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BOLLETTINO

DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA
PER L'UMBRIA |

X VOLUME LXXIV

FASCICOLO PRIMO

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DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA
PER L'UMBRIA

VOLUME LXXIV

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Memorie

Nuove iscrizioni romane rinvenute
a Nocera

Negli ultimi anni il patrimonio epigrafico venuto alla luce nel
territorio nocerino si é arricchito in modo considerevole.

Nocera è ritenuta dagli studiosi una città sopravvissuta alle di-
savventure di molti secoli, ma avara di reperti che possono docu-
mentare la sua storia.

Il Corpus Inscriptionum Latinarum riporta come autentiche
solo cinque iscrizioni trovate a Nocera ? e il loro contenuto ci svela
ben poco.

La prima iscrizione riportata dal Bormann (n. 5661) é un fram-
mento di frontone dedicato all'imperatore Traiano; la seconda (n.
9662) ci fa conoscere il nome di un costruttore, Lucio Caserio Spu-
rio ; la terza (n. 5663) è un marmo che delimita un’area funeraria ;
la quarta (n. 5664) è un residuo di iscrizione funeraria ; l’ultima (n.
8045) consiste in un lacerto di tegola trovato negli scavi della Ne-
cropoli Longobarda, « con avanzo di iscrizione a lettere grandi e in-
cavate con la stecca prima della cottura » ?).

Un'iscrizione trovata in scavi fatti nell’antica Usenti, con-
trada Campo La Piana, voc. La Pieve, sopra la frazione di Lan-
ciano, è stata descritta da E. Brizio nel 1891 ®.

Chi si è interessato alla storia di Nocera ha dovuto variamente
interpretare un così fitto silenzio, perché almeno la via Flaminia do-
veva lasciare tracce più consistenti di romanità 9. Difatti il terri-
torio nocerino era attraversato dalla Flaminia RoMA-ARIMINUM, da
sud a nord per una decina di miglia e da Nocera partiva il diverti-
culum NucERIA-ANcONAM che in direzione est « discendeva al mare
per Dubios, Prolaqueum, Septempeda, Treia e Auximum » 9.

Gli scavi sporadici degli ultimi decenni hanno restituito prezio-
se testimonianze romane ed hanno offerto la possibilità di ampliare
le conoscenze su Nocera. .

Il materiale archeologico della località «Le Case» ha confer-
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2 ANGELO MENICHELLI

mato, ad esempio, il tracciato della Flaminia sotto il colle dove oggi
sorge Nocera e forse — la presenza di tre iscrizioni a diversi impera-
tori ce lo fa supporre — ha anche indicato l'entrata alla Nuceria
Camellaria 9.

Quanto invece è stato rinvenuto presso l’attuale Maestà del Pic-
chio, ha fissato un altro tratto della strada, che attraversata la città
romana — tutta protesa sull'arteria consolare — si dirigeva verso
Tadinae. Molta parte del tracciato originario della Flaminia è sta-
to accuratamente ispezionato e sono stati descritti ponti e mura-
glioni di sostegno ?.

Interessante é stato il ritrovamento del magnifico mosaico po-
licrono di grandi proporzioni proprio a fianco della strada nella zona
tra il Ponte Marmoreo e la località « Le Spogne » 9.

Nei ritrovamenti accennati sia lungo la consolare che in altre
località, non sono mancate testimonianze scritte. Un'epigrafe «fu-
neraria, di marmo bianco, quadrata, di cm. 18 e cm. 2 di spessore »
è stata trovata e descritta da Giovanni Dominici ?.

Intorno agli anni Cinquanta, in località diverse, vennero alla
luce cinque iscrizioni studiate e pubblicate da un profondo conosci-
tore di storia locale, lo storico Gino Sigismondi 1°).

« Il pezzo più significativo » di questi reperti scritti, è senz'altro
il miliario di Vespasiano, che una piena più precipitosa del Rio di
Santa Croce, ha ripulito da uno spesso strato ghiaioso indicando
così il percorso della scorciatoia per Ancona e l’ubicazione di Dubios.

Gli scavi de «Le Case» hanno dissotterrato un’ara funeraria ap-
partenente alla famiglia dei Vettii, un frammento di grande monu-
mento dedicato a Nerone ed un cippo dedicato all’imperatore Gal-
lieno. L'ex Campo Boario, ora Piazza delle Medaglie d'Oro, ha infine
fatto ritrovare una lucerna di materiale fittile che porta scolpito
nel fondo GaAwic 1».

Il presente studio vuole essere un contributo per far conoscere
le iscrizioni rinvenute in seguito a quelle descritte fin qui, negli ul-
timi venticinque anni. Di questi ritrovamenti sono apparsi annunci
giornalistici che ne hanno segnalato il momento della scoperta, ma
le epigrafi non sono state fatte oggetto di approfondimento scienti-
fico.

*
*ock

Nel vocabolo « Le Case », all'inizio della strada della Valle, che
da sud ovest sale verso Nocera, nello stesso luogo dove nel 1948 fu-

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rono trovate le tre epigrafi pubblicate dal Sigismondi, in lavori di
trasformazione dell'ex Mulino Baldoni in mulino elettrico, il 28 ago-
sto 1962 « è stato rinvenuto un cippo dedicatorio, a forma di tronco,
di travertino di Tivoli » 1). Si tratta di una piramide quadrangolare
tronca, dalle seguenti misure : base maggiore cm. 48 x cm. 58, base
minore cm. 38 x cm.58, altezza cm. 93. Il cippo è levigato fino a
81 cm. dove inizia su tre lati una cornice, alta cm. 5, che sorregge la
base minore a forma di parallelepipedo. Il reperto è menomato da
scheggiature specie negli angoli, la superficie e la cornice sono in gran
parte rovinate e rendono non precise le stesse misure.

La struttura del tutto potrebbe far pensare ad una pietra mi-
liare, ma la presenza nel piano superiore di un foro fatto apposta
per fissare una statua, ci fa propendere verso l’identificazione di un
cippo onorifico. Il foro è di queste dimensioni :: cm. 8,5 x cm. 2,5,
profondo cm. 10 spostato sulla sinistra nel lato trasversale, ma per-
fettamente al centro del piano sul lato più lungo. La non eccessiva
grandezza del foro si può anche interpretare come luogo destinato
ad accogliere il piombo fuso che collegava tale tronco con un pezzo
di coronamento superiore che potesse recare iscritta la cifra delle
miglia.

Le lettere sono state scolpite sul lato più stretto, della piramide
ed occupano la parte alta del monumento ; la loro disposizione è su
tre righe, nella prima, con lettere alte cm. 5, c’è il nome del perso-
naggio cui è dedicata l’epigrafe, seguono sotto, a distanza di cm.
8,9, altre due righe con i titoli; la riga di mezzo ha lettere alte cm. 4,
l’ultima che sta ad uno spazio di cm. 2, ha le lettere alte cm. 5. La-
scia perplessi l’esagerata distanza tra la prima e la seconda riga e
ad un esame più scrupoloso si nota un tipo di lavoro dello scalpello
differente da tutto il resto del monumento ; non è possibile dedurne
un espediente del lapicida per evidenziare il nome, per cui bisogna
ricorrere ad un intervento posteriore. La stessa scritta ce lo conferma,
essa si presenta cosi:

C. CAESARI
IMP. PONTIFIC(I)
MAX

Leggerla è semplice : CAIO CAESARI IMPERATORI PONTIFICI MA-
xIMO (fig. 1).

