matthiolus Io-
hangnoli ». Codesto cittadino poteva liberamente acquistare un ter-
reno confinante con la sua casa. La nuova costruzione veniva edi-
ficata partendo dallo spigolo del muro antico del Comune, posto
fra le proprietà dello stesso « Matthiolus» e « Vangnotius Bona-
mantie», perpendicolarmente al muro di « Porticelle » fino a una fi-
nestra del predetto muro che doveva rimanere aperta.

In cambio di questa concessione «Matthiolus» dava al Co-
mune la metà della via che attraversava un suo terreno in contrada
« Caleinarium Sancti Antonii » in un atto del 4 novembre 1316 (c.
30r) redatto da «Iohannes Alberti», nel quale compare in sostitu-
zione di « Matthiolus» il fratello « Ciccolus Iohangnoli ».

3
TOTO OVE PT UNIVERSE

30 CESARINA DE GIOVANNI

Questo atto indica fedelmente le disposizioni emanate dai
Quindici. ;

Il podestà, il capitano, il maggior sindaco e i loro ufficiali ave-
vano l’obbligo di tutelare le proprietà dei privati, sia abitanti della
città che del distretto amministrativo, intervenendo contro co-
loro, che tentassero di molestarli, con procedure d’urgenza, entro
dieci giorni dalla presentazione della querela. Coloro che si ren-
devano colpevoli erano condannati a una pena doppia di quella
prevista dagli Statuti vigenti per un simile reato (paragrafo 24).

Diversi paragrafi dello statuto riguardano l’esecuzione di opere
pubbliche in varie parti della città.

Per vederne la consistenza, si esaminano qui di seguito le va-
rie opere in programma.

I Quindici deliberano (paragrafo 9) la esecuzione di due cal-
cinaria. Si trattava di forni cilindrici entro i quali la pietra calca-
rea veniva surriscaldata per ricavarne la calce viva impiegata nelle
costruzioni. A questo scopo la legna raccolta dai terreni acquistati
dal Comune doveva essere portata nelle due fosse adibite a calci-
naria, una in contrada S. Antonio, l’altra fuori porta Sementone.

Il sindaco maggiore sovraintendeva alla realizzazione dei due
calcinaria e doveva obbligare ogni focolare della città e del. con-
tado a portare una salma di legna nel caso la legna raccolta non
fosse sufficiente, sotto pena di cinque soldi per i trasgressori.

I paragrafi 18 e 39 trattano dell’incarico dato dai Quindici al
massaro del Comune. A spese del Comune doveva essere rifatto un
muro fra la casa di « Melle domini Iacobi» e il palazzo del popolo.
Inoltre il massaro del Comune doveva corrispondere dieci libbre di
denari cortonesi a «Ciccolus Ugolini Crissii mantellatus», incari-
cato di erigere un muro davanti alla casa di «soror Francissca de
Iano». Il muro doveva essere eretto fino al piano della via o po-
co più.

Nel paragrafo 37 il maggior sindaco è impegnato a far eseguire
entro due mesi la selciatura di via « Capiti Bovis ». La strada che ini-
ziava dalla casa di « Niccolutius Andree» e da quella di « magister
Andreas magistri Niccolle », e proseguiva fino alla via che era presso
la casa dei figli di «Giliolus spetialis» e saliva fino alla casa del-
l'« Arcus Pacis», doveva essere spianata, livellata e selciata « mat-
tonibus sive lapidibus cuccis», come le altre strade della città. La
parte mediana veniva eseguita a spese del Comune, le laterali a
spese dei frontisti.
L'AMPLIAMENTO DI ASSISI NEL 1316 SI

I Quindici incaricano (paragrafo 36) il maggior sindaco di
acquistare le case migliori circostanti la piazza del Comune fino
alla somma complessiva di diecimila libre di denaro, somma nella
quale doveva essere calcolato il prezzo delle case di « magister
Francisscus Bonaventure» e degli eredi di « magister Angelus
Egidii ».

significativi sono cinque atti di vendita di privati al maggior
sindaco, stipulati nel mese di marzo del 1317, di case situate nelle
immediate vicinanze della piazza del Comune.

1) [...] quandam domum cum quodam casaleno La primo pla-

tea comunis, a secundo via, a tertio ipse Angelutius, a quarto Bevenutus
Rufini [...]

2) [...] quandam turrim cum quadam camera et domo et introitu

[...] in porta S. Iacobi [...] cui a primo platea comunis, a secundo via,
a tertio Lateianellus Cecapti a quarto heredes Lateiani [52]

3) [...] quandam domum positam in porta Sancti Iacobi cui a primo
platea, a secundo res comunis, a tertio Ciccarellus Andrioli, a quarto et quin-
to, vias [4].

4) [...] quandam domum iuxta plateam comunis cui a primo ipsa
platea, a secundo, tertio, quarto res comunis [5:5]:

5) [...] quandam domum positam iuxta plateam comunis cui a pri-

mo ipsa platea, a secundo via vicinalis, a tertio Ninus Bonsegnore, a quarto
Ciccolus Andrioli [...].

Il maggior sindaco doveva predisporre l'apertura di due «vie
sive andriones vel rebuchy » (paragrafo 38).

Il primo vicolo coperto iniziava in strada antica S. Francesco
fra la casa di «Paulutius Pauli Longne» e la casa ove stavano
«modo Teotonici»; il secondo tra la casa un tempo di « Iohannic-
tus» e quella di « Bartolus magistri Andree». Non è possibile sta-
bilire di quali vicoli si tratti, probabilmente i due vicoli chiusi esi-
stenti in via S.. Francesco.

In Piazza Nuova doveva essere costruita una fonte con ab-
beveratoio, posta nell'angolo superiore della strada nuova che por-
tava a S. Antonio.

A questa fonte veniva portata l’acqua dell'acequedotto dell'an-
tica fonte Perlici, tuttora esistente, e l’acqua che si diceva fosse
presso le fondamenta della torre di Porta S. Antonio e che viene
immessa tuttora nell'aequedotto civico. La strada nuova di S. An-
tonio, evidente nella pianta di Assisi del 1820, e la fonte, la cui
avvenuta costruzione non é possibile stabilire, erano nell'area at-
Ps Tra

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32 CESARINA DE GIOVANNI

tualmente occupata dal complesso di edifici del Convitto Nazionale
per gli orfani dei maestri (paragrafo 27).

I paragrafi 12-19-22 danno disposizioni per l'apertura della
strada di S. Chiara.

Il podestà e il suo vicario doveva far «desyngnari et aperiri
et disgomborari» la strada nuova dalla Piazza del Comune alla
chiesa di S. Chiara.

Esecutore della strada è nominato « Angelum militem et so-
tium domini potestatis ».

I proprietari delle case distrutte o danneggiate durante l'ese-
cuzione dei lavori erano risarciti a spese del Comune da quattro
persone nominate da «Iacobus iudex malleficiorum ».

I rettori delle arti avevano il compito « providenpdi ordinandi
vel supersedendi super strata nova», e di accertare che i proprie-
tari delle case distrutte o danneggiate fossero risarciti a spese del
Comune entro due mesi, da computarsi dal giorno della richiesta
dei danni.

I mercanti «Iacobus et Thomas Georgii», che avevano impre-
stato al Comune seicento libbre di denaro per i lavori di apertura
della strada, dovevano richiedere la somma al massario del Comune.

Questa notizia fa intendere che i mercanti esercitavano il pre-
stito ad interesse come attività complementare.

Il maggior sindaco sovraintendeva ai lavori di costruzione del
«guaccatorium sive lavatorium » in contrada Moiano posto tra le
vie e il muro del Comune.

Veniva eretto un muro rettilineo dal mulino del Comune fino
all'angolo, donde si scendeva alla fonte di Moiano, e costruita una
fonte per abbeverare le bestie nell'angolo superiore del predetto
muro.

Alla nuova fonte doveva essere convogliata, per quanto pos-
sibile, la vena esistente fra la casa di «Lolus Mantone» e la porta
dei figli di « Tafforutius ».

Il paragrafo 40 prosegue disponendo .che intorno al lavatoio
si aprisse una strada di otto piedi « mattonata et laterata ».

Il Comune già dall’aprile 1283 aveva acquistato il terreno
«deputatum ad lavatorium comunis », ma ne stabiliva la costru-
zione solo nel 1316 14).

Attualmente esiste un pubblico lavatoio nella zona presso porta
di Moiano.

Un ultimo lotto di opere pubbliche, connesse con l’amplia-

VIRATA NI L'AMPLIAMENTO DI ASSISI NEL 1316 33

mento della città, avrebbe dovuto comprendere la costruzione di
due nuove chiese, evidentemente disposta come manifestazione
della buona volontà del Comune nel compiacere il vescovo, il quale
non era rimasto soddisfatto delle disposizioni dei Quindici, proba-
bilmente perchè considerava troppo modesto il prezzo pagato per
i suoi terreni tanto che, come si è visto, gli viene consegnata una
ulteriore somma.

Le due chiese, di cui peraltro non resta traccia, dovevano sor-
gere, una in contrada Sementone nell’angolo inferiore fra la strada
principale e la strada che da porta Sementone va a porta S. An-
tanio ; l'altra al centro della Piazza del Mercato.

La prima chiesa e l’annessa sagrestia dovevano essere costruite
a spese del Comune e il massaro deve acquistare per un massimo
di cento libre di denaro cortonese calice, paramenti, messale e una
croce. Il maggior sindaco deve sovraintendere alla esecuzione dei
lavori, da portare a termine in un anno, pena di cinquanta libre
del suo salario.

I cittadini di Assisi e del contado, che per avventura muoiono
dal 1316 in poi per dieci anni, devono lasciare per testamento
«amore Dei et intuitu pietatis et remedio anime sue », cinque soldi
alla nuova chiesa. E se ciò non fosse fatto, il rettore della chiesa
può esigere il prezzo dal fidecommissario, dagli eredi, o dai pos-
sessori dei beni del morto.

Il denaro è amministrato dal rettore dell'Ospedale del Co-
mune, che deve tenere un inventario assieme al rettore della chiesa.

L'altra chiesa da erigersi in onore di Maria Vergine in mezzo
alla Piazza del Mercato è costituita da un corpo di fabbrica qua-
drato di quindici piedi, alto otto piedi. A piano terreno è posto un
altare; vi sono quattro finestre in ogni lato e la volta di mattoni
termina in una cuspide con la croce.

Vi si celebrerà messa ogni sabato da un prete nominato dal
capitolo di S. Rufino. Il massaro dispone di sessanta libre di de-
naro per paramenti, croce e calice.

Anche in questo caso è stabilita una multa di cinquanta libbre
al maggior sindaco, se non verrà portata a termine la costruzione
in un anno.

CESARINA DE GIOVANNI
huie er

34 È CESARINA DE GIOVANNI

NOTE

1) G. AsrENGO, Il piano regolatore generale d'Assisi in « Urbanistica »,
XXVII, 24-25 (settembre 1958), p. 42.

?) J. BEDIER, Les chansons de geste et les routes d'Italie, in Legendes
épiques, Paris, 1917, vol. rr.

3) G. G. SBARAGLIA, Bullarium Franciscanum Romanorum Pontificum,
Roma, 1759-68, pp. 22-23.

*) Assisi, Arch. com. M 1, c. 4.

5) V. Appendice, doc. n. 1.

*) V. Appendice, doc. n. 2.

?) Si ignora l'origine della zecca di Cortona che sembra abbia operato
nel xir secolo dal 1258-1289 vedi: Corpus nummorum italicorum, Roma,
1916; vol. x5 p. 17:

8) V. Appendice, doc. n. 3.

°) È interessante l'analogia colla legislazione urbanistica Viger in
Italia per l'edilizia economica e popolare.

10) V. Appendice, doc. 4, cc. 38-44.

") V. Appendice, doc. n. 4.

1) V. Appendice, doc. n. 6.

18) V. Appendice, doc. n. 5.

14) Negli Statuti del 1469, liber 1, rub. 240, è citato il lavatoio : « Quod
in contrada Moiani fiat lavatorium ».

TURNER. LU AE MUTO A RT E NIRO EE

EHEPHENTSUTACTUTESUTD L'AMPLIAMENTO DI ASSISI NEL 1316

APPENDICE

Documento n. 1

In nomine Domini amen. Infrascripta sunt ordinamenta facta per /
quindecim bonos homines positos et electos per comune Asisii super /
augmentatione, affrancatione et decoratione civita/tis Asisii.

In nomine Domini amen. Infrascripta sunt / ordinamenta et provi-
siones facta composita et ordinata / per infrascriptos quendecim sapientes
et bonos / viros et rectores artium civitatis Asisii, videlicet / tres pro quali-
bet porta dicte civitatis, scilicet duos rectores / et unum bonum hominem,
electos per consilium dominorum con/sulum mercatorum et rectorum ar-
tium civitatis predicte / ad providenpdum, ordinandum et deliberandum
quidquid eis vi/detur utile pro comuni predicto super eo quod civitas /
Asisii de bono in melius augmentetur, quod ubicun/que inter muros novos
et veteres dicte civita/tis ubi non sunt domus quod impleatur domibus / et
quod omnes domus dicte civitatis que subiacent iure / enphyteotico quod
liberentur. Et predicta fiant per onnem modum et viam quibus melius fieri
poterit / secundum formam reformationis consilii consulum mercatorum /
et rectorum artium civitatis iam dicte et consilii generalis / et spetialis com-
munis et populi supradicti ex autoritate et potestate / et baylia eisdem bonis
et sapientibus viris et reto/ribus predictis super predictis electis ut dictum
est ad / tributa et data a consilio dominorum consulum mer/catorum et
rectorum artium dicte civitatis et a consilio / generali et spetiali populi
dicte civitatis sub anno domini / millesimo tricentesimo sextodecimo tempore
domini Iohannis pape / vigesimi secundi indictione decima quarta diebus
et mense infrascriptis et / scripta per me Iohannem Alberti notarium de
mandato / intradictorum quendecim, quorum quindecim bonorum virorum
et rectorum /artium dicte civitatis nomina sunt hec:

Dominus Matheus Pauli bonus homo

Ciccolus Andrioli

Blancus magistri Aceti | -

magister Iohannes Albert! bonus homo

Ciccolus Iohangnoli

Vannes Petricoppi

Paulutius magistri Niccole bonus homo

Roscius de Mora

Vangnolus Massioli

dominus Andreas Bernardi bonus homo

Andriutius Masscii domine Dialte de porta sancti Francisscii
Lippus Iohangnoli

rectores de porta sancti Rufini

rectores de porta Perlaxi

rectores de porta sancti Iacobi
.CESARINA DE GIOVANNI

Ciccolus Loli bonus homo
Piscanus Bartoli |
Iohangnolus Tebaldi | rectores de porta sancte Clare

Quod si quis de quindecim fuerit molestatus quod per / comune
Asisii conservetur indenpnis. /

In nomine Domini amen. Convocati et congregati / supradicti boni
homines et rectores absentibus tamen / Paulutio magistri Niccole et Vanne
Petricoppi et / Blanco magistri Aceti tamen citatis per banum comunis /
in domo nova palatii populi dicte civitatis / Asisii unanimiter et concordi-
ter ipsorum nemine / discordante ex autoritate et potestate et baylia eis
ad/tributa a consilio rectorum et generali dicte civi/tatis Asisii deliberave-
runt et ordinaverunt hec ordinamenta / perpetuo valitura quod si aliquis
de civitate Asisii / vel comitatus et districtus eiusdem vel undecumque /
et cuiuscumque condictionis et status impediret, dampni/ficaret, mo-
lestaret vel inquitaret aliquo / tempore in dicta civitate et eius districtus
vel / in Curia romana vel alibi ubicumque ali/quem ex dictis quindecim
vel alium eorum directe vel / per oblicum aliquo quesito colore vel eorum
coniuntum vel affinem aliqua de causa que dici / vel cositari possit que vi-
deatur vel videretur / vel presumi possit quod fieret occasione offitii et au-
toritate / eis concessa de quo stetur et credatur assertioni / et dicto petentis
vel pro eo quod aliquid diceretur vel / ordinaretur super remissione eis facta
pro bono statu / comunis et populi antedicti quod dominus cappitaneus
et dominus / potéstas et eorum offitiales et quilibet ipsorum dominorum
et / offitialium qui nunc sunt vel erunt per tempora te/neantur et debeant
ad requisitionem predictorum quindecim / vel maioris partis ipsorum et cu-
iuslibet eorum vel eorum / successorum et cuiuslibet ipsorum facere con-
gregari / consilium generale comunis vel populi ad petitionem / petentis
in quo sufficiat numerus quinquaginta consiliariorum / vel pauciorum et
ibidem facere fieri syndicum / habentem legitimum mandatum a dicto com-
uni et sin/gulari persona tunc molestata vel inquietata quod / ipsos de-
fendat expensis comunis Asisii et indempnem / conservet tam in dicta
civitate quam in Curia / romana quam alibi ubicumque. Et quod massa/-
rius dicti comunis qui nunc est vel erit per tempora / teneatur et debeat
solvere et dare de a/vere comunis Asisii in hoc casu si non habeat / pecu-
niam possit et debeat acquirere sub mu/tuo et cavere de triplo et dictum
comune et bo/na ipsius obligare et ipse massarius habe/atur in hoc casu
pro legitimo syndico et ex / nunc prout ex tunc habeatur pro legitimo
syndico / ad predicta et solvere cum effectu omnes expensas / dampna
et interesse quod et que dicta talis mo/lestata vel citata persona passa esset
vel pa/teretur occasione dicte molestationis vel inquietationis vel / citationis
pena potestati et cappitaneo et eorum offitialibus et / cuilibet eorum non

EROE TER SSIS FTETREEN
L'AMPLIAMENTO DI ASSISI NEL 1316 37

observantibus vel non observan/ti predicta omnia et syngula pro qualibet
vice / qua fuerint requisiti vel requisitus centum / florenorum boni et puri
auri quos solvere / teneatur massario dicti comunis sine alia condemp /na-
tione. Et massarius contrafaciens vel / non observans predicta vice qua-
libet penam / incurrat centum librarum cortonensium quam incidant et
cur/rant predicti et quilibet predictorum ipso facto et solvere tene/antur
comuni predicto non obstantibus aliquibus statutis re/formationibus con-
siliorum ordinamentis brevibus artium comunis / vel populi dicte civitatis
Asisii in contrarium loquen/tibus que habeantur in hac parte pro suspensis /
et derogatis cassis et irritis et pro specificatis et quod / per me notarium
predictum possint specificari si necesse / fuerit et quod massarius comunis
teneatur et debeat resti/tui facere dictis quindecim et cuilibet eorum
expensis dicti / comunis dictum ordinamentum in formam publicam ex
potestate et / baylia ipsorum eis a dicto comuni concessa. /

De electione syndicorum ad emendum terras et possessiones | ecle-
siarum

Item eo modo quo supra convocati dicti quindecim ad so/num cam-
pane ut moris est et congregati duodecim / ex eis absentibus tamen Vanne
Petricoppi et Rosio / de Mora et Ciccolo de Trellibus in domo nova / palatii
populi dicte civitatis comuniter et concorditer or/dinaverunt et stantia-
verunt quod Ciccolus Loli / Iohangnolus Tebaldi sint syndici dicti co-
munis ad / emendum et in camblum et permutationem recipiendum om-
nes / terras quas episcopatus et dicte ecclesie habent infra / muros novos
et veteres dicte civitatis et ad pre/tium promittendum et quod predicti
Ciccolus et Iohangnolus / ponantur per magistrum Francisscum Blaxii qui
fuit ro/gatus scribere syndicos.

Qualiter permutetur terrenum cum Paulo Bernardini | et cum co-
mune Asisii.

Item eo modo convocati et congregati duodecim ex dictis / quinde-
cim in domo nova palatii populi dicte civitatis / absentibus tres ex eisdem
quindecim scilicet Vanne Petricoppi Cicca/rello de Trellibus et Rubeo de
Mora convocatis / tamen ad sonum campane ut moris est comuniter et /
concorditer ipsorum nemine discordante ordina/verunt et deliberaverunt
quod syndicus maior dicti / comunis Asisii teneatur et debeat permutare
et per/mutari facere cum Ciccolo Loli et Iohangnolo / Tebaldi sindicis dicti
comunis Asisii ad permutandum / terras et possessiones positas infra mu-
ros novos dicte // civitatis Asisii facere permutari cum Paulo Bernardini /
de porta Sancti Rufini de terreno dicti Pauli posito infra / muros novos co-
munis in Colle Sancti Antonii cui a primo / via a secundo heredes Iohan-
38 CESARINA DE GIOVANNI
e

gnoli Venture a tertio murus comunis / et accipere a dicto Paulo pro co-
muni sex casalena viginti pedum / in largitudine ®) pro quolibet ad pedem
manus iusti hominis / et in longitudine quantum est dictum terrenum ver-
sus murum / comunis et dicti casaleni mensurentur ab angulo superiori /
domus dicti Pauli versus turrim iuxta viam publicam positam / in ipso ter-
reno dummodo ei sit licitum edificium dicte / domus elevare et non ve-
niant in dicta permutatione. / Et dicti syndici comunis dent et concedant
pro camblo et permu/tationis iure Paulo Bernardini predicto de terreno
comunis / posito infra muros antiquos iuxta plateam novam et post / do-
mos dicti Pauli tamptum de dicto terreno quantum / capit facies domus
nove ipsius Pauli infra murum / antiquum positum cui domui a primo et
secundo via a tertio / Cola Bonifatii et cui terreno comunis permutando
a primo / platea nova a secundo terrenum comunis infra muros a tertio
Lippus / Busti a quarto ipse Paulus et quod dicta terminentur et desyn /gnen-
tur et executioni mandentur per dominum maiorem / syndicum ad petitio-
nem dicti Pauli sub pena quinquaginta librarum / de suo salario. Et quod
dictus Paulus teneatur et debe/at facere suis expensis et sumptibus viam,
anditum / et adgressum inter dictum terrenum cum eo permutandum /
et terrenum quod ibi superest comuni predicto ita quod comode / cum be-
stis et sine bestis homines possint ire et re/dire non obstantibus aliquibus
statutis ordinamentis et brevibus ar/tium in contrarium loquentibus pre-
dictis vel aliquo predictorum / que habeantur pro cassis suspensis et spe-
cificatis et spe/tialiter statuto quod loquitur qualiter fiat concessio bono-
rum comunis. /

Quod quidquid ordinatum fuerit per maiorem partem quin/decim
valeat et teneat.

Item in Dey nomine amen. In domo nova palatii populi / dicte civi-
tatis congregati dicti quindecim ad sonum campa/ne ut moris est unani-
miter et concorditer eorum ne/mine discordante ordinaverunt providerunt
et deliberaverunt / quod quandocumque maior pars eorum fuerit in con-
cordia velle / aliquid ordinare providere et ordinare super hiis/que eis con-

missa sunt per dictum comune et occasione eorum / offitii eis dati quod non

obstante si eorum ali/quis vel aliqui non essent in concordia dummodo /
maior pars sit in concordia quod de licentia omni/um eorum possim scribere
et quod scriptum fuerit / valeat ac si per omnes ipsos quindecim factum
esset / et quod ex nunc deliberant et ordinant quod quidquid / ordinaverint
et provisum fuerit per maiorem / partem ipsorum approbant et volunt quod
dicatur / de voluntate omnium sit factum.

&) Nel testo longitu[di]ne.

TUTTI rS THEBIS nuege
laicale enne

L'AMPLIAMENTO DI ASSISI NEL 1316 39

Qualiter Matthiolus Iohangnoli possit deprehen/dere quoddam ter-
renum.

Item .congregati supradicti domini quindecim. statuerunt pro/viderunt
et deliberaverunt quod Mattiolus Iohan/gnoli libere possit aprehendere de
quodam, / terreno quod est in strata infra muros post domum / ipsius et ibi
hedificare a cantone sive spigulo / muri veteris comunis positi infra muros
intra ipsum / Mattiolum et Vangnotium Bonamantie recte / ad murum
Porticelle ad quandam fenestram / que est in dicto muro Porticelle ; dicta
fenestra / senper remaneat libera extra dictam aprehensionem / et quod
idem Mathiolus det ipsi comuni me/dietatem vie que vadit per suum ter-
renum / in contrata Calcinarii aliquo capitulo non obstante. /

Quod ordinamenta et instrumenta quindecim non / possint tolli nisi
certa sollenpnitate premissa.

In nomine Domini amen. Convocati et congregati dicti domini / quin-

decim ex autoritate et baylia eis adtributa / a consilio populi et rectorum
artium civitatis / Asisii providerunt, ordinaverunt et delibera/verunt co-
muniter et concorditer et inviolabiliter per/petuo observandum statuerunt
videlicet quod / omnia statuta reformationes ordinamenta per ipsos quin-
decim / facta et facienda ac etiam omnes scripture // facte et faciende manu
magistri Iohannis Alberti notarii / et etiam omnes contractus et scripture
entionum / venditionum permutationum quetationum / promissionum et
omnes alii cuiuscumque conditionis / sint vel existant factarum et factorum
faciendarum et / faciendorum per quascumque personas cuiuscumque con-
dictionis / et status existant manu cuiuscumque notarii apparerent / vel
apparebunt cum Ciccolo Loli et Iohangnolo / Tebaldi syndicis comunis Asisii
vel altero ipsorum / ut de sindicatu ipsorum dicitur apparere manu / Fran-
cissci Blaxii notarii sive cum aliqua qua/cumque persona dicte civitatis et co-
mitatus et distri/tus eiusdem syndicatorio sive procuratorio vel gestorio /
nomine dicti comunis rata et rati sint et in/tegraliter observentur inlesa et
illesi et per / potestatem et cappitaneum et syndicum maiorem et offitia/les
ipsorum et cuiuslibet eorum et omnes alios of/fitiales dicte civitatis qui modo
sunt et erunt per / tempora et omnia sequentia et dependentia a pre/dictis
vel alteros predictorum ita quod modus vel / forma dari vel opponi non pos-
sit nisi serva/to ordine infrascripto et quod dominus potestas cappitaneus /
consules mercatorum et rectores artium tene/antur et debeant ad petitionem
et requisitionem, cuiuscumque / prelati clerici vel ecclesiastice persone vel
cuiuscumque persone / citari coram quocumque iudice a predictis vel al-
tero / ipsorum vel alia legitima persona pro eis facere / fieri syndicum pro
dicto comuni in consilio generali comunis / vel populi qui syndicus tenea-
tur et debeat reddere / de iure petentium prelatorum clericorum, et eccle-
Eum WEE ESSE YU PUR LIEU UIN

40 CESARINA DE GIOVANNI

siasticarum / personarum volentium aliquid petere a dicto / comuni vel
syndicis vel aliis spetialibus personis / vel successoribus alicuius ipsorum
que contrasserunt cum / predictis syndicis vel altero ipsorum vel contraent
/ in futurum tam super bonis comunis quam etiam / super bonis predictorum
prelatorum clericorum et eclesiasticarum personarum / vel cum syndicis et
procuratoribus ipsorum et cuiuslibet eorum et suorum / successorum sive
monasteriorum et ecclesiarum de bonis ascripti/tiis sive non ascriptitiis exi-
stentibus intra muros civi/tatis Asisii in quocumque loco ipsius civitatis,
qui / syndicus teneatur et debeat redere de iure pe/tentium ipsorum et cuius-
libet eorum et iudicium in se su/scipere nomine dicti comunis et nomine
talium personarum citatarum / vel convictarum ab eisdem et quolibet eo-
rum expensis comunis / Asisii et si fuerit convictus a predictis vel aliquo
ipsorum / debeat eidem satisfacere cum effectu de avere et / bonis comunis
Asisii, ita et taliter quod ecclesia prelatus / clericus vel ecclesiastica persona
occasione predicta tam pro facto comunis / quam spetialium personarum
indempnis et inlese observetur et / integraliter satisfiat sibi. Et quod pre-
dictum ordinamentum / et omnia et singula in ipso contempta et etiam alia
omnia / ordinamenta facta et facienda per dictos quindecim non possint /
tolli cassari immutari vel infringi in toto vel in / parte nisi fuerit in con-
silio rectorum obtemptum per / sexaginta rectores in concordia ad mi-
nus et / demum obtineatur in consilio generali comunis vel populi per duc-
centos consiliarios in concordia ad minus, / aliter non possit proponi con-
suli nec arengari nec / reformari aliter sci secus fieret quod ordinaretur /
deliberaretur stantiaretur vel reformaretur sit nullum / et non valeat ipso
iure, non obstante aliquo [ statuto comunis vel populi ordinamento vel
reformatione / nec breve artium maxime quod loquitur quod ubi/cumque
et quandocumque de quocumque quadraginta rectores fuerint / in con-
cordia et cetera nec statuto quo sive quibus cavetur / qualiter vendantur
vel concedantur bona comunis nec / aliquo alio breve artium nec statuto
dicte civitatis / vel aliqua alia lege municipali civitatis eiusdem / nec aliquo
iure comuni vel civili quod in contrarium / esset vel esse videretur; que
omnia et singula supra/dicta precise et inviolabiliter debeant observari per
omnes / et syngulos offitiales civitatis Asisii qui modo sunt // vel erunt per
tempora et per quemlibet offitialem ipsorum et cuius/libet ipsorum sub
pena quingentarum librarum denariorum cortonensium quam / incurrant
ipsi et quilibet eorum si predicta non observaverint | vel adimpleverint vel
in aliquo fuerint negligentes.

De pena offendentium predictos quindecim.
Item deliberaverunt autoritate predicta quod si aliquis pre/latus vel

clericus vel ecclesiastica persona vel eorum heredes / vel filius vel successores
vel alia persona nobilis / de cuius bonis entum esset per syndicos comunis

EHPEEIAINNUDTNRETFCOTTEIUTIUT TE 7 L'AMPLIAMENTO DI ASSISI NEL 1316 41

vel do/mus ipsorum tangeretur in futurum et deguasta/retur in aliquo oc-
casione offitii predictorum quod senper / presumatur nisi in contrarium pro-
baretur vel fami/liares ipsorum offenderent vel offendi facerent / quoquo
modo aliquem ex dictis quindecim nomina quorum / superius continentur
vel eorum patres, fratres vel fi/lios et familiares, quod talis prelatus, cleri-
cus / et ecclesiastica persona, nobilis et eorum successores vel / vel herédes
vel filii vel familiares ipsorum vel cuius/libet eorum condempnetur in qua-
drupla pena eius / quod condempnaretur vel condempnari deberet si alium /
offenderet vel offendi faceret et si ex tali offen/sa facta per predictos vel
alterum ipsorum exiret san/guis quod tali offendenti vel offendi facienti /
anputetur ei manus dextra ita quod a brachyo pe/nitus separetur et talis
offensus possit talem / offendentem et offendi facientem impune / offendere
et de offensa facta predictis stetur dicto / unius testis de visu vel quattuor
fama publica / et habeatur pro legitima probatione.

Qualiter fiant calcinaria de lingnis comunis.

Item providerunt quod dominus maior syndicus dicte civitatis | te-
neatur et debeat fieri facere duo calcinaria / de lingnis incisis et incidendis
de terris et possessionibus entis / per syndicos comunis infra dicta. Et
hec fieri faciat / quam citius poterit unum videlicet in fovea que / est infra
muros in contrata Sancti Antonii et aliud /in fovea que est extra portam
Sommontoni / et si predicta lingna non sufficerent dictus dominus syndicus
teneatur et debeat facere portari a quolibet / foculare civitatis et comitatus
Asisii unam sal/mam lingnorum ad penam quinque solidorum auferendam /
ab illis qui non apportaverint dicta lingna.

Quod ordinamenta possint scribi per magistrum Iohannem Alberti.

Item ordinaverunt quod omnia ordinamenta et provisiones / facienda
et fiende per ipsos dominos quindecim possint / scribi per magistrum Io-
hannem Alberti in absentia magistri Cerrachy / notarii et que per ipsum ma-
gistrum Iohannem scripta fuerint / valeant et teneant ac si scripta essent
per / dictum Cerrachyum aliquo capitulo, reformatione / et breve artium
non obstante.

De ambassciata facienda per dominum Mactheum et dominum / An-
dream Perusium.

Item in nomine Domini amen. Predicti domini quindecim / autoritate,
baylia et potestate eis adtributa constituti / in domo nova palatii populi
civitatis Asisii / comuniter et concorditer ordinaverunt et deliberaverunt
quod / dominus Matheus Pauli et dominus Andreas Ber/nardi cum tribus
42, CESARINA DE GIOVANNI

equis pro quolibet eorum et magister / Petrus Boni cum uno equo vadant
et / ire debeant in servitium comunis Asisii pro exe/cutione offitii predic-
torum quindecim Perusium ut / conferant et consilium habeant cum docto-
ribus de/cretorum et cum illis aliis sapientibus cum quibus / voluerint et
eis videbitur super facto permu/tationis fiende cum domino episcopo Asi-
sinati / et aliis prelatis et clericis et ecclesiasticis personis / dicte civitatis
cum syndicis comunis predicti et / quod habeant et habere debeant pro
eorum salario / viginti solidos denariorum cortonensium pro quolibet equo
pro quolibet / eorum et pro qualibet die et portent pro salario con /sultorum
et dictamtium contractus supradictos quattuor / florenos auri et massarius
comunis predicti tene/atur et debeat omnem pecuniam, necessariam // pro
predictis solvere de pecunia dicti comunis sine / aliqua appodissa et sine eius
preiuditio et damp/no non obstantibus predictis aliquibus statutis, re/for-
mationibus consiliorum, brevibus artium comunis vel populi / dicte civitatis
Asisii que in contrarium loque/rentur que quo ad predicta habeantur pro
su/spensis, cassis et irritis et pro singulariter / nominatis, expresis et
expecificatis. :

Qualiter cogantur impositores pecunie strate no/ve Sancte Clare.

Item ordinaverunt et deliberaverunt quod dominus lacobus / iudex
malleficiorum domini potestatis predicti personaliter te/neatur et debeat
cogere Paulum Torti, magistrum / Felitianum Ugolini, Donatum Fran-
cissci / et Xanfolum Guillelmi ut distribuant et di/stributionem et impo-
sitionem faciant illis / personis quibus facienda est impositio pro emen-/
datione dampni dati et dampdi occasione strate / nove fiende a platea co-
munis usque ad portam / Sancte Clare secundum formam ordinamenti alias
facti per / ipsos quindecim et ipsos detineat sive detineri / faciat in palatio
comunis ubi consuevit mo/rari potestas civitatis predicte donec dictam /
distributionem et impositionem faciant et in/de non discedant nisi occa-
sione dicte distri/butionis et predicta omnia et syngula dictus / dominus
Iacobus teneatur exequi et cum effectu / facere, adimplere et fieri facere in-
tegra/liter cum effectu ad penam ducentarum librarum / denariorum corto-
nensium infra quintam diem a die notifi/cationis huius ordinamenti facti
et facte.

De melioramento terreni domini episcopi faciendo.

Item ordinaverunt et deliberaverunt in plena concordia / predicti quin-
decim symul congregati quattuordecim ex eis quod / pro satisfactione dampni
et melioramenti terreni / Sommontoni episcopatus Asisii enti a domino /
episcopo civitatis Asisii per Ciccolum Loli et Iohan/gnolum Tebaldi syndi-
cos comunis Asisii de pecunia et / avere comunis Asisii dentur ducente libre

iis e L'AMPLIAMENTO DI ASSISI NEL 1316 43

denariorum in entione / possessionis emende per dictum dominum episco-
pum pro dicto episco/patu ultra illam summam et quantitatem pecunie
que / promissa fuit pro pretio dicti terreni Sommontoni | per dictos syn-
dicos sine aliqua appodissa fienda / per aliquem offitialem comunis Asisii
et massarium comunis / Asisii et quelibet alia persona que habet vel haberet /
in futurum de pecunia dicti comunis possit et debeat / dare et solvere dic-
tam quantitatem dictarum duecentarum librarum denariorum [in entione
possessionis fiende pro dicto episcopatu sine / ipsorum et cuiuslibet eorum
preiudicio et dampno et gra/vamine.

Qualiter non audiantur qui non venerunt infra / certum terminum
ad allodampdum domos et casalena.

Item ordinaverunt modo predicto quod predicto domino episcopo
et cuilibet / prelato civitatis Asisii et aliis clericis episcopatus / predicti fiat
ius summarium sine strepetu et figu/ra iuditii per quemlibet offitialem
civitatis / Asisii presentem et futurum contra omnes et Syngulas per-
sonas / que non adsingnaverunt vel recongnoverunt / domos vel casalena
que vere sunt et esse de/bent de iure adscriptitias et adscriptitia alicuius /
predictorum clericorum vel ecclesiarum, predictarum sive aliorum piorum /
locorum dicti episcopatus nec emere voluerunt a /| syndicis infrascriptis
comunis Asisii et hec locum non habe/ant in illis personis qui emerunt do-
mum aliquam, ca/salenum sive terrenum vel ius aliquid a predictis syndi-
cis / comunis Asisii scilicet Ciccolo Loli et Iohangnolo Tebaldi.

De pecunia ecclesiarum non convertenda in usu nec utili/tate comunis.

Item ordinaverunt et deliberaverunt predicto modo quod nulla sum [ma
pecunie collecte per mercatores electos et ad / hoc deputatos per dictos quin-
decim a singularibus personis / que emerunt de bonis episcopatus Asisii
et aliarum / ecclesiarum sive piorum locorum dicti episcopatus a sindicis /
comunis Asisii possit nec debeat converti in aliquem // usum comunis Asisii
nec universitatis collegi vel ali/cuius persone cuiuscumque conditionis et
status existat nisi in / entione rerum stabilium fiendam pro dicto episco-/
patu vel ecclesiis secundum quod sibi obvenire debet ex / forma contractuum
factorum per dictos syndicos comunis Asisii / scilicet Cicollum Loli et Io-
hangnolum Tebaldi de quibus / contractibus apparet scriptum publica manu
Iohannis Alberti / notarii et secundum formam ordinamentorum factorum /
per ipsos quindecim si qua facta sunt que loquantur de / ista materia et in
ipsis entionibus fiendis et qua/libet ipsarum pro dicto episcopatu vel ali-
qua alia / ecclesia sive monasterio vel pio loco de ipsis / quantitatibus pe-
cunie vel aliqua ipsarum fiat et fieri de/beat et requisitio omnium de numero
dictorum quindecim saltim / ad domum et de licentia et voluntate maio-
OSE EROS: | COVE YU TU DU LARES

44 CESARINA DE GIOVANNI

ris par/tis ipsorum procedatur ad dictam entionem vel en/tiones fatiendas
nec possit aliqua dictarum entionum / de dictis quantitatibus fieri extra distric-
tum civitatis / Asisii. Si contra fieret quilibet offitialis civitatis Asisii / ct
quelibet alia persona que ad hoc quoquo modo operam / daret incurrat ipso
facto in penam ducentarum librarum pro quolibet / et qualibet vice et ni-
chilhominus quidquid factum fuerit non / valeat nec teneat ipso iure nisi
primo delibe/raretur per omnes et syngulos rectores civitatis / Asisii qui
sint et esse debeant in plena concordia eorum / nemine discordante. Et pos-
modum ponatur / ad consilium generale comunis vel populi in quo sint /
saltim ducenti viri consiliari et legitimi in quo consilio / obtineatur per ip-
sos ducentos consiliarios in ple/na concordia ipsorum nemine discordante
et / si aliter vel alio modo fieret non valeat ipso / iure et quod predicta pe-
cunia et quantitas pecunie et / quelibet ipsarum collecta et colligenda oc-
casione ven/ditionum factarum et fiendarum per ipsos quindecim sigille/tur
et deponatur in ecclesia Sancte Clare pe/nes abbatissam dicti monasterii
et inde non tol/latur nec tolli possit nisi pro entionibus supra/dictis servato
modo et forma premissis sive su/pra expecificatis.

Quod non possit procedi per aliquem offitialem contra / aliquem ex
dictis quindecim.

Item ordinaverunt modo predicto ex baylia et potestate dictis / quin-
decim adtributa quod nullus offitialis comunis / Asisii possit nec debeat
procedere per in/quisitionem vel denuntiationem vel accusationem contra
aliquem / ex dictis quindecim qui secessisent de palatio populi / aliquo tem-
pore cum re vera nullus secessit / nisi occasione officii ipsorum quindecim
eisdem commissis / et executionis eiusdem, offitii non obstante / aliquo
iure nec statuto comunis vel populi nec / ordinamento nec reformatione
nec / breve artium nec aliqua lege muni/cipali civitatis Asisii que in con-
trarium lo/queretur, que statuta ordinamenta reformationes / et brevia ar-
tium et leges municipales et que/libet ipsarum de quibus opporteat vel non
op/porteat expressam fieri mentionem habeatur / pro syngulariter expresis
nominatis et expecificatis. / Et si contra fieret per aliquem offitialem civi-
tatis / Asisii tam presentem quam, futurum incurrat ipso / facto penam du-
centarum librarum, denariorum pro quolibet et qualibet / vice auferendam
per syndicum maiorem / civitatis Asisii.

De eadem materia.
Item ordinaverunt et deliberaverunt modo predicto quod / cum op-
portuerit dictos quindecim multa facere / et varia occasione executionis et

expeditionis offi/tii ipsorum tam cum episcopo quam cum aliis prelatis /
et aliis pluribus et variis personis tractare / occasione predicta ut compo-

ore e L'AMPLIAMENTO DI ASSISI NEL 1316 45

nerent se cum eis et ad / finem producere ea que exprobant et nunc / ex-
pectant ad expeditionem dicti offitii et / sic non potuerunt servare comode
omnia / et syngula ordinamenta per ipsos facta quatenus huna/nimiter pre-
dicti quindecim ordinaverunt voluerunt et fir/maverunt omnia ordinamenta
que hucusque facta // fuerunt per ipsos que penam inferunt ipsis quinde-
cim / vel alicui ipsorum ex nunc sint cassa et vana / irrita et nullius valotis
et si contingisset per / ipsos quindecim vel aliquem ipsorum fecisset contra
formam / dictorum ordinamentorum vel alicuius eorum voluerunt quod
per / aliquem offitialem civitatis Asisii qui modo est / vel erit in futurum
non possit procedi nec / congnosci modo aliquo nec via ordinaria / sive extra
ordinaria.

De muro reficiendo inter domum Mellis et / palatium populi.

Item ordinaverunt quod massarius comunis Asisii faciat expensis /
comunis remurari inter domum Melle domini Iacobi / et domum novam
sive palatium populi Asisii.

De facto strate nove Sante Clare.

Item statuerunt et ordinaverunt modo predicto quod omnia ordina-
menta / per ipsos quindecim facta et loquentia in personam potestatis et
vi/carii ipsius et iudicis malleficiorum et aliorum iudicum et mi/liti ipsius
et aliorum notariorum et offitialium et famili/ariorum ipsius potestatis et
alicuius predictorum et maxime / ordinamentum scriptum per ser Cerra-
chyum notarium cancella/rie comunis Asisii quod incipit : In nomine Do-
mini / amen predicti domini quindecim ex autoritate et baylia a con/silio
generali populi et rectorum artium civitatis / Asisii ordinaverunt quod do-
minus potestas qui nunc / est et eius vicarius teneatur et debeat facere / de-
syngnari et aperiri et exanplari et disgomberari stratam / novam fiendam
a platea comunis ad sanctam Claram / secundum quod erit desingnatam
et cetera, in ea parte in / qua dicit quod per dominum Angelum militem et
so/tium domini potestatis dictum hopus exequatur et executioni / mandetur
et ipse sit et esse debeat executor strate / predicte et in hoc sit firmum set in
eo quod consequitur / scilicet dum dicit dictum ordinamentum in dicta
executione / fienda ipse habeat arbitrium precipiendi condempnandi / et de
facto exequendi prout et sicut ei videbitur conve/nire et placebat et quod
durante dicta exgomboratione / et actatione executionis strate predicte ipse
dominus / potestas nec eius vicarius nec milex predictus te/neatur nec de-
beat ad observationem alicuius statuti / loquentis de offitio ipsius militis
et reformationis et / brevis artium de offitio ipsius militis loquentis et que /
exportant ad executionem et que expediri et fieri / consueverunt per mi-
litem domini potestatis et quod durante / dicta executione et opere strate
46 CESARINA DE GIOVANNI

antedicte de aliquo quod / expectaret ad eorum offitium potestatis tem-
pore syndicatus dum/modo se non exstendant ad offitium malleficiorum in
eo quod ultra / quam deberent executionis obmisso in offitio potestatis
nec / etiam de aliquo quod mandaverit dictus milex vel eius / notarius ad
predicta fieret vel fieri fecerit in executione / antedicta possit syndicari
vel ratiocinari ipse / nec dominus potestas nec aliquis suus offitialis vel /
familiaris set ex nunc sint liberi et absoluti / autoritate predicta et hucus-
que sit firmum hinc ad de/cem dies mensis decembris proxime venturi
intrantis / et a dictis decem diebus in antea dictum ordinamentum / sive
pars dicti ordinamenti supra proxime specifica/ta nullam vim nec vigorem
habeat set sit / cassa vana revocata irrita et nullius valoris nec / momenti
hoc adito quod notarius quem debet habere / potestas predictus nec ipse do-
minus potestas nec milex / dominus Angelus predictus possit nec debeat
habere / quinquaginta libras denariorum, sibi concessas ex vigore ordina-
men/ti supra nominati pro salario sibi concesso pro dicto / notario occa-
sione dicte strate nove fiende executionis / ipsius nisi dicta strata sit tota
primo aperta disgom/borata et explanata et disstributione pecunie / ex-
stimationis strate predicte prius facte et exacta pe/cunia tota post distri-
butionem factam pena centum / librarum denariorum cortonensium dicto
potestati et eius vicario et predicto / militi si predicta omnia et singula et
in alio ordinamento / contempta non fuerint observata et impleta preter
quam / illa que cassata sunt et irrita per presens ordinamentum.

Qualiter qui vendiderint possessiones comuni possint eas fructare.

Item ordinaverunt et deliberaverunt quod omnes spetiales persone /
qui vendiderint syndicis comunis Asisii terras et possessiones eorum quod
possint // libere fructare ipsas possessiones a stratis intus usque quo erit /
eisdem per comune Asisii de pretio satisfactum prout de / ipsis venditioni-
bus patet manu Iohannis Alberti notarii.

Qualiter fiat solutio venditoribus possessionum.

Item autoritate et potestate eis adtributa et pro executione eorum /
offitii deliberaverunt et ordinaverunt quod dominus potestas et dominus
cappitaneus / et dominus maior syndicus et camerarius comunis et quilibet /
ipsorum qui nunc sunt vel erunt per tempora et rectores artium / comunis
et populi civitatis Asisii teneatur et debeat de / prima pecunia que reperie-
tur et veniret in comuni de / pretio casalenorum vendempdorum per dictum
comune que ca/salena sunt infra muros civitatis enta a domino epi-
scopo / et abbate sancti Petri et syndicis ipsorum et spetialibus per/sonis
in contrata Sommontoni et strata nova Sancti Francissci / et Moiani et alibi
ubi mensurate erint et enta a / syndico Capituli sancti Rufini et Sante

Ono TORE FRS do eor
L'AMPLIAMENTO DI ASSISI NEL 1316 47

Caterine et spetialibus / personis in contrata sancti Antonii et burgo Sancte
Clare / solvere et satisfacere cum effectu syngularibus / personis quibus
est acceptum terrenum infra dictos muros / novos dicte Civitatis et enptum
per Ciccolum Loli et / Iohangnolum Tebaldi syndicos comunis predicti se-
cundum formam, entionis / et promissionis eis factarum per dictos syndicos
de quibus costat scrip/turis publicis manu Iohannis Alberti notarii ad pe-
nam ducentarum librarum / denariorum pro quolibet ipsorum et qualibet
vice qua contravenerint / sive predictam non observaverint et observari

fecerint in quibus / condempnentur per maiorem syndicum comunis Asisii
qui erit / per tempora.

Quod rectores artium habeant potestatem circa factum | strate nove.

Item stantiaverunt autoritate et potestate predicta quod non obstan-/
tibus aliquibus ordinamentis factis et reformatis per dictos quindecim /
vel rectores artium quod domini rectores artium qui nunc / sunt possint
et plenam habeant potestatem et bayliam provi [dempdi ordinandi vel super-
sedendi super strata nova / fienda a platea comunis ad calcos sancte Clare
et in hiis / autoritate presentis ordinamenti habeant bayliam et potesta-
tem predictorum / quindecim dummodo si contingeret per eos deliberare /
vel deliberari facere quod supersedeatur strate / predicte ad presens quod
provideant quod cum effectu sa/tisfiat et reponantur in pristinum statum
omnes / domus diructae vel dampnificatae ratione / strate predicte expensis
comunis Asisii infra duos menses / a die petitionis numerandos per dominum
potestatem cappitaneum / et maiorem syndicum Civitatis Asisii ad petitio-
nem damp/ni passi ad penam predictorum cappitanei et potestatis cen-
tum /librarum pro quolibet et quod sexcente libre denariorum accepte do-
mino / Iacobo et domino Thome Georgii pro melioramento | dicte strate
restituantur per massarium comunis vel vel / mercatores qui dictam, quanti-
tatem dicta de causa / habent in deposito.

Qualiter non audiantur qui non solverunt mer/catoribus pecuniam.

Item statuerunt et deliberaverunt pro executione eorum | offitii au-
toritate et potestate et baylia eis adtributa quod / omnes persone que usque
in diem hodiernam non / solverunt cum effectu mercatoribus deputatis ad /
collectionem pecunie domorum et casalenorum adscripti/tiorum ecclesiarum
civitatis Asisii et instrumentum entionis non / receperunt a syndicis co-
munis Asisii quod ab hodie in / antea non audiantur ad hoc ut contuma /tia
eis obsit.

Qualiter manuteneantur et defendentur in possessionibus / entores
possessionum a comune Asisii.
48 CESARINA DE GIOVANNI

Item statuerunt et ordinaverunt autoritate predicta / et potestate
pro libertate et executione eorum offitii quod dominus / potestas et domi-
nus cappitaneus et maior syndicus et eorum et cuiuslibet / ipsorum offitiales
et ipsorum quilibet teneantur et debeant / manutenere in possesione sum-
marie sine strepi/tu et figura iudicii viso instrumento enptionis venditio-
nis / vel permutationis omnium et syngularum personarum ci/vitatis et
comitatus Asisii vel alterius cuiuscumque ipsarum / qui apparerent emisse
vel contrassisse modo aliquo / de re aliqua stabili posita infra muros civi-/
tatis Asisii vel extra in comitatu cum Ciccolo / Loli et Iohangnolo Tebaldi
syndicis comunis Asisii / et ipsos et ipsorum quemlibet defendere et in
possessionem / mittere et missum manutenere et molestantem // et turban-
tem vel supra aprehendentem modo aliquo / vel causa vel iure aliquid de re-
bus per ipsos concessis / punire et condempnare infra decem dies a die de-/
posite querele numerandos in duplum quantitatis / et pene que imponeretur
vel imposita esset / ex forma alterius cuiuscumque statuti, brevis artium /
sive reformationis comunis Asisii et populi civitatis / predicte, aliquo sta-
tuto, breve artium, reformatione in contrarium predictorum loquente non
obstante / que pro expecificatis et nominatis habeantur. Et / potestas et
cappitaneus et maior syndicus et alii offi/tiales comunis predicti cuiuscum-
que status et condictionis / existant non observantes inviolabiliter omnia /
et syngula supradicta ipso facto pena duocentarum / librarum denariorum
incurrant in qua debeant condempnari mas/sario comunis Asisii pro ipso
comuni recipienti per / syndicum dicti comunis qui erit per tempora. Et
sic / observandum statuerunt de omnibus et syngulis istrumentis / et per-
sonis qui contrasserunt cum illis personis qui / contrasserunt cum syndicis
supradictis de supradictis rebus.

Qualiter viridaria et sepulture remaneant / eclesiis libere.

Item ordinaverunt et deliberaverunt autoritate eis concessa quod /
cum terre et casalena existentia infra muros no/vos et veteres civitatis Asisii
que utilia sunt / et esse possunt ad domos construendas pro aumen /tatione
et de actatione civitatis predicte synt / enta per syndicos comunis ad hoc
ordinatos scilicet / Ciccolum Loli et Iohangnolum Tebaldi ut ipsa / terrena
et casalena dicta civitas domibus im/pleatur prout fuit per consilium po-
puli rec/torum artium ordinatum. Et cum infra dictos / muros sint aliqua
terrena sive viridaria / sive orta aliquarum spetialium personarum et etiam
ecclesiarum / ut est ortus Beate Clare et ecclesie Sancti Rufini / et sepul-
ture dictarum ecclesiarum et aliarum episcopatus, / Sancti Petri, Sancti Fran-
cissci, Sancti Appolenaris et quam / plurium ecclesiarum, monasterlorum
et piorum locorum et etiam / spetialium personarum que non sunt nec esse
videntur / dictis quindecim utilia vel necessaria pro domibus faciendis /
idcirco deliberando ordinaverunt quod omnia terrena predictorum / lo-

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L'AMPLIAMENTO DI ASSISI NEL 1316 49

corum et spetialium personarum de quibus non est facta entio per syndi-
cos / supradictos synt et remaneant ipsorum et ipsarum prout erant / ante
reformationes predictas loquentes de ipsis emendis non / obstante aliquo
statuto ordinamento reformatione aliqua / nec breve artium nec aliqua alia
lege municipali / Asisii que vel quod in contrarium esset vel videretur, / que
statuta ordinamenta reformationes et bre/via et alia et leges municipales
civitatis Asisii / habeantur pro expresis et syngulariter nominatis non /
obstante quod hic non sint nominatim specificata / sive specificate.

Quod quindecim possint de palatio disscedere.

Item ordinaverunt dicti quindecim quod ea que ipsis conmissa fue-
runt / per consilium rectorum et populi et quolibet ipsorum pro allo /datione
domorum et casalenorum adscriptitiorum existentium / in civitate Asisii
et terrenorum existentium infra muros / novos et veteres dicte civitatis pro
domibus reim/plendis et augmentatione et decoratione civitatis / predicte
sunt expedita que utilia et necessaria ad / predicta facienda ipsis pro ipsis
quindecim esse videtur et anpli/us necessarium nec utile videtur eisdem
pro comuni / stare in palatio populi nisi usque ad depositionem faciendam /
et perficiendam in ecclesia Sancte Clare de pecunia Ecclesiarum / collecta de
pretio domorum et casalenorum adscrititiorum / et cum possit comodius
expediri illa que fa/cienda sunt si qua facere supersunt per alios vel / per
se ipsos secundum voluntatem dictorum rectorum, artium / et consilii po-
puli antedicti, idcirco presens ordinamentum perpetuo /.valiturum ordina-
verunt et statuerunt quod dicti quindecim /et quilibet ipsorum facto predicto
deposito pecunie non / teneantur nec debeant stare vel morari continue
in / palatio populi supradicto set libere possint ire et re/dire ad domos pro-
prias et facta propria exercere prout / eis videbitur et placebit secundum
quod poterant ante offiti/um eis conmissum per consilium rectorum et po-
puli / antedicti et quolibet ipsorum non obstantibus aliquibus reformatio-
nibus / contrariis factis per consilium rectorum et populi vel alterum /
ipsorum. //

De fonte faciendo in platea nova mercati.

Item ordinaverunt et deliberaverunt autoritate et baylia eis adtri-/
buta et pro executione eorum offitii quod fiat et fieri / debeat per domi-
num maiorem syndicum qui nunc est vel / erit per tenpora ad petitionem
cuiuslibet petentis / expensis comunis Asisii unus fons cum uno abbeve-/
ratorio in platea nova in angulo strate nove / que vadit ad Sanctum Anto-
nium ex parte superiori / et ad dictum fontem ducatur aqua aqueductus /
antiqui fontis Perlaxii et aqua etiam reinve/niatur que est ut dicitur in
fundamento tur/ris porte Sancti Antonii et ducatur ad dictum fontem. /
50 CESARINA DE GIOVANNI

et dictus dominus syndicus teneatur et debeat executioni / mandari omnia
et syngula supradicta ad penam quinquaginta librarum / de suo salario
et massarius comunis de pecunia comunis omnia / necessaria impredictis
solvere teneatur sine suo / preiuditio et sine aliqua appodissa ad penam
viginti quinque / librarum de suo quod si contra fecerit solvere teneatur /
comuni predicto.

Quod non habeatur fides instrumentis factis causa ecclesiasti/cis per-
sonis infra certum tempus.

Item die decima mensis octubris deliberaverunt et ordinaverunt /
quod omnes entiones venditiones et permutationes / facte a tribus mensibus
citra cum aliquo clerico vel ecclesiastica persona / vel cum alia persona
nomine ecclesie vel clerici de aliqua domo / casaleno vel terreno infra mu-
ros dicte civitatis et in / qualibet parte ipsius civitatis contractus quarum /
entionum venditionum vel permutationum non sint per/fecti et quod ad
ecclesiam vel ecclesiasticam personam vel aliam non/dum pervenit cam-
bium vel permutatio cum effectu quod / sint casse et nullius valoris. Et
quod dominus potestas et cap/pitaneus et eorum offitiales et cuiuscumque
ipsorum qui nunc / sunt vel erunt in futurum non audiant nec audire / de-
beant aliquem petentem executionem aliquorum istrumentorum / de dictis
venditionibus et permutationibus et adscriptationibus / factis a dicto tem-
pore citra set eis imponatur silentium / in predictis et ipsa istrumenta ex
nunc autoritate presentis ordinamenti sint / cassa et nullius valoris et offi-
tialis contrafaciens in / predictis vel aliquo predictorum penam incurrat
centum librarum / cortonensium quam solvere teneatur massario dicti
comunis pro ipso / comuni recipienti.

De salario dampdo notario de scripturis comunis / restitutis publicis.

Item deliberaverunt et ordinaverunt predicti quindecim autoritate et
potestate / eis adtributa et pro executione eorum offitii quod massarius /
comunis Asisii teneatur et debeat dare et solvere sine / aliqua appodissa et
sine suo preiudicio notariis qui / registraverunt Syndicatus Eclesiarum in
registro comunis / pro quolibet syndicatu quinque solidos denariorum et
magistro Thome / magistri Pauli pro procuratione et absolutione et rati-
ficatione domini / episcopi registratis in dicto registro viginti solidos de-
uariorum scilicet / pro quolibet decem soldos. Item teneatur et debeat /
dare et solvere sine aliqua appodissa et sine suo / preiudicio et dampno ma-
gistro Iohanni Alberti pro quolibet / istrumento entionis facte per syndicos
comunis Asisii a procuratore / domini episcopi et syndico Sancti Rufini,
Sancti Petri, Sancti / Benedicti, Sancte Marie viginti solidos denariorum
et pro istrumentis permu/tationum sive dationum in solutum vel quietatum /

RC MEER VP ub d Sh aio 3 PRON L'AMPLIAMENTO DI ASSISI NEL 1316 51
pro qualibet dictarum ecciesiarum viginti solidos denariorum et pro quo-
libet / alio istrumento aliarum ecclesiarum tam entionum quam cambli /
vel permutationum et pro quolibet alio decem solidos denariorum et / istru-
mento spetialium personarum que vendiderunt syndicis / comunis quinque
solidos denariorum cortonensium et pro ordinamentis / scriptis per eum
restitutis massario comunis in cartis / pecudinis publicis tres libras denario-
rum cortonensium.

De fide non habenda instrumentis factis cum ecclesiasticis / personis
infra certum tempus.

Item die vigesima septima mensis octubris. In nomine Domini amen /
predicti domini quindecim in domo nova palatii populi dicte / civitatis
Asisii existentes comuniter et concorditer ex / autoritate et baylia eis adtri-
buta a consilio populi / dicte civitatis providerunt ordinaverunt et / deli-
beraverunt quod omnia et singula istrumenta / facta per clericos vel eccle-
siasticas personas cum quacumque // persona a tribus mensibus citra de
rebus ecclesiasticis ad/scriptitiis et non adscriptitiis autoritate presentis
ordina/menti presumantur facta in fraudem et sint / cassa et irrita et nul-
lius valoris et eis nec ali/cui ipsorum fides aliqua adhibeatur nec possit /
uti in iudicio pena quinqueginta librarum denariorum / utenti vel contrafa-
cienti. Et dominus potestas et cappitaneus / et eorum offitiales et quilibet
ipsorum teneantur et de/beant ad petitionem cuiuslibet petentis talia istru-
menta / cassari facere de facto viso ipso istrumento nullo / processu ordi-
nario observare. Et ista non intelli/gantur in contractibus factis cum co-
mune Asisii vel / syndicis ipsius comunis.

De eclesia Sancte Trinitatis facienda per comune Asisii.

Item in nomine Domini amen predicti domini quindecim autoritate et /
baylia eis adtributa a consilio generali populi / rectorum artium dicte civi-
tatis Asisii pro augmen/tatione et decoratione dicte civitatis delibera /verunt
et ordinaverunt ad laudem et reverentiam indi/vidue Trinitatis que individuo
servet populum / et comune et civitatem Asisii in bono statu quod fiat /
et fieri debeat in contrata Sommontoni in angulo / posito in strata maiori de
medio ex parte inferiori / versus Sanctum Petrum et contiguo strate que
venit / a porta Sommontoni et exit ad portam Sancti Antonii / ecclesia
una que vocetur ecclesia Sancte Trinitatis et / fiat ipsa ecclesia et hedifi-
tium ipsius cum cella contigua / ipsi Ecclesie fiende expensis comunis
ubi pre/sbiter ipsius 'ecclesie permaneat ad divina offitia ce/lebranda. Et
quod fabricatio ecclesie ante / dicte fiat et fieri debeat infra annum et quod
ca/lix et paramenta et unus messalis una crux / de prima pecunia que ve-
nerit comuni predicto eman/tur per massarium comunis Asisii et in dictis /
52 CESARINA DE GIOVANNI

rebus emendis possit expendi usque / in quantitatem centum librarum de-
nariorum cortonensium et predicta omnia /exequantur et executioni manden-
tur per dominum / maiorem syndicum qui nunc est et qui erit per tempo-
ra / ad penam quinqueginta librarum de suo salario in qua / debeat con-
dempnari comuni predicto si negligens fuerit. Et / quod quilibet de civitate
et comitatu eiusdem civitatis Asisii / qui decesserit testatus hinc ad de-
cem annos amore / Dey et intuitu pietatis et remedio anime sue relinquant /
et relinquere teneantur et debeant quinque solidos denariorum ecclesie
supradicte / et qui non reliquerit rector dicte ecclesie nichilomnus / petere
possit et exigere a fidey conmissariis vel heredibus vel possessoribus / bo-
norum talium decedentium que pecunia convertatur et con/verti debeat
in possessionem pro ecclesia antedicta et deponantur / et deveniant ad
manus rectoris hospitalis comunis qui / erit per tempora cum inventario
fiendo per ipsum retorem / hospitalis et presbiterum ecclesie supradicte et
syngulariter / quolibet anno pecunia supradicta expendatur in propri/um
ut superius dictum est.

De alia eclesia facienda in platea nova mercati.

Item dicti domini quindecim deliberaverunt et ordinaverunt autori-
tate baylia / predicta quod fiat et fieri debeat ad laudem Virginis / Marie co-
lumpna una grositudinis quindecim pedum / quadra in qualibet facie in
platea nova in medio ipsius / platee altitudinis octó pedum, ad pedem ma-
nus / in habitatione cuius altitudinis fiat altare et elevetur / ipsa columpna
cum quattuor fenestris-videlicet in qualibet / facie una que serrentur et su-
per ipsam habitationem / fiat volta de mactonibus cum uno coccorutio in /
quo sit crux super quo altare quolibet die sabbati / ad minus celebretur
missa ad laudem beate / Virginis Marie per unum presbiterum istituendum
et ponendum / per capitulum ecclesie Sancti Rufini cui presbitero pro co-
muni / emantur paramenta crux et calix per massarium / comunis Asisii
in quibus rebus possit expendi usque in / quantitatem sexaginta librarum.
Et dictum hopus fiat et fieri / debeat infra annum per maiorem syndicum
comunis Asisii / qui nunc est et qui per tempora erit expensis comunis pre-/
dicti ad penam quinquaginta librarum denariorum suo salario quam incur/rat
si contrafecerit. //

De salario casalenorum et quantum valet puillus.

Item dicti domini quindecim autoritate et baylia eis adtributa et da-
ta / a consilio generali populi et rectorum artium civitatis Asisii / delibe-
raverunt et ordinaverunt quod per syndicum sive syndicos comunis / Asisii
vendantur et concedantur casalena vendempda in / adiuntis novis et in
aliis locis dicte civitatis illis / personis quibus obvenit vel obvenerit brisu-

iii rin zi > SNO SARI DE P S o MAO ES FEE UNO 08
L'AMPLIAMENTO DI ASSISI NEL 1316 53

lum in consilio / rectorum secundum modum et formam inferius denotatam /
videlicet quod persone obvenienti sibi brisulum in strata / de medio
contrate Sommontoni que incipit a porta Sancti / Petri ct exit ad portam
Sancti Appolenaris ex utraque parte / dicte strate dentur casalena trium
puillorum pro quolibet / casaleno et quilibet habens casalenum in dictis
locis / quibus fiat venditio per syndicum maiorem comunis Asisii / ab ho-
die in antea solvat et solvere teneatur pro quolibet / puillo octo libras co-
muni predicto vel persone deputande / ad collectionem pecunie antedicte.
Et quod idem fiat / de casalenis desyngnatis ex utraque parte vie / que in-
cipit a porta Sancti Appolenaris et exigit ad portam / sancti Antonii ver-
sus murum antiquum et idem fi/at de casalenis novis strate Sancti Fran-
cisscii et / idem fiat et servetur de casalenis strate Sancte / Clare que in-
cipit a porta nova et exit ad portam / antiquam et idem fiat et per omnia
observentur / in casalenis desingnatis in facie platee nove / contigua dicte
platee. Et casalena que sunt de/syngnata in prima ruga contigua strate
iuxta mu/rum comunis Submontoni synt et esse debeant exti/mationis sex
librarum pro quolibet puillo et secunda / ruga post dictam rugam et con-
tigua strate / de medio synt et esse debeant casalena existentia / in dicta
ruga exstimationis et pretii septem librarum denariorum pro / quolibet puillo.
Et casalena contigua vie que / vadit iuxta murum orti Sancti Appolenaris
synt / et esse debeant exstimationis septem librarum pro quolibet puillo. /
Et alibi ubicumque extra dicta loca synt et esse / debeant in dicta contrata
Submontoni in locis emptis / per syndicos comunis Asisii exstimationis et
pretii pro quolibet puillo / septem librarum denariorum. Et in contrata
Sancte Clare casalena / contigua strate coniunte muro novo comunis sint
et esse / debeant exstimationis et pretii sex librarum denariorum pro quo-
libet / puillo. Et casalena posita in secunda ruga / contigua strate de me-
dio sive ruge extra / murum synt et esse debeant exstimationis et pretii /
septem librarum denariorum pro quolibet puillo. Et casale/na ex utraque
parte vie que incipit / a platea nova sive a turri massariorum usque /
ad portam novam Sancte Clare synt et esse / debeant exstimationis et pretii
septem librarum denariorum pro quolibet / puillo. Et in contrata Sancti
Antonii servetur et obser/vari debeat forma infrascripta secundum mo-
dum et / formam antedictam quod omnia casalena contigua vie / iuxta
murum comunis novum a calcinario sive fovea / calcinarii usque ad turrim
Grimontoni inter / ipsam viam et secundum que incipit subter foveam /
dicti calcinarii et exit ad dictam turrim Grimon/toni scit et esse debeat
exstimationis et pretii quinque librarum / pro quolibet puillo. Et omnia casa-
lena ubicumque / existentia quod in supradictis locis et in contrata Sancti /
Antonii et burgo Perlaxii sint et esse debeant exstimationis / et pretii sex
librarum pro quolibet puillo. Et quod casa/lena contigua ex utraque parte
strate nove que / incipit a porta Sancti Antonii ad plateam novam / versus
portam turris Bonematris et etiam / casalena nova contigua vie antique Sancti
AR Pronti it e

54 CESARINA DE GIOVANNI

Anto/nii que incipit iuxta palatium Sancte Caterine / positum a capite pla-
tee nove que sint et esse / debeant exstimationis et pretii septem librarum.
Et casale/na posita in burgo Perlaxii iuxta murum novum / comunis ubi
dicitur Guardia Bonaghysse sint et esse / debeant pretii et exstimationis
trium librarum pro quolibet / puillo. Et casalena posita et terminata in con-
tra/ta Sancti Stefani cui a primo secundo et tertio via synt et / esse debeant
exstimationis et pretii sex librarum pro quolibet / puillo. Que casalena non
concessa in locis et contratis // supradictis dentur et concedantur autoritate
et potestate comunis / et populi civitatis Asisii per dominum maiorem syn-
dicum / comunis et populi civitatis Asisii qui nunc est vel erit / per. ten-
pora quem syndicum ex nunc autoritate et potestate / eis adtributa a con-
silio generali populi et retorum / artium dicte civitatis creaverunt et or-
dinaverunt / eorum et dicti comunis syndicum et procuratorem actorem
factorem / et nuntium spetialem ad vendempdum permu /tandum alienandum
defensionem promittendum et pre/tium recipiendum et in dictum comune
detinerri faciendum / et bona dicti comunis pro defensione dictarum rerum
obli/gandum et omnia et syngula faciendum que verus / et legitimus pro-
curator facere et exercere potest secundum formam / iuris canonici et ci-
vilis et que per eum facta fuerint / et gesta in predictis et circa predicta
et quolibet predictorum / sint rata et firma et roboris obtineant firmi/ta-
tem et si gesta essent per consilium generale populi / vel comunis alicuius
statuto comunis vel populi breve artium / et reformatione consiliorum
comunis vel populi in contrarium / loquentibus non obstantibus.

Qualiter maior syndicus scit syndicus comunis Asisii / ad vendendum
casalena et possessiones Comunis.

Item deliberaverunt et ordinaverunt autoritate et baylia et pote-
state / eis adtributa a consilio generali populi et retorum dicte / civitatis
quod dominus maior syndicus qui nunc est / sit et esse debeat syndicus et
procurator potestatis cappitanei / consilii et comunis civitatis Asisii et pro
legitimo syndico / cul legitimo mandato habeatur et sit ad vendendum /
et concedempdum possessionem et dominium casalenorum ven/dempdorum
secundum modum et formam ordinatam pro pretio / ordinato et in locis
ordinatis secundum brisulos / et formam superius traditam et quod vendi-
ti/ones et concessiones omnium et singulorum casale/norum ab hodie in
antea vendempdorum.

De eadem materia.
Item. deliberaverunt et ordinaverunt dicti domini quindecim autori-

tate bay/lia et potestate eis adtributa a consilio generali populi / et reto-
rum artium dicte civitatis Asisii quod dominus maior / syndicus comunis

MONDE TER DRESANO XU NOV VENT ia i Sona E »
L'AMPLIAMENTO DI ASSISI NEL 1316 55

dicte civitatis qui nunc est sit et esse/ debeat syndicus et procurator pote-
statis cappitanei consilii et comunis / civitatis Asisii et pro legitimo syndico
cum legitimo / mandato habeatur et sit ad vendempdum et con/cedemp-
dum possessionem et dominium casalenorum vendempdorum / et concedemp-
dorum ab hodie in antea infra muros / novos et antiquos civitatis Asisii et
alibi in / dicta civitate secundum modum et formam ordina/tam pro pre-
tio ordinato et illocis ordinatis secundum / brisulos et formam superius tra-
ditam. Et quod venditiones / et concessiones omnium et syngulorum casa-
lenorum ab hodie / in antea vendempdorum fiant et fieri debeant infra men-
sem / ab hodie in antea numerandum et infra dictum mensem / dictus do-
minus syndicus syngulariter et divisim recipiat / et recipere debeat cau-
tiones et fideiussiones tempore / dictarum venditionum de solvendo pre-
tium infra mensem secundum quod est / ordinatum et de faciendo domos
in dictis casale/nis videlicet de fundampdo ipsas domos infra an/num a die
venditionis numeranda et post ipsum / annum infra alium annum faciant
et constituant domos / in ipsis casalenis ad hoc maior dilatio eis / con-
cedempda de perfectione dictorum remaneat et sit / in arbitrio dominorum
rectorum artium qui erunt pro tempore.