Difficile è l’interpretazione perché estremamente concisa è la
titulatio ed atipica la nomenclatura. L’impossibilità di una lettura
4 ANGELO MENICHELLI

chiara fa ritornare il pensiero allo spazio che isola la prima riga e
convince ad interpretarlo come una cancellatura, un aver voluto to-
gliere dalla scritta qualche cosa di decisivo per la sua comprensione.

Ci sembra anzi che la chiave per arrivare a sapere chi è il perso-
naggio cui è dedicata l’iscrizione sia proprio l’abrasione che a noi
si presenta come uno spazio. Siamo di fronte ad un uomo che ha
avuto posti di primo ordine nella vita politica e sociale, le qualifiche
di Imperator e Pontifex Maximus sono chiare, abbiamo un gentili-
zio preciso che indica un membro della famiglia dei Cesari, un ramo
della Gens Iulia da cui discendeva il dittatore Cesare e che si estinse
con l’imperatore Caligola '9, lo stesso praenomen Caius stringe il
cerchio delle possibilità, tuttavia manca l'elemento determinante per
una attribuzione sicura. Chi si é premurato di eliminare la parte piü
significativa dell'epigrafe è stato signorile nel modo ed anche ele-
gante nella forma riuscendo nell'intento di creare difficoltà per la
identificazione del personaggio.

Partendo dal gentilizio, CAESARI, che indica l'appartenenza alla
famiglia Cesarea — l'unica parola interamente scritta — possiamo
iniziare la ricerca. Nella Gens Iulia Caesar, vari sono stati coloro che
hanno avuto il praenomen Caius '9, ma quelli che possono interes-
sare al nostro discorso sono Giulio Cesare, Augusto e Caligola.

Ecco la loro denominazione ufficiale : il dittatore si chiamava
Caius Iulius Caesar, sulle monete si trova Caius Caesar '9 ; Augusto
si chiamava Caius Octavius '9, dopo l'accettazione dell'adozione se-
condo il testamento dello zio Giulio, prese l'appellativo Imperator
Caesar Octavianus e quando il Senato gli conferì, il 16 gennaio del
27 a.C., il titolo di Augusto, Imperator Caesar Augustus ; Caligola si
chiamava Caius Iulius Caesar, una volta imperatore, Caius Caesar
Augustus Germanicus e solo per eccezione, Imperator Caius Caesar ??.

Nei monumenti la nomenclatura di questi uomini risulta piü
ampia della iscrizione di Nocera e una ricerca sul C.I.L. ci ha con-
vinti che al testo manca qualche cosa.

Abbiamo scelto iscrizioni con certa somiglianza all'epigrafe che
stiamo analizzando e soprattutto quelle piü brevi di nomi e di titoli.

Di Cesare abbiamo le seguenti iscrizioni :

C. IuLio CAESARI Pont(ifici) Max(imo) P(atri) P(atriae) 18) ;

(C. Iul)ro CaEsani1 Imp(eratori) DIcrAT(ori) rrERvu(m) (Ponti)rici
Max(imo) (c)os PATRONO Mu(nicipi) D(ecurionum) C(onsulto) 19).
Augusto, nel periodo di transizione del suo nome, prima di met-

tere definitivamente al primo posto Imperator, è detto : NUOVE ISCRIZIONI ROMANE RINVENUTE A NOCERA o

C. IuLIus CAESAR PONTIFEX ?°) ;
C. Furio C(aii) F(ilio) CaEsARI Im(peratori) TRIUNvIRO R(ei)
P(ublicae) C(ausa) PATRONO D(ecretum) D(ecurionum) 21).

Per Caligola, «costantemente egli si chiama C. Caesar (C.I.L.
III, 3213-4; v, 8110-18 ; 1x, 6078-25 (tegole) inoltre C.I.L. vr, 3991,
3996, 4119 ; Bulletin de Correspondence Hellenique, 1881, pag. 232;
Corpus Inscriptionum Atticarum, 3, 1284; Cohen, 1 Cal. et Tib.
1-4) vicino al nome C. Caesar Germanicus, C. Caesar Augustus, C.
Caesar Augustus Germanicus » ??».

Le iscrizioni riportate riguardano tegole e monumenti non di-
rettamente dedicati a Caligola, per cui il nome C. Caesar non risul-
ta in tutta la sua completa ufficialità come dovrebbe essere nel
nostro caso, anche se si deve riconoscere per l'estroso imperatore
la predilezione per le dizioni semplici come in questa epigrafe an-
tecedente la sua elevazione all'impero, che tuttavia contiene indi-
cazioni che non possono sviare dalla sua persona: C. CAESARI
GERMANICI F(ilio) TrBERII AuGusTtI N(epoti)?9?. Fa contrasto alla
predetta una ricca iscrizione, con una molteplicità di titoli che
lascia perplessi, trovata a Spoleto, molto mutila e interpretata
dal Bormann 4).

L’excursus sulla titulatio non riesce a chiarirci l'attribuzione
della pietra in modo preciso per cui la chiave della soluzione rimane
la damnatio memoriae che è stata inflitta a Caligola. Veramente Dio-
ne Cassio dice che « volendo il Senato dichiarare infame Gaio, egli
(Claudio) si oppose a simile decreto, ma il Senato di notte fece ro-
vesciare le di lui statue e quindi il nome di Gaio, come neppure quel-
lo di Tiberio, non sta nel numero di quegli imperatori dei quali noi
nei giuramenti e voti facciamo menzione, quantunque né l'uno né
l'altro furono realmente dichiarati infami per decreto del Senato » 25).

Secondo il Pareti «si ebbero nelle zone provinciali delle mani-
festazioni contro le immagini di Caligola come per le monete detur-
pate trovate a Hofheim e un'iscrizione a Thugga dove al nome di
Caligola si sostitui quello di Claudio » *9. i

Anche il Corpus riporta epigrafi di Caligola che sono state erase.
In un acquedotto romano nei pressi di Bologna è stata trovata una
pietra con queste parole :

Vivus AuG(ustus) PARENS/ DEDIT/ ..... AUGUSTUS / GERMANICUS...
[REFECIT.
Il Bormann ha ricostruito l'iscrizione dicendo che è dedicata ad

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6 ANGELO MENICHELLI

Augusto e a Caligola, ma a quest'ultimo è stato cancellato Caius
Caesar prima di Augustus e Pater Patriae dopo Germanicus *?. Una
altra epigrafe trovata a Caere che si riferisce alla sorella di Caligola,
é stata privata del nome e del gentilizio dell'imperatore :

DIvAE DRUSILLAE SORORI/ ..... AUGUSTI / GERMANICI ;
prima di Augusti mancano C. Caesaris *9.

In un'altra scritta a Milano, dedicata alla stessa Drusilla, ugual-
mente é stato cancellato il nome del fratello :

IuLiAaE DrRusiLL(ae) GERMANICI Cags(aris f£) / .... ] ....]
Sono state erase due righe che contenevano C. Caesaris Augusti |
Germanici sororis ®°). |

A Spalato, in Dalmazia, un cippo terminale sistemato dal pro-
pretore Volusio Saturnino è stato eraso nella linea che indicava l'im-
peratore *°. La conclusione è allora che il cippo deve sicuramente
attribuirsi a Caligola e anche a Nocera la condanna ufficiosa della
politica « di un megalomane di spiriti ellenistici » #) ha avuto il suo
momento concreto di deprecazione. La conferma che il cippo è di
Caligola ci viene anche dai titoli di ordine sociale che sono stati mes-
si nella scritta.