Qualiter emantur domus circumstantes / platee comunis.

Item deliberaverunt et ordinaverunt autoritate et baylia predicta
quod / de pretio dictorum casalenorum fiat et fieri debeat / entio per dic-
tum dominum syndicum qui nunc est de domi/bus melioribus circumstanti-
bus platee comunis usque in / quantitatem decem milium librarum dum-
modo in dicta quantitate / conpensetur et calculetur pretium domorum
magistri Francisscii / Bonaventure et heredum domini Angeli Egidii. Et
fiat / et ordinetur unus depositarius vel plures depositarii / ad exigendum
et recipiendum quantitatem pretiorum / dictorum casalenorum ad volun-
tatem predictorum vendentium / domos ut supra dictum est. Et quod de
alia quantitate // superflua summe predicte fiat solutio spetialibus personis /
que vendiderunt possessiones et casalena infra muros / novos et antiquos
Ciccolo Loli et Iohangnolo Tebaldi / syndicis comunis Asisii secundum, for-
mam per ipsos alias ordinatam / et quod Mattiolus Raynaldi sit et esse
debeat depositarius / et recceptor pretii dictorum, casalenorum usque in
quantitatem / quod capit pretium possessionum et terrarum entarum per
ipsos syndicos / a spetialibus personis predictis.

De mattonato faciendo in contrata Capiti Bovis.
Item deliberaverunt et ordinaverunt autoritate et baylia predicta

quod via / que est et incipit a domo Niccolutii Andree et a do/mo magistri
Andree magistri Niccole et protendit usque ad viam / que est iuxta domum
ili
Ii

TI

x Aca n sac ST ila

56 CESARINA DE GIOVANNI

olim Gilioli spetialis et nunc fi/liorum ipsius et que reincipit ibi et ascendit
sursum usque / ad domum Arcus Pacis sive viam que est iuxta dictam /
domum et arcum explanetur cavetur et silicetur de / mattonibus sive lapidi-
bus cuncis scicut sunt alie stra/te civitatis Asisii mattonate et ettiam pars
per me/dium fiat expensis comunis alie due partes fiant expensis / adia-
centium contiguorum dicte vie cavande expla/nande et mattonande. Et
predicta dominus maior syndicus / qui modo est vel erit per tempora te-
neatur et debeat / predicta fieri facere et executioni mandare ad penam /
viginti quinque librarum infra duos menses postquam de predictis fuerit
re/quisitus ab aliquo dictorum adiacentium dicte strate.

Qualiter aperiantur andriones in strata sancti / Francisci.

Item deliberaverunt et ordinaverunt autoritate predicta quod ape-
riantur / due vie sive andriones vel rebuchy qui sunt / infra stratam Sancti
Francisscii veterem et stratam Sancti Francissci novam ita quod comode
possit / iri et rediri ab una dictarum stratarum ad aliam ex/pensis adiacen-
tium et explanentur et actentur quanto melius et comodius fieri potest
et utilius que vie / et renbichy sint in dictis locis una quarum incipit / a
strata veteri inter domum Paulutii Pauli Longne / et inter domum que olim
fuit Thomasselli ubi / stant modo teotonici et protenditur dicta via usque
ad / stratam novam predictam, alia incipit a dicta / strata veteri inter do-
mum olim Iohannicti et domum / Bartoli magistri Andree et protenditur
usque ad stratam no/vam inferiorem. Et predicta dominus syndicus ma-/
ior teneatur fieri facere ad penam decem librarum.

De muro faciendo iuxta domum. sororis Francis/sce de Iano.

Item deliberaverunt et ordinaverunt autoritate et baylia predicta quod
fiat / unus murus ante domum ubi habitat soror Fran/cissca de Iano altitu-
dinis usque ad planitie vie / sive strate comunis vel parum plus de pecunia
comunis / Asisii in quo muro possit expendi de pecunia comunis / usque
in quantitatem decem librarum denariorum cortonensium quam massa-
rius / comunis teneatur et debeat dare et solvere Ciccolo Ugo/lini Criscii
mantellato ut dictum hopus fieri fa/ciat de pecunia et avere comunis sine
appodissa / aliqua et absque suo preiuditio et dampno.

De guaccatorio faciendo in contrata Moyani.
Item dicti domini quindecim autoritate et baylia eis adtributa / a
consilio populi et rectorum artium dicte civitatis de/liberaverunt et ordi-

naverunt quod fiat et fieri debeat tempore / domini maioris syndici qui nunc
est unum guacca/torium sive lavatorium in terreno comunis quod est /

MC RENI. SUE dicam V To ND RA ne SL. WE. — "die »
L'AMPLIAMENTO DI ASSISI NEL 1316 57

in contrata Moiani inter vias et murum comunis / et quod dictum lava-
torium muretur in locis necessariis / et opportunis ita quod a molendino
comunis contiguo dicto / terreno ad angulum ubi descenditur et itur /[ ad
fontem Moiani fiat et fieri debeat murus / retilineus infra dictum murum
in angulo superiori / versus Moianum fiat fons unus ad abeverandum / ani-
malia et ducatur et duci debeat et derivetur / aqua tota que poterit inveniri
a domo Loli / Mantone et porta filiorum Tafforutii; infra dictos muros /
lavatorii predicti fiat via largitudinis octo pedum / ad pedem manus mato-
nata et laterata circumquaque / dictum lavatorium et guaccatorium et infra
dictam viam sit guacatorium et lavatorium aqua plenum et fiat introytus /
ad ipsum guacatorium ubi comodius et planius // fieri poterit secundum pro-
visionem magistrorum et predicta omnia / et syngula fiant et fieri debeant
expensis comunis Asisii et exe/cutioni mandentur per dictum dominum ma-
iorem syndicum infra / tres menses et massarius comunis qui nunc est te-
ne/atur et debeat dare et solvere de pecunia comunis / sine aliqua appo-
dissa pecuniam necessariam ad / dictum hopus sine suo preiuditio et dam-
pno ad / penam quinquaginta librarum et quod dirigetur via contigua /
dicto guaccatorio infra dictum tenpus que incipit a porta / nova Moiani
subter episcopatum ad angulum / inferiorem orti Bernardi Andree.

Qualiter concedantur casalena illis personis / que vendiderunt syndicis
comunis Asisii.

Item deliberaverunt et ordinaverunt predicti quindecim autoritate
predicta / quod quicumque habet domum vel domos supra muro / comunis
qui incipit a porta Sancti Appolenaris et pro/tentur usque ad portam clau-
sam Sancti Antonii / sive quicumque habet terrenum supra dictum murum
anticum / dicto muro ex parte superiori qui vendiderunt terre/num syndicis
comunis quod habeant subtus dictum mu/rum in contrata Summontoni
possit et liceat / cuilibet ipsorum emere a syndicis comunis casale/num unum
pro quolibet de terreno inferiori predicto / contiguo dicto muro et quod est
infra stratam novam / que protenditur ab una porta alia supradictarum /
portarum pro pretio contempto in ordinamentis et quod / faciant domum
ut alii et quod nulla persona / sive persone cui vel quibus obvenerunt dicta
casale/na teneantur nec possint cogi ad emendum / nec domum faciendum
in dictis casalenis sive / locis si predicte persone emere nolent ut dictum
est; / aliter ille cui obvenerit casalenum cogatur e/mere et domum facere
ac si istud ordina/mentum factum non esset.

(S.T.) Ego Iohannes Alberti autoritate / imperiali notarius hiis / omnibus
interfui una cum aliis quattuordecim de / numero supradictorum quindecim
ipsa ordinamenta / de eorum mandato et voluntate scripscii et pu/blicavi
sub dictis annis Domini indictione et tempore supradicto / diebus et mense
|
il

58 CESARINA DE GIOVANNI

supradictis et presentibus supradictis meys sociis et / loco predicto et im-
publicam formam redegi.

Documento n. 2

In nomine Domini amen anno a nativitate eiusdem millesimo tre-
cetessimo sextodecimo, indictione quartadecima tempore domini Johannis
pape .XXII. die sexto menssis octubris. Generali et spetiali consilio comunis
et populi consulum mercatorum et rectorum, artium civitatis Assisii sono
campane voceque preconum mandato nobilis et potentis viri Francisci do-
mini Raynaldi de Montoro honorabilis potestatis et domini Francisci de
Brunis de Civitate Castelli honorabilis capitanei civitatis predicte Asisii in
palatio dicti comunis more solito congregato in quo quidem consilio prephati
dominus potestas et dominus capitaneus Asisii una cum dicto consilio et dic-
tum consilium universum una cum, dictis dominis potestate et capitaneo
unanimiter et concorditer nemine discordante fecerunt costituerunt crea-
verunt et ordinaverunt eorum et dicti comunis Asisii legitimos syndicos
et procuratores actores factores et nuntios spetiales Ciccolum Loli domini
Ginonami et Iohangnolum Teobaldi absentes tamquam presentes ipsos et
ipsorum quilibet in solido ita quod non sit melior conditio occupantis et
quod per unum inceptum fuerit per alium possit prosequi et finiri ad emen-
dum vendendum permutandum cambiendum et alienandum cum venerabili
patre domino fratre Theobaldo Dei gratia episcopo asisinate vel procuratore
seu procuratoribus syndico sive syndicis ipsius et reverendo viro domino
Guidone patre priore capituli Santi Ruphiny maioris ecclesie asisinatis vel
syndico ipsius capituli et reverendo viro et religioso domino fratre Victorino ab
bate monasteri Santi Petri eiusdem civitatis Asisii et syndico ipsius capituli et
conventus et generaliter cum omnibus aliis prelatis clericis religiosis et eccle-
siasticis personis prephate civitatis Asisii eiusque comitatus et discrictis vel
syndico ipsius vel ipsorum altero et generaliter cum omnibus et singulis per-
sonis legitime interventibus pro dictis dominis episcopo priore, abbate, pre-
soni legitime intervenientibus pro dictis dominis episcopo, priore, abbate, pre-
latis vel aliis clericis et ecclesiasticis vel religiosis personis necnon seclaribus
et singularibus personis et aliis quibuscumque undecumque sint et quolibet
predictorum domos casalena terras possessiones et iura adscriptitias et ad-
scriptitia et non adscriptitia existentes et existentia et que reperiuntur ad
ipsas vel aliquod predictorum spectare tam episcopatui quam ad monasteria
et ecclesias et capitula monasteriorum et ecclesiarum ipsarum et cuiuslibet
earum positas et posita infra seu inter muros novos et veteres dicte civi-
tatis Assisii et alibi ubicumque in ipsa civitate et ad promictendum pretium
predictis et quolibet predictorum et ad cambium dandum et tradendum
illis predictis a quibus emerentur vel cum quibus permutarentur et ad re-
L'AMPLIAMENTO DI ASSISI NEL 1316 59

cipiendum ab eisdem et ad dandum et concedendum bona et iura comu-
nis et ad recipiendum in predictis vel altero predictorum pro ipso comuni
et ad promictendum cum, predictis vel altero predictorum, et pro dictis et
eisdem, personis, legitima defensione nomine dicti comunis et pro ipsa
defensione bona dicti comunis obligando et ad similem, promissionem reci-
piendam et ad promictendum de omnibus et singulis domibus terris :casa-
lenis vel possessionibus bonorum et iurium. que vendentur, permutarentur
vel cambiarentur vel quocumque modo concedentur per dictos syndicos et
procuratores vel alterum, ipsorum, non obstante quod non sint in presenti
contractu expecificata per latera et confines, et ad promictendum quod
nulli persone ius per dictum, comune vel aliam personam de predictis seu
aliquo predictorum datum seu concessum est; et ad similem promissionem
recipiendam et ad obligandum se ipsum et ipsorum quilibet nomine dicti
comunis bona eiusdem comunis pro dictis et quolibet predictorum ad ceden-
dum et observandum cum adiectione pene necnon ad recipiendam, promis-
sionem nomine dicti comunis et pro ipso comuni a supradictis dominis epi-
scopo, priore, abbate, prelatis, capitulis et conventibus, religiosis et ecclesia-
sticis personis vel syndicis ipsorum vel alterius ipsorum et ad aliis singula-
ribus personis quibuscumque et aliis legitimis personis intervenientibus pro
ipsis vel altero predictorum possessorum et legitime defensorum predictarum
rerum et cuiuslibet earum ; et ad recipiendam promissionem a predictis et
quolibet predictorum et ad promictendum quod de predictis vel altero pre-
dictorum, nemini alii ius datum neque concessum est et ad recipiendum promis-
sionem predictis observandis cum, obligatione bonorum predicti episcopatus,
monasteriorum ecclesiarum predictarum et cuislibet earum et singularium
personarum adque [***] cum adiectione pene et generalem et spetialem
ad omnia alia et singula facienda gerenda operanda et recipienda que in
predictis et omnia predicta necessaria et oportuna fuerint et que veri et le-
gitimi syndici et procuratores impredictis et circa predicta facere et exer-
cere possent et que dictum ecclesie facere et exercere posse ratum gestum
et firmum habere promiserit quidquid perdictos syndicos et procuratores
vel alterum ipsorum factum seu gestum fuerit et operatum impredictis et
circa predicta et quolibet predictorum sub ypotecha et obligatione dicti
comunis Asisii.

Actum Asisii impalacio predicto dicti comunis presentibus domino
Jacobo Georgii, domino Andrea Bernardi, domino Matheo Pauli, magistro
Iohanne Alegnantis et aliis testibus.

(S.T.) Ego Franciscus Blagii de Asisio imperiali auctoritate notarius pre-
dictis omnibus interfui et ut supra legitur rogatus scripsci et publicavi.

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60 CESARINA DE GIOVANNI

Documento n. 3

[30 novembre 1316]

[...] infrascriptum est inventarium rerum et bonorum entorum per
Ciccolum Loli et Iohangnolum Theobaldi syndicos comunis Asisii, ut de
sindicatu costat manu Francisscii Blaxii notarii.

In primis predicti syndici emerunt nomine dicti comunis a venerabili
patre domino fratre Theobaldo episcopo asisinati et eius syndico vel pro-
curatore totum terrenum quod ipse dominus episcopus habebat pro epi-
scopatu infra muros novos in contrata Sommontoni et contrata Moiani
Ht

Item omnes domos et casalena [...] quas dictus [...] pro episco-
patu habebat infra muros civitatis predicte de quibus domibus et casalenis
facta est venditio per dictos syndicos comunis spetialibus personis haben-
tibus ipsas domos et casalena adscriptum ab episcopatu predicto secundum
extimationem factam per ipsum dominum episcopum.

Item emerunt a syndico ecclesie Sancti Rufini totum terrenum quod
dicta ecclesia habebat infra muros novos in contrata sancti Antonii place
nove et sancte Clare [...].

Item omnes domos et casalena [...] que et quas dicta ecclesia sancti
Rufini habebat infra muros civitatis Asisii de quibus domibus et casalenis
facta est venditio per dictos syndicos comunis spetialibus personis secundum
extimationem factam per supradictum dominum episcopum.

Item emerunt ab: abate monasterii Sancti Petri de Asisio totum ter-
renum [...] in contrata Sommontoni strate nove Sancti Francisscii et alibi
in civitate et burgis [...].

Item omnes domos et casalena [...] in burgis et civitate Asisii [...].

Item emerunt a sindico ecclesie Sancte Marie Maioris omnes domos
et casalena [...].

Item emerunt a sindico monasterii Sancti Benedicti omnes et singulas
domos et casalena [...] in civitate et burgis.

Item emerunt a syndico Hospitalis Parietis [...] omnes domos et
casalena [...] in civitate et burgis.

Item emerunt a syndico Hospitalis lebrosorum omnes et singulas do-
mos et casalena [...] in quacumque parte locorum civitatis et burgorum
[^S]

Item emerunt a syndico Sancti Stefani de Periurio [...] omnes domos
et casalena [...]in civitate et burgis.

Item emerunt ab ecclesia et syndico Sancti Antolini [...] omnes
domos et casalena [...] in civitate et burgis.

Item emerunt a syndico ecclesie Sancti Andree [...] omnes domos
et casalena [...] in civitate et burgis.
L'AMPLIAMENTO DI ASSISI NEL 1316 61

Item emerunt a syndico monasterii Sancte Caterine totum terrenum
[...] in contrata Sancti Antonii [...].

Item emerunt a syndico monasterii Sancti Appolenaris totum terre-
num quod habebat dictum monasterium in contrata Sommontoni infra mu-
ros novos exceptis orto et claustro [...].

Item emerunt a syndico Sancti Stefani de Asisio [...] domos et ca-
salena [...] exceptis ortis contiguis ipsi ecclesie.

Item emerunt a syndico Sancte Crucis pontis Gallorum omnes domos
et casalena [...] in civitate et burgis [. . .].

Item emerunt a syndico monasteri: Sancte Marie Vallis Fabrice [...]
exceptis domibus de quibus est questio inter ipsum monasterium et mo-
nasterium Sancti Donati [...]

Item emerunt a syndico monasterii Sancti Maffey [...] exceptis do-
mibus quas habent in contrata Fratte.

Item emerunt a Paulo Benentesii, a Paulo Bernardini, ac domina
Ricca Massioli, a magistro Johanne Bevenuti, a Nino Thomassutii, a Cocce
Grasseli, a domino Jacobo domini Taddey, a Vangnolo Borgongnutii, a
Bocie Gilii, a Consolo et Vangne Angelelli, a Petriolo Raynaldutii, a Cutio
Raynaldutii, a Tescolo (?) Massoli totum terrenum quod ipsi et quilibet
ipsorum habebant in contrata sancti Antonii platee nove et burgi Sancte
clare^ [7 ;]:

Item. emerunt a syndico ecclesie Sancti Bartolomey de Corcano om-
nes domos et casalena [...] in civitate et burgis.

Item emerunt a domino Guidone domini Bernardi, domino Thoma de
Moticulo, Victorino et Cocce Vannis domini Blundi, Pantutio, magistro Ja-
cobo et Petrutio Cutii Berardutii, Lello Scangnoli et Carlevare Berardutii
totum terrenum quod habebant in contrata Sommontoni [. . .].

Terrenum vero episcopatus et ecclesie Sancti Rufini et Sancti Petri
entum per supradictos syndicos in locis supradictis nominatis ad rationem
trecentarum librarum pro quolibet modiolo dicti terreni sine viis et terrenum
viarum, predictarum, capiunt in summa novem milia et octingenti decem li-
brarum minus duobus soldis, que summa et quantitas est soluta et sati-
sfacta per supradictos syndicos. Cum sit datum in solutum pro decem mille
libris domino episcopo et aliis prelatis et syndicis ecclesiarum predictarum
res et bona olim dicti comunis posita in contrata Turris Rance videlicet
molendina, valcheria, acquimina, terras cultas et incultas et palatia que
fuerunt olim filiorum domini Errigi cum pactis et condictionibus infrascriptis
videlicet quod dicta palatia non possint aliquo tempore vendi nec alie-
nari.

Et ipsa palatia incontinenti concedantur et sint concessa dictis syn-
dicis in enphyteosim sive adscriptum predicto comuni hinc ad centum an-
nos pro censu centum solidorum denariorum de quo censu facta est so-
lutio et quetatio et pro tantumdem censu syngulis centum annis debet in

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62 CESARINA DE GIOVANNI

perpetuum refirmari expresse reservato passagio et iurisditione et puni-
tione sanguinis.

Debet et tenetur dictum comune pro terreno ento a Sancta Ca-
terina et syndicis ipsius in contrata Perlaxii et Sancti Antonii ducentas se-
decim libras et octo solidos denariorum.

Item tenetur et debet comune predictum personis spetialibus supra
nominatis pro terris et possessionibus ab eis et cuilibet eorum entis in locis
ante dictis infra muros novos civitatis tria milia nonaginta libras salvo
errore.

Item adsignant casalena iam mensurata et terminata in contrata Som-
montoni Sancti Antonii et platee nove et strate Sancte Clare octingenti tri-
ginta quattuor. Restat aduc ad terminandum et mensurandum terrenum
entum ab episcopo in contrata fontis Moiani et terrenum entum ab abbate
Sancti Petri in contrata strate nove Sancti Francisscii et terrenum strate
Sancti Stefani et terrenum entum a domina Ricca Massioli et a magistro
Iohanne Bevenuti in contrata Sancti Antonii et terrenum. entum ab here-
dibus Iohangnoli in contrata Perlaxii et terrenum pro parte quod fuit olim
Hospitalis Sancti Rufini positum iuxta monasterium Sancte Caterine subtus
stratam novam et stratam antiquam.

Item adsingnant lingna coadunata et posita circa foveam calcinarii
positam in colle Sancti Antonii que fuerit in possessionibus ante dictis

Summa pretii casalenorum iam desingnatorum et terminatorum ad
rationem sex librarum denariorum pro quolibet puillo que casalena pro quo-
libet ipsarum sunt tres puilli capiunt et sunt quindecim milia duodecim
libre denariorum salvo errore calculi et reservatis casalenis nondum ter-
minatis in locis suprascriptis.

Item adsignant Venisse secundum formam habitans occasione eas dari
et cuilibet ipsorum **** adsignari casalena inter muros novos enta per dictos
syndicos, nomina quorum sunt hec:

Mathiolus de Fabriano cartolarius ; Nardus Andrioli ; Vangnolus Van-
gnotii; Bartolus Riccoli ; Consulus Petrutii; Polatus et Palutius Putii de
Nuceria ; Andriolus Leonardutii; Nicolutius Joli; Francisschytus de Spo-
leto calcolarius ; Vechiolus et Ceccus de Raynaldi de Perusio ; Marcutius
Putii ferrarius (?); Agura Jacobutii magister lengnaminis ; Corradutius **
*##*#*#* ; Bonora Junte ; Cionolus Bonadati ; Paulutius Panette ; Lolus Mas-
soli Johangnoli ; Berardus Scangni; Dattiolus Johangnoli; Putius Cornoli ;
Magister Petrus Guidarelli ; Masscarellus Jacobutii faber; Vangne Joli; Pu-
tius Consoli calcolarius de Mora ; Andriutius Bartolutii de Fulgineo ; Tinus
Paulutii ; Rubeus Jacobi Torcelle ; Benedictus Acursini ; Santutius Entisoli ;
Ciccarellus Bartoli; Junta de Perusio ; Ciccolus Cappelle.

Item adsingnant septem centenaria hominum maioris libre comita-
tus Asisii electorum et adsingnatorum per baiulos bayliarum comitatus pre-
dicti sufficientium ad faciendum domos et ad reinplendum domibus civita-

ICONES aes yi ER ao S CY C d
L'AMPLIAMENTO DI ASSISI NEL 1316 63

tem nomina quorum de qualibet baylia costat manu mey Iohannis Alberti
notarii infrascripti.

Cuilibet debeant dari et vendi casalena duplicato pretio dato per syn-
dicos comunis Asisii syndicos ecclesiarum secundum quod in ipsis entionibus
scriptis manu mey notari continentur *** ad pretium potest capere in
summa quindecim milia librarum et ultra salvo semper errore calculi.

(S. T.) Ego Johannes Alberti autoritate imperiali notarius predictum
inventarium mandati dictorum syndicorum scripsci et publicavi.

Documento n. 4

In nomine Domini amen anno eiusdem millesimo trecentesimo sexto-
decimo indictione quartadecima tempore domini Iohannis pape vigesimise-
cundi. Infrascripta sunt casalena adiunte nove civitatis Asisii que obvenerunt
ab brisulos in consilio rectorum dicte civitatis hominibus infrascriptis modo
infrascripto die septima et die octava mensis octubris.

1) Infrascripta sunt casalena [trentaquattro] contigua strate maiori
de medio in Sommontoni ex parte inferioris que incipiunt a porta Sancti
Appolenaris et exeunt ad ortum Sancti Petri [...]

2) Infrascripta sunt casalena [quarantatre] sita de medio in Som-
montoni ex parte superioris que incipiunt a porta Sancti Appolenaris et
exeunt ad domum Mercati Stefani [...]

3) Infrascripta sunt casalena [ventisei] primi filarii iuxta murum
comunis a porta Sommontoni versus ad ortum Sancti Petri [...]

4) Infrascripta sunt casalena [ventiquattro] secundi filarii et post
predictum filarium contigua ipsi filario a strata porte Sommontoni ad dic-
tum ortum Sancti Petri [...]

9) Infrascripta sunt casalena [venticinque] tertii filarii supra et con-
tigua filario strate de medio ex parte inferioris a strata porte Sommontoni
usque ad ortum Sancti Petri [...]

6) Infrascripta sunt casalena [venticinque] contigua muro orti Sancti
Appolenaris que exeunt ad stratam porte Sommontoni [...]

7) Infrascripta sunt casalena [ventuno] filarii iuxta murum comunis
a porta sancti Appolenaris ad domum filiorum Berardelli domini Theo-
baldi [...]

8) Infrascripta sunt casalena [otto] contigua strate a sancto Appo-
lenario ad domum filiorum Berardelli ex parte inferioris [.. B]

9) Infrascripta sunt casalena [venti] que iacent inter filarium strate
sancti Appolenaris ad domum filiorum Berardelli et filarium strate de me-
dio et exeunt ad stratam porte Sommontoni [...]

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64 CESARINA DE GIOVANNI

10) Infrascripta sunt casalena [ventotto] strate superioris Sommon-
toni que incipit a strata porte Sancti Antonii et exit ad domum filiorum
Turelli ex parte inferioris ipsius strate [...]

11) Infrascripta sunt casalena [ventidue] ex parte superioris dicte
strate contigua ipsi strate que incipit a strata Sancti Antonii et exit ad do-
mum filiorum Turelli [...]

12) Infrascripta sunt casalena [ventotto] que iacent a filario strate
Sommontoni superioris usque ad fossum et incipiunt a strata que venit a
porta Sancti Antonii [...]

13) Infrascripta sunt casalena [undici] que iacent in fine Sommon-
toni inter domos que incipiunt a ruga que venit a strata de medio man-
gna et exit ad domum filiorum Turelli et exit ad fossum [...]

14) In nomine Domini amen. Infrascripta sunt casalena [tredici]
que iacent et sunt in strata Sancte Clare iuxta ipsam stratam ex parte in-
ferioris dicte strate que habent principium a porta nova et exeunt ad ortum
Sancte Clare [...]

15) Infrascripta sunt casalena [tredici] contigua filario strate Sancte
Clare subtus primum filarium et incipit a porta nova et exit ad ortum Sanc-
tesClares[-]

16) Infrascripta sunt casalena [trentaquattro] que sunt a muro
comunis versus fontem Antelecii usque ad rugam de medio junte contrate
a Sancte Clare strata [...]

17) Infrascripta sunt casalena [dieci] que sunt in strata a domo fi-
liorum Angelelli usque ad turrim massariorum et plateam novam que in-
cipit a dicta domo filiorum Angelelli ex parte superioris dicte strate [...]

18) Infrascripta sunt casalena [diciotto] que sunt iuxta stratam que
incipit a domo filiorum Angelelli et exit ad turrim massariorum et ad pla-
team novam ex parte inferioris dicte strate post domum Bege Gilii [...]

19) Item casalena [ventitre] que sunt inter viam que vadit iuxta
murum comunis Sancti Antonii et factam subtus Sanctum Antonium que
habent principium a strata porte Sancti Antonii et exit ad turrim Grimon-
toni [...]

20) Infrascripta sunt casalena [trentotto] que sunt inter vias iuxta
murum comunis et stratam iuxta calcinarium que habet principium a strata
porte Sancti Antonii et exit ad lignamina calcinarii [...]

21) Infrascripta sunt casalena [trenta] que sunt in filario strate ex
opposito calginario Sancti Antonii ex parte inferioris dicte strate que vadit
ad calcinarium que habent principium a muro novo comunis et exit ad stra-
tam porte Sancti Antonii [...]

22) Infrascripta sunt casalena [trentuno] filarii contigui ipsi filario
dicte strate ex parte inferioris que habent principium a dicto muro comunis
usque ad stratam Sancti Antonii antiquam [...]

23) Infrascripta sunt casalena [ventotto] que sunt alterius filarii

KC RR E MLA I AUN i
L'AMPLIAMENTO DI ASSISI NEL 1316 65

iuxta ipsum filarium et habent principium a muro comunis et usque ad
stratam veterem porte Sancti Antonii [...]

24) Item infrascripta sunt casalena [dieci] alterius filarii iuxta ip-
sum filarium que habent principium a strata porte Sancti Antonii veteris
et non exit ad murum comunis [...]

25) Infrascripta sunt casalena [sette] que sunt supra gurgam Per-
laxii iuxta murum comunis, stratam de medio et rugam que venit a dicta
gurga ad dictam stratam, primum filarium contiguum dicte strate incipit
a muro comunis et exit ad rugam predictam [...]

26) Item secundum filarium [sette] post ipsum quod incipit et exit
ut supra [...]

27) Item tertium filarium [sette] contiguum ipsi filario et incipit
ut supra [...]

28) Item quartum filarium [sette] quod est suptus ipsum filarium et
incipit-ut: supra |.-.]

29) Item quintum filarium [cinque] quod est subtus predictum et
incipit ut supra [...]

30) Item sestum filarium [cinque] quod est subtus predictum quin-
tum et incipit ut supra [...]

31) Item alia casalena [otto] que iacent in fine dictorum filario-
rum iuxta domos gurghe [:..]

32) Infrascripta sunt casalena [quindici] que sunt inter stratam
que est subtus Sanctum Antonium et aliam stratam inferiorem de medio
que incipiunt a strata veteri porte Sancti Antonii et exeunt ad turrim Gri-
montoni, primum filarium contiguum ipsi strate subtus Sanctum Antonium
ex parte inferioris dicte strate [...]

33) Item secundum filarium [diciannove] post ipsum filarium sub-
tus ipsum [...]

34) Item tertium filarium [ventuno] post supradictum filarium et
habet principium a strata Sancti Antonii veterem [...]

35) Item quartum filarium [ventuno] contiguum strate mangne de
medio ex parte superioris contiguum ipsi filario [...]

36) Infrascripta sunt casalena [ventidue] supra ripam filiorum An-
gelelli a terreno olim Vangnoli Borgongnutii usque ad murum comunis porte
Sancte Clare nove et incipit in terreno dicti Vangnoli [...]

37) Infrascripta sunt casalena [quattro] contigua strate veteri ex
opposito monasterio Sancte Caterine [...]

38) Infrascripta sunt casalena [quattro] contigua strate que vadit
ad Sanctum Antonium a porta turris Bone Matris ex parte strate versus
monasterium Sancte Caterine [...]

39) Infrascripta sunt casalena [sette] que iacent in medio inter stra-
tam veterem iuxta monasterium Sancte Caterine et aliam stratam novam
que vadit ad portam Sancti Antonii [...]
66 CESARINA DE GIOVANNI

40) Infrascripti sunt casalena [tredici] contigua platee nove mer-
eati :[....]

41) Casalena [due] enta per sindicos comunis ab abbate Sancti Petri
que sunt in parrochia Sancti Stefani obvenerunt hominibus infrascriptis [...]

42) Infrascripta sunt casalena [nove] que sunt iuxta stratam no-
vam Sancti Francisscii in filario primo [...]

43) Item casalena [nove] secundi filarii ibidem inferius [.. SIP

(S. T.) Ego Johannes Alberti imperiali auctoritate noharius...
subscripsi et pubiicavi.

N. B. — Ai fini del lavoro non si é ritenuto necessario trascrivere tutti

i nomi degli assegnatari dei lotti di terreno.

Documento n. 5

In nomine Domini amen. Hic est liber sive quaternus continens in
se promissiones factas per omnes et singulas infrascriptas personas civitatis
et comitatus Asisii de fundando et conplendo domos in casalenis eis et cui-
libet eorum concexis per nobilem et sapientem virum dominum Servum
maiorem syndicum populi et comunis civitatis Asisii secundum formam or-
dinamentorum et reformationum comunis et populi civitatis predicte et
dominorum quindecim civitatis eiusdem scriptus et conpositus tempore
syndicatus domini Servi syndici antedicti et scriptus per me Egidium An-
dree de Montefalco imperiali auctoritate notarium et nunc notarium et offi-
tialem comunis et populi civitatis predicte per dominum syndicum supra-
dictum, sub annis Domini a nativitate eiusdem millesimo trecenteximo
septimo decimo indictione quintadecima tempore santissimi patris et do-
mini Iohannis pape vigesimi secundi diebus locis et mensibus inferius de-
notatis. Die octavadecima mensis martii in palatio comunis Asisii in quo
dictus syndicus moratur.

Angelutius Andrioli Guelfi de balia Montis Viridis comitatus Asisii
sponte per se et suos heredes promisit et pacto convenit michi Egidio Andree
notario supradicto presenti et stipulanti nomine et vice comunis Asisii et
pro ipso comuni in casaleno ipsi Angelutio tamquam heredi Guelfi Ianuarii
concexo per comune predictum et vendito per sapientem virum dominum
Servum syndicum maiorem comunis predicti domus circum circa fundare
debens lapidibus calce et arena infra unum annum proxime venturum et
infra alium annum, proxime subsequentem conplere secundum formam deli-
berationis et reformationis comunis et populi civitatis Asisii et dominorum
quindecim civitatis predicte et hoc quod sic actum pactum et conventum
extitit inter ipsum Angelutium tamquam heredem dicti Guelfi et dictum

we * "T y we NO ITA " x »
or ENSE LAS : SATO di AR ALODIUM SCYSC i PNT AL SON. e «d »

CE
——

L'AMPLIAMENTO DI ASSISI NEL 1316 67

Egidium notarium suprascriptum nomine dicti comunis ut publica persona
promictens idem Angelutius michi iam dicto notario stipulanti nomine quo
supra predicta omnia observare et contra non venire aliqua ratione sub pena
centum librarum denariorum cortonensium et obligatione suorum bonorum
ratis manentibus superdictis pro quo et eius verbo precibus et mandato pro
predictis omnibus et singulis observandis et adimplendis [...]. :

(S. T.) Et ego Egidius Andreae de Montefalco a. i. n. etc..
ELENCO ONOMASTICO

(Comprende i nomi citati nello statuto e in tutti i documenti regestati)

Abbadia Bernardi Andriolus Ugolini
Accomandutis Forge Andriutius Masscii domine Dialte
Accursolus Frenguelli Anesutia (soror)
Agata (soror) Angelus (frater)
Aguta Jacobutii Angelus Consoli
Aguta Gilioli Angelus Venture (notarius)
Aghynellus Angela (soror)
Agutellus Johannis Angelutius Johannelli
Agutella Pepi Angelus Egidii
Allenutis Bortolini Angelus Andrec
Allenutis Silvarii Angelus Raynaldutii
Amatellus Antonius (frater)
Andreas Niccolle Anna (soror)

Andreas Riccardi (canonicus) Antoninus Conpagnoli
Andreas Angeli Arculanus Bevenuti
Andreas Petrelli Arculanus Nuley
Andreas Niccole Arculanus Gilii
Andreas Pelegrini Arculanus Johannis
Andreas Bernardi (bonus homo) Arecabene

Andriolus Petri Atarsolus Valentini
Andriola (soror)

Andreutis Johannis Balglone Angeli
Andriutis Lerii Bartellus Sulingnoli
Andriutis Bonaspene Bartellus Becoli
Andriutis Jacobutii Bartholomea (soror)
Andriutius Masseii Bartolus Petri Capotii
Andriutis Bartolutii Bartolus Petroli
Adriutis Putii Gregorii Bartolus Massey
Andriutis Bartolutii Bartolus Pitrioli
Andriolus Leonardutii Bartolus Petroliverii
Andriolus Leonardi Bartolus Salvoli
Andriolus Conpognoli Bartolus Johangnoli

iron esc ER d e SLE C PALLI a
TR P TERN ste
Bartolus Thodini
Bartolus Bevengnatis
Bartolus Blanchy
Bartolus Bevenuti
Bartolus Andrec
Bartolus Petrioli

Blancus magistri Aceti (rector)

Blaxius (frater)
Blaxius Andree
Beccardus Scani
Becarellus Bechy
Benadactus Ugolini
Bene Jacobutii
Benedictus Acursini
Bentivenias Symonis
Berardellus Ugolini
Berardus Consoli
Berardutius : Bartoli
Bernardus Andree
Bernardus Brunelli
Bernardus Deotaccomandi
Bernardus Jannis
Bernardus (medicus)
Bernardutis Scangni
Bevenutis Opportoboni
Bevenutus Jacobi
Bevenutus domine Legerie
Bevenutus Opportoli
Bevenutus Rufini
Blancus Niccole
Bolgarutis Jannuarii
Bonacursus Adamutii
Bonagissa Deotaiuti
Bonaguta Berardi
Bonora

Bonellus Johannis
Bucatellus Salueoti
Butus Andrioli

Ciccarellus Bartoli
Ciccolus Fulingnoli
Ciccolus Rubey
Ciccolus Martini

L'AMPLIAMENTO DI ASSISI NEL 1316

Ciccolus Raynaldi
Ciccolus Ugolini Criscii Mantellatus
Ciccolus Angeli

Ciccolus Johangnoli (rector)
Ciccolus Andrioli (rector)
Ciccolus Loli (bonus homo)
Ciccolus Angeli

Calende Pauli

Cangnolus Sommey

Catarina (soror)

Cecce Beconi

Cecce Masseoli Bevenuti

Cecce Petrioli (canonicus)
Cecce Stefani

Cecce Vangne

Cecaptutis Lateiani

Ceppetella Johangnoli
Cerrachius de Amelia (notarius)
Ciecilia (soror)

Ciccolus Bernardini

Ciccolus Benedictoli

Ciccolus Massey

Ciccolus Andrec Rosi

Ciccolus Symoncelli

Ciccolus Venture

Ciccolus Martini

Ciccolus Benadacti

Ciccolus Clementine

Ciccolus Uguicconi

Cilimaca

Clara uxor Nutoli

Cola Bonifatii

Cola Martini

Cola Munaldi

Cola Patutii

Cola Venture Petrioli

Colante de Ponte

Colus Georgii

Colus Petri

Colus Pettrelli

Complitellus Venture

Consolus Nutii
Consolus Jacobutii
70 CESARINA DE GIOVANNI

Consolus Bevenuti
Consolus Venture
Consolus Petrutii Angele
Corradus Andrioli
Corradus Bevenuti
Crespolus

Cresscolus Venture
Cristianus Deotalleve
Cristoforus Ugolini
Cutio Ugolini

Qutis Andree

Cutis Venturelle
Cutis Iacobutii
Cutis Becardelli
Cutis Dedinolsi
Cutius Bevenuti
Cutius Bonfilgloli

Damianus Andrioli
Davinus (frater)
Deotesalvus
Dominicus Niccole (canonicus)
Dominicus Rayni
Dominicus Coce
Dominicus Corradi
Domis Tafforcelli
Donatus Francissci
Donatus Jacobi
Donatis Petri

Egidius Filippi (canonicus)
Elimosina Bevenuti
Elimosina Suppoli (notarius)
Elimosina Francisscii
Entalcolus Niccolo

Entfolus Gualsadi

Fallus Prudentii
Felitianus Ugolini
Ferrus Jacobi
Filippus Raymundi
Filippus Massioli

aris i eie Rn En i de

Succ ye aoo Sce 0e 0o

Filippus Berlengoni
Filipputis Blanche
Filippus Gratiani
Filippus domine Clare
Finellus Massoli
Folus Bucarelli

Folus Palmutii

Forte Repellatii
Francisscolus Dominichelli
Francisscus Felicani
Francisscus Brunatii

Francisscus De Brunis de Castello

(capitaneus populi)
Francisscus Accursoli
Francisscolus Spellati
Francisscolus Johannis
Francisscisschyctus
Francisscus Guidarelli
Francisscus Bonaventure
Francisscus (clericuens)
Francissca (soror)

Franciscus Blagii o Blaxii (notarius)
Franciscus Raynaldi de Montoro (po-

testas)
Francisscus Cacaguerre (Petrioli)
Francisscus Jacobi
Francisscus de Jano
Francisscus Bonaventure
Francone Gentilis
Funtarellus Angeli
Funtolus Mantie

Gerardus Johannis
Gilius Martini
Giliolus Adattoli
Giliolus Vengnatis
Giliolus Jacobutii
Giliolus domini Accursii
Giliolus Pretis
Gotio De Ponte
Giliolus (spetialis)
Gregoria (abbatissa)
Gregorius (frater)

I
mi

Gregorius Conpangnoli
Guarnagolus Guidarelli
Guelfus Jannuarii
Guido (prior)

Guido Johannis
Guiducolus Agute

Iana Marthy

Iannuarius Bobulci
Iacobus Georgii

Iacobus (canonicus)
Iacobellus Satrani
Iacobellus Johannis
Iacobellus Funte

Iacobutis Guidutii
Iacobutis Johannis Sabboli
Iacobutis Rufinelli
Iacobellus Pauli

Iacobi Angeli

Ieronimus (frater)
Iohannes Alegnantis
Iohannellus Boniacquisti
Iohannes magistri Thome (notarius)
Iohannes Blanche
Iohannes (frater)

Iohannis Sobbastiani
Iohannes Polti (magister)
Iohannis Guillielmi
Iohanguolus Conpangnoli
Iohangnolus Gilii
Iohangnolus Atti
Iohangnolus Paganelli
Iohangnolus Venture
Iohangnolus Angeli
Iohangnolus Tebaldi (rector)

Ysaya (soror)

Lallus Cutii

Latinus Balerii

Launus Bonaiuti

Lellus Iohangnoli Bevengnati
Lellus Iohannis Paladini

L'AMPLIAMENTO DI ASSISI NEL 1316

Lellus Marie

Lellus Bernardi

Lellus Andree Garulgli
Lellus Guidi

Lelus Thomassutii

Lellus Rusticutii

Lellus Pomi

Lellus Bartoli

Lellus Iacobutii Ascarani
Lellus Venturelle
Leonardutius Leti
Leonardus Iannete
Leonardus Acquisti
Leonardus Marchy
Lippus Gilii

Lippus Iohangnoli (rector)
Lolis Niccolutii

Lolus Massioli Iohangnoli
Lolus Mantone

Lucia (soror)

Mantinus Consoli
Mannarellus Fortis
Marcutis Johannis
Marcus Optorenchy
Marcus Iacobi

Marcus Ugolini
Marcus Maii

Marcus Putii Malboroni
Maria (soror)
Margarita (soror)
Marina (soror)

Martius Picardi
Massarellus Massioli
Mascarellus Barnabutii

Masscarellus Iacobutii (faber)

Massolus Raynutii
Massolus Berardi
Massolus Bonaroni
Massolus Bonutii
Massolus Januarii
Massolus Petri Oliverii
Massolus Andrioli
Massolus Scangni
Massolus Francisscii
Massolus Rollandi
Massolus Bartolutii
Massolus Petri

Massolus Johannis Berte
Massarellus Vangnoli
Massiola

Matarellus Ugolini
Matellus Bucarelli
Mathyola (soror)
Mathya (soror)
Matthiolus Johangnoli
Mattiolus Raynaldi
Matheus Pauli (bonus homo)
Melle Jacobi

Migolus Bonatoni
Moricus Fortis

Munaldus domine Gratie
Munoldus Filippi

Nallus Andree
Nallus Acti
Nardolus Viole
Nardus Massioli
Nardus Niccolutii
Nardus Moria
Nardus Andrioli
Nectolus Andree
Niccolutius Andree
Niccolutis Ioli
Ninus Bousengnore
Nutis domine Guilielmine
Nutis Cutii

Nutis Guidi
Nutola

Oddo Ofredutii
Opportolus Andree
Optinuti Funte

Paganutis Hospes
Paulus Bernardini

72 CESARINA DE GIOVANNI

Paulus Deotefece
Paulus Torti
Paulus Filippi
Paulus Ugolini
Paulus Petri

Paulutius magistri Niccole (bonus

homo)
Paulutis Munaldi
Paulutius Pauli Longne
Pauloni Citroli
Passarus Boni
Passarus Thomassutii
Passarus Massioli
Passarus (magister)
Passarus Asiscani
Pelatus Putii
Pelegrinus Angeli
Pelus Johannis
Petrellus Bovaroni
Petriolus Alboci
Petrus Guidarelli (magister)
Petrus Bevenuti
Petrus Andrioli
Petrus Funtarelli (magister)
Petrus Boni
Petrus Massioli (notarius)
Petrus (frater)
Petrus Thomassutii
Petrus Michaelis (magister)
Petrutius Jacobi
Petrucolus Johannis
Petrutis Marcutii
Petriolus Bonaspene
Petriolus Ammaniti
Pettiolus Bernardi
Pinellus Jacobutii
Piscanus Bartoli (rector)
Poltus Jacobi
Pruninus Pauli
Pucatellus Barnabutii
Puccatellus Berti
Puccatellus Pauli
Pugcatellus Lutii

RRUCONEENE UTE d ARES E 1577 X H1 T LUE HR 1 ERE
Puccarellus Ioli (canonicus)

Puccarellus Petrelli
Pugarellus Raymundi
Putis Massey

Putis Gualterii

Putis Consoli

Putis Niccole

Rigutis Iacomini
Rachyfinus Bolgloni
Raynerius Scracce
Rollandus Leti

Roscius de Mora (rector)
Rubens Opportoli
Rubens Boni

Rubens Iacobi Torcelle
Rufinutis Benadacti
Rusticus Vangnolus Pauli

Salvutis Amodey
Salvolus Johangnoli
Scangnus Johangnoli
Scangnius Massoli
Scangnus Bevenuti

Scanus Johannis (macellarius)

Scanus Raynerii
Santutis Veti

Santutis Entisoli
Sensolus Corradi

Servadei de Firmo (maior syndicus)

Silvester Anatrutii
Simoncellus Johannis

Sinus Paulutii (calgolarius)

Symon Thodinii

Symon (clericus)

Symon Amaniti (notarius)
Solle Funte

Spene Thomassutii

Taddiolus
Tanus Accursoli
Tella Andrioli

L'AMPLIAMENTO DI ASSISI NEL 1316

Thadiola (soror)
Theobaldus (Episcopus)

Thomas magistri Pauli (notarius)

Thomas magister Egidii
Thomas Georgi
Thomassellus
Thomassutis Leonardi
Thomassutis Ugolini

Ugolinus De Monanii
Ugolinus Bevengnatis
Ugolinus Petri
Ugolinus Jacobi

Vangne
Vangne
Vangne
Vangne
Vangne
Vangne
Vangne
Vangne
Vannes
Vangne
Vangne
Vangne
Vangne
Vangne

Lelli
Scangni
Gilioli
Francisscoli
Jacobi
Jacobutii
Sinibaldi
Ansonini
Cecapiti
Conpangnoli
Guidarelli
Marcolfi
Griffoli
Ciccoli Massioli

Vangnotius Bonamantie
Vangnutis Petri
Vangnolus Venturelle
Vangnolus Fortini
Vangnolus Lechy
Vangnolus Martini
Vangnolus Munaldutii
Vangnolus Barnabutii
Vangnolus Bentivengne
Vangnolus Massioli (rector)
Vangnolus Andree
Vangnogolus Vangnotii
Vannola (soror)

Vannes

Petricoppi (rector)
74

Vartarellus Andree
Vengnatellus Bernardi
Ventura (canonicus)
Ventura Oliverii
Venturella Gilii
Venturella Stefani
Venturella Georgii
Venturella Gimundi
Venturella Andrioli

CESARINA DE GIOVANNI

Venturellus Michaelis
Venturella Raynerii
Verius Venturelle
Victorinus (abbas)
Victorinus Massioli
Victorinus Venturelle
Vitale Cocareni

Xanfolus Guillielmi
E tu tU EU DU DU DU DX DG DG Dd DW DW Dd Du Du bd DU DU DU DD D D Dj

Sancti Savini

Caput Aque

Gabbiani

Spine

Castri Novi

Sancti Gostantii

. Costani

. Torcelle

. Sancte Lutie

. Ynsule

Sancti Pauli

Sancti Bartolomey
Sancte Marie Capegalis
Sancti Blaxii Capecalis
. Petrongnani

. Domus Mulerum

. Clasine

. Canpilgloni
Vici
Bevilgle
Bangnarie
More

. Stirpeti

. Rochecole

ELENCO DELLE BALIE?)

Bid pi tU DW bd E DU Du Dd EU DW DU EU DU DW Dd EU DW DU GU DU DU DO

(Carte 38-44)

Sancti Gregorii
Coltratitiorum
Ranche Vechie

. Montis Galglani
. Vallis Fabrice

Podii Morici
Sancti Niccolay
Torrite
Colluponi
Mosali

Porcani

Cerque Palmate
Bovilglani
Satrani

Coste Trecasi

. Armencani

Tumbe

Lateriani

Strade Clesie

Collis Erbe

Fanellute

Podii Prioris

Podii Sancti Damiani

. Bretingnani

1) Il territorio è suddiviso, a partire dal 1232 in 51 balíe, i confini
delle quali sono dettagliatamente descritti nei civici statuti.

Attualmente il territorio comunale é ripartito in 20 frazioni, oltre il
capoluogo, comprendenti 46 località abitate corrispondenti all'incirca alle
località delle 51 balíe rimaste in territorio assisano ; i limiti amministrativi
delle frazioni coincidono esattamente con i confini delle parrocchie.
Fri Pirri

-1
e

Gualdi

Sancti Felicani
Genche

Turris Ranche
Trichingnani
Sancti Victorini
Valechie
Petrongnani

tj EU EU EU EU C2 EU EX

ERU PRE ISO acce VoU S

CESARINA DE GIOVANNI

Blaxiani

. Septem Cerri

Plebis
Macerine
Pancii

Montis Viridis
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eoeoooo0 Le mura al 1260 (secondo P. Bracaloni)

Zone entro cui furono assegnati casalini la cui descrizione
non permette di tentare una ipotesi di ubicazione

Filari di casalini la cui individuazione

è molto probabile sia esatta

Filari di casalini la cui individuazione

IER ER EE EE Scala 1 : 5000

e meno probabile sia esatta

PERI INI POPS I © uA m co. OPEL) m A...
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E

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TI e io ili ELENCO £DEI TOPONIMI

(Comprende i toponimi contenuti nello statuto dei Quindici :
p = paragrafo, nello statuto)

Abbeveratorium platee nove mercati
(p. 27)

Abitatio massariorum (p. 33)

Burgus Sante Clare

Burgus Perlaxii

Colle sancti Antonii (p. 4)

Contrata Calcinari (p. 6)

Contrata Sancti Antonii (p. 9)

Contrata Moiani (p. 40)

Contrata Sancti Antonii

Contrata Sammontonii (p. 31)

Contrata Sancte Clare (p. 33)

Contrata Sancti Stefani (p. 33)

Contrata Capiti Bovis (p. 37)

Domus nova palatii populi (p. 2)

Domus Melle domini Iacobi (p. 18)

Domus Niccolutii Andree (p. 37)

Domus Magistri Andree magistri
Niccole (p. 37)

Domus olim Gilioli (spetialis) (p. 37)

Domus Arcus Pacis (p. 37)

Domus Paulutii Pauli Longue (p. 38)

Domus olim Thomasselli

Domus...ubi stant modo teatonici
(p. 38)

Domus Johannicti (p. 38)

Domus Bartoli magistri Andree (p. 38)

Domus sororis Francissce de Jano

(p. 39)

Domus Loli Mantone (p. 40)

Eclesia Sancte Clare

Eclesia Sancti Petri (p. 25)

Eclesia Sancti Francisscii (p. 25)

Eclesia Sancti Appolenari (p. 25)

Eclesia Sancte Trinitatis (p. 31)

Eclesia Virginis Marie (p. 32)

Fons in platea nova (p. 27)

Fons antiqua Perlaxii (p. 27)

Fons Moiani (p. 40)

Guaccatorium in contrata Moiani
(p. 40)

Murus Porticelle (p. 6)

Molendinus comunis (p. 40)

Ortus beate Clare (p. 25)

Ortus eccl. Sancti Rufini (p. 25)

Ospitalis comunis

Porta Moiani (p. 40)

Porta Sancti Rufini (p. 1)

Porta Perlaxi (p. 1)

Porta S. Jacobi (p. 1)

Porta S. Francisscii (p. 1)

Porta Sancte Clare (p. 1)

Porta Sammontani (p. 9)

Porta Sancti Antonii (p. 31)

Porta Sancti Petri (p. 33)

Porta Sancti Appolenaris (p. 33)

Porta Turris Bonematris (p. 33)

Portam clausam Sancti Antonii
78 CESARINA DE GIOVANNI
Platea nova mercati (p. 4) Strata Sancti Antonii (p. 33)
Platea comunis (p. 12) Strata antiqua sancti Antonii (p. 33)
Palatium Sancte Caterine (p. 33) Turris iuxta viam publicam (p. 4)
Strata nova Sancte Clare (p. 19) Turris porte Sancti Antonii (p. 27)

Strata nova Sancti Francisscii (p. 21) ^ Turris Grimontoni (p. 33)
Strata Veteris Sancti Francisscii | Via Antiqua Sancti Antoni

(p. 38)

I EH
PME

rst e eda sese DE estima i. NAMES E A N RA AL xil iim EIS Aspetti del mercato e della
produzione a Perugia fra la fine del

secolo XIV e la prima metà del XV

La bottega di cuoiame di Niccolò
di Martino di Pietro

PARTE PRIMA
PREMESSA

La presente ricerca ha per oggetto la storia dell’azienda di pelli
e cuoiami, appartenuta a Niccolò di Martino di Pietro, che operò sul
mercato perugino dal 1395 al 1442.

Il periodo nel quale si cala questa storia fu certamente fra i
più travagliati per Perugia a causa delle ricorrenti lotte intestine
tra le diverse fazioni che si contendevano il potere, per le crescenti
difficoltà che i responsabili della cosa pubblica incontravano nel
garantire l’indipendenza della città e per i continui cambiamenti
nei vertici politici : dalla signoria di Biordo Michelotti (1393-1397),
alla dedizione al Visconti (1400-1403), a quella a Ladislao di Na-
poli (1408-1414), al ritorno in città, quale signore, di Braccio For-
tebracci da Montone (1416-1424) ed infine, dopo alterne vicende,
alla presa del potere di Niccolò Piccinino (1440-1444) gonfaloniere
di Santa Madre Chiesa.

Un quadro politico di tal genere non poteva non esercitare una
negativa influenza anche sulle condizioni economiche della città ; ba-
sti pensare alla sempre crescente pressione fiscale dovuta alle spese
militari, alle devastazioni operate nel contado dalle milizie di ven-
tura ed al conseguente inurbamento delle popolazioni contadine che
venivano così ad aggravare le difficoltose condizioni della città.
80 ROMANO PIEROTTI

ABBREVIAZIONI
A.S.P. — Archivio di Stato di Pe- P.S.S.. — Porta Santa Susanna
rugia P.S.A.. — Porta Sant'Angelo
A.C.S.L. — Archivio del Capitolo di f. — fiorini
San Lorenzo in Perugia lbr. — libre
A.D.P. — Archivio Datini di Prato s. — soldi
B.A.P. -— Biblioteca Augusta del d. — denari
Comune di Perugia l. — libbra, misura di peso
1223 D — Porta Eburnea 0. — once
P.S.P. — Porta San Pietro m. — mina
PS: — Porta Sole tav. — tavola

DE Larini it} SMENTITO EINE A La. È PT. xalifftos- cm Xr Pete
CAPITOLO I

NICCOLÒ DI MARTINO

Oggetto della prima parte di questo lavoro è la storia inter-
na dell’azienda di Niccolò di Martino considerata nei suoi componen-
ti personali e patrimoniali ".

Niccolò nacque intorno all'anno 1375 ? da Martino di Pietro di
Benvenuto e da sua moglie Angela. Il luogo di nascita presumiamo
sia stato la città di Perugia ove il padre, originario della Villa di
Missiano ? nel distretto del castello di Piegaro compreso nel con-
tado di Porta Eburnea 9), dimorava già da molti anni quando la
moglie dette alla luce quel figlio 9.

Niccolò di Martino, sulle orme del padre, da cui si emancipò il
9 settembre 1395 9, si dedicó principalmente al commercio del cuoia-
me e, come vedremo, alla produzione di calzature, non disdegnando,
peró, altre occasioni di guadagno che gli derivavano dai traffici di
bambagia, cera, ferramenta, ecc. ?. Egli aveva l'abitazione 9 e la
sede principale dei suoi affari in Perugia nel Rimbocco della Salsa ,
entro i confini della parrocchia di Santa Maria del Mercato in Porta
San Pietro !° ad angolo con la piazza del Sopramuro *), quindi pro-
prio nel centro commerciale della città. Faceva parte dell'Arte dei
Calzolari '9, una delle undici arti grosse delle quarantaquattro che
nell'epoca costituivano l'organizzazione corporativa dell'antico Co-
mune di Perugia !'?, fra gli iscritti di Porta San Pietro.

Quella corporazione si poneva tra le piü importanti e presti-
giose della città : nelle cerimonie pubbliche e nelle processioni, a
norma degli statuti, veniva subito dopo le corporazioni dei mercanti
e dei cambiatori di moneta ?, ch'erano le principali; anche per
quanto riguarda il numero dei suoi rappresentanti nel Priorato 5),
risulta che per quasi tutto il xrv secolo l'Arte dei Calzolari stava al
secondo posto dopo quella dei Mercanti 19.

Tale preminenza duró almeno fino a tutta la prima metà del
secolo xv, attestata dalla forte presenza di calzolari nelle magistra-
Eri airone mi RETI MIO E O 0n

82 ROMANO PIEROTTI

ture del Comune e in particolare nel Collegio dei Priori (vedi tab.
n. 1). Su quest’arte, inoltre, quando si trattava di contribuire al so-
stegno delle finanze comunali, a testimonianza del suo prestigio e
della sua capacità economica, gravavano pesi certo non indifferenti
dell'ordine delle centinaia di fiorini 1”).

La rilevanza che il commercio di cuoi e pelli sia grezzi che lavo-
rati e delle sostanze concianti ebbe nell’economia perugina dei primi
decenni del '400, ci è confermata dall'esame d'un registro della Ga-
bella Grossa che va dal 9 maggio 1419 all’8 maggio 1420, in cui vie-
ne riportato tutto il movimento delle merci che entravano, uscivano
o passavano per Perugia, col relativo pedaggio per esse pagato 19
(ved. tab. n. 2).

Inoltre, come giustamente osserva il Broglio d’Ajano, il fatto
che la Corporazione dei Calzolari comprendesse, in questa città, nel
suo seno anche i conciapelli, attività ch'era «...fiorentissima a
Perugia nel secolo xv...»'9, fu un'altra delle ragioni, non l’ul-
tima, della sua importanza non solo economica.

In altre città dell'Italia Centrale, come Firenze, già nella se-
conda metà del secolo xii essa aveva raggiunto una posizione assai
ragguardevole *9; a Pisa, alla fine del ’300, i traffici di cuoiame veni-
vano per importanza al secondo posto dopo quelli che riguardavano
l'industria laniera 2) e all’inizio del '400 le attività relative alla
lavorazione del cuoio confermano la loro priorità nell'economia di
questo importante scalo marittimo 2. In un’altra città di mare, ci
riferiamo ad Ancona, sul versante adriatico, almeno a partire dalla
seconda metà del secolo xv troviamo il settore dei pellami e cuoi
ai primi posti nel movimento commerciale del suo porto ??.

Dell'Arte dei Calzolari Niccolò fu Camerlengo nel primo seme-
stre del 1410 2, un ufficio ricoperto in genere dai suoi membri più
ricchi ed influenti *9. Le cariche pubbliche tenute in varie epoche
dal nostro cuoiaio non si limitarono solamente a quelle interne alla
sua arte: nel bimestre novembre-dicembre 1415, egli entra a far
parte. del Consiglio dei Priori delle Arti, la più alta carica
politico-amministrativa della città; nel 1419-20 surroga nella ca-
rica di ufficiale sopra le Masserizie il fratello Pietro di Martino *' ;
il 18 febbraio 1422 è eletto nel Consiglio dei Cinque Savi sopra lo
Studio 29 e dal settembre 1424 è addetto «super muris civi-
tatis » per un anno *°, quando già da qualche tempo, e cioè dal
luglio dello stesso anno, è « soprastante» alla «amatonatura del So-
pramuro » *?, La sua carriera politica continua poi con l’incarico di

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ASPETTI DEL MERCATO E DELLA PRODUZIONE A PERUGIA 83

« officiale sopra la fabbrica di San Lorenzo» (almeno dal febbraio
1426) #), e con quello di «uffitialis massaritiarum », ricevuto il
21 agosto 1429*? ; infine egli è fra gli ufficiali sopra le rappresa-
glie per sei mesi, iniziando il primo aprile 1433 *».

Come si è visto, Niccolò di Martino rivestì numerosi ed impor-
tanti incarichi fra quelli che formavano la complessa struttura po-
litico-amministrativa del Comune di Perugia alla fine del Medio Evo ;
ciò costituisce certamente un indizio del prestigio che egli dovette
godere presso i suoi concittadini, anche tenuto conto del periodo
particolarmente travagliato nel quale svolse la sua attività pubblica,
periodo caratterizzato da profondi e violenti contrasti tra le fazioni
che si contendevano il potere all’interno della città e fra Perugia e
i più potenti Stati limitrofi.

Anche la posizione che egli raggiunse, in vari periodi, nella ge-
rarchia economica in cui allora a Perugia si articolavano le diverse
classi sociali, suggerisce lo stesso tipo di considerazioni che abbiamo
appena fatto circa la sua vita politica.

In proposito possiamo osservare che in occasione dell’emissione
di tre «prestanze » straordinarie da parte del Comune di Perugia
(ved. tab. n. 3) 8), che colpirono, com'é ovvio, le persone più ab-
bienti della comunità, ed in cui furono chiamati a contribuire, oltre
al nostro mercante, anche personaggi di rilievo, sia dell’Arte dei Cal-
zolari che delle più ricche e potenti Corporazioni del Cambio e della
Mercanzia, le somme pagate da Niccolò eguagliarono o superarono
quelle del Camerlengo della sua arte ??, e seppure di minore entità non
furono molto inferiori a quelle erogate, ad esempio, da uno dei due
Uditori del Cambio e da due dei quattro Consoli della Mercanzia ?9.

Alla sua morte Niccolò di Martino aveva raggiunto una posi-
zione economica abbastanza elevata che ci è testimoniata, fra l’altro,
dall'ammontare del suo patrimonio fondiario *. Infatti, con 4.154
Ibr. 18s. e 4 d. *9 di valore dei suoi terreni e delle sue case coloniche,
egli si collocava al vertice di quella classe di medi proprietari che posse-
devano fondi rustici per un valore da 1000 a 5000 libbre, i quali rap-
presentavano nella Perugia della metà del xv secolo il 18, 43% del
numero totale degli allibrati *9, e le cui proprietà ammontavano,
sempre in valore, al 28,73% del totale (ved. tab. n. 4) :».

Quanto alla personalità, alle idee, al modo di pensare di Niccolò
di Martino, questi traspaiono in maniera evidente, oltre che dalle vi-
cende della sua vita, anche dal testamento ; vediamone il contenuto
riservandoci di tornare su tale argomento più esaurientemente quan-
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Nx ea Pre eio ili idiot

84 ROMANO PIEROTTI

do ci occuperemo del suo patrimonio, sia mobiliare che immobiliare,
e della destinazione che esso ebbe alla sua morte.

Questo documento, redatto a Perugia il 24 luglio 1441 nella
Chiesa di San Fortunato in Porta Sant'Angelo e di cui furono testi-
moni sette frati francescani dell'Osservanza, inizia con le disposizioni
circa la sepoltura, che doveva avvenire nella Chiesa di San Francesco
al Prato in Porta Santa Susanna «...in sepulcro ipsius testato-
ris...»'? e continua con quelle relative tanto agli eredi titolari di
legati specifici che agli universali. Cominciamo a parlare dei primi.

La moglie Novella prima di tutti, a cui dovrà essere restituita
per intero la dote, erediterà tutte le suppellettili che si troveranno
nella casa al tempo della morte del testatore, un appezzamento di
terreno sito nelle immediate vicinanze di Perugia, in località Scro-
fano, che alla sua morte passerà ai figli di Pietro di Martino fratello
di Niccoló, e infine la casa «...in vita tantum... dicte domine
Novelle donec honeste et caste vixerit et ad secunda vota non tran-
siverit...»:2; tale abitazione, alla morte di Novella, andrà alla con-
fraternita del Corpo di Cristo, cui Niccolò apparteneva :? ; alla stes-
sa confraternita sarà destinato anche il fondaco con l'onere di passa-
re ogni anno e per trecento anni ai frati francescani dell'Osservanza
dimoranti nel Convento di Monteripido di Perugia (delia stessa Co-
munità cui appartenevano i testimoni del testamento), dodici can-
ne *? di panno di lana bigia per le tonache degli stessi frati *9. Con
analogo onere, elevato peró a venti canne, l'Ospedale dell'Arte dei
Calzolari*9) è beneficiario d'un podere formato di alcuni appezza-
menti di terreno in località San Cristoforo di Piscille sempre presso
Perugia.

Il testamento continua con un lascito di f. 400 + alla Chiesa di
San Francesco al Prato, dove il testatore aveva disposto di essere
sepolto, «... pro dote capelle quam ipse testator habet in dicta ec-
clesia . .. »*9, con l'impegno per i religiosi che ad essa appartene-
vano di celebrare o far celebrare per i vivi e i morti della famiglia di
Niccolò una messa quotidiana per trecento anni sull'altare della
stessa cappella. Al fratello Jacobo di Martino andranno la conceria
sita in contrada Filoncia *9 «... domos conciatoria cum massaritiis
in eis existentibus...» 5 e alcuni terreni posti nelle vicinanze di San
Biagio della Valle e Villanova della Collina, nel contado perugino.

Alla figlia Margherita andranno invece, «... jure institutio-
nis...»5), solo s. 5 perché «...esse tacitam et contentam ad sex-
centos florenos solutas per dictum testatorem pro dotibus . . » 59).

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ASPETTI DEL MERCATO E DELLA PRODUZIONE A PERUGIA 85

Infine, fra i legati particolari, il nostro mercante non dimentica
i domestici che si troveranno in casa al tempo della sua morte, cui
lascia Ibr. 100 di denari per ciascuno.

Quanto agli eredi universali, essi sono gli Ospedali di Santa Ma-
ria della Misericordia (il più importante per dimensioni e prestigio
nella Perugia di quell’epoca) e quello dell’Arte dei Calzolari, con
l’obbligo, «una tantum», per le due istituzioni, di vestire «...ad
minus centum pauperes amore Dei panni bigi . . . » #) spendendo Ibr.
8 di denari per ciascun povero.

Esecutori testamentari sono nominati i Priori di questi due
Ospedali e quello dei « Disciplinati » della confraternita del Corpo di
Cristo 54).

Questa digressione sul testamento di Niccolò di Martino per-
mette d’intravedere con una certa chiarezza quali fossero le sue con-
vinzioni religiose e civili, attraverso il suo coerente atteggiamento
verso le istituzioni nelle quali riponeva fiducia : la Chiesa, la fami-
glia, la corporazione, la confraternita, le opere pie 5). Niccolò ci
appare in definitiva come uomo che visse pienamente il suo tempo ;
egli riassumeva in sé alcune di quelle particolari caratteristiche
che formavano la personalità di un agiato operatore economico.
Senza potersi confrontare con un Francesco di Marco Datini egli
rappresentò comunque, sia sotto il profilo ideologico e culturale #9
che sotto quello dei rapporti economici, politici e sociali, un esponente
tipico di quella media borghesia mercantile che, almeno a Perugia,
fra la fine del secolo xrv e la prima metà del xv dovette costituire
la vera forza trainante del mondo produttivo.

Sulla data della morte di Niccolò di Martino non abbiamo noti-

“zie precise ; possiamo però collocarla fra il 24 luglio 1441, giorno in

cui fu redatto il testamento, e il 29 maggio 1443 5, quando Pietro
di Martino, fratello di Niccolò, fece allibrare nel suo catasto condiviso
col fratello Jacobo 58, un pezzo di terra posta nei pressi di San Cri-
stoforo di Piscille © ; tale terra era stata lasciata da Niccolò, per
disposizione testamentaria, alla moglie Novella, quale prima bene-
ficiaria, ed ai nipoti, figli di Pietro, alla morte di lei. Pertanto
alla data del 29 maggio del 1443 anche Novella doveva già essere
morta.

Si ha conferma di tutto ció da un ulteriore trasferimento nel
catasto dei due fratelli Pietro e Jacobo di Martino, fatto in data 13
settembre 1443, di vari appezzamenti di terreno siti in Villanova
della Collina e San Biagio della Valle, che costituirono, insieme alla
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dini

86 ROMANO PIEROTTI

conceria, parte dell’eredità del secondo ; risulta inoltre nel catasto
di Niccolò un'istanza rivolta gli ufficiali sopra l'Armario *?, da par-
te di Benincasa di Marino «...procuratoris et mariti domine Marga-
rite filie infrascripti Nicolay ...», in data 31 marzo 1446, con cui
si chiede che venga «...cassum nomen pronomen et foculare dicti
infrascripti Nicolay Martini cum constat dictis offitialibus dictum
Nicolaum decessisse jam sunt duo anni et ultra... » *».

Se dunque Niccoló venne a mancare entro l'anno 1443 egli visse
circa sessantasette anni, essendo nato, come abbiamo detto, intorno
al 1375.

L'esame del testamento ci ha permesso di conoscere diversi com-
ponenti la famiglia di Niccoló ; vediamo di allargarne ed esaurirne
il quadro a compimento delle note biografiche sul nostro cuoiaio,
iniziando dalla moglie Novella « Andruccioli Paulutii ».

Del loro matrimonio non abbiamo la data precisa, ma possiamo
senz'altro affermare che avvenne prima del 14 maggio 1393, quando
Niccoló aveva da poco superato i diciotto anni; a questa data in-
fatti nel catasto di suo padre Martino di Pietro vennero allibrati al-
cuni appezzamenti di terreno del valore totale di lbr. 909 e del-
l'estensione di m. 32 e tav. 69 ©, che costui «...habuit in dotem

ut dixit ab Andruccio condam Paulutii Butoli de Perusio... pro
dote et nomine dotis domine Novelle filie dicti Andruccioli ut uxoris
Niccholay filii supradicti Martini...» 9.

Novella, proveniente da un'agiata famiglia che contava fra i suoi
componenti almeno due appartenenti all'Arte dei Calzolari *9, senza
intervenire direttamente negli affari di Niccoló, in piü di una occa-
sione lo sostenne finanziariamente con prestiti in denaro *9.

Quanto ai figli nati dal loro matrimonio, abbiamo notizie solo
di due, Margherita e Francesco. Della prima si é già parlato a pro-
posito dei legati specifici del testamento di Niccoló ; qui possiamo
solo aggiungere ch'ella certamente sopravvisse ai genitori dato che
suo marito, Benincasa di Marino, nella veste di procuratore della
stessa Margherita, in data 31 marzo 1446, provvide alla cancellazione
della partita catastale di Niccoló di Martino *? ; altre notizie di par-
ticolare importanza sul suo conto, almeno prima del 1446, non si
sono potute riscontrare.

Di Francesco, non citato nel testamento del padre (ne vedremo
ora il perché), abbiamo le prime informazioni dai libri contabili in
cui Niccolò di Martino riportava meticolosamente anche tutte le
spese familiari, fra le quali quelle per l'istruzione del figlio (per la

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ASPETTI DEL MERCATO E DELLA PRODUZIONE A PERUGIA 87

figlia Margherita invece non compaiono mai spese relative alla sua
educazione).

Il ragazzo ben presto venne impiegato nell’azienda paterna con
compiti non troppo impegnativi, quale quello di messo incaricato di
riscuotere crediti o pagare fornitori ; a compiti di maggiore impegno
Francesco non fu mai chiamato perch’egli venne a mancare prema-
turamente, come ci ricorda una memoria posta nel libro delle ven-
dite alla data del 5 settembre 1412 °9 del seguente tenore: « pri-
ma vendeta po’ lla morti de Franciescho » 99).

Il padre di Niccolò, Martino, come abbiamo visto, era origina-
rio della Villa di Missiano di dove si trasferì a Perugia intorno al
1360, fra i cui cittadini venne ammesso verso la primavera del
1380 *»; abitò nella parrocchia di Santa Lucia di Porta San Pie-
tro *», fu « artifex et de arte Calcolariorum » 7 e lo troviamo iscritto
a questa stessa arte, di cui fu anche Camerlengo nel 1386 ?, fra i
membri di Porta San Pietro 7). Quanto al nonno paterno, Pietro di
Benvenuto, sappiamo che dimorava nella Villa di Missiano ed era
un modesto agricoltore-proprietario 9.

Della madre di Niccolò, Angela, la quale sopravvisse al marito
Martino, e della sorella Onesta nulla sappiamo più del nome pro-
prio; non così dei fratelli Pietro e Jacobo, già ricordati, che erano
ancora in vita quando egli morì. Anche costoro, come risulta dai
libri contabili dall’azienda di Niccolò, trafficavano in cuoiami ; Pie-
tro faceva parte della corporazione dei Calzolari fra gli iscritti di
Porta San Pietro ?), come Niccolò e suo padre e come loro fu Ca-
merlengo della stessa arte nel 1435 7); Jacobo, che nel 1443 tro-
viamo ancora praticare la professione di cuoiaio 78), ebbe in eredità
dal fratello Niccolò, come s'é accennato in precedenza, oltre a di-
versi appezzamenti di terreno, la conceria con tutte le attrezzature
in essa esistenti 79).

Mentre non abbiamo alcuna notizia di eventuali figli di Jacobo,
o di figlie femmine di Pietro, dal catasto di costui apprendiamo i
nomi di due suoi figli maschi, Guido e Rodolfo *9. Quest'ultimo, che
era iscritto a sua volta all’arte dei Calzolari — sempre fra i membri
di Porta San Pietro *9 — continuerà la tradizione della famiglia
che abbiamo visto esercitare quest'arte almeno da tre generazioni ;
dal nonno Martino di Pietro di Benvenuto, al padre Pietro di Marti-
no di Pietro, agli zii paterni Niccolò e Jacobo e infine a lui stesso,
Rodolfo di Pietro di Martino.
88 ROMANO PIEROTTI

CAPITOLO II

IL PERSONALE DIPENDENTE

Niccolò di Martino, durante la sua lunga e complessa attività
imprenditoriale, si servì di vari collaboratori, sia come soci che come
lavoranti alle sue dipendenze; in questo capitolo ci occuperemo
di questi ultimi.

Il loro numero non fu mai elevato 8°) e in ogni modo non con-
frontabile con quello dei «fattori» di un Francesco di Marco Da-
tini **) o delle compagnie dei Bardi e dei Peruzzi 8). Il nostro cuoiaio
ebbe annualmente un massimo di nove dipendenti come nel 1411
e nel 1417 *9, contro, ad esempio, i quarantasei del Datini *9 nel
periodo di completezza del suo sistema d’aziende, e per giunta con
dei rapporti di lavoro di gran lunga più precari e discontinui.

Volendo per un momento restare al confronto con le grandi
compagnie cui prima abbiamo fatto riferimento, dobbiamo notare co-
me, per ciò che riguarda le funzioni dei collaboratori, nell’azienda di
Niccolò di Martino manchi del tutto la figura del « fattore », con le
sue caratteristiche proprie di funzionario dotato, in taluni casi, an-
che di una certa libertà d'azione #? ; si ha invece con funzioni d'im-
piegato almeno un « fattore-scrivano » *9 nella persona del cassiere
Giovannello di Giovanni 89); con questi va considerato per i suoi
compiti, non meramente manuali, di commesso, un tale Giovanni di
Masuccio, il quale, definito nella contabilità di Niccolò « nostro la-
vorante »*? — come peraltro Giovannello di Giovanni —, era in-
caricato di vendere mercanzie anche di produzione della stessa a-
zienda di Niccolò, « enance alla chamora » *» ; un compito che Gio-
vanni di Masuccio svolgeva con l’obbligo di risponderne solo perio-
dicamente al suo « principale », ma, si ritiene, con ben scarsa auto-
nomia, visto che in un caso in cui egli vendette merci a credito il
Joro valore gli venne trattenuto dal salario *».

Tutti gli altri dipendenti di Niccolò di Martino, a quanto ci ri-
sulta, esercitavano attività di tipo manuale, come operai specializ-
zati, come lavoranti generici o come garzoni *? addetti ai due rami
in cui si articolava l'azienda *), e cioè quello dei traffici di cuoi —
e non solo di cuoi, come vedremo, ma anche di altre mercanzie in
qualche maniera affini — e quello della tras'ormazione degli stessi
cuoi e delle pelli grezze in conceria.

III
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ASPETTI DEL MERCATO E DELLA PRODUZIONE A PERUGIA 89

A costoro si affiancavano poi altri collaboratori, specie concia-
tori di cuoi e pelli, che venivano chiamati e utilizzati — a opera,
a giornata, a opera e giornata — solo in occasione di necessità par-
ticolari dell'azienda *9 e che si' distinguevano dagli altri, oltre che
per l'assoluta mancanza di continuità che il loro rapporto di lavoro
rivestiva, anche per il fatto che per essi, a differenza dei casi sopra
ricordati, mai compare nella contabilità del mercante accanto al
nome la definizione di «nostro» o «nostro lavorante » o «nostro
chonciatore» ma unicamente il loro mestiere e la ragione per la
quale venivano momentaneamente assunti.

A questo proposito dobbiamo osservare che alcuni di questi la-
voranti esercitavano, in forma artigianale, anche un'attività pro-
duttiva in proprio *? pur se connessa con quella del nostro cuoiaio :
ecco cosi verificarsi dei casi in cui questi prestó a propri dipenden-
ti — a Vico di Martino, ad esempio, per produrre tintura *? — i
mezzi finanziari di cui essi avevano bisogno per procacciarsi la ma-
teria prima indispensabile alla propria autonoma attività . In altri
casi, Niccoló di Martino forni a propri dipendenti direttamente gli
strumenti di lavoro *9.

Ma anche per coloro che entrarono a far parte del personale alle
dirette dipendenze dell'azienda di Niccolò, il rapporto di lavoro ra-
ramente assunse il carattere di stabilità e di durata riscontrabile in
più grandi aziende *9». Anzi possiamo senz'altro affermare che la
maggior parte di questi collaboratori prestó la sua opera per un pe-
riodo inferiore all'anno "9,

Quando poi il rapporto di lavoro aveva termine, si procedeva
da parte del mercante, al computo dei giorni di effettivo lavoro
prestato da un certo dipendente per il saldo dei conti 19»,

Non mancarono, naturalmente, alcuni dipendenti che restarono
con Niccolò di Martino per periodi abbastanza lunghi e in forma
stabile. È il caso, ad esempio, del « commesso » Giovanni di Masuccio,
ininterrottamente presente dall'aprile 1400 all'aprile 1403 :°9, o di
Cristoforo di Nardo, conciatore, presente dall'ottobre 1400 al di-
cembre 1401. Altri collaborarono meno stabilmente, essendo ripe-
tutamente assunti, licenziati e riassunti. È il caso d'un Vico di Mar-
tino anch'egli conciatore, assunto dal maggio all'ottobre 1400, quin-
di dall'aprile all'ottobre 1402 e in ultimo dal gennaio all'aprile
1403 1°); d'uno Stefano di Massolo, «lavorante » nel secondo se-
mestre 1409 e nei primi mesi del 1411 e 1412 ; infine di quel Giovan-
nello di Giovanni, cassiere di Niccoló di Martino, di cui già abbiamo
90 ROMANO PIEROTTI

fatto la conoscenza, che svolse le sue funzioni saltuariamente negli
anni 1409, 1411 e 1412 e poi stabilmente dal novembre 1416 al
dicembre 1417.

Per altri ancora il rapporto di lavoro che li legò all’azienda di
Niccolò di Martino fu più complesso e articolato ; è il caso di Co-
stanzo di Francesco e Trovato di Gilio, che dapprima vi lavorarono
con una certa continuità e in seguito furono chiamati solo per bre-
vi periodi o anche saltuariamente e ad opera. Trovato di Gilio, inol-
tre, assunto come semplice garzone, svolse poi funzioni di lavorante
sia generico che specializzato ; ed è il caso di Tommaso di Pietruccio
e Tommaso d’Antonio prima assunti occasionalmente o solo per de-
terminate lavorazioni, e successivamente in forma più stabile.

Ricordiamo inoltre Fazio di Pietro da Siena 1°), l’unico fore-
stiero che lavorò presso Niccolò, dapprima direttamente nel 1412
e poi ad opera, nel 1417 ; Giovanni di Vanni da Villanova della Col-
lina e Pietro di Matiuolo da San Biagio della Valle, ambedue conta-
dini 1°), i quali lavorarono sulle terre possedute dal cuoiaio in queste
due località, presso Perugia ; Cristofano di Paolo che gli lavorò la
vigna di « Schrofano » 199).

Dunque, come si sarà potuto osservare, la variabilità e comples-
sità delle forme in cui si esplicò l’attività dei dipendenti di Nicco-
lò 1°? esclusero, nella maggior parte dei casi, assunzioni per periodi
definiti o predeterminati, con due sole eccezioni : il lavorante Tom-
maso di Petruccio !°9 e il garzone Betto di Giovanni !°9), ambedue
assunti per un anno nel 1402 1).

Da queste e dalle precedenti considerazioni emerge evidente co-
me Niccolò di Martino fosse in grado di condizionare alle esigenze
della propria azienda la quantità e la qualità del personale più utile,
di tempo in tempo; il che suggerisce l’ipotesi che sul mercato di
Perugia, negli anni di cui si tratta, l'offerta di lavoro fosse nor-
malmente abbondante e comunque superiore alla domanda "».

Esaurito l'argomento delle funzioni e del tipo di rapporto di la-
voro che legó i vari dipendenti all'azienda di Niccoló di Martino,
esaminiamo ora le relative retribuzioni, iniziando dalle forme d'ero-
gazione.

I salari, anche nei casi in cui si ebbero rapporti di lavoro pro-
lungati, raramente furono corrisposti a scadenze regolari, ma piut-
tosto irregolari, riportandone memoria, prima nei libri che contene-
vano le registrazioni provvisorie, quali il quaderno di cassa — detto
qui « quaternello della chassa » —, e in seguito nei libri mastri.

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ASPETTI DEL MERCATO E DELLA PRODUZIONE A PERUGIA 91

Giovannello di Giovanni fu l’unico fra tutti i dipendenti di
Niccolò di Martino a percepire regolarmente un salario, ogni mese
e nella stessa misura, dal novembre 1416 al dicembre 1417 12).

Sovente da Niccolò di Martino furono effettuate della anticipa-
zioni in conto salario "?, alle quali si debbono aggiungere, in nu-
merose occasioni, dei veri e propri prestiti ai dipendenti 14.

Spesso la registrazione del pagamento del salario, erogato su ri-
chiesta d’un dipendente, specificava l’uso che di tale somma inten-
deva fare colui che la riceveva; questo era di frequente costituito
da spese alimentari, specie per acquisto di farina 1), grano "9, vi-
no ??, per vestiario "9, per riscattare pegni da giudei, ai quali ta-
luni lavoranti dovevano ricorrere a causa della scarsa quantità di
contante di cui potevano disporre per rifornirsi di beni anche di piü
largo consumo "9? ; e infine per altre necessità sia ordinarie ':» che
di carattere eccezionale 12),

A volte il salario, sempre corrisposto non regolarmente, veniva
determinato a priori nel suo ammontare in relazione ad un certo
periodo — ad esempio per un anno 9 —, ovvero veniva registrato
in contabilità allo scadere del rapporto di lavoro, riportando il lasso
di tempo cui questo era riferito 123).

Quasi sempre i pagamenti venivano fatti in contanti, di regola
in moneta piccola 9; raramente si ebbero erogazioni del salario
parzialmente in natura 155),

Quanto all'entità delle retribuzioni, i salari annui variavano dai
36 fiorini con i quali fu retribuito un operaio specializzato come il
conciatore Cristofano di Nardo (fine 1400 — agosto 1401) ::9, ai
30 fiorini che percepi il commesso Giovanni di Masuccio (1402), ai
12 fiorini che abbiamo visto corrispondere a Tommaso di Petruc-
cio, lavorante generico (1402) ::?, al solo fiorino che fu la mercede
dell'apprendista Betto di Giovanni (1402) 129.

Le paghe mensili si aggiravano intorno ai 2 fiorini, che costitui-
vano il salario di Costanzo di Francesco nel 1411 (f. 2) ::» e di Gio-
vannello di Giovanni nel 1416-17 (f. 2 s. 715) 1°. Quando poi questi
lavoranti venivano chiamati a prestare il loro lavoro a opera o a
giornata, venivano retribuiti all'incirca con un soldo a pezzo nel pri-
mo caso '*? e con 10 soldi al giorno nel secondo ':2,

salari non molto dissimili da questi percepivano i lavoratori che
operavano in questo settore anche sulla piazza di Pisa negli anni
1428-29 : f. 36 l'anno un lavoratore di cuoio !*2, fino a un massimo
di f. 9 per lo stesso periodo un garzone di conciatore di cuoi 9,
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92 ROMANO PIEROTTI

mentre un lavorante calzaiolo prendeva fino a 9 soldi di « piccioli »
al giorno 15°).

In epoche antecedenti (fine secolo xiv) e nel campo dell’indu-
stria laniera, ad esempio nell’opificio che Francesco di Marco Da-
tini possedeva a Prato in società con Agnolo di Niccolò di Piero
del Giunta del Rosso, il personale stabile con diverse funzioni per-
cepìva, fra salario fisso e straordinario, remunerazioni annue da
un minimo di f. 2,50 a un massimo di f. 35,04 15) Mentre Pietro
di Vico de’ Carsidoni, contabile del fondaco di Giubileo Carsidoni,
mercante di Sansepolcro, aveva nell'anno 1386 f. 6 '*?, e un lavorante
generico come Vanni della Cecca da Montaguto riceveva nello stesso
periodo un salario di f. 10 l'anno ?*».

Che altro dire, per concludere, delle condizioni in generale
nelle quali si trovavano a vivere ed operare i lavoranti alle dipenden-
ze di Niccolò di Martino ? Già abbiamo visto come tra essi e il no-
stro cuoiaio intercorresse un rapporto di lavoro estremante precario,
per cui c'é da esser certi che solo pochi di loro erano in grado di poter
lavorare con continuità per tutto l'anno (senza parlare dei giorni
festivi, numerosissimi, certamente non pagati '*»), e come questi fos-
sero costretti abbastanza spesso a ricorrere a prestiti su pegno da
ebrei e a chiedere anticipazioni sul proprio salario, non solo nei casi
in cui intendevano procurarsi i mezzi finanziari per attività produt-
tive da esercitarsi in proprio, ma anche per acquistare beni di con-
sumo a carattere primario. —

Qui aggiungiamo solo, a titolo di confronto, che il salario an-
nuo più alto pagato da Niccolò di Martino ad uno dei pochi dipen-
denti rimasti al suo servizio almeno per un anno, e cioè i 36 fiorini
corrisposti fra il 1400 e il 1401 al conciatore Cristofano di Nar-
do, costituirono, per entità, una cifra assai vicina ai f. 32 s. 17 e d.
9, che fu la somma meno elevata impiegata dal nostro cuoiaio per
le sole spese familiari del 1401 (la più alta fu di f. 85 s. 51 d. 9 nel
1401) ; inoltre abbiamo potuto notare come fra i consumi alimentari
di questi lavoranti avessero larghissimo spazio il frumento e la fa-
rina seguiti immediatamente dal vino, mentre sulla mensa del Nic-
colò compaiono anche, di sovente, ben altri cibi quali carni, formag-
gi, uova, dolciumi, ecc. ^».

Per ciò che riguarda l’origine sociale e geografica della famiglia
di alcuni dipendenti, abbiamo potuto osservare, per quanto concerne
il solo Giovanni di Masuccio, come questi fosse originario di Bastia
Umbra, una cittadina del contado di Assisi ^9, e che il salario di

*
ASPETTI DEL MERCATO E DELLA PRODUZIONE A PERUGIA 93

Betto di Giovanni venisse riscosso dal padre contadino, ma dimo-
rante in Perugia "2; analogamente per Tommaso di Petruccio, il
cui genitore è ciabattino 9, e per Vico di Ciccolo, figlio di un
calzolaio 144),

Per concludere, è appena il caso di ricordare alcune figure di
collaboratori occasionali dell’azienda di Niccolò di Martino, quali fu-
rono il notaio, il sensale, il vettore.

CAPITOLO III

LE SOCIETA

Come è noto, la pratica medievale degli affari si avvalse di un
grande numero di società, in accomandita e in nome collettivo, co-
stituite di volta in volta soprattutto allo scopo d’ovviare alla scarsa
e difficile circolazione di capitali e al divieto del prestito ad usura.

Niccolò di Martino non si allontanò da queste consuetudini; da
documenti in nostro possesso, infatti, risulta che egli stipulò fra il
1400 e il 1423 accordi di società con mercanti perugini i quali, co-
me lui, esercitavano l’attività di cuoiari, per periodi più o meno lun-
ghi e aventi per oggetto traffici di cuoiami 1),

Nell'esaminare ora, più in particolare, questo aspetto della sto-
ria interna dell'azienda del nostro Niccoló, una distinzione va fatta
tra accordi per un singolo affare o per una sola operazione commer-
ciale, che furono assai frequenti specie in occasione d'acquisti di mer-
canzia su piazze lontane da Perugia, e sui quali torneremo piü avan-
ti "9, e accordi per la creazione di vere e proprie « chompagnie »
che invece, almeno dall'esito delle nostre ricerche e per il periodo
sopra considerato, risultano essere state in numero di cinque : quel-
la con Francesco di Pietro alias de Ceruglio cuoiaio di Porta San-
t'Angelo, quelle con Giovanni d'Andrea, con Betto di Ser Vico, con
Longaruccio di Barnabeo ed infine quella con Paolo di Bartolomeo *:?,

Nei casi in cui Niccoló di Martino si associó con Giovanni d'An-
drea, Betto di Ser Vico, Longaruccio di Barnabeo e Paolo di Bar-
tolomeo non sappiamo con certezza se continuó a svolgere anche
una attività produttiva in proprio; ció avvenne invece quando,
agli inizi del 1403, egli entró in « chompagnia » con Francesco di
Pietro. La sua attività autonoma peró prosegui in maniera alquanto

7
94 ROMANO. PIEROTTI

ridotta ; fra l’altro, tutti coloro che all’atto della costituzione della
società erano al servizio di Niccolò, e cioè Giovanni di Masuccio,
Vico di Martino, Tommaso di Petruccio e Betto di Giovanni, pre-
starono da quel momento gran parte della propria opera a favore
della « chompagnia » 149).

Quello con Francesco di Pietro (o di Ceruglio) fu in ordine di
tempo il primo accordo di società stipulato da Niccolò di Martino,
che ci risulti dai suoi libri contabili. Con Francesco di Pietro, già
in precedenza, il nostro Niccolò aveva avuto rapporti d'affari ; in
particolare, fra altre operazioni commerciali di vario genere, essi eb-
bero occasione di effettuare nell’aprile del 1402 anche un acquisto in
comune, a Pergola nelle Marche, di una partita di cuoiami da un
mercante del luogo ^».

Una regolare compagnia venne poi costituita fra i due, come ab-
biamo detto, solo nel 1403 ; alla data del 21 febbraio di quest'anno
noi troviamo nella contabilità di Niccolò di Martino una uscita di
f. 200 quale anticipo sui 500 che costituirono la sua quota di parte-
cipazione nella società fatta appunto con Francesco di Pietro 15°),

Con la stessa motivazione è registrato un ulteriore versamento
di f. 200 effettuato dal nostro Niccolò il 30 maggio dello stesso an-
no 151) ; dalla scrittura relativa del libro delle uscite del 1403, che è
anche l’ultima che riguardi i suoi conferimenti in questa società, sap-
piamo che a tale data il capitale versato dal cuoiaio ammontava
a f. 470, e cioè quasi al totale della quota di sua spettanza 15.

Della quota di capitale apportata da Francesco di Pietro non
abbiamo alcuna notizia certa. Possiamo solo formulare un’ipotesi sul-
la base dei criteri con cui si procedette alla ripartizione degli utili :
la società infatti, a poco più di un anno dalla sua costituzione, ed
esattamente nel maggio del 1404, distribuì i suoi primi utili nella
misura di f. 300 che furono ripartiti equamente fra i soci cui tocca-
rono 150 fiorini per ciascuno '5»,

Se dunque i soci divisero in parti uguali gli utili derivanti dal-
l'esercizio della loro impresa, possiamo presumere che altrettanto
uguali o comunque non molto diverse fra loro fossero le quote di
capitale conferite da ciascuno, a meno che l’opera d’uno dei soci
fosse particolarmente apprezzata.

Questa « chompagnia » di commercio avrebbe dunque iniziato
con un capitale sociale di circa 1.000 fiorini; una cifra modesta se
confrontata con le decine di migliaia di fiorini che costituirono il
capitale di grandi società del tempo, ma certamente rispettabile in

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ASPETTI DEL MERCATO E DELLA PRODUZIONE A PERUGIA 95

rapporto ai 3.000 fiorini con cui fu costituita la compagnia d’arte
della lana di Francesco Datini e Agnolo di Niccolò di Piero di Giun-
ta del Rosso (1396-1400), con sede in Prato 154).

Sull’oggetto specifico della società, i libri contabili di Niccolò
di Martino non ci forniscono dati precisi; pensiamo di non an-
dare errati affermando che tale oggetto fu certamente costituito
dal commercio di pelli e cuoi, tenuto conto dell’attività precedente-
mente svolta dai due soci, ambedue cuoiari, e del fatto che i dipen-
denti di Niccolò prima ricordati, che passarono poi anche al servi-
zio di questa società, erano tutti o conciatori di cuoi, come Vico di
Martino, o membri dell’arte dei Calzolari, come Giovanni di Masuc-
cio ; in ogni caso prestatori d’opera che fino a quel momento aveva-
no lavorato nel settore del cuoio.

Nel 1405 la società era ancora in vita ed in eccellenti condizioni
economiche, tanto che si procedette alla ripartizione d’un utile di
300 fiorini distribuito sempre in parti esattamente uguali fra i due
Soci 155),

Circa l’entità dei guadagni conseguiti, che in cifra assoluta fu-
rono di 300 fiorini tanto nel 1404 che nel 1405, mantenendo ferma
l'ipotesi prima formulata, e cioè che la società iniziasse ad operare
con un capitale di circa 1.000 fiorini, risulterebbe un utile annuo
intorno al 30%, certamente considerevole anche in rapporto con gli
utili di grandi compagnie mercantili come quella dei Bardi 15),

Fino al 1416 non si hanno altre notizie di compagnie di commer-
cio di cui Niccolò di Martino entrasse a far parte. Inizia infatti dal-
ottobre di quest'anno la documentazione a noi nota relativa alla
seconda società cui il nostro cuoiaio dette vita cioè quella con Gio-
vanni d'Andrea.

Tale documentazione, costituita da un libro di entrata e usci-
ta?» e da uno di vendite di mercanzia !59, abbraccia un arco di
tempo che va dal 23 ottobre 1416 alla fine dell’anno 1417.

Riportiamo qui di seguito parte dell’intestazione del primo di
questi libri (per il settore relativo alle entrate) dalla quale risulta
fra l'altro anche la «ragione » della società 159) :

«Questo libro si è de Niccholò de Martino e Giovagni d’Andreia
chompagne choiare de Peroscia nello quale libro escriveremo tutte
l'entrate se faranno de tutte quelle merchantie se venderanno in
Peroscia e fuori de Peroscia el quale libro se chiama libro entrate
signato per + ».

Le «merchantie» di cui trattasi sono, come nel caso della società
96 ROMANO PIEROTTI

col Ceruglio, prevalentemente costituite da pellami e cuoi; ciò chia-
ramente emerge dall’analisi del libro della vendite e dall’esame delle
prime scritture con cui si apre quello delle entrate. Dal contenuto di
queste scritture che ebbero per oggetto i conferimenti dei soci, sap-
piamo infatti che i denari versati furono utilizzati per rifornire di
merce il magazzino della « chompagnia », procedendo all’acquisto di
generi come quelli prima ricordati sui mercati di Foligno e Pisa
ed al loro trasporto a Perugia, e per permettere a Giovanni d’ Andrea
di recarsi a Pisa per sovrintendere di persona alla scelta di quella
parte di merce comperata sulla piazza toscana 1°).

Questa operazione, che comportò una spesa di f. 287 s. 8115,
gravò per f. 202 pari al 78,8% del totale su Giovanni d'Andrea e per
soli f. 75 e s. 8115, pari al 21,2% su Niccolò di Martino, da parte del
quale non vi é traccia, nei documenti contabili della società, di ul-
teriori apporti finanziari. Viceversa, sempre fra le entrate, é registra-
to alla data del 18 febbraio 1417 un ulteriore versamento del socio
di Nicolò di f. 907» che fa salire così l'ammontare di denaro in-
vestito dai due nella « chompagnia » a f. 377 s. 8115, cifra, come si
vede, alquanto inferiore a quella che costitui il capitale con cui esor-
di la prima società creata da Niccoló di Martino con Francesco di
Pietro 192).

La fisionomia della compagnia di commercio così fondata non
differì sostanzialmente da quella della precedente azienda indivi-
duale di Niccolò ; anzitutto il sigillo mercantile che compare sui libri
dei conti rimane quello del nostro mercante; inoltre fra il per-
sonale più qualificato alle dipendenze della stessa figurano taluni,
come Giovannello di Giovanni e Sabadeio di Paolo, che ebbero rap-
porti di lavoro col nostro cuoiaio almeno dal 1409, e come Tommaso
d'Antonio dal 1411 ; ed infine la « chamora », cioè il fondaco ove i
due esercitarono «l'arte » è la stessa di Niccolò di Martino, che per il
suo specifico uso, però ricevette dalla società un canone d’affitto
per il periodo 23 ottobre 1416 — 31 dicembre 1417 di f. 23 s. 5215, in
ragione di f. 20 l’anno '*»,

Al 30 dicembre 1417 la situazione finanziaria della società non
si presentava tra le piü brillanti: entrate per f. 2.608 s. 74, uscite
per f. 2.557, con un modesto avanzo di f. 51 s. 74 1*9,

Fra il 30 e il 31 dicembre si sostennero ancora spese per f. 82
(fra cui quella per il pagamento dell'affitto del fondaco), che fe-
cero cosi salire il totale delle uscite a f. 2.640, cui fecero riscontro
introiti per soli f. 7 s. 2415, portando l'ammontare delle entrate a

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ASPETTI DEL MERCATO E DELLA PRODUZIONE A PERUGIA 97

f. 2.616; a queste ultime si aggiunsero poi proventi straordinari per
f. 6 s. 60 derivanti da quadagni per vendita di grano '°) e altri d'in-
certa provenienza pari a s. 4815, per cui a fine anno le entrate risul-
tarono di f. 2.623 s. 18 15 199).

In tale situazione si sarebbe raggiunto un disavanzo di f. 16 s.
7115, se prima della fine dell'anno non si fosse proceduto ad un ul-
teriore apporto di danaro per f. 91 s. 7115, di cui f. 46 s. 7115 da
parte di Niccoló di Martino e f. 45 da parte di Giovanni d'Andrea.
Questo nuovo conferimento portó il bilancio di cassa della « chompa-
gnia» a presentare al primo gennaio 1418 un avanzo di f. 75 192.

A] 31 dicembre del 1417 la « chompagnia » vantava ancora cre-
diti per Ibr. 283 s. 1015 (pari a f. 6315 di « piccioli » 99), come ri-
sulta dai conti del libro delle vendite rimasti ancora aperti e rela-
tivi a 52 clienti; tali conti vennero chiusi attribuendo la titolarità
del credito che da essi derivava, non alla società in quanto tale, ma
ai due soci singolarmente ed in parti pressoché uguali: a Niccoló
di Martino toccarono lbr. 141 s. 9 divise fra 23 debitori "9? e a Gio-
vanni d'Andrea andarono lbr. 142 s. 1Y5 ripartite fra 1 rimanenti
29 creditori ^», Contrariamente a quanto si potrebbe dedurre da
tale operazione, la società non si sciolse, ma rimase operante almeno
fino al marzo del 1420 1?) ; dopo tale epoca, non abbiamo ulteriori
notizie di essa.

Della terza società, costituita da Niccoló di Martino, abbiamo
una scarsa documentazione per di piü basata quasi esclusiva-
mente su un solo libro di vendite di mercanzia del 1423 12.
La sua intestazione ''? : « Questo libro si è de Niccholó de Martino
e de Betto de Ser Vicho chompagnie de Peroscia nello quale libro
escriveremo tutte le vendete se faranno in Peroscia e fuori de Pero-
scia e chiamase libro vendete segnato per .C.», mentre prova l'av-:
venuta costituzione della società, non fornisce di questa niente di
più che i nomi dei soci: Niccolò di Martino e Betto di Ser Vico.
L'analisi del contenuto di tale libro ci conferma che l'oggetto per
cui nacque la «chompagnia» era ancora, come per le precedenti, il
traffico di cuoiami ; che al primo gennaio 1423 essa era già in vita ;
che continuó ad operare almeno per tutto l'arco dello stesso anno,
dato che il registro si chiude con il 31 dicembre. Sappiamo, inoltre,
che nel successivo anno 1424 la società era ancora esistente 174).
Nulla viceversa ci é dato sapere sulla data della sua costituzione, sul
capitale conferito dai soci, sui risultati della gestione, sulla durata.

Di un altro socio del nostro mercante, Longaruccio di Barnabeo,
98 ROMANO PIEROTTI

abbiamo solo poche notizie che si riferiscono al 1429 e al 1430 ; esse
sono tratte dal libro « vendete» di quegli anni e riguardano «la
mità del guadagno » spettante a ciascuno dei due soci che fu di f.
20 nel 1429 +7) e f. 30 nel 1430 :*».

Infine, sappiamo che dal 1437 al 1439 Niccoló di Martino fu
« chompagno » di Paolo di Bartolomeo, l'ultimo personaggio fra quel-
li di cui abbiamo fatto la conoscenza che, in tale veste, ebbe modo
di collaborare con lui 17,

CAPITOLO IV

L'ORGANIZZAZIONE DELL'IMPRESA

La storia interna dell'azienda di Niccoló di Martino verrà ora
completata dall'esame dei suoi aspetti reali: la struttura organizza-
tiva, la ricchezza della quale il nostro mercante poteva disporre ed
1 criteri con cui essa fu investita, nonché i risultati economici che
ne conseguirono. Iniziamo a parlare del primo di questi aspetti.

Già trattando delle persone che con varie funzioni ed a vario
titolo collaborarono con Niccoló, abbiamo potuto anticipare inte-
ressanti notizie sul modo in cui egli organizzó i mezzi economici a
sua disposizione al fine di dar vita ad un complesso in grado di re-
cepire e produrre ricchezza.

Parlando infatti dei collaboratori del mercante abbiamo avuto
occasione di dimostrare come la sua azienda fosse articolata in due
settori: quello di trasformazione dei beni che si incentrava sulla
concia dei pellami e sulla produzione di calzature e quello commercia-
le in cui venivano trattate mercanzie sia di produzione propria che
acquistate direttamente sul mercato per essere poi rivendute 173).

In dipendenza di tutto ció, si ha la distinzione fondamentale
che sta alla base dei criteri con i quali fu organizzata l'azienda ; e
cioè, l'esistenza al suo interno di un apparato «industriale » 179, e
di uno commerciale, che ora, in quest'ordine, prenderemo in con-
siderazione.

Le concerie

Erano situate nella contrada Filoncia che si trovava all'interno
dei confini della parrocchia di San Fiorenzo in Porta Sole 18°).

DI iva i er coo NS ge SS RP D MORI E
ASPETTI DEL MERCATO E DELLA PRODUZIONE A PERUGIA 99

Era questa la zona della città che le pubbliche autorità aveva-
no destinato a coloro che svolgevano la propria attività lavorativa
nel campo della trasformazione dei pellami grezzi 18 ; inoltre, tale
località era particolarmente ricca di acque pure e limpide '*2, e ciò
rappresentava un elemento molto importante per chi esercitava quel
mestiere.

Il primo conciatoio acquistato da Niccolò di Martino fu ven-
duto al nostro dagli eredi di Ser Renzo di Peccio, Francesco di Nic-
colò e sua moglie Nina (figlia di Renzo) per f. 35, e fu registrato nel
catasto del mercante il 14 gennaio 1398 18. Lo stabile era stato edi-
ficato su suolo appartenente alla Chiesa di San Fiorenzo '*? e su di
esso gravava un canone livellario di s. 6, da pagarsi il primo giugno
di ogni anno 18°).

Man mano che questo settore dell’attività imprenditoriale di
Niccolò di Martino si sviluppava, crescevano di conseguenza anche
gli strumenti operativi dei quali egli aveva necessità. Vediamo così
che nel 1408 altri due stabili si aggiunsero al primo, posti ambedue
nella stessa zona, confinanti fra loro e vicini al conciatoio del nostro
mercante.

Anche questi facevano parte dei beni livellari della istituzione
religiosa ricordata. Niccolò non ne acquistò la proprietà, ma il di-
ritto al loro uso, dai titolari dello stesso che erano Mattiola moglie
di Cristofano, che glielo cedette per f. 10 con contratto stipulato il
28 giugno 189, e Antonio di Amatuccio per f. 15 con atto del 26 ot-
tobre 187).

Ancora altri fondi urbani dello stesso genere dei precedenti si
aggiunsero a breve distanza di tempo ai tre già in possesso del
mercante. Il 25 giugno 1410infatti Niccolò acquistò da Luca di Cola
per f. 9 il diritto d'uso di uno stabile '*9 e di altri due da Massuc-
ciolo di Andrucciolo, il primo in data 23 luglio per f. 10 !59 ed il
secondo il 29 dello stesso mese sempre per f. 10 :*». Anche questi
beni erano livellari della Chiesa di San Fiorenzo come i due del 1408,
dei quali erano anzi confinanti.

A seguito di tali operazioni, Niccoló di Martino alla fine del
1410 poteva disporre, nella contrada Filoncia, per l'esercizio della
concia dei pellami, di ben sei stabili che dovettero rappresentare
un complesso certamente non trascurabile non solo all'interno della
sua azienda 19. Di conseguenza anche i canoni livellari dovuti al
Capitolo della Chiesa di San Fiorenzo aumentarono: infatti, con
la «rata» del successivo primo giugno 1411 essi ammontavano
100 ROMANO PIEROTTI

in totale, per le «... 6 chase avemo in Filoncia ...».a s. 26
di; 4199,

Ma l'espansione di tale branca dell'impresa di Niccolò non si
arrestò ed altri beni immobili da adibire agli stessi usi dei prece-
denti si andarono ad aggiungere a quelli finora descritti : e cioè, una
casa con un orto nel febbraio del 1425 '*» ed un’altra casa nel di-
cembre 1432 1%). Anche queste, come tutte le altre, erano situate in
Porta Sole e nella Parrocchia di San Fiorenzo, e sorgevano su suoli
livellari appartenenti a quest’ultima *:*». Dai dati catastali, però,
risulta che esse erano già da tempo diroccate '*9, per cui dobbiamo
ritenere che Niccolò fosse interessato ad entrare in possesso, non
tanto dei ruderi di esse, quanto piuttosto del suolo su cui esse sor-
gevano, sia per costruirvi nuovamente !*?, che per altri usi inerenti
alla sua attività (ad esempio, per mettervi ad essiccare le pelli
conciate).

Oltre a questi fondi, la cui disponibilità Niccolò di Martino si
assicurò per le sue esigenze aziendali ricorrendo sia direttamente 1*9
che indirettamente !°°) ai beni livellari della Chiesa di San Fiorenzo,
altri egli ne utilizzò prendendoli in affitto da operatori economici che
operavano nel suo stesso settore. È il caso, ad esempio, del concia-
tolo di cuoiame che egli ebbe in locazione dal cuoiaio Giovanni di
Petruccio per f. 9 nel 1411 209,

Anche Niccoló, d'altra parte, in determinati periodi ebbe occa-
sione di concedere a terzi l'uso della sua conceria. Ció accadde con
Stefano di Biagio, un conciatore di cuoi originario di Todi 2%), al
quale fu ceduto, per sette mesi e dieci giorni nel 1402 per un canone
d'affitto di f. 4 1/, l'anno**», il primo conciatoio che il nostro
acquistò nel 1398 ; ed è anche il caso del fratello Pietro, che per la
stessa somma ebbe in affitto la « choncia de Filoncia » per nove me-
si dall'aprile al dicembre 1412 2°), e di altri ancora come Niccolò
d’Andrucciolo che l’ebbe, fra l’altro, nel 1430 pagando un canone
annuo di lbr. 18 2° (pari a f. 42°%)). A più riprese le « chase della
choncia » ebbero bisogno di spese di riparazione e manutenzione. Si
pagarono così f. 1 s. 9 per una serratura e del legname nell’aprile
del 1403 2°), f. 1 s. 12 !1/, per mano d'opera e materiali per rifare
l'uscio nel maggio successivo (quando furono anche chiamati due
maestri, Antonio de Cierne e Francesco di Biagio, che si trattennero
due giorni e furono pagati s. 18 giornalieri ciascuno ?*?), o ancora
f. 4 s. 40 nel dicembre 1409 ?*9, e s. 50 per le stesse ragioni nel lu-
glio 1412 209).

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ni ii inte iii SAGEM MLA ENI OA CN —— X "stia VM ol come cm writ
ASPETTI DEL MERCATO E DELLA PRODUZIONE A PERUGIA 101

Quanto al numero ed al valore che le «domus conciatorie »
di Niccolò di Martino avevano quando egli decise di interrompere la
sua attività imprenditoriale, non abbiamo elementi in nostro posses-
so che ci possano illuminare su tale questione. Sappiamo però con
certezza che esse erano più di una e che furono tutte destinate,
per testamento, al fratello Jacobo 219),

Il fondaco e le « banche »

Come ci ricordano i libri contabili di Niccolò di Martino, il
luogo ove egli svolgeva la propria attività commerciale (che rappre-
sentava anche la sede principale dei suoi affari) era situato nel Rim-
bocco della Salsa 215).

Per questo ramo della sua azienda, almeno agli inizi ed a dif-
ferenza del settore della concia dei pellami, egli non si preoccupò
di acquistare uno stabile da adibire a fondaco, preferendo affittare
da alcuni vicini diversi locali per destinare a tale uso.

Il primo concittadino dal quale Niccolò, nell’anno 1400, ebbe
una «...chamora...a pegione... la quali està nello Remboccho
della Salsa ...», fu Giovanni d'Armanno 2», per la somma di f. 4
per sei mesi 212),

L’anno successivo, il nostro mercante diventò inquilino di Ba-
glione d’Andrea "9 e tale restò per più di due anni, dal gennaio
1410 agli inizi di febbraio 1403 ?) ; la somma totale pagata da Nic-
colò in questi venticinque mesi fu di f. 26 s. 81 (in media, f. 1 s. 7
al mese ; poco di più quindi di quanto gli costò la «chamora» presa
in affitto da Giovanni d'Armanno).

Dall’ottobre 1409 egli affittó da Ser Taddeo d’Angelello una
casa per f. 2*9, Per il godimento di questa « chasa de Rebboccho
della Salsa *?» che Niccolò tenne almeno fino al luglio 1412, furono
pagati, ad esempio, nel dicembre 1411 f. 6 a titolo di anticipo 219),
e f. 1 s. 75 a saldo, il 6 luglio 1412 219),

Già in precedenza peró, a partire dal 1411, Niccoló era diven-
tato affittuario di un'importante istituzione religiosa perugina : la
Chiesa Cattedrale di San Lorenzo, con la quale egli mantenne rap-
porti fino al 1440. Dal Capitolo di San Lorenzo, infatti, il nostro
mercante, a partire da tale anno, ebbe a pigione «una chamora»
che si trovava nel « sopramuro » *2° vicino al « Rimboccho della Sal-
sa » **9, per un canone di f. 12 l'anno (in media, f. 1 il mese) 222).

Nel 1414, poi, egli acquistó sempre dal Capitolo della Cattedra-
e e

102 ROMANO PIEROTTI

le «... omnes et singulos fructus et usufructus redditus et proventos
unius domus et fundici seu apotece . . . » 22°, per un periodo di cin-
que anni a partire dal primo gennaio 1415, e per una somma di f.
100. Il fondaco si trovava nei pressi della « chamora » che il mer-
cante aveva già in affitto 224).

A partire dal 1421 Niccolò di Martino prese in affitto anche
un vano situato sopra la bottega, e che apparteneva sempre al Capi-
tolo, portando il canone a f. 18 l’anno 2*) : più avanti nel tempo,
dal 1434, si precisò a tale proposito che per i 18 fiorini il nostro
mercante godeva di «... tutta la casa grande de Sopramuro ... e
cioè la chamora de sotto per f. 12 e l’abitatione de sopra per f. seie
...) 29. Dal 1435 l'affitto «per la casa in Sopramuro» era di f. 19 22”,
per salire a f. 20 nel 1440 229, quando Niccolò di Martino «... re-
noncò a la dicta pigione e rendette la chiave adì ultimo de decem-
brem)

Fin qui abbiamo parlato di « chamore » e di « fundici » di cui il
mercante, a vario titolo (pigionandole o acquistandone il diritto di
godimento per un determinato periodo di tempo) poté disporre per

le esigenze della sua azienda.

Non abbiamo invece notizie certe dell'esistenza di stabili che
in questo periodo fossero anche di sua proprietà e che egli avesse
adibito a bottega. Sappiamo peró che il pagamento del primo ca-
none di f. 12, per il locale affittato dal Capitolo di San Lorenzo nel
1411, fu fatto da Niccolò presso la « chamora nostra » ?*9 ; sappiamo
dalla ricevuta del versamento della pigione del 1413 dovuta alla
stessa Chiesa, per cui fu steso un regolare atto notarile, che il fondo
locato aveva fra i suoi confinanti anche lo stesso Niccolò 1 ; sap-
piamo infine dal contratto di acquisto del diritto d'uso per cinque
anni del « fundico » di cui sopra, che anch'esso ha come confinante
la proprietà del nostro mercante ??2).

Questi elementi ci indurrebbero a pensare che, se pur non agli
inizi della sua attività commerciale, il mercante ben presto provvi-
de ad acquistare dei locali da utilizzare come fondaco. Senonché,
qualche perplessità ci rimane ancora, a causa di una disposizione de-
gli Statuti della città che a quest'epoca era pienamente vigente ; es-
sa prescriveva, infatti, che « qui habuit domus propriam in qua exer-
cet artem debeat sibi alibrari »**9. Il che significa che se Niccolò
avesse acquistato un fondaco per sé, sarebbe, ipso facto, incorso
nell’obbligo di farlo registrare nel suo catasto ; il che non avvenne
mai 2),

SI ira tin inni SBN STI MORI IE AE DA OR, 6 s "ia è rl ide TR Ele t

E - — Pt
ASPETTI DEL MERCATO E DELLA PRODUZIONE A PERUGIA 103

Viceversa non abbiamo dubbi sul fatto che un immobile di tal
genere, in epoca che non possiamo precisare, entrò a far parte del
patrimonio fondiario di Niccolò, (ciò potrebbe essere avvenuto, a ti-
tolo di investimento, anche dopo la fine dell’attività economica del
mercante) in quanto esso figura tra i suoi legati testamentari 255).

Infine, un altro importante strumento di cui Niccolò si servì
per l’esercizio della sua attività commerciale era costituito dai «ban-
chi » sui quali egli esponeva la propria mercanzia e che al bisogno,
per esempio nei giorni di mercato, potevano essere spostati nei luo-
ghi ove per disposizione delle pubbliche autorità, si poteva tenere
mercato.

Per usufruire del diritto al loro uso, il mercante doveva pagare
una tassa che, nel 1409, era di s. 3 al piede ; egli, che possedeva, al-
lora, due « banche » le quali occupavano una superficie totale di ses-
santacinque piedi **9, dovette sborsare lbr. 9 s. 15 22”.

La contabilità

Parlando d’organizzazione, un posto di particolare importanza
va dato agli strumenti contabili dei quali Niccolò di Martino dispo-
neva per la rilevazione dei fatti di gestione dell’azienda.

I registri della sua contabilità che sono pervenuti fino a noi
sono dodici e coprono un arco di tempo di ben quarantasette anni
dal 1395 al 1442, la maggior parte dei quali riguarda il periodo 1400-
1417.

Questa documentazione è costituita da registri cartacei di cm.
31 circa di altezza per cm. 22 circa di larghezza, tutti con copertina
in pergamena sulla quale è posta, a secondo dei casi, la dizione « en-
trate e uscite », « vendete » ecc. seguita da una lettera dell'alfabeto
che li distingueva l’uno dall’altro.

Nella prima carta di quasi tutti questi volumi, prima di passare
alle registrazioni giornaliere, si può leggere un lungo prologo d'in-
vocazione a Dio, alla Madonna ed ai santi protettori della città, af-
finché questi gli propizino buoni affari, e che qui riportiamo 9 :

« Al nome de Dio amen

+ Mcccc? adi primo d'aprile
A] nome de Dio e de la sua madre madonna Sancta Maria e de meser
sancto Pietro e Sancto Paolo e de meser Sancto Lorenzo e de meser
Sancto Ghostanzo e de lo ghrorioso martori meser Sancto Archulano
e de meser Sancto Giovagni Batista Evangielista e de tutte glie San-
WM
il
Il

iI
il]
il

104 ROMANO PIEROTTI

te e le Sante de Paradiso glie preghamo per la loro piatà e per la
loro misercordia cie dieno affari la buona fine e siccie dieno guada-
gnio de tutte quelle merchatie che traffecharemo in Peroscia e fuori
de Peroscia e chosie piaccia al nostro signore Eddio che sia.

Questo libro sie de Niccholò de Martino choiaio de Peroscia de-
mora e nello Rimboccho della Salsa e nello quale libro escriveremo
tutte l'entrate entreranno de tutte quelle merchantie se venderanno
e traffecharanno in Peroscia e fuori de Peroscia e chiamase el libro
entrata signato per C. ».

Segue poi il sigillo distintivo del nostro mercante, costituito da
uno scudo triangolare contenente le sue iniziali N ed M, sovrastato
da una croce di Sant'Andrea con al centro una semiretta verticale.

S
n

Dal punto di vista della loro destinazione funzionale, essi si pos-
sono distinguere come segue : cinque libri di « entrata e uscita » re-
lativi agli anni 1400-1406, 1409, 1411, 1412, 1416-1417 25°), in cui
sono registrate tutte quelle operazioni che si concludevano con un
effettivo movimento di danaro; cinque libri «vendete », per gli
anni 1409, 1412, 1416-1417, 1423, 1429-1430 24) in cui si riportavano
le operazioni di vendita (e talvolta anche memoria di crediti di varia
natura), e con pagamento, differito in tutto od in parte; un libro
delle « refacte » per il periodo 1416-1442 *:), in cui veniva inscritto
per determinate partite di merci la descrizione, il costo d’acquisto
(con gli oneri accessori), il successivo ricavato di vendita ed il gua-
dagno lordo ; infine, un libro misto, riguardante il periodo 1395-
1400, comprendente parte « vendete » e parte «refacte » 242).

Come si vede, fra quelli di cui oggi disponiamo, mancano al-
meno due dei libri contabili sempre presenti nelle medie e' grandi
aziende del tempo ‘5 : uno per le scritture elementari o prepara-
torie, ed un altro per quelle complesse o definitive 24). Intendia-
mo riferirci al libro memoriale e soprattutto al mastro ?9; preci-
siamo però, che tali libri facevano certamente parte anche del siste-
ma di contabilità adottata da Niccolò di Martino, ove figuravano,

REESE PRA Bi CSS et OU ECC Nati a SZ, —HE- — 134»"«3 ^ Pol som m Mri e m
ASPETTI DEL MERCATO E DELLA PRODUZIONE A PERUGIA 105

il primo con lo stesso nome di « memoriale », ed il secondo come
«libro roscio, nero ecc.», tutti seguiti dalla consueta lettera di
distinzione. i

Dei registri contabili che appartennero a Niccolò di Martino
giunti fino a noi non compaiono alcuni da lui più volte richiamati,
che avevano per oggetto aspetti particolari dell'amministrazione
della sua azienda (ad esempio, il «libro dei lavoranti » che aveva
per oggetto la gestione del personale dipendente).

Tuttavia, come si vede, specie per il periodo che va fino al
1417, é rimasto, della contabilità di Niccoló di Martino, un in-
sieme di documenti abbastanza ricco, costituito prevalentemente
da libri di entrata e uscita e da libri di vendite di mercanzia. Essi
si sono rivelati particolarmente utili nello svolgimento della nostra
indagine sull'industria ed il commercio del cuoio a Perugia alla fine
del medioevo.

I libri di entrata e uscita, per esempio, nonostante riguardino
soltanto i movimenti di cassa, nel denunciare le riscossioni od i pa-
gamenti spesso ci hanno fatto conoscere aspetti sostanziali di vario
ordine riguardanti la gestione, fra cui quelli che particolarmente ci
interessano. Tali libri erano divisi in due parti, una destinata alle
entrate ed una alle uscite; è ben noto che il formulario sul quale
essi si fondavano era assai semplice, perché costituito dalle prepo-
sizioni che indicavano la provenienza DA o la destinazione A delle
somme di danaro. Per dare un'idea dell'effettiva portata di tali scrit-
ture faremo seguire due esempi, uno relativo alle entrate ed uno
alle uscite; dapprima, quello riferito alle entrate 29 :

«Adi 27 de novebbre [1400]
Da Giusto de Gholino chalzolaio s. 15 ricchó
Toto / posto a livro vendete .C. a carte 75 Tanto S. XV
Da Giovagni de Masuccio nostro per paia ...
Ibr. 37 e frasettemane in tutto gliavanco L VII. S. 0X
posto a livro nero .A. a carte 40
Dalle nostre scarpetelli per paia 52 lbr. 14 / posto
a livro vendete .C. a carte 72 LI HI S. X
Dalla ghasette de livro vendete C a di detto E ID S —

È questo un tipico gruppo di rilevazioni di entrate cosi come
spesso si trova nella contabilità del mercante; vi sono riportate
nell'ordine, dapprima le entrate provenienti da clienti vari, quindi

nn D ————— ——À I—
106 ROMANO PIEROTTI

le vendite effettuate dal suo collaboratore Giovanni di Masuccio ?!?,
poi le vendite di «scarpetelli », piccole calzature di produzione pro-
pria *:92, ed infine le entrate della « ghasette » provenienti dalle ven-
dite al minuto per contanti.

Seguono ora alcuni campioni di rilevazioni relative alle usci-
te 249) D

«Adì 29 d’aprile [1400]
A Giovagni de Miliano merchatanti de Fiorenza
demora in Peroscia f. quatordecie e s. vintetre /
apare a livro contante loro [a carte] 14 / posto a
livro nero .A. carte 211 I XIIII,S.. XXIII
A Lello de Vestro chompagni merciari, per pelli
rosse e azure lbr. sette e s. cinque chontanti a
lue proprio / posto a livro memoriale .A. a
carte 108 f. IS. LV
A nostre [medeseme] per danno de fiorini 14 a
s. 92 el f. monta Li 40 . S. XXVIII
duse ev i o ».

Come si vede, possiamo dire che il libro mastro viene surrogato
almeno per quegli avvenimenti che si sono risolti con un movimento
effettivo di denaro.

Per quanto riguarda il movimento delle merci, base indispensa-
bile per la nostra ricerca sono stati i libri « vendete ». Essi, lo ripe-
tiamo, contengono tutte le operazioni di vendita di mercanzie che
erano effettuate in tutto od in parte a credito ; vi figurano conti
intestati a singoli clienti con la descrizione delle merci acquistate,
la parte del debito regolata per contanti e quella a respiro. Infine,
quando il conto veniva estinto, si tirava su di esso una barra trasver-
sale.

Vediamo in proposito qualche esempio :

« Vendete de sabbato adi 9 [aprile 1412] 259
Franciescho de Chiarelle chalzolaio dè dari per 1
pelle nera pesò Ibr. 11 a s. vir !/, [la] Ibr.
posto qui enance a c. 143 Ibr.-o s;'xv

a nt nio BR CS cR OM IE CVEC SESS S0 o —NE — o) 7 Neo. D jo d
ASPETTI DEL MERCATO E DELLA PRODUZIONE A PERUGIA 107

Vendete. de venerdì adi 9 [dicembre 1412] 250
Francescho de Chiarelle chalzolaio de piè la piazza
desdartiamete asa e
e de dari apari qui eretro a c. 35 ]br..0.5. Xy
eeeje sies 5.0 5 0.9 9e .e. 0/0. 9 ».

Come si puó osservare, con la prima scrittura, il nostro mercan-
te registra un'operazione fatta con un certo Francesco de Chiarello,
il quale non paga subito, ma rimanda il saldo del suo debito al 9
dicembre dello stesso anno 1412; ciò è provato dalla seconda scrit-
tura che insieme ad altre operazioni commerciali del giorno (non
riportate per brevità) contiene anche il saldo del vecchio debito di
S; I5.

Questo tipo di collegamenti, peró, non avveniva soltanto all'in-
terno dello stesso ordine di rilevazioni (ad esempio, vendite di mer-
canzia), ma anche fra libri diversi. Il caso piü frequente, avveniva
con il libro delle entrate.

Osserviamo un esempio 25?) :

« Vendete de venerdi 8 d'aprile [1412]

® 9 9 0 0 * à» 0 * * * v9 * 0 * 0 * 9

Giovagni de Masucciolo chalzolaio de dare per

i1 chavaline nere chrespe Ibr.. VII. _:S. XV
pagó lo di s. xv

a mandato ad entrata .I. a carta 10 ]br ITS

a mandato ad entrata .I. a carta 10 Ibr. I S. Ili![s
a mandato ad entrata .I, a carta 11 lbr I1. s. VH».

Giovanni di Masuccio calzolaio, ex dipendente di Niccoló, ed
ora mercante in proprio, effettua dunque un'acquisto di mercanzia
presso il nostro cuoiaio ; quanto al pagamento, egli sborsa in contan-
ti solo s. 15 (« paghó lo di s. xv ») rimandando il pagamento del ri-
manente ad altra data. Il saldo avverrà in tre tempi: il 18 aprile
1412 259) per un fiorino («lbr. 1111 s. x »), ancora lo stesso giorno per
s. 22 1|, («Ibr. 1 s. 11 1/, »), ed il 22 dello stesso mese per s. 67 1/,
(«lbr. 111 s. vir 1/, »); le relative operazioni risultano regolarmente
dal libro delle entrate dell'aprile 1412, al quale si fa espresso riferi-
mento nella scrittura del libro vendite, sopra trascritta, che contiene
108 ROMANO PIEROTTI

il conto intestato a Giovanni di Masuccio («a mandato ad entrata
accarta 9):
Eccone la trascrizione 2%) ;

«adi 18 d'aprile [1412]
Da Giovagni de Masucciolo chalzolaio lbr. quatro
Ss. diecie rechó esso /
posto a livro vendete .I. a c. 34 POIDS —
Da Giovagni de Masucciolo s. 22 !/, rechò esso /
posto a livro vendete .I. a carte 34 (0 S8 xx l/a

adi 25 d'aprile [1412]
Da Giovagne de Masucciolo chalzolaio lbr. 3 s.
7 1|, rechó esso
posto a livro vendete .I. a carte 34 f. — Ss. LXVII l/s

A completare il quadro dell'organizzazione contabile di Niccolò
di Martino, parleremo ora brevemente della funzione ricoperta dal
libro delle « refacte de le merchantie » 59. Come dice la stessa sua
definizione esso conteneva memoria di traffici vari di mercanzia e
di quanto il mercante « rifaceva », cioé incassava, dalla vendita di
certi stock di merci giacenti nel suo magazzino o che egli acquistava
ed in seguito rivendeva 25°).

Queste rilevazioni in genere contengono su una facciata del re-
gistro la scrittura dell'acquisto di una certa partita di merci (con
oneri accessori) col nome del fornitore e la relativa quantità compe-
rata ed il suo costo ; sull'altra facciata, le vendite relative accompa-
gnate dal nome del cliente, dalla quantità ch'egli acquista, dal prez-
zo pagato; infine, dopo il totale dell'incasso, veniva rilevato il
guadagno che se ne traeva. In taluni periodi, a fine anno, veniva
fatto il riepilogo dei guadagni realizzati per ogni singola operazione.
Facciamo seguire un esempio di queste scritture 257) :

Compere di mercanzia

« adi primo de gienaio 1416
chomparammo d'Alfano adi 25 de settebbre 1415

MEMENTO naf acci OBSS SENS e ato SO Lat DUE So 17. E — — YT" VSS al oap 70 Mni mt
ASPETTI DEL MERCATO E DELLA PRODUZIONE A PERUGIA 109

balle due de ciera peso netto l. 524 o. 10259)

a f. 11 !/, el centenaro 259) f? 158° #8. 36 14
da Salomone balle 8 de ciera pesó l. 1.795 a f.
11 el centanaro f,:197 s. 41:1,
Somma in tutto l. 2737 e o. 4 montò f. 302 - s. 63
e per pesadore de le dette 12 balle S. 12
e per portadore, recharo al fondacho, de li balli 12 S. ll
e per spago per le dette invoglie S... 21/a
e per pesare quando ...glie pane se ruppe fo pe-
se 15 s. 15
e per sansaria della detta ciera venduta lbr. 6 s. —

sommano f. 304 s. 35 >,
Vendita della stessa merce

« 1416

vendemmo a Viduccio da Siena in sino adi 7 d'ot-
tobre 1415 due pane de ciera 1. 211 1. 238 I9:51::s:360
un pane Antonio de Filippo l. 237 1/, Ic 271 8.30
un pane Giovagni de Vagnie l. 266 e o. 5 [.::30*. s. 60
sommano l. 2735, e o. 10 I. SIA $..85
chostó la detta ciera in somma f. 304 s. 35
ghuadagno netto L I0 s. 500.

CAPITOLO V

LA RICCHEZZA INVESTITA

Un altro importante aspetto della storia interna dell'azienda di
Niccolò di Martino, fra quelli che riguardano i fattori reali, è costitui-
to dai problemi attinenti alla ricchezza di cui egli disponeva, e cioè
l'entità ela natura di essa, nonché le forme nelle quali venne investita.

8
110 ROMANO PIEROTTI

Una prima questione si pone a proposito dei capitali, che costi-
tuirono la base economica di partenza per il nostro mercante.

Il tipo di documentazione che ci è pervenuta, non può fornirci
al riguardo molte notizie. Siamo però in grado di affermare che una
certa quantità di beni, con i quali Niccolò dette inizio ai propri traf-
fici gli fu fornita dal padre Martino, cuoiaio anche lui.

Infatti, noi sappiamo che Niccolò si emancipò da Martino,
con atto pubblico redatto in data 9 settembre 1395, dal notaio Ser
Enrico di Domenico ?*».

Ebbene, come è noto, in quest'epoca tale atto non sanciva solo
l'indipendenza economica di un soggetto, ma gli conferiva contempo-
raneamente anche il diritto di poter disporre subito di una parte
del patrimonio paterno **».

Ora, la partita catastale di Niccoló di Martino, creata il 28 ot-
tobre 1395 (il mese successivo a quello dell'emancipazione), si apre
con i soli beni rustici facenti parte della dote della moglie Novel-
la 2°. Dobbiamo pertanto ritenere che nessuno dei beni fondiari
rustici od urbani registrati nel catasto di Martino passò al figlio in
questa occasione *?, e conseguentemente quanto Niccolò ricevette
al momento della sua emancipazione dovette essere costituito da
denaro liquido o da merci 2%),

A riprova di tutto ciò, sta il fatto che gli unici beni fon-
diari di Martino che entrarono a far parte del patrimonio di Nicco-
lò furono da lui acquistati, per f. 330 nel 1417, dalla madre e dai
fratelli, dopo la morte del padre **). Ciò significa, a nostro parere,
che il mercante nulla poteva ancora vantare dei beni di Martino,
avendo avuto già in precedenza la quota spettantegli, all’atto del-
l'emancipazione. Infatti, tutti i beni che al decesso di Martino si
trovavano ancora nella sua partita catastale andarono ai fratelli
di Niccolò, Pietro e Jacobo 299.

Vediamo ora negli anni successivi all’inizio dell’attività mer-
cantile autonoma di Niccolò di Martino, in qual modo la ricchezza
in suo possesso, sia mobiliare che immobiliare, venne investita al-
l’interno della sua azienda.

Il movimento del denaro contante

Per quanto riguarda il denaro contante, limitatamente agli an-
ni 1400-1406, 1409, 1411, 1412, 1416-1417 **?, possiamo ricavare un
quadro abbastanza esauriente dalla lettura della tab. 7 che ci mo-
ASPETTI DEL MERCATO E DELLA PRODUZIONE A PERUGIA Tati

stra i movimenti finanziari che si ebbero in tali periodi. Essi rap-
presentano la quantità di capitali liquidi, sia di proprietà del mer-
cante che di terzi (soci, ad esempio), che trovarono impiego nella
azienda di Niccolò fornendoci nel contempo anche un'idea sulle di-
mensioni di essa. Le cifre, come si potrà notare, presentano una cer-
ta variabilità in funzione della diversa congiuntura economica ; esse
inoltre non configurano mai un disavanzo 2%).

La proprietà fondiaria urbana

L'analisi della proprietà fondiaria urbana di Niccolò di Martino
prenderà le mosse dalla descrizione che ce ne fa lo stesso mercante
nel suo testamento redatto il 14 luglio 1441 299),

Dai lasciti in esso contenuti risulta che, a quel momento, egli
era proprietario dei seguenti immobili, tutti situati nella città di
Perugia :

— una casa (« stantiam et habitationem domorum abitationis »)
posta in Porta San Pietro e parrocchia di Santa Maria del Mercato ;

— un fondaco collegato alla casa («fundico de Sopramuro sito
in dictis domibus »), i cui confini erano la piazza del Sopramuro #79),
il rimbocco della Salsa *7, i beni della Chiesa di San Lorenzo ed in-
fine le proprietà di Jacobo di Onofrio ;

— una conceria di cuoiami con annesso orto (« domos conciato-
rias... et ortali») posta nella contrada Filoncia ?7».

Iniziamo parlando della casa. Sia dal catasto che dagli altri do-
cumenti di cui disponiamo, non risulta quando Niccoló acquistó ta-
le fabbricato, né quale fu il prezzo. Anzi, quando ci siamo occu-
pati dell'organizzazione dell'impresa, abbiamo potuto osservare che
il nostro mercante, a partire dal 1421, prese in affitto dal Capitolo
della Chiesa di San Lorenzo, oltre a locali per uso commerciale, an-
che una « abitatione » 272).

L'unico capitale di qualche consistenza che ci risulti egli abbia
investito, appunto, in una casa d'abitazione furono f. 60 il 7 gen-
naio 1405 **». Tale somma venne versata a saldo di cinquecento fio-
rini che costituivano il prezzo d'acquisto di un fabbricato situato
in Porta San Pietro e parrocchia di Santa Maria del Mercato «in
loco dicto Sopramuro », che apparteneva a Martino di Pietro, pa-
dre di Niccolò ?79,

La casa « cum una turri contigua dicte domui » aveva, come con-
fini per due parti la via, per un'altra parte i ben! della Chiesa di San
112 ROMANO PIEROTTI

Lorenzo, e per la quarta gli eredi Crispolti; essa venne acquistata
da Novella, moglie di Niccolò, col suo denaro (si badi) e non con
quello del marito 79).

È questa la casa di cui si parla nel testamento ? A giudicare
dai confini, la cosa parrebbe verosimile ; resterebbe da spiegare pe-
rò perché dalla proprietà della moglie passò, in seguito, a quella di
Niccolò.

Lo stabile, per testamento, fu destinato da Niccolò alla moglie
quale prima beneficiaria, ed alla Confraternita del Corpo di Cristo,
cui egli apparteneva, alla morte di lei 27”.

Quanto al fondaco, già molte notizie abbiamo anticipato par-
lando della struttura organizzativa dell'impresa. Qui ribadiamo
che Niccolò, all’inizio della sua attività economica, non possedeva
locali propri da adibire a bottega; e pur sapendo dal testamento
che un fondo urbano di tale natura entrò a far parte del suo patri-
monio, non sappiamo quando ciò avvenne né da chi lo acquistò, né
quale fu il prezzo d’acquisto. Il fondaco, andò per disposizione testa-
mentaria alla Confraternita *'9, che benefició pure della casa di abi-
tazione di Niccolò alla morte di Novella 279).

Facciamo notare a questo punto, e ciò riguarda anche le con-
cerie che appartennero al mercante, che i fondi urbani di cui egli
si servì per le esigenze della sua azienda furono numericamente
superiori a quelli che entrarono a far parte anche del suo patri-
monio 28°).

Ciò significa, a nostro parere, che egli non era molto propenso
ad investire quantità eccessive di danaro nell’acquisto di fabbricati.

Tutto questo naturalmente presenta numerose eccezioni, come
abbiamo visto, specie quando la validità dell’affare o condizioni par-
ticolari spinsero Niccolò ad impiegare parte dei suoi capitali liquidi
in immobili ubicati in città.

Uno di questi ultimi casi fu certamente costituito dall’acquisto
degli stabili adibiti a conceria nella contrada Filoncia #85.

Abbiamo visto in precedenza **? come Niccolò in tale località
disponesse di vari locali in cui egli esercitava l’arte della concia dei
pellami; di alcuni era proprietario e di altri acquistò il diritto di go-
dimento **. Ci occuperemo ora solo di quelli che con certezza gli
appartennero e che furono registrati nel suo catasto.

Tali beni erano tutti livellari della Chiesa di San Fiorenzo 2*9,
la quale, come anche altre comunità o pubbliche istituzioni perugine
dell’epoca, possedeva nella contrada Filoncia numerosi « casalena »

Ld
ASPETTI DEL MERCATO E DELLA PRODUZIONE A PERUGIA 113

(aree di terreno edificabile), « domus », o anche « domus cum calci-
narys actis ad conciandum coramen » (conciatoi di cuoiame) 2*5).

Ebbene, come é noto, nel basso medioevo, in coincidenza col
rifiorire della vita urbana, si assiste all'estendersi delle città verso
spazi periferici che erano di frequente proprietà di monasteri o chie-
se sorte ai margini delle mura cittadine; ció fece diventare aree
fabbricabili tali spazi, aumentandone la domanda da parte dei co-
struttori. Siccome peró la vendita di beni ecclesiastici era proibita o
difficile le istituzioni religiose del tempo preferivano «dar le terre
a titolo locatizio, e d'altra parte non si trovava facilmente il condut-
tore se non a patto di largheggiare con le varie faciltà di godimento
a lui attribuite : questo spiega il fiorire delle enfiteusi, delle precarie,
dei livelli, sui beni ecclesiastici » 289).

Anche nel nostro caso, la Chiesa di San Fiorenzo concedeva « ad
livellum et emphytheosim » 28, determinati fondi urbani costituiti
sia da suoli che da edifici già costruiti, dietro la corresponsione di un
canone annuo da pagarsi o il primo giugno, festa di San Fiorenzo,
o per la festa di Tutti i Santi 289. La durata della locazione era per
ventinove anni o ad «tertiam generationem »?5*9 ed era rinnova-
bile; in questo caso peró all'atto del rinnovo il concessionario do-
veva pagare una certa somma di danaro *9. Costui, fra i diritti
di cui poteva disporre, aveva anche quello di alienare il bene col
solo obbligo di offrirlo in prelazione alla stessa Chiesa 29.

Senza entrare nel merito della nota questione, se cioé con tali
contratti si poteva originare sui fondi un dominio diretto (spettante
al proprietario) ed un dominio utile (che toccava al conduttore **2
facciamo presente che Bartolo, giurista contemporaneo, ci ricorda co-
me in Perugia esistessero certe « domus que conceduntur ab ecclesiis
privatis personis hoc modo. Refirmamus tibi in emphytheosim talem
domum, videlicet solum iure emphytheotico, superficiem iure pro-
prio » 29°. Si direbbe quindi che nella pratica il principio della se-
parazione dei due dominii, almeno a Perugia, fosse tuttora presente.

Senonché lo stesso Bartolo precisa : « Certe ego dico quod ista
verba debent sic intelligi, quod tota domus sit emphytheotica» ??2, e
prosegue affermando che «non potest alterius esse edificium quam
eius cuius est solum » *°5), facendoci pensare con quest'ultima cita-
zione che il vecchio principio del diritto romano « superficies solo ce-
dit », che concepiva il diritto di proprietà in forma più rigida ed uni-
taria, esercitasse nell'epoca un'influenza tutt'altro che trascurabile.

Ma è ancora Bartolo a venirci in aiuto laddove ci spiega che
|
I
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i

114 ROMANO PIEROTTI

«ista verba que dicunt superficiem iure proprio hoc denotant, quod
aedificium fuerit positum de pecunia privati, non ab ipsa ecclesia ;
quam ab initio uerunt concessa in emphytheosim ad ponendam su-
perficiem ut hic dicitur in glossa » 1*9.

In sintesi, ci parrebbe di poter concludere che in Perugia, da
parte delle chiese veniva concesso il suolo con un contratto di
enfiteusi «ad ponendam superficiem » per potervi costruire. In se-
guito, una volta costruito l'edificio, il diritto della Chiesa dal suolo
si estendeva a tutta la casa («tota domus sit emphytheotica ») e
il canone, in origine dovuto per il suolo veniva aumentato per
l'edificio sorto su di esso.

E quanto ci suggeriscono gli elementi in nostro possesso. In-
fatti, il primo conciatoio che acquistó Niccoló (ai cui problemi di
investimento fondiario ritorniamo dopo questa digressione che ab-
biamo ritenuta necessaria per spiegare quanto stiamo per dire ap-
presso) era collocato, come si è detto, nella contrada Filoncia e face-
va parte dei beni livellari della Chiesa di San Fiorenzo 299. Esso fu
comperato da parte del mercante da Francesco di Niccolò e da sua
moglie Nina, eredi di Renzo di Peccio (padre di Nina) per f. 35 e
posto a catasto il 14 gennaio 1398 299).

La concessione del suolo su cui sorgeva il fabbricato fu rinnova-
ta a Renzo di Peccio dalla Chiesa di San Fiorenzo il 19 giugno 1365 2°9) ;
l’uso di questo suolo comportava un canone, per Renzo, di due de-
nari da pagarsi il primo giugno di ogni anno 209),

La somma che doveva invece pagare Niccolò, notevolmente su-
periore, era di s. 6 °°, e cioè ben trentasei volte più alta; solo che per
il nostro mercante il canone non si riferiva più solamente al suolo,
come per Renzo di Peccio, ma a tutto l’edificio che era una « domus
cum conciatorio » 292),

Il secondo fondo urbano, situato come il primo in Porta Sole nella
parrocchia di San Fiorenzo, fu posto a catasto da Niccolò di Martino
il 18 febbraio 1425 *°. Anch'esso sorgeva su suolo livellario della
stessa Chiesa, la cui concessione fu rinnovata al precedente posses-
sore, Renzo di Giovanni, con contratto steso il 2 gennaio 1369, per
un canone di s. 10 l'anno da pagarsi il primo di giugno **». Il fab-
bricato, sia nel catasto di Renzo di Giovanni *° che in quello di Nic-
colò di Martino ?*9, era valutato lIbr. 124 s. 5; non conosciamo il
prezzo d'acquisto pagato da quest'ultimo, né quale canone fosse da
lui dovuto al Capitolo di San Fiorenzo.