Imperator che con Cesare, il dittatore, divenne un titolo diverso
da come era stato nel periodo repubblicano *? ed è stato preso da
Augusto come suo praenomen al posto di Gaio, divenne l'appellativo
iniziale della nomenclatura imperiale «fatta eccezione per Tiberio,
Caligola e Claudio »*?. Nel nostro caso la denominazione Imperator
sembra muoversi ancora nel periodo di transizione, quando cioé l'ap-
pellativo non indica più un magistrato rivestito di imperium accla-
mato dall’esercito e designato al trionfo, ma ancora non è nemmeno
il titolo permanente del principe che sostituisce il praenomen ; è un
titolo assunto con valore onorifico messo subito dopo i nomi propri.
Anzi possiamo pensare che i dedicanti, con questa qualifica, hanno
voluto onorare colui che detiene la più alta carica dello stato e,
siccome Caligola non aveva al suo attivo e non avrà nei quattro anni
del suo governo imprese militari, Imperator gli viene attribuito co-
me se l’assunzione all’impero sia stato il primo trionfo riportato,
cosa che poi si verificherà ogni volta che il titolo Imperator sarà ripe-
tuto nel corso delle iscrizioni per gli imperatori ad indicare i trionfi
militari ®),

Il titolo Imperator, infatti, trova in Caligola rari esempi; oltre
che a Nocera, l'appellativo Imperator sta in poche altre iscrizioni ;

‘oh NUOVE ISCRIZIONI ROMANE RINVENUTE A NOCERA 7

citiamo una dedica ad una statua a Pompei *) e un miliario in
Spagna ?9?.

Anche l'altra espressione Pontifer Maximus, che indica la su-
prema dignità della religione ufficiale dei Romani, ci riporta a Ca-
ligola che ebbe insieme l'intronizzazione all'impero e l'ufficio di Pon-
lifec Maximus il 18 marzo del 37 d.C. »».

Ora la nostra interpretazione deve decifrare quale parola o pa-
role erano scritte sulla linea cancellata. Ammesso lo spazio di 2 cm.
sia sotto la prima riga che sopra la seconda, come si verifica per la
terza, le lettere dovevano avere un'altezza di cm. 4,5 e il conto dei
centimetri 8,5 ritorna. Con lettere cosi alte a noi pare che la parola
che meglio si adatta all'epigrafe è Germanicus al dativo e tale nome
è quell'elemento specifico che è stato eraso per creare confusione al
momento della damnatio. Oltre che per il carattere interno della scrit-
tura la nostra ipotesi sembra avvalorata da un’epigrafe trovata in
Francia a S. Jean de la Porte, base di un monumento dedicato a
Caligola più ricco di titoli, ma anch’essa erasa nel nome Germanicus :

C. CAESARE (sic) Auc(usto) / .... Imp(eratori) Pont(ifici)

Max(imo) TrIB(unicia) PorEsT(ate) Co(n)s(oli)/
RATIARI / VOLUNDIENSES /
A posto dei puntini, O. Hirschfeld ha letto Germanico 8).

A quale anno si può far risalire l’epigrafe ?

Sulle affermazioni degli scrittori del regno di Caligola si può
pensare che il monumento fu eretto dai municipes nucerini all’ini-
zio della sua elevazione al trono, quando Caligola, figlio dell’idola-
trato Germanico si comportava con molta prudenza e il suo governo
sì preannunciava sotto buoni auspici *9.

Argomento per asserire che siamo al principio del regno ci sem-
bra la mancanza nella iscrizione di Nocera del titolo Pater Patriae
assunto da Caligola solo nei primi mesi del 38 d.C. 4°).

Caligola è stato esaltato dai Nucerini con il monumento di cui
abbiamo l’epigrafe nel periodo dell’euforia che, dopo la morte di
Tiberio e l’elevazione al trono del giovane imperatore, attestava la
speranza di vedere tempi migliori con voti augurali, sacrifici e iscri-
zioni onorifiche. La proibizione di erigere statue di cui parla Dione
Cassio, non dovette essere tassativa come fu poi pronta la damnatio
appena il governo che aveva deluso i cittadini, ridotti a schiavi e
impauriti dal terrore, crollò sotto la mano dei congiurati il 24 gen-
naio del 41 d.C.

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8 ANGELO MENICHELLI

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Ricco di epigrafi si è dimostrato anche il colle della Maestà di
Picchio, a nord ovest di Nocera, dove in occasione di lavori per la
costruzione di una sottostazione E.N.E.L., nel 1968, sono venute al-
la luce tre stele funerarie, oltre a un tratto di strada con un ponte,
un acquedotto elevato sopra un muro e fondamenta di costruzioni 41).

In un monumento funerario, forse una tomba di famiglia, due
pietre di tipo calcareo locale di colore bianco erano scritte : esse sta-
vano in mezzo a due altre pietre più piccole con funzione solo deco-
rativa, ed avevano intorno varie anfore di terracotta che custodivano
le ceneri dei defunti. La prima di esse, a sinistra di chi vedeva, è ab-
bastanza ben conservata; disgraziatamente i denti della ruspa che
l'hanno scoperta hanno raschiato la parte superiore che, almeno da
quanto si è potuto intravvedere, terminava con la raffigurazione,
al centro, di una conchiglia e di due pennuti ai lati (fig. 2).

L'altezza è l’unica misura che approssimativamente si è potuta
prendere e si aggira tra i cm. 130 e 140. Sotto il fastigio in un ri-
quadro scolpito a mo’ di cornice, c’è la scritta disposta su due righe ;
l'altezza delle lettere è di cm. 6,5 ; suona cosi :

LARONIA SEX. F.
GALLA

Si tratta di una stele funeraria con dedica al nominativo ; ci viene
dato il nome della defunta, il patronimico e il cognome : Laronia è
figlia di Sesto Laronio ed ha il cognome di Galla (fig. 3).

Il C.I.L. riporta parecchie iscrizioni della Gens Laronia. La più
importante ci pare quella con la dedica: Q. LARONIUS COS. IMP.
ITER. che risale a circa il 32 a.C. *».

A Roma varie iscrizioni funerarie si riferiscono a personaggi del-
la famiglia : c'è una LaronIA Q. F. PLIAS *) e una serie di mem-
bri *9 e di liberti *9. Ad Arezzo un liberto dedica una stele ad un
Laronio :9.

La ricerca dei Laroni ci è parsa utile per individuare i Laroni
di Nocera che sembrano essere una famiglia con diramazioni in va-
rie parti d'Italia. Il cognome Galla doveva essere molto diffuso ; per
la forma femminile soltanto in Umbria lo troviamo in varie città *?.

Il periodo dell'iscrizione è indicato senza dubbio dalla grafia
bella ed elegante ed anche dalla semplicità e dalla brevità delle in-
dicazioni che riguardano la defunta. L’iscrizione al nominativo, in-

ge NUOVE ISCRIZIONI ROMANE RINVENUTE A NOCERA 9

fatti, era usuale quando ancora gli epitaffi non erano dediche Dis
Manibus e gli elementi descrittivi non erano sviluppati sull'esempio
delle iscrizioni onorifiche che ricordano l'età, la professione, gli uf-
fici ricoperti durante la vita e gli elogi del defunto. Siamo nei primi
decenni del 1 secolo d.C.