Sappiamo invece che tale fabbricato era originariamente co-

ioni n BADA Na oS IE BUE — WES — dia UNE SPA re en t

pe
—__—_—_——_t

ASPETTI DEL MERCATO E DELLA PRODUZIONE A PERUGIA 115

stituito da una casa con un orto, la quale al tempo in cui Niccolò
la fece porre nel suo catasto risultava essere già da tempo « discar-
catam » ?9?,

A questo proposito, facciamo notare che anche il terzo fondo
urbano che il nostro mercante fece registrare nella sua partita cata-
stale il 30 dicembre 1432 *°8), di cui tra breve parleremo, si trovava
nelle stesse condizioni di quest’ultimo.

Essendo però poco propensi a credere che in questi due fran-
genti a Niccolò potessero interessare soltanto i ruderi delle due case,
dobbiamo ritenere che egli, lo ripetiamo *°®, fosse interessato al suo-
lo su cui esse sorgevano ; e ciò, sia per riedificarvi sia per utilizzare
gli spazi che si potevano creare, per le necessità della sua azienda.

Ma veniamo all’ultima delle « domus» che Niccolò « acata-
stra» #19. Anche essa era situata in Porta Sole nella parrocchia di San
Fiorenzo e come le altre era stata edificata su suolo appartenente
a quest'ultima ; non conosciamo quale prezzo dovette pagare il mer-
cante per il suo acquisto né il canone che su di essa gravava.

Nel catasto del precedente possessore, Monalduccio di Bartolo,
essa era valutata lbr. 140 9». Costui l'aveva ereditata (per conto
della moglie) dal suocero Paoluccio di Benvenuto ® che ebbe la
«refirma » del contratto per l’uso del suolo in data 17 dicembre
1361 *» ad un canone annuo di s. 10 da pagarsi come negli altri
casi il primo giugno di ogni anno.

Quale destinazione, per concludere, ebbero questi immobili ? Il
catasto di Niccolò di Martino nulla ci dice al riguardo ?'? ; siccome
peró essi facevano parte delle concerie che appartennero al mercan-
te, presumiamo che tali beni, come disponeva il suo testamento, sia-
no andati al fratello Jacobo ?'? ; ancora nel 1454 gli eredi di Niccolò
di Martino possedevano delle proprietà nella contrada Filoncia in
Porta Sole nella parrocchia di San Fiorenzo 9.

La proprietà fondiaria rurale

Una parte considerevole del patrimonio fondiario di Niccoló di
Martino era costituita dalla proprietà terriera che a partire dall'ot-
tobre 1395, data della prima allibrazione catastale ?*!?, fu sempre in-
crementata.

Il suo sviluppo, da un punto di vista topografico, non avvenne
mai in forma dispersiva o casuale, ma secondo criteri ben precisi
indirizzandosi verso quattro zone ben definite 19),
116 ; ROMANO PIEROTTI

Gli appezzamenti di terra posti a catasto, in sette riprese succes-
sive, da Niccoló di Martino, si ripartivano dunque fra le seguenti
località : dodici nella Villa San Biagio della Valle nel contado di
Porta Eburnea ?», quattro nella Villa San Cristoforo di Piscille nel
contado di Porta San Pietro *9, due nella Villa di Villanova nello
stesso contado *? ed infine uno nei sobborghi di Porta San Pietro
in Perugia in contrada Fontesecca. La prima e la terza di queste
Ville, situate a circa quattordici chilometri dalla città, erano vici-
nissime tra loro e poste su due colline l'una a destra e l'altra a sini-
stra della strada per Spina; la seconda si trovava a pochi minuti
di cammino fuori Porta San Pietro, a brevissima distanza dai sob-
borghi di questa stessa Porta, ove, come si é detto, era collocata
l'ultima delle proprietà sopra elencate *:».

Da un punto di vista cronologico i primi terreni ad essere posti
nella partita catastale di Niccolò di Martino *:» furono i beni porta-
tigli in dote dalla moglie *), iscritti in data 28 ottobre 1395 225).
Essi erano costituiti da una mezza tenuta di terra « pro parte vi-
neata et pro parte laboratoria » *) dell'estensione di m. 8 e tav.
100 *:» e del valore di Ibr. 600 223), posta nella Villa di Villanova
in vocabolo « Elbucano », comprendente anche una casa, e da altri
otto appezzamenti minori di terreno nella Villa San Biagio della
Valle; di questi ultimi, cinque si trovavano nel vocabolo « Ruffu-
glano » e tre in vocabolo « Fabrica », per un totale di m. 7 e tav.
84,50, valutati in tutto Ibr. 309, che portavano il complesso dei beni
dotali di Novella a m. 16 tav. 34,50 (pari a ettari 7,22235) * per
un valore di Ibr. 909 (pari a 202 fiorini) **».

Dopo un intervallo di dodici anni, forse in coincidenza con le
accresciute fortune commerciali del nostro mercante, abbiamo la se-
conda allibrazione di fondi rustici il 18 aprile 1407 #2. Si trattava
di due terreni in una posizione molto vicina alla città, con vigneti
e di valore unitario assai superiore ai precedenti. Il primo, su cui
sorgeva una casa, situato nei sobborghi di Perugia in Porta San
Pietro, in contrada Fontesecca, era esteso per m. 1 e fu posto a ca-
tasto per Ibr. 460 *:» ; esso era stato acquistato da Andrea di Bar-
tolo e Jacopo di Niccolò per f. 75 **2, fin dal giugno 1405 #2). Il se-
condo, che era registrato nel catasto di Jacopo di Ser Buto *?9, si
estendeva per m. 1,5 ; era valutato Ibr. 300 e si trovava nella Villa
San Cristoforo di Piscille in vocabolo « Schrofano », poco distante dal
precedente e dalle porte della città *:9,

Altri allibramenti si ebbero ancora a breve distanza da questi.

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Me. sies OD E cR RIORUM C o DUEENG S 0. 23 —NES — > "dia x polizia
ASPETTI DEL MERCATO E DELLA PRODUZIONE A PERUGIA 117

Il primo è datato 3 febbraio 1408 e riguardava un pezzo di terra di
m. 1,5 valutato Ibr. 70, sito presso Villanova in vocabolo « Albuscia-
no » #*?); venne acquistato ben undici anni prima per 13 fiorini da
Simone di Meco che abitava in questa località **9. Il secondo ri-
sulta effettuato in data 28 settembre 1411 ed era relativo ad altri
tre pezzi di terra posti in San Biagio della Valle : nei vocaboli « Vi-
gnarano » di m. 1 tav. 13,71 del valore di lbr. 100; « Rifoglione »
di tav. 112,5 di Ibr. 35 s.3 d. 4; «R... de pielgle» di tav. 93,75
di lbr. 33 s. 15 *?9. Venditori di questi tre ultimi terreni furono
rispettivamente Pietro di Lello, Giovanni di Grazia e Antonio di Pe-
truccio ; il primo ed il terzo erano abitanti del luogo *°. Pur non
conoscendo i prezzi di vendita di questi terreni sappiamo però che,
almeno per il primo dei tre, furono anticipati a titolo di caparra
da Niccolò, due fiorini fin dal 19 novembre di due anni prima ?4.

L'operazione catastale successiva, del 30 gennaio 1414, ha
come oggetto l’unico caso in cui Niccolò di Martino alienò uno
dei suoi fondi rustici: si trattò della vigna con una casa, allibrata
il 18 aprile 1407 di una mina di estensione e del valore di lbr. 460,
posta nella contrada Fontesecca in Porta San Pietro #2. Essa fu
venduta a Pucciolo di Raniero per f. 90; non conosciamo i motivi
che furono alla base di questa operazione *«».

Poco meno di quattro mesi più tardi, il 21 maggio 1414, furono
« acatrastate » invece tav. 40,92 di terra in San Biagio della Valle in
vocabolo « Vignarano » del valore di lbr. 25 *5, che si trovavano
iscritte nel catasto di Fidanza di Lello il quale abitava nella stessa
località 45).

Dopo questa data si hanno ancora solo due atti riguardanti i
fondi rustici di Niccolò di Martino, a lunga distanza di tempo
l'uno dall'altro e tutti relativi a terreni posti in San Cristoforo di
Piscille. Con la prima operazione il nostro mercante, in data 12 no-
vembre 1417, fa mettere nel suo catasto i seguenti due appezza-
menti di terra : il primo era costituito da una vigna di due mine di
estensione e del valore di lbr. 472 s. 10, ed il secondo da una tenuta,
anch'essa con vigneti, di ben 6 mine e 112,5 tavole valutata lbr.
2025 4); ambedue si trovavano in vocabolo « Schrofano » ed erano
tra loro confinanti. Essi furono acquistati per 330 fiorini dalla
madre di Niccolò, Angela, e dai fratelli Pietro, Jacobo e Onesta *.
Con la seconda operazione, del 2 dicembre 1434, egli pone a catasto
l'ultimo pezzo di terra, una vigna, anch'essa in vocabolo «Schrofano»
e confinante con gli altri due áppezzamenti appena descritti, di tav.
118 ROMANO PIEROTTI

112,5 per Ibr. 184 s. 10, comperata per f. 18 da Menecuccio di Nic-
colò #49).

Quest'ultima iscrizione portò l'ammontare dei beni fondiari ru-
stici, posti a catasto da Niccolò di Martino durante la sua vita, a m.
32 tav. 70,38 (pari a ettari 14,448794) *:5, per un valore di lbr. 4.614
s. 18 d. 4 (equivalenti a f. 1.025 s. 48) *»». Di tali beni, come abbiamo
visto, ne fu alienato uno solo del valore di lbr. 460 ; essi risultarono
quindi, alla sua morte, m. 31 tav. 70,38 (pari a ettari 14,003794) 251),
per Ibr. 4.154 s. 18 d. 4 (equivalenti a f. 923 s. 28) 552).

Prima di addentrarci in un esame più esteso del patrimonio ru-
rale del nostro mercante, vogliamo aprire una breve parentesi per
ricordare che alla formazione di tale patrimonio in nessuma misu-
ra contribuì direttamente il padre Martino ; infatti gli unici beni
di quest’ultimo, che passarono a Niccolò furono da questi acqui-
stati dalla madre e dai fratelli *». Anche Martino, al pari di
Niccolò, dovette costruire il proprio patrimonio terriero con le sue
sole forze, in quanto egli rinunciò all’eredità di suo padre, Pietro
di Benvenuto *9, costituita da vari appezzamenti di terra posti
nella Villa di Missiano 59).

Descrivendo i fondi rustici del nostro mercante, abbiamo a più
riprese anche parlato della loro dislocazione in quattro zone : i sob-
borghi di Perugia di Porta San Pietro, la vicinissima Villa San Cri-
stoforo di Piscille, e le due Ville di San Biagio della Valle e di Villa-
nova nel contado perugino. Procederemo ora ad una anlisi più appro-
fondita di tale argomento e di altri ad esso direttamente connessi ?»9,

Vediamo, prima di tutto, dalla tab. 8, come le percentuali di
distribuzione dei vari appezzamenti, dal punto di vista dell’esten-
sione, ci indichino che i terreni di Niccolò si ripartivano in propor-
zioni quasi uguali fra le tre Ville di San Biagio della Valle, di Vil-
lanova e di San Cristoforo di Piscille con la sola eccezione della vigna
posta nei sobborghi di Perugia in Porta San Pietro nella contrada
Fontesecca (che, fra l'altro, fu venduta già nel 1414) 852.

Diverse sono le conclusioni se si prendono in esame i valori cata-
stali dei vari fondi, anziché la loro estensione. Sempre dalla tab. 8,
vediamo infatti che i dati variano sensibilmente, partendo dalle Ibr.
2.982 (pari al 64,62% del totale) che rappresentano il valore dei beni
situati in San Cristoforo di Piscille, e scendendo poi man mano alle
Ibr. 670 (14,52%) di quelli posti in Villanova, ed alle Ibr. 502 s. 18
d. 4 (10,8995) di quelli di San Biagio della Valle, si arriva infine alle
Ibr. 460 (9,9795) del fondo sito nella contrada Fontesecca. Se si con-

DI at iti iii SESTRI MOI MEIER DA fitta SRI "da VESPA PRO” PREMIER VETTE TION

Pn EE,
—— ———

ASPETTI DEL MERCATO E DELLA PRODUZIONE A PERUGIA 119

sidera peró la poca distanza che intercorre tra San Cristoforo di Pi-
scille ed 1 sobborghi di Porta San Pietro, possiamo concludere che,
per quanto riguarda il valore dei terreni di sua proprietà, ben il
74,59% del totale, per Ibr. 3.442, Niccolò di Martino li possedeva o
nei sobborghi della città o nelle sue immediate vicinanze ; solo il
rimanente 24,41%, per un valore di lbr. 1.172 s. 18 d. 4, era dislo-
cato nel contado a circa quattordici chilometri dalla città.

Queste considerazioni assumono particolare rilievo nel mo-
mento in cui si approfondisce l'analisi del patrimonio fondiario di
Niccoló, perché la diversa posizione delle varie proprietà fu certa-
mente una delle ragioni che determinarono notevoli differenze nel
valore di esse. Tali differenze risultano evidenti se si esaminano i
valori unitari medi per mina di estensione relativi al complesso dei
beni situati nelle varie zone ; vediamo cosi che, allontanandoci dalla
città questi valori tendono a diminuire: dalle lbr. 460 della mina
di terreno posta nei sobborghi di Porta San Pietro in Perugia, si
passa alle Ibr. 271 s. 1 d. 10 per gli appezzamenti di San Cristoforo
di Piscille, non molto lontano dai precedenti per scendere a Ibr. 65
s. 18 per quelli di Villanova ed infine a Ibr. 48 s. 16 d. 4 por quelli
di San Biagio della Valle 58),

Da aggiungere che di fronte ad un valore unitario medio per
mina di tutte le terre di Niccoló pari a Ibr. 142 s. 2 d. 8, abbiamo una
oscillazione che va da un minimo di lbr. 23 s. 16 d. 7 per gli appez-
zamenti del vocabolo «Fabrica» di San Biagio della Valle ad un
massimo di lbr. 460 per la vigna che si trovava nei sobborghi di
Perugia ?:9.

Ad analoghe conclusioni si perviene prendendo in esame i prez-
zi unitari d’acquisto per mina di alcuni di questi terreni (fra quelli
che conosciamo). Essi risultano infatti di f. 75 per la vigna posta
nei sobborghi di Perugia comperata dagli eredi di Bartolo di Bran-
dolo nel 1407 #9, di f. 34 s. 51 per i due terreni contigui situati
nella vicina San Cristoforo di Piscille acquistati dai parenti nel
1417 **» ed infine di f. 8 s. 60 per l'appezzamento di terra in Villa-
nova comperato da Simone di Meco nel 1408 8%).

Quanto emerge da queste brevi considerazioni trova una ulte-
riore conferma dal raffronto che noi possiamo fare con il patrimonio
terriero del nonno di Niccolò, Pietro di Benvenuto ?*». Costui, lo ri-
cordiamo, modesto agricoltore proprietario #4, abitava nella Villa
di Missiano *), appartenente al distretto del castello di Piegaro nel
contado di Porta Eburnea a circa trenta chilometri da Perugia. Egli
120 ROMANO PIEROTTI

possedeva in questa località e nel vicino distretto di Panicale tre-
dici appezzamenti di terreno per un’estensione totale di m. 36 tav.
85,65 (pari a ettari 16,274095) *, valutati lbr. 202 s. 10, che se pur
di qualità piuttosto inferiore a quelli di Niccolò, presentavano co-
munque nell’insieme un valore unitario medio per mina di appena
lbr. 5 s. 10, cioè un valore quasi ventisei volte inferiore al valore
unitario medio per mina delle terre del nostro mercante **?, Se il
confronto viene invece fatto con i beni rurali di Martino di Pietro,
padre di Niccolò, del valore complessivo di Ibr. 8.187 per m. 65 tav.
63 di estensione (pari a ettari 29,11190 ?**), proprio per la relativa
omogeneità * fra i patrimoni terrieri dei due, il valore unitario
medio per mina di tutti i beni rustici di Martino risulta di lbr. 125
s. 3 e cioè di poco inferiore a quello dei beni dello stesso Niccolò.

I valori dei vari appezzamenti di terreno se considerati poi al-
l’interno di ogni singola zona presentano, almeno nel caso di quelli
di Niccolò, una certa variabilità in funzione anche di due altri ele-
menti: il vocabolo in cui essi erano situati e la loro estensione.

Noi vediamo così oscillare il valore unitario medio per mina in
San Biagio della Valle dalle Ibr. 23 s. 16 d. 7 del vocabolo « Fabrica »,
alle Ibr. 91 s. 12 d. 7 **» del vocabolo « Vignarano », ed in Villanova
da Ibr. 46 s. 13 d. 4 del vocabolo « Elbucano », a lbr. 69 s. 4 d. 7 del
vocabolo « Albusciano » (con una variazione del 384,59, nel primo
caso e del 148,3% nel secondo).

Viceversa, se noi volessimo estendere l'analisi all'interno di
ogni vocabolo, ne risulterebbero variazioni assai meno consistenti. Se
prendiamo in considerazione alcuni di questi vocaboli, per esempio
della Villa di San Biagio della Valle, possiamo constatare che gli ap-
pezzamenti del « Ruffuglano » hanno un valore unitario medio per
mina oscillante da un minimo di Ibr. 48 s. 17 d. 3 ad un massimo di
sole Ibr. 51 s. 11 d. 1, e quelli posti nel vocabolo « Fabrica », da Ibr.
22 s. 17 d. 2 a Ibr. 24 s. 8 d. 7 (con una variazione rispettivamente
del 5,5% e del 6,8%).

Anche l'estensione, nella maggioranza dei casi, condizionava i va-
lori dei terreni; ecco quindi ad esempio il valore unitario medio per
mina in San Biagio della Valle, nel vocabolo « Fabrica », toccare il
punto più alto con Ibr. 24 s. 8 d. 7 nel caso dell'appezzamento più
vasto di m. 1 tav. 3,50, mentre in San Cristoforo di Piscille, in vo-
cabolo «Schrofano», toccarlo con lbr. 300 per la tenuta di m. 6 tav.
112,5. Da notare peró, che se volessimo allargare tale indagine ai
terreni di minore estensione, ci accorgeremmo che, procedendo verso

MEMENTO nii o Ne SS Rr c RN OU CS CH USES 054
ASPETTI DEL MERCATO E DELLA PRODUZIONE A PERUGIA 121

i valori più bassi, tale variabilità tenderebbe a risultare sempre
meno apprezzabile.

Fin qui l’esame della distribuzione territoriale e degli aspetti
quantitativi del patrimonio fondiario di Niccolò di Martino.

Passiamo ora all'analisi del tipo di colture *7 che venivano pra-
ticate sulle terre che appartenevano al nostro mercante. Avremo così
modo di verificare, anche a tale proposito, quanto già rilevammo
riguardo alla ripartizione dei terreni dal punto di vista della collo-
cazione e del loro valore, che Niccolò di Martino si orientò verso
le scelte più significative da un punto di vista economico.

I vari appezzamenti, la cui descrizione catastale riportava quasi
sempre anche notizie intorno alle coltivazioni, si articolavano in
terre «vineate et non» se su di esse erano prevalenti i vigneti
(«pro parte vineate cum una domo » se vi esistevano anche case co-
loniche ; queste, due in tutto, erano poste, una nella mezza tenuta
di m. 8 tav. 100 di estensione, del valore di lbr. 600 in Villanova,
e l'altra nella vigna di m. 1 valutata Ibr. 460 che si trovava nei sob-
borghi di Perugia in Porta San Pietro *?), «laboratorie » se non vi
figuravano colture particolari, ma solo frumento, spelta, ecc. ; mi-
ste, e cioè « pro parte vineate et pro parte laboratorie »; ed infine
semplicemente definite « petie terre » senza alcuna particolare spe-
cificazione.

Queste ultime, una in Villanova e quattro in San Biagio della
Valle, rappresentavano in valore solo Ibr. 192 s. 5 ed in estensione
appena m. 4 e tav. 59,74 (pari rispettivamente al 4,17% e al 13,55%)
con un valore unitario medio per mina di lbr. 43 s. 14.

Salendo di una posizione, troviamo le « petie terre laboratorie »,
otto, tutte in San Biagio della Valle, con una superficie di m. 7 tav.
60,63 (22,80%), valutate Ibr. 380 s. 13 d. 4 (8,25%), con un valore
unitario medio per mina di lbr. 51 s. 8, e cioè leggermente superiore
ai precedenti.

Infine al gradino piü elevato le terre coltivate prevalentemente
a vigneti e le miste (con netta maggioranza delle prime) che occupa-
vano insieme di gran lunga la parte piü cospicua del patrimonio
rurale del nostro mercante. Queste, sei in tutto, erano cosi distribui-
te: una fuori Porta San Pietro in contrada Fontesecca, quattro in
San Cristoforo di Piscille ed una in Villanova. Esse si trovavano nel
maggior numero (cinque su sei) ad essere concentrate o nei sobbor-
ghi di Perugia o nelle sue immediate vicinanze ; occupavano un'area
di m. 20 tav. 100 (63,65% del complesso dei beni rustici di Niccolò),
122 ROMANO PIEROTTI

con un valore catastale di ben Ibr. 4.042 (87,58% del totale) con un
valore unitario medio per mina di lbr. 195 s. 12. Tale valore, come si
puó notare, é largamente superiore a quello riferito agli altri due tipi
di terreno esaminati, anche tenuto conto della migliore esposizione
di quasi tutti questi terreni (piü vicina alla città) e della presenza
su di essi delle due sole case coloniche possedute da Niccoló di Mar-
tino.

Il discorso fatto fin qui sul tipo di colture agrarie prevalenti
nei fondi rustici del nostro mercante, ci richiama direttamente ad
una analisi dei criteri di conduzione delle terre. A questo proposito,
anche se non disponiamo di molte notizie, gli elementi che abbiamo
sono sufficienti ad offrirci un quadro abbastanza indicativo.

In particolare dai libri contabili di Niccolò risultano ad esem-
pio erogazioni di denaro « per fare lavorare la vignia » ?'?, per varie
«prestantie » ad abitanti del contado, come a Pietro de Matiuolo
«nostro lavoratori da San Biagio della Valle» #7), per l'acquisto di
grano per «seminari el su nostro » *?), o come a tale Giovanni di
Vanni che l’aveva ricevuta « perché lavorasse el nostro terreno de
Villanova » ?*9.

Sul significato di queste operazioni maggiori lumi ci vengono
forniti da un conto del Libro Vendite del 1429 **? ove troviamo
una scrittura privata riguardante un contratto di « mezzadria » **9?
stipulato con Cristofano di Paolo « perché lavore la vignia nostra de
Schrofano » ?*9,

Tale contratto, che in quest'epoca poteva anche essere redatto
senza un atto notarile ?**9, fu stipulato il 10 settembre 1429, e con-
teneva alcuni degli elementi tipici di questo istituto giuridico, senza
peró quello concernente l'obbligo di residenza del colono sul fon-
do 881).

I patti stabiliti fra le parti contraenti erano i seguenti : per il
concedente gravava l’onere di versare la somma di lbr. 13 s. 10 **»
a titolo di prestito da restituirsi alla scadenza del contratto ; per il
conduttore, l’obbligo di «lavorare o fare lavorare » il fondo a
« tempe debbite a uso del buono e liale lavoratore... non espedando
niuno arbore de niuna ragione e che degga mettere le forme avesse
bisogno e mantenere quille che sono messe e lasciarla (la vigna)

come la truova e più che degga mettere 30 vite... » #85 ; infine, la
promessa da parte di Cristofano di Paolo di «... rendere e dette
f. 3...»?*9 alla scadenza prefissata.

Quanto ai frutti «che se cie rechoglierà ...»**9, egli dovrà

Mo.s sedem i LLL NERIS e N STO CS C pi SIMON, rS. WEE 53 CM ial sme 72
ASPETTI DEL MERCATO E DELLA PRODUZIONE A PERUGIA 123

«rechare » a Niccolò «la milà e simele la lena faciesse ...»?89, I
patti erano per un anno fino a «. . . vendegnia tratto el mosto . . . » 389,
Testimoni dell’atto che lo sottoscrissero «...de... propria ma-

no.. »**9, Giovanni di Ser Agostino e Longaruccio de Barnabeio.

Completato l’esame dei beni rustici di Niccolò di Martino e
definitene le caratteristiche fondamentali ed i criteri di conduzione,
resta da vedere quale ruolo la ricchezza investita nel settore agrario
rappresentava all’interno del complesso patrimoniale del mercante.

A questo proposito dobbiamo osservare che quanto veniva pro-
dotto sulle terre non veniva commercializzato ; come vedremo più
avanti infatti fra le merci che formavano oggetto di traffici nella
sua azienda quasi mai figurano le derrate agricole, sia di produzione
propria sia come oggetto di compra-vendita #89. Da ciò possiamo
ritenere con fondatezza che il ricavato dei vari poderi e appezza-
menti di terreno appartenenti a Niccolò, in parte doveva essere de-
stinato al consumo suo e della famiglia **», in parte ai lavoratori
agricoli alle sua dipendenze **»,

Pertanto possiamo escludere che l’accumulazione dei redditi
agrari fosse tale da consentire da sola lo sviluppo del patrimonio
rurale di Niccolò di Martino ; ciò anche a causa delle limitate dimen-
sioni iniziali di questo rispetto all’entità della sua crescita succes-
siva 892).

Le conclusioni da trarre dunque sulla base di queste riflessioni
sono queste: l'incremento di tale patrimonio potè realizzarsi prin-
cipalmente attraverso l’investimento di parte dei guadagni accu-
mulati nell’esercizio dell’attività mercantile. Ciò, naturalmente, non
significò anche per il nostro mercante l’intenzione di spostare ca-
pitali da un settore meno redditizio ad un altro capace di produrre
più alti profitti. Al contrario, riteniamo che egli abbia voluto in
questo modo destinare parte di essi verso un settore che, come quel-
lo agricolo se pur suscettibile di minori utili rispetto a quello com-
merciale ed industriale, rappresentava comunque una forma d’in-
vestimento più stabile e sicura, tale da costituire una riserva cui
poter ricorrere in momenti di sfavorevole andamento degli affari 8°).

A tutto questo dobbiamo aggiungere la non trascurabile im-
portanza per il prestigio del mercante (specie in questa epoca) di pos-
sedere beni terrieri *94),

Facciamo ora seguire alcune brevi annotazioni finali, circa la de-
stinazione del patrimonio rustico di Niccolò di Martino ; ricordiamo
che, alla morte del mercante, ésso ammontava a lbr. 4.154 s. 18 d.
DI Lasi ini iii MOIO MEER 00024 7 NEL E

124 ROMANO PIEROTTI

4 ivi compresi i beni rurali che facevalo parte della dote della mo-
glie Novella 99). i

Già in precedenza quando ci siamo occupati della biografia di
Niccolò abbiamo anticipato alcune notizie su coloro che, dal testa-
mento *° risultarono essere i suoi eredi; qui aggiungiamo altri ele-
menti riguardanti in specie gli aspetti quantitativi e le proporzioni
in cui tale patrimonio si ripartì fra costoro.

Iniziamo dal soggetto al quale spettò la quota più cospicua :
l'Ospedale dell'Arte dei Calzolari di Perugia °°”). Questa istituzione
ereditò tutto il podere formato dai tre appezzamenti contigui in San
Cristoforo di Piscille. Il valore di tali terreni era di lbr. 2.682 per
un'estensione di m. 9 tav. 75 ; questi furono fatti cancellare dal ca-
tasto di Niccolò il 31 dicembre 1443 *° su richiesta di Betto di Ser
Vico, suo vecchio socio in affari *»9 ed ora Priore dell'Ospedale del-
l’Arte dei Calzolari, e trasferiti sotto la stessa data nel catasto del
suddetto Ospedale :»?.

Al fratello Jacobo andarono m. 2 tav. 110,88 di terra in San
Biagio della Valle per un valore di Ibr. 193 s. 18 d. 4 e m. 2 tav. 75
in Villanova per lbr. 70 ; tali beni furono poi inseriti nel suo catasto
in data 13 settembre 1443, cosi come, il 29 maggio dello stesso anno
vi era stato posto l'ultimo dei quattro appezzamenti che Niccolò pos-
sedeva in San Cristoforo di Piscille **». Questo fondo, per testa-
mento, Niccolò l’aveva destinato alla moglie finché fosse rimasta in
vita e quindi ai nepoti, figli del fratello Pietro **» ; valore del fondo
Ibr. 300, estensione m. 1 tav. 75. Questi beni furono cassati succes-
sivamente dal catasto del nostro mercante il 30 novembre 1444 su
richiesta di Ser Guglielmo d'Antonio procuratore dell'Ospedale della
Misericordia di Perugia ‘°9), uno degli esecutori testamentari dell'ere-
dità di Niccolò 4°).

Con queste ultime cancellazioni nel catasto di Niccolò figura-
vano ormai solo gli appezzamenti di terreno che gli erano stati
portati in dote da Novella. Questi erano costituiti ‘° come si è det-
to ‘°), da una mezza tenuta posta in Villanova di m. 8 tav. 100 del
valore di Ibr. 600 e da altre otto « petie terre » situate in San Biagio
della Valle per m. 7 tav. 84,50 di estensione e valutate Ibr. 309.

Tali beni a partire dal dicembre 1443 ebbero la destinazione di
cui ora parleremo, premettendo che la mezza tenuta di Ibr. 600 ven-
ne divisa in due parti del valore, l'una di Ibr. 400 e l'altra di Ibr.
200; la parte di Ibr. 400 fu venduta per 54 fiorini a Domenico di
Petruccio, posta nel suo catasto il 30 dicembre 1443 4°” e cancellata
ASPETTI DEL MERCATO E DELLA PRODUZIONE A PERUGIA 125

da quello di Niccolò di Martino il 26 gennaio 1445 8) ; la rimanente
di Ibr. 200 fu collocata nel catasto di Ludovico di Ludovico di Gio-
vanni in data 31 marzo 1446 ‘°°) e tolta contemporaneamente dal
catasto del nostro Niccolò 41°).

Sotto questa stessa data su richiesta di Benincasa di Marino,
che agiva come procuratore e marito di Margherita, figlia di Niccolò
di Martino, venne cancellato il «...nomen, pronomen et foculare
dicti Martini . . . » ‘4, così come vengono altresì cancellati nella stes-
sa occasione gli ultimi beni di Novella che ancora si trovavano nel
catasto del mercante.

Questi appezzamenti, tutti in San Biagio della Valle, vennero
fatti trasferire da Margherita (la quale con tutta probabilità li aveva
ereditati dalla madre), fra i beni di Mariotto di Costantino di Fran-
cesco, del quale ella condivideva la partita catastale in qualità
«...matris et heredis supradicti Mariocti . . . » 419).

Alla data del 31 marzo 1446 si chiuse così definitivamente la
partita catastale di Niccolò di Martino ; in estrema sintesi, queste
le proporzioni in cui si ripartì il patrimonio fondiario rustico che vi
era registrato :

— m. 9 tav. 75 per Ibr. 2.682 (rispettivamente 30,19% dell'e-
stensione e 64,59% del valore totale), la parte più consistente per
qualità e valore (valore unitario medio per mina lbr. 275 s. 1 d.
6 ‘1, andarono ad una istituzione assistenziale cittadina : l'Ospe-
dale dell'Arte dei Calzolari ;

— m. 8 tav. 100 per Ibr. 600 (27,54% e 14,44%) di valore assai
inferiore nei confronti delle precedenti (valore unitario medio per
mina lbr. 69 s. 4 d. 8 #4), furono alienate a terzi: a Domenico di
Petruccio per lbr. 400 ed a Ludovico di Ludovico di Giovanni per
Ibr. 200 ;

— m. 13 tav. 45,38 per Ibr. 872 s. 18 d. 4 (42,27% e 21,01%),
che rappresentavano i terreni nel complesso meno buoni rispetto a
tutti gli altri (valore unitario medio per mina Ibr. 65 s. 12 d. 4 *»),
restarono nel nucleo familiare del nostro mercante, ripartiti fra il
fratello Jacobo, i nepoti, figli dell'altro fratello Pietro, e la figlia
Margherita 419),

Riteniamo interessante a questo punto tentare una stima com-
plessiva del patrimonio di Niccoló di Martino all'epoca della sua mor-
te che, lo ricordiamo, avvenne fra il secondo semestre del 1442 ed il
primo del 1443 417),

Nelle pagine precedenti già abbiamo parlato del patrimonio im-
126 ROMANO PIEROTTI

mobiliare i cui soli beni rustici erano valutati lbr. 4.154 s. 18 d.
4319, e della sua destinazione.

Rimane ora da aggiungere qualche breve cenno riguardante
l'entità del patrimonio mobiliare, costituito da denaro contante, da
crediti e merci, sempre considerato alla morte di Niccolò. Il testa-
mento, pur non parlandocene in dettaglio, ce ne dà una valutazione
indiretta ; con tali beni, infatti, gli esecutori testamentari *'9 avreb-
bero dovuto provvedere ai seguenti adempimenti :

— erogare una somma per la sua sepoltura nella Chiesa di San
Francesco in Porta Santa Susanna ;

— assegnare 400. fiorini alla stessa Chiesa, « pro dote capelle
quam ipse testator habet in dicta ecclesia » 42% ;

— consegnare lbr. 100 ad ogni servo al servizio della famiglia
del mercante al momento della sua morte ;

— assegnare s. 5 per la figlia Margherita, dotata in prece-
denza di 600 fiorini.

Tali adempimenti dovettero trovare puntuale soddisfazione tan-
to che dei beni mobili appartenuti a Niccoló di Martino rimase
ancora la somma di Ibr. 392 s. 10 che gli eredi universali, l'Ospe-
dale dell'Arte dei Calzolari (destinatario anche di legati specifici 421)
e quello della Misericordia, si ripartirono equamente ‘° ed in de-
naro contante *?»,

A completamento dell’esame della storia interna dell’azienda di
Niccolò di Martino, resterebbero da fare alcune considerazioni in-
torno ai risultati economici che vennero conseguiti, rispetto ai capi-
tali impiegati.

In mancanza del libro mastro che ci avrebbe fornito esaurienti
notizie in merito, utili indicazioni abbiamo potuto ricavare dal li-
bro delle «refacte» ‘4. Esse si riferiscono però solamente ai guadagni
lordi ottenuti da determinate operazioni di compra-vendita di mer-
canzie ; essendo questo un argomento che riguarda la storia esterna
o della gestione dell’azienda, ne faremo oggetto di trattazione spe-
cifica nella parte seconda.

Tuttavia, a titolo di campione, riportiamo l’esempio degli utili
risultanti dalla società che il nostro mercante stipulò con Francesco
di Ceruglio nel 1403 *:». La somma che conferì Niccolò di Martino
in tale società fu di f. 500 circa, ed il ricavo che egli ne trasse
nell’anno 1404 e nel 1405, ammontò a f. 150 429),

Romano PIEROTTI

MEME SPREA STO le to Ol Brem AT —ME "Nue aloe 7m Mri e m"
TABELLA N. 1

ASPETTI DEL MERCATO E DELLA PRODUZIONE A PERUGIA 127

Numero delle presenze dei rappresentanti delle Arti Grosse (fra cui
quella dei Calzolari) nel Consiglio dei Priori dal 1400 al 1450, otte-

nuto dallo « spoglio dei Priori » del Cacciavillani 42”)

Numero d’ordine

Nome dell’Arte

Numero
delle presenze

10

11

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Cambi

Calzolariorum

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Fabrorum

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Sartorum

Spitiarorum

Pannorum veterum
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128

ROMANO PIEROTTI

TABELLA N. 2

Movimento delle merci in Perugia dal 9 maggio 1419 all'8 maggio
1420 secondo la Gabella Grossa **9.

Tipi di merce
Merci Entrate Merci Uscite Merci in transito|
Qualità Misure
Filati libbre 194.217 33.886 85.906
Tessuti libbre 99.887 57.107 99.034
» n. pezze 1.067 107 329
» braccia 13 17 ——
» mazze 7 96 —
» n. pezzi 180 37 16
Cuoi e pelli libbre 103.969 34.415 59.814
» n. pezzi 1.030 217 475
Metalli . libbre 76.577 26.126 25.183
y quaterne 14 5 23
Alimentari libbre 127.683 143.951 68.151
» mine 1 24 —
Frutta libbre 580.236 90.127 23.976
» bigonze 18 $4 15 % -—
» mine y — —
» brocche 265 — —
Arnesi libbre 286.503 36.415 20.770
» n. pezzi 221 215 19
Cordame libbre 17.558 36.606 37.564
Sostanze con-
cianti libbre 180.977 25.831 6.800
Sostanze tinto-
rie libbre 232.757 9.244 16.709
Sostanze medi-
cinali libbre 3.522 66 —
Spezie libbre 12.598 5.375 1.923
Legnami n. pezzi 119 900 —
Carta libbre 17.410 5.369 16.256
» risme 13 11 22
Gomma libbre 720 2 295
Animali vivi libbre 12.000 — —
» n. capi 326 25 —
Varie libbre 120.147 30.447 22.060
» n. pezzi 599 239 45
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— MERCATO E DELLA PRODUZIONE A PERUGIA 129

ASPETTI DEL

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130

ROMANO PIEROTTI

TABELLA N. 4

Distribuzione della Libra (v. nota 31) dei cittadini di Perugia tratta
dal libro del Sussidio Focolare della città del 1444, secondo quattro

classi di ampiezza 3%.

CIVES
à Valori
N 96 %
Libre Soldi Denari
Classi di libra
0-100 3.329 76,90 106.120 17 6 18,36
101-500 719 16,61 166.436 8 -— 28,79
501-1.000 185 4,27 133.895 19 -— 23,17
Oltre 1.000 96 2,22 171.581 17 — 29,68
TOTALI 4.329 100,00 578.035 1 6 100,00

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131

MERCATO E DELLA PRODUZIONE A PERUGIA

ASPETTI DEL

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ROMANO PIEROTTI

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A PERUGIA

DELLA PRODUZIONE

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138

ROMANO PIEROTTI .

TABELLA N. 6

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Situazione finanziaria al 31 dicembre 1417 della « chompagnia) | di.
ENTRATE
Somme
Date DESCRIZIONI
fiorini | soldi |}
30 dicembre «Somma delle somme dal 23 d’ottobre in 3
somma f. 2.179 s. 74
Somma f. denariorum f. 429 » 2.608 | 74
|
Fra il 30 e il 31 dicembre si ebbero en-
trate per : 7 | 24y,
31 dicembre « Somma delle somme dal di 23 d'ottobre
1416 per sin a diprimo de genaio 1418 3
tutta l'entrata f. 2.187
e piü f. denariorum
in somma f. 429
Somma f. 2.616 2.616 — us) |
|
« Dal ghrano per lo guadagno se n'e fatto
d'esso apari al.livro vendete
+ a c. 253 T 6 s. 60 6 | 60
Somma f. 2.622 s. 60
s. 48 15» — 48 1, tt)
2.623 | 18%
|
31 dicembre Altri versamenti dei soci ; |
«Da Giovagni d'Andreia nostro f.qua- |
rantacinque ...» 45 | —
«Da Niccholò de Martino nostro f. qua- |
rantaseie s. settantauno d. seie ... » 46 | 71%
«Somma dal dì 23 d’ottobre per sin a
questo dì tutta l’entrata f. 2.195 moneta
Somma dal detto dì tutta l’entrata a
f. d’oro f. 520 d’oro
. Somma f. 2.715» 2.715 3
ASPETTI DEL MERCATO E DELLA PRODUZIONE A PERUGIA 139
N. 6
nia» | di commercio formata da Niccolò di Martino e Giovanni d’ Andrea **).
US GITE
A Somme
| Date DESCRIZIONI
soldi ) fiorini soldi
30 dicembre «Somma delle somme f. 1.858 s. 46
somma f. denariorum f. 699
- f. 2.557 t") 2:557 c
| TEM
1 y, Fra il 30 e il 31 dicembre si ebbero uscite
per: 82 —
31 dicembre «Somma delle somme dal 23 d'ottobre
1416 per sin a di primo de ginaio 1418 in
| somma de moneta f. 1.940 moneta
| e. più f...in somma f. 700 d'oro 2.640 #45)
—— 45) |
|
) AVANZO 2.640 =
i 75
3 yj, 14)
8%
|
|
I
1%
31 dicembre Totale : 2.715 —
140

Situazione finanziaria dell'azienda di Niccolò di Martino negli anni

ROMANO PIEROTTI

TABELLA N. 7

1400-1406, 1409, 1411, 1412, 1416-1417 »,

— tn i RIETI MO E

Capitale iniziale | Entrate dell’anno | Uscite dell’anno Saldo finale
Anni
fiorini soldi fiorini soldi fiorini soldi fiorini soldi
1400 459) 33 — 1.813 15 1.553 45 , 292 60
1401 151) 305 — 2.279 60 2.348 28 136 32
1402 45°) 144 20 2.038 60 1.726 45 456 35
1403 15?) 462 -— 511 75 822 12 153 83
1404 454) 153 83 589 19 611 58 131 33
1405.45) 131 43 995 43 570 86 556 80
1406 459) 556 80 44 41 — — 601 31
1409 157) m | = 3.293 40 2.695 3 598 37
1411 4» —- — 2.382 yi 2.101 3 281 74
1412 459) — — 1.820 41 1.757 73 62 58
1416-1417 = = 1.715 — 2.640 — 75 —
o)
141

E DELLA PRODUZIONE A PERUGIA

ASPETTI DEL MERCATO

OIpour OLTEZIUN QUOTA

Ipuoj Iop ouorsuoj3spt

IDpUOJ TOP QIOTRA

CI es oofoor | Se'OoL | c6 00'001 Y ST VIO'F 6I ITVLOL
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10
ER. E dr aia

FRE rn ;
e
ALLIBRAZIONI

LOCALITÀ ESTENSIONE VALORE
DATE
DESCRIZIONI
Città o Villa Vocabolo Contado Mine Tavole Libre Soldi
1395
28 ottobre Mezzo pezzo di terra lavorata S. Biagio della Valle Ruffuglano P.E. 2 — 100 gum
28 ottobre Mezzo pezzo di terra S. Biagio della Valle Ruffuglano P.E. — 56,25 18 10
28 ottobre Mezzo pezzo di terra S. Biagio della Valle Ruffuglano DIE: 1 3,50 50 ES
28 ottobre Mezzo pezzo di terra lavorata S. Biagio della Valle Ruffuglano PIE; — 56,25 19 iu
28 ottobre Mezzo pezzo di terra lavorata S. Biagio della Valle Ruffuglano P.E. 1 18,75 58 ==
28 ottobre Mezzo pezzo di terra lavorata S. Biagio della Valle Fabrica P.E. = 115,00 18 10
28 ottobre Mezzo pezzo di terra S. Biagio della Valle Fabrica P.E. = 131,25 20 —
28 ottobre Mezzo pezzzo di terra lavorata S. Biagio della Valle Fabrica P.E. 1 3,50 25 ES
28 ottobre Mezza tenuta in parte a vigneto e in parte Villanova Elbucano P.S.P. 8 100,00 600 —
di terra lavorata con una casa
28 ottobre ToTALI 16 34,50 909 S
1398
14 gennaio Una casa con un pezzo di terra Perugia, (P. S., parrocchia di — — = A SOG Scu
S. Fiorenzo)
1407
18 aprile Un pezzo di terra per parte a vigneto, con Perugia Contrada P.S.P 1 zm 460 ipse
una casa Fontesecca
18 aprile Un pezzo di terra per parte arativa e per parte S. Cristoforo di Piscille Scrofano PiSTp 1 75 300 —
a vigneto
18 aprile TOTALI 2 75 760 RET
1408
3 febbraio Un pezzo di terra Villanova Albusciano P.S.P. 1 75 70 SE
1411
28 settembre Una parte di un pezzo di terra lavorata S. Biagio della Valle Vignarano P.E. 1 13,71 100 —
28 settembre Un pezzo di terra lavorata S. Biagio della Valle Rofiglione P.E. — 112,50 35 3,33
28 settembre Mezzo pezzo di terra S. Biagio della Valle R. de Pielgle P.E. dk 93,75 33 15,00
28 settembre TOTALI 2 69,96 168 18.33
1414
30 gennaio Un
una
21 maggio Una parte di un pezzo di terra lavorata S. Biagio della Valle Vignarano P.E. er 40,92 25 Vasi
1417
12 novembre Un pezzo di terra per parte destinata a vigneto | S. Cristoforo di Piscille a P.S.P. 9 Sodi 472 10
12 novembre Una tenuta in parte destinata a vigneto e in | S. Cristoforo di Piscille Scrofano P.S.P. 6 112,50 2.025 Vu
parte terra lavorativa
12 novembre TOTALI 8 112,50 2.497 10
TABELLA N. 9

Movimento dei fondi rustici ed urbani appartenuti a Niccolò di Martino *°).

CASSAZIONI CONSISTENZA DEL PATRIMONIO LIBRA ESTENSIONE DEI FONDI
LOCALITÀ ESTENSIONE VALORE Aumenti Diminuzioni Saldo Aumenti Diminuzioni Saldo Aumenti Diminuzioni Saldo
DESCRIZIONI

Città o Villa VoSkbolo Contado Mine Tavole Libre Soldi Libre | Soldi | Libre | Soldi | Libre | Soldi || Libre | Soldi | Libre | Soldi | Libre | Soldi || Mine !Tavole Mine |Tavole | Mine Tavole
909 — — = 909 — 91 — -— — 91 —— 16 | 34,50] — — 16 34,50
760 = — —. {1.669 => 76 — -— — 167 — 2 | 75,00] — — 18 109,50
70 — -— — |1.739 — 7 — —- -— 174 — 1| 75,00] — S 20 34,50
168 |18,33 — 1907/8538 17 — — —- 191 — 2 | 69,96| — — 22 104,46

Un pezzo di terra per parte a vigneto con Perugia Contrada ; |
una Pen È Fontesecca P.S.P. 1 mm 460 — — | | 4e60| — |1447|18833| — | — | do MM up s s RIOT 104,46
25 — — — 1.472 |18,33 2 10 —— — | 147 10 = 40,92| — — 21 145,38

1
107,88
Segue Tabella N. 9

ALLIBRAZIONI

LOCALITÀ ESTENSIONE VALORE
DATE
DESCRIZIONI
Città o Villa Vocabolo Contado | Mine | Tavole | Libre Soldi
1425
19 febbraio Una casa con un orto Perugia (P. S., parrocchia di
28 febbraio S. Fiorenzo) T “= — — 124 5
1432
30 dicembre Una casa Perugia (P. S, parrocchia di
S. Fiorenzo) Ber = — — = EG
1434
2 dicembre Un pezzo di terra in parte destinato a vigneto S. Cristoforo di Piscille Scrofano PSP: -— 112,50 184 10

1443

31 dicembre

31 dicembre

1444

30 novembre

30 novembre

1445

26 gennaio

1446

31 marzo

31 marzo

31 marzo
Movimento dei fondi rustici ed urbani appartenuti a Niccolò di Martino *9*»,

CASSAZIONI

oldi

DESCRIZIONI

Una casa con un orto

Tre pezzi di terra che vengono posti nel ca-
tasto dell'Ospedale dell'Arte dei Calzolari su
richiesta del Priore di quest’ultimo.

TOTALI

Sei pezzi di terra, che vengono posti, su ri-
chiesta del procuratore dell'Ospedale della
Misericordia nel catasto di Pietro e Jacobo
di Martino.

TOTALI

Una parte, per lbr. 400, della tenuta del valore
di Ibr. 600, che viene posta su richiesta di
«Benedictus de Battonibus» nel catasto di
«Menecus Petrutii ».

La residua parte, per lbr. 200, della tenuta
del valore di Ibr. 600, che viene posta su ri-
chiesta di Benincasa di Marino, genero di Nic-
colò, nel catasto di « Lodovichus domini Jo-
hannis ».

A questa data, su richiesta di Benincasa
di Marino, procuratore e marito di Margherita
figlia di Niccolò di Martino, viene cancel-
lato il nome e il focolare di Niccolò dai libri
catastali, e contemporaneamente, gli altri re-
sidui pezzi di terra che vi si trovavano,
vengono trasferiti nel catasto di « Mariottus
Costantini », «cum constet dictis offitialibus
[dell'armario nds] dictum Nicholaum deces-
sisse jam sunt duo anni et ultra ».

TOTALI

CONSISTENZA DEL PATRIMONIO LIBRA ESTENSIONE DEI FONDI
LOCALITÀ ESTENSIONE VALORE Aumenti Diminuzioni Saldo Aumenti Diminuzioni Saldo Aumenti Diminuzioni Saldo
; T Contado ^f. È :
Città o Villa Vocabolo di Mine Tavole Libre Soldi Libre | Soldi | Libre | Soldi | Libre | Soldi | Libre | Soldi | Libre | Soldi | Libre Soldi | Mine |Tavole| Mine |Tavole | Mine Tavole
124 5 — — [4.094 | 13,33 12 10 — — 410 | — = dau SI iu IW SG
Perugia (P. S., parrocchia di
S. Fiorenzo) E — 124 5 I — 124 | 5,00|3.970 | 833]|| — = 12 10| 397 10 ROS uer pum se SRL SÉ
184 10 — — 4.154 |18,33 18 9 — -— 415 19 — |112,50| — -— 31 70,38
S. Cristoforo di Piscille Scrofano PiS.P 6 112,50 2.025 i
S. Cristoforo di Piscille -- PISTE 2 esi 472 10
S. Cristoforo di Piscille Scrofano PSP — 112,50 184 10
9 75,00 2.682 — = — |2.682 — |1.472 |18,33 || — — 268 4 147 15 — — 9 | 75,00 21 145,38
S. Cristoforo di Piscille Scrofano P.S.P. 1 75,00 300 us
Villanova
S. Biagio della Valle Albusciano P.S.P. 1 75,00 70 --
S. Biagio della Valle Vignarano P.E. 1 13,71 100 Le:
S. Biagio della Valle Rufiglione P.E. — 112,50 35 3,33
S. Biagio della Valle R. de Pielgle | P.E. — 93,75 33 15,00
S. Biagio della Valle Vignarano PE. — 40,92 25 Pa
5 110,88 563 18,33 — -— 563 |18,33 909 | — — — 56 8 91 7 — -— 5 [110,88 16 34,50
Villanova Elbucano P.S.P. 5 116,00 400 Poe. 400
, — — — 509 | — — — 40 — 51 7 — -— 5 |116,00 10
, 68,50
Villanova Elbucano P.S.P. 2 134,00 200 = Ip 200| — 309| — | — | — 20 31 7 2 {134,00 7| 84
TUN Ta = ; 50
Li
S. Biagio della Valle Ruffuglano P.E. 2 = 100 —
S. Biagio della Valle Ruffuglano P.E. -— 56,25 18 10
S. Biagio della Valle Ruffuglano P.E. 1 3,50 50 sa
S. Biagio della Valle Ruffuglano P.E. x 56,25 19 ili
S. Biagio della Valle Ruffuglano P.E. 1 18,75 58 —
S. Biagio della Valle Fabrica P.E. — 115,00 18 10
S. Biagio della Valle Fabrica P.E. = 131,25 20 —
S. Biagio della Valle Fabrica P.E. 1 3,50 25 —
7 84,50 309 — — e 309 L— eae — — — 30
uet TOA VAL TL

iti iii MME.-
ASPETTI DEL MERCATO E DELLA PRODUZIONE A PERUGIA 143

NOTE

1) Sul concetto e sui limiti di storia interna d’un’azienda, come storia
dei suoi componenti personali e patrimoniali considerati in sé e per sé se-
parati dalla storia esterna o storia della gestione, cfr. F. MELIS, Aspetti
della vita economica medievale, Studi nell’ Archivio Datini di Prato, 1962,
p. 125; M. CHiauDANO, Studi e documenti per la storia del diritto commer-
ciale italiano nel sec. XIII, « Memorie dell’Istituto giuridico della R. Uni-
versità di Torino », S. rt, mem. vir, Torino, 1930, p. 120 ; A. SapORI, Storia
interna della compagnia mercantile dei Peruzzi, in «Studi di storia econo-
mica - sec. XIII - XIV - XV» - vol. ir, Firenze, 1955, pp. 653-694.

*) Questa data possiamo dedurla indirettamente dall'atto steso dagli
« Ufficiali sopra l'Armario » (era questa la Magistratura che aveva il com-
pito specifico della custodia dei libri dell'antico Comune di Perugia, fra cui
quelli relativi al Catasto; si veda l’Inventario dell’ Archivio storico del Co-
mune di Perugia, con prefazione di G. CEccHINI, Roma, 1956, Introduzione
p. XXXI), in data 28 ottobre 1395 col quale viene creata la partita catastale
di Niccolò di Martino (A.s.P., Catasti, 19 gruppo, n. 11, c. 154 r.). Infatti
l'allibrazione catastale sanciva, tra l'altro, l'indipendenza giuridica ed eco-
nomica d'un soggetto dal nucleo familiare originario e la costituzione di un
nucleo familiare nuovo e presupponeva l'avvenuta emancipazione del sog-
getto stesso ; ciò avvenne, nel nostro caso, il 9 settembre 1395, come è ri-
chiamato dallo stesso atto di allibrazione che contiene anche l’indicazione
del notaio « Ser Henricus Dominici » che redasse il relativo strumento. Sic-
come l'emancipazione avveniva in quest'epoca al massimo a circa 20 anni,
(cfr. P. S. LEIcHT, Storia del diritto italiano, il diritto privato, Parte prima,
Diritto delle persone e di famiglia, Milano, 1960, p. 227), il 1375 risulta essere
la data di nascita più probabile di Niccolò.

°) «Villa Missiani » è oggi Missiano presso Città della Pieve, a circa
30 Km. da Perugia. (v. anche p. 119 e nota 365).

‘) La Porta Eburnea era una delle cinque porte insieme a Porta San
Pietro, Porta Sant'Angelo, Porta Sole e Porta Santa Susanna, nelle quali,
come in tanti settori di cerchio, era divisa amministrativamente la città di
Perugia. I confini di queste porte proseguivano idealmente anche oltre le
mura della città andando a formare i loro rispettivi contadi.

*) Infatti, l'intestazione della partita catastale di Martino di Pietro
di Benvenuto, che porta la data dell’11 maggio 1380, contiene anche la di-
chiarazione che lo stesso Martino «...habitavit familiariter in civitate
Perusii per tempus viginti annorum...et ad huc habitat in dicta civita-
te...» (A.s.P., Catasti, 1° gruppo, n. 11, c. 462 r.); quindi il padre del
nostro mercante risiedeva in maniera continuativa a Perugia almeno dal
1360 e cioè molto prima della nascita del figlio Niccolò.
144 ROMANO PIEROTTI

6) V. nota 2.

?) Sugli aspetti specifici dell'attività imprenditoriale di Niccolò di
Martino avremo occasione di soffermarci diffusamente nella seconda parte
di questo lavoro che avrà per oggetto la storia della gestione della sua azienda.

#) Della casa di Niccolò di Martino, dalle registrazioni delle uscite
della sua contabilità, sappiamo che aveva una torre, la quale, almeno in
una occasione, ebbe bisogno di certe riparazioni (A.s.P., Aziende di com-
IDercio, 4.3556. 11603:1:)!

?) A.S.P., Aziende di commercio, n. 3, c. 1r.. Il Rimbocco della Salsa
era l'attuale via Danzetta (R. GIGLIARELLI, Perugia antica e Perugia mo-
desna, Perugia, 1907, p. 347). I rimbocchi, fra cui quello della Salsa, erano
strade corte e strette che univano, nel centro di Perugia, le due piü cen-
trali e importanti piazze della città, e cioé la Piazza del Sopramuro (oggi
Piazza Matteotti) e la Piazza Grande (oggi Corso Vannucci).

1°) A.s.P., Notaio Giacomo di Paolo di Nino, «liber testamentorum »,
reg. n. 122, c. 50 r., anno 1441.

11) La piazza del Sopramuro, piazza Garibaldi dopo l’unità d’Italia,
(A. Rossi, La piazza del Sopramuro, Perugia, 1887) ha preso oggi il nome
di G. Matteotti (v. anche supra nota 9).

12) B.A.P., Matricola del Collegio dei Calzolari, copia eseguita da G. Bel-
forti, Ms. 3182, c. 14 v.

13) A. MARIOTTI, storico perugino della seconda metà del ’700, nel
suo lavoro sullo Spoglio delle Matricole dei Collegi delle Arti di Perugia
(B.A.P., Ms. 1230) pubblicato nel 1786, divide le Corporazioni delle Arti pe-
rugine (che almeno dal xrv secolo erano in numero di 44), in cinque classi
di cui la prima formata da 11 corporazioni definite « Grosse », considerando
poi « Minute » tutte le altre. Su questo argomento cfr. inoltre, G. MIRA,
Aspetti dell’organizzazione corporativa in Perugia nel XIV secolo, in « Eco-
nomia e Storia », fasc. 3, Roma, 1959, p. 372 e segg. e p. 392. L’arte dei
calzolari, almeno dall'anno 1437, teneva la sua «audientia » in locali che
appartenevano al Capitolo della Chiesa di San Lorenzo (A.c.s.L., Cancelleria,
prima serie, vol. 22, anno 1437, foglio sciolto fra c. 9 v. e 10 r.). Tale
«audientia » era situata sotto le logge di Braccio (A.c.s.L., Cancelleria, pri-
ma serie, vol. 25, anno 1440, c. 24 r.) : « L'arte dei calcolari tiene a pegione
una audientia del Capitolo posta sotto la logia quale fe el segnore Braccio
allato l'audientia delgle Spitiagle sotto la volta andava alla cappella de
Santo Arcolano, per prego de tredece f. l'anno ad xr, incomenco el tempo
in kalende margo ».

4^) L. Bonazzi, Storia di Perugia dalle origini al 1860, v. 1, Perugia,
1875, p. 294.

15) Secondo gli statuti del Comune di Perugia, il Consiglio dei Priori
delle Arti, che rappresentava il vertice del potere politico ed amministra-
tivo, era formato da dieci cittadini, due per porta, membri delle varie arti,

ui in iron INNI EIN MARI VI SEE REN LA
ASPETTI DEL MERCATO E DELLA PRODUZIONE A PERUGIA 145

più un notaio con funzioni di cancelliere; durava in carica due mesi e
comprendeva obbligatoriamente due rappresentanti dei Mercanti ed uno
dell'Arte del Cambio (cfr. G. Mrna, Aspetti dell'organizzazione corporativa
cit., p. 382). Queste regole raramente venivano ignorate, anche se alcuni
Consigli, a causa di eventi particolari, rimasero in carica più di due mesi.

1) G. Mina, Aspetti dell’organizzazione corporativa cit., p. 395.

1?) G. MIRA, Aspetti dell'organizzazione corporativa cit., p. 391 ? e inol-
tre: R. BrogGLIo D’AysaNO, Lotte sociali a Perugia nel secolo XIV, in
« Vierteljahrschrift für Sozial-und Wirtschaftsgeschicte » vir, 1910, p. 343.

18) A.s.P., Gabella Grossa del 1419-20, Reg. n. 13. Circa le funzioni
che la «Gabella Grossa » era chiamata a svolgere all’interno dell'ammini-
strazione economica e finanziaria dell’antico Comune di Perugia, cfr. G. MIRA,
Taluni aspetti dell'economia medioevale perugina secondo una tariffa daziaria
del secolo XIV, in « Studi in onore di Amintore Fanfani », vol. rz, Milano,
1962, pp. 247 e segg.

*) R. Bnoari0 D’Ayano, Lotte sociali a Perugia nel secolo XIV cit.,
p. 343.

?) R. DAvIDSOHN, Storia di Firenze, i primordi della civiltà fioren-
tina, Parte seconda, Industria, arti, commercio, e finanze, Firenze, 1973,
p. 104.

21) F. MELIS, Note di storia della banca pisana nel Trecento, Pisa, 1955,
p. 24.

22) A. FANFANI, Lavoratori e contribuenti a Pisa nel 1407, in « Economia
e Storia» n. 2, anno 1959, p. 142.

23) P. EARLE, The Commercial development of Ancona, 1479-1551, in
«The Economic History Review », Second series, vol. xxII, n. 1, 1969, p. 33.

35). A.S.P., Offici n. 6, c. 27v.

2) La carica di Camerlengo, che durava sei mesi, era la più alta nella
gerarchia interna delle arti perugine. Fanno eccezione i Mercanti che ave-
vano al loro vertice quattro «Consoli » e l’arte del Cambio che aveva due
« Uditori ». Il Consiglio dei Camerlenghi (con i quattro Consoli della Mer-
canzia e i due Uditori del Cambio) affiancava di sovente, e specie per le de-
cisioni più importanti, il Collegio dei Priori; cfr. anche Inventario dell’ Ar-
chivio storico del Comune di Perugia, cit., Introduzione, p. xvi.

15 -ASiPo, Officien. 0::c 79. vi

1iooTbidem; ni 5 c::25v:

?5) Ibidem, c. 21 v.. Il Consiglio dei cinque «Savi sopra lo Studio »,
che, almeno dal 1366 veniva eletto dal Consiglio dei Priori e dei Camerlenghi
delle Arti riuniti, durava in carica per un anno e aveva il compito di sovrin-
tendere al funzionamento e alla buona amministrazione dello « Studium
Generale » perugino, allora già famoso. Cfr. anche Inventario dell’ Archivio
storico del Comune di Perugia, cit., Introduzione, p. XXVII.

3A Sip. ps Officl ulnis 73035 a
146 ROMANO PIEROTTI

°°) Cronache e storie inedite della città di Perugia, dette « Cronache del
Graziani », a cura di F. L. PoLiporI, A. FABRETTI e F. BONAINI, in « Ar-
chivio storico italiano », tomo xvi, parte 1, p. 294.

81) « Cronache del Graziani » cit., p. 319.

°2) A.S.P., Offici n. 7, c. 72 r. Quale compenso per ricoprire tale ufficio
dal primo settembre 1429 al primo settembre 1430, Niccoló di Martino rice-
vette la somma di f. 36 (A.s.P., Aziende di commercio n. 13,c. 158 r.):

« MCCCCXXX
V (Vendite di Sabato 19 agosto)
Niccholò nostro de avere dal Chomuno per lo uficio delle massarie
per uno anno f. 36 comencando adi primo settembre (1429)

e in finisscie adi primo settembre (1430) f. 36
— anne dato per quattro fuoche finendo per l'anno presente

1430 a f. 3 per anno monta f. 12 1512

anne dato f. 3 avemo da Valentino de Giovagni da Cerqueto

apari al quaternello c. 42 L 3
— anne dato adi 18 d'aghosto f. 10 avemo da Paolo e chompagni

Ufigiali della fonte e per lue da Biagio della Mina 1.10
— anne dato adi 18 d'aghosto f. 11 avemo da Biagio della Mina

apari al quaternello c. 44 1-11».

23)Ibidem;snì 85:0. 2. T;

*) Si tratta di tre prestanze straordinarie imposte dal Comune di
Perugia, per motivi bellici, in data 21 luglio 1403, 13 giugno 1413 e
21 agosto 1414, che fruttarono rispettivamente f. 2.097, f. 995 e f. 740
(A.s.P., Consigli e Riformanze, n. 48 anno 1403, c. 112 r. ; n. 58 anno 1413,
c. 99 V. ; n. 59 anno 1414 c. 63 r.). Circa l'importanza che riveste l'esame
delle prestanze o «imprestanze », per lo studio delle classi sociali e della
loro capacità economica, cfr. G. BARBIERI, Origini del Capitalismo Lom-
bardo, Milano, 1961, p. 48 e segg. Della prima prestanza, quella imposta dal
Comune in data 18 luglio 1403, troviamo traccia anche nella contabilità
di Niccolò di Martino; prima fra le uscite del 26 luglio 1403 ove risulta
una spesa di 3 fiorini a lui imposti in « prestantia » (A.s.P., Aziende di com-
mercio n. 3, c. 176 r.) ; successivamente, fra l'entrate del 2 aprile 1404 (ibi-
dem, c. 124 r.) troviamo la restituzione della stessa prestanza da parte del
Comune, a carico della Gabella Grossa per un importo, però, di f. 2 e
s. 79 (cioè s. 11 in meno).

3) Alla carica di Camerlengo, come si è prima osservato, venivano
eletti, di norma, gli iscritti di una data arte più facoltosi e di prestigio.

?* Il Collegio della Mercanzia e quello del Cambio, rappresentavano
nell’organizzazione corporativa del Comune di Perugia, le arti più potenti,
specie sotto il profilo finanziario e politico (cfr. G. MirA, Aspetti dell'orga-
nizzazione corporativa del Comune di Perugia cit., p. 377).

?7) L'investimento fondiario, come è noto, rappresentava, più in ge- ASPETTI DEL MERCATO E DELLA PRODUZIONE A PERUGIA 147

nerale, in questo periodo una delle forme d’investimento più frequente per
chi, avendo a disposizione notevoli quantità di capitali accumulati nell’eser-
cizio di attività commerciali ed industriali, voleva destinarne una parte verso
un tipo d’impiego del denaro più sicuro e stabile anche se, forse, meno red-
ditizio. Cfr. G. Luzzatto, Storia economica d’Italia, il Medio Evo, Bologna,
1967, p. 178; G. Luzzatto, Storia economica dell’età moderna e contempo-
ranea, Parte prima, L'età moderna, Padova 1955, p. 25 ; G. Luzzatto, Per
una storia economica d'Italia, Bari, 1967, p. 147; G. DuBy, L'economia ru-
rale nell'Europa medievale, vol. 11, Bari, 1970, p. 531 e segg.. H. PIRENNE,
Storia economica e sociale del medioevo, Milano, 1967, p. 183; A. FANFANI,
Un mercante del trecento, Milano, 1935, p. 101.

ad 28) Circa l'equivalenza ed il valore della Ibr. in fiorini, vedi n. 328.

39) L’atto di allibrazione, che ci richiama alla funzione anche fiscale
del catasto, consisteva nella registrazione di un dato soggetto nel libro della
Libra o Estimo (cfr. G. Mira, I catasti perugini dal XIII al XV secolo, in
«Economia e Storia», fasc. II, 1955, p. 5). La Libra, a sua volta, veniva
calcolata sommando i valori dei beni, in genere immobiliari, che si vole-
vano porre nel Catasto, e riducendo poi la somma che ne conseguiva a 1/10
per comodità di calcoli. L'ammontare di tale Libra, così ottenuto, serviva
come base per l’applicazione d’imposte e prestanze (ibidem, p. 21). Chi non
possedeva beni da «accatastare », veniva allibrato per sole lb. 25 (ibidem,
p. 17, e, dello stesso autore, L'Estimo di Perugia del 1285, in « Annali della
Facoltà di Scienze Politiche ed Economia e Commercio dell’Università degli
Studi di Perugia », a. a. 1955-56, p. 369 e segg.).

40) La tabella n. 4 è stata ottenuta dallo spoglio degli iscritti nel re-
gistro del Sussidio Focolare del Comune di Perugia dell'anno 1444 (A.S.P.,
Sussidio Focolare città del 1444, Reg. n. 68) e riguarda soltanto i « Cives » ;
sono cioè esclusi « Forenses », « Absentates » e « Chiese, Spedagle et Mone-
stery ». Anche il Sussidio Focolare, che veniva imposto a tutti i cittadini
tranne un certo numero di « miserables » per Porta, al pari di altre contri-
buzioni si calcolava sulla base della Libra di ogni cittadino o comunità, e
pertanto dall’esame degli iscritti in tale registro si è potuto ricostruire un
quadro abbastanza completo di come doveva distribuirsi la capacità eco-
nomica delle diverse classi sociali nella Perugia della metà del secolo xv.
Aggiungiamo che questo registro è posteriore di qualche mese alla morte
di Niccolò di Martino ; crediamo comunque che in tale breve lasso di tem-
po, l’assetto distributivo della ricchezza in Perugia non dovette subire va-
riazioni sostanziali ; la somma dovuta da Niccolò di Martino era di f. 1
s. 45 e la partita relativa portava il n. 4843 (ibidem, c. 584 v.).

41) A.s.P., Notaio Giacomo di Paolo di Nino cit., c. 50 r.

4) Ibidem, c. 50 r.

43) Era questa una confraternita di disciplinati (A.s.P., Notaio Gia-
como di Paolo di Nino cit., c. 50 v.).
148 ROMANO PIEROTTI

^) Ogni canna mercantile misurava mt. 2,0085 (cfr. A. MARTINI,
Manuale di metrologia, Torino, 1883, p. 518).

4) Tale onere era ancora operante nel 1723, e cioè a circa 280 anni
dalla morte di Niccolò (SANTA MARIA DEGLI ANGELI, ARCHIVIO DELLA PoR-
ZIUNCOLA, Monteripido, doppio foglio cartaceo contenente la relazione ori-
ginale della visita canonica fatta in Monteripido da fr. Francesco da Vico,
commissario generale, in data 4 dicembre 1723).

*) Era questo dell'Arte dei Calzolari uno degli Ospedali più ricchi ed
importanti della città. Quando si trattò di acquistarlo nel 1409, l’arte chiese
delle contribuzioni ai suoi membri, e Niccolò versò 5 fiorini (A.s.P., Aziende
di commercio n. 4, c. 72 r.).

4?) Circa l'equivalenza ed il valore del f. in lbr. e s., vedi n. 328.

45) A.s.P., Notaio Giacomo di Paolo di Nino cit., c. 50 v.

*) La contrada, detta allora Filoncia, nella Porta Sole e parrocchia
di S. Fiorenzo, era luogo ove nel medio evo si esercitava l'arte della concia
dei cuoiami ; ancora oggi la via che vi conduceva, si chiama via delle Conce
(cfr. R. GIGLIARELLI, Perugia antica e Perugia moderna, cit., p. 767 e segg.) ;
v. anche n. 180.

$*) A.s.P., Notaio Giacomo di Paolo di Nino cit., c. 51 r..

52) bidem,:c.- 51: T: i

53) Ibidem, c. 51 r.. Di questa operazione abbiamo un riscontro an-
che dalla contabilità di Niccolò di Martino, dove fra le uscite del 1412, sotto
la data del 15 giugno, vi sono due erogazioni di f. 100 ciascuna, che
costituirono l'anticipo sulla dote di 600 fiorini di Margherita (A.s.P., Azien-
de di commercio n. 7 c. 63 v.) ; dote tutt'altro che disprezzabile, dato che,
ad esempio, quando nel 1429 Battista Maggiolini, rampollo di una delle
più ricche famiglie pisane condusse in sposa India, figlia di Lapo da San-
casciano, questa gli portò una dote di 500 fiorini (cfr. B. CASINI, Patri-
monio e consumi di Giovanni Maggiolini mercante pisano nel 1428, in « Eco-
nomia e Storia» n. 1, 1960, p. 49).

$3) A.s.P., Notaio Giacomo di Paolo di Nino cit., c. 51 r..

56) : Tbidem;::c::51-.r:;

5) Le elargizioni per beneficenza, comunque, non furono erogate
da Niccolò di Martino solo per testamento, ma anche durante la sua vita,
come testimoniano varie scritture di uscita dei suoi libri contabili.

5) A proposito della formazione culturale di Niccolò, ci risulta che
fra i suoi interessi non mancò anche una certa vocazione per l’arte, dal mo-
mento che fra i libri contabili, e più esattamente fra le c. 48 v. e la c. 49 r.
del libro delle vendite dell’anno 1417, abbiamo trovato una graziosa poesia
d’amore, e nella parte interna della copertina del libro delle entrate e delle
uscite dell’anno 1411 esiste una memoria dalla quale risultano delle spese
che Niccolò sostenne per pagare un maestro che gli insegnasse a suonare
l’arpa.
ASPETTI DEL MERCATO E DELLA PRODUZIONE A PERUGIA 149

Circa, in generale, il problema della preparazione culturale e profes-
sionale dei mercanti italiani nel medio evo, cfr. A. FANFANI, Preparazione
all’attività economica nei secoli XIV-XVI in Italia, Milano 1952 ; KELLEN-
BEUR H., Der italienische Grosskaufmann und die Renaissance, in « Viertel-
jahrschrift für Sozial und Wirtschaftsgeschichte », 1958, n. 2, p. 145 e segg. ;
C. BEc, Les marchands écrivains à Florence, 1375-1434, Paris, 1967 ; A. Sa-
PoRI, Síudi di Storia Economica, secoli XII-XIV-XV, vol. r Milano, 1955,
pp. 53 e segg..

?") Ricordiamo inoltre, che le ultime scritture contabili di Niccolò di
Martino che ci sono pervenute risalgono agli inizi del 1442 (A.S.P., Aziende
di. commercio n. 11,:c. 218 r.).

58) A.s.P.; Catasti, primo gruppo, n. 11, c. 463 r..

59) Ibidem, c. 463 r..

(9) Tbidem; c.:154 . r..

e) ilbidem;:ci 154 ir;

2) Ibidem, c. 154 r.. A questa data peraltro, nel catasto di Niccolò
di Martino erano rimasti i soli beni dotali di Novella, tutti costituiti da
«rebus stabilibus » (A.s.P., Notaio Giacomo di Paolo di Nino cit., c. 50 r.),
che, per legato testamentario del marito, dovevano esserle restituiti ; tali
beni sempre per disposizione dello stesso Benincasa di Marino verranno tra-
sferiti in altre partite catastali (vedi p. 125).

5) Pari a ettari 14,470 equivalendo una mina a ettari 0,4459 e una ta-
vola a 1/150 di mina (A. MARTINI, Manuale di metrologia cit., p. 518), (v.
anche n. 327). :

64) A.S.P., Catasti, primo gruppo, n. 11, c. 462 r..

©) B.A.P., Matricola del Collegio dei Calzolari cit., c. 10 r. e c. 18 r..

6) A.S.P., Aziende di commercio n. 3, c. 139 r.:

adi 7 n. d'ottobre [1400]

«Alla novella nostra quale m'avea prestate f. 30 piü di fà gliele ren-
deie chontanti ynn'oro yn sua mano proprio ... ».

?) Vedi supra n. 62. Benincasa di Marino, fu probabilmente un secondo
marito di Margherita, perché ella, ancora nel 1452, risulta essere madre
erede di Mariotto di Costantino di Francesco, il quale, come appare evi-
dente, nulla dovette avere a che fare col Benincasa (A.s.P., Catasti, primo
gruppo, n. 30, c. 52 r.).

*5) A.S.P., Aziende di commercio n. 8, c. 107 r..

59) Ibidem, c. 108 r..

^") Ciò risulta da una nota a margine del suo catasto (A.s.P., Catasti,
1° gruppo, n. 11, c. 462 r.) in cui si ricorda tra l’altro che Martino «...
fuisse et esse declaratum in civem perusinum et habitasse in civitate Perusii
continue et familiariter xx annorum et ultra...» e viene «... confirmatum
in dicta libra et catastro . . . » con un editto del Consiglio dei Priori e dei Ca-
merlenghi «...ex arbitrio generalis adunantie...» in data 12 luglio 1389.
eee CRI EMLTORMSIU AGE TL s AT

150 ROMANO PIEROTTI

71) Ibidem, c. 462 r..

73) Ibidem, c. 462 r..

43): A.S;:P:, Officij in. 4) ci d r..

7) B.A.P., Matricola del Collegio dei Calzolari cit. c. 14 r.. L’esercizio
dell’arte, per Martino, non dovette presentare, però, sempre periodi felici,
dato che a più riprese il figlio Niccolò dovette intervenire per riscattare
dei capi di vestiario che lo stesso Martino aveva dovuto impegnare presso
ebrei (A.s.P., Aziende di commercio, n. 3, c. 141 r.):

«adì [29 novembre 1400]

A, Martino de Pietro choiaio nostro f.doie s. deciasetti quale volse per
rechogliere el suo mantello da Manomello giudeo de piè la Piazza chello im-
pegnò per chomperari una giaccha de guarnello per Pietro suo figliuolo [uno
dei fratelli di Niccolò] per mandarlo a Todi... ».

Aggiungiamo che, due anni dopo, nel 1403, quando Niccolò e Martino
furono gravati da una prestanza straordinaria posta dal Comune di Perugia
(v. supra p. 83), il primo dovette pagare f. 3, ed il secondo f. 2 ; ciò a riprova
del fatto che le condizioni economiche del figlio, almeno in quest’epoca, erano
giudicate migliori di quelle del padre.

Non conosciamo la data certa della morte di Martino che possiamo,
però, ipotizzare non oltre l’anno 1417, quando il 12 novembre vengono allibrati
nel catasto di Niccolò di Martino, e su richiesta di quest’ultimo, alcuni ap-
pezzamenti di terreno i quali si trovavano nel catasto dello stesso Martino,
e che Niccolò sostiene di avere acquistato non da suo padre, si noti, ma
«...a Petro, Jacobo et domina Honesta filiis dicti Martino et domina An-
gela uxor dicti Martini...» (A.s.P., Catasti, primo gruppo, n. 11, c. 154 r.) i
quali, con tutta probabilità, li avevano ereditati dal rispettivo padre e ma-
rito (Niccolò, infatti, sotto la stessa data del 12 novembre 1417 provvide
a far cancellare dal Catasto del padre i suddetti terreni) (A.s.p., Catasti,
primo gruppo, n. 11, c. 462 r.).

Questa del 1417 ci sembra dunque l’epoca più accettabile per indi-
care quella della morte del padre di Niccolò, anche perchè la cancellazione
della partita catastale «..... dicti Martini defunto . .. » (ibidem, c. 462 r.)
effettuata su richiesta dei figli Pietro e Jacobo, avvenne solo il 23 dicembre
1434 e quindi in una data troppo lontana dal momento effettivo in cui do-
vette avvenire il suo decesso. Ricordiamo, infatti, che Martino di Pietro ven-
ne ad abitare a Perugia dalla « Villa Missiani » fin dal 1360 circa. Un’altra
ipotesi, potremmo formulare, collocando la morte di Martino durante il
1411. A partire dal maggio di questo anno, infatti, la pigione di una «cha-
mora » appartenente al Capitolo di San Lorenzo che egli tiene in affitto al-
meno dal 1402 (A.c.s.L., Cancelleria, prima serie, vol. n. 6, anno 1402, c. 7 v.),
continua ad essere pagata dal figlio Pietro (ibidem, n. 8, c. 21 r.).

Quest'ultimo, che forse lavorava in collaborazione col padre, in seguito,
manterrà, al posto di lui, in affitto lo stesso locale (ibidem, n. 9, c. 25 v.). ASPETTI DEL MERCATO E DELLA PRODUZIONE A PERUGIA 151

A proposito di collaborazione fra Martino ed i suoi figli, ricordiamo
che, almeno nel settore della concia dei pellami, anche Niccoló usufrui del-
l'aiuto di suo padre (v. n. 297).

7) A.s.P., Catasti, primo gruppo, n. 65, c. 265 v..

^) B.A.P., Matricola del Collegio dei Calzolari cit., c. 15 rr.

158: P; Officim* 8; c7 20: v5

?8) A.S.P., Ospedale della Misericordia, Debitori e Creditori n. 12, c217 T

7) A.S.P., Notaio Giacomo di Paolo di Nino cit., c. 51 v..

80) A.S.P., Catasti, primo gruppo, n. 11, c. 463 v. e 464 v..

1) B.A.P., Matricola del Collegio dei Calzolari cit., c. 15 v.. Rodolfo,
fece anche parte nel 1463 (ibidem, c. 79 r.) di una commissione di dieci
giurati dell'arte incaricati di discutere e deliberare su alcune proposte
di modifica di certe parti dello Statuto dell'Arte dei Calzolari, la cui
copia redatta dal Belforti nel 1786 é giunta fino a noi (vedi anche supra
n. 12).

82) Non ci è stato possibile conoscere con esattezza il numero com-
pleto di coloro che lavorarono al servizio di Niccolò di Martino, nella sua
piü che quarantennale attività imprenditoriale, dato che le fonti di cui di-
sponiamo sono limitate ai soli libri di Entrata e Uscita, e relativamente agli
anni 1400-1406, 1409 (in quest'anno le uscite iniziano col mese di giugno),
1411, 1412, 1416 (soli mesi di ottobre, novembre e dicembre) e 1417. Cre-
diamo comunque, che gli elementi raccolti rappresentino un campione suf-
ficientemente indicativo per il tipo di indagine che abbiamo condotto. In
questi anni i lavoranti, che entrarono a vario titolo e per vari periodi, a
far parte dell'azienda di Niccoló di Martino furono in tutto trenta.

*) F. MELIS, Aspetti della vita economica medioevale cit., p. 296
e segg.

8) A. SAPORI, La crisi delle Compagnie mercantili dei Bardi e dei Pe-
ruzzi, Firenze, 1926, p. 253 e segg.

85) A.S.P., Aziende di Commercio n. 6 e 7.

8) F. MELIS, Aspetti della vita economica medievale cit., p. 297.

8?) F. MELIS, Aspetti della vita economica medievale cit., pp. 129 e 303 ;
A. SAPoRI, Il personale delle Compagnie mercantili del Medioevo cit.,
p. 699 e segg.

8) A. SAPORI, Il personale delle Compagnie mercantili del Medioevo
cit., p. 698.

89) A.s.P., Aziende di Commercio n. 4, c. 74 v.:

«adì 21 de deciebbre [1409].

A Stefano de Massolo nostro lavorante f. sette e s. otto chontante in
più volte apare al quaternello a c. 25 saldate presente Giovannello che glia
pagato per tutto l’anno... ».

°°) Come era uso comune in quel tempo anche i dipendenti dell'azien-
da del nostro cuoiaio ‘venivano tutti distinti con la espressione (che sempre
152 ROMANO PIEROTTI

compariva quando venivano nominati nei libri contabili) di « nostro », « no-
stro lavorante », o «nostro conciatore », «nostro chargone », ecc., in rela-
zione ai compiti che essi erano chiamati a svolgere.

?)) A.,S.P., Aziende di Commercio n. 3, c. 4 r.:

«adi 17 d'aprile [1400]

Da Giovagni de Masuccio nostro per lavorio vendé ella stemana enance
alla chamora, lbr. 5 s. 10, posto a vendete B a c. 385...»

— ibidem ; c. 32 v.:

| «adi 25 de febraio [1401]

Da Giovagni de Masuccio nostro per lavorio a venduto el mese de
febraio lbr. 46 posto a libro nero A a c. 40...».

*3) Tbidem, c. 179. v.

«adi xxi de febraio [1403]

A Giovagni de Masuccio nostro f. doie in questo modo s. 74% apaiono
chontanti al quaternaccio a c. rr e Ibr. 5 s. 815 sonno per chredence a fatti
esso Giovagni a menuto chomo apaiono al memoriali della chassa . . . »

— ibidem ; c. 111 v.:

«adi xxi de febraio [1403]

Da Giovagni de Masuccio nostro lbr. cinque s. otto d. seie sonno per
chredence fe esso le quali le se retenuti per suo salario posto allivro nero .A.
2850::425:::5» :

iulbidem;- n.: 9:03:57: 0:
«adi 6 de deciebbre [1417]

A Ventura d'Antonio nostro lavoranti lbr. 33 s. 15 quali ave in più
volte: 3

— ibidem, n. 3 c. 138 r.:

«adì 28 d’aghosto [1400]

A, Trovato de Gilio nostro charsone xx ghrosse e s. xIrI d. i111 apaiono
al quaterno chontante a lue...»

— ibidem, n. 3 c. 140 r.:

«adi 30 d'ottobre [1400]

A Cristofano de Nardo nostro chonciatori per lo mantello del cilestro
f.1s. xve a Pino d'Arecco per le chalge e chapuccio f. 1 s. vit% e per la
solatura delle chalce s. xxi1!4 e a lui chontante in sua mano s. XLv / som-
mano d'achordo f. 111...».

*£ A proposito di funzioni e mansioni svolte dai vari dipendenti del-
l'azienda del nostro Niccoló, dobbiamo ricordare che l'unico Statuto del-
l'Arte dei Calzolari di Perugia che possediamo, quello del 1458 (e quindi
posteriore di qualche anno ai fatti che stiamo esaminando) di cui esiste una
copia del Belforti del secolo xviri, (B.A.P., Matricola del Collegio dei Cal-
zolari, copia eseguita da Giuseppe Belforti, Ms. 3182) prevedeva, per ció
che riguarda la struttura gerarchica dell'Arte, tre gradi (Cap. xxxviii,
c. 81 r.) : « Magistri », « Garsones » e « Apatoviti ». Erano questi ultimi, quasi

: rae nilo x
ta cxt ME E ML uri TE iii PERO SARESTI DETTO Ye TOU COE, ET SET PRE ASPETTI DEL MERCATO E DELLA PRODUZIONE A PERUGIA 153

certamente, gli apprendisti, di cui abbiamo un esempio in Betto di Giovanni
(A.s.P., Aziende di Commercio, n. 3 c. 164 r.):
«adì 8 de maggio [1402]

A Giovagni de Puccio chontadino demora al gillio de borgni f. uno
de moneta per chagione del salario de Betto suo figliolo el quale la pattovito
chonnoie per tempo duno anno, / portò Betto lbr. 4 s. 10...».

$5) Ibidem, n. 9 c. 58v.

«adi 30 de deciebbre [1417]

A Pietro de Giorgio choiaio, per chonciatura de 31 chuoio de piü ra-
gione sommano d'achordo lbr. 14 s. 10 apare allivro quaternello +23... »

— ibidem, n. 6 c. 69 v.:

«adi 12 [ottobre 1411]

A Tommaso d'Antonio per rm di ciayto e per xii spalle de vitello
cie. fe: nere; 17 0: s. Lxviri

*) Da notare che dei lavoranti del nostro cuoiaro, quelli che con cer-
tezza facevano parte dell'Arte dei Calzolari, o ne faranno parte in epoca suc-
cessiva a quella in cui prestarono la propria attività presso di lui, furono solo
sette su un totale di trenta, sempre tenendo naturalmente conto degli anni
che abbiamo potuto prendere in esame ; fra questi, Giovanni di Masuccio
che, dopo il 1403, ritroviamo nominato con frequenza nei conti di Niccoló
in qualità di cliente. Giovanni di Masuccio, originario del contado di Assisi,
sarà poi allibrato fra i cittadini di Perugia nel 1405. (A.s.P., Catasti,
primo gruppo, n. lO c. O r.).

97)-A.8.P.;: Aziende di Gommercio n. 3c: 139 v.:

«adi xri d'ottobre [1400]

A. Viccho de Martino nostro lavoranti lbr. tre quali glie prestaie per fari
el tento chomo apari al quaterno...». Su tale argomento e per l'industria
tessile cfr.: A. DoREN, Storia economica d’Italia nel medioevo, Padova,
1936, p. 487 e segg. ; A. FANFANI, Storia economica cit., p. 338 e segg. ; Y. RE-
NOUARD, Gli uomini d'affari italiani del medioevo, Milano, 1973, p. 99.

98) A.S.P., Aziende di Commercio n. 13, c. 134 .v:

« V (Vendite di Sabato 3 giugno 1430)

Antonio de Stefano nostro de dare per queste masarie gl'avemo dato
nelle mano per conciare e chuoia comune
I choltello nuovo costo apari a c. 87 lbr. 1 s. v
II choltello vecchio buono nostro proprio
III secchie r da trarre acqua e I da chavarla e uno è rechoncio apari a
uscita:a c. 98 Ibr^r s. xv
I focile
I dagha

posto in questo a c. 18 ».

*) In ogni caso mai furono raggiunti i limiti di un Barsalone di Spe-

daliere che fu «fattore » del Datini per oltre 18 anni o di un Tieri di Benci
154 ROMANO PIEROTTI
che rimase al servizio del Pratese senza interruzioni per ben 32 anni, 9 me-
si e 24 giorni. (F. MELIs, Aspetti della vita economica medievale cit., p. 300).
100) A.S.P., Aziende di Commercio n. 9, c. 45:T,5
«adi 37 de gienaio [1417]
A Giorgio de Paoluccio nostro lavoranti adi 12 de febraio lbr. 4 s. 10... »
-—3 ibidem: n: 0:c:560 r.:
«adi 20 de luglio [1411]

A, Cristofano d'Agnolo nostro lavorante s. 70 apari partitemente al
quaternello della chassa Casco...

Anche in questi casi si trattava di assunzioni alle dipendenze di Nic-
colò di Martino come è provato dalla definizione di «nostro » che compare
sempre davanti al loro nome e che, come prima si è detto, distingueva i veri
e propri dipendenti dagli assunti solo ad opera o giornata.

101) Ibidem, n. 3 c. 154 v.:

«adì 31 d’ottobre [1401]

Al Trovato de Gilio nostro lbr. seie chome apari al quaternaccio che
d’achordo remanemmo questo dì che saldata onne ragione da lue a noie de
dì tolti e de dì ch’è stato più sonno mi dì lo paghato ... IIS. XXX

102) Nel corso dell'anno 1403, in effetti, Giovanni di Masuccio stette
anche alle dipendenze della società formata da Niccolò di Martino e Fran-
cesco de Pietro.

109) Anche Vico di Martino nel 1403 fu alle dipendenze della società
che Niccolò di Martino aveva stipulato con Francesco di Pietro.

104) a.s.P., Aziende di Commercio n. 9, c. 50 v.:

«adì 7 d’aghosto [1417]

A, Facio de Pietro da Siena lavoranti s. 42 per facietura de choiame /
apare al quaternello + a c. S uiu

105) A questo riguardo dobbiamo notare come Niccolò di Martino usi,
per distinguere questi contadini dagli altri suoi dipendenti, il termine di
«lavoratore » a differenza dei secondi definiti sempre come «lavoranti »
(quando non usava forme più specifiche come «chonciatore », « charcone »,
ecc.): A.S.P., Aziende di Commercio n. 6, c. 67 v.:

«adi 5 [settembre 1411]

A Pietro de Matiuolo nostro lavoratori da Sanbiagio della Valle f. qua-
tro quale glie prestammo per mine rui de ghrano el quale cie promise de
semenari el su nostro, presente Ludovicho de Sobalco banchieri... ».

106) A.s.P., Aziende di Commercio n. 13, c. 78 v.. Per quanto riguarda
piü in generale i rapporti di Niccoló con i suoi lavoratori agricoli, v. p. 122.

19) In quest’epoca, infatti, le differenziazioni gerarchiche e funzio-
nali, specie all’interno di imprese piccole e medie come questa, erano tut-

t'altro che rigide.
108) A,s.P., Aziende di Commercio n. 3, c. 159 r.:
=

— ——————— ur eros

ASPETTI DEL MERCATO E DELLA PRODUZIONE A PERUGIA 155

«adi xi de gienaio [1402]
A Petruccio de Lippo chalgolaio cioè ciabatieri f. tre de moneta chon-
tanti in sua mano per lo salario della somma de f. 12 de Tomasso suo

figliuolo el quale la posto chonnoie per tempo d’uno anno prossimo che mo
Die 0:

109) Ibidem, c. 164 r.:

«adì 8 de maggio [1402]

A Giovanni de Puccio chontadino demora al Gillio de Borgni f. uno
de moneta per chagione del salario de Betto suo figliuolo el quale la pattu-
vito chonnoie per tempo duno anno... ».

11°) Da ricordare però che costoro, specie il primo, rimasero al ser-
vizio del nostro cuoiaio non solo per questo periodo.

1) A questo proposito, dobbiamo osservare come non ci sia stato
possibile appurare se, sul livello di assunzioni di personale da parte di Nic-
colò di Martino, abbiamo influito fenomeni a carattere stagionale.

112) A.s.P., Aziende di Commercio n. 9, c. 42 r.:

«adì 23 d’ottobre [1416]
A Giovannello de Giovagni nostro lbr. 9 s. 7% per lo mese de no-
venbre prossimo che mo viene...f. r1 s. viri».
nsy Tbidem, n. 0, c. 69 v.-:

«adi 7 d'ottobre [1411]

A. Ghostanzo de Franciesco nostro f. doie volse per ghrano e chomenzó
a lavorari adi primo d'ottobri 1411 a ragione de f. doie el mese... ».

Questo di concedere anticipazioni in conto del salario a propri dipen-
denti era uso assai frequente in quest'epoca ; cfr., F. MELIS, Aspetti della
vita economica medievale cit., pp. 87 e 88; V. RuTEMBURG, Popolo e mo-
vimenti popolari nell'Italia del '300 e 400, Bologna, 19715: p: 62:

114) A,S.P., Aziende di Commercio n. 4, c. 73 r.:

«adi irr de deciebbre [1409]
A Giovagni de Ciccho nostro lavoranti lbr. otto quale glie prestammo
chomo apare al quaternello a c. 5...»;
— ibidem, n. 9 c. 47 v.:

«adi 4 de maggio [1417]

A Giovannello de Giovagni nostro lavoranti lbr. 40 s. 10 per lue ren-
demmo a Niccholó de Martino nostro el quale na Niccholó la charta chontra
lue e la donna sua de tutti e loro biene fatta in sin a dì... per mano de
Ser Chalfuccio...». Cfr. in proposito: V. RuTEMBURG, Popolo e Movi-
menti popolari nell'Italia del '300 e del ’400 cit., p. 59.

115) A.S.P., Aziende di Commercio, n. 7, c. 64 r.:

«adi 14 de giugno [1412]

A Stefano de Massolo nostro s. 40 per farina e pane...».

1*) Ibidem n. 3; c. 162 v.:
*
B H^ I
| Eu

A. ite e = rene

ROMANO PIEROTTI

«adì 13 d’aprile [1402]

A Vicho de Martino nostro lbr. quatro e s. cinque per r1 mine de
ghrano disse avea chomperato...».

117) Ibidem, n. 7, c. 60. v.:

«adi 9 d'aprile [1412]

A Tomasso d'Antonio nostro f. uno a lue per vino... ».

118) Ibidem n. 3, c. 140 r.:

«adi 30 d'ottobre [1400]

A Cristofano di Nardo nostro chonciatori per lo mantello del cilestro
f. 1s. xv ea Pino d'Arecco per le chalge e chapuccio f. 1 s. vit, ... e
a lue chontante in sua mano s. XLV...»

ibidem, c. 158 r4:

«adi 23 de deciebbre [1401]

A Giovagni de Masuccio nostro per lo pilicione della donna sua / lo
dieie f. uno de moneta a lue chontante...».

119) Ibidem, c. 144 r.:

«adì 22 de febraio [1401]

A Cristofano de Nardo nostro f. quatro de moneta chontante in sua
mano volse per rechogliere el mantello da giudeo perchè l’avea empegnato
per chomperari el vino a tempo... ».

120) Ibidem, c. 143 v.:

«adi r1 de febraio [1401]

A Giovanni di Masuccio nostro f. uno volse per dari a Ser Nofrio de
Mastro Gilio per la pegione della chasa e f. uno apari al quaternaccio per
dari a chilloro per quando fo preso per labardieri sommano f. doie...».

1:3) Ibidem, n. 6, c. 64 v.:

«adi 22 de giugnio [1411]

A Sabadeio de Paolo e Giapocho suo fratello lbr. tredecie e s. 10
quale portó Vicho de Martino chonciatori de choiame per quando giero
per lue a trarlo de pregione a Torsciano ...».

122) Ibidem, n. 3, c. 159 r.:

«adi xr de gienaio [1402]

A Petruccio de Lippo chalzolaio cioé ciabatieri f. tre de moneta chon-
tanti in sua mano per lo salario della somma de f. 12 de Tomasso suo
figliuolo el qualela posto chonnoie per tempo d'uno anno prossimo che mo
viè ...» (Vedi anche nota 108).

123) Ibidem, c. 116 r.:

i «adì primo de maggio [1403]

Dalla chompagnia nostra per lo salario de Giovagni de Masuccio no-
stro dal dì primo de febraio per sin a dì xv d'aprile e rir dì più abattene
viri dì tolse alla chompagnia ... ».

Gran parte delle forme di erogazione del salario fin qui esposte sono
descritte nel conto del personale salariato della Compagnia di Giuliano

er eg Tae TO RE TRL PAT
ASPETTI DEL MERCATO E DELLA PRODUZIONE A PERUGIA 197

di Giovenco di Giuliano e Francesco di Giuliano de' Medici, « Lanaioli in
Porta Rossa », Firenze, 1491, in: F. MELIS, Documenti per la Storia econo-
mica dei secoli XIII-XVI cit., p. 418.

124) Ibidem, c. 105 vi:

«adi 23 de giugnio [1402]

A Vicho de Martino nostro f. uno de moneta volse per lo tento e per
lo Niccho spadaio s. 1715 e per dari a Giovagni nostro per uno paio de
scharpetti s. 22 % lavanzo volse per lo tento, ave de quatrini bolognini 20 . . . ».

15) Ibidem, c. 140 y.

«adi 24 de novebbre [1400]

A. Cristofano de Nardo nostro Ibr. tre apaiono al quaterno e lbr. tre e
s. cinque die per lue alla Novella nostra per una giacchia e piü per panno
apari a vendete .C. a c. 80 s. 4 e più s. xr chontanti...».

Talvolta Niccoló si servi della collaborazione saltuaria ed occasionale
di clienti che pagavano col proprio lavoro la merce acquistata (Ibidem, n. 8,
Ce. 29 1)*

« Vendete de merchordi adi 9 de marzo [1412]

Chola da Papiano de dare per rir pelli bianche lbr. 1 s. iti anne dato
per r di ciaitó a choncià le banche e a polirne e a ghuiglare le vergole
de la schala lbr. r».

130): Ibidem, n: 931c 5 451 rr

«adi xir d'aghosto [1401]
A Cristofano de Nardo nostro f. doie in sogiello volse per ghrano e Ibr.
tre per dari a Cristofano de Lippo espiciali è per quando ebbe male e s. 20
apaiono al quaternaccio che portò la titola sua
posto al memoriali .A. a c. 134
e qui fo mincione chomo el ditto Cristofano è paghato da me per tempo
d’uno anno auto in somma f. 36».
127) Vedi supra nota 108.
128) Vedi supra nota 94.
129) Vedi supra nota 113.
189) Vedi supra nota 112.
181) A,S.P., Aziende di Commercio n. 7, c. 69 r.:
«adì 5 d’ottobre [1412]
A Gniagnie de Pacie choiaio per facietura de 33 pelli s. 33... ».
—. ibidem, n. 6 c. 66 v.:
«adi 31 de luglio [1411]
A Tomasso d'Antonio per facietura de 20 pelli s. 20...»
— ibidem, n. 3, c. 165 r. :
«adi 2 de giugnio [1402]
A, Bartolomeio de Pietro chonciatori de choiame per la facietura de
43 pelli cie fe nere demoli chontante in sua mano s. 3714...»

11
158 ROMANO PIEROTTI

In quest’ultimo caso il lavoro viene pagato a d. 10,4 il pezzo anzi-
chè a s. 1 (cioè a d. 12) come nei precedenti.
133) Ibidem, n. 6, c. 64 v.:
«adi 23 [giugno 1411]
A Gnagni de Pacie chonciatori de coiame ... per rm: dì ciaytó a
s.x el dis. 40...»
Ibidem, n. 9, c. 44 v.:

«adi27 de gienaio [1417]
A Sabadeio de Paolo nostro lavorante lbr. 5 s. 10 per x1 dì lavorò ...».
133) B. CASINI, Aspetti della vita economica e sociale di Pisa, dal ca-

‘tasto del 1428-29, Livorno, 1956, p. 56.

134) Ibidem, p. 56.

135) Ibidem, p. 55.

136) F, MELIS, Aspetti della vita economica medievale cit., p. 522.

13) A. FANFANI, Un mercante del trecento cit., p. 68.

138) A. FANFANI, Un mercante del trecento cit., p. 68.

139) B.A.P., Matricola del Collegio dei Calzolari cit., cap. Xxv e xxvi.
Inoltre, per ciò che concerne in generale il problema dei giorni festivi e
della durata del lavoro in questo periodo, cfr.: A. FANFANI, Storia econo-
mica cit., p. 343.

140) Circa il problema del potere d’acquisto dei salari in termini di
beni di largo consumo, nella seconda metà del sec. xiv, cfr. : C. MANCA,
Il Libro di conti di Miquel Ca- Rovira, Padova, 1969, p. 123 e segg. ; in par-
ticolare vedi nota 107 p. 125 per la ricca bibliografia in essa citata.

Per ció che riguarda piü in generale le condizioni di vita degli operai
salariati in Italia in questo periodo, cfr. : A. FANFANI, Storia economica cit.,
p. 225 e segg. e p. 439 e segg. ; P. S. LeicHT, Operai, Artigiani, Agricoltori
in Italia dal sec. VI al XVI, Milano, 1959, p. 124 e segg. ; V. RUTEMBURG,
Popolo e movimenti popolari nell Italia del '300 e '400 cit., p. 50 e segg.

Per Perugia in maniera specifica, cfr.: R. BrogLIO D’AJANO, Lotte
sociali a Perugia nel sec. XIV cit., passim. ; V. RuTEMBURG, Popolo e mo-
vimenti popolari cit., p. 115 e segg.

141) A.s.P., Catasti, primo gruppo, n. 16, c. 9 r.:

«In nomine domini amen, anno domini millesimo ccccv... Johannes
Masuty Vannis habitator in Civitate Perusii in Porta Solis et Parochia San-
cte Marie Nove, quem Johanne olim fuit de Villa Ynsule [Insula Romana,
l'odierna Bastia Umbra] comitatus Assisi...quam sunt xxx anni et ul-
tra... dictus Johannes familiariter et continue... habitat in dicta Civi-
tate Perusii...». Da questo documento risulta che i beni rustici di Gio-
vanni di Masuccio, uno dei principali collaboratori di Niccoló di Martino
e uno dei sette suoi dipendenti i quali fecero anche parte dell'Arte dei Cal-
zolari (tra gli iscritti di Porta Sole; vedi: Matricola dell'Arte dei Calzolari

VORO iii SAMBORA a caesa LL TIA VALI TACE DUET E
ASPETTI DEL MERCATO E DELLA PRODUZIONE A PERUGIA 159

cit., c. 8 v.), raggiunsero il valore di lbr. 1050, contro, ad esempio le Ibr.
4154 s. 18 d. 4 del suo principale (vedi supra p. 83).
14) A.S.P., Aziende di Commercio n. 3, c. 164 r.:

«adì 8 de maggio [1402]

A Giovagni de Puccio chontadino demora al Gillio de Borgni f. uno
de moneta per chagione del salario de Betto suo figliuolo el quale la patto-
vito chonnoie ... ».

143): Tbidem, c. 159 TC:

« adi x1 de gienaio [1402]
A, Petruccio de Lippo chalzolaio cioé ciabatieri f. tre de moneta chon-

tanti in sua mano per lo salario ... de Tomasso suo figliuolo el quale la po- '

sto chonnoie...».
14) Ibidem, c. 196 r.:

«adi x1 de maggio [1400]

A Vicho de Ciccholo chalzolaio f. doie meno s. 715 quale sonno per lo
resto del salario devea averi da me per Bartolomeio suo figliolo che stava
chonnoie...».

14) Come vedremo, tuttavia, le «chompagnie » cui Niccolò di Martino
dette vita, per numero di soci e ammontare di capitali investiti, mai si av-
vicinarono alle note società fiorentine dei Peruzzi, (cfr.: A. SAPORI, Storia
interna della compagnia mercantile dei Peruzzi, in: A. SAPORI, Studi di Storia
Economica, sec. XIII - XIV - XV cit., p. 665 e segg.) degli Alberti del
Giudice (cfr. A. SAPORI, Gli Alberti del Giudice di Firenze, in : Studi in onore
di Gino Luzzatto, vol. 1, Milano, 1950, p. 164 e segg.) o alle altre princi-
pali compagnie di commercio che operarono nel capoluogo toscano nel xiv
secolo, come i Bardi, gli Acciaiuoli, i Buonaccorsi, i Guardi ecc. (cfr. : Y.
RENoUARD, Le compagnie commerciali fiorentine del Trecento, in: « Archivio
Storico Italiano », vol. 1, 1938, p. 40 e segg. p. 163 e segg.).

Non ci risultano, inoltre, almeno per il periodo da noi analizzato, ac-
cordi di società stipulati da Niccolò di Martino con propri dipendenti ; la
prassi di elevare al rango di soci propri collaboratori, dimostratisi partico-
larmente capaci, specie nella direzione di filiali che operavano su mercati
lontani dalla sede centrale, in modo da «assicurarsi contro i rischi di una
negligente gestione » (cfr. A. FANFANI, Sforia Economica cit., p. 430), fu
seguita con frequenza, ad esempio, nel sistema di aziende di Francesco di
Marco Datini (cfr. F. MELIS, Aspetti della vita economica medievale cit.,
p. 295 e segg.).

149) Su questo argomento, come anche sul problema delle operazioni
commerciali effettuate su commissione, avremo modo di diffonderci più am-
piamente, nella parte di questo lavoro che avrà per oggetto la storia della
gestione dell’azienda di Niccolò di Martino.

147) Tutti costoro tranne Longaruccio di Barnabeo erano iscritti, come
160 ROMANO PIEROTTI

Niccolò di Martino, all'Arte dei Calzolari (B.A.P., Matricola del Collegio dei
Calzolari cit.) :

«Franciscus Petri alias Ceruglio » fra gli iscritti di Porta S. Pappe
(c. 3 r.); «Joannes Andree » fra gli iscritti di Porta S. Pietro (c. 14 v.);
« Bectus Ser Vici » fra gli iscritti di Porta Eburnea (c. 22 v.) ; « Paolus Bar-
tholomei » fra gli iscritti di Porta Sole (c. 9 v.).

48) Riportiamo qui a titolo di esempio il pagamento del salario che
spettó a Giovanni di Masuccio, pagato dalla « chompagnia », risultante dal
libro delle entrate e delle uscite del nostro cuoiaio del 1403 (A.s.P., Aziende
di Commercio n. 3 c. 116 r.):

«adi primo de maggio [1403]

Dalla chompagnia nostra per lo salario de Giovagni de Masuccio no-
stro, dal dì primo de febraio per sin a dì xv d'aprile e rii dì più abatene
viu dì tolse alla chompagnia resta benvedute cie die lbr. XXIII S. X

posto al libro memoriali .B. a c. 12 f. v s. xx».

149) Ibidem, c. 162 r.:

«adì x d’aprile [1402]

Ad Antonio de Franciescho choiaio della Perchola f. 47 s. vintedoie
e d. seie per manze chomparammo da lue in comune con Franciescho de
Ceruglio choiaio e quali denari ebbe per me d’Antonio de Giapocho e fra-
telli e a loro o renduti e dette f. 47 s. 22%.

150) Ibidem, c. 174 r.

c XXI de febraio [1403]

A Niccholà de Martino nostro f. dociento quale mise nella chompagnia
a fatto con Franciescho de Pietro choiaio de Porta Sant'agnolo della somma
de f. cinquecento come appare all'entrata della chompagnia . .

Da notare anche, fra le entrate del 20 febbraio 1403, giorno antece-
dente l'operazione di cui sopra, un guadagno di s. 66 che Niccoló consegue
cambiando i 200 fiorini (i quali saranno utilizzati per l'anticipo sul conferi-
mento della sua quota associativa) a s. 89 e d. 8 per fiorino anziché a s. 90,
che era la parità ufficiale, ottenendo cosi d. 4 per fiorino pari a d. 800 che
a d. 12 per soldo fanno, appunto, s. 66 (piü esattamente s. 66,6) :

(A.s.P., Aziende di Commercio n. 3, c. 111 v.):

«adi xx de febraio [1403]

Da nostre medesime per f. dociento chambiate .a s. 89 e d. 8 el
fiorino vadagnammo in somma s. 66...».

1531) Ibidem, c. 175 v.

« adi xxx de maggio [1403]

A, Niccholó de Martino nostro f. dociento in sogiello quale enun
nella chompagnia avemo fatto con Franciescho de Cieruglio choiaio da Por-
ta Sant'agnolo sonno de la somma de f. 500 devemo mettere che ora
n’avemo messe f. 470... ».

15) In verità, dai libri contabili di Niccolò di Martino risulterebbe che

D DSAIESTENERE NBA E STORM! VAL TREO TEN ID
ASPETTI DEL MERCATO E DELLA PRODUZIONE A PERUGIA 161

il denaro, da lui conferito nella società con Francesco di Pietro alias di Ce-
ruglio, ammontava a f. 400 e non 470 come invece viene affermato nella
scrittura di cui alla nota 151. Probabilmente gli ultimi 70 fiorini furono
versati da Niccolò di Martino alla compagnia senza prelevarli direttamente
dalla cassa della propria azienda individuale.

153) A.S.P., Aziende di Commercio n. 3, c. 126 r.:

«adì v d’aghosto [1404]

Da Niccholò de Martino nostro f. cientocinquanta quale ebbe in dalla

chompagnia nostra per che se ne trovano in chassa f. 300/ e quali partim-

mo chon Franciescho de Cieruglio in sin a dì 17 de maggio... ».

154) F. MELIS, Aspetti della vita economica medievale cit., pp. 322 e 625.
155) A.S.P., Aziende di Commercio n. 3, c. 130 r. :
«adi vir d’aprile [1405]

Da Niccholò de Martino nostro f. cientocinquanta quale ave del gua-
dagnio de questo anno passato partite chon Franciescho de Cieruglio f. 300
denariorum tochane f. 150 per uno e chosie n’avemo tratti ciaschuno de
nole;. »

Non sappiamo quando questa società ebbe termine, ma dai documenti
contabili appartenuti a Niccolò di Martino e giunti fino a noi risulta che
essa nel'autunno del 1405 era ancora in vita, a due anni e mezzo dalla
sua costituzione nel febbraio del 1403.

1559 R. DAviDsOHN, Sforia di Firenze. I primordi della civiltà fioren-
tina cit., p. 404, citato anche dal Sapori (La crisi delle compagnie mer-
cantili dei Bardi e dei Peruzzi cit., p. 228) e dal MELIS (Aspetti della vita
economica medievale cit., pp. 329-330).

157) A.S.P., Aziende di Commercio n. 9.

158) A.S.P., Aziende di Commercio n. 10.

159) Ibidem, n. 9, c. 1 r..

160) Ibidem, c. 1 v.:

«adì 23 d’ottobre [1416]

— Da Niccholò de Martino nostro f. settantacinque e s. ottantauno
d. seie quale sonno per parte de la messa da mettere quale apaiono che li
paghò prima per vettura de choiame venne da Pisa f. 30 e s. 28 e per
manze ...f. 18 s. 85 e per montone ghrosse e sotili da Fuligno f. 29 e
s. 13!/, apaiono al livro quaternello della chassa + a c. 23...»

— Da Giovagni d’Andreia nostro f. docentododecie quali paghò in
Pisa per merchatie comperò e per spese fe a le dette merchatie e per lue
proprio in somma facemo mettere f. 3 per lo chabbio ...»

— Da nostre medeseme f. 3 sonno per chabbio avemo da Gnagnie
nostro de f. 212 cie die f. 215...»

Da notare, nella scrittura relativa al conferimento di Giovanni d’An-
drea. i tre fiorini « per lo chambio » che Niccolò di Martino fa pagare al suo
socio. :

- Aie - oe sot sa Deor +. - dea "

n—————! MÀ Ó]ÓMÀ omüom$Q S i
a M ——— M——————————
162 ROMANO PIEROTTI

16)Ibidem;=C:;;8;r.::

«adì 18 de febraio [1417]

Da Giovagni d’Andreia nostro f. nuovanta, f. 40 de moneta e f. 49
ghrieve per f. 50 apari al quaternello + 2

posto al livro roscio a c. 133 f. LXXXX S.— .»

1$?) In questo caso occorre considerare che Giovanni d'Andrea entrò

a far parte in qualità di socio di un'impresa già esistente, quella di Niccoló

di Martino, il che dovette certamente pesare all'atto della definizione dei
rapporti finanziari fra i due.

163) A.S.P., Aziende di Commercio n. 9, c. 58 v.:

«adi 30 de deciebbre [1417]

A Niccholó de Martino nostro per la pegione della chamora dove fa-
ciemo l'arte per tempo duno anno e doie mese e sette di chomenzando a
di 23 d'ottobre 1416 per fino a di primo de gienaio 1418/ che montó a
f..20 lanno,/.f..23.$s..5215:... 5.

164) Tale avanzo non viene però rilevato esplicitamente nei libri di
conto ; in essi compaiono solo i totali delle entrate e delle uscite.

165) A.Ss.P., Aziende di Commercio n. 9, c. 38 v.:

«Dal ghrano per lo guadagno se ne fatto desso apare al livro ven-
dete. 3856253... £16 8. 600.4.

zt Sul libro delle vendite ritroviamo poi la registrazione dell'operazione
da cui si ricavò tale guadagno (A.s.P., Aziende di Commercio n. 10, c. 253 r.) :

« Vendete de vienerdi adi 31 de deciebbre [1417]

Ghrano venne da Todi de dare per lo guadagno de la parte nostra in
somma f. VI S. LX.»

paghó lo di messe ad entrata a c. 38».

1) Vedi tab. n. 6 p. 138-139.

167?) Vedi tab. n. 6 p. 138-139.

168) Una libra, come è noto, equivaleva a 20 soldi, e il fiorino di « pic-
cioli » veniva valutato, in termini di moneta di conto, a s. 90 per fiorino ; per
cui la libra di conto stava colfiorino nel rapporto di 4,5 libre per fiorino.
Da cui Ibr. 283 s. 104% corrispondevano a f. 63 s. 4% (v. anche n. 328).

169) A.S.P., Aziende di Commercio n. 10, c. 268 v.:

«Niccholó de Martino nostro chompagno de dari per devetori abbia-
mo partite chomune chon Giovagni chomo qui allo schontro vedete e cho-
mo qui de sotto ponemo / partitemente uno per uno i numinati quegli che
tocchano al detto Niccholó de quisto livro dele vendete tanto

Guasparre e Pietro de Ser Griffolo merciari deono dare lbr. vini
SVI) Wie. lgenegbeecenue. bpebelalede esce TEA rela] e Edid std ».

Segue poi un elenco di 16 debitori con l'indicazione delle somme da
essi dovute fino a raggiungere un importo di lbr. 99 s. x1% che continua
per i rimanenti 7 (in tutto furono 23) alla pagina seguente («...allo
Schontro...»), così intestata (ibidem, c. 269 r.) :

alle ii SEMEN OTTERRETE SEE NET FERIRE TRI GARDESONEN TT UITTIU UE NT LIRE LI DAI ASPETTI DEL MERCATO E DELLA PRODUZIONE A PERUGIA 163

«Niccholò de Martino nostro de dare chomo qui allo schontro vedete
per queste devetori partite chon Giovagni d’Andreia uno per uno chomo
apari qui enanze volta e vederete la parte del detto Giovagni non glie fra-
scritte apaiono qui allo schontro tochati a Niccholò lbr. 99 s.xI1/,
ora siguita l’avanco del detto livro lbr. LKXXXVINI S. X11/,
Giapocho de Giovagni chalzolaio da Betona lbr. XVII S. II
edis wenBabe utate RA LAN TRS RR) DUCUM

I nominativi proseguono (7 abbiamo detto) fino alla somma di Ibr. 141
s. 9. A titolo di esempio riportiamo il conto, con la scrittura di chiusura,
relativo a Guasparre e Pietro di Ser Griffolo, i debitori che aprono l'elenco
di quelli assegnati a Niccoló di Martino (ibidem, c. 254 v.):

«Guasparre e Pietro de Ser Ghriffolo merciari de pié la piazza deono

dare per resto de coiame apari qui arietro a c. 80 ]br. x S: XI
e de dari apare qui arietro promise per Dietalieve per

resto de ferramenti glie vendemmo a c. 80 lbr. — S. Xv
e de dare apare qui arietro a c. 157 lbr. 111 8...VI

Ibr. 14 8.12
anne dato ad entrata A c. 33 lbr. IIII s. xv
posto per debetori a Niccholó nostro per che a lue é tocchato in parte ed
allo fatto devetori nel livro suo nuovo chomo qui apare enance a c. 268 »).

La somma per cui risultano debitori Giapocho e Pietro di Ser Griffolo,
e cioè Ibr. 9 e s. 17, è esatta ; infatti, il debito originale era di lbr. 14 s. 12,
sul quale venne dato un acconto di lbr. 4s . 15 per cui ne risultò un residuo
di lbr;:9 s.«17.

179) Anche per Giovanni d'Andrea valgono le stesse considerazioni
fatte alla nota 169 e relative a Niccolò di Martino, con la sola differenza che i
debitori risultarono in tutto 29, e l'importo del suo credito ammontò a Ibr. 142
s. 14. Riportiamo qui di seguito le scritture relative alla ripartizione dei
crediti a fine anno 1417 che spettarono a Giovanni d’Andrea ; scritture
che sono ovviamente corrispondenti a quelle di Niccolò di Martino (A.S.P.,
Aziende di Commercio n. 10, c. 269 v. e 270 r.):

« Giovagni d’Andreia nostro chompagno de dare per devetori abbia-
mo partite chomuni chon Niccholò e cho[me] qui aretro volta e vederete e
cho[me] qui de sotto porremo partitemente uno per uno i numinate tutti
quegli che tocchano al ditto Giovagne de quisto libro delle vendete + tanto
Sesto de Pietro chalzolaio de Porta Sant’agnolo
de dare ]brisNap" s. xy

Ae 9 c9 i c9 à 9 89 c* 9 à» €$ 9 * € *? * * € 9 * 9 à» 9 € * * € * 9 € 9 9 € c9 c9 9 9 9 9 9 c3 c9 $9 cà 9 9? c9 v9 9 $9 9 0 $9 9 t$ 9 t$ * * *

somma lbr.102:- ssi 9
posto qui allo schontro a c. 270»
Ibidem, c. 270 r.:

———R——————
WIN

a X ii e cr > e ara SE

Ereercmeneze IONS ADUENTU IU RE RENL NC

164 ROMANO PIEROTTI

« Giovagni d'Andreia nostro chompagno de dare per devetori abbiamo
partite chomune chon Niccholó chome qui arietro allo schontro deveti
(quest'ultima parola non é stata scritta correttamente ; in realtà avrebbe
dovuto essere «vedeti» e non «deveti») e chomo qui de sotto porremo
partitemente uno per uno i numinati tutti quilli che tocchano al ditto Gio-
vagni de questo livro + tanto

Prima de dari per devetore apaiono qui allo schontro chomo vedete
partite a c. 269 Ibriicrnos9 $. VIII
Cristofano d'Aghostino da Marsciano + JDr.93215 58.

etes RO APR s teberegegeferede o) ojro-;o o opertoto reo "o: ei oro. 0 8.0:0:.0.0 0 6'e vies e ede qe d d o e e e .

lbr. 142 s. 114
posto allivro roscio + a c. 16».

Riportiamo ora il conto di Sisto di Pietro, primo della serie dei de-
bitori di Giovanni d'Andrea (ibidem, c. 253 v.):

« Sesto de Pietro chalzolaio de Porta Sant'agnolo de dari per resto de
cho iame apari qui arietro a c. 26 lbr. vir s. xv

posto per devetori qui enance a ragione de Giovagni nostro a c. 269
per che a lue è tocchato in parti e per che esso la fatto devetori in nello
livro suo nuovo però labatto »

171) Sotto questa data, nel libro della Gabella Grossa del 1419-20 (vedi
supra nota 18), troviamo diverse operazioni che riguardano i due cuoiari, fra
cui una in particolare, dalla quale risulta che Niccolò di Martino e Giovanni
d’Andrea, tuttora uniti, fanno venire in città una partita di lb. 415 di
cuoiame conciato.

172) A.s.P., Aziende di Commercio n. 12.

125) Ibidemy;:c. 3t. r:.

174) A.c.S.L., Cancelleria, prima serie, vol. n. 17, anno 1424, c. 20 v..
Infatti, in quest'anno, Betto di Ser Vico risulta ancora « chompagno » di
Niccoló, per conto del quale effettua vari versamenti di denaro al Capi-
tolo della Chiesa di San Lorenzo di cui i due soci tengono a pigione
un locale.

175) A.s.P., Aziende di Commercio n. 13, c. 87 v..

1' Ibidem, c. 148 v..

177) A.c.S.L., Cancelleria, prima serie, vol. n. 22, anno 1437 c. 9 v. e
vol. n. 23, anno 1439, c. 44 v..

178) Per quanto riguarda gli aspetti gestionali, v. parte seconda.

179) Per apparato «industriale », intendiamo il settore dell'impresa di
Niecoló di Martino che si occupava della trasformazione dei pellami e dei
cuoi; ció a prescindere dalle dimensioni di esso.

180) La Contrada Filoncia prendeva nome dalla «...fontem campi
batalie que vocatur la fonte de Filoncia ...» (A.s.P., Consigli e riformanze,
n. 117, c. 19 r.), la quale si trovava sotto le case appartenenti all'Ospedale
ASPETTI DEL MERCATO E DELLA PRODUZIONE A PERUGIA 165

della Misericordia (ibidem). Tale località corrisponde oggi alla zona occu-
pata dai mercati generali e dall’ingresso della galleria Kennedy dalla parte
di via xiv settembre ; la strada che vi conduce partendo dalla Chiesa di
Sant'Ercolano si chiama ora via Campo Battaglia, e quella che scende dalla
parte opposta, cioè dalla Chiesa di San Fiorenzo, via delle Conce (v. anche
supra n. 49 p. 147). Inoltre, al riguardo, cfr. : Cronache e storie inedite della
città di Perugia dal MCL al MDLXIII, a cura di FRANCESCO '"BOoNAINI,
ARIODANTE FABRETTI e FiLippo Luiai PoLIDORI cit., p. 145.

181) Corpus Statutorum Italicorum, sotto la direzione di PrEgTRO SELLA,
(n. 4), Statuti di Perugia dell’anno MCCCXLII, a cura di GIUSTINIANO DE-
GLI Azzr, Roma, 1913, vol. rv, p. 402 ; ció, soprattutto per evitare che tali
pellami «...smesurata puzza diano en la cità de Peroscia...» (ibidem).
Vedi anche in merito alle concerie presenti nella zona: R. GIGLIARELLI,
Perugia antica e Perugia moderna cit., p. 767 e segg..

19?) A.s.P., Consigli e riformanze, n. 77, c. 55 r..

18°) A.s.P., Catasti, primo gruppo, n. 11, c. 154 r.. Per un confronto,
v. anche nota 191.

184) A.s.P., Archivi di Corporazioni religiose soppresse, San Fiorenzo,
Istromenti::diversi;;.n‘;.1;;.ci:. cKxxvIii ri.

185) Ibidem, Miscellanea n. 29, c. 75 r.; a tale proposito, v. inoltre :
A.S.P., Aziende di Commercio, n. 3, c. 136 v., c. 148 r., c. 164 v., c. 178 r.,
c. 179 v.. Tale canone non era certo una cifra elevata ove si pensi che s. 6
non rappresentavano nemmeno la paga giornaliera di un buon operaio (ve-
di supra p. 91).

186) A.s.P., Notaio Roberto di Cola, reg. n.:57, c. 43. v..

187) Ibidem, c. 48 v..

155) Tbidem;.n..58;-c: 19 r..

189) Tbidem, c. 19 v..

199) Ibidem, c. 20 r..

191) Per fare un confronto, il conciatoio che possedeva Giovanni di
Petruccio nella stessa zona, livellario come quello di Niccoló della Chiesa
di San Fiorenzo per un canone di s. 2 d. 6 (A.s.P., Archivi di Corpora-
zioni religiose soppresse, miscellanea n. 29, c. 69 r.), aveva una valuta-
zione catastale di Ibr. 214 s. 5 (A.s.P., Catasti, primo gruppo, n. 20, c. 183 r.)
pari a f. 47 s. 55 (a Ibr. 4,5 per fiorino).

192) A.s.P., Aziende di Commercio, n. 6, c. 63 v. e n. 7, c. 63 r..

193) A.s.P., Catasti, primo gruppo, n. 11, c. 154 v..

194) Ibidem.

195 A.s.P., Archivi di Corporazioni religiose soppresse, Istromenti di-
versbn..1;cc3iC6xXVI pn) e XLVIII Ir.

199) A.s.P., Catasti, primo gruppo, n. 11 c. 154 v. e n. 19.c. 403 r..

19?) Di ciò, non abbiamo a.cuna notizia. né dal catasto, né dalla con-
tabilità del mercante.
—— S E e yo CUR ERG BC UNE INST

166 ROMANO PIEROTTI

195) Cioé stabilendo rapporti diretti con la Chiesa di San Fiorenzo,
come nel caso del primo fabbricato urbano che Niccoló pone nel suo ca-
tasto il 14 gennaio 1398 (v. supra p. 99).

199) Vale a dire, acquistando il diritto di godimento dei locali dai ti-
tolari di tale diritto, come nel caso dei cinque fondi ricordati a p. 99.

200) A.S.P., Aziende di Commercio, n. 6, c. 61 r.. Vedi anche nota 191.
Il periodo della locazione, ci è però sconosciuto.

201) A.s.P., Notaio Giacomo di Buccio, reg. n. 45, c. 201 v.. Si tratta
però di un atto incompleto. La prova dell'avvenuta conclusione del con-
tratto ci é fornita dalla documentazione contabile: A.s.P., Aziende di com-
mercio; n. 3,:c2260- v: e:998.r..

20?) Ibidem.

303) Ibidem, n::8; c137: T:

304) Ibidem, n. 13,6. 83 r..

205) Secondo il cambio di lbr. 4,5 per fiorino.

206) A.S.P., Aziende di Commercio, n. 3, c. 175 r..

207) Ibidem.

208) Tbidem;=n:#=c.#/8°r%

30») "Ibidem, n. 7; c. 65 v.

210) A.s.P., Notaio Giacomo di Paolo di Nino, cit., c. 51 r..

211) V. supra p. 81.

313) A.S.P., Aziende di Commercio, n. 3, c. 139 v..

213) Ibidem.

314) Ibidem, c. 143 r..

315) Ibidem, c..171 v..

216) Ibidem, n. 4, c. 71 v. ; non conosciamo però, il periodo cui si ri-
ferisce la locazione.

3:7) Ibidem, n. 7, c. 65 r

315) Ibidem, n. 6, c. 73 r..

219) Ibidem, n. 7, c. 65 r

220) V, supra p. 81.

33) V, supra p. 81.

223) A.C.S.L., Cancelleria, prima serie, vol. n. 8, c. 27 r.

223) A.C.S.L., Sezione C, Institutiones et contractus, terza serie, reg.
n. 11, Notaio Niccoló di Lucolo, c. 109 r..

24) Questo lo deduciamo dai confini di esso (ibidem). Non possiamo
però escludere che tale fondaco fosse in realtà la vecchia « chamora » che già
Niccolò tiene in affitto, dato che per gli anni che vanno dal 1416 al 1419
vi sono dei vuoti nella documentazione citata, e nel 1415 non abbiamo
trovato alcuna notizia riguardante il mercante. Inoltre, Niccolò, nel pe-
riodo ottobre 1416-dicembre 1417, quando era in società con Giovanni d’An-
drea, si fece pagare dalla stessa società l’affitto per un locale che egli mise
a disposizione (v. supra p. 96).

n. IRE
di

ASPETTI DEL MERCATO E DELLA PRODUZIONE A PERUGIA 167

225) A.C.S.L., Cancelleria, prima serie, vol. 14, c. 33 r. e vol. 155:6: 30 r..

226) Ibidem, vol. n. 19, c. 24 v..

sn" Tbidem, voE-n."20;*c. 25 r..

55» JIbidem; vVol.n. 25, c. 22 v.

229) Ibidem.

230) A.S.P., Aziende di Commercio, n. 6, c. 62 r..

231) A.C.S.L., Sezione C, Institutiones et contractus, terza serie, reg.
n. 11, Notaio Niccoló di Lucolo, c. 105 r..

233) Ibidem, c. 109 r..

333) A.s.P., Statuti, reg. n. 17, c. 7 r.. Rubrica xvIII.

33) A.S.P., Catasti, primo gruppo, n. 11, c. 154 r. e v..

?5) A.s.P., Notaio Giacomo di Paolo di Nino cit., c. 51 r..

^») Se tale misura fosse considerata in piedi quadri, l'equivalenza sa-
rebbe di m. 0,132 per piede quadro (Cfr. G. Mira, Cronache di ieri, in:
« Nuova Economia «, Perugia, 1964, p. 12). Pertanto, le « banche » del nostro
Niccoló avrebbero dovuto misurare mq. 8,58.

287) A.s.P., Aziende di Commercio, n. 4, c. 72 v..

333) A.S.P., Aziende di Commercio, n. 3, c. 1 r..

?9) Ibidem, n. 3, 4, 6, 7, 9. V. anche appendice.

240) Ibidem, n. 5, 8, 10, 12, 13. V. anche appendice.

21) Ibidem, n. 11. V. anche appendice.

24) Ibidem, n. 84. V. anche appendice.

243) F, MELIS, Aspetti della vita economica medievale cit., p. 357, e dello
Stesso autore, Documenti per la Storia economica dei secoli XIII-XV cit.,
p. 61.

4) F. MELIS, Aspetti della vita economica medievale cit., p. 357.

45) F. MELIS, Aspetti della vita economica medievale cit., p. 357 e segg.

24) A.S.P., Aziende di Commercio, n. 3, c. 24 v.. Avvertiamo che per
quanto riguarda la numerazione, questi erano i criteri usati dal mercante
nei suoi libri contabili : per la descrizione delle varie operazioni venivano
impiegati, in genere, i numeri arabi nei libri di «entrata e uscita » e «re-
facte », e quelli latini nei libri « vendete »; mentre per la trascrizione delle
somme relative a tali operazioni, che avveniva nel margine destro della
carta, si usavano i numeri romani per i libri « entrata e uscita » e « vendete »
e quelli arabi per le «refacte ».

Per quanto riguarda poi la moneta di conto, quella cioè nella quale
Niccolò di Martino teneva i suoi conti, occorre fare una distinzione fra i
libri « vendete » da una parte e quelli delle «entrate e uscite » e delle « re-
facte » dall’altra : i primi, infatti, erano tenuti in libre divise in 20 soldi di
12 denari ciascuno, mentre gli altri erano in fiorini, secondo un rapporto di
cambio di s. 90 per fiorino.

24?) Vedi supra p. 88.

248) Vedi parte seconda.
168 ROMANO PIEROTTI
e

249) A.s.P., Aziende di Commercio, n. 3, c. 135 r..

250) Ibidem, n. 8, c. 35 r..

33) Ibidem, c. 143 r..

333) Ibidem, c. 34 v..

5:3) Il periodo di tempo che intercorse fra la nascita del debito ad
il suo pagamento, in questo caso fu di soli giorni 10. In genere tale periodo
era assai piü prolungato.

254) A.s.P., Aziende di Commercio, n. 7, c. 10 v. e 11 r..

255) Ibidem, n. 11. Tralasciamo la descrizione del reg. 84 trattandosi,
come già detto, in parte di un libro « vendete» (da c. 1 a c. 84 r.), ed in
parte di «refacte » (da c. 84 a c. 198 v.).

256) Talvolta, specie nell'epoca più tarda, Niccolò cessa di registrare
le operazioni di vendita, limitandosi quindi ad un semplice carico di merci.

257) Ibidem, n. 11 c. 1 v..

258) La libbra, misura di peso, equivaleva a Kg. 0,3378 (Cfr., G. MIRA,
Cronache di ieri cit., p. 13).

259) Il centenaro equivaleva a 100 libbre (G. MIRA, Cronache di ieri
cit; p. 13)

260) La notizia proviene dal catasto di Niccolò (A.s.p., Catasti, primo
gruppo, n. rr, c. 154 r.) non essendoci pervenuto l'atto di cui parliamo.

261) Cfr. : P. S. LEIcHT, Storia del diritto italiano, il diritto privato, Parte
prima, cit., p. 227.

262) Vedi p. 116.

26) Questo ci viene anche confermato dall'esame del catasto di Mar-
tino (A.s.»., Catasti, primo gruppo, n. rr, c. 462 r.).

2) Ricordiamo (vedi supra p. 87 che Martino esercitava la stessa arte
di Niccolò, e quindi trattava, con tutta probabilità, le stesse mercanzie, Essi
almeno nel settore conciario, ebbero anche modo di collaborare (vedi n. 297).

265) A.s.p., Catasti, primo gruppo, n. 11, c. 154 v..

266) Ibidem, c. 463 r..

267) Vedi supra p. 104.

268) In verità, a fine anno 1417, quando Niccolò era in società con
Giovanni d’Andrea, se i soci dopo il conferimento iniziale non avessero ul-
teriormente versato una somma ciascuno, si sarebbe avuto un leggero di-
savanzo (v. supra p. 97).

29) a.s.P., Notaio Giacomo di Paolo di Nino cit., c. 50 r. e segg.

270) Vedi supra p. 81.

271) Vedi supra p. 81.

272?) Vedi supra p. 98.

273) Vedi supra p. 102. Non crediamo che questa sia la stessa di Nic-
coló, dato il noto divieto di alienazione dei beni ecclesiastici.

274) A.s.P., Aziende di Commercio, n. 3, c. 179 v..

275) A.s.P., Notaio Giacomo di Buccio, reg. n. 45, c. 85:T..
aerei

ASPETTI DEL MERCATO E DELLA PRODUZIONE A PERUGIA 169

^") La torre, in diverse occasioni, ebbe bisogno di riparazioni ; per
esempio nell'aprile del 1402, (A.s.P., Aziende di Commercio, n. 3, c. 163 r.)
quando Niccolò dovette sborsare s. 774.

7?) A.s.P., Notaio Giacomo di Paolo di Nino cit., c. 50 v..

:3?8) Ibidem, c. 50. v.:

7°) Con una delibera presa in data 9 novembre 1466, la Confraternita
del Corpo di Cristo, deliberó di cedere all'Ospedale della Misericordia tutto
il «casamentum » avuto in eredità da Niccolò di Martino (A.s.P., Notaio
Francesco di Giacomo, vol. 198, c. 159 v. e 160 T):

280) Vedi supra p. 98 e segg..

281) Vedi supra p. 98 e segg..

282) Vedi supra p. 98 e segg..

283) Vedi supra p. 98 e segg..

284) Vedi supra p. 98 e segg.. Facciamo notare che Niccolò di Martino
fa porre nel suo catasto solo quei beni che egli acquista direttamente e
per i quali egli ha comunque l’obbligo del versamento del canone in quanto
livellari, e non gli altri di cui compera il solo diritto di godimento dagli
originari titolari del contratto di livello con la Chiesa di San Fiorenzo.

28) A.S.P., Archivi di Corporazioni religiose soppresse, San Fiorenzo,
istromenti diversi, n. 1, c. cxL r.. Anche l’Ospedale della Misericordia, ad
esempio, possedeva fabbricati del genere in tale località (A.s.P., Ospedale
della Misericordia, Debitori e Creditori, reg. n. 11, c. 203 Voli

286) A, SOLMI, Il diritto di superficie nei documenti italiani del medio
evo, in «Rivista di Diritto civile», rr, 1915, p. 491.

?57) A.S.P., Archivi di Corporazioni religiose soppresse, San Fiorenzo,

" istromenti diversi, n. 1, c. cxL r.. Si trattava di enfiteusi stipulate con la

forma livellare. In quest’epoca, però, enfiteusi vale livello (Cfr. : S. PrvANoO,
I contratti agrari nell’alto Medio Evo, Torino, 1904, p. 234).

288) A.S.P., Archivi di Corporazioni religiose soppresse, San Fiorenzo,
istromenti diversi, n. 1, passim.

*89) Ibidem. Al riguardo, fra gli altri, cfr. : A. SoLmMI, Il diritto di su-
perficie nei documenti italiani del medio evo cit., pp. 477-478 ; P. S. LEICHT,
Storia del Diritto italiano, Il Diritto privato, Parte seconda, I diritti reali e
di successione, Milano, 1960, p. 137; L. SaLIs, La proprietà superficiaria,
Padova, 1936, p. 9.

290) A.S.P., Archivi di Corporazioni religiose soppresse, San Fiorenzo,
istromenti diversi, n. 1, c. cxL r.. Vedi anche: A. SoLmI, Il diritto di super-
ficie nei documenti italiani del medio evo cit., p. 478.

291) Ibidem.

:93) Ibidem, p. 496.

293) BARTOLI A SAXOFERRATO, Commentaria, Tomus quintus, in prima
digesti novi partem, ad lex 1, Dig. xLIII, 17, Venetiis, apud Juntas, MpDcxv,
p. 143.
ROMANO PIEROTTI

294) Ibidem.

295) Ibidem.

296) Ibidem.

297) Titolare del contratto di livello con la Chiesa di San Fiorenzo,
in verità, non è Niccolò, ma suo padre Martino (A.s.P., Archivi di Corpora-
zioni religiose soppresse, San Fiorenzo, miscellanea, n. 29, c. 79 r.).

Quanto invece alla proprietà dell’edificio, non abbiamo dubbi sul fatto
che questa appartenesse al nostro mercante (A.s.P., Catasti, primo gruppo,
n: 11, .c..154.T.).

D'altra parte, i due, nel settore della concia dei pellami, lavoravano
in collaborazione (A.s.P., Aziende di Commercio, n. 3 c. 148 r.).

298) A.s.P., Catasti, primo gruppo, n. 11, c. 154 r.. Per fare dei con-
fronti circa il valore della conceria acquistata da Niccoló, v. n. 191. La casa,
fu cancellata dal catasto di Francesco di Niccoló in una data che non co-
nosciamo ; ció in quanto la voltura non riporta tale data (ibidem, n. 26,
c. 14'r.).

299) A.s.P., Archivi di Corporazioni religiose soppresse, San Fiorenzo,
stromenti diversi, n. 1, C. CXXXVIII r..

soe) Ibidem.

se1) Ibidem, miscellanea n. 29, c. 75 r.. Per confronti circa l'entità di
tale cifra, v. n. 191. Facciamo inoltre presente, che, dallo spoglio di venti-
due contratti livellari della Chiesa di San Fiorenzo riguardanti stabili si-
tuati nella stessa zona in cui era posto quello di Niccolò per il periodo
1375-1386 (ibidem, istromenti diversi, n. 1) ci risulta che i canoni pagati
erano in numero di diciassette, inferiori a quello del nostro Niccoló, uno
pari al suo, e quattro superiori. Il che sta a dimostrare, che la casa del
mercante non doveva essere certamente delle peggiori fra quelle livellarie
di San Fiorenzo.

30°) Ibidem, miscellanea, n. 29, c. 75 r..

303) A.S.P., Catasti, primo gruppo, n. 11, c. 154 v..

304) A,s,P., Archivi di Corporazioni religiose soppresse, San Fiorenzo,
istromenti diversi, C. CXXVI r..

305) Aa.s.P., Catasti, primo gruppo, n. 31, c. 91 r.. Renzo di Giovanni
aveva acquistato la casa da « Vanna Fomaxy » per f. 20, dal catasto della
quale lo stabile fu cancellato il 31 gennaio 1369 (ibidem, n. 18, c. 86 r.).

306) Ibidem, n. 11, c. 154 v..

307) Ciò risulta dal catasto di Niccolò, (ibidem), ed anche da quello
di Renzo di Giovanni (v. nota 305), nella voltura a favore del primo fatta
in data 21 giugno 1425.

308) A.s.p., Catasti, primo gruppo, n. 11, c. 154 v..

:9) Vedi supra p. 100.

310) A.s,P., Catasti, primo gruppo, n. 11, c. 154 v..
su) Ibidem, n. 19, c. 403 r..
ASPETTI DEL MERCATO E DELLA PRODUZIONE A PERUGIA 171

315). Ibidem,.n::18, .0;:417. r.;

813) A,S,P., Archivi di Corporazioni religiose soppresse, San Fiorenzo,
istromenti diversi, n. 1, c. XLVII r..

?) A.S.P., Catasti, primo gruppo, n. 11, c. 154 r.. Nel catasto di Nic-
coló, tali beni non figurano cassati, come avvenne per gli altri in esso regi-
strati. Ció dipese probabilmente dal fatto che, pur essendo i diritti su tali
beni alienabili e trasmissibili agli eredi, essi erano peró limitati agli anni
che restavano ancora per goderli (Cfr. : A. SoLmMI, Il diritto di superficie nei
documenti italiani del medio evo, cit., p. 478). Pertanto, non si rendeva ne-
cessaria una cancellazione specifica degli stessi, in quanto allo scadere del
periodo fissato nel contratto di livello automaticamente i fondi ritornavano
a disposizione del concedente. Per esempio, una delle case di Niccolò (non
sappiamo con esattezza quale) tornó alla Chiesa di San Fiorenzo « per tem-
pus finitum et censum non solutum », e la stessa Chiesa la riconcesse «in
emphytheosim » a Cristoforo di Alessio e Federico di Angelo il 23 aprile
1454 (A.s.P., Notaio Angelo di Simone, bastardelli, n. 986, c. 129 v.).

%15) A.S.P., Notaio Giacomo di Paolo di Nino cit., c. 50 v..

?") A.s.P., Notaio Angelo di Simone, bastardelli, n. 586, c. 129 v..

?17) A.s.P., Catasti, primo gruppo, n. 11, c. 154 r. e v.. Sul significato
del termine «allibrazione », vedi supra n. 2.

15) In tal modo, veniva evitato il danno che poteva derivare da una
eccessiva dispersione dei vari terreni o da una dislocazione degli stessi in luo-
ghi troppo distanti l'uno dall'altro.

?*1*) Tale località, (oggi fraz. San Biagio della Valle in Comune di
Marsciano) nei documenti catastali talvolta viene definita « Villa » (v. su-
pra nota 317) talaltra « Castrum » (A.s.P., Catasti, primo gruppo, n. 59 c. 83 Co):

Sorgeva quindi il dubbio che potessero essere esistiti due centri con
lo stesso nome (una « Villa » ed un « Castrum » cioè). Tale dubbio ci viene
sciolto da due deliberazioni del Collegio dei Priori delle Arti della città di
Perugia che noi troviamo nei libri delle Riformanze che raccoglievano i
verbali delle loro riunioni. Infatti, sia dalla prima, del 31 agosto 1380 riguar-
dante la distribuzione di ville e castelli del contado di Perugia per Porte
(A.s.P., Consigli e Riformanze, n. 28, c. 134 e segg.), sia dalla seconda del
30 settembre 1420, relativa a nuove attribuzioni dei Capitani del contado
ed assegnazione degli stessi alle ville e castelli di loro competenza (ibidem,
n. 67, c. 141 v. e segg.), risulta in maniera chiara che esisteva un solo San
Biagio della Valle, che era, almeno dal 1380, un «Castrum» ; v. anche : A. Fa-
BRETTI, Documenti di storia perugina, vol. 1, Torino, 1887, doc. n. 25, p. 89
e doc. n. 28, p. 152 e segg.). Tuttavia, nel corso dell'esame del patrimonio
fondiario di Niccoló di Martino, in luogo continuerà, da noi, ad essere chia-
mato col termine di « Villa » cosi come viene definito nel suo catasto.