*
* ok

L'altra iscrizione è solo un frammento derivato dalla pietra che
doveva fare simmetria con quella dedicata a Laronia.

Qui la ruspa ha spezzato tutta la parte superiore della lapide,
dello stesso materiale del gruppo monumentale. Dopo lo sterro è ri-
masto a comporre il monumento un rudere di cm. 53,5 x cm. 64 con
uno spessore di cm. 12, attaccato in basso con grappe saldate a piom-
bo colato ad un'altra pietra che faceva da base.

Nella parte superiore c'era un riquadro dalle misure di cm.
45,5 x cm. 16 rotto verso l'alto, simile a quello che incornicia la
scritta di Laronia ; il pensare ad un’altra epigrafe non era difficile.

La fortuna ha permesso che tra la terra trasportata venisse
fuori un frammento di pietra dalle misure di cm. 31 x cm. 46, spes-
so cm. 12, con il solito riquadro e alcune lettere. i

La sovrapposizione dei pezzi, fatta sul posto ha dimostrato che,
nonostante lo sgretolamento, le due parti costituivano una medesi-
ma pietra e il frammento scritto era la parte destra della cornice e
dell’iscrizione.

Anche qui la parte superiore termina con un abbozzo di scul-
tura che a quanto si intravede, fa pensare ad una spalla umana,
quasi che alla sommità ci fosse una testa.

Si leggono le seguenti lettere su tre righe :

IAE C. L.
. ARAE
. us

L'altezza delle lettere è di cm. 4,5 per la prima riga, cm. 4 per la se-
conda e cm. 3,5 per l'ultima ; la s di quest'ultima si è potuta indi-
viduare perché letta nel momento dell'estrazione dalla terra. Oltre
a due lettere abbreviate C.L., abbiamo tre finali di parole che poi
sono desinenze di genitivo o di dativo singolare femminile le prime
due finali, e un nominativo maschile singolare la terza.

Si tratta di una stele funeraria, ma varie possono essere le in-
> erro Wee eer

10 ANGELO MENICHELLI

terpretazioni del frammento troppo mutilato per trasmettere un
qualche messaggio comprensibile.

Sullo schema dell'iscrizione di Laronia tentiamo una sommaria
ricostruzione. La prima riga ci pare la finale del nome di persona
cui é dedicata l'epigrafe seguita dall'abbreviazione C.L. che signifi-
ca Cai Liberta perché dedicata ad una donna. Nella seconda riga
si ha il cognome della defunta e nell'ultima ha deposto il suo af-
fetto il dedicante, senza dubbio un uomo, ma non ci é dato sa-
pere con quale espressione. Il nome della defunta poteva essere
o al genitivo e allora è retto forse dalla dedica Dis Manibus oppure
al caso dativo a somiglianza delle epigrafi onorarie.

C'é da auspicare che un caso fortuito riporti alla luce il pezzo
mancante dell'iscrizione che deve giacere nel terreno sconvolto dal-
le ruspe.

La cosa non è poi tanto irreale perché proprio nella zona della
sottostazione dell 'E.N.E.L., nel 1974, una perforazione del terreno
fatta per fissare un palo ha riportato in superficie un'altra pietra
scritta.

«ta

La pietra è un frammento di calcare bianco, costituisce il fian-
co sinistro di una stele funeraria e contiene alcune lettere e parole
che sono la parte iniziale di un’epigrafe ; ben fatto è il lavoro di le-
vigatura.

Le misure sono approssimative per la rottura irregolare del re-
perto, la larghezza va da cm. 30 a 33, l’altezza è di cm. 37 per il
lato intatto e cm. 35 per quello scheggiato, lo spessore della pietra
è di cm. 15.

Per una maggiore facilità di lettura è importante tener presente
che la parola scritta dell’ultima riga risulta perfettamente al centro
dell’iscrizione per cui la pietra in linea orizzontale è mancante verso
destra di cm. 10 #9).

La scritta risulta composta di quattro righe, gli spazi tra di esse
sono di un centimetro e le lettere hanno un’altezza che diminuisce di
mezzo centimetro ogni riga più bassa :

Ecco l’epigrafe :

M |
GAL. NI
EX. HISPANIA. V.
GADITANUS

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NUOVE ISCRIZIONI ROMANE RINVENUTE A NOCERA 11

La prima riga ha le lettere alte cm. 5, vi si legge distintamente
una M seguita da una lettera decapitata di cui si nota una stanghetta
obliqua verso destra ed un'altra incisione troppo piccola per deci-
frarla ; la seconda riga ha lettere alte cm. 4,5 e vi si legge GAL. N;
la n è mal ridotta specie per una scheggiatura che la può far sem-
brare una M ; si intravvede anche un'altra lettera che dovrebbe es-
sere una 1 ; la terza riga ha lettere alte cm. 3 e conserva EX HISPANIA.
v.; non ci sono dubbi sulla individuazione dell'ultima lettera,
mezzo rovinata, ma leggibile in basso ; la quarta riga ha una parola
alta cm. 2,5 GADITANUS di cui é molto rovinata la s finale (fig. 4).

Anche qui le ipotesi sono diverse. Partendo dalla calligrafia che
ci riporta al periodo della perfezione non, solo stilistica ma anche
formale dell'epigrafia romana, ci permettiamo di azzardare un ten-
tativo di ricostruzione. La prima riga di cui riusciamo a leggere la
M iniziale dovrebbe essere la prima riga dell’iscrizione e ci sembra
che si tratti di un praenomen, MA(nius) (?), di un defunto ; nella
seconda c’è detta la tribù cui apparteneva Gar(eria) e l'inizio del
cognomen N 1 (?); EX HISPANIA, cui segue la v, potrebbe indicare
ULTER(iore) con la precisazione della città del defunto, Gades, nella
quarta riga.

La stele ricorda un cittadino di Cadice della Spagna ulteriore 9).
Nelle fonti storiche, soprattutto in Livio *9 e Tacito 52, si parla spes-
so della Hispania Ulterior, invece le fonti epigrafiche non sono mol-
to ricche di questa denominazione #) perché dopo la Guerra Canta-
brica (in complesso dal 29 al 19 a.C.) anche se non sappiamo preci-
samente quando, la Spagna Ulteriore fu suddivisa in due altre pro-
vince, la Betica e la Lusitania #). Un’epigrafe dedicata ad Augusto
nel 2 a.C. già riporta la divisione « provincia Hispania Ulterior Bae-
tica » 9 ed un'altra del primo secolo termina cosi : ex Hispania Bae-
tica Italicensis 55).

« Dopo la metà del secondo secolo è uso generale la denomina-
zione provincia Baetica o Lusitania, aggiunta ad ogni iscrizione » 59.

Sembra allora che al di là delle diverse posizioni degli studiosi
su quando la Hispania Ulterior è stata suddivisa, la provincia Ul-
teriore è stata unita per vari anni durante l'impero di Augusto.

Tale conclusione serve a datare la stele del defunto gaditano di
Nocera e ci riporta intorno gl’inizi dell’era nostra. Il defunto era cit-
tadino romano ed apparteneva alla tribù Galeria. Fu Cesare a con-
ferire ai cittadini di Gades la cittadinanza romana nel 49 a.C. *»
e la città fu iscritta alla tribü Galeria 59.
12 ANGELO MENICHELLI

Non si puó passare sotto silenzio il fatto che per la prima volta

nelle iscrizioni romane trovate a Nocera viene nominata una tribù.