Anche a proposito della Porta, nel cui contado doveva trovarsi San
Biagio della Valle, sorgono incertezze ; infatti, nel silenzio delle fonti diret-
172 i ROMANO PIEROTTI

tamente riguardanti Niccolò, la scelta è resa difficoltosa dalle discordanze
esistenti, a tale proposito, nella documentazione sopra ricordata. Ciò per-
ché, mentre dalle Riformanze del 1380 tale località risulta essere posta nel
contado di Porta Santa Susanna, da quelle del 1429 sappiamo invece che
San Biagio della Valle appartiene al contado di Porta Eburnea. L’esame
di un altro tipo di documenti, per esempio dei registri del Sussidio Focolare
del 1438 (A.s.P., Sussidio Focolare n. 45, c. 23 r.), suggerirebbe di indiriz-
zare la scelta in favore di Porta Santa Susanna. La nostra scelta è caduta
sulla Porta Eburnea ; ciò soprattutto per la strettissima vicinanza di questo
centro con la « Villa » di Villanova che, come si potrà constatare più avanti,
(v. nota 321) apparteneva senza incertezze alla Porta San Pietro, confinante
di Porta Eburnea e non di Porta Santa Susanna.

320) Per la « Villa » San Cristoforo di Piscille, oggi fraz. Piscille in Co-
mune di Perugia, nessuna questione si apre ; come affermano concordemente
i documenti ricordati, essa era appunto una « Villa » e si trovava nel con-
tado di Porta San Pietro.

3.1) A proposito della « Villa » di Villanova, talvolta detta « Villanova
de Collinis », (oggi Villanova in Comune di Marsciano), sorgono ancora dei
problemi. Prima di tutto per la denominazione di « Villa » che di essa dà il
catasto di Niccoló (v. nota 317) e quella di « Castrum » come risulta dalle
due deliberazioni del Collegio dei Priori (v. nota 319). Anche in questo caso
si trattava, peró, di un solo centro, definito sempre « Castrum » dalla docu-
mentazione sopra citata.

Tuttavia, come per San Biagio della Valle, e per le stesse ragioni ri-
cordate nella nota 319, continueremo a qualificare tale località come « Villa ».

Nessuna questione invece, per la Porta e relativo contado di appar-
tenenza, che era, senza discordanze, la Porta San Pietro.

22) Data la scarsa distanza fra le due « Ville» di San Biagio della
Valle e Villanova da un lato, e fra la « Villa » di San Cristoforo di Piscille
e la contrada Fontesecca dall'altro, le zone in cui si collocavano i beni rustici
di Niccolò di Martino, in effetti, sono da considerarsi due soltanto e non
quattro. A, proposito anzi di San Cristoforo di Piscille, un appezzamento di
terreno posto in tale località viene definito nel testamento del nostro mer-
cante addirittura «...in suburgis Perusii...» (A.s.P., Notaio Jacobo di
Paolo di Nino cit., c. 50 v.).

323) a.s.P., Catasti, primo gruppo, n. 11, c. 154 r..

34) Questi appezzamenti di terreno furono iscritti dapprima nel ca-
tasto di Martino di Pietro, padre di Niccoló (ibidem, c. 462 r.), in data 14
maggio 1393, quando il figlio non ancora emancipato (ció avverrà solo il
9 settembre 1395) non possedeva un catasto proprio. Tali beni saranno
poi cancellati dal catasto del padre di Novella, Andrucciolo di Paoluccio, in
data 31 ottobre 1393 (ibidem, n. 30, c. 140 r.). Successivamente, essi sa-
ranno trasferiti fra i beni di Niccoló (28 ottobre 1395).
ASPETTI DEL MERCATO E DELLA PRODUZIONE A PERUGIA 173

825) Ibidem, n. 11, c. 154 r.. In vicinanza delle stesse località in cui
erano collocati i beni rustici facenti parte della dote di Novella, Niccolò,
in seguito, ne farà porre degli altri, come appresso si dirà.

326) Ibidem.

?") La mina, formata da centocinquanta tavole, era l’unità base di
superficie adottata dagli ufficiali dell'Armario del Comune di Perugia i quali
avevano anche il compito di sovrintendere alla tenuta dei libri del'catasto
(v. supra n. 2). Tale misura si divideva in terzi e quarti ; quattro mine
formavano una corba (cfr. : G. Mira, Alcune resistenze nell'economia perugina :
misure e monete all'inizio dell'età moderna ; in « Atti del settimo convegno di
studi umbri », Gubbio, 1969, p. 117 e segg.). La mina equivaleva poi a et-
tari 0,445 (A. MARTINI, Manuale di metrologia cit., p. 518).

?*5) La libra di venti soldi, divisi in dodici denari, era l’unità di va-
lore utilizzata dagli Ufficiali dell'Armario per la valutazione dei beni iscritti
nel catasto. Quanto al modo di procedere nell’attribuzione del valore a tali
beni, gli Statuti dell’Armario fissavano il seguente criterio : nel caso che il
prezzo del bene all’atto del trasferimento dal catasto di un soggetto a quello
di un altro fosse stato inferiore al valore di stima originario, lo si sarebbe
dovuto iscrivere secondo questa stima ; qualora invece tale prezzo l'avesse
superata, il bene avrebbe dovuto essere « allibrato » secondo il suo prezzo
(A.s.P., Statuti, reg. n. 17, rubrica xix, c. 7 r.), ad un determinato cambio
(in quest'epoca, — fine sec. xiv primi del xv — il più frequente era di
lbr. 4,5, ovvero s. 90, per fiorino).

Riportiamo ora, a titolo di esempio, un caso in cui il catasto di Nic-
colò riporta il prezzo di acquisto e della successiva vendita, da parte sua, di
un appezzamento di terreno in esso iscritto. Si tratta della mina di terra
del valore di Ibr. 460 posta nella contrada Fontesecca ; fu acquistata da
Niccolò il 18 aprile 1407 per f. 75 dagli eredi di Bartolo di Brandolo (A.S.P.,
Catasti, primo gruppo, n. 11, c. 154 r.). Tale terreno fu iscritto nel catasto
di Niccolò secondo la stima di lbr. 460, risultando i 75 fiorini, cioè il prezzo,
inferiori alla stima che era, appunto, di lbr. 460. Non altrettanto era acca-
duto a Bartolo di Brandolo che aveva acquistato il terreno da Biagio di
Vanni il 30 ottobre 1376, ponendolo nel suo catasto l'11 marzo 1377 e pagan-
dolo f. 107 (ibidem, n. 32 c. 287 r.); questo prezzo equivaleva, allora, a
Ibr. 460, ed era superiore al valore di stima precedente che era di lbr. 425,
col quale risultava nel catasto dello stesso Biagio di Vanni ; per questa ra-
gione, il terreno in oggetto, venne registrato nel catasto di Bartolo di Bran-
dolo «secundum pretium ».

Lo stesso dicasi per Biagio di Vanni, che aveva comperato questo
pezzo di terra per f. 100 il 14 dicembre 1372, da Mattiolo di Clinio, e regi-
Strato nel suo catasto il 27 aprile dell'anno successivo (ibidem, n. 16, c. 20 v.) ;
il bene, nel catasto di Mattiolo, era valutato lbr. 350, e siccome il prezzo di
f. 100, equivaleva, in quel momento, a lbr. 425, l'appezzamento fu iscritto

12
174 ROMANO PIEROTTI

nella partita catastale di Biagio secondo quest’ultimo valore e non secondo
la stima di lbr. 350.

Quando poi Niccolò, il 30 gennaio 1414, alienò questo terreno a Puc-
ciolo di Raniero per f. 90, fu iscritto nel catasto di costui (ibidem, n. 14
c. 51 r.), secondo la stima di lbr. 460, come si trovava in quello del no-
stro mercante, risultando il prezzo di f. 90 inferiore alla stima (ibidem, n. 11
c. 154 v.).

Facciamo infine osservare che tutti i fondi rustici posti nel catasto
di Niccoló di Martino vi furono allibrati secondo la stima, mai secondo il
prezzo di acquisto.

329) Vedi supra nota 327.

339 Questo valore è stato ottenuto secondo il cambio delle libbre in
fiorini pari a lbr. 4 s. 10 per fiorino. I 202 fiorini rappresentano, natural-
mente, solo la parte in beni rustici della dote di Novella.

331) A.,S.P., Catasti, primo gruppo, n. 11, c. 154 v..

332) Ibidem.

333) Ibidem, (v. anche supra, nota 328). Costoro erano, rispettiva-
mente, figlio e marito della nipote (figlia di Andrea) di Bartolo di Bran-
dolo, dal cui catasto il terreno fu poi cancellato sotto la stessa data del 18
aprile 1407 (ibidem, n. 32, c. 287 r.).

334) Di questa operazione d’acquisto, troviamo anche un riscontro
nei libri contabili di Niccolò, ove, fra le uscite del 1405 (A.s.P., Aziende
di Commercio n. 3, c. 179 r.) alla data del 4 giugno, ne troviamo
una proprio per l'acquisto di una «vignia...la quali està in Porta
San Pietro ».

335) A.s.P., Catasti, primo gruppo, n. 26 c. 83 r..

386) Vedi nota 322.

337) A.S.P., Catasti, primo gruppo, n. 11, c. 154 v..

338) Questi, lo stesso giorno 3 febbraio 1408, provvide a far trasferire
il fondo dal catasto del padre, Meco di Elemosina (ibidem, n. 40, c. 313 .v.),
in quello di Niccoló (ibidem, n. 11 c. 154 v.). Meco di Elemosina aveva acqui-
stato il pezzo di terra da tale Vicia di Paolo per f. 10 e lo aveva posto
nel suo catasto il 13 novembre 1391. Sia in questa operazione, che nella
successiva riguardante il trasferimento dello stesso fondo a favore del no-
stro mercante, la stima rimase sempre la stessa: lbr. 70.

339) Ibidem. Anche in merito a questa operazione, troviamo notizie
nei libri contabili di Niccoló. Si trattó di una spesa di s. 18, relativa ad
una tassa di s. 6 per ogni pezzo di terra, che il nostro mercante dovette
sborsare agli Ufficiali del Comune per porre questi tre appezzamenti nel
suo catasto (A.s.P., Aziende di Commercio, n. 6, c. 68 v.), lo stesso giorno
28 settembre 1411. La voltura a favore di Niccoló, da parte di Pietro di
Lello che gli aveva venduto l'appezzamento di lbr. 100 (v. supra), venne
effettuata nel catasto di quest'ultimo sempre il giorno 28 settembre 1411
ASPETTI DEL MERCATO E DELLA PRODUZIONE A PERUGIA 175

(A.s.P., Catasti, primo gruppo, n. 59, c. 506 r.) quando il terreno fu posto
fra i beni rustici del mercante. Per quanto riguarda invece la voltura del-
l'appezzamento del valore di Ibr. 35 s. 3 d. 4, che apparteneva a Giovanni
di Grazia, dobbiamo notare che nel catasto di costui, tale voltura figura in-
completa, mancante, fra l'altro, anche della data. C’è da dire inoltre, che
la partita catastale di costui, anziché trovarsi nel registro degli «allibrati »
della parrocchia di San Biagio di Porta Eburnea cui egli apparteneva, insie-
me a quelle di alcuni suoi parenti (ibidem, n. 34, c. 715 v.), si trova fra i ca-
tasti di istituzioni pubbliche e di privati appartenenti alla Porta Sant'An-
gelo (ibidem, n. 74, c. 327 r.). Infine, riportiamo la terza di queste volture,
quella relativa al terreno di lbr. 33 s. 15 che si trovava nel catasto di
Antonio di Petruccio (ibidem, n. 59 c. 411 v.): essa fu fatta 1°8 dicembre
1430, cioé ben diciannove anni dopo che Niccoló aveva posto l'appezza-
mento di terreno nel suo catasto (v. supra). Ritornando, per un momento,
al primo di questi terreni, quello del valore di lbr. 100, dobbiamo ricor-
dare che esso faceva parte di un altro di lbr. 175 esteso per m. 1 tav. 136,5
che si trovava originariamente nel catasto di Fidanza di Lello (ibidem,
n. 59, c. 595 r.) ; esso passó successivamente, per sole Ibr. 100 in quello del
fratello di costui, Pietro, e da qui in quello di Niccolò.

?*) A.S.P., Aziende di Commercio, n. 6, c. 68 v..

41) Ibidem, n. 4, c. 41 v..

*!*) A.S.P., Catasti, primo gruppo, n. 11, c. 154 v..

?**) La vigna, fu registrata nel catasto di costui (ibidem, n. 14,'C. 51 r.)
in data 30 gennaio 1414. i

244) Ibidem, n. 11, c. 154 v.. Questo appezzamento è un'altra parte per
lbr. 25 dello stesso di cui alla nota 339.

*5) Ibidem, n. 59, c. 505 r.. Il terreno fu cancellato dal catasto di Fi-
danza di Lello (fratello di Pietro — v. nota n. 339) lo stesso 21 maggio 1414.

40. Ibidemj:n11}# 154%v?.

*') Questi due fondi erano di proprietà di Martino di Pietro, padre
di Niccoló che a quest'epoca doveva già essere deceduto (V. supra n. 74).
Tali beni, i quali, come sembrerebbe assai probabile, dovevano essere stati
ereditati da Angela, Pietro, Jacobo ed Onesta, Martino li acquistó, il pri-
mo il 29 marzo 1398 da Guinizello di Magio, ed il secondo il 10 aprile dello
stesso anno, da Giovanni e Cola di Corrado ; essi furono poi registrati nel
suo catasto, il 23 novembre 1389 (ibidem, c. 462 v.). Il loro prezzo fu, ri-
spettivamente, di f. 105 per quello posto a catasto per lbr. 472 s. 10, e
di f. 450 per l'altro di Ibr. 2,025. I due terreni, nella partita catastale di Mar-
tino, vennero valutati in funzione del prezzo che superó la stima precedente
l'aequisto (v. supra nota 328), la quale era di Ibr. 325 per il primo, e di
lbr. 900 per il secondo. Il terreno del valore di lbr. 472 s. 10, nel catasto
di Niccoló ed in quello del padre, Martino, in verità, viene situato «in per-
tinentiis » della Villa San Cristoforo di Piscille, senza specificare il voca-

tosco ceGià —
176 ROMANO PIEROTTI

bolo (ibidem, c. 154 v. e c. 462 v.); viceversa, in quello di Guinizzello di
Magio, che l’aveva venduto a Martino, come si è detto, risulta essere collo-
cato nella stessa Villa ed in vocabolo « Schrofano » (ibidem, n. 12, c. 485 r.).
Nessun problema, invece, per il secondo appezzamento del valore catastale
di lbr. 2.025, sempre registrato nel vocabolo « Schrofano » di San Cristoforo
di Piscille.

348) Ibidem, n. 11, c. 154 v.. L’appezzamento fu poi cancellato dal
catasto dello stesso Menicuccio sotto la stessa data del 2 dicembre 1434.
Egli l’aveva acquistato da Angelo di Giovanni, e fatto porre nella sua par-
tita catastale il 15 ottobre 1431 ; il prezzo di acquisto fu di f. 31. Sia in que-
sto trasferimento, che nel successivo fra i beni fondiari di Niccolò, il ter-
reno non subì alcun incremento di stima e fu sempre registrato per lbr. 184
s. 10. Con l’iscrizione di quest’ultimo pezzo di terra, accanto agli altri due
di lbr. 472 s. 10 e Ibr. 2.025, (v. supra), Niccolò può ora disporre nel vo-
cabolo « Schrofano » di San Cristoforo di Piscille di un complesso di ter-
reni, distinti ma confinanti, per un valore complessivo di lbr. 2.682 e del-
l'estensione di m. 9%. A questi beni poi, deve essere aggiunto l'appezza-
mento del valore di lbr. 300 per m. 1, situato nello stesso vocabolo posto
a catasto il 18 aprile 1407 (v. supra).

349) Vedi supra nota 327.

350) Tale valore è stato ottenuto secondo il cambio di lbr. 4,5 per fio-
rino. Vedi anche supra nota 330.

s51) Vedi supra nota 327.

353) Vedi supra nota 350. Alla fine del precedente secolo xiv, un mer-
cante aretino «uno dei primi per censo in tutta la sua città », Simo d’Uber-
tino, aveva una proprietà fondiaria che raggiunse un massimo, nel 1398,
di f. 1.772 (Cfr.: G. CHERUBINI, La proprietà fondiaria di un mercante to-
scano del trecento (Simo d’Ubertino d'Arezzo) in «Rivista di Storia dell'Agri-
coltura », anno v, nn. 1-2, marzo-giugno 1965, p. 68). L’entità del patrimo-
nio terriero di Niccolò di Martino, se confrontata poi con quella di un grande
operatore economico del tempo, come Francesco di Marco Datini, che rag-
giunse la somma di ben f. 34.359 s. 13 d. 2, appare certo cosa modesta (cfr. :
F. MELIS, Aspetti della vita economica medioevale cit., p. 332) ; a diverse con-
clusioni perverremmo, se il raffronto venisse fatto col patrimonio terriero
del già ricordato mercante del contado aretino, Giubileo Carsidoni (cfr. :
A. FANFANI, Un mercante del trecento cit., p. 104).

353) Vedi supra p. 117. Da ricordare, però, che Niccolò, all'atto della
sua emancipazione, con tutta probabilità ebbe dal padre parte dei beni di
questi, anche se non di natura fondiaria (v. supra p. 110).

354) Aa.s.P., Catasti, primo gruppo, n. 11, c. 462 r. e n. 65, c. 265 v..

355) Ibidem, n. 65, c. 265 v.. Vedi anche p. 119 e p. 120.

35) I dati riguardanti il patrimonio terriero di Niccolò di Martino,
che utilizzeremo per le considerazioni che seguono, sono quelli relativi alla
ASPETTI DEL MERCATO E DELLA PRODUZIONE A PERUGIA 177

totalità dei beni da lui posseduti: e cioè m. 32 tav. 70,38 di estensione
per lbr. 4.614 s. 18 d. 4 di valore. Vi comprendiamo dunque, sia l’entità
di questi beni alla sua morte, m. 31 tav. 70,38 per lbr. 4.154 s. 18 d. 4,
che la mina di terreno del valore di lbr. 460 posta in contrada Fontesecca,
in Perugia, l’unico fondo agricolo alienato da Niccolò durante la sua vita.
Ciò perchè abbiamo ritenuto che, per dare un giudizio sui criteri di forma-
zione di tale patrimonio, dovessero essere presi in considerazione tutti i fon-
di rustici, che in diverse epoche vi entrarono a far parte.

357 Vedi supra p. 117.

338) Se oltre al valore unitario medio per mina di estensione relativo
all'insieme dei beni, situati nelle zone di cui sopra di è detto, volessimo esa-
minare tale valore riferito all'appezzamento di terreno che lo presentó nella
misura più elevata, riscontreremmo analoghi risultati ; e cioè : lbr. 460 per
la vigna di m. 1 sita in contrada Fontesecca nei sobborghi di Perugia, Ibr. 300
relative al terreno di m. 1 tav. 75 posto nella « Villa » di Piscille, lbr. 91
s. 12 d. 7 per l'appezzamento del valore di lbr. 125 di m. 1 tav. 54,63
situato in San Biagio della Valle, ed infine Ibr. 69 s. 4 d. 8 della mezza
tenuta valutata lbr. 600 per m. 8 tav. 100 di estensione di Villanova.

359) Aggiungiamo che, in queste valutazioni basate sulle posizioni
dei vari terreni, non incideva in maniera determinante la loro qualità o il
tipo di coltivazione che su di essi veniva praticata (anche se, come vedremo,
tali elementi erano certamente importanti). Citiamo ad esempio la mezza
tenuta con vigneti di Villanova di lbr. 600 per m. 8 tav. 100 ; questa,
aveva un valore unitario medio per mina di lbr. 69 s. 4 d. 7, contro, ad
esempio, le Ibr. 300 di terreni simili in San Cristoforo di Piscille, quali
l'appezzamento di m. 6 tav. 112,5 del valore di lbr. 2.025.

360) Vedi supra, p. 116.

861) Vedi supra, p. 117.

352) Vedi supra, p. 117.

263) A.s.P., Catasti, primo gruppo, n. 65, c. 265 v..

34) Vedi supra, p. 87.

365) La « Villa Missiani », oggi Missiano in Comune di Panicale, ap-
parteneva al distretto del Castello di Piegaro (ibidem, n. 11, c. 462 r.). Quanto
alla sua collocazione nel contado perugino, si pongono problemi analoghi
a quelli sollevati a proposito di San Biagio della Valle e Villanova (v. supra,
nota 319 e 321, p. 170-171). Infatti, il Castello di Piegaro, al pari delle due
Ville ricordate viene collocato da un atto delle Riformanze (A.s.P., Consigli
e Riformanze, n. 28, c. 134 v.) nel contado di Porta Santa Susanna, e in
quello di Porta Eburnea da un altro del 1429 (ibidem, n. 67, c. 143 v.).
Come nel caso precedente di San Biagio della Valle, e per le stesse ragioni,
ci siamo orientati per questa seconda soluzione.

39) Vedi supra, nota 327. L'estensione, quindi, del patrimonio terriero
di Pietro di Benvenuto é superiore a quella di tutte le terre che apparter-
178 ROMANO PIEROTTI

ranno al nepote. Inoltre, da questo computo manca il dato circa le dimen-
sioni di un appezzamento del valore totale di s. 10 che non ci è fornito dal
catasto dello stesso Pietro. Abbiamo invece aggiunte m. 5 relative ad una
tenuta posta «in comunantiis », di cui egli disponeva, in comune con gli
eredi di Tile di Riccolo, che misurava in tutto m. 10, di cui la parte che spet-
tava a Pietro era valutata lbr. 3.

3°?) Abbiamo utilizzato per il confronto fra il patrimonio terriero di
Niccolò di Martino e quello di Pietro di Benvenuto, suo nonno, la cifra di
Ibr. 202 s. 10, riferita al valore totale delle terre di quest'ultimo. Tale en-
tità, però, rappresenta la valutazione catastale dei beni rurali di Pietro fino
al 21 maggio 1380 (come massimo), data nella quale furono cassati gli ul-
timi beni che erano ancora registrati nel suo catasto.

Pertanto, al fine di rendere più corretto il confronto, di cui sopra,
dovremmo cercare di attualizzare il valore di Ibr. 202 s. 10, almeno all'anno
1395, quando sotto la data del 28 ottobre venne creata la partita catastale
di Niccoló di Martino.

A tale proposito, ricordiamo, prima di tutto, che i beni fondiari di
Pietro di Benvenuto erano costituiti da una casa nella « Villa » di Missiano,
non valutata, e da tredici appezzamenti di terreno nella stessa località (vedi
supra) del valore, nell'ordine, di Ibr. 25, 30, 60, 20, 5, 9,-85:25, Ip 15;.ie
s. 10, 20, 20, (totale Ibr. 202 s. 10) per un'estensione, lo ripetiamo, di m. 36
tav. 86, 65. Questi terreni furono cancellati dal catasto di Pietro di Ben-
venuto in tre riprese.

Una prima volta, il 7 dicembre 1374, fu posto nel catasto di Cioncolo
di Bono (A.s.P., Catasti, primo gruppo, n. 72, c. 412 V.) il pezzo di terra
del valore di Ibr. 60, conservando in questa occasione tale valutazione ; ció
che avverrà anche quando, successivamente, il 2 maggio 1394, venne ancora
trasferito fra i beni di Paolo di Suto (ibidem, c. 437 r.).

La seconda cassazione riguardò l'appezzamento di terreno di Ibr. 30,
e fu effettuata l'11 dicembre 1374 a favore di Vanni di Oddo Angelini
(ibidem, n. 65, c. 241 r.) ; anche in questo passaggio il pezzo di terra non
cambió valutazione, e alla fine del 1395 ancora conservava tale valore
(l’anno successivo 1396, Vanni lo alienó dopo averlo frazionato in varie
parti).

La terza cassazione ha per oggetto i rimanenti beni che ancora erano
registrati nella partita catastale di Pietro ; essi furono tutti venduti per
40 fiorini ad Andrea Barbani il 16 febbraio 1379, posti nel suo catasto il
21 maggio 1380 (ibidem, c. 182 r.), e sotto la stessa data cassati da quello
di Pietro (ibidem, c. 265 v.). All’atto del trasferimento, questi beni, che am-
montavano a Ibr. 112 s. 10, furono valutati «secundnm pretium » (v. su-
pra, nota 328), Ibr. 176 ; in seguito, tale valore fu da essi mantenuto anche
quando, il 5 aprile 1426, furono trasferiti, divisi in tre parti, nel catasto dei
nepoti di Andrea Barbani (figli di tre fratelli) Pietro di Paolo Barbani, An-
ASPETTI DEL MERCATO E DELLA PRODUZIONE A PERUGIA 179

gelo di Michele Barbani, e Stefano di Biagio Barbani (ibidem, c. 185 v., 186 r.
e 186 v.). Tutti i personaggi che abbiamo qui incontrato erano abitanti
della « Villa » di Missiano o di altri piccoli centri vicini.

Per concludere, dunque, ritornando alla nostra premessa, il valore
che alla fine del 1395 ancora avevano i beni di Pietro di Benvenuto era di
Ibr. 266, il 31,36% in più di quello con cui figuravano a catasto quando ne
era proprietario il nonno del nostro mercante. ;

?5*) Vedi supra nota 327. Per quanto riguarda i criteri di valutazione
dei beni posti a catasto da Martino di Pietro (ibidem, n. 11, c. 462 r.) vedi
nota 355.

369) Per omogeneità dei due patrimoni terrieri, intendiamo dire che
gli stessi avevano caratteristiche simili per ció che riguarda, in particolare,
esposizione e qualità.

Il problema che ci siamo posti a proposito del raffronto fra il patri-
monio agrario di Niccolò e del nonno Pietro (v. supra, nota 367), non si pre-
senta, a nostro parere, per il padre Martino, il cui patrimonio terriero si for-
mò in tempi assai più vicini a quelli in cui venne creata la partita catastale
di Niccolò di Martino, e cioè al 28 ottobre 1395. Almeno in un caso, poi,
una tenuta di ben m. 14, del valore di lbr. 600, fu posta da Martino di
Pietro nel suo catasto, anche dopo questa data (ibidem).

370) Questo terreno fu acquistato da Niccolò in due riprese successive
(v. supra note 339 e 344, p. 173 e 174).

871) Per un confronto su tale argomento, v. in particolare: G. CHE-
RUBINI, La proprietà fondiaria di un mercante toscano del trecento cit., p. 89.

Inoltre per ciò che riguarda il paesaggio delle nostre campagne an-
che in quest’epoca, v. l’ormai classico : E. SERENI, Storia del paesaggio agra-
rio italiano, Bari, 1972, specie p. 128 e segg. ; per l'Umbria in particolare
v.: H. DESPLANQUES, Campagnes ombriennes, Parigi, 1969, passim.

37) Vedi supra, p. 116.

373) A.S.P., Aziende di Commercio n. 4, c. 73 r..

3%) Ibidem; n: 6,.c. 67 v..

375) Ibidem.

376) Ibidem, n. 4, c. 3 r.

(17): Ibidem, n,713; ci: 78: vi

78) Questo tipo di contratto agrario era largamente diffuso nell'epoca di
cui ci stiamo occupando (ed anche fino a pochissimi anni fa) sia in Umbria
che in altre regioni dell'Italia centrale come la Toscana. Su questo argo-
mento v. in particolare i lavori di I. ImBERcIADORI: Mezzadria classica to-
scana, con documentazione inedita dal IX al XIV secolo, Firenze, 1951 ; I due
poderi di Bernardo Machiavelli, ovvero mezzadria poderale del '400, in Studi
in onore di A. Sapori, vol. 11, Milano, 1957 ; Le scaturigini della mezzadria
poderale nel secolo IX, in « Economia e Storia », anno v, fasc. 1, gennaio-
marzo 1958 ; Proprietà terriera di Francesco Datini e mezzadria poderale del
180 ROMANO PIEROTTI

'400, in « Economia e Storia », anno v, fasc. 3, 1958. Inoltre, fra gli altri, di
M. Luzzatto, Contributo alla storia della Mezzadria nel medioevo, in «Nuova
rivista storica», anno xxxii, fasc. 1-111, anno 1948 ; e di G. CHERUBINI, La
proprietà fondiaria di un mercante toscano del trecento cit., p. 79 e Segg..

Il caso che stiamo esaminando peró, come diremo tra breve, in parte
differisce dal modello classico. :

279) A.S.P., Aziende di Commercio n. 13, c. 78 v.. È il grosso podere
situato nel vocabolo «Schrofano » della Villa San Cristoforo di Piscille a
poca distanza da Porta San Pietro (v. supra, p. 116).

°80) Cfr. : M. Luzzatto, Contributo alla storia della mezzadria nel me-
dioevo, cit., p. 83.

?5) Era questa una delle condizioni fondamentali richieste dal con-
tratto di mezzadria «classico »; v. in proposito: I. IMBERCIADORI, Mezza-
dria classica toscana cit., p. 41; I due poderi di Bernardo Machiavelli cit.,
p. 837; Proprietà terriera di Francesco Datini cit., p. 255 ; M. LUZZATTO,
Contributo alla storia della mezzadria nel medioevo cit., p. 70 ; G. CHERUBINI,
La proprietà fondiaria di un mercante toscano del trecento cit., p. 80.

Si deve ricordare, a questo proposito, che la vigna di « Schrofano »,
almeno secondo i dati catastali, non conteneva case di abitazione ; inoltre,
essa era situata vicinissima alla città (v. supra, p. 116) ove Cristofano di
Paolo dimorava nella contrada Pianta Rosa (A.s.P., Aziende di Commer-
cio n:5135: 6.78. .v.).

Pertanto, il fatto che Cristofano di Paolo, anziché risiedere stabil-
mente sul podere di Niccoló, aveva la sua abitazione in Perugia, non inficia
la natura sostanziale del tipo di contratto che lo legava a Niccoló di Mar-
tino ; la cosa, d'altra parte, non riveste certamente carattere di novità, dal
momento che, a detta dell'Imberciadori, e per quanto riguarda la proprietà
terriera del Datini, che si estendeva nelle immediate vicinanze di Prato,
«poche mezzerie hanno casa di abitazione per i lavoratori che, per la mag-
gior parte residenti o in Prato o nelle vicinanze, si recano sul posto giorno
per giorno lavorativo o vigilante» (Cfr.: I. IMBERCIADORI, Là proprietà
ferriera di Francesco Datini cit., pp. 256-257).

333) Pari a.f. 3.a s::90.il fiorino.

283) A.s.P., Aziende di Commercio n. 13, c. 78 v..

884) Ibidem, vedi anche nota 382.

385) Ibidem.

386) Ibidem.

397) Ibidem.

338) Ibidem.

289) Tuttavia non possiamo escludere del tutto, pur ritenendolo poco
probabile, che Niccolò potesse aver tenuto una contabilità separata per il
settore agricolo (v. anche nota 390). Qualche traccia di questa avrebbe pur
dovuto risultare nei libri commerciali del nostro mercante.

— 7

e
ASPETTI DEL MERCATO E DELLA PRODUZIONE A PERUGIA 181

°°°) Come si potrà rilevare dall'esame delle spese familiari di Niccolò,
di cui tratteremo nella parte seconda, a più riprese compaiono uscite di da-
naro relative a grano, vino, olio ecc. ; ciò sta evidentemente a dimostrare
che quanto egli ricavava dalle sue terre non era sufficiente, almeno in al-
cuni anni fra il 1400 ed il 1417, a soddisfare del tutto il solo fabbisogno
della sua famiglia.

39) Ciò, ovviamente, nei casi in cui il rapporto di lavoro: contem-
plava clausole riguardanti la ripartizione fra proprietario e colono dei pro-
dotti della terra (v. ad esempio, supra).

392) A questo proposito, ricordiamo che la partita catastale di Nic-
colò di Martino iniziò con i soli beni rustici portatigli in dote dalla mo-
glie e posti nel suo catasto nel 1395. Essi rappresenteranno solo il 19,69%
del valore totale del patrimonio terriero del nostro mercante.

393) A, tale riguardo, cfr. fra l’altro : G. CHERUBINI, La proprietà fon-
diaria di un mercante toscano del trecento cit., p. 76. Inoltre, v. supra n. 37.

9) Cfr.: G. CHERUBINI, La proprietà terriera di un mercante toscano
del trecento cit., p. 76.

225) Vedissupna;-p:: LIS:

396) A.s.P., Notaio Jacobo di Paolo di Nino cit..

397) L'Ospedale dell'Arte dei Calzolari, oltre ad essere beneficiario dei
legati di cui sopra parliamo, era anche erede universale di Niccolò insieme
a quello della Misericordia di Perugia. I Priori «pro tempore» di queste
due istituzioni, insieme a quello della Confraternita del Corpo di Cristo,
cui il nostro mercante apparteneva, erano suoi esecutori testamentari (vedi
supra, p. 85).

398) A.S.P., Catasti, primo gruppo, n. 11, c. 154 v..

39») Vedi supra, p. 97.

400) A.S.P., Catasti, primo gruppo, n. 16, c. 203 r..

‘01) Ibidem, n. 11, c. 463 r.. Il catasto di Jacobo di Martino com-
prendeva anche i beni del fratello Pietro. Esso venne creato il 22 dicembre
1434 ed inizió con gli appezzamenti di terreno che a questa data ancora
erano registrati nel catasto di Martino di Pietro loro padre, la cui partita
catastale venne, in tale data, soppressa. Il. valore di questi beni- era di lbr.
2.250, 160 e 85.

10?) A.s.P., Notaio Jacobo di Paolo di Nino cit., c. 50 r.. Novella, quin-
di, alla data del 29 maggio 1443, doveva già essere deceduta. Questo fondo
venne posto nel catasto di Jacobo e Pietro di Martino «...jure legati sibi
facti per Nicholaum Martini . . . » (A.s.P., Catasti, primo gruppo, n. 11, c. 463r.)
(v. anche supra, p. 85).

403) Ibidem, c. 154 vi

194) Vedi supra, nota 397.

405) Tali beni, tutti in «rebus stabilibus » per disposizione testamen-
taria, alla morte di Niccoló dovevano essere restituiti alla moglie. che glieli
182 ROMANO PIEROTTI

aveva portati in dote (A.s.P., Notaio Jacobo di Paolo di Nino cit., c. 50 v.)
(vedi anche supra, p. 84).

4°) Vedi anche supra, p. 116.

40?) A.s.P., Catasti, primo gruppo, n. 40, c. 351 v..

408) Ibidem, n. 11, c. 154 v..

$00) Ibidem, n. 30, c. 389 r..

49) ‘Ibidem, n. 11, c. 154 v..

*U) Ibidem, vedi anche supra, p. 86.

*3) Ibidem, n. 30, c. 52 r. e v. e 53 r.- Vedi anche supra, p. 67.

413) Ricordiamo che il valore unitario medio per mina di tutte le terre
di Niccolò era pari a lbr. 142 s. 2 d. 8, (vedi supra, p. 119).

414) Vedi nota 413.

415) Vedi nota 413.

416) A Margherita, lo sottolineiamo, andarono solo taluni beni facenti
parte della dote della madre Novella. Ella, già dotata dal padre Niccolò
per ben 600 fiorini, nel testamento di costui, è ricordata per un lascito di
soli s. 5 «...jure institutionis...» (A.s.P., Notaio Jacobo di Paolo di Nino
Cit:38Ca DIGI):

417) Vedi supra p. 86.

418) Vedi supra p. 118.

419) Essi erano i priori « pro tempore » dell'Ospedale della Misericordia,
dell’Arte dei Calzolari e della Confraternita del Corpo di Cristo (v. anche
supra, p. 85).

420) A.s.P., Notaio Giacomo di Paolo di Nino cit., c. 50 r..

41) Vedi supra p. 124.

**3) A.s.P., Ospedale della Misericordia, Debitori e Creditori, reg. n. 14,
ex215:r:

+23) Ibidem, Contratti vari, reg. n. 106, c. 98 v. e 99 r..

424) Vedi supra p. 104.

425) Vedi supra p. 93.

+24) Vedi supra p. 94 e 95.

427?) ARCHIVIO DI SAN PiETRO IN PERUGIA, FRANCESCO CACCIAVILLANI,
Spoglio dei Priori, C.M. n. 267.

423) A.S.P., Gabella Grossa del 1419-20, reg. n. 13.

429) A.s.P., Consigli e riformanze, n. 48 c. 112 r., anno 1403; n. 58
c. 95v., anno: 1413 ; n. 59. c. 63 r., anno 1414.

*?9) Vedi nota 40; al riguardo vedi anche: A. GROHMANN, Indagini
storico-demografiche sulla città umbra tra Medioevo e Rinascimento, in « Atti
del nono Convegno di studi umbri», Gubbio, 1974.

1310 I dati sono tratti dai libri di entrata e uscita (A.s.P., Aziende
di: Commercio n. 3, 4, 6, 7, 9) ; non comprendono le erogazioni di denaro
verso dipendenti agricoli.
debt —— — iii Erste mie

ASPETTI DEL MERCATO E DELLA PRODUZIONE A PERUGIA 183

42) Le uscite dell'anno 1400 comprendono solo i mesi che vanno da
aprile a dicembre compresi (v. anche appendice).

***) Con la voce qualifica intendiamo indicare la forma originale con
la quale venivano definiti i dipendenti od i collaboratori subordinati di
Niccoló di Martino.

484) Il garzone Bartolomeo di Vico, in effetti, riceve dei denari a saldo
di prestazioni effettuate in un periodo precedente al maggio 1400.

*5) Bartolomeo di Cotico fu chiamato ad opera in un'occasione soltanto.

*) Il conciatore di cuoiame Bartolomeo di Pietro fu chiamato ad
opera in una sola occasione.

4?) Dal mese di febbraio questi lavoranti passarono alle dipendenze
della società formata da Niccolò di Martino e Francesco di Pietro (v. an-
che supra p. 93).

555) Le uscite del 1409 comprendono solo i mesi che vanno da giu-
gno a dicembre compresi (v. anche appendice). i

49) Il conciatore di cuoiame Giovanni di Pace venne chiamato nel
mese di giugno 1411 due volte: una ad opera ed una a giornata.

4‘) Il conciatore di cuoiame Tommaso d’Antonio fu chiamato diverse
volte nei mesi di luglio ed ottobre sia ad opera che a giornata.

4) Giovanni di Pace venne chiamato in una sola occasione ad opera.

4‘) Le uscite del 1416 riguardano solo i mesi di ottobre, novembre
e dicembre (v. anche appendice).

4) Il cuoiaio Pietro di Giorgio fu chiamato nel mese di dicembre per
conciare 31 cuoia.

44) A.s.P., Aziende di Commercio n. 9, c. 58 r. e v. La tabella è stata
ricostruita da noi; il mercante rileva solo l'ammontare delle entrate e
delle uscite a fine anno 1417 (v. anche nota 460).

445) La somma esatta sarebbe stata f. 2.616 s. 815; questi ultimi nel
calcolo del totale parziale vengono ignorati senza una spiegazione apparente.

4) Questi s. 48% vengono aggiunti senza specificarne il motivo.

4?) Anche in questo caso il computo esatto sarebbe stato di f. 2.557
s. 46, ma i 46 soldi sono tralasciati.

4) La somma esatta sarebbe stata f. 2.639 ; il contabile arrotondó
a f. 2.640.

4) I dati sono ricavati dai libri di entrata e uscita. (A.s.P., Azien-
de di Commercio n. 3, 4, 6, 7, 9). Il mercante, specie nei primi anni, ri-
levava ad inizio d’anno la consistenza finanziaria iniziale (con la formula
«Da nostre medeseme se trovò. più l’entrata che l'uscita...»), e durante
il corso d'esso, l'entità di entrate (« Somma delle somme dal dì. ..al di...
tutta l'entrata...») e uscite («Somma delle somme dal di...al di...
tutta l'uscita...»); ció senza rispettare scadenze precise. Quasi sempre
una di tali rivelazioni parziali, peró, coincideva col 31 dicembre.

459) Il saldo al 31 dicembre 1400 di f. 292 s. 60 calcolato da noi, dif-
ERREUR Tv ca SD TED TRE TR ARTT t li . Po. pe

184 ROMANO PIEROTTI

ferisce dalla consistenza iniziale al 1° gennaio 1401 di f. 305 rilevata da
Niccolò di Martino, per f. 13 s. 30 in meno. Tale differenza è la risultante
di una maggiore valutazione del saldo parziale al 19 novembre 1400 per
f. 13 s. 40 e di una minore per s. 10 in quello del 31 maggio 1400. Inol-
tre il mercante al 31 dicembre rileva una entità di entrate e uscite tale
che comporterebbe una differenza di f. 306 e non 305 quali invece egli
indica come capitale iniziale al 1° gennaio 1401. Di ciò non vengono date
spiegazioni.

41) Il divario, fra la consistenza finanziaria iniziale al 1° gennaio
1402 indicata dal mercante di f. 114 s. 20 ed il saldo al 31 dicembre 1401
di f. 136 s. 32 calcolata da noi, di f. 7 s. 78, fu dovuta ad una differenza
in meno di f. 1 nel saldo parziale al 10 giugno 1401 e ad una in più di
f. 8 s. 78 in quello del 14 novembre dello stesso anno. Anche in questo
caso non risultano spiegazioni apparenti.

5?) La differenza in meno di f. 5 s. 55 nel saldo finale al 31 dicembre
1402 rispetto alla consistenza iniziale al 1° gennaio 1403 fu dovuta a mag-
giori valutazioni delle entrate per s. 82 nel saldo parziale al 1° maggio
1402, per f. 3 in quello al 13 agosto ed infine di f. 1 al 31 dicembre. Le
ultime due differenze in più nelle entrate calcolate da Niccolò furono da
questi motivate da utili su cambi.

453) In quest'anno il mercante non calcola la consistenza delle entrate
e delle uscite al 31 dicembre. L’ultima rilevazione di esse dell’anno 1403
risale al 6 novembre ; il saldo al 31 dicembre sarebbe stato di f. 153 s. 83.

454) Anche quest'anno, il mercante non calcola l'ammontare delle en-
trate e delle uscite al 31 dicembre. L’ultima rilevazione che le riguardi ri-
sale, infatti, al 5 dicembre ; il saldo a fine anno sarebbe stato di f. 131 s. 43.

455) Le rilevazioni di entrate, uscite e saldi effettuate dal mercante,
si chiudono, nel 1405, al 6 giugno ; da questa data, e fino al 31 dicembre,
si ha una sola uscita per acquisto di bambagio in Ancona, per f. 435.

459) Nel 1406 si ebbero solo registrazioni di entrata e nessuna di uscita.
Alla data dell'11 agosto di quest'anno terminano tutte le registrazioni con-
tabili contenute nel registro relativo al periodo 1400-1406 (A.s.P., Aziende
di Commercio n. 3) (vedi anche appendice).

55) Vedi supra nota 438. Nel secondo semestre, il 10 agosto viene fatto
un riepilogo di tutte le entrate, le uscite ed i saldi a quella data ; queste
rilevazioni vengono poi continuate solo fino al 5 ottobre, e non si calcoló
di conseguenza l'ammontare di entrate ed uscite a fine anno.

458) In quest'anno non furono mai effettuate da parte del mercante
rilevazioni di entrate, uscite e saldi.

459) Nel 1412 le rilevaziani di entrate, uscite e saldi da parte di Nic-
coló di Martino, si interrompono al 1° lugiio.

4°) Durante l'anno si ebbero solo alcune incomplete rilevazioni di
entrate, uscite e saldi ; tra le entrate figurano anche i conferimenti dei due

Yee D^
ASPETTI DEL MERCATO E DELLA PRODUZIONE A PERUGIA 185

soci, Niccolò di Martino e Giavanni d’Andrea, e gli ulteriori apporti di
essi al 31 dicembre (vedi p. 96 e 97). Il risultato finale non viene rilevato,
ma si calcolarono solo entrate ed uscite totali (v. anche tab. n. 6).

461) A,.S.P., Catasti, primo gruppo, n. 11, e. 154 r. e v..

462) Ibidem.

1533) In verità, anzichè un saldo della Libra pari a zero, come dovrebbe
risultare dopo l’ultima cancellazione di beni, rimarrebbe un avanzo di soli
d. 9 derivati da piccoli errori nell’arrotondamento quando si calcolò tale
Libra ogni volta che venne posto un bene a catasto (vedi anche nota 39).
va
DD CRF
L ou

RS

Il Poligono di Tiro a Perugia

Per l'iniziativa e lo slancio di circa 400 aderenti, sorgeva in
Perugia, il 28 marzo 1862, una « Associazione del Tiro Nazionale »,
promossa da: FRANCESCO GUARDABASSI, ANTONIO CESAREI, NICOLA
BapuEL, LuIGI CANCELLETTI, GAETANO ManoccHur, RAFFAELE OMI-
CINI, Tommaso Rossi, AponeE ScHIoccoLINI, FILIPPO TANTINI,
CanLo BRruScHI e GIULIO ZUCCHETTI.

Si costituiva così, nell’Italia dell’epoca, una tra le prime so-
cietà di « Tiro al bersaglio », ad un anno circa dal decreto 1° aprile
1861, con il quale si stabiliva il principio che in ogni comune o grup-
po di comuni si istituissero tiri comunali, mandamentali e provin-
ciali, affinché : «.... l'esercizio del maneggio delle armi fosse un
metodo di educazione cittadina, lo spirito di emulazione si destasse
fra i tiratori dei diversi luoghi, premiando quelli che si distinguessero
per la migliore precisione dei tiri ». i

La determinazione fu così apprezzata che il Sindaco poteva co-
municare al conte Antonio Cesarei, con lettera del 26 maggio 1862,
n. 8799»: «Mi è sommamente grato di rimettere alla S.V. Ill.ma
una copia conforme del dispaccio del valoroso Generale Giuseppe
Garibaldi in data 21 stante nel quale si compiace di accettare la
presidenza offertagli dalla Società del tiro a segno nazionale di Pe-
rugia.

La Presidenza del prode Garibaldi e le patriottiche ed affettuo-
se parole ch’Egli rivolge a questa Città varranno certamente a ri-
destare più che mai in ogni animo lo zelo per la lodevolissima isti-
tuzione, e questi sentimenti di amore all’Italia ed al Re non mai
smentiti dai nostri concittadini ».

In un primo momento si cercò di adattare a campo di tiro un
appezzamento di terreno situato al Piano di Massiano, di proprietà
della Confraternita di S. Francesco e furono eseguiti dei lavori per
un importo di L. 87,89, di concerto col capitano del Genio Militare.
REMO COPPINI

Sorsero, però, varie difficoltà a far cadere il progetto, cosicché
ci si orientò sul terreno situato fuori della porta Romana, cioè una
parte dell’orto anteriore alla chiesa di S. Pietro, ove già nel 1851,
come si apprende da una notificazione della commissione municipale
di Perugia del 16 maggio, n. 3954 ®, la guarnigione delle truppe I.
e R. austriache, si esercitava nel « tiro del fucile al bersaglio », tutti
i giorni non festivi dalle ore cinque alle dieci antimeridiane e dalle
ore due alle sette pomeridiane.

Tale orientamento fu portato dal Sindaco a conoscenza dell’Aba-
te del Monastero dei Benedettini con lettera del 5 maggio 1862, n.
8468 ®, il quale, concedendo l'autorizzazione, così si esprimeva :
«dno essendo in me fermo parimenti desiderio di non venir meno,
per quanto è possibile, a ciò che riesce utile al decoro della Città si
degnamente rappresentata dalla E.V. e alla quale questo Monastero
è stato sempre legato da ottima reciproca corrispondenza, di buon
grado acconsente non altro, chiedendo salvo che siano adempiute
tutte lé condizioni dalla E.V. in genere indicatemi ».

Il 10 maggio 1862 fu stipulata la convenzione fra il Padre Cel-
lerario di S. Pietro e Fabio Marcarelli deputato della commissione
del tiro a segno, del seguente tenore :

1. Il Monastero di S. Pietro cede in uso alla Società del Tiro Nazio-
nale il terreno occorrente nel detto orto, e nel Podere di Setton-
cie, quando si stabilisse di prolungare la linea di tiro.

2. Sarà a carico della Società la spesa dell'arginatura dalla parte
dell'orto, e se i monaci a meglio garantirsi volessero costruire un
muro lo faranno a loro spese.

3. L'usufrutto del fieno nel tiro, per la Sezione che gli riguarda e
negli Argini corrispondenti sarà a vantaggio del Monastero.

4. Il Custode del tiro sarà l'ortolano del Monastero con quello sti-
pendio che piacerà alla Società gratificarlo e sarà ritenuta una
chiave dal medesimo e l'altra dal Comando Nazionale.

5. Queste condizioni restano accettate per parte del Sig. Deputato
Marcarelli e del Padre Cellerario salva la rattifica dei rispettivi
committenti.

6. Articolo addizionale. La cessione in progetto sarà merito di un
Contratto o valutazione d'affitto in quanto che non é espropia-
zione, ma cessione d'uso senza corrisposta per un tempo indeter-
minato ; ed anche questo sesto articolo dovrà essere sanzionato
dai rispettivi committenti.

Il « Tiro » venne istituito mercè il concorso di molti soci, alcuni
IL POLIGONO DI TIRO A PERUGIA 189

dei quali parteciparono versando una somma « una tantum », altri
una quota mensile per un anno, ed altri, infine, con ambedue le
contribuzioni e la spesa per la sua attuazione fu complessivamente
di L. 13.000, alla quale si fece fronte con le contribuzioni sopra elen-
cate per L. 3.350, con le sovvenzioni accordate dal Municipio di
L. 7.000 e con due elargizioni fatte dalla Società Nazionale di L.
1.650.

Tuttavia, in data 21 giugno 1862 ? la commissione direttrice del
tiro a segno rappresentava al Comune : «... che per far fronte al-
l’ingenti spese necessarie all'attuazione del Tiro occorre non lieve
somma di denaro. Che sebbene il patriottismo dei concittadini abbia
presentato non poche offerte, pur nullameno la somma incassata è
insufficiente, e la Commissione direttiva si vedrebbe costretta a
sospendere i lavori.

Chiede un sussidio proporzionato alla entità della cosa, parte
in denari, e parte colla concessione di 300 metri cubi di materiale
necessario per la costruzione di un muro ».

L'istanza fu accolta, anzi il Consiglio aveva già deliberato in
data 12 giugno 9, di contribuire in parte all'approntamento del lo-
cale pel tiro con L. 1.596, rappresentabili da materiale dell'ex Forte
Paolino, esclusi peró i lavori di cortina, erogabili per l'altra parte
in altrettanti contanti sempre con la condizione espressa che il ma-
teriale non dovesse essere consegnato in maggiore quantità e che il
locale designato avesse avuto riguardo alla Guardia Nazionale.

Nell'agosto 1862 il tiro non era ancora attivo tanto che il Ge-
nerale della Sotto Divisione Militare Territoriale di Perugia con let-
tera del 19 agosto 1862, n. 1670 9, indirizzata al Sindaco, faceva
notare che «159.1 dall'esame della località e dalle informazioni
risulterebbe che il tiro é solo della lunghezza di 150 metri, distanza
assolutamente insufficiente per le esercitazioni con le nuove armi,
che si potrebbe agevolmente portare alla distanza di 200 metri, pro-
lungando dalla parte opposta al bersaglio ».

Il 3 settembre 1862 il Cesarei inoltrava istanza al Comune per
ottenere che l'ingresso al capannone del tiro, affinché presentasse la
maggior decenza e regolarità, si potesse erigere fino a m. 4 di altezza
il muretto segnato con la lettera A nella pianta cosi da separare
l'ingresso del tiro dal cortiletto posteriore alle nuove fabbriche di S.
Pietro. Veniva, inoltre, richiesto un cancello della lunghezza di m.
2,70, esistente nell'ex convento di S. Domenico, di proprietà del
Municipio, per chiudere provvisoriamente l'ingresso.

13
REMO COPPINI

Le richieste si susseguivano come quella di un locale atto a ri-
porre e conservare le armi e munizioni, una camera per il distribu-
tore delle bollette e contromarche per i tiratori, il locale del primo
piano e l’ultima bottega dell’ultima casa del Borgo XX Giugno, di
proprietà del Comune.

Il cancello fu accordato e in affitto il primo piano e la bottega.

L’apertura ufficiale del tiro a segno ebbe luogo domenica 14
settembre 1862, alle ore 10,30, alla presenza delle autorità. Per l’oc-
casione il Sindaco dispose affinché il direttore della banda Napo-
leone Bellucci vi accedesse per «. vieppiù festeggiare tale so-
lenne apertura e che nelle ore pomeridiane il concerto allietasse il
pubblico dalle ore 23 alle una di notte presso il nuovo Borgo di S.
Pietro ».

Dopo il 14 settembre, il 5 ottobre si aprì un concorso e vennero
conferiti sei premi, tre dei quali destinati ai tiratori che eseguirono
il colpo più centrale, altri tre a quelli che fecero il maggior numero
di punti. Vennero anche accordate medaglie d’argento, come pre-
mio giornaliero ai tiratori che si distinsero.

Il tiro era aperto a tutti i militi della G.N. a norma degli or-
dini del Capo Legione, che si esercitavano con le armi d’ordinanza,
nonché alle truppe regolari, ed era costituito di tre bersagli, ciascuno
dei quali collocato alla massima distanza di m. 150, installati a nor-
ma d'arte, sotto la direzione degli ufficiali del Genio Militare, cu-
rando scrupolosamente che nell’esercizio non avvenisse alcun incon-
veniente.

Per l'inaugurazione del I° Tiro a Segno nazionale, che ebbe luo-
go a Torino il 21 giugno 1863, una commissione istituita per sce-
gliere tre tiratori da inviare, dispose un tiro di concorso nei giorni
1 e 2 giugno, stabilendo che i partecipanti dovessero sparare, senza
interruzione, 12 colpi al giorno.

Sebbene la società avesse provveduto, superando non lievi dif-
ficoltà, alla completa costruzione del locale, tuttavia, per deficienza
di mezzi, non era riuscita a rifinirlo, né tampoco a dotarlo di armi
di precisione anche se alcune erano state gentilmente prestate da
qualche cittadino, nonché otto carabine donate dal colonnello co-
mandante la G.N., ciò che costituì l'unico arredo d'armi.

La società, inoltre, come risulta da una lettera del Cesarei al
Sindaco in data 3 giugno 1863 ?, aveva un deficit di L. 1.000, a cui
non sapeva come supplire, avendo poca speranza di ottenere delle
contribuzioni; oltre a ció non aveva fondi per sopperire alle spese

— e — 1

IL POLIGONO DI TIRO A PERUGIA 191

indispensabili per la manutenzione del tiro, al pagamento dell’af-
fitto del locale destinato alla custodia delle armi e di quella parte
dell’area di proprietà dell'amministrazione della Cassa Ecclesiastica,
anche se la maggior parte dell'area era di proprietà dei monaci Cas-
sinesi, i quali gentilmente avevano fatto dono dell'uso.

In queste condizioni per far si che l'esercizio del tiro potesse ri-
manere in vita, la commissione dirigente venne nella determinazione
di convocare una assemblea generale di tutti i soci contribuenti e
proporre la cessione formale del tiro al Municipio, assumendone il
pagamento del deficit.

Nel frattempo la società non aveva solo una vita difficile sotto
il profilo economico, nonostante che i componenti di una commis-
sione amministrativa (Cesarei Antonio, Pucci Boncambi Federico,
Marcarelli Fabio) sobbarcandosi a tutte le responsabilità avessero ap-
poste delle firme ad alcune cambiali contratte con la Cassa di Ris-
parmio di Perugia, ma noie e fastidi per lo appezzamento di terreno
attiguo al chiostro di S. Girolamo.

A tale riguardo il 5 ottobre 1862 9, l'ispettore di Perugia del-
l'Amministrazione della Cassa Ecclesiastica invitava la presidenza
della società a stipulare il contratto di affitto, fissato in L. 64 an-
nue, con decorrenza dal mese di luglio e in data 11 luglio 1863, n.
134 9, sollecitava dal Sindaco tale adempimento significando che:
«... non volendo frapporre ostacoli ad un'istituzione di tanta uti-
lità nazionale il sottoscritto si è astenuto dal promuovere giudiziale
inibizione contro tale abusiva occupazione, nella speranza che la
scrittura si sarebbe stipulata ».

Dopo quasi nove mesi di silenzio il Sig. Vice Presidente ha ri-
posto «che la regolarizzazione della pendenza potrà seguire tra la
Cassa Ecclesiastica e codesto Municipio il quale è in procinto di ren-
dersi rilevatorio della Società del Tiro.

Egli è perciò che il sottoscritto si rivolge all'Ill.mo Sig. Sindaco
facendogli calda preghiera di disporre per la stipulazione della sud-
detta scrittura, appena che il Municipio si sarà posto al luogo della
Società, maggiore essendo l’urgenza perché si possa al fine tacitare
le continue lagnanze che si muovono dai Frati, soggetti ad indebita |
servitù, essi dicono ». i

Infatti, intercorrevano trattative tra la società del tiro ed il
Municipio per la cessione del locale, cosicché per accelerare la riso-
luzione della questione il Sindaco, con foglio n. 16524 del 15 luglio
1863 +), sollecitava il Cesarei: «.... a voler disporre che la cessio-
"esteta ===

——— o —

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princ M panini BE

CCC“: = =

192 REMO COPPINI

ne della Società al Municipio possa aver luogo il più presto possi-
bile ». Ciò avvenne con deliberazione del Consiglio comunale in data
26 marzo 1864.

Per addivenire all’atto di cessione si interpellarono i contribuen-
ti della società mediante invito che fu affisso in diversi e principali
luoghi della città, nel quale era specificato tanto l’oggetto della adu-
nanza, quanto la irretrattabilità delle risoluzioni.

Frattanto, in occasione del 2° Tiro Nazionale di Milano dal 18
al 25 giugno 1864, si effettuarono dei tiri di concorso presso il « Ti-
ro comunale di Perugia », durante il mese di maggio, ed i concorrenti
spararono, in due giorni consecutivi, dieci colpi per giorno, caricando
da se stessi il fucile, tenendosi in piedi, isolati e senza alcun appoggio.
Risultarono prescelti tre militi della G.N. di Perugia, precisamente :
CanLo RossETTI, ErtoRE SorBI e GrusePPE TARTARINI. Il Consiglio
deliberò il 17 maggio 18642, di conferire al Comitato organizza-
tore, quale premio, una medaglia d’oro del valore di L. 300, coniata
con al dritto la figura di Perugia e « Tiro a Segno Nazionale di Mi-
lano 1864 » ed al rovescio « Il Municipio di Perugia al Tiratore va-
lente ».

Per definire la pratica relativa alla cessione, il Sindaco con no-
ta n. 4152 del 29 luglio 1864 ‘9, inviata a GEREMIA INNAMORATI,
sollecitava il rendiconto della società ed il Cesarei, con nota del 5
settembre 1864, n. 79:», informava a sua volta il Sindaco che:
«Non appena dai Sindacatori Sig. Bruschi prof. Alessandro e Inna-
morati dott. Geremia si è dato termine alla sindacazione del Reso-
conto redatto da questa Commissione Dirigente e presentato alla
Società il 30 settembre, il sottoscritto si fa premura di rimetterlo
alla S.V. Ill.ma in unione alle pezze giustificative e relazione dei
Sig. Sindacatori pregandola in pari tempo di voler indicare se la
somma esistente presso il cassiere Paris Servadio ammontante a L.
1199,75 debba versarsi in contodebito alla Cassa di Risparmio, ovve-
ro in Cassa Comunale ».

Tale somma fu versata alla Tesoreria Municipale, nonostante il
debito presso la Cassa di Risparmio, che, anzi, il 23 gennaio 1865
inviava a Fabio Marcarelli una intimazione di rettificare la cambia-
le scaduta il 25 marzo 1863 di L. 580,92, tratta sull’accettazione di
Federico Pucci Boncambi, da regolarizzare il 2 febbraio.

Nel frattempo erano iniziate le pratiche per la rivendicazione
del terreno o l'acquisto diretto e nel luglio 1865 14) l'Amministrazione
della Cassa Ecclesiastica dello Stato, nella persona di GrusEPPE DE

P A

IL POLIGONO DI TIRO A PERUGIA 193

MARSI, ricevitore di Perugia, inoltrava al Sindaco, per l’approvazio-
ne, una bozza di scrittura privata, nella quale era detto : « L'Ammi-
nistrazione della Cassa Ecclesiastica dello Stato dà e concede in af-
fittamento al Municipio di Perugia in persona del Sig. Conte Re-
ginaldo Ansidei Sindaco per l’uso del Tiro Nazionale i seguenti beni
già appartenenti al soppresso Convento dei Minori Osservanti di S.
Girolamo.

1. Orto a giorno del Convento avente per confini il Convento stesso,
il Camerone infradescritto, l’orto dei Monaci di S. Pietro trame-
diante un muro di cinta i muri di una parte del porticato del Cor-
tile d’entrata al Convento ed i muri d’un vicolo posto a giorno
dell’orto predetto.

. Piccola rata triangolare dell’orto grande posto a levante del Con-
vento, attualmente separata dall’orto, ed unita al tiro mediante
un muro di cinta divisorio della superficie di aree 2,20.

3. Camerone e corridoio a sottotetto soprastante al corridoio del pri-

mo piano goduto dai Frati, avente acceso dall’interno del Conven-
to in ora chiuso, ed altro ampio che metteva all’orto di cui al n. 1
inserviente attualmente di Magazzino pel Tiro e passaggio pei Se-
gnatori e vedute del Bersaglio, oltre ad un piccolo attiguo came-
rino pure a sottotetto.

Tale affittamento che s'intende aver avuto principio il 1° lu-
glio 1864, è convenuto per il periodo di tre anni mediante l’annuo
corrisposto di L. 63, 84 corresponsione che si pagherà nella Cassa
del Ricevitore di Perugia a semestri anticipati in L. 31,92 ».

Non si comprende come potevasi stipulare tale contratto essen-
do in corso trattative con l'Amministrazione Militare per la cessione
dell'intero fabbricato, come dichiarava anche la Amministrazione del-
la Cassa Ecclesiastica con una lettera del 4 marzo 1864, n. 19/8843 19,
inviata al Sindaco dalla quale si apprende che : «. . .stante la decre-
tata cessione dell'intero fabbricato del Convento dei Minori Osser-
vanti di S. Girolamo a favore dell'Amministrazione Militare questa
Amministrazione allo stato delle cose non puó piü prestarsi alla sti-
pulazione del contratto di affitto pel tiro a segno ».

La consegna da parte dei Minori Osservanti dell'intero fabbri-
cato ed annessi all'Amministrazione Militare per essere adibito a
«magazzino secondario della guerra », ebbe luogo il 7 maggio 1866,
ma una parte degli orti, come si sa, era di fatto tenuta dal Comune
per il tiro a segno, senza che fosse mai stipulato il contratto non
avendo il Municipio accettato alcune condizioni.

NN
194 REMO COPPINI

Aveva inizio, così, la pratica col Genio Militare, il quale con nota
17 agosto 1866, n. 643 +), proponeva la cessione « d'uso senza il pa-
gamento di alcuna corrisposta dell’orto posto a sud del Convento di
S. Girolamo marcato nella mappa di città con i n.ri 274-275-276 ove
è costruito il capannone del tiro e si assoggetti alla spesa di L. 1.500
per la esecuzione dei lavori dettagliatamente esposti ».

Nel consegnare l'ex Convento l'Amministrazione della Cassa E-
clesiastica dichiarava subentrata l'Amministrazione Militare nei di-
ritti verso il Municipio, col quale pendevano trattative d’affitto. Ciò,
nondimeno, il Municipio aveva :

1. fatto costruire nell'orto al sud il casotto del tiro a segno per la
GN.

2. aveva dato accesso a quest'ultimo dal Borgo di S. Pietro per
mezzo di una rampa ;

3. aveva aperto tre porte nel muro che divideva l'orto dalla parte
est da quello dei frati di S. Pietro, corrispondenti alle diverse
disposizioni dei bersagli ;

4. aveva stabilito al sud una comunicazione all'orto ad est passando
per un ambiente e sopra i tetti bassi di una parte del convento
medesimo.

Venne cercato un accomodamento coi delegati del Municipio per
conciliare gli interessi delle due amministrazioni che risultarono i
seguenti : |

a) che il tiro a segno per la G.N. continui a servire gratuita-
mente per le esercitazioni delle truppe di guarnigione.

b) che il ciglio superiore del muro di sostegno di questo che
forma l'intercapedine lungo il porticato e la chiesa del convento
venga su tutto il suo sviluppo ritirato dall'attuale sua posizione
togliendo la striscia di superficie all'orto, come dimostra il qui
unito disegno.

A questo scopo il Municipio a proprie spese farà demolire
una parte del predetto muro e ridurrà il terreno a scarpa, come
è indicato nel predetto tipo. Le terre che si ricaveranno saranno
sparse nell’orto in modo però che le acque di scolo non siano por-
tate nella intercapedine, nella quale saranno solo ricevute le ac-
que pioventi dalla scarpa. Se per ottenere lo scolo delle acque del-
l'orto nel modo sopradetto si credesse conveniente la costruzione
di un arginello di pietra sul perimetro dell’orto, il medesimo non
potrà avere una altezza maggiore di m. 0,50.

c) Il municipio farà pure demolire la scaletta che mette
IL POLIGONO DI TIRO A PERUGIA | 195

ai sottotetti del fabbricato e costruita nella sopradetta inter-
capedine.

d) Rimarranno al Municipio tutti i materiali che si ricave-
ranno da questi lavori.

e) Per limitare il confine dell’orto dalla parte di levante ver-
rà protratto dal Municipio il muro di cinta nella direzione da
sud a nord sino ad incontrare il Convento. :

2. Il Governo concede in affitto al Municipio l'altro orto all'est del
Convento segnato colla lettera N ! nella mappa catastale alle con-
dizioni seguenti :

a) L'affitto annuo sarà di L. 125 da pagarsi a semestri anti-
cipati.

b) L'affitto s'intenderà decorrere dal 7 Maggio u.s.

c) Sarà duraturo un anno, ma s'intenderà continutivo di an-
no in anno quando non vi sia diffidamento di una delle due parti
due mesi prima della scadenza, riservandosi peró l'Amministra-
zione la facoltà di disdire l'affitto ad ogni epoca occorra l'orto per
servizio governativo.

d) È concesso al Municipio di aprire una altra porta nel mu-
ro di cinta dell'orto che corre nella direzione est-ovest per servire
di passaggio dal casotto del tiro a segno nell'orto.

e) Alla fine dell'affitto, non solo questa porta dovrà essere
rimurata, ma lo dovranno essere anche le altre tre aperte dal
Municipio stesso da qualche tempo nel muro sopraindicato.

f) La sicurezza dei magazzini che hanno le finestre verso il
predetto orto esige che il Municipio non possa subaffittare l'orto
in discorso.

In risposta a tali proposte il Sindaco, con nota del 12 ottobre
1866, n. 24465 !», faceva presente che da parte del Municipio si
poteva prendere in affitto l'orto per la somma di L. 100 e che, rela-
tivamente ai lavori della scarpata, si sarebbe provveduto subito a
farli eseguire, mentre, per quelli relativi al sottopassaggio si doveva
ottenere dal Consiglio lo stanziamento dei fondi necessari, nel bilan-
cio del 1867.

Con nota n. 445 del 15 aprile 1867 1:9, il Comandante della Piaz-
za di Perugia del Genio Militare comunicava al Sindaco che il Mini-
stero della Guerra, con dispaccio dell'11 c.m., n. 1794, aveva appro-
vato l'affitto dell'orto ad est dell'ex convento di S. Girolamo, se-
gnato in mappa colla lettera N", a condizione che il Municipio,
a proprie spese, facesse una nuova comunicazione all'orto dall'in-

nc ———————— —À — — -
196 REMO COPPINI

terno del tiro, per evitare il passaggio sul tetto di. alcuni locali

del pastificio.

La definizione di tale pratica veniva sollecitata il 20 ottobre
1868, n. 1031 '9, ed ancora con nota del 21 febbraio 1869, n. 141 29,
il Capo Sezione del Genio Militare di Perugia chiedeva la consegna
della chiave della porta del sottotetto, sottolineando come: «.. es-
sendo importante di risolvere la vertenza dell’orto contiguo al ca-
sotto del tiro, lo scrivente pregherebbe la S.V. Ill.ma di volergli far
conoscere a quale punto si trovano le pratiche per l’affittamento del-
l’altro orto, oggetto del precedente foglio n. 1031 del 20 ottobre
1868 ».

L'incarico di stipulare l’affitto era intanto passato alla Direzio-
ne Demaniale che autorizzò alla stipulazione della scrittura privata
l'Ufficio del Demanio di Perugia con nota del 6 luglio 1869, n. 1988 25,
alle condizioni previste dal Genio Militare.

Il Municipio, con foglio n. 22595 del 24 luglio 1869 29, indiriz-
zato al Ricevitore del Demanio, accetta le condizioni stabilite, fa-
cendo solo osservare che alcune delle medesime dovevano essere va-
riate, specialmente la prima che non poteva più aver luogo essendo
già stati fatti i lavori necessari per aprire il passaggio pel tiro a se-
gno, la terza portante il principio dello affitto all’epoca della con-
segna effettiva, cioè, dal 7 maggio 1866.

La giunta Municipale, come risulta dal verbale del 10 novembre
1869, n. 26044 *2; prese atto della nota n. 1076 del 31 ottobre 1869
del Genio Militare, relativa alla vertenza del tiro, presso l'ex con-
vento di S. Girolamo, redatta nei seguenti termini : « Facendo se-
guito al mio foglio n. 1031 del 20 ottobre dello scorso anno e giusta
la informazione avuta dal Demanio che il contratto d'affitto dell'or-
to di Levante dell'ex Convento di S. Girolamo è in corso di stipula-
zione la scrivente si fa pregio di significarle che rassegnerà al Mini-
stero della Guerra una definitiva proposta di definizione della ver-
tenza del Tiro a bersaglio sulle seguenti basi :

1. La proprietà effettiva sia del Municipio sia dell'Amministrazione
Militare resti inalterata nei limiti stessi entro cui si trovava de-
finita precedentemente alla costruzione del Tiro a Segno.

2. Per tutto il tempo che dovrà l'Amministrazione Militare tenere
una Guarnigione qualsiasi a Perugia, resta al Municipio devolu-
to il gratuito godimento dell'orto di mezzodi alla condizione di
lasciare all'Amministrazione Militare una illimitata facoltà di ser-
vizi del Tiro a bersaglio per l'istruzione della truppa e di accor-

IE WWE TRI FUR RAEE NT:
IL MUNICIPIO
JOSE
PERUGIA
AL TIRATORE
VALENTE

r wa co m. a 2 «
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av. I. — Medaglia d'oro concessa dal Municipio di Perugia.
Je tL alto ALI cMegr piro el Rn de legreo

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A Dis 5
c PA, PE ANA FIAS Me AEASGÙ0

Tav. II. — Pianta dell'ingresso al Tiro a Segno.

OSO) À-—— ——— —— — bi
ea

MUNICIPIO

Li 10 Novembre 1866.

-DI PERUGIA

—9—$A28 —9 -

Prot. Gen. Num. 25102.



Circolare N. S.

Oggetto

Esigenza di contribuzioni arretrate per
l istituzione del Tiro a Segno.

e EEE Tre co PET er

Sig.

Tav.

Essendo questo Municipio, per cessione spontanea fattane
dalla Società institutrice, divenuto proprietario del locale del Tiro
a Segno, e succeduto interamente nei diritti e negli oneri della
Società medesima, trovasi necessitato ad esigere le rate di coh-
tribuzione finora inesatte da alcuni Soci, fra le quali lire
dovute dalla S. V. Illma pei mesi di

Il sottoscritto si lusinga ch’ Ella dietro il presente avviso
vorrà compiacersi di pagare entro il più breve termine possibile
la detta somma in questa Tesoreria comunale, da cui ritirerà le
ricevute. relative firmate. dal Cassiere della ‘sullodataà Società,
mentre decorso tutto il prossimo venturo mese ‘di Decembre
quest’ ufficio sarà costretto adoperare verso i morosi i mezzi
coattivi che gli accorda la legge.

Il Sindaco
R. ANSIDEI

III. — Circolare per esigere le rate inesatte dei soci.

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Tav. IV. — Lo «Scudo Umbro ».
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IL POLIGONO DI TIRO A PERUGIA 197

dare e facilitare all' Amministrazione Militare il libero transito dei
carri, che devono portare le farine ed altra materia occorrente
per il servizio del Panificio Militare, per il viottolo o rampa che
dal Corso di Borgo S. Pietro mette capo alla località del Tiro.
A quest'uopo il Municipio non solo dovrebbe assumersi la manu-
tenzione del detto viottolo a norma delle migliori regole dell'arte,
ma dovrebbe assumersi quello spianamento che di concerto fra
le due Amministrazioni verrà conosciuto occorrere per far giun-
gere dal detto viottolo i carri fin presso il fabbricato di S. Giro-
lamo a livello del 19 piano.

3. Facoltà all'Amministrazione di effettuare a propria cura e ca-
rico un alineamento della cinta del Bersaglio onde i carri potran-
no avvicinarsi maggiormente alla porta succursale che verrà aprir-
si in prossimità della Fariniera del Panificio onde eliminare le for-
ti spese di trasporto.

4. In fine nel caso che dovesse cessare affatto la Guarnigione di
Perugia e perció conseguentemente abolirsi il Panificio e ritornare
lo stabile al Demanio ove non piacesse al Governatore di stabilire
nuovi accordi per la conservazione del Tiro a Bersaglio resti il
Municipio obbligato a ripristinare le cose siccome erano prima del-
la costruzione del tiro, sola eccezione dei lavori fatti dall'Ammi-
nistrazione per i quali il ripristinamento sarà naturalmente a suo
carico ».

Il verbale venne approvato dalla Giunta e vistato dal Prefetto
il 24 novembre 1869, n. 16406 24).

Mentre la vertenza era ancora in atto il tiro veniva frequentato
da molti tiratori, anzi il 13 maggio 1868 si aprì una gara per scegliere
tre rappresentanti da inviare al 4° Tiro a Segno Nazionale di Vene-
zia, alla quale presero parte 69 tiratori, furono usate 1.700 cartuccie
a palla per fucili rigati d’ordinanza dello esercito, al presso unitario
di L. 0,05, sulle 3.000 fornite dal locale comando d’artiglieria. Ri-
sultarono vincitori: GiuLio CEsARE SANTICCHI, Pietro DONINI e
ANTONIO CAROSI.

Il continuo uso, specie da parte della truppa la quale nel trat-
tempo era stata dotata di fucili a retrocarica, rese necessario un ra-
dicale riparo del muro di parata, ricorrendo, per ragioni di economia,
al rifodero del medesimo, nonché a rinnovare la legna della barricata
e i tre legni verticali di freno, per una spesa di L. 323,90.

Procedendo nell’esame dell’iter della pratica relativa alla con-
venzione, notiamo come la Direzione di Firenze del Genio Militare,
198 REMO COPPINI

con nota n. 225 del 24 marzo 1870 9, preghi il Sindaco di « voler

in un giorno ed ora da determinarsi far trovare sopra luogo un di

Lei rappresentante onde lo scrivente possa dargli pratica comuni-

cazione delle varianti richieste e sulla base delle intelligenze che po-

tranno prendersi dappoi resti più agevole lo stabilire la nuova con-
vensione ».

Il sopraluogo si effettuò con l'assessore conte FEDERICO Pucci
e l'ingegnere Luciano ParrRAcCA i quali fecero delle riserve sulle
modifiche da introdurre alla convenzione del 29 novembre 1869, tan-
to che la Direzione di Firenze del G.M., in data 5 aprile 1870, n.
290 *», inviava al Sindaco la « primitiva convenzione ed altra modi-
ficata a termini delle prescrizioni fatte a questo ufficio, pregandola a
volere, sia al margine della convenzione modificata, sia per lettera
diretta esprimere e concretare gli intendimenti di codesto On. Mu-
nicipio che a mia volta non mancherò, rassegnando nuovamente la
convenzione al superiore Dicastero, di dare tutti quegli schiarimenti
e delucidazioni che potrebbero essere del caso per appianare ogni
possibile divergenza ».

La convenzione modificata venne trasmessa al Comandante la
Sezione del G.M. di Perugia con nota n. 1216 del 2 maggio 1870
tuttavia, in una riservata datata 14 maggio 1870, n. 407 *”, inviata
al Sindaco dal Genio Militare, si legge :

« Coll'elenco n. 1355 del 12 corr. che solo in questo punto ho rice-
vuto, rinvengo dalla originale prima convenzione una copia conforme
senza firma, la detta Convenzione modificata a termini di quanto
era richiesto d’ordine del Ministero dal Sig. Comandante Territoria-
le dell'Arma di Firenze, ed infine la cauta proposta di codesto ono-
revole Municipio non corretta nei punti che io avevo indicati col
mio foglio n. 381.

Perciò dunque questa possa avere una definitiva soluzione mi
occorre :

1. La primitiva convenzione originale potendosi codesto On.le Mu-
nicipio ritenere la qui acclusa copia che firmata da me potrà di-
venire un atto originale appena potrà essere munita della firma
del di Lei predecessore.

2. La controproposta di codesto On.le Municipio vorrebbe essere cor-

retta di stesso carattere dell'Emanuenze che l’ha scritta nei pun-
ti da me indicati al margine colle lettere A e B.

3. Infine crederei molto opportuno che la detta controproposta por-

tasse la firma di un Rappresentante di codesto On.le Municipio,

CENERE RENON (7T SETE RENT

pa ie e TI
IA ————— ——

IL POLIGONO DI TIRO A PERUGIA 199

inquantoché ció terrebbe luogo di quanto non é espresso nella
lettera d'accompagnamento ».

Detta Sezione con nota n. 706 del 4 agosto 1870 29, partecipava
che il Ministero della Guerra, con dispaccio del 31 luglio, n. 5703, ap-
provava la convenzione per la risoluzione della vertenza del Tiro a
Segno presso l’ex Convento di S. Girolamo. Essa venne firmata dal-
le parti il 5 agosto e registrata il giorno successivo (Reg. n. 1699
Privati).

La convenzione risultò del tenore seguente :

«L’anno del Signore Milleottocentosettanta ed alli cinque del
mese di Agosto.

Sia noto che in seguito ad indebita occupazione per parte della
Società del Tiro a Segno Nazionale di una parte di terreno annesso
all'ex Convento di S. Girolamo in Perugia, l' Amministrazione Mili-
tare succeduta alla Cassa Ecclesiastica nel possesso dello stabile sud-
detto, ebbe a far rilevare una tale infrazione di proprietà ed ebbe
a concertare col Municipio di Perugia (subbentrato esso stesso ne-
gli oneri e possessi della predetta Società) un temperamento che ad
un tempo valesse a conversare allo Stato il pieno ed illimitato posses-
so del detto stabile e garantire nello stesso tempo quel miglior mez-
zo di soddisfare alle esigenze del militare servizio che le circostanze
locali acconsentivano.

Gli é perció che la Direzione del Genio Militare in Firenze rap-
presentata in Perugia dal Capitano dell'arma Sarti Angelo, conve-
niva col Municipio di Perugia, sotto riserva della approvazione del
Ministero della Guerra, di liquidare la predetta vertenza con la pre-
sente Convenzione, ed alle condizioni che seguono.

1° La proprieta effettiva sia dell'Amministrazione Militare sia
del Municipio dovrà restare inalterata nei limiti stessi in cui trova-
vasi definitiva precedentemente alla costruzione del Tiro a segno.

2° Per tutto il tempo che l'Amministrazione Militare dovrà te-
nere guarnigione in Perugia il Tiro a segno, ora destinato per le eser-
citazioni della Guardia Nazionale, sarà di pieno diritto usufruito an-
che dalla Truppa per tali esercitazioni. mercé regolari concerti da
stabilirsi fra le Autorità Militare e Municipale e per contro resterà
devoluto al Municipio nel detto limite di tempo il pieno godimento
del terreno a ponente del Casotto del Tiro, purché peró il detto go-
dimento non implichi in alcun modo pregiudizio per le esercitazioni
di cui sopra e per la circolazione e transito di cui alle condizioni se-
guenti.
e uma et omes

REMO COPPINI

39 Sarà in facoltà dell'Amministrazione Militare far transitare
per il viottolo che dal Corso di Borgo S. Pietro dà accesso al Tiro
a Bersaglio i carri che traportano le farine ed altre materie occor-
renti per il servizio del Panificio Militare.

4o Il Municipio di Perugia oltre ad ammettere il detto passag-
gio e circolazione per il viottolo che ora dà adito al Casotto del Tiro
a segno, si obbliga per parte sua a facilitarne l'accesso :

4) colla protrazione del viottolo fino a tutto lo spiazzo esi-
stente fra il detto Casotto e l'ex Convento di S. Girolamo, preceden-
temente al risvolto della cinta.

b) col dare al detto viottolo fino all'angolo nord-ovest del
Casotto del Tiro un'unica ed uniforme pendenza determinata dal li-
vello della strada del Corso di Borgo S. Pietro, e da quello della Cu-
netta in contiguità del detto angolo del Casotto, e da quel punto in
avanti abbia uniforme pendenza determinata dal livello della detta
Cunetta e da quello dell'intercapedine al punto in cui devesi aprire
la porta succursale della Fariniera.

c) con una continua periodica manutenzione del detto viot-
tolo.

99 L'Amministrazione Militare resta facoltizzata a rettilineare
a sua cura e carico il muro di cinta a sinistra del Tiro e ad effettuare
il corrispondente spianamento per raggiungere il piano dell'interca-
pedine, ed il tratto di terreno che ne emerge di fronte alla fariniera
viene ceduto in uso perpetuo ed illimitato all'Amministrazione Mi-
litare salvo la eccezione emergente dal capo di cui all'art. 8 della
presente Convenzione.

6° Il Municipio si obbliga di eseguire i lavori nel termine di
mesi tre a partire dalla data della partecipazione dell'approvazione
della presente Convenzione, mentre l'Amministrazione Militare si as-
sume l'obbligo di eseguire contemporaneamente quelli a suo carico
nella sola parte che ha relazione con quelli devoluti al Municipio.

79 Nel godimento del terreno attiguo al Casotto sarà assoluta-
mente proibito al Municipio di ammettere una circolazione o sorta
di persone estranee al Tiro a Bersaglio, ovvero di stabilire rialza-
menti di terra o materiali in prossimità maggiore di 4 metri dal ci-
glio superiore del terreno contiguo all’intercapedine, ed in fine di
far lavori qualsiasi che direttamente od indirettamente potessero ar-
recare pregiudizio al fabbricato od all'uso dei Magazzeni in esso con-
tenuti.
IL POLIGONO DI TIRO A PERUGIA 201

89 Qualora infine coll'assoluta cessazione della Guarnigione di
Perugia dovesse anche abolirsi il Panificio Militare, ed il fabbricato
venisse retrodato al Demanio, il Municipio si obbliga di ripristinare
le cose siccome erano prima della costruzione del Tiro a Bersaglio,
se pure al Governo non piaccia di stabilire nuovi accordi per la con-
servazione del detto Tiro.

90 La presente Convenzione non potrà avere effetto legale pri-
ma di aver riportata l’approvazione del Ministero della Guerra ».

Si concludeva, così, la lunga vertenza e, successivamente, 1°8
agosto 1870 *», il Municipio firmava una convenzione con l'Autorità
Militare per l’uso del tiro a segno nelle esercitazioni della Truppa e
della Guardia Nazionale, nella quale veniva stabilito :

1. Nelle varie occasioni che la Truppa dovrà fare uso del Tiro a Se-
gno, l'Autorità Militare locale farà conoscere al Municipio in prece-
denza di qualche giorno la durata presumibile del periodo d'istru-
zione e l’orario approssimativo che dovrà tenersi per le medesime.

2. Egual preavviso verrà dato pure dal Municipio all'Autorità Mi-
litare nelle occasioni d’esercitazioni della Guardia Nazionale e nel
caso di coincidenza dei periodi di tali esercitazioni con quelli oc-
correnti per la Truppa, l'Autorità Militare concerterà col Muni-
cipio quel giusto riparto delle giornate ed ore da assegnarsi alla
Truppa ed alla Guardia Nazionale, cosicché il detto riparto ri-
sponda non meno alle comodità di questa, che alle esigenze del
Militare servizio.

L'uso del tiro era, quindi, prevalentemente riservato per le eser-
citazioni della truppa e della G.N. e, di conseguenza, sorgeva la
questione inerente ai lavori di riparazione che si rendevano tanto
necessari in quanto vi era pericolo per l'incolumità dei cittadini.
Il municipio con foglio n. 11547 del 20 agosto 1870 9, diretto al
Capo Sezione del Genio Militare, dichiarava di non poter convenire
alle richieste riparazioni, poiché nella convenzione non era in modo
speciale convenuto e stabilito di concorrere alle spese, richiamandosi,
a convalida di tale punto di vista, agli articoli 1 e 2 della conven-
zione da cui « naturalmente consegue l’obbligo nei due utenti di
sottostare alle spese necessarie di mantenimento e riparazioni,
le quali sono precisamente una conseguenza dell’uso del locale
medesimo ». :

Da parte sua il comandante la Piazza di Perugia del Genio Mi-
litare con. nota n. 1122 del 9 novembre 1870 *, notificava al Sindaco
che mentre venivano intrapresi alcuni lavori nel panificio militare
202 REMO COPPINI

«avento stretti rapporto con quelli contemplati agli articoli 4 e 5
della convenzione era d’uopo che fossero intrapresi simultanea-
mente quelli prescritti all’art. 6 ».

Si discute, così, intorno alla questione relativa alle riparazioni
ed alla manutenzione con interpretazioni delle parti della convenzio-
ne e tra temporeggiamenti e cavilli, nel giugno 1871 si sfonda il mu-
ro di fondo, mentre l’ Amministrazione Militare con nota n. 747 da-
tata 27 giugno 1871 *, confermava di non ritenersi in obbligo di
concorrere alle spese «in quanto l’uso di tale bersaglio è concesso
al Militare come indennizzo di sofferta infrazione di proprietà per
parte della Società del Tiro a Segno Nazionale alla quale è suben-
trato nei diritti e doveri il Municipio ».

Il Municipio fece eseguire i lavori di riparazione per L. 278
chiedendo, comunque, il rimborso di L. 139 alla Amministrazione
Militare (nota n. 13768 del 12 ottobre 1871) ?».

Non abbiamo rintracciato documenti per stabilire come venne
risolta la questione, mentre nel 1890, poiché il campo di tiro non
rispondeva più alle esigenze, la presidenza della Società iniziò le pra-
tiche per ottenere che fosse rinnovato in maniera conveniente.

Infatti, non era piü utilizzabile il capannone esistente fin dai
tempi della prima Società, tanto che si era costretti a fare le eserci-
tazioni o nel campo di tiro militare sulla cima di Monte Malbe, od
in quello privato. dell'avv. Vittorio Calderini a Gualtarella.

Il comando territoriale del genio militare aveva elaborato un
progetto che portava il campo a 400 metri di lunghezza, venendo
incontro ai desideri dei soci; ma il Ministero della Guerra chiedeva
di accorciarlo di 50 metri anche se in quei tempi alcune lezioni do-
vevano effettuarsi a 400 metri.

Soltanto dopo un lungo «iter» ministeriale per l'intervento de-
ciso del presidente conte Roporro Pucci BoncamBi furono appro-
vati i lavori, come era nel desiderio della Società e 1°8 settembre
1894 il nuovo campo di tiro, che fu denominato « Poligono xx Giu-
gno», fu inaugurato alla presenza del generale MocENNI, ministro
della guerra, e, nello stesso giorno, sotto il patronato del principe
di Piemonte, ebbe inizio la 9? gara provinciale.

Una lapide, scoperta il 19 settembre 1907, in occasione del xxv
anniversario di fondazione della società, dettata dallo avv. FRAN-
cesco INNAMORATI, ricorda tale avvenimento, con queste parole :
LA NUOVA SOCIETÀ — SORTA PER LA LEGGE DEL 1882 — POTÈ - r'8

Mm REUS » TRO RR TEO MARE Pai pera M mu m ELESSE 2 E A ER NML S e rere
IL POLIGONO DI TIRO A PERUGIA 203

SETTEMBRE 1894 — PRESIDENTE IL CONTE Roporro Pucci Boncam-
BI — APRIRE LA GARA PROVINCIALE — NELLA PALESTRA ADATTATA —
ALLA CRESCIUTA POTENZA DELLE ARMI.

Nel 1895, per impedire l’eventuale fuoriuscita di proiettili, fu-
rono eseguiti alcuni lavori, quali l’innalzamento di arginelli, un nuo-
vo diaframma, alcune quinte di legno, ecc. Nel 1896, quest’ultime,
furono sostituite da quinte in muratura rivestite da cassette di le-
gno contenenti finissima ghiaia.

Nel 1907 il poligono aveva le seguenti caratteristiche : il cam-
po lungo m. 400, largo alle fosse m. 20 ed alla stazione di tiro m.
24 ; dodici linee per il fucile con fosse a m. 100, 200, 300 e 400 ; tre
linee per la rivoltella a m. 30 e tre a m. 50 e non meno di quattro
per il « Flobert ».

Il costo per questa realizzazione, dal 1884 al 1907, fu di L.
133.246 e la spesa fu ripartita per 3/4 dallo Stato, 1/5 dalla provin-
cia ed 1/5 dal Comune di Perugia.

Nel 1911 venne migliorato il campo di tiro per la pistola ; suc-
cessivamente lavori di ampliamento e di ammodernamento, per adat-
tarlo alle moderne armi sportive, come quelli eseguiti negli ultimi
anni, mercè i contributi elargiti dal CONI, cosicché alla data odier-
na il poligono dispone di un impianto a m. 50, con 12 linee di tiro,
tutte con girabersagli elettrici, per la carabina libera e standard e
la pistola libera; un impianto a m. 25, con 4 impianti automatici
da 5 sagome ciascuno, che permettono il tiro contemporaneo anche
di 12 tiratori, per la pistola automatica, standard e grosso calibro ;
un impianto a m. 10, con otto linee di tiro, con bersagli retrattili,
per la carabina e la pistola ad aria compressa. Oggi il poligono « xx
Giugno » può essere giustamente annoverato uno tra i più belli e
funzionali d’Italia.

Dal 1882 la « Sezione di Perugia del Tiro a Segno Nazionale »
ha avuto sempre un notevole numero di soci non solo iscritti, ma
praticanti, alcuni dei quali si sono distinti oltre che in campo pro-
vinciale e regionale, in quello internazionale e nazionale, come ne
fanno fede le onorificenze, gli attestati di benemerenza ed i premi
vinti.

Due attestati, in particolare, meritano di essere ricordati, quel-
li rilasciati, rispettivamente, il 21 febbraio 1891 e 28 luglio 1896,
con l’autorizzazione a fregiare la bandiera di una medaglia d’oro,
per aver contribuito allo sviluppo della istituzione ; recentemente,
la stella d'argento al merito sportivo, concessa dal CONI.
REMO COPPINI

Due trofei, che ancora vengono annualmente disputati con gran-
de impegno agonistico, sono: la « Bandiera Umbra d'Onore » e lo
«Scudo Umbro ». Ii primo, istituito nel 1897, donato dalle signore
di Città di Castello, fu disputato la prima volta a Perugia domenica
23 maggio, in concomitanza alla x gara provinciale, fra le società
consorelle dell'Umbria ; il secondo, realizzato nel 1909, con le con-
tribuzioni volontarie degli iscritti alle società di tiro a segno dell'Um-
bria, quale premio « challenge » nelle gare provinciali a squadre.

Allo « Scudo » si volle dare una importanza altamente patriot-
tica, tanto che fu inaugurato il 20 giugno 1909 in occasione della
xiv gara provinciale. Trattasi di un'opera di grande valore intrin-
seco ed artistico, in argento e smalto, finemente cesellato, eseguita
dalla ditta « Gerosa Augusto » di Milano, per un importo di L. 900.

Il primo custode del tiro fu Pio Mariucci, a lui successe nello
aprile 1865, Paolo Rossetti, il cui figlio Carlo nel 1871 ebbe in affitto
dal Comune per L. 60 l'orto a levante dell'ex Convento di S. Giro-
lamo, ad alcune condizioni per la manutenzione.

ReMO COPPINI

NOTE

1) Arch. Storico del Comune di Perugia, in Arch. di Stato, Amministra-
tivo, 1817-1859, b. 41, ad annum.

3) A.S.P., Arch. St. del Comune di Perugia, Notificazioni, n. 27.

3) Le note dal n. 3 al n. 6 si riferiscono alla busta citata alla nota n.
1, con riferimento ad annum.

?) A.S.P., Arch. St. del Comune di Perugia, Amministrativo, 1860-1870,
b. 39, ad annum.

8) A.S.P., Arch. St. del Comune di Perugia, Amministrativo, 1860-1870,
ad annum.

9) Le note dal n. 9 al n. 13 si riferiscono alla busta citata alla nota n.
8, con riferimento ad annum.

14) A.S.P., Arch. St. del Comune di Perugia, Amministrativo, 1860-1870,
b. n. 85, ad annum.

15) A.S.P., Arch. St. del Comune di Perugia, Amministrativo, 1860-1870,
b. 85, ad annum.

16) A.S.P., Arch. St. del Comune di Perugia, Amministrativo, 1860-1870,
b. 151, ad annum.

REESE FIERE RN S ENNCUNM

—e___—_
——___

IL POLIGONO DI TIRO A PERUGIA 205

1?) Le note dal n. 17 al n. 24 si riferiscono alla busta citata alla nota
n. 16, con riferimento ad annum.

25) e **) Archivio del Comune di Perugia, 1871, tit. 2, art. 1, pos. 48.

2?) A.S.P., Arch. St. del Comune di Perugia, Amministrativo, 1860-1870,
b. 151, ad annum.

2) Le note dal numero 28 al n. 30 si riferiscono alla busta citata al
n. 25, con riferimento ad annum.

81) La nota si riferisce alla busta citata alla nota n. 16, con riferimento
ad annum.

#2) Le note dal n. 32 al n. 33 si riferiscono alla busta citata alla nota
n. 25, con riferimento ad annum.

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Note e documenti

Una nuova epigrafe da Asisium

Credo di fare cosa utile presentando una nuova iscrizione rin-
venuta molti anni addietro, ma rimasta inedita, nell’area dell’an-
tico municipium di Asisium ».

Il titulus si trova attualmente nel giardino della villa Carlini
di proprietà dei signori Selli a S. Maria degli Angeli e fu ritrovato,
a quanto mi è dato conoscere, verso la fine del secolo scorso, in
circostanze non bene note.

Si tratta di una stele sepolcrale (fig. 1) in travertino locale
avente altezza massima di m. 0,925, larghezza massima di m. 0,56
e spessore massimo di m. 0,155, a forma di un tronco di piramide
sormontato da un timpano triangolare.

La parte inferiore del monumento non presenta alcuna parti-
colare decorazione, dal momento che era infissa nel terreno ; la
parte centrale invece è occupata da una decorazione ad elementi
floreali e girali, strettamente collegati fra loro, sormontati da una
pigna, di evidente simbologia funeraria; il timpano invece pre-
senta nel suo interno una palmetta stilizzata.

Questo tipo di decorazione, cosi sovrabbondante, direi quasi
barocco, trova numerosi confronti nell'area assisiate e puó essere
ricondotto ad un gusto tipicamente locale ?.

La fascia fra il timpano e la parte centrale della stele porta
incisa la seguente iscrizione (fig. 2):

VETURIA C(AI) F(ILIA)

Le lettere sono incise con una certa regolarità e non presen-
tano particolarità degne di nota, comunque, da un punto di vista
paleografico, ricordo la V molto aperta, la lettera A con le aste
ricurve e riecheggianti la grafia corsiva e la lettera C lunata ; l’al-
tezza dei caratteri epigrafici oscilla fra cm. 3,6 e cm. 4,2.
208 GIANFRANCO BINAZZI

Finora il gentilizio Veturius, attestato nella nostra epigrafe,
e conosciuto già da moltissime iscrizioni rinvenute nell’ambito
della VI Regio augustea ?, era presente in altre tre iscrizioni di
Assisi, che ricordavano rispettivamente Veturia Benigna e Veturia
Flora, C(aius) Veturius T(iti) f(ilius) Cad |---]% e C(aius)
Veturius C(ai) l(ibertus) Philemon ®.

Si tratta dunque di una gens, chiaramente di origine etrusca ?,
che aveva una notevole rappresentanza anche nella zona di Assisi.

Sempre da questa zona proviene una interessante iscrizione,
dedicata all’imperatore Nerone, che ricorda un seviro, Sesto Ve-
turio, il cui nome è affiancato da quello di Tito Vistinio ®.

Ora, nela nostra proprietà privata è presente pure una stele,
di forma rettangolare, già pubblicata dal Mommsen ®, che porta
il nome di un certo Tito Veistinio Flacco, figlio di Tito (fig. 3).

Ammettendo in via puramente ipotetica che la seconda iscri-
zione provenga dal medesimo luogo, onde la precedente, la con-
temporanea presenza della gens Veturia e di quella Vestinia in
uno stesso luogo, assieme alla attestazione della iscrizione C.I.L.,
xi, 5424, mi fa pensare che esistesse fra le due famiglie una certa
affinità o parentela e non é da escludere che nell'area da cui pro-
vengono le due epigrafi funerarie, ci fosse un vero e proprio sepol-
cro di famiglia; non é da escludere, inoltre, che il Tito Veistinio
Flacco della nostra iscrizione sia la stessa persona ricordata nel.
titulus C.I.L., x1, 5424 (anche se qui non è presente il cognomen).

Per quel che riguarda una probabile datazione dell'epigrafe
di Veturia, anche se essa manca del cognomen (circostanza che fa-
rebbe pensare all'età repubblicana), preferisco attribuirla, anche in
base agli elementi paleografici, ai primi tempi dell'età imperiale.

GIANFRANCO BINAZZI
UNA NUOVA EPIGRAFE DA ASISIUM 209

NOTE

') Per quanto riguarda le testimonianze archeologiche ed epigrafiche
dalla zona di Assisi si vedano: U. TARCHI, Restauro e ricostruzione di mo-
numenti romani dell' Umbria, in « Bull. Museo Imp. Romano», xir 1941,
pp. 35-49 ; C. PIETRANGELI, U. CrorrI, Assisi (Asisium), in E.A.A:, I, 1958,
p. 741; M. Bizzarri, Contributo all'aggiornamento della carta archeologica
del municipio romano di Assisi, in « Bollettino Dep. St. Patria per l'Um-
bria », xLIV, 1947, pp. 39-44.

?) Ricordo a questo proposito che molte iscrizioni, simili nella deco-
razione, sono custodite nell'Antiquarium comunale di Assisi.

S:CL GILL, Xb p»-1457.

$)* 0T 3: 59095:

5) GEL. XI; 99064.

aC XI, 0900.

*) Cf. a proposito W. ScHuLze, Zur Geschichte Lateinischer Eigennamen,
Berlin, 1904, pp. 379-380.

CLIL EXI 0424:

?) C.I.L., XI, 5554; si tratta dell’iscrizione T(ito) Veistinio / T(iti)
f(ilio) Flacco, incisa su un blocco di travertino locale (alt. max. m. 0,96,
largh. max. m. 0,58, spess. max. m. 0,16 - altezza delle lettere del testo
epigrafico cm. 8-8,5 nella r.l. e cm. 6,7-7 nella r. 2) (fig. 3).
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RECENSIONI

CHIACCHELLA Rira, Economia e amministrazione a Perugia nel Seicento. Reg-
gio Calabria, Editori Meridionali Riuniti, 1974, pp. 259.

Salutiamo con piacere questo lavoro relativo ad un periodo della sto-
ria del capoluogo umbro certamente fino ad ora tutt’altro che approfondito.

Gli studiosi di Perugia e del suo territorio sono sempre stati attratti
ad esaminarne vicende, strutture, uomini e cose concernenti l'epoca comu-
nale, al massimo giungendo alle prime manifestazioni proprie della Signoria
quando, però, quest’ultima non si identificava ancora, almeno in modo esclu-
sivo, con lo Stato della Chiesa. Né la cosa può meravigliare quando si pensi
che nel Medioevo Perugia aveva una sua unità politica e, con questa, una sua
unità economica, certo collegata con le altre unità componenti il variegato
complesso degli Stati italiani, ma pur sempre largamente autonoma.

Col ‘400, così come nei secoli successivi, un discorso autonomo su Pe-
rugia, cioè quella che l'autrice del presente volume chiama una «Storia lo-
cale », assume invece tutt’altro significato. Perugia è, allora, una parte, e
probabilmente una delle meno rilevanti, del pur non vastissimo Stato della
Chiesa. Studiarne le strutture può avere quindi un solo significato : ‘quello
di recare un parziale contributo proprio alla ricostruzione di fenomeni più
vasti : quelli propri di tutto lo Stato. E questo è, in fondo, ciò che si è prefisso
la Chiacchella con il presente lavoro.

L’A. inizia con un esame delle risorse patrimoniali e fiscali della città
(ma perché non iniziare con un sia pure sintetico studio dell’evoluzione demo-
grafica di Perugia, che avrebbe potuto, come tutte le indagini del genere,
offrire direttamente o indirettamente, spunti e motivazioni interessanti re-
lativi ad altri fenomeni di natura economica e extraeconomica ?), cioè di
quelle Comunanze che, anche per i periodi precedenti avevano costituito
fonte primaria per lo studio dell'economia perugina. Vediamo cosi analizzate
le entrate piü propriamente patrimoniali, come quella del Ghiugi, conside-
rando con tale denominazione sia l'affittanza dei terreni, sia i «frutti del-
l'acqua del lago » che forse sarebbe stato piü utile, data l'importanza di ognu-
no d'essi, considerare separatamente, nonché le entrate di Monte Malbe, e,
successivamente, quelle fiscali costituite da tutta la numerosa serie di gabelle
212 RECENSIONI

o imposizioni in genere, ordinarie e straordinarie gravanti sulla popolazione
perugina.

Nel corso dell'esame di entrambi tali gruppi di entrate l'A. ha modo
di analizzare i fenomeni di natura economica che sottostavano ad esse e che,
in definitiva, ne erano il presupposto ; ciò soprattutto per quelli relativi al
commercio di generi di largo consumo, come il grano, la carne, il sale, il vino,
l’olio, il pesce ecc. Senonché proprio in questo ambito il lettore si sarebbe at-
teso il tentativo di un’analisi, certo non facile, e purtuttavia molto interessan-
te, relativa all’entità dei consumi individuali, analisi che avrebbe forse per-
messo di toccare, sia pure in modo per ora epidermico, il tema, sempre fon-
damentale per la ricostruzione dell’economia di una città, in un determinato
periodo, del tenore di vita della popolazione.

Vero è che l’A., nel capitolo dedicato alle « condizioni socio-economiche »
è in grado, attraverso altra via, di darci un quadro di quegli squilibri — or-
mai, del resto, propri di quasi tutte le città italiane, — che caratterizzavano
la società perugina seicentesca, soprattutto esaminando la trasformazione pro-
fonda di quell’istituto che pur aveva positivamente caratterizzato le città
medievali, eioè la corporazione. Purtuttavia una penetrazione maggiore nel
problema sarebbe stata di non scarso interesse.

Fra le due suddette parti l’A. ha introdotto un eapitolo dal titolo « Le
strutture », soffermandosi su quell’organo di raccolta del gettito delle varie
entrate che era la Tesoreria Provinciale, la cui gestione era pur essa fonte di
redditi per chi ne otteneva l’appalto ma che, attraverso combinazioni varie,
dava vita ad una rete di operazioni finanziarie dei cui vantaggi godevano,
come sempre, le classi privilegiate. Interessante è anche, sempre in questo
capitolo, l’esame dei bilanci, per l’anno 1669, della Tesoreria Generale, di
quella provinciale e di quella cittadina.

L’intero studio della Chiacchella è condotto con serietà di metodo, uti-
lizzando, oltre alle fonti a stampa, tutti i fondi che potevano fornire mate-
riale utile : dall'Archivio di Stato di Perugia, come è ovvio, all'Archivio di
Stato di Roma, all'Archivio del Monastero di S. Pietro di Perugia e ad altri
ancora. Vi è anzi da osservare che l’abbondanza del materiale raccolto —
e vi è da presumere che l'A. ne abbia avuto a disposizione ben altro che poi
si è trovata a non poter utilizzare — è tale da permettere altre ricerche o
approfondimenti dei temi già da essa trattati.

A. questo punto ci chiediamo se forse la Chiacchella più che tentare o,
per lo meno, prima di tentare una ricostruzione generale dell’economia pe-
rugina nel ‘600 — cosa questa, che ancora attendiamo per la Perugia medie-
vale, pur già disponendo di non pochi studi monografici, — non si sarebbe
trovata maggiormente a suo agio nell’affrontare e approfondire solo taluni
aspetti del vasto tema. La domanda è giustificata anche dal fatto che l’A.,
trovatasi di fronte a fonti organiche di molto interesse — come nel caso della
documentazione relativa alla tenuta di Casalina appartenente al Monastero
—9

RECENSIONI 213

benedettino di S. Pietro, — non ha saputo sottrarsi alla suggestione di stu-
diarne il contenuto, quando avrebbe patuto — e non manca essa stessa di
riconoscerlo — riservare detto studio ad una apposita indagine per la quale
avrebbe potuto valersi di un altro materiaie similare.

Con tutto ciò l'A. ha avuto l'indubbio merito, oltre che di far luce —
ed in modo probabilmente definitivo — su taluni aspetti dell'economia pe-
rugina del '600, anche di aprire il discorso su molti altri aspetti o, come essa
stessa dice nella sua conclusione, «di stabilire alcuni obiettivi d'indagine ».
Di ció — come pure dell'ampia appendice documentaria di cui ha voluto ar-
ricchire il volume — gli studiosi di cose perugine nonché gli storici dei fatti
economici le debbono essere grati.

GriUsEPPE MIRA

Narni. Testi di MARIO BiGorTI, GUIDO A. MANSUELLI, ADRIANO PRANDI.
Fotografie di EucENIo Mori. Roma, Carlo Bestetti Edizioni. d'arte,
1973, f. c.

La pubblicazione $ stata promossa con grande merito dalla Cassa di
Risparmio di Narni per «solennizzare degnamente il primo centenario di
fondazione » dell'istituto, come informa il suo Presidente nella presentazione
dell'opera.

Mario Bigotti ha composto con ampie vedute storiografiche piü che
una ricostruzione delle vicende della città una indagine interpretativa degli
intimi valori spir.tuali, sociali, politici di essa. Avendo come oggetto princi-
pale d'indagine lo studio della formazione degli elementi essenziali della città,
la sobria rievocazione delle vicende lungo i secoli costituisce prevalente-
mente il vaglio per afferrarne il carattere e la continuità.

Tale indagine sulle vicende storiche non va oltre il secolo xv, dopo cioé
che la città aveva perduto ogni forma di autonomia politica. Afferma tutta-
via Mario Bigotti : « Le vicende che seguiranno nei secoli successivi della sto-
ria di Narni dimostreranno uno sviluppo civile nobilissimo e, pur nella de-
cadenza di un potere autonomo, esisteranno tutti gli elementi che rendono
illustre una città : religione, arte, vita civile.

A Guido A. Mansuelli é forse toccato il compito piü arduo, da lui as-
solto con encom abile impegno : quello cioé di riuscire a superare la limita-
tezza di significativi monumenti e documenti anche letterari nella ricostru-
zione urbanistica storica secondo criteri che con perspicua chiarezza formu-
la in premessa : « La ricerca urbanologica oggi non puó limitarsi agli indispen-
sabili e basilari quesiti topografici, né soffermarsi soltanto sugli aspetti ar-
tistici od antiquari, isolatamente presi, ma tendere al reeupero globale ed
organico della città oggetto dell'indagine nel suo ruolo di nucleo vitale in un
contesto che in genere supera di molto i suoi materiali confini ».
214 RECENSIONI

In adempimento a tali criteri Mansuelli presenta uno studio ampio,
analitico e particolareggiato sui caratteri corografici, geologici, storici, urba-
nistici di Narni, che costituisce un modello di metodologia. Poiché in questa
sede non è possibile mostrarne adeguatamente la portata, mi limiterò, tanto
per darne la misura a riportare i titoli delle parti della trattaz one : L'am-
biente geografico, Il territorio narniense, La colonia latina narniense, Narni
nell'età imperiale e tardoantica, Narnia e via Flaminia, Il paesaggio narniense
negli scrittori antichi, Il nucleo urbano, La zona circum-urbana e il problema
dei collegamenti esterni, Il territorio e le comunicazioni, Società, L'economia,
Gli elementi religiosi nella cultura narniense, Testimonianze epigrafiche di cul-
tura, Aspetti artistici e tecnici.

L'ampia e pingue trattazione è corredata di otto preziose Appendici :
Rinvenimenti archeologici nell’area urbana, Rinvenimenti archeologici nel ter-
ritorio, Dati complementari alla Parte I, I ponti narniensi, Prosopografia nar-
niense, Indici culturali, Indici istituzionali, economici, sociali, Toponomastica.

Dieci tavole di esattissimi grafici e disegni e trenta stupende illustra-
zioni corredano questo mirabile studio di Guido A. Mansuelli su Narni nel-
l’antichità.

Proeedimento analogo ha seguito Adriano Prandi nel presentare e il-
lustrare con dovizia di raffronti e di originali intuizioni le opere d’arte atti-
nenti nei vari secoli a Narni, badando costantemente a una ricostruzione in
alcune fasi e in taluni aspetti della cultura e, si potrebbe dire, della civiltà
narnese. Il modulo di questa trattazione è già posto nel breve ma succoso
capitoletto di premessa, IIl volto di Narni, squisitamente efficace per penetra-
zione critica e finezza di gusto espositivo, sobriamente letterario.

Questa trattazione del tema artistico — architettura, scultura, pittu-
ra — presenta e illustra con penetrante qualificazione storico-estetica una
cospicua serie di residui archeologici, di monumenti e di opere, che trova ri-
scontro in un puntuale, abbondante e tecnicamente perfetto corredo di ri-
produzioni in bianco e nero e a colori.

GIOVANNI CECCHINI

Anita mit one
C XMERUIIUTRL Suns

Necrologi

LUIGI SALVATORELLI
(1886-1974)

Luigi Salvatorelli era nato a Marsciano l'11 marzo 1886 e si è
spento, il 3 novembre 1974, a Roma, pieno di anni e ricco di quella
vera grandezza che lo aveva fatto contento di una povertà indipen-
dente. Era umbro, e alla sua terra umbra ha voluto ritornare a ri-
posare, per sempre, dopo una lunga intensa vita, dominata da una
intelligenza acuta e penetrante, e da una grande passione per la ri-
cerca: sia che si trattasse di lontane vicende umane, o di avveni-
menti contemporanei. Se l'immaturità del giudizio — più prospet-
tico che storico — non ci inganna, crediamo sia esatto parlare di
lui come di una delle figure più spiccate degli studi storici e del
giornalismo politico italiano degli ultimi sessant'anni.

Misurata dal punto di vista dei problemi reali della ricerca, la
esperienza intellettuale del Salvatorelli è stata senza dubbio tra le
più ricche e le più varie; essa palesa nondimeno una coerenza ed
una unitarietà davvero singolari, a dispetto delle scosse, pur vio-
lenti, del nostro secolo, e delle vicende particolari in cui essa è ma-
turata. Coerenza e unitarietà sostanziali che esaltano, nella ricerca
dello storico, quei valori che costituiscono, in ogni tempo, l’anima
di una civiltà e mostrano la potenza dello spirito umano come for-
za creatrice della storia. In questo senso l’opera storiografica del
Salvatorelli si rivela, a sua volta, così armonicamente legata a que-
sta operosità creatrice e rinnovatrice, da costituire essa stessa un
capitolo di storia che merita di essere evocata brevemente nelle sue
linee direttive, poiché permette di cogliere e di valutare con un’ot-
tica più individuale la sua attività di pubblicista, di storico, di fran-
cescanista.

I Saggi di storia politica e religiosa, raccolti in un volume ap-
parso a Città di Castello nel 1914, ben rappresentano il centro ef-
fettivo dei primi interessi storici del giovane studioso di Marsciano ;
approcci specifici, puntuali, che insieme con il saggio su Lo stato e
la vita sociale nella coscienza religiosa d' Israele e del cristianesimo an-
216 NECROLOGI

tico (1913), gli valsero, nel 1916, la cattedra di Storia della Chiesa
nell'Università di Napoli. La temperie ideologica e politica portata
alla ribalta dal primo dopoguerra, e la sensibilità sempre più viva
per i problemi politici e morali, gli facevano tuttavia rinunciare,
nel 1921, alla cattedra universitaria per passare alla direzione poli-
tica della Stampa di Torino che tenne dal 1921 al 1925. I saggi di
quegli anni, raccolti in parte nei volumi Nazionalfascismo (1923) e
Irrealtà nazionalista (1925), rappresentano una fondamentale ana-
lisi etico-politica di un momento particolarmente delicato della sto-
ria dell’Italia contemporanea. Distaccandosi dalle interpretazioni
semplicistiche che vedevano il fascismo come reazione della « parte
sana » del paese e dei ceti che desideravano ordine e tranquillità per
lavorare e produrre, oppure come semplice frutto di una reazione
armata del patronato agrario e industriale ai progressi del moto so-
cialista, il Salvatorelli mostrava un’intelligenza acuta della base di
massa, essenzialmente piccolo-borghese, da cui il fascismo attingeva
i suoi elementi caratteristici e direttivi. Dopo il delitto Matteotti,
il giornale del Salvatorelli divenne organo di decisa opposizione, in
difesa della libertà di stampa. La battaglia si concluse, com'è noto,
con l’allontanamento del direttore, ma essa segnò un momento nel
quale il giornalismo tradizionale italiano riacquistava una funzione
di punta in senso liberale.

Lasciato da parte, per forza maggiore, il giornalismo politico,
l’opera del Salvatorelli fu tra quelle che, nel ventennio fascista, me-
glio contribuirono, attraverso l’acuta indagine dello sviluppo sto-
rico dell’Italia moderna e particolarmente del Risorgimento, a tenere
vivi i valori della civiltà democratica e liberale al tempo stesso.
Sono infatti di questo periodo i volumi su Il pensiero politico italiano
dal 1700 al 1870 (1935) ; su La politica della S. Sede dopo la guerra
(1937) ; su Pio XI e la sua eredità pontificale (1938), e tanti altri
fino a quell'opera, che puó considerarsi classica, dal titolo emble-
matico : Pensiero ed azione del Risorgimento, apparsa nella turbino-
sa temperie del 1943, mentre — con coerenza di studioso e di citta-
dino — il suo autore era impegnato a prestare la sua collaborazione
alla fondazione e alla costituzione del Partito d'Azione, allo scopo
non solo di combattere il fascismo, ma di superare, rompendo gli
schemi tradizionali della politica italiana, l'antitesi di liberalismo e
di socialismo. Le grandi idealità: repubblica, laicità dello Stato, ri-
forme, federazione europea, trovarono in quegli anni nello scrittore
marscianese una delle intelligenze più dinamiche ed efficienti, al
NECROLOGI 217

centro di quel sostanziale e ricco dialogo che si svolse tra gli intellet-
tuali italiani di fronte al paese che usciva dalle drammatiche espe-
rienze del fascismo e della guerra.

In questo nuovo atteggiamento degli intellettuali di fronte alla
società si vogliono oggi riconoscere sostanzialmente due direzioni :
«quella degli intellettuali tradizionali (per usare categorie gramscia-
ne) e quella degli intellettuali organici. Gli uni portatori di una cul-
tura di tipo neo-illuministico, con funzione rischiaratrice e riforma-
trice, storicisti ravveduti, vagheggiavano una democrazia europea sul
modello anglosassone, antinazionalistica e socialmente progressiva ;
gli altri, neo-marxisti, comunisti militanti e ortodossi (credenti nel
valore etico-politico dell’ortodossia), consideravano la cultura non
un privilegio ma un servizio e guardavano con ammirazione alla
grande patria della rivoluzione socialista : preferivano essere mac-
chinisti nella stiva di una nave il cui arrivo in porto era garantito
dal processo storico, che comandanti sul ponte di un vascello fan-
tasma » (N. Bobbio). Il Salvatorelli fu sicuramente nella corrente dei
primi, e nel loro schieramento tenne anzi, dal 1945 al 1946, la dire-
zione del loro maggiore organo di comunicazione, il settimanale La
nuova Europa, che dalla sua assidua collaborazione ricevette un’im-
pronta caratteristica. Il travolgimento del Partito d'Azione nelle ele-
zioni politiche del 1946 è storia di ieri, ed è appena il caso di rievo-
carla per spiegare come il Salvatorelli confluisse coerentemente, al-
l'indomani, nel Partito Repubblicano Italiano, con Parri, La Malfa,
Reale, Visentini.

In mezzo a tutte queste vicende egli rimase nondimeno uomo
libero, fermo sul proprio equilibrio e sulla propria indipendenza, con-
tinuando ad arricchire la cultura italiana, oltre che con una presti-
giosa produzione saggistica, con una serie numerosa di opere dedi-
cate alla storia politica e religiosa d’Italia e alla storia internazio-
nale. Un orientamento, per quanto sommario, su questa intensa at-
tività non potrebbe, infatti, trascurare i vivacissimi saggi raccolti,
poi, in Spiriti e figure del Risorgimento (1961), in Unità d'Italia
(1961), in Miti e storia (1964), anche se volumi come quelli dai ti-
toli: La politica internazionale dal 1871 ad oggi (1946), Il fascismo
nella politica internazionale (1946), Chiesa e Stato dalla rivoluzione
francese ad oggi (1955), Storia d’Italia nel periodo fascista (in colla-
borazione con G. Mira, 1956), Storia del Novecento (1957), e tanti
altri fino alla più recente silloge di Un cinquantennio di rivolgimen-
ti mondiali (1914-1971), costituiscono, nel loro genere, non soltanto
218 NECROLOGI

le vertebre di tutta l’opera storica del Salvatorelli, ma si palesano
come grandi sintesi storiche « tout court », senza aggettivi, nel sen-
so più ampio e comprensivo del termine. Il criterio direttivo dell'emi-
nente storico umbro, in tutte queste opere, è infatti la stretta con-
nessione tra fatti politici, economici, sociali, religiosi, dei vari paesi
e i più emblematici filoni del pensiero, secondo la linea ormai inse-
parabile dal maestro, dopo la pubblicazione di Pensiero ed azione
del Risorgimento. Con queste grandi linee interpretatrici e direttrici,
egli ha guardato così sul tramonto del mondo di ieri e sulla crisi di
un’intera civiltà con una visione lucida e penetrante.

Questo itinerario, appena abbozzato, costituisce, per così dire,
l'ossatura del lavoro storico compiuto, generosamente, dal Salva-
torelli. Saremmo tuttavia incompleti se non dicessimo che esso of-
fre anche la possibilità di cogliere i criteri d’interpretazione, o addi-
rittura di una concezione del mondo o ideologia, di cui lo storico
marscianese, con critica consapevolezza, riconobbe l’inevitabilità. E
rifiutò, di conseguenza, l'indifferenza critica di chi, sia pure con
buone ragioni, si assume la responsabilità di esserne privo per non
alterare i risultati di ricerche puntuali e sistematiche. Con quest'ot-
tica particolare egli affrontò la storia : sia con problemi di lungo pe-
riodo e di storia generale, sia con problemi particolari, lasciando
ovunque un’impronta che continuerà, ne siamo certi, a interessare
la storiografia, particolarmente italiana. È sintomatico che alcuni dei
collaboratori della recente Storia d’Italia, in corso di pubblicazione
per conto dell’editore Einaudi, abbiano voluto vedere nella loro im-
presa una « realizzazione » di quanto il Salvatorelli aveva già auspi-
cato in discussione con note pagine di Benedetto Croce. Ispirandosi
al Devoto, un altro grande scomparso in questi giorni, il Salvato-
relli si augurava una storia d’Italia che fosse « una sintesi di profili,
politico, religioso, linguistico, letterario, artistico », intesi a delinea-
re i caratteri originali della storia italiana e il loro secolare, avven-
turoso costituirsi in articolata unità, in modo da svuotare l’afferma-
zione che l’« unità della storia d’Italia » fosse « una stortura positi-
vistica, o una razzistica deviazione ». Una discussione con il Croce,
iniziata con l’acutissimo Sommario della storia d’Italia (1938) che
prendeva le mosse addirittura dalle vicende dell’Italia preromana,
per farsi più esplicita nei saggi raccolti in Spiriti e figure del Risor-
gimento.

Se — come abbiamo detto — la ricerca storica del Salvatorelli
ha lasciato ovunque la sua impronta caratteristica, non sorprenderà

— — «4-—
NECROLOGI 219

se diciamo che l’ha impressa anche negli studi storici riguardanti
l'Umbria : sia in quelli ripartiti in opere di carattere generale, sia
in quelli specifici. Notevoli, per non fare che qualche esempio, i
saggi su La Società internazionale di Studi francescani in Assisi (1946),
su La politica interna di Perugia in un poemetto volgare della metà
del Trecento (1953), su Dante e san Francesco (1965), su.L’insurrezione
di Perugia e la politica di Cavour nell Italia centrale (1974), apparsi
su questo medesimo Bollettino della deputazione di storia patria per
l'Umbria di cui l'eminente storico era socio. Il fenomeno francesca-
no fu per lui un tema tutt’altro che occasionale. La sua nota Vita
di san Francesco d'Assisi, apparsa la prima volta nel 1926, e ristam-
pata nel 1927 e nel 1973, rappresenta bene uno dei centri effettivi
delle sue opere maggiori dedicate, più tardi, a L'Italia medievale
(1937) e a L'Italia comunale (1939) : a quella Italia medievale e co-
munale «divisa all'infinito nella costituzione politica » ma che for-
mava nondimeno «una profonda unità morale ». L'inserimento del-
l'esperienza religiosa di Francesco tra un popolo «di cento città di-
verse ed affini, nemiche e sorelle, parlanti nella varietà dei dialetti
una stessa lingua, reggentesi con le stesse istituzioni, animate dallo
stesso spirito », lungi dal costituire una idealizzazione agiografica o una
idealizzazione a vuoto, coglie una dimensione essenziale e primige-
nia della vita religiosa italiana in una delle sue fasi più creative. Di
questa ricostruzione dell’esperienza di Francesco, viva e concreta
nella sua storicità e nella sua capacità di fare presa con la realtà
storica, abbiamo già trattato altre volte, dispensandoci dal ripetere
(cf. STANISLAO DA CAMPAGNOLA, Le origini francescane come proble-
ma storiografico, Perugia 1974, pp. 205-207 ; Ip., Gli storici umbri e
la « questione francescana », in La « questione francescana » dal Saba-
lier ad oggi, Assisi 1974, pp. 164-165). È certo che una rilettura del-
l’opera del Salvatorelli non potrà prescindere da quanto egli stesso
ha aggiunto in seguito, sia nel limpidissimo Profilo di una storia re-
ligiosa d’Italia, apparso già nel 1951 ma ora raccolto anche tra i
saggi del volume sull’Unità d’Italia (1961), sia nell’importante re-
lazione su Francescanesimo e gioachimismo tenuta nel X Congresso
internazionale di scienze storiche (Roma 1955), sia ancora nei saggi
su S. Francesco e frate Elia (in Ricerche storiche 1930), su Antonio
di Padova e la prima generazione francescana (in Pégaso 1931) ecc.

Lo storico umbro pervenne a interessarsi di Francesco e del
francescanesimo primitivo non per un amore patrio campanilistico e
banale; ma perché per lui l’esperienza di Francesco rappresentava

PR ur i ,
Cucine saran

220 NECROLOGI

un fatto unico ed eccezionale nella storia religiosa italiana ; anzi, di
più : perché nella sua concezione storiografica Francesco d'Assisi era
stato, dopo Gesù, «il massimo eroe religioso del cristianesimo », e
perché di « nessun altro (sempre Gesù eccettuato) », egli credeva di
potere costatare « un’influenza diretta, efficace, manifestantesi tut-
tora, alla distanza di più di sette secoli dalla sua vita mortale ». E
parafrasando, forse inconsapevolmente, un giudizio di Machiavelli af-
fermava con lucida penetrazione storica che « non sarebbe azzarda-
to dire che quanto rimane, oggi, di spirito cristiano nel mondo, ri-
sale per la più gran parte, dopo i Vangeli, al francescanesimo origi-
nario ».

Con precisi colpi di sonda il Salvatorelli mostrava di sapere at-
tingere nettamente le scelte evangeliche di Francesco in tutta quella
paradossale e apparentemente contraddittoria radicalità, separan-
dole altrettanto nettamente dal variegato mondo dell'eresia medie-
vale. Ha saputo, cioè, cogliere e consegnare alla sua prosa storica
quello sforzo di concretezza e di storicizzazione con il quale Fran-
cesco visse la sua esperienza religiosa, cercando sempre di affrontare
e risolvere i problemi che via via si ponevano per la vita del movi-
mento, che si era venuto creando attorno a lui, alla luce dei criteri
e dell'ottica secondo i quali era maturata la sua conversione, senza
insubordinazioni alle autorità costituite ma anche senza compro-
messi. Di qui una partecipazione perfettamente coerente con tutta
l'impostazione religiosa di Francesco, in un discorso storico sostenuto
e denso ma al tempo stesso di facile e di gradevole lettura.

Che tra gli studi francescani del Salvatorelli, situati in un arco
di tempo abbastanza lungo, vi sia una sostanziale continuità di giu-
dizio e di sviluppo è provato dal suo ultimo saggio di approfondi-
mento critico delle relazioni intercorrenti tra gli «scritti » di Fran-
cesco e la sua personalità e la sua opera. In quelle brevi pagine,
stampate nel 1970, e che volevano essere anche una testimonianza
resa alla memoria di Mario Niccoli, lo studioso marscianese ri-
badiva non solo che la personalità di Francesco rappresentava «la
figura più grande del cristianesimo dopo quella del suo fondatore »,
ma metteva in guardia dal « ripetere per san Francesco l’errore com-
messo abbastanza frequentemente per Gesù : quello di non vedere,
accanto alla dolcezza dell’amore, l’energia dell’autorità proveniente
dalla coscienza intima della propria missione divina ». Già nella Vi-
ta del 1926, il san Francesco del Salvatorelli, povero e umile, ma an-
che consapevolmente e chiaramente convinto della sua missione
NECROLOGI 221

provvidenziale, e perciò forte ed eroico, sembrava richiamarsi a
quello dantesco. Non solo per quel certo senso d’infinito potenziale
che lo storico aveva amato conferire alla sua povertà, in forza del
quale il santo, più che configurarsi come il « poverello », assurgeva
al ruolo di « grande » della povertà religiosa, intendendo quest’ulti-
mo termine nel significato più vasto della sua accezione ; ma soprat-
tutto per quella fermezza con cui percepisce di essere ispirato da
Dio, che trasfigura e sublima quella « grandigia » (il termine è del
Salvatorelli) che risulta una delle caratteristiche più vere e più spic-
cate del santo. In questo senso, il san Francesco del Salvatorelli si
colloca in autonomia, toccato sicuramente e interessato dalle inter-
pretazioni sabateriane, ma al tempo stesso al di fuori dei canali e
delle mediazioni tradizionali di stampo elogistico, che finivano non
di rado con il fare del santo d’Assisi un personaggio invertebrato e
rugiadoso. Ancora nel saggio del 1970 riconfermava l’immagine sto-
rica che di Francesco si era fatto; ne vedeva confermata l’energia
profetica nella «sicurezza » con cui si presentava, nei suoi scritti,
«come interprete della parola e della volontà divina », e vi scopriva
l'angoscia e la protesta per vedere progressivamente svisata e tra-
dita l'originalità della propria intuizione religiosa.

L'individuazione di tale fermezza e di tale senso profetico nel
santo, raggiunge senza dubbio, in alcune pagine del Salvatorelli, una
vivacità quasi passionale : fermezza e senso profetico che Francesco
avrebbe mostrato anche con la rinuncia definitiva alla direzione del
movimento francescano, e allorché, di proposito deliberato, aveva co-
minciato a lamentarsi, o ad ammonire i fratelli con il semplice esem-
pio silenzioso. La stessa esperienza delle stimmate, consumata nella
solitudine della Verna nel settembre del 1224, è situata in questa
consapevolezza dolorosa e tormentata che trovò il suo sollievo nella
partecipazione alle sofferenze di Cristo crocifisso.

Il Salvatorelli non poteva ovviamente ignorare le interpreta-
zioni date alla vita di Francesco da Paolo Sabatier. All’operato del
critico francese egli rese anzi un’alta testimonianza, riconoscendo che
a pochi studiosi, anche dei più grandi, è stato concesso di tramandare
intatta ai successori la sostanza dell’opera propria come al Sabatier.
Non solo gli studi francescani contemporanei ripetono da lui l’im-
pulso più potente e il contributo più insigne ; ma le grandi linee della
interpretazione storica di san Francesco rimangono quali egli le ha
segnate. Al di là del santo convenzionale dell’agiografia edificante e
del protestante «avant la lettre » della polemica anticattolica, Paolo

15
222 NECROLOGI

Sabatier — sempre secondo lo storico marscianese — ha intuito ge-
nialmente ed efficacemente mostrato il vero san Francesco : catto-
lico sincero e convinto, obbediente e devoto alla Chiesa e al pontefi-
ce; ma trascendente tuttavia, nell’originalità profonda e nella for-
za individuale della sua personalità, il cattolicesimo comune, uffi-
ciale e gerarchico, per raggiungere certi elementi di religiosità e di
moralità superconfessionali, divinamente cristiani ed umani.

Questa ammirazione per l’opera del Sabatier, non impedì tutta-
via al Salvatorelli di portare un preciso contributo di approfondi-
mento su problemi di fondo, dei quali egli riconosceva allo studioso
francese l'esattezza dell'impostazione ma non l'integralità. Con que-
sto egli credeva possibile, anzi necessario, approfondire e concretare
di piü, e in parte diversamente, motivi e finalità dell'opera francesca-
na. In questo lavoro ulteriore egli non vedrà mai un'opera di oppo-
sizione o un rovesciamento delle posizioni sabateriane, bensi uno
svolgimento ulteriore, nella direzione segnata da lui. Il Salvatorelli
fu consapevole che la lezione del Sabatier permaneva nella sua im-
portanza fondamentale per gli studi francescani, proprio per avere
una visione vera dell'umanità di Francesco. Non certo per ripeterla
e giurare nel suo verbo, che sarebbe stato recare offesa al suo spirito
libero come pochi, ma per imparare da lui che la storia non può es-
sere pura erudizione, allineamento positivistico o storicistico (che e
poi la stessa cosa) di fatti, o esercitazione apologetica a pro dei
beati possidentes del momento ; ma interpretazione delle grandi per-
sone e dei grandi avvenimenti in rapporto con i nostri problemi
contemporanei e i nostri bisogni morali e spirituali ; interpretazione,
dunque, che colga, delle persone e degli avvenimenti, l'elemento tra-
scendente le contingenze immediate e i quadri ufficiali, l'elemento
profondamente ed eternamente umano.

Con tutto questo, che il Salvatorelli non sia rimasto schiavo,
negli studi francescani, né della metodologia del Sabatier, né di al-
cun altro studioso, é palesato anche dal senso critico con cui, anco-
ra una volta nel 1970, commisurava la sua posizione personale con
quella di «una maggiore severità critica — diciamo pure (le parole
sono sue), un minore senso storico», con cui Mario Niccoli stesso,
aderendo al Sabatier, aveva valutata e apprezzata la condotta del
cardinale Ugolino di Ostia e della curia romana nei riguardi di Fran-
cesco e della sua opera. Si badi bene : non a caso il Salvatorelli, do-
vendo soppesare i suoi risultati con quelli raggiunti da altri studiosi,
opponeva la «maggiore severità critica » al « minore senso storico ». NECROLOGI 223

Vocato alla ricostruzione degli atteggiamenti mentali, del mondo del-
le idee, egli non è stato mai scettico circa la possibilità di ricostruire
anche il succedersi degli avvenimenti esterni, delle azioni. « Pensiero
ed azione » rimasero anzi, nel suo metodo storiografico, emblematici.
Non fu storicista, poiché oltre la visione retrospettiva della storia
fatta, considerò sempre la storia da fare, il mondo da costruire o da
rinnovare. La sua ammirazione per l’esperienza religiosa di Fran-
cesco non gli fece velo che tutti gli uomini e tutti i loro ideali non
sono disciolti dalla realtà della situazione. Sia nel volume su L’Ita-
lia comunale, sia nell’ampia relazione francescana tenuta nel Con-
gresso di Roma, sia ancora in altri saggi, egli coglieva ciò che delle
grandi linee direttive e delle spesso aspre posizioni polemiche si ri-
fletteva nella storia del movimento francescano e della Chiesa, e da
questa si diffondeva in più vasti ambienti fino a cristallizzarsi in
determinate tradizioni, fino a consolidarsi come l’eredità che certi
ambiti culturali e religiosi lasciano agli ambienti che successivamente
si determinano nel solco delle stesse tradizioni. Questa visione, ri-
sultata da un felice connubio tra la «severità critica» e il « senso
storico », anziché indurre una contraddizione con l’affermata conti-
nuità del messaggio originario francescano nella civiltà occidentale,
spiega perché il Salvatorelli abbia potuto cogliere nettamente le
grandi direttive del pensiero e dell’azione francescana, e consegnar-
le, tra l’altro, nel suo limpido Profilo di storia religiosa, sia pure li-
mitatamente all'Italia: un Profilo nato dalla maturità di uno sto-
rico e che conserva il suo valore accanto alla piit recente e piü diffu-
sa Storia religiosa che Giovanni Miccoli, seguendo altre direttive e
giungendo fino al secolo xvi, ci ha dato in questi mesi nella Storia
d'Italia di Einaudi.

In queste prospettive — che siamo venuti delineando — l'ope-
ra storica del Salvatorelli presenta una complessa trama di pensiero
e di azione sui diversi piani — politico, religioso, economico, socia-
le —, quasi in una polifonia alle volte contrastante, ma sempre co-
rale. Alla luce di questa ampia problematica, comprendiamo me-
glio anche l'attenzione che egli ha prestato, da storico, al movimen-
to francescano, sentendolo e — diciamo pure — amandolo, soprat-
tutto perché piü vicino al popolo nelle sue esplicazioni religiose e
sociali, e meno immischiato, sostanzialmente, nella politica eccle-
siastica ; perché l'ideale francescano, rispetto alla spiritualità dei se-
coli precedenti, gli apparve meno teso, piü sorridente, piü positivo
nelle sue virtù; perché seppe vedere nella povertà francescana non

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224 NECROLOGT

solo il rifiuto di possedere e di acquistare, ma un atteggiamento
nuovo di fronte alla società, alla natura, al lavoro. Né, per questo,
desisterà dal ripetere che il Cantico delle creature è stato concepito,
e rimane, come la ribenedizione dell’universo creato, plasmato dalle
mani divine per la gioia degli uomini, come l’antitesi, implicita, del-
l'ascetismo arcaico del De contemptu mundi, riecheggiato solo qual-
che decina d’anni avanti da Innocenzo III.

Sono questi soltanto alcuni degli aspetti che nell’opera storio-
grafica del Salvatorelli ci sono particolarmente cari; non solo per-
ché più rappresentativi delle direttive vissute con estrema coeren-
za e lasciate da Francesco in eredità all'Occidente cristiano, ma per-
ché portano l’eco di quella problematica religiosa, sempre viva nello
storico marscianese, che permette di attingere nella sua opera, un
modo di essere e di sentirsi partecipe di una religiosità, umana e
divina, umbra e francescana al tempo stesso. Credo che una spinta
decisiva verso questa religiosità sia venuta a Luigi Salvatorelli, par-
ticolarmente dalla madre e dallo zio materno, Anna e Leto Ales-
sandri, assisani dai quali — come volle scrivere nella dedica della
Vita di san Francesco — egli apprese «ad amare san Francesco e
la città sua ».

Se con la sua dipartita, certo non inattesa e improvvisa, la
storiografia italiana in generale e quella umbra in particolare, han-
no perso uno dei maestri più stimati ed emeriti, ai cultori degli stu-
di storici rimangono affidate le sue lezioni, il suo metodo storiogra-
fico, i risultati delle sue ricerche, nei quali si ha la prova e la testi-
monianza della maturità di uno storico di buon legno antico, dotato
di un carattere a volte difficile e schivo, ma anche insospettatamente
bonario e condiscendente, e di una modestia lontana da ogni pe-
tulanza. Quanto il Salvatorelli ha compiuto, quanto ha consegnato
alla storia e alla storiografia è veramente un patrimonio ricco, messo
insieme con un'intelligenza e con una vitalità eccezionali, e con quel
sano e ottimistico gusto di vedere e di comunicare, quali la sua Um-
bria, una terra feconda di autentica genialità, sa dare non per una
egoistica e solitaria fruizione, ma come tesori da spartire e da par-
tecipare generosamente.

STANISLAO DA CAMPAGNOLA

iii Jte area ARIS IMM

————_——%_
NECROLOGI 225

BIBLIOGRAFIA *

a cura di FRANCO SALVATORELLI

1908

Rec. a Les Évangiles synoptiques di A. Loisv, in « La Cultura », xxvII (1908),
n. 15, pp. 484-487.

Rec. a Die Grundprobleme Russlands di M. ZDzIECHOWSKI, in « La Cultura »,
XXVII (1908), n. 20, pp. 639-642.

1910

La « Principalitas » della Chiesa Romana in Ireneo ed in Cipriano, Roma,
Libr. Editrice Francesco Ferrari, pp. 34 (pubbl. in « Riv. Storico-Cri-
tica delle Scienze Teologiche », vi /1910/, fasc. 9).

1911

Il significato di « nazareno », Roma, Libr. Editrice Romana, pp. 38.

1912

Rec. a L’aigle funéraire des Syriens et l'apothéose des empereurs di F. Cu-
MONT, in «La Cultura », xxxi (1912), n. 4; pp. 116-117.

Rec. a La politica di Leone XIII da Luigi Galimberti a Mariano Rampolla
di C. CrispoLTI e G. AURELI, in «La Cultura », xxxi (1912), n. 9, pp.
272-276.

1913

Lo stato e la vita sociale nella coscienza religiosa d’Israele e del cristianesimo
antico. Vol 1: Israele, Gesù e il Cristianesimo primitivo, Pavia, Mattei
& C., pp. 186 (pubbl. in « Studi Storici », vol XXI-XXII-XXIII).

* L’elenco bibliografico che segue è molto incompleto, specie per quanto riguarda

gli scritti apparsi su giornali e riviste. Mancano in particolare tutti gli articoli di

carattere politico e tutti gli scritti, politici e non, usciti nel 1944-46 sulla rivista
«La Nuova Europa».

IS.
———rocerese

226 NECROLOGI >

Centralizzazione papale, fronda cattolica e mondo laico, Roma, C. A. Bontem-
pelli editore, pp. 16 (pubbl. in « Rassegna Contemporanea », vr, serie II,
fasc. 18).

La storia del cristianesimo ed i suoi rapporti con la storia civile, in « Bilychnis »,

II (1913), fasc. 6 (estr. pp. 10).

1914

Introduzione bibliografica alla scienza delle religioni, Roma, Guglielmo Qua-
drotta ed., pp. xvi-179.

Saggi di storia e politica religiosa, Città di Castello, Casa ed. S. Lapi, pp. 278.
L. SALVATORELLI e E. HUHN, La Bibbia. Introduzione all'antico e al nuovo
testamento, Palermo, Sandron, pp. xvi11-542 [s.d. : 1914 o 1915 ?]

« Il mito di Cristo », in « Il Conciliatore », 1 (1914), fasc. 1, pp. 168-184.

Storia delle religioni e politica anticlericale, in « Il Conciliatore », 1 (1914), fasc.
1, pp. 184-185.

La religione d' Israele, in « Rivista d'Italia », xvrr (1914), fasc. 7 (estr. pp. 49).

Rec. a Das Abendmahl. Eine Untersuchung über die Anfünge der christlichen
Religion di F. DrBELIUS, in « Il Conciliatore », I (1914), fasc. 2, pp. 347-

355.
1915
Studi religiosi /recensioni/; notizie su altri volumi di storia religiosa ; rec.
a La civiltà bizantina di N. TurcHI, in « Il Conciliatore », II (1915), fasc.
3-4, pp. 541-556.
1916
Lo Stato nella coscienza dei martiri cristiani, Roma, Tip. del Senato, pp. 20
(pubbl. in « Riv. di Scienza delle Religioni », 1 /1916/, fasc. 2, pp. 100-
115).
1919
La crisi europea di cento anni fa. 1. La caduta dell'impero napoleonico. 11. I

trattati di Parigi e il congresso di Vienna, in « Rassegna Nazionale »,
fasc. 1 e 16 nov. 1919 (estr. pp. 34).

1920

Il pensiero del cristianesimo antico intorno allo Stato, dagli apologeti ad Ori-
gene, in « Bilychnis » (estr. n. 43, pp. 39).
NECROLOGI p»

Le presunte affermazioni di primato della Chiesa Romana nei primi tre secoli,
in « Athenaeum », viii (1920), fasc. 3 (luglio) (estr. pp. 51).
Vaticano diplomatico, in « I1 Resto del Carlino », 3 giugno.

1921

Il Cristo e la storia [sulla Vita di Cristo di G. Papini/, in «La Stampa » A3
giugno.

1922

« Religio depopulata », in « La Stampa », 24 genn.
Benedetto X V e l'Italia, in « La Stampa », 25 genn.
Tenere la linea, in « La Stampa », 29 genn.

« Fides intrepida », in « La Stampa », 3 febbr.

Pio XI, in «La Stampa », 7 febbr.

1923

Nazionalfascismo, Torino, Piero Gobetti Editore, pp. 181.
L'Italia nella politica internazionale dell'era bismarckiana, in « Riv. Storica Ita-
liana », n.s., 1 (1923), fasc. 3, pp. 113-129.

1924

Rec. a I trattati segreti della Triplice Alleanza di G. CAPRIN, in « Riv. Storica
Itaiiana », n.s., 11 (1924), fasc. 1, pp. 68-70.

Rec. a La Compagnie de Jésus. Esquisse de son Institut et de son histoire di
P. JosepH BRUCKER S.L, in «Riv. Storica Italiana », n.s., 11 (1924),
fasc. 3, pp. 293-296.

1925

Irrealtà nazionalista, Milano, Corbaccio, pp. 190.

Fascismo e democrazia in politica ecclesiastica, in Per una nuova democrazia,
Relazioni e discorsi al I Congresso dell'Unione Nazionale, Roma, So-
cietà Italiana di Edizioni, pp. 137-141.

Rec. a Italia e Austria (1859-1914) di G. GALLAVRESI, in « Riv. Storica Ita-
liana », n.s., I1I (1925), fasc. 1-2, pp. 132-134.

Rec. a Lettres à un ami. Souvenirs de ma vie politique di A. RiBor, in « Riv.
Storica Italiana », n. s., 111 (1925), fasc. 1-2, pp. 134-135.
228 NECROLOGI

1926

Vita di San Francesco d' Assisi, Bari, Laterza, pp. 250 ; 28 ed. Torino, Ei-
naudi, 1973.

G. B. Vico, in Le più belle pagine di G. B. Vico scelte da Luigi Salvatorelli,
Milano, Treves, pp. 1-vI.

Rec. a Saint Jéróme. Sa vie et son oeuvre. Première partie di F. CAVALLERA,
e a San Girolamo di U. Moricca, in « Riv. Storica Italiana » n.S., IV |
(1926), fasc. 2, pp. 114-117. |

Arnolfo e Coppedé, in « Il Lavoro », 17 aprile.