Non si sa a quale tribù Nocera fosse assegnata ed è ancora og-
getto di ricerca e di studio. È però assolutamente da escludere l'ap-
partenenza alla Galeria perché a questa tribù erano iscritti i popoli

. di altre aree geografiche 59),

Il cittadino di Cadice forse ebbe la sventura di morire a Nocera
e qui ebbe il suo epitaffio. Egli però doveva essere conosciuto e sti-
mato per avere un ricordo commemorativo.

Sappiamo che Cadice era tra i Municipi più fiorenti di tutta la
Spagna e la più importante attività dei suoi abitanti era il commer-
cio, specie per mare. « Il suolo di Spagna offriva oro, argento e ma-
terie prime in abbondanza : ferro, piombo, stagno, zinco, alluminio ;
nessun altro paese dell'Impero era altrettanto ricco di minerali » 99).
Tutte queste ricchezze venivano trasportate e distribuite in ogni
parte dell'impero, grazie alle navi dei Gaditani e al loro commer-
cio. Anche il defunto di cui abbiamo il ricordo funerario doveva
far parte, almeno lo pensiamo, della schiera dei commercianti che
viaggiavano, in un intreccio continuo di rapporti, attraverso tutte
le vie dell'impero.

Con certezza non si puó affermare che il defunto é stato un com-
merciante ; potrebbe essere stato un soldato, anche se manca ogni
indicazione in proposito e i militari ci tenevano a far sapere in quale
legione avevano combattuto.

Non ci sembra possibile che la v che abbiamo interpretato come
l'iniziale di Ulteriore possa essere letta Veteranus.

D'altra parte Nocera doveva essere un centro di una qualche
consistenza commerciale se Strabone nella sua Geografia *» ricorda
questa xatowxia perché vi si costruivano utensili di legno (&5wva &yyeta)
che al dire dello Iacobilli « sono botti, barili, bigonze e altri
grandi vasi di legno » *».

*
*ock

Lungo l'attuale Flaminia, Nocera Gualdo, in un mucchio di sas-
si radunati ai bordi di un campo sopra la strada, in località Fonte del
Coppo, è stata recuperata un'altra pietra scritta *».

E un mozzicone di conglomerato biancastro di ciotoli e > carbo-
nato di calcio, molto rovinato, tirato fuori da una ruspa durante i
lavori di aratura nel « Campo Grande » che sta nelle vicinanze.

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cene NUOVE ISCRIZIONI ROMANE RINVENUTE A NOCERA 13

La forma della pietra é difficile da descrivere, si puó dire che
siamo di fronte a una figura trapezoidale con residui di figura co-
nica, come doveva essere in origine. Le misure stesse lo dicono : la
base che diciamo diametro, è di cm. 40, la parte superiore è larga
all'incirca cm. 32, l'altezza si aggira tra cm. 36 e 40.

Anche le lettere sono irregolari e vanno dai cm. 6 delle lettere
o e 1 ai cm. 7,5 della r. La scritta rimasta costituiva la parte cen-
trale del cippo in linea verticale; vi si intravvedono quattro righe
scritte con spazi di cm. 2.

Nella prima riga è appena riconoscibile qualche incisione inde-
cifrabile alla lettura ; nella seconda si legge : HTORIBU ; nella terza :
PER AUGG; l'ultima riga contiene, distaccata dall'altra di cm. 3, i
numeri c x v alti 7 centimetri (fig. 5).

La ricostruzione di quanto è leggibile, è la seguente :

(Triump)HTORIBU(S)
(sem)PER AUGG(g ? ustis)
CXV

Dopo I'd della seconda riga manca la A ; potrebbe interpretarsi
come un errore di dimenticanza del lapicida, ma siccome in altre
epigrafi dello stesso periodo e di somigliante grafia la A viene tra-
lasciata, c'è da pensare ad un vezzo del tempo ©). |

La scritta si qualifica particolarmente perché è un miliarius.
Coincidenza curiosa è la distanza da Roma di 115 miglia identiche
a quella dell’altra pietra miliare trovata sempre a Nocera ma sul
diverticulum della Flaminia, Nuceria-Anconam.

Dopo il ritrovamento di quel miliario eretto da Vespasiano e
trovato sul posto originale, l'ubicazione della Nuceria Romana sem-
bra aver avuto una soddisfacente soluzione e la sua distanza da Ro-
ma risulta di 109 miglia *9. In seguito a simile conclusione dobbiamo
riconoscere che la numerazione del miliario della Fonte del Coppo,
località che dista da Nocera solo due miglia, non è al suo posto ori-
ginario, ma si deve spostare più a nord della via consolare e più
specificatamente a sei miglia dopo Nocera e a due miglia prima di
Tadinae ®).

Lo spostamento dei miliari non è un fatto raro ; essi con l’an-
dar del tempo hanno perso la loro funzione stradale e sono stati
trasportati per vari usi, specie quando la loro modesta dimensione
li rendeva facilmente movibili, come doveva essere certamente il
nostro miliario.
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14 ANGELO MENICHELLI

Ma il calcolo della distanza da Roma fa affacciare anche un'al-

tra ipotesi, quella che la pietra ha segnato le miglia sul percorso per

Terni e Spoleto, almeno secondo l'Itinerario Antonino. Difatti, com-
putando per questa via, la Fonte del Coppo sta a 115 miglia da Ro-
ma e il miliario risulta nell'ubicazione precisa *?.

Se cosi fosse ci sarebbe solo uno spostamento più in basso della
sede stradale, oppure lo spostamento della pietra sul campo che so-
vrasta la strada, magari per segnare qualche confine. La prospettiva
è allettante ed avrebbe bisogno di confermarsi con altri cippi mi-
liari misurati sul percorso per Spoleto. E questo non pare facile,
perché i miliari in genere calcolano le distanze sul tronco principale
della via consolare e il tratto principale della Flaminia è considera-
to, durante il periodo imperiale, il percorso per Bevagna 8).

D'altra parte i miliari noti, eretti al tempo cui presumibilmente
risale il nostro cippo, portano la numerazione ricavata sulla consolare
per Bevagna.

L’erezione del miliario la possiamo determinare dai titoli in-
cisi nella pietra che ci possono dire anche chi ha messo il cippo. Abbia-
mo un appellativo ben preciso Triumfator Semper Augustus che si
riferisce ad imperatori i quali potrebbero essere perfino tre, dato
che il numero delle a della parola Augustus si interrompe dopo la
seconda per la scheggiatura della pietra. Esso viene attribuito agli
imperatori del rv° secolo ®*) ed è sufficiente ad indicare quali di essi
hanno eretto il miliario. ‘Lungo la Flaminia, stando alla ricerca fatta
dall’Herzig, su quattordici miliari ritrovati, ben cinque sono dedicati
agli imperatori Valentiniano e Valente con o senza Graziano e
questi imperatori sono onorati con il titolo Triumfatores Semper
Augusti 7°).

Per analogia ci pare che il nostro miliario possa essere attribuito
agli imperatori predetti perché essi « s’occupèrent avant tout du cur-
sus publicus, des stations et des ponts. On voudra donc attribuer les
bornes milliaires à des réparation routières en rapport avec le cur-
sus, ce qu'on pouvait déjà observer chez Hadrien »?).

Le pietre miliari erette da questi imperatori ?) hanno più o me-
no espressioni simili. In tali testi si riscontra infatti che la titolatura
si chiude con Bono Rei Publicae Natis variamente abbreviati ; essa
manca nel miliario della Fonte del Coppo, ma forse era posto sulla
linea di Semper Augustis, dopo tale appellativo. I sopraddetti mi-
liari sono giunti a noi molto rovinati, e quasi tutti mancano della
distanza da Roma ; soltanto due di essi la conservano, quello di NUOVE ISCRIZIONI ROMANE RINVENUTE A NOCERA 15

Rosciano ®) che ha «a Roma CLXXVIIII » e quello di Sassoferrato
con le miglia « CXLI»*9. Il nostro allora è il terzo di essi che
indica anche la distanza da Roma ed è da considerarsi finora
il più a sud dei miliari della Flaminia che esprimono ancora tale
distanza.

Un'altra particolarità é il diverso appellativo che si da agli im-
peratori, prima di Triumfator, a seconda dei nomi: se gli impera-
tori sono Valentiniano e Valente, prima di Triumfatores c’è il titolo
di Principibus Maximis *'9, se poi gli imperatori sono Valentiniano,
Valente e Graziano si chiamano Piis Felicibus 79.

I titoli non sono peró adoperati in modo fisso come risulta da
altre epigrafi che non riguardano la Flaminia ©. Tuttavia, simil-
mente. agli altri miliari della Flaminia, dobbiamo pensare che se il
miliario della Fonte del Coppo è stato eretto tra gli anni 364 e 367,
nell’elenco dei titoli forse ci doveva essere, dopo il nome degli im-
peratori Valentiniano e Valente, Principibus Maximis ; se gli im-
peratori che hanno eretto il cippo sono tre, il miliario è stato innal-
zato negli anni che vanno dal 367 al 375 e dopo i nomi di Valenti-
niano, Valente e Graziano, si doveva leggere Piis Felicibus con i
titoli ancora leggibili nel cippo Triumphatoribus Semper Augustis.

Improbabile ci sembra scendere ai tempi di Valente, Graziano e
Valentiniano II perché non ci sono conservati di essi miliari sulla
nostra strada '9..

La data di erezione del Cippo della Fonte del Coppo sembra
allora doversi fissare nell'ambito degli anni 364-375. Possiamo
anche aggiungere che sono arrivati a noi solo cinque dei miliari
elevati in quegli anni lungo la Flaminia e di essi tre sono degli
imperatori Valentiniano, Valente e Graziano. Se peró il nostro
sguardo si affaccia sulla via Aemilia, che è il proseguimento della
Flaminia, constatiamo che otto miliari sono da attribuirsi a Va-
lentiniano e Valente e quattro a questi stessi imperatori uniti a
Graziano *9.

Tutto ció indica l'attenzione alle due strade consolari che do-
vevano essere molto frequentate e transitate ed avevano bisogno
di continua vigilanza.

Intanto il ritrovamento di questo miliario ci ricorda, insieme
agli altri miliari dello stesso periodo, una delle ultime iniziative
imperiali, abbastanza imponenti e profonde, di restauro stradale
prima delle invasioni barbariche ormai imminenti che batteranno
proprio queste vie 8°.
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16 ANGELO MENICHELLI
*
* ook

Nel 1974 è stato recuperato un altro reperto romano *".

Si tratta di una pietra di marmo rosaceo che disgraziatamente
è stata tagliata nella parte superiore e sulla sinistra. Sul lato destro
della pietra si conserva una bella cornice che in parte, per cm. 30, si
è salvata anche nel lato inferiore.

Le misure sono : dalla parte della cornice l'altezza è di cm. 86 ;
la larghezza, presa al centro della pietra, perché i bordi sono tagliati
in modo frastagliato, è di cm. 51 ; lo spessore è di cm. 11; il marmo
è levigato solo sul davanti. La cornice occupa lo spazio di cm. 7,5.

La scritta è stata martellata e mentre qualche parola si riesce
a leggere bene alcune lettere sembra siano state fatte oggetto di par-
ticolare distruzione. L’epigrafe si presenta in modo da individuare
dieci righe scritte.

La prima di esse è rovinata con un taglio netto a due terzi del-
le lettere, che, per analogia con la seconda riga, dovevano essere
alte cm. 6 ; la rottura ha tolto due centimetri ed ha reso irriconosci-
bili le sei o sette lettere che nonostante la compatta martellatura sì
intravedono.

Ad uno spazio di cm. 2 segue l’altra riga molto martellata, con
lettere alte cm. 6 ed occupanti tutta la linea, ma indecifrabili. Sotto
ad uno spazio di cm. 2 c'è la parola AUG alta cm. 6, messa a cm. 18
dalla cornice segue uno spazio di cm. 11, 5 senza scritte ; se AUG è pro-
prio al centro della linea, il marmo sarebbe mancante nella parte rovi-
nata di cm. 6,5, più la cornice di cm. 7,5. La quartariga, due cm. più
bassa, ha le lettere alte cm. 6 e si leggono bene IMP. CAE ; la E risulta
spezzata e si scorge solo la linea verticale. Inferiore di un cm. c’è la
quinta riga, dove si riesce a leggere M. AunELI di cm. 5 ; la sesta riga,
un cm. sotto, contiene lettere alte cm. 5 e visi legge ANTONI, cui segue
una stanghetta verticale individuabile nell’inizio di una N; la set-
tima riga segue a un cm. più basso ed ha la parola Invict(1) alta em.
4,5 ; la 1 finale non è troppo decifrabile ; l'ottava, ancora ad un cm.,
contiene la parola.rELicis alta cm. 4 cui segue un punto ed un resi-
duo di lettera che è ricostruibile con la stanghetta di una A ; la nona
riga dista dalla superiore di cm. 2 e comincia con le lettere co alte
cm. 3,5, il resto, cioè s. 111 sono alte cm. 4 ; proseguendo sulla stessa
linea, ad 8 cm. si nota una erasione a forma di rosa cui segue a cm. 4
un punto e dopo cm. 2,5 la rottura della pietra ; nella cancellatura
a forma di rosa, con una certa difficoltà è appena individuabile una NUOVE ISCRIZIONI ROMANE RINVENUTE A NOCERA 17

linea verticale che fa pensare ad una P ; nell'ultima riga, più sotto
di un cm., ad una distanza di cm. 16 dalla cornice, c'è una n appena
erasa seguita a cm. 6 da un punto e ad altri cm. 6, sotto un’altra era-
sione, si legge un’altra p che ha il suo punto ad altri cm. 6, in mezzo
a varie scheggiature (fig. 6). i

L'epigrafe forse diceva. cosi:

AUG(usti)

1MP(eratoris). CAx(saris)

M(arci) AURELI

ANTONI(Ni)

INVICT(i) (Pii)

FELICIS . (Augusti)

co(n)s(olis) Irr . (Patris Patriae)
D(ecreto). D(ecurionum).

La prima osservazione da fare é sulla martellatura ; essa potreb-
be essere un fatto verificatosi senza alcun rapporto con quanto c'é
nell'iserizione, ma potrebbe anche essere una damnatio memoriae.

Il lavoro eseguito su alcune righe e su qualche lettera in parti-
colare sembra da attribuirsi ad una volontà decisa a distruggere il
testo scritto e induce a propendere per la seconda ipotesi, cioè la
cancellatura per motivi politici.

Non è come per il cippo dedicato a Caligola dove si è inteso na-
scondere l’identità. di un personaggio, qui pare si sia voluto soppri-
mere tutto con accanimento, specialmente nei nomi e nei titoli pre-
stigiosi.

L’analisi dell’epigrafe ci assicura che la scritta si riferisce a due
Augusti. Il primo è messo bene in evidenza al centro del marmo ed
è l’unico titolo di lui che si riesce a conoscere. Del secondo Augusto
si intravede la stanghetta della A dopo Felicis, nell’ottava riga. Di
questo imperatore sappiamo quasi tutta la titolatura e dagli ele-
menti che ci presenta possiamo capire di più la scritta.

L’unica parola ben visibile e leggibile, Felicis, seguita da un
punto ci fa decidere sull’impostazione dell’epigrafe che deve avere
i nomi e i titoli al caso genitivo. Anche Invicti sembra indichi il
genitivo, ma la 1 finale, vicina alla rottura della pietra, non è de-
cisiva per l’affermazione. Il caso genitivo ci induce a pensare che
la scritta doveva cominciare con una espressione simile :
M ohh.

18 ANGELO MENICHELLI

PRO SALUTE ®*), PRO SALUTE ET VICTORIA ®), o magari con un voto
a qualche divinità, come : SOLI AETERNO ET LUNAE PRO AETERNITATE
IMPERII ET SALUTE *), DIS MILITARIBUS ET GENIO LOCI PRO SALUTE
ET REDITU 5), DANUVIO ET DRAVO PRO SALUTE ET INCOLUMITATE *9),
IOVI OPTIMO MAXIMO DOLICHENO PRO SALUTE °°).

L'epigrafe é quindi di carattere onorifico ed é dedicata dai De-
curioni del Municipio di Nocera, ma non é facile conoscere i nomi
degli imperatori cui é dedicata e tanto meno la motivazione.

Tentiamo tuttavia di risalire ad essi attraverso gli elementi che
possediamo, cercando di analizzare con raffronti epigrafici quanto è
rimasto nella scritta.

Il Calderini ci dice che «a partire da Commodo generalmente
Auc(ustus) è preceduto da P(ius) F(elix), da Caracalla P(ius) F(elix)
INV(ictus) » 8. Gli imperatori del marmo in questione non possono
essere che imperatori del 111? secolo.

Elagabalo stesso potrebbe essere indiziato perché il suo nome
ufficiale è IMPERATOR CAESAR M. AURELIUS ANTONINUS AUG. ; egli
è l'ultimo degli Antonini anche se la Storia Augusta afferma che
ha usurpato tale nome 9).

Ha esercitato anche il terzo consolato nel 220 e il nome Anto-
ninus è stato eraso nelle iscrizioni; tuttavia non sembra possibile
che i Nucerini a lui abbiano intitolato la lapide perché egli ha go-
vernato sempre da.solo. Un altro Antonino dello stesso secolo, che
potrebbe essere il secondo imperatore dell'epigrafe, è Caracalla.

Egli é stato Augusto insieme a suo padre Settimio Severo dal
198 al 209 ; dopo tale data all'Impero é stato assunto anche l'altro
figlio di Severo, Geta.

Il consolato terzo, ottenuto da Caracalla nel 208 specificherebbe
l'anno e darebbe la logica certezza di trovarsi proprio di fronte agli
imperatori Settimio Severo e Caracalla, onorati dai Nocerini nel-
l'anno 208. Di questa stessa data c'é un'epigrafe trovata in Numidia
dedicata a Settimio Severo, Caracalla e al « NOBILI CAESARI PRINCIPI
IUVENTUTIS ». In questa iscrizione oltre al terzo consolato di Cara-
calla c’è anche la potestà tribunicia xr».

La soluzione potrebbe essere abbastanza soddisfacente, benché
i titoli che si leggono nella nostra epigrafe non erano ancora usati
con frequenza *») e mancano titoli come Parthicus Maximus tribu-
tati dal Senato a Severo e Caracalla dopo l'occupazione delle grandi
città dei Parti *».

Altra difficoltà viene dalla mancanza del nome Geta, non anco- NUOVE ISCRIZIONI ROMANE RINVENUTE A NOCERA 19

ra imperatore, ma tenuto in grande onore dal padre e già Cesare da
dieci anni. Nelle varie epigrafi trovate di questi imperatori, in ge-
nere le iscrizioni dedicate a piü personaggi, coinvolgono i membri
della famiglia imperiale, comprese anche le donne *».

Il problema sarebbe piü facile se potessimo riuscire ad interpre-
tare almeno un titolo del primo imperatore, ma le lettere delle 'pri-
me due righe dell'epigrafe che pare contenessero titoli con parole
abbastanza lunghe, sono troppo rovinate per capirci di piü.

Nella nomenclatura di Settimio Severo, Pertinax e Augustus sono
insieme, seguiti quasi sempre da tutta una serie di appellativi ex
virtute, come Arabicus, Adiabenicus, Parthicus Maximus, Britannicus
Maximus ; nella nostra pietra invece i titoli si fermano ad Augustus
e solo per deduzione si può sospettare che ciò che procede Auc —
sarebbe la seconda riga — è l’appellativo Pertinacis.

Rimangono tanti dubbi che rendono difficile l’interpretazione
della scritta, ma il punto interrogativo più strano ci pare sia l’abra-
sione.

Settimio Severo e Caracalla non hanno avuto la damnatio me-
moriae. Negli elenchi ufficiali non risultano i loro nomi come degni
di biasimo *). Caracalla ha fatto martellare dopo l’uccisione di Geta
il nome di lui nei monumenti in cui appariva il fratello ; abbiamo
molte erasioni sulle epigrafi della famiglia di Settimio Severo, ma
riguardano solo Geta, eliminato dall’invidia di Caracalla. Esiste però
qualche caso in cui è stato cancellato il nome di Caracalla, ma ri-
mane il dubbio se ciò è avvenuto per motivi politici ?9.

Forse siamo di fronte ad una caso di damnatio memoriae locale
per qualche torto fatto ai Nucerini magari da qualcuno soltanto dei
Severi e poi al momento opportuno ci si è accaniti contro una la-
pide che sul posto li ricordava.

*
* >*

Un’altra testimonianza romana, benché di piccola dimensione,
è stata trovata nella risistemazione di un orto prospiciente la Fla-
minia, nel quartiere detto Fuori Porta 99).

È un marmo bianco a forma di parallelepipedo con lati irrego-
lari a causa dello spezzettamento. Le sue dimensioni sono : cm. 8 e
cm. 7 per i lati più corti; cm. 12 e cm. 14 per gli altri due ; lo spes-
sore è di cm. 4,5. Soltanto la parte inferiore del marmo è ben ta-
20 ANGELO MENICHELLI

gliata e risponde alla linea di contorno originale ; gli altri lati sono
frastagliati.

E un frammento di epigrafe con scritta negligente ed imprecisa
che su due righe non separate da spazio, dice :

IANUS " FI(l) ?
RANTISSI

Le lettere sono alte cm. 2,5. Ci troviamo dinanzi ad una stele
funeraria (fig. 7). IANUs è la finale di un nome, segue un punto a
forma di foglia allungata rispetto alla classica foglia di edera, con
il picciolo rivolto in basso. La seconda parola della prima riga
inizia sicuramente con le lettere rr, la terza lettera dovrebbe es-
sere senz'altro una L per cui risulta l'abbreviazione di filius, an-
che se il caso non é immediatamente definibile ; segue un altro punto
della stessa fattura del primo.

Nell'altra riga si legge il corpo di una parola RANTISSI. Queste
lettere ci pare debbano essere completate per formare l'aggettivo
superlativo desiderantissimus che si trova in epigrafi funerarie, an-
che se non troppo diffusamente ?”).

Il nome o cognome con la finale al nominativo, ...1ANUS, sem-
bra essere colui che ha dedicato l'epigrafe. Le altre due parole han-
no varie possibilità di interpretazione. Filius potrebbe essere accor-
dato con quanto lo .precede ed allora indica la parentela con il de-
funto e nella seconda riga si esprime l'affetto con cui questo figlio
ricorda il morto con un aggettivo al superlativo posto nel caso da-
tivo maschile o femminile a seconda se si tratta di un uomo o di
una donna, desiderantissimo/ae.

Tipi di epigrafi che per ultimo, dopo il dedicante, mettono i
sentimenti, se ne trovano *9),

L'altra ipotesi é che dedicante é il padre del defunto che ha
eretto la stele al figlio o alla figlia anche se la vicinanza di FIL
alla finale...rANUS la rende meno possibile 99).

Il materiale romano ritrovato a Nocera è diventato abbastanza
notevole, anche se rimangono punti molto oscuri sulla Nocera al
tempo dei Romani.

Possiamo dire come conclusione, che oltre alle fonti classiche

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NUOVE ISCRIZIONI ROMANE RINVENUTE A NOCERA 21

letterarie, Plinio e Strabone "9, la storia di Nocera ci viene docu-
mentata da due pietre miliari, quella di Vespasiano e quella di Va-
lentiniano e Valente, da cinque epigrafi onorarie agli imperatori Ca-
ligola, Nerone, Traiano, Gallieno, Settimio Severo e Caracalla, da
otto iscrizioni funerarie, da tre di incerta destinazione e da una
lucerna scritta.

Si può rilevare che nel primo secolo dell'impero Nocera ha avuto
un certo splendore ed anche una innegabile agiatezza documentata
dai monumenti di cui ci è rimasto magari soltanto qualche fram-
mento, come l'iscrizione con lettere alte cm. 8/9 dedicata a Nerone,
il mascherone marmoreo alto cm. 48 e da resti piü grandiosi come
il mosaico. Le stesse stele funerarie di questo periodo, elevate con
sfarzo e solennità, parlano del benessere che forse era dovuto alla
strada consolare, come dice Strabone 101),

Qualche altra iscrizione romana richiama Nocera, ma non avendo
specificazioni, si crea confusione fra le diverse « Nuceria » del periodo
romano ed è impossibile una attribuzione sicura 1°2).

Quanto finora si è ritrovato, ed è sicuramente di Nocera Um-
bra, aiuta a ricostruire pazientemente le fesserae del mosaico per
una storia della città che possiede già valide testimonianze di civiltà
romana.

ANGELO MENICHELLI

NOTE

1) C.I.L. x1, nn. 5661, 5662, 5663, 5664, 8045. Il Corpus tra le iscri-
zioni falsae vel alienae riporta un'epigrafe che stando allo Iacobilli « si
legge in un'antica iscrizione marmorea nella facciata della hiesa di San
Francesco nella piazza di Nocera » (L. IAcoBILLI, Di Nocera nell’ Umbria
e sua Diocesi, Foligno, 1653, p. 10).

Il Bormann, venuto a Nocera nel 1890, non trovò nella facciata di
S. Francesco la pietra in questione né qualche segno della sua asporta-
zione, per cui nel C.LL. vol. xr, parlando di Nocera scrisse : « Iacobilli . . .
sub nomine Nuceriae f. 349 = 432 proponit inscriptionem a se ipso puto
fictàm n. 712*» (p. 822). Lo storico folignate non è stato preciso nel-
l'ubicare Ia pietra perché in un manoscritto della Biblioteca Iacobilli di
22 ANGELO MENICHELLI

Foligno (C. viu, 11, c. 2) intitolato Istoria di Nocera con catalogo dei
Vescovi di D. Dorio da Leonessa la stessa iscrizione é introdotta con piü
esattezza: «...nel muro di S. Francesco dei Minori Conventuali di No-
cera al cantone della piazza » Non si tratta del muro della chiesa, ma
del muro del convento che aveva un chiostro attaccato perpendicolarmente
alla facciata della chiesa in direzione est. Il cantone della piazza era al-
lora il muro che fatiscente in piü parti é stato eliminato negli ultimi de-
cenni del secolo scorso. Il Catasto Pontificio che riguarda Nocera (Ufficio
Tecnico Erariale di Perugia 20/3) ha facilitato la ricerca perché é com-
posto di fogli che contengono due serie di mappe. Nell'allegato A piü
antico si vede il muro del convento dei Francescani costruito in direzione
est, appena dopo il portale gotico della chiesa, in quello datato 1858
già il chiostro é sparito. Il testo del Dorio ci pare rivaluti l'epigrafe che
ricorda un nuovo altare a Giove e alla dea Bona ; infatti il Dorio è stato
a Nocera dal 1632 al 1638 come cancelliere vescovile ed è uno storico
coscienzioso e di probità scientifica riconosciuta.

Anche la testimonianza dello Iacobilli, nonostante la imprecisione,
meritava di essere discussa con argomenti più validi dal Bormann che
guidato dall’indicazione del folignate «...in un angolo della chiesa di
S. Felicissimo fuori Nocera...» ha trovato il posto da dove era stata
trasportata e quindi è potuto risalire, vedendola nel palazzo comunale,
all’epigrafe n. 5661, ritenuta autentica.

?) A. Pasqui-R. PARIBENI, Necropoli Barbarica di Nocera Umbra, in
«Monumenti Antichi dei Lincei » vol. xxv, 1919 p. 155.

*) E. Brizio, Nocera Umbra - Resti di un antico santuario ricono-
sciuti in contrada « Campo La Piana » in « Atti dell’Accademia dei Lincei »,
vol. Ix, 1891, pp. 308-313. L’epigrafe così è descritta a p. 313: «... ne]
medesimo fondo si rinvenne lo scorso anno la base di una statua colos-
sale di marmo, della quale statua sopravanza ancora sulla base il piede
sinistro lungo m. 0,30 e di buon lavoro. Quello destro dovea posare sopra
altro pezzo di base lavorato a parte. Nella faccia sottoposta di cotesta
base sono scolpite le seguenti lettere da interpretarsi come marca della
cava da cui il marmo venne estratto ocxvi . 1».

Il luogo del ritrovamento è da identificarsi con Usenti che nell’an-
tichità doveva essere un grosso centro agricolo. Gli scavi cui abbiamo
accennato hanno riportato alla luce un santuario fondato verso la fine
del v secolo a.C. e durato fin verso la fine del rr sec. secondo il Brizio.

Sono state trovate tracce di abitazioni, una villa con impianto ter-
male e una fornace. Nella letteratura attuale il primo testo a parlare di
Usenti è del secolo x, il Letionarium Sancti Facundini (C. Vat. L. 7853,
c. 32 v.), che dedica una rubrica specifica « De ecclesiastica plebe in Usente ».

*) Il tedesco H. NissEN nell’Italiche Landeskunde, vol. 2°, Berlino, 1902, NUOVE ISCRIZIONI ROMANE RINVENUTE