Il fallimento di Teodorico, in « Il Lavoro », 21 agosto.

1927

Rec. a Constantin le Grand. L’Origine de la civilisation chrétienne di J. MAau-
RICE, in « Riv. Storica Italiana », n.s., v (1927), pp. 166-179.

1928 |

|
Costantino il Grande, Roma, Formiggini, pp. 88. |
Da Locke a Reitzenstein. L'indagine storica delle origini cristiane, in « Riv.
Storica Italiana », n.s., vr (1928), pp. 341-369, vir (1929), pp. 5-66.
La politica religiosa e la religiosità di Costantino, in « Ricerche religiose », 1v
(1928), n. 4, pp. 289-328.
La data della morte di San Benedetto, in « Ricerche religiose », rv (1928), n. 6, |
pp. 534-537. li
L'Italia dopo il 1870, in « La Cultura », /1928 o 1929 ?/, pp. 211-215.
Rec. a Lutero e la riforma in Germania di E. BUONAIUTI, in « Riv. Storica
Italiana », n.s., vr (1928), fasc. 1, pp. 55-57. |
Rec. a Un grand missionnaire : le cardinal Lavigerie di G. GovAv, in « Riv. |
Storica Italiana », n.s., vr (1928), fasc. 3, pp. 317-319. |
Le origini del monachesimo, in « Il Lavoro », 24 ott.

1929

San Benedetto e l’Italia del suo tempo, Bari, Laterza, pp. 198.

Studi neotestamentari e di cristianesimo antico, in « Bilychnis », marzo, pp.
203-211.

S. Francesco e frate Elia, Assisi, Tipogr. Metastasio, pp. 30 (Conferenza te-
nuta nella sede della Società Internazionale di Studi Francescani in

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Assisi il 1. Aprile 1929 ; pubbl. in « Ricerche religiose », vi /1930/, n.
1, pp. 39-56).

Rec. a De legislatione antiqua Ordinis fratrum minorum. Vol. 1: Legislatio
franciscana ab an. 1210-1221 di P. Dr. DominIcus Manpic’ O.F.M.,
in « Riv. Storica Italiana », n.s., vr1 (1929), fasc. 1-2, pp. 101-102.

Rec. a Die Anfünge des Franziskanischen Dritten Ordens di P. Dr. FIDENTIUS
van den BonNE O.F.M., in «Riv. Storica Italiana », n.s., vir (1929),
fasc. 1-2, pp. 105-109.

Rec. a S. Benedicti Regula monasteriorum a c. di B. LINDERBAUER ; S. Be-
nedetto. Vita e regola, a c. di P. Lucano O.S.B. ; L'Italia benedettina
di P. Lugano Ab. O.S.B., in « Riv. Storica Italiana », n. s., vix (1929),
fasc. 3, pp. 277-279.

Giovanni Giolitti und seine auswdrtige Politik, in « Europàische Gesprüche »,
vII (1929), n. 3 (marzo), pp. 117-137.

De la bréche de Porta Pia aux accords du Latran, in « L'Esprit International »,
1929, fasc. 3, pp. 350-367. (Ritradotto, Dalla breccia di Porta Pia ai
patti del Laterano, in « Rassegna d’Italia », 1947, aprile, pp. 94-102).

Rec. a Die hellenistischen Mysterienreligionen di R. REITZENSTEIN ; Studien
zum antiken Synkretismus aus Iran und Griechenland di R. REITZEN-
STEIN und H. H. ScHAEDER, in « Riv. di Filologia e d’Istruzione clas-
sica », n.s., VII (1929), fasc. 1 (estr. pp. 7).

Rec. a Il pensiero di San Paolo di L. ToNDELLI, in « Riv. di Filologia e di
Istruzione classica », vir (1929), fasc. 2 (estr. pp. 3).

Rec. a Der Politiker Diokletian und die letzte grosse Christenverfolgung, in
«Riv. di Filologia e d'Istruzione classica », vir (1929), fasc. 3 (estr.
pp. 10).

Rec. a Ricordi politici e civili di F. GuIiccIARDINI (prefaz. di P. PANCRAZI),
in « Pégaso », luglio 1929, pp. 109-111.

Rec. a La divinità suprema degli Etruschi di R. PETTAZZONI; Epatoscopia
babilonese ed etrusca di G. FURLANI, in « Pégaso », nov. 1929, pp. 621-
624.

Concordati celebri, in « Il Lavoro », 21 febbr.

Tesi non ipotesi [sulla libertà religiosa/, in « Il Lavoro », 16 maggio.

Polemiche confessionali [su Date a Cesare di M. Missiroli/, in « Il Lavoro »,
10 dic.

1930

Georges Sorel, in « Pégaso », genn. 1930, pp. ...

Nota su alcuni nuovi documenti intorno a frate Elia, in « Ricerche religiose »,
v1 (1930), n. 1, pp. 56-60 (in appendice alla conferenza cit. S. Francesco
e frate Elia del 1. aprile 1929, riprodotta in questo numero, pp. 39-56).

Rec. a Sant' Alselmo. Vita e pensiero di A. LEvasrI, in « Pégaso », febbr. 1930,
pp. 235-237.
230 NECROLOGI

La rivoluzione di luglio, in «La Cultura », 1x (1930), fasc. 7, pp. 481-492.

Adolf von Harnack, in « Pégaso », luglio 1930, pp. 104-109.

Il « De Republica » di Solaro della Margarita, in «La Cultura ^» IX (1930),
fasc. 9, pp. 736-743.

Rec. a Der Einfluss der Erfurter Humanisten auf Luthers Entwicklung bis
1510, in « Litteris » /An International Critical Review of the Humani-
ties/, vir (1930), n. 2 (settembre), pp. 80-83.

Il IV vangelo e la storia cristiana, in « La Nuova Italia », 1 (1930), n. 9 (set-
tembre), pp. 357-360.

Le memorie del principe di Bülow, in « Pégaso », nov. 1930, pp. 605-613 (se-
gue, riguardo ai voll. 11 e rr1 delle Memorie, in « Pégaso », marzo 1931,
pp. 359-361, e aprile 1931, pp. 483-490).

Lutero e l'umanesimo, in « La Cultura », ix (1930) [o x (1931) ?], pp. 161-167.

Il « S. Agostino » di Papini, in « Il Lavoro », 18 genn.

Le memorie di Trotzki, in « Il Resto del Carlino », 16 maggio.

Le memorie di uno scienziato cattolico italiano /mons. Francesco Lanzoni/,
in «Il Lavoro », 5 settembre.

S. Agostino, in « Il Resto del Carlino », 31 ott.

Da Gregorovius a Grisar, in « Il Lavoro », 5 nov.

1931

Rec. a La mistica giovannea di A. OwoDEo, in « Riv. di Filologia e d'Istru-
zione classica », ix (1931), fasc. 3 (estr. pp. 5).

Bernhard von Bülow e la Germania guglielmina, in « La Cultura » X (1931),
fasc. 5 (maggio), pp. 390-399.

Antonio di Padova e la prima generazione francescana, in « Pégaso », giugno
1931, pp. 714-720.

Le « Memorie » di Loisy, in « La Cultura », x (1931), fasc. 9 (settembre), pp.
713-72.

L'anima di Dante, in « Il Lavoro », 30 genn.

La madre di Dio, in « Il Resto del Carlino », 24 maggio.

Bülow e la guerra, in « Il Resto del Carlino », 3 aprile.

Giovanna d' Arco, in « Il Resto del Carlino », 3 giugno.

S. Antonio da Padova, in « Il Resto del Carlino », 13 giugno.

1932

Il processo di Bismarck, in « La Cultura », x1 (1932), fasc. 2 (febbraio), pp.
295-316.

Il centenario dell’« Aiglon », in « Pégaso », luglio 1932, pp. 41-56.

Una gran dama di anteguerra e la società europea del suo tempo /Maria Dorotea
Radziwill/, in « Pégaso », giugno 1932, pp. 744-748.

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NECROLOGI 231

Rec. a Autunno 1918. Come finì la guerra mondiale di G. Mina, in « Pégaso »,
aprile 1932, pp. 493-496.

Rec. a Les deux sources de la morale et de la religion di H. BERGSON, in « Pé-
gaso », ottobre 1932, pp. 508-512.

Sun Yat-sen, in « Il Resto del Carlino », 18 febbraio.

L'Italia nell' Alto Medioevo, in « L'Ambrosiano », 16 aprile.

L'Italia comunale, in « L'Ambrosiano », 7 maggio. ;

Lo sfacelo della flotta tedesca, in « Il Lavoro », 13 maggio.

Nerone, in « Il Resto del Carlino », 31 maggio.

Potere militare e potere civile in Germania, in « Il Lavoro », 3 giugno.

Bülow e gli altri, in « Il Resto del Carlino », 18 giugno.

S. Girolamo, in « Il Resto del Carlino », 27 luglio.

Giulio Cesare, in « Il Lavoro », 14 dicembre.

San Paolo e la origini cristiane, in « Il Lavoro », 28 dicembre.

1933

L’eredità di Paul Sabatier, in « L'Esame », agosto-settembre, pp. 449-456.

Rec. a Storia della letteratura latina cristiana, Vol. 111, di U. Moricca, in « Pan »,
I (1933) [o II (1934) ?], pp. 449-456.

Ernesto Buonaiuti pellegrino di Roma, in «La Cultura», x11 (1933), pp. 375-391.

Demostene, in « Il Lavoro », 22 marzo.

Sotto l'arco di Tito, in « Il Resto del Carlino », 31 marzo.

La successione di Cesare, in « Il Lavoro », 18 aprile.

L'impero romano, in « Il Lavoro », 9 maggio.

Come finì la guerra mondiale (Autunno 1918), in « Il Resto del Carlino », 9
maggio.

L'imperialismo di Roma e l'unità della storia antica (Il mito della monarchia
universale), in « Il Resto del Carlino », 30 maggio.

Cicerone politico, in « Il Lavoro », 14 luglio.

San Paolo, in « Il Resto del Carlino », 21 luglio.

Cicerone fra Cesare e Augusto, in « Il Resto del Carlino », 2 settembre.

Bubi o la storia di Caligola (La tragedia di una famiglia imperiale), in « Il
Resto del Carlino », 29 settembre.

Un bilancio critico della storia di Gesù, in « Il Lavoro », 29 settembre.

Il notaio bolognese Rolandino de’ Passeggeri (L’antagonista di Federico II di
Svevia), in « Il Resto del Carlino », 9 novembre.

Il messaggio di Paolo, in « Il Lavoro », 10 novembre.

Storia e romanzo di Giuseppe Flavio, in « Il Lavoro », 25 novembre.

1934

Rec. a Gaetano Negri (1813-1902) di A. DEL VECCHIO VENEZIANI, in « Pan »,
II (1934), n. 9 (novembre), pp. 440-445.
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232 NECROLOGI

Roma, la Gallia e l'opera storica di Gamille Jullian, in « Pan », r1. (1934) [?],
pp. 713-721.

Il cardinale Gasparri e l'ultimo ventennio di politica internazionale della S.
Sede, in « Rassegna di politica internazionale », dic. 1934, pp. 626-632.

Cola di Rienzo, in « Il Lavoro », 23 maggio.

I primordi della chiesa cristiana, in « Il Lavoro », 14 luglio.

I Cesari, Tacito e le « revisioni » storiche, in « Il Lavoro », 25 luglio.

Storia nazista, in « Il Lavoro », 3 ottobre.

1935

Il pensiero politico italiano dal 1700 al 1870, Torino, Einaudi, pp. x1v-375 ;
62 ed. riveduta 1959.

Rec. a Constantine the Great and the Christian Church di N. H. BAYNES;
L'empereur Constantin di A. PrANIOL, in « Riv. di Filologia e d’Istru-
zione classica », xIII (1935), fasc. 1 (estr. pp. 5),

La storia di Roma nel Medioevo, in « Pan *; IIT (1935), n:;4^[?]; pp. 15-28.

Rec. a Gioacchino da Fiore di F. FOBERTI, in « Pan », rr (1935), n. 2 (febbraio),
pp. 289-292.

Polemica pagana ed evoluzione cristiana nell'età imperiale, in « Pan », i11 (1935),
n. 6 (giugno), pp. 250-260.

Rec. a Machiavel di Ch. BENoisT, in « Pan », i11 (1935), n. 6 (giugno), pp.
307-310.

Rec. a Discorsi sulla storia d'Italia di A. SoLMI, in « Pan», rir (1935) [?],
pp. 128-131. .

Ludendorff e la disfatta tedesca, in « Il Lavoro », 26 gennaio.

Chiesa e Impero nella storia d'Italia, in « Il Lavoro » 15 giugno.

Ipotesi sull'al di là, in « Il Lavoro », 31 ottobre.

La scienza greca, in « Il Lavoro », 26 novembre.

Teodorico, l' Europa e l’Italia, in « Il Lavoro », 13 dicembre.

Novità su San Paolo, in « Il Lavoro », 27 dicembre.

1936

Storia della letteratura latina cristiana dalle origini alla metà del VI secolo,
Milano, Vallardi, pp. x11-329.

Giordano Bruno, in Le più belle pagine di Giordano Bruno scelte da Luigi Sal-
vatorelli, Milano, Treves, pp. 1-VII.

La politica vaticana nel 1935, in « Relazioni internazionali 5 1I «1936); n. 1
(gennaio), p. 2.

I colloqui Luzzatti-Mons (Un curioso episodio della prima crisi marocchina),
in «Il Lavoro », 14 febbraio.
NECROLOGI 233

La battaglia di Verdun e la strategia di Falkenhayn, in « Il Lavoro », 11 marzo.

Gregorio VII, in « Corriere Padano », 25 marzo.

Cristianesimo sociale, in « Il Lavoro », 28 aprile.

La « Vie de Jesus » di Mauriac, in « Il Lavoro », 27 giugno.

Ritratto dell’ultimo zar, in « Corriere Padano », 17 settembre.

La rivoluzione russa di febbraio nel racconto di Trotskij, in «Il Lavoro », 14
ottobre. ;

San Paolo e gli anonimi nella storia delle origini cristiane, in «Il Lavoro »,
17 ottobre.

Costantino Magno, la Chiesa e l' Impero, in « Il Lavoro », 10 novembre.

Europa antica, in « Il Lavoro », 27 novembre.

La « misantropia » di Giuseppe de Maistre, in « Il Lavoro », 23 dicembre.

1937

L'Italia medioevale. Dalle invasioni barbariche al secolo XI, Milano, Monda-
dori (vol. i11 della «Storia d'Italia illustrata »), pp. 656.

La politica della Santa Sede dopo la guerra, Milano, I.S.P.I. (Istituto per gli
studi di politica internazionale), pp. 293.

L'Italia antica, in « Il Lavoro », 16 gennaio.

Una «somma » del Vangelo [su P. Martinetti, I! Vangelo con introduzione e
note/, in « Il Lavoro », 23 febbraio.

Teocrazia, laicismo e umanesimo cristiano, in « Il Lavoro », 19 giugno.

Luigi Luzzatti e la libertà religiosa, in « I1 Lavoro », 26 giugno.

Umanità di Orazio, in « Corriere Padano », 10 luglio.

Spiriti e motivi del giurisdizionalismo settecentesco, in « Il Lavoro », 14 luglio.

Elementi di una esperienza religiosa [sul libro di A. Capitini/, in « Il Lavoro »
28 luglio.

Ricchezza fondiaria ed espansione commerciale agli inizi del comune italiano,
in « Il Lavoro », 19 ottobre.

Quando incomincia l'impero romano ?, in « Il Lavoro », 5 novembre.

Quando finisce l'impero romano ?, in « Il Lavoro », 20 novembre.

Fra il Natale e l'Epifania, in « Il Lavoro », 31 dicembre.

1938

Sommario della storia d'Italia dai tempi preistorici ai nostri giorni, Torino,
Einaudi, pp. x1v-1573 ; 128 edizione nuovamente riveduta e accresciuta
1969 ; 12 ed. nella collana « Gli struzzi » 1974.

Collegi romani, arti medievali e corporazioni, in « Corriere Padano », 16 gen-
naio.

L'idea laica in Francia nel presente e nel passato, in « Il Lavoro », 25 gennaio.
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234 NECROLOGI

Augusto e la romanità, in « Il Lavoro », 31 maggio.
Un santo polemista /S. Girolamo/, in « Corriere Padano » [?], 28 luglio.

Introduzione a G. MazziNr, Opere (a c. di L. Salvatorelli), 2 voll., Milano,
Rizzoli ; pp. 9-64.

1939

Pio XI e la sua eredità pontificale, Torino, Einaudi, pp. 259.

La triplice Alleanza. Storia diplomatica 1877-1912, Milano, I.S.P.I. (Istituto
per gli studi di politica internazionale), pp. 478.

Il pontificato romano alla morte di Pio XI, Milano, I.S.P.I., pp. 10 (pubbl.
in « Storia e Politica Internazionale », 31 marzo 1939).

La patria e la pace, in « Il Lavoro », 31 gennaio.

Papa religioso e papa politico, in « Il Lavoro », 17 marzo.

Il carattere costituzionale dell’ Impero romano, in « Il Lavoro », 28 marzo.

Le Chiese, la Chiesa e il Mondo, in « Il Lavoro », 18 aprile.

I papi di Avignone e l’Italia, in « Il Lavoro », 18 agosto.

Nouve pagine religiose di Alfredo Loisy, in « Il Lavoro », 15 settembre.

Colonie e conquiste dell’Italia comunale, in « I1 Lavoro », 25 ottobre.

La fondazione degli Stati Uniti e la libertà religiosa, in « Il Lavoro », 18 no-
vembre.

1940

Storia d' Europa dal 1871 al 1914. Vol. 1 (in 2 tomi), 1871-1878, Milano, I.S.P.I.,
pp. 1028.

L'Italia comunale. Dagli inizi del secolo XI alla metà del XIV, Milano, Mon-
dadori (vol. rv della «Storia d'Italia illustrata »), pp. 948.

Alfred Loisy, in « Nuova Riv. Storica », xxiv (1940), fasc. 4-5 (estr. pp. 8).

Settecento religioso, in « Il Lavoro », 13 gennaio.

Il « Riarmo morale » e la pace nel mondo, in « Il Lavoro », 31 gennaio.

Federico II «tiranno di Sicilia », in « Il Lavoro », 28 febbraio.

1941

Vent'anni fra due guerre, Roma, Edizioni italiane, pp. 541 ; 22 ed. interamen-
te riveduta (con una tavola cronologica di C. CAsALEGNO fino al ter-
mine della seconda guerra mondiale), 1946.

Le lettere di Santa Caterina e la famiglia cateriniana, in « Il Messaggero », 25
febbraio.

L'Italia fra i barbari e bizantini, in « I1 Messaggero », 9 agosto.
NECROLOGI 235

1942

Profilo della storia d'Europa, 2 voll., Torino, Einaudi, PP. XVIII-1254 ; 2? ed.
1944. Nouva ed. (32) riveduta e aggiornata, col titolo Storia d'Europa,
Torino, U.T.E.T., 1951; 43 ed. interamente rielabarata e aggiornata
1961.

Scissioni e coalizioni nei due partiti classici inglesi [a proposito della Storia
d'Inghillerra nel sec. XIX di G. M. Trevelyan (trad. di U. Morra), To-
rino, Einaudi, 1941/, in « Nuova Riv. Storica », xxvi (1942), fasc. .
pp. 81-86.

Il ventennio bismarckiano di politica europea (1871-1890), in « Storia e Poli-
tica Internazionale », settembre (fasc. 3) 1942 (estr. pp. 20).

Triplice e Duplice e la politica mondiale, in « Storia e Politica Internazionale »,
dicembre (fasc. 4) 1942 (estr. pp. 28).

. 0*5

1943

Pensiero e azione del Risorgimento, Torino, Einaudi, pp. 198 ; 72 ed. 1962;
1? ed. nella Piccola Biblioteca Einaudi 1963, 72 ed. 1974.

Il decennio di crisi della politica europea, in « Storia e Politica internazionale »,
giugno (fasc. 2) 1943 (estr. pp. 24).

Alessandro e Demostene, in « Il Resto del Carlino », 27 marzo.

1944

Casa Savoia nella storia d’Italia, Roma, Quaderni Liberi (Problemi della vita
italiana, 3), pp. 46.

Leggenda e realtà di Napoleone, Roma, De Silva ; nuova edizione riveduta,
Torino, Einaudi, 1960, pp. 177.

Italia e Jugoslavia nella nuova Europa (Conferenza tenuta in Bari il 1. ot-
tobre 1944), Bari, a cura dell’Associazione « Amici della Jugoslavia »,
PP: 35.

1945
La repubblica di Weimar, in « Risorgimento », 1 (1945), n. 4, pp. 297-311.

Da Algesiras alla marcia su Roma, in «L'Italia Libera », 24 marzo.
Prefazione a A. RoTELLI, Carlo Sforza, Roma, Latinia [1945 o 1946 2] ; pp. 5-6.

1946

Il fascismo nella politica internazionale, Modena e Roma, Guanda, pp. 160.
La politica internazionale dal 1871 ad oggi, Torino, Einaudi, pp. ...
236 NECROLOGI

L’anarchia internazionale e le due guerre mondiali, in « La Comunità Interna-
zionale », 1 (1946), n. 1 (gennaio); estr. pp. 19. |

Rec. a La disgregazione dell' Europa di F. NirrTI, in «La Comunità Internazio- sl
nale », 1 (1946), n. 2 (aprile) ; estr. pp. 4.

Il Mezzogiorno nella storia d'Italia, in « Il Ponte », 11 (1946), n. 10 (ottobre),
pp. 846-860.

Il problema storico della democrazia in Italia, in « Osservatorio », II (1946),
n. 11-12 (novembre-dicembre), pp. 379-394.

La Società Internazionale di Studi Francescani in Assisi, in « Bollettino della
Deputazione di Storia Patria per l'Umbria », xLIII (1946) ; estr. pp. 11.

Thiers e Benda contro le nazioni, in « Milano-Sera », 23 aprile.

Torino antifascista [sulle Memorie di un'antifascista di Barbara Aliason /; in
« Milano-Sera », 30 luglio.

1947

La dotrina di Truman e l'organizzazione mondiale, in « La Comunità Interna-
zionale », 11 (1947), n. 1 (gennaio) ; estr. pp. 13.

Non si vive di solo pane, in « Rassegna Storica del Risorgimento », xxxiv
(1947), fasc. 1-2 (gennaio-giugno) ; estr. pp. 5.

Gli studi di storia [di Adolfo Omodeo/, in « L'Acropoli - Ad Adolfo Omodeo »,

| Napoli, G. Macchiaroli, pp. x1-xx.

Le relazioni fra Stato e Chiesa nel sec. XIX. 1. Il periodo rivoluzionario napo-
leonico. 11. Restaurazione e Romanticismo. 111. Pio IX, in « Ricerche re-
ligiose », xvIti (1947), n. 1 (marzo), pp. 23-39, n. 2 (giugno), pp. 116-131,
n. 3 (settembre), pp. 237-251 (segue).

Adolfo Omodeo, in « Ricerche religiose », xvii (1947), n. 1 (marzo), pp. 46-48.

Rec. a Les vies de Jésus et le Jésus de l'histoire di J. G. H. HOFFMANN, in « Ri-
cerche religiose », xvii (1947), n. 2 (giugno), pp. 178-179.

| Il centenario della morte di Alessandro Vinet, in « Ricerche religiose », XVIII

| (1947), n. 2 (giugno), pp. 187-188.

Tragedia e commedia di una antica famiglia imperiale (Dalla tirannide di Ti- b
berio alla follia di Caligola), in « Il Messaggero », 22 maggio. |

La pace e la Santa Sede, in « La Voce Repubblicana », 9 ottobre. |

1948

Prima e dopo il Quarantotto, Torino, De Silva, pp. 1x-276.

La Chiesa e il Mondo, Roma, Editrice Faro, pp. 242.

Paolo Sarpi, in « Quaderni di Belfagor », n. 1 (1948), pp. 137-144.

Bismarck, in « Riv. Storica Italiana », Lx (1948), fasc. 1 ; estr. pp. 27. |
Bilancio del Quarantotto (relazione al x Convegno « Volta »), Roma, Accade- |
mia Naz. dei Lincei, pp. 18.
NECROLOGI 237

Le relazioni fra Stato e Chiesa nel sec. XIX. 1v. Dal cattolicesimo liberale al
Concilio Vaticano. v. Fine di secolo, in « Ricerche religiose », xix (1948)
n. 2 (luglio), pp. 134-147, n. 3-4 (dicembre), pp. 213-227.

Marta e Maria [sull'Azione Cattolica/, in «La Voce Repubblicana », 19 set-
tembre.

Un libro di Einaudi (Federalismo e guerra), in « La Stampa », 11 novembre.

Addio al '48, in «La Stampa », 25 dicembre.

1949

La rivoluzione europea (1848-1849), Milano, Rizzoli, pp. 350.

La Repubblica Romana e la Santa Alleanza, in Giuseppe Mazzini e la Repub-
blica Romana, Roma, Comitato Naz. per le Onoranze a Giuseppe Maz-
zini, pp. 105-113.

Bilancio del Quarantotto cit. (1948). pubbl. con interventi finali in Convegno
di Scienze morali storiche e filologiche - Il 1848 nella storia d’Europa,
Roma, Accademia Naz. dei Lincei, pp. 439-458.

Cesare e Pietro, in « Galleria », 1 (1949), pp. 70-72, e in «La Stampa », 22 feb-
braio.

La coscienza civile e politica di G. De Ruggiero, in Guido De Ruggiero, « Pro-
blemi attuali di scienza e di cultura », Quaderno n. 13, Roma, Accad.
Naz. dei Lincei, pp. 19-27, e (col titolo Guido De Ruggiero politico) in
« Belfagor », 1949, fasc. 6, pp. 670-678.

1950

Tre colpi di stato, in « Il Ponte », v1 (1950), n. 4 (aprile), pp. 340-350.

La chiesa e il fascismo, in « Il Ponte », vi (1950), n. 6 (giugno), pp. 594-605.

La « guerra fredda » e le relazioni fra i due blocchi, in « La comunità Internazio-
nale », v (1950), n. 3 (luglio) ; estr. pp. 12.

L'affare coreano e le Nazioni Unite, in «La Comunità Internazionale », v
(1950), n. 4 (ottobre) ; estr. pp. 7.

Mazzini e il socialismo odierno, in Tre problemi Tre soluzioni, Genova, Asso-
ciaziane Mazziniana Italiana, pp. 11-18.

Risposta all'inchiesta sul federalismo del « Ponte », in « Il Ponte », vr (1950),
n. 12 (dicembre), pp. 1506-1507.

Giolitti, in « Riv. Storica Italiana », Lx11 (1950), fasc. 4, pp. 497-532.

Gli studi di storia del cristianesimo, in Cinquant'anni di vita intellettuale ita-
liana 1896-1946, vol. 11, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane ; estr. pp.
11.

Due secoli, in « Quaderni ACI», Torino, Associazione Culturale Italiana, pp.
19-29.
238 NECROLOGI

Nu E Ginquant'anni di storia, in « La Stampa », 1. gennaio.
M i LE Anno santo e unità cristiana, in « Il Messaggero », 28 gennaio.
WU La Chiesa e lo Stato (Centenario Siccardi), in « La Stampa », 8 aprile.
ME ll | L'eredità del secolo decimonono e gli ideali dell' Italia democratica e repubbli-
tb TI cana [discorso per l'Associazione Mazziniana Italiana/, in «La Voce
ELE AE Repubblicana », 8 aprile.
Ill i | Spirito vivente /su Giovanni Amendola/, in « La Stampa », 14 aprile.
IT | - Una statua fuori posto [la statua di Giulio Cesare a Rimini/, in « La Stampa »,
30 dicembre.

1951

Roma, Novara, Istituto Geografico De Agostini, pp. 86 /ristampa/.
Profilo di una storia religiosa d’Italia, in « Riv. Storica Italiana », LxI1I (1951),
i fasc. 2, pp. 153-161.
| Prefazione a Ernesto Buonaiuti - Bibliografia degli scritti, a c. di M. RAVÀ,
! | .Firenze, La Nuova Italia, pp. vir-x..
L'avvento del fascismo (Mito e storia), in « La Stampa », 24 genn.
Diario di un ragazzo [diario di Folco Marin, caduto in Slovenia in combatti-
| mento con i partigiani/, in « Il Messaggero », 24 febbraio.
| | Giolitti ignorava il patto di Londra, in «La Stampa », 22 marzo.
Italia tormentata /sul libro dello stesso titolo di A. C. Jemolo/, in « La Stampa »,
(N 8 maggio. \
Mistero dell'anno '40 [sul libro di A. Rossi (Angelo Tasca) Les communistes
| francais pendant la dróle de guerre/, in « La Stampa », 15 giugno.
Testimonianze di un tedesco sulla politica da Versailles a Norimberga [sulle
memorie di Paul Schmidt/, in « Il Messaggero », 7 agosto.
La mancanza di un Patto Atlantico ci portó alla seconda guerra mondiale, in !
« Il Messaggero », 14 agosto. |

1952

LuiGI SALVATORELLI e GIOVANNI MIRA, Storia del fascismo (l’Italia dal 1919
al 1945), Roma, Edizioni di Novissima, pp. 1040. Nuova edizione, col
titolo Storia d'Italia nel periodo fascista, Torino, Einaudi, 1956 ; 5* ed.
interamente riveduta 1964, 3^ ristampa 1974. 1* ed. negli « Oscar »
Mondadori, Milano, 2 voll., 1969.

Lineamenti di politica internazionale (1815-1952), in Questioni di storia con-

| temporanea a c. di E. Rota, Milano, Marzorati, 1. vol., pp. 71-249.

| Oggi e domani. Panorama politico del 1951, in « La Comunità Internazionale »,
vii (1952), fasc. 1 ; estr. pp. 14.

Rec. a Nascita e avvento del fascismo di A. Tasca, in «Riv. Storica Italiana »,

LXIV (1952), fasc. 1, pp. 111-117.

A de e er Le - NECROLOGI 239

Rec. a Due anni di alleanza germano-sovietica (1939-1941) di A. TASCA ; Une
page d'histoire. Les Communistes francais pendant la dréle de guerre di
A. Rossi /A. TascA/, in «Riv. Storica Italiana » LXIV (1952), fasc.
2, pp. 280-284.

Rec. a La lotta politica italiana nel secondo dopoguerra e il Mezzogiorno di
F. CouPAGNA, in « Riv. Storica Italiana », Lxrv (1952), fasc. $, pp. 453-
455.

Croce storico, in « Rassegna Storica del Risorgimento », xxxrx (1952), fasc.
4 (ottobre-dicembre) ; estr. pp. 2.

Croce e Maurras, in « Riv. di Letterature Moderne » (Numero speciale dedi-
cato a « Benedetto Croce » /1953/), pp. 399-415.

Doppio gioco di Stalin, in «La Stampa », 6 febbraio.

Il problema storiografico del fascismo /riassunto di una conferenza tenuta al-
l'Associazione italiana per la libertà della cultura /, in « Il Messaggero,
11 maggio.

Vita e morte dell'unità sindacale, in « La Stampa », 22 luglio

Preistoria degli arabi [su Storia e costumi degli arabi fino alla morte di Mao-
metto di Michelangelo Guidi/, in «La Stampa » 30 agosto.

Albe di nazioni, in « La Stampa », 11 settembre.

Trent'anni (Una data : 28 ottobre), in « La Stampa », 28 ottobre.

Testimonio d'Italia [in morte di V. E. Orlando /, in « La Stampa », 3 dicembre.

1953

La politica interna di Perugia in un poemetto volgare della metà del Trecento
[tesi di laurea, 1907/, in « Bollettino della Deputazione di Storia Pa-
tria per l'Umbria », vol. L (1953) ; estr. (1954) pp. 110.

Le idee religiose di fra Paolo Sarpi, in « Atti della Accademia Nazionale dei
Lincei », Memorie di Scienze morali, storiche e filologiche, Serie VIII,
Vol. v (1953), pp. 311-360.

Appunti sul problema storiografico del fascismo, in « Il movimento di libera-
zione in Italia », n. 22 (genn. 1953), pp. 18-21.

Umanità ellenica, in « La Nuova Stampa », 30 aprile.

Italia fuoruscita /sulla Storia dei fuorusciti di A. Garosci/, in «La Stampa »,
3 giugno.

Stalin nel 1939 sbagliò il primo bottone, in « L'Europeo », 14 giugno.

Due rivoluzioni [rivoluzione russa e rivoluzione francese/, in «La Stampa »,
19 luglio.

Luci e ombre del 25 luglio, in « La Stampa », 25 luglio.

Storia del PCI /sulla Storia del Partito Comunista Italiano di F. Bellini e G.
Galli/, in « Il Messaggero », 7 agosto.

America del Novecento | su Lo spirito americano di H. S. Commager e De

America di G. Piovene/, in « Il Messaggero », 28 agosto.
240 NECROLOGI

Mussolini erede del Conte Sforza, in « L’Europeo » [?], 27 settembre.

Passato e presente della democrazia cristiana, in « La Stampa », 1. ottobre.

Il carteggio Turati-Kuliscioff, in « La Stampa », 9 ottobre..

Storia della resistenza [sulla Storia della resistenza di R. Battaglia/, in « La
Stampa », 6 novembre.

Col serm@ne della montagna vogliono avvicinare Eisenhower e Malenkov (1l
movimento del riarmo morale), in «L’Europeo », 8 novembre.

Imperialismo antico, in « La Stampa », 4 dicembre.

La Quarta Repubblica, in « La Stampa », 20 dicembre.

L’ambiente culturale torinese da Gobetti alla Resistenza /sul saggio introduttivo
di G. Solari a La formazione della filosofia politica di Benedetto Croce di
A. Mautino/, in «La Stampa », 25 dicembre.

1954

Occidente e Oriente nel 1953, in «La Comunità Internazionale », rx (1954),
fasc- [5 estr. pp..18,

Rapporti e contrasti fra Napoleone III e Mazzini nella politica europea fra il
1850 e il 1860, in «Rassegna Storica del Risorgimento », xLI (1954),
fasc. 2-3 (aprile-settembre), pp. 582-586.

Il problema tedesco, in «La Comunità Internazionale », 1x (1954), fasc. 4;
estr. pp. 8.

Ricordo di Giovanni Ferretti, in « Nuova Antologia », n. 1848 (dic. 1954), pp.
517-520, e in « Atti e Memorie dell’Accademia Virgiliana », vol. xxxii
(1962), pp. 37-40 (col titolo L'opera scientifica di Giovanni Ferretti).

« Processo allo Stato » [su Processo alla giustizia di A. Battaglia e La crisi
dello stato moderno di A. C. Jemolo/, in « La Stampa », 2 giugno.

L'opera e l'uomo [in morte di De Gasperi/, in « La Stampa », 20 agosto.

Miti e realtà di « Polemica liberale » [sulla 3* ed. di Polemica liberale di M.
Missiroli/, in «La Stampa », 29 settembre.

Neutralisti e partigiani [su Iniziative neutralistiche della diplomazia italiana
nel 1870 e nel 1915 di I. e E. Artom, e Guerra partigiana di D. L. Bian-
co/, in «La Stampa », 22 ottobre.

Jaurés e Salvemini, in « La Stampa », 27 novembre.

1955

Chiesa e Stato dalla rivoluzione francese ad. oggi, Firenze, La Nuova Italia,
pp. x11-148.

L'opposizione democratica durante il fascismo, in Il secondo Risorgimento. Nel
decennale della Resistenza e del ritorno alla democrazia 1945-1955, Roma,
Istituto Poligrafico dello Stato, pp. 97-180.
aa I

NECROLOGI 241

Studi recenti di storia delle religioni, in « Riv. Storica Italiana », LXVII (1955),
fasc. 2, pp. 213-224.

Rec. a Politica di questi anni (« Opera Omnia » seconda serie, vol. nono) di
L. Srunzo, in «La Comunità Internazionale », X (1955), fasc. 3; estr.
pp. 3-4.

Attualità sociale di Mazzini (Relazione al Convegno di Studi Maziniani nel
150. anniversario della nascita, Genova 11-12 giugno 1955), pp. 15.

Movimento francescano e gioachimismo, in Relazioni del X Congresso Interna-
zionale di Scienze Storiche (Roma 4-11 settembre 1955), Vol. r1: Storia
del medioevo, Firenze, Sansoni, pp. 403-448.

Agosto 1914, in « La Stampa », 7 gennaio.

Il congresso romano di storia delle religioni, in « La Stampa », 23 aprile.

Luci ed ombre (La rinascita nazionale), in « La Stampa », 24 aprile.

Sonnino e Wilson, in « La Stampa », 5 agosto.

Il veto a Giolitti nel '22 (Lettere al direttore - Un chiarimento di don Sturzo
e la risposta di L. Saivatorelli), in « La Stampa », 26 agosto.

Salvemini e Shaw, in « La Stampa », 6 settembre.

Interpretazioni di Giulio Cesare, in «La Stampa », 23 novembre.

La parabola del maccarthysmo /su Rapporto sul maccarthysmo di G..Macera T
in « La Stampa », 30 novembre.

De Gasperi clandestino, in « La Stampa », 20 dicembre.

1956

La guerra fredda (1945-1955), Venezia, Neri Pozza, pp? 337.

La nuova fase della politica internazionale, in « La Comunità Internaziona-
le », x1 (1956), fasc. 1; estr. pp. 15.

Il nazionalismo e la crisi dello stato liberale (Conversazione tenuta il 29 feb-
braio 1956 nel Salone degli Affreschi della Società Umanitaria per il
ciclo su « La recente storia d'Italia », organizzato da un gruppo di stu-
denti universitari e medi di Milano) /ciclostilato ls pp. *:

Il problema religioso nel Risorgimento, in « Rassegna Storica del Risorgimen-
to », XLII (1956), fasc. 2 (aprile-giugno), pp. 193-216. (Relazione al
xXXIII Congresso nazionale del Risorgimento, Messina 1-4 settembre
1954).

Situazione interna e internazionale dell’Italia nel primo semestre del 1943, in
« Il Movimento di Liberazione in Italia », n. 34-35 (1956 [?]), fasc. 1-2;
éestr. pp. ff.

Mussolini e Laval, in « La Stampa », 16 marzo.

Stalin e il socialismo, in « La Stampa », 18 marzo.

I pareri del Presidente [su Lo scrittoio del Presidente di L. Einaudi /, in «La
Stampa », 24 maggio.
242 NECROLOGI

Elogio della diplomazia, in « La Stampa », 21 giugno.
Politica e coltura [sulla Société Européenne de Culture /, in « La Stampa », 20
ottobre.

1957

Storia del Novecento, Milano, Mondadori, pp. 917 ; 3* ed. rielaborata e aggior-
nata 1964; 12 ed. negli « Oscar », 4 voll., 1971.

La politica della Chiesa in Italia (Relazione al x Convegno degli Amici del
« Mondo », Roma 6-7 aprile 1957), in Stato e Chiesa, a c. di V. GORRESIO,
Bari, Laterza, pp. 19-34.

La politica estera dal 1861 al 1870 (Relazione al x Covegno storico toscano
su L'Italia dal 1861 al 1870, Cortona 25-28 aprile 1957), in X Convegno
storico toscano, Firenze, Società Toscana per la Storia del Risorgimento,
pp. 9-13; e in « Rassegna Storica Toscana », Imi (1957), fasc. 3-4 (lu-
glio-dicembre), pp. 201-212.

Filippo Burzio, in « Necrologi di Soci Defunti nel decennio dicembre 1945-
dicembre 1955 », fasc. 2, Roma, Accademia Naz. dei Lincei, pp. 70-73.

Giuseppe Mazzini e la questione sociale (scritto per il ciclo di conferenze « Fi-
gure del movimento sociale repubblicano in Italia» radiotrasmesse nel
1952 per il terzo programma e pubbl. in opuscolo a c. delle Edizioni
Radio Italiana, 1953), Roma, A cura dell'Ufficio Stampa del Partito
Repubblicano Italiano, con cenni bibliografici sugli scritti e sulla let-
teratura relativi a Mazzini di L. GATTO, pp. 15.

L'ultimo Giolitti, in « La Stampa », 15 gennaio.

Tra Roma e Washington [su Dieci anni tra Roma e Washington di A. Tarchia-
ni e Cinque anni a Palazzo Chigi di C. Sforza/, in «La Stampa », 24
gennaio.

L'Italia vista da un americano [su Italia e Stati Uniti di H. Stuart Hughes /,
in «La Stampa », 8 febbraio.

Giuliano l' Apostata, in « La Stampa », 14 marzo.

Fisionomia di Stresemann, in «La Stampa », 3 aprile.

I militari in Germania [su La nemesi del potere. Storia dell'esercito tedesco
dal 1918 al 1945 di J. Weeler-Bennet/, in « La Stampa », 23 maggio.

Thomas Mann e il demoniaco, in « La Stampa », 15 giugno.

Il credo di Einstein [su Idee e opinioni di A. Einstein/, in « La Stampa », 13
agosto.

Bisanzio e l'Occidente, in « La Stampa », 16 ottobre.

Bilancio umano di una rivoluzione [nel quarantesimo anniversario della ri-
voluzione d'Ottobre/, in «La Stampa », 7 nov.

Il «gran rifiuto » di Giovanni Giolitti [nella rubrica ‘Lettere al direttore '/,
in «La Stampa », 21 novembre.

Europa 1937, in « La Stampa », 23 novembre.

Del nuovo su Giolitti e il patto di Londra, in « La Stampa », 12 dicembre.

i —M NECROLOGI 243

1958

Dalla « guerra fredda » di Stalin alla « coesistenza competitiva » di Khrushcev,
in «La Comunità Internazionale », xii (1958), fasc. 1; estr. pp. 7.

Augusto Mancini, in « Bollettino della Domus Mazziniana - Pisa », rv (1958),
n. 1; estr.-pp. 2: i

Il ritorno di Cattaneo, in « Itinerari », n. 32 (giugno 1958), pp. 117-124.

Le idee ierocratiche dei pontefici da Gregorio VII a Innocenzo III, in Miscel-
lanea in onore di Roberto Cessi, 1 vol., Roma, Edizioni di Storia e Let-
teratura, pp. 171-190.

Il problema politico del Cattolicesimo nel Risorgimento (Relazione al x1 Con-
vegno Storico Toscano, Castiglioncello 25-28 aprile 1958), in « Rasse-
gna Storica Toscana », Iv (1958), fasc. ...

Il proclama di Saladino (Crociata e anticrociata), in « La Stampa », 3 gennaio.

Come rinacque Israele, in « La Stampa », 14 maggio.

Chiesa e Stato nel tempo fascista /sulla collana « Stato e Chiesa » diretta da
E Rossi, Parenti ed./, in «La Stampa », 22 agosto.

Continuità di Sturzo, in « La Stampa », 18 novembre.

1959

La politica estera, in La nazione nei suoi cento anni 1859-1959, Bologna [?],
. » pp. 135-164.

Prefazione a A. Fnassartr, Giolitti, Firenze, Parenti, pp. 1x-xIv.

Rec. a Il Doge Nicolò Contarini. Ricerche sul patriziato veneziano agli inizi
del Seicento di G. Cozzi, in « Riv. Storica Italiana », LXxI (1959), fasc.
2, pp. 329-334.

Mazzini e Napoleone III, in « Nuova Antologia », n. 1904 (agosto 1959), pp.
433-450.

Prefazione a L. Bonazzi, Storia di Perugia dalle origini al 1860, Città di Ca-
stello, Unione Arti Grafiche, pp. v-xII.

Venezia, Paolo V e fra Paolo Sarpi, in Civiltà veneziana nell’età barocca,
Firenze, Sansoni, pp. 69-95.

Venezia nell’ Alto Medioevo, in «La Stampa », 21 maggio.

La vocazione politica /in morte di L. Sturzo/, in «La Stampa », 9 agosto.

Don Sturzo a New York, in «La Stampa », 21 agosto.

Il diritto naturale /su La restaurazione del diritto naturale di C. Antoni/, in
«La Stampa », 4 settembre.

Dalla monarchia alla repubblica /sulle Memorie di G. Romita/, in «La
Stampa », 17 dicembre.

"_———-cs ssaa
244 NECROLOGI

1960

Leggenda e realtà di Napoleone : cfr. 1944.

L’ultima battaglia per la libertà di stampa, in Lezioni sull’antifascismo, Bari,
Laterza, pp. 33-49.

Risorgimento europeo, in « Rassegna Storica del Risorgimento », xLvII (1960),
fasc. 2 (aprile-giugno), pp. 159-161.

Cavour, in Atti del XXXVIII Congresso di storia del Risorgimento italiano
(maggio-giugno 1959), Roma, Istituto per la Storia del Risorgimento
Italiano, pp. 157-189.

Formazione storica dell'unità italiana, in « Nuova Antologia », n. 1918 (otto-
bre 1960), pp. 145-162.

Federico Chabod, in « Bollettino della Deputazione di Storia Patria per l'Um-
bria », LVII (1960), pp. 123-125.

L'opera storico-religiosa di Raffaele Pettazzoni, in «Riv. Storica Italiana »,
LXXII (1960), fasc. 3, p. 480-488 ; e in « Rendiconti della classe di scien-
ze morali, storiche e filologiche » dell'Accademia Nazionale dei Lincei,
serie vir, vol. xv, fasc. 3-4 (marzo-aprile 1960), col titolo Commemo-
razione del socio Raffaele Pettazzoni [tenuta nella seduta del 9 aprile
1960/, pp. 157-164.

Rec. a La vita e l'opera di Zeffirino Faina di O. MARINELLI, in « Bollettino
della Deputazione di Storia Patria per l'Umbria », LVII (1960), pp. 115-
117.

Oriani storico, in Oriani, a c. di G. SPADOLINI, Faenza, Fratelli Lega Editori,
pp. 23-37.

L’Archivio Storico Italiano, in Le riviste del Vieusseux, Firenze, Vallecchi,
pp. 63-75.

Nitti e D'Annunzio, in « La Stampa », 18 maggio.

Neutralismo giolittiano, in «La Stampa », 21 luglio.

Firenze e Dante, in « La Stampa », 27 dicembre.

1961

Unità d'Italia. Saggi storici, Torino. Einaudi, pp. x1-163.

Le Nazioni Unite e gli odierni aggruppamenti internazionali, in « La Comunità
Internazionale », xvI (1961), fasc. 1 ; estr. pp. 12.

Il Parlamento dell’ Unità, in « Nuova Antologia », n. 1923 (marzo 1961), pp.
289-298.

L'opera europea di Camillo Cavour, in « I1 Veltro », v (1961), n. 9-10, pp. 113-
116.

L'unità d'Italia nella storia europea (Conferenza tenuta in Lucca il 28 mag-
gio 1961), in Quaderni della rivista « La provincia di Lucca », 1, Lucca,
Ind. Graf. Lorenzetti & Natali, pp. 5-15. NECROLOGI 245

In margine al centenario /Giovanni XXXIII e l’unità d’Italia /; in «La Stam-
pa », 28 aprile.

La volontà e il bene, in « La Stampa », 24 dicembre.

Unione nella carità (Il Concilio e le Chiese «separate »), in « La Stampa », 27
dicembre.

1962

Spiriti e figure del Risorgimento, Firenze, Le Monnier, pp. 496 ; 3* ed. (2»
ristampa) 1968.

Il delitto Matteotti e la crisi del 1924-26, in Fascismo e antifascismo (1918-1948).
Lezioni e testimonianze, Milano, Feltrinelli, 2 voll., vol 1, pp. 148-168.

Studi recentissimi sulla formazione dell’unità italiana e sul primo decennio del
regno d’Italia, in « Riv. Storica Italiana », LxxIv (1962), fasc. 2, pp.
286-312.

La rivoluzione italiana, in « Cultura e scuola », n. 4 (giugno 1962), pp. 105-110.

Rivoluzione dell’Italia centrale, in « Bollettino della Deputazione di Storia Pa-
tria per l'Umbria », LIX (1962), pp. 261-264.

Loisy e la Chiesa, in «La Stampa », 29 marzo.

Pensieri pasquali, in «La Stampa », 22 aprile.

Lotte sociali nel '200 nel Comune di Firenze (Gli studi di Salvemini e Ottokar),
in « La Stampa », 19 maggio.

Ritorno del superuomo ? (La potenza fisica non è progresso morale), in « La Stam-
pa », 27 giugno.

I venti concili in sedici secoli, in « La Stampa, 9 ottobre.

Il Concilio della carità (Dalle riunioni di Trento al Vaticano II), in « La Stam-
pa », 11 ottobre.

1963

Dalla svolta di Khrushcev al veto di De Gaulle, in « La Comunità Internazio-
nale », xviii (1963), fasc. 1; estr. pp. 6.

Rec. a Il movimento dei Disciplinati nel settimo centenario dal suo inizio (Pe-
rugia 1260) /Atti del Convegno Internazionale tenuto a Perugia, 25-28
settembre 1960/, in « Riv. Storica Italiana », Lxxv (1963), fasc. 1, pp.
159-161.

L'historiographie italienne au X VIIIe Siècle, in « Cahiers d'Histoire Mon-
diale » /Neuchátel, Editions de la Baconniére/, vir (1963), n. 2, pp.
321-340.

Stasi internazionale, in « La Comunità Internazionale », xviri (1963), fasc. 4 ;
estr. pp. 6.

Conclusione, in La crisi repubblicana da Porta Pia alla caduta della destra
(1870-1876) (Convegno di studi organizzato dalla Domus Mazziniana in

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246 NECROLOGI

collaborazione con la Società Toscana per la Storia del Risorgimento,
Pisa 25-26 maggio 1863), Pisa, Domus Mazziniana, pp. 93-94.

Coscienza morale [sull'enciclica « Pacem in terris »/, in « La Stampa », 11 aprile.

Chiesa di Stato /in occasione della visita di Giovanni XXIII al Quirinale /,
in «La Stampa », 12 maggio.

L'impero romano, in « La Stampa », 16 maggio.

Il pontefice che ha dato grandi speranze all'umanità [in morte di Giovanni
XXIII/, in « La Stampa », 4 giugno.

Il testamento [di Giovanni XXIII/, in «La Stampa », 6 giugno.

Come furono eletti gli ultimi sei papi, in « La Stampa », 19 giugno.

La politica di Giovanni X XIII continua con altro stile [elezione al pontificato
di G. B. Montini/, in «La Stampa », 22 giugno.

La vocazione « europea » della storia americana [sulla collana di storia ameri-
cana pubblicata dal « Mulino »/, in « La Stampa », 3 luglio.

Ripresa del dialogo con le chiese orientali (Il solenne invito di Paolo VI), in
«La Stampa », 21 agosto.

Orgoglio e vanità dell’uomo /sulla sopravvalutazione della tecnica/, in «La
Stampa », 17 ottobre.

C'é di meglio da fare che la corsa alla luna, in « La Stampa », 3 novembre.

Papa, Vescovi, Curia (Dal Concilio Vaticano I al Vaticano II), in «La Stam-
pa », 16 novembre.

Il Concilio ecumenico (Bilancio provvisorio e prospettive finali), in « La Stam-
pa », 8 dicembre. »

1964

Miti e storia, Torino, Einaudi, pp. 482.

Roma e la questione romana nella politica europea del secolo XIX, in Atti del
Convegno Internazionale sul tema : Il Risorgimento e l’Europa (Roma,
28-31 ottobre 1961), Roma, Accademia Nazionale dei Lincei (Problemi
attuali di scienza e di cultura, Quaderno n. 57), pp. 39-134.

Riprendere coscienza del messaggio cristiano, in « La Stampa », 4 gennaio.

Invito alla pace (Il messaggio del pontefice), in « La Stampa », 8 gennaio.

I fratelli separati (Pasqua ecumenica), in « La Stampa », 29 marzo.

Venezia libera nasce nei tempi di Carlomagno (Roberto Gessi ha splendidamen-
te ricostruito le origini della Repubblica), in « La Stampa », 22 aprile.

Passato e avvenire (Nel ricordo della Resistenza), in « La Stampa », 25 aprile.

Dal « controllo operaio » alla politica dei redditi (Ricordare Giolitti e la lezione
del 1920-22), in «La Stampa », 14 giugno.

L'Italia e l’Austria nel tragico luglio ' 14 (Come si giunse alla prima guerra mon-
diale), in « La Stampa », 30 giugno.

L'ultimatum alla Serbia e la politica dell’Italia (Mezzo secolo fa l’ Austria muo-
veva verso la guerra), in « La Stampa », 23 luglio.

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NECROLOGI 247

Europa 1914 (2 agosto : tramonto di una civiltà), in «La Stampa », 2 agosto.

Chiesa e umanesimo laico [sull'enciclica « Ecclesiam Suam »/, in «La Stam-
pa », 11 agosto.

Il grande bivio dello stratega Eisenhower, in « La Stampa », 13 agosto.

Riformismo cattolico del primo *900 e oggi (La Chiesa in Italia tra Leone XIII
e il Concilio), in « La Stampa », 16 settembre.

Renan fu uno spirito profondamente religioso, in « La Stampa », 25 settembre.

L'insegnamento di De Gasperi, in « La Stampa », 11 ottobre.

Papa e vescovi (Da Pio IX a Paolo VI), in « La Stampa », 27 novembre.

Natale di guerra 1914, in «La Stampa », 24 dicembre.

1965

Dante e S. Francesco, in « Bollettino della Deputazione di Storia Patria per
l'Umbria », LxI1 (1965), pp. 236-247.

Neutralismo e interventismo, in Atti del XLI Congresso di Storia del Risorgi-
mento italiano (Trento, 9-13 ottobre 1963), Roma, Istituto per la Storia
del Risorgimento Italiano, pp. 21-43 ; replica agli interventi, pp. 66-70.

Nel rispetto della personalità umana il fondamento della Resistenza europea, in
« Risorgimento », xv (1965), n. 10 (ottobre), pp. 168-172. (Conferenza
tenuta il 26 aprile 1965 presso l'Archiginnasio di Bologna col titolo
« Resistenza italiana e resistenza in Europa »). ;

L'attività patriottica, politica e parlamentare di Cesare Fani, in «Bollettino
della Deputazione di Storia Patria per l'Umbria », xri (1966), fasc. 1,
pp. 141-155.

Replica a Ancora a proposito di Cesare Fani di A. FANI, in « Bollettino della
Deputazione di Storia Patria per l'Umbria », LXIII (1966), fasc. 2, pp.
189-193.

Churchill e Stalin (Ka spartizione delle « zone d'influenza »), in « La Stampa »,
26 febbraio.

L’opera di San Benedetto e l' Europa del suo tempo, in « La Stampa », 31 marzo.

Il messaggio di Dante (Nel settimo centenario della nascita), in « La Stampa, »,
10 aprile.

Perché è difficile scrivere di « storia contemporanea », in « La Stampa », 22 mag-
gio. is

La grande prova dell’Italia unita (A cinquant'anni dal « 24 maggio »), in « pra
Stampa », 23 maggio.

La Chiesa e il Mondo, in «La Stampa »; 10 agosto.

Dante e l’Italia, in «La Stampa », 14 settembre.

Attesa dei fatti [ultima sessione del Concilio/, in «La Stampa », 15 settembre.

La fede di Dante, in « La Stampa », 12 novembre.

Il socialismo italiano (Lezioni del passato, speranze del futuro), in « La Stam-
pa», 21 novembre.

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248 NECROLOGI

Salandra e Di San Giuliano di fronte alla guerra mondiale, in « La Stampa »,
15 giugno.
Socialismo e democrazia (La formazione di un grande partito), in « La Stampa »,
27 giugno.
Un primo bilancio del Concilio Vaticano, in « La Stampa », 12 dicembre.
Natale ecumenico (Fratenità ritrovata fra le Chiese cristiane), in « La Stampa »,
24 dicembre.

1966

L'oeuvre éthico-historique de Guglielmo Ferrero, in « Cahiers Vilfredo Pareto »
/Genève/, n. 9 (1966), pp. 11-18.

Benedetto, santo, in Dizionario Biografico degli Italiani, Roma, Istituto della
Enciclopedia Italiana, vol. viti (1966), pp. 279-289.

San Francesco alla TV, in «La Stampa », 19 maggio.

Uomini, fatti, problemi dell'ultimo mezzo secolo (Le « Memorie » di Levi Della
Vida [Fantasmi ritrovati/), in « La Stampa », 21 giugno.

Ultimo colloquio con papa Pio XI, in « La Stampa », 29 giugno.

Dopo il Concilio Vaticano II avremo una seconda enciclica « Pascendi » ? (La
« circolare Ottaviani » su errori contro la fede), in «La Stampa », 19 ot-
tobre.

Ferdinando Martini interventista frettoloso (Come nel 1915 l’Italia entrò in
guerra), in «La Stampa », 28 novembre. 3

Adriano Tilgher principe dell'elzeviro (A venticinque anni dalla morte), in « La
Stampa », 17 dicembre.

Firenze trecentesca primavera d'Europa, in « La Stampa », 20 dicembre.

1967

Formazione dell’ Europa nazionale-liberale, in Storia Universale a c. di E. Pox-
TIERI, Milano, Vallardi, vol. vit (L'Età Contemporanea), Parte 1 (1967),
pp. 3-190. :

Croce storico e politico (Discorso pronunciato nella seduta a Classi riunite
dell’Accademia Naz. dei Lincei del 12 novembre 1966), in Benedetto
Croce (1866-1966), Roma, Accademia Nazionale dei Lincei, « Problemi
attuali di scienza e di cultura », Quaderno n. 97 (1967), pp. 21-25.

Il contributo del Diario di Ferdinando Martini alla conoscenza storica dell’in-
fervento italiano nella prima guerra mondiale (Relazione svolta nella se-
duta ordinaria dell'if marzo 1967), Roma, Accademia Nazionale dei
Lincei, « Problemi attuali di scienza e di cultura », Quaderno 103 (1967),
pp. 9. i

Prefazione a La Questione tunisina da Crispi a Rudinì di E. SERRA, Milano,
Giuffré, pp. XIII-XV.

Ux NECROLOGI 249

Nella luce dell'enciclica (Umanesimo ecclesiastico e umanesimo laico) [sulla en-
ciclica « Populorum progressio »/, in «La Stampa », 2 aprile.

Alto Adige, in «La Stampa », 4 luglio.

Rivoluzione francese e rivoluzione russa, in « La Stampa », 14 novembre.

Giorgio Levi Della Vida, in « La Stampa », 28 novembre.

Un secolo di storia nelle pagine de « La Stampa », in « La Stampa », 9 febbraio.

1968

Tre generazioni fra guerra e pace (Perché i giovani sono tanto inquieti ?), in
«La Stampa », 26 aprile.

La fine dell’ Austria (Il crollo dell Impero fu utile al Europa ?), in «La Stam-
pa », 14 novembre.

La Bibbia e la pillola (Dalla Genesi a Paolo VI), in « La Stampa », 18 ottobre.

Quattro papi (La Bibbia e la pillola - Postille non inutili a un articolo contro-
verso), in « La Stampa », 25 ottobre.

La preghiera di Borman (Conquista dello spazio e pace), in « La Stampa », 29
dicembre.

1969

Giorgio Levi Della Vida - L'amico (Discorso commemorativo pronunciato nel-
la seduta a Classi riunite del 14 dicembre 1968), in Giorgio Levi Della
Vida, Roma, Accademia Nazionale dei Lincei, « Celebrazioni lincee »,
n. 18 (1969), pp. 27-31.

La parabola di Napoleone, in « La Stampa », 24 aprile.

Autoritratto di De Gaulle, in « La Stampa », 15 giugno.

Dal cosmo a Berlino, in « La Stampa », 25 luglio.

Fuori dal mito [intervento nel dibattito su Napoleone 1/, in « Corriere della
Sera », 4 maggio.

Napoleone e noi, in « La Stampa », 29 maggio.

Filosofo sul trono [sulla biografia di Pietro Leopoldo di Toscana di A. Wan-
druszka /, in «La Stampa », 3 dicembre.

1970

Breve profilo storico del potere temporale, in « Atti dell'Accademia Nazionale
dei Lincei » Rendiconti delle adunanze solenni, vol. vir, fasc. 6 (Adu-
nanza del 13 giugno 1970), pp. 447-455.

Gli scritti di S. Francesco in una recente edizione italiana [di M. Niccor1/,
in Miscellanea Gilles Gérard Meersseman, « Italia Sacra », n. 15-16 /Pa-
dova, Editrice Antenore/, pp. 133-138.

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250 NECROLOGI

I due Concili (Da Pio IX a Giovanni XXIII), in «La Stampa », 17 gennaio.

Un pontefice contestatore [Gregorio Magno/, in « La Stampa », 5 maggio.

La fine del papa re [per il centenario della breccia di Porta Pia/, in «La
Stampa », 20 settembre.

Questo mondo contraddittorio (Le ombre sulla pace), in « La Stampa », 18 no-
vembre.

1971

Da Pilato ad Arafat, in « La Stampa », 17 marzo.

La Francia e l'Europa, in « La Stampa », 23 marzo.

Il carteggio D'Annunzio-Mussolini, in «La Stampa », 14 maggio.

I campi di Marengo, in « La Stampa », 3 giugno.

Gobetti (Settant'anni dalla nascita), in « La Stampa », 19 giugno.

Tra Giolitti e i cattolici (Polemiche sul « Patto Gentiloni », in « La Stampa »,
17 agosto.

Hitler e le pene d'amor perdute (Il libro di Liddel Hart) /B. H. Liddel Hart,
The Other Side of the Hill ; trad. it. Storia di una sconfitta. Parlano i
generali del III Reich/, in « La Stampa », 7 settembre.

Buonaiuti giornalista, in « La Stampa », 30 settembre.

Parte laica e referendum (Difendere il divorzio), in « La Stampa », 9 dicembre.

1972

Un cinquantennio di rivolgimenti mondiali (1914-1971), Firenze, Le Monnier,
pp. 1233.

Due millenni di unità (Davanti alle regioni), in «La Stampa », 20 gennaio.

La Chiesa che contesta, in « La Stampa », 17 febbraio.

L'europeismo di Mazzini, in «La Stampa », 14 aprile,

Padri e figli del fascismo, in « La Stampa », 6 maggio.

Mazzini nella storia (Bilancio di un centenario), in « La Stampa », 20 maggio.

Ultima carta di Hitler, in « La Stampa », 20 giugno.

Dal modernismo al riformismo (Voci nuove nella Chiesa), in « La Stampa », 26
luglio.

Chiesa e società (Dal modernismo al riformismo), 27 luglio.

Come leggere Guicciardini (La « Storia d'Italia»), in «La Stampa », 21 set-
tembre.

Lo Stato s'arrende al fascismo (28 ottobre '22 : La testimonianza di Luigi Sal-
vatorelli), in «La Stampa », 26 ottobre.

Giolitti 1922 (I rapporti con i fascisti), in « La Stampa », 10 novembre.

Fare l’Italia (« Cronache » di Luigi Ambrosini), in « La Stampa », 12 dicembre. NECROLOGI 251

1973

Un Giolitti incompreso (Il vero « Patto Gentiloni »), in « La Stampa », 3 gennaio.

Gli integralisti prima e dopo il'70 (« L'opposizione cattolica »), in « La Stampa »,
13 gennaio.

Il no di Pio X (Tre cattolici liberali), in «La Stampa », 31 marzo.

Vicini a Croce (Tre cattolici liberali), in « La Stampa », 5 aprile.

Per un Manzoni senza dramma, in « La Stampa », 7 giugno. *

Manzoni e Mazzini (L'unità d'Italia), in « La Stampa », 3 luglio.

Politica araba (Da Maometto ad oggi), in «La Stampa », 3 ottobre.
L'iniziativa europea (Sulla guerra del Kippur), in «La Stampa », 18 ottobre.
I due popoli della Bibbia (Ebrei e Cristiani), in « La Stampa », 20 ottobre.

1974

L'insurrezione di Perugia e la politica di Cavour nell' Italia centrale / a proposito
di R. UGoLINI, Cavour e Napoleone III nell Italia Centrale, Roma, Isti-
tuto per la Storia del Risorgimento italiano, 1973 /, in « Bollettino della
Deputazione di Storia Patria per l'Umbria », LXxI (1974), fasc. 2, pp.
107-125.

Mazzini e gli Stati Uniti d'Europa, in Atti del Convegno sul tema : Mazzini e
l'Europa (Roma, 9-10 novembre 1972), Roma, Accademia Nazionale dei
Lincei, «Problemi attuali di scienza e di cultura », Quaderno n. 201
(1974), pp. 29-35.

Sulla statua di De Gaulle (Gli eredi del generale), in « La Stampa », 9 gennaio.

Metternich e Kissinger, in «La Stampa », 19 gennaio.

Tra i Romani i nostri padri [sulla Storia d'Italia Einaudi/, in « La Stampa »,
8 marzo.

All’Estrema (Storia dei radicali in Italia), / sul libro di A. Galante Garrone Ja
in «La Stampa », 21 marzo.

Millennio di Roma (Sul Gregorovius), in « La Stampa », 20 luglio.

Un'Italia fragile? /su Italia fragile di G. Prezzolini/, in «La Stampa », 7
agosto.

Scritti su Luigi Salvatorelli

Giorgio Levi DELLA Vipa, Salvatorelli storico, in «Tempo presente », xr
(1966), n. 5 (maggio), pp. 46-50.

PIERRE RENOUVIN, L'historien de 1848, in «Rivista Storica, Italiana »,
LXXVIII (1966), fasc. 3 (settembre), pp. 471-478.

Fausto PARENTE, I! contributo di Luigi Salvatorelli alla storia d'Israele e
del Cristianesimo antico, ibid., pp. 479-512.

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252 NECROLOGI
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ALESSANDRO GALANTE GARRONE, Risorgimento e Antirisorgimento negli
scritti di Luigi Salvatorelli, ibid., pp. 513-543.

Leo VALIANI, Uno storico nella mischia, in « Corriere della Sera », 24 giu-
gno 1972.

Arturo CarLo JEMoLo, Luigi Salvatorelli testimone e storico - Idee, fatti
e protagonisti dell’ultimo mezzo secolo, in « La Stampa », 7 luglio 1972.

GIOVANNI SPADOLINI, Salvatorelli storico, in « Nuova Antologia », n. 2059
(luglio 1972).

RonBERTO CANTINI, La lotta per la libertà nell'opera di Luigi Salvatorelli, in

« Epoca », 12 novembre 1972.

In morte :

PaoLO ALATRI, Tra storia e azione, in « Il Messaggero », 5 novembre 1974.
Guipo ARATO, È morto lo storico che disse no a Mussolini, in « Il Secolo XIX »,
5 novembre 1974.
DomMmENICO BARTOLI, La morte di Luigi Salvatorelli, in « La Nazione », 5 no-
vembre 1974.
IrTALO A. CHIusANO, Si trasformò da storico in giornalista per combattere il
fascismo. Con Luigi Salvatorelli scompare un grande esempio di in-
tellettuale impegnato, in « Il Globo », 6 novembre 1974. ^
| RENZO DE FELICE, Intellettuale di razza, in « Il Giornale », 5 novembre 1974.
| MANLIO Di LALLA, Salvatorelli. Illuminista del buon tempo antico, in « Il Gior-
nale d’Italia » (ed. sera), 7 novembre 1974.
GAETANO FALZONE, Onestà di Salvatorelli, in « L’osservatore politico lette-
rario », Dicembre 1974.
GIOVANNI FERRARA, « Lavoratore della storia ». Personalità complessa di Sal-
vatorelli, in «Il Giorno », 5 novembre 1974.
Manio FRANCINI, Salvatorelli l'antifascista. Un testimone della libertà, in
« Il Popolo », 6 novembre 1974.
ALESSANDRO GALANTE GARRONE, La pazienza della Storia. Luigi Salvatorelli
scrittore e testimone, in «La Stampa » 5 novembre 1974.
Bruno GATTA, Storico e giornalista. Si è spenta una voce libera, laica e an-
tifascista, in « Il Mattino », 5 novembre 1974.
ALBERTO Maria GHISALBERTI, Amici scomparsi, in « Rassegna Storica del |
Risorgimento », LxIII (1975), fasc. 1 (gennaio-marzo), pp. 73-77.
G. G., Salvatorelli storico razionalista, in « L'Ora » 4 novembre 1974, e in
«Paese Sera», 4 novembre 1974.
Francesco Mxr, Una coscienza per la democrazia, in «Il Popolo», 5 no-
vembre.
IciLto MissiroLI, Luigi Salvatorelli. Un Campione di libertà, in «Il Pen-
siero Romagnolo », 9 novembre 1974.
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NECROLOGI 253

ALDO A. Mora, Storia, politica e giornalismo in Salvatorelli, in « Gazzetta
del Popolo», 5 novembre 1974.

ETTORE PARATORE, Uno storico illuminato, in « Il Tempo », 5 novembre 1974.

VittoRIO PARMENTOLA, Luigi Salvatorelli. Una vita operosa, in «Il Pen-
siero Mazziniano » xxix, n. 11 (25 novembre 1974).
PIERGIOVANNI PERMOLI, Salvatorelli storico e politico. Una lunga battaglia
per la libertà, in «La Voce Repubblicana », 5 novembre 1974.
PIERGIOVANNI PERMOLI, Uno storico per tutte le stagioni, in «La Fiera Let-
teraria », 17 novembre 1974.

SANDRO REzoagLI, Una lunga azione democratica, in « L'Avvenire », 5 no-
vembre 1974.

STtALDO RoNca, Una coscienza storica, in «La Sicilia » 9 novembre 1974.

ENRICO SERRA, Luigi Salvatorelli e l’ISPI, in «Relazioni Internazionali »
XXxvIM, n. 49 (7 dicembre 1974).

GIOVANNI SPADOLINI, La lezione di Salvatorelli. Coerenza storiografica e im-
pegno civile, in «La Voce Repubblicana », 7 novembre 1974.

GIOVANNI SPADOLINI, I due « peripli » di Salvatorelli, in «La Stampa », 5
dicembre 1974.

CARLO SPEZIALI, Luigi Salvatorelli, in « Gazzetta Ticinese » 16 novembre
1974.

PAoLo SPRIANO, È morto Luigi Salvatorelli, in « L'Unità », 4 novembre 1974.

A. S., L’impegno civile di Luigi Salvatorelli, in « L’organizzazione Indu-
striale », 26 novembre 1974.

LEO VALIANI, Salvatorelli sempre con la libertà, in « Il Corriere della Sera »,
5 novembre 1974.

P. V., È morto Salvatorelli. Lo storico della libertà, in « Il Lavoro », 5 no-
vembre 1974.

(anonimo), Una lunga battaglia in nome della ragione, in «La Nuova Sar-
degna », 5 novembre 1974.

(anonimo), La morte di Salvatorelli. Non si piegò mai, in «Il Resto del

Carlino » 5 novembre 1974.

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INDICE DEL VOLUME

Memorie
CEsAnRINA DE GIovANNI, L'ampliamento di Assisi nel 1316 . . . .
Romano PrEnorri, Aspetti del mercato e della produzione a Peru-
gia fra la fine del secolo XIV e la prima metà del XV

(la bottega di cuoiame di Niccoló di Martino di Pietro) . .

REMo CopPINI, I! poligono di tiro a Perugia .

Note e documenti

GIANFRANCO Binazzi, Una nuova epigrafe da Asisium .

Recensioni

RITA CHIACCHELLA, Economia e amministrazione a Perugia nel Sei-
cento. (Giuseppe Mira) «ti. 514910 dis at e SR

Narni. Testi di MarIo BiGoTTI, GUIDO A. MANSUELLI, ADRIANO
PranpI. Fotografie di EuaENIo Mowrr. (Giovanni Cecchini)

Necrologio

STANISLAO DA CAMPAGNOLA, Luigi Salvatorelli .

Bibliografia a cura di FRANCO SALVATORELLI .

187

207

211

213

Registrazione presso il Tribunale di Perugia, Decreto n. 367 del 18-7-1968

(ID) Pnor. GiovANNI CEccHINI - Direttore responsabile

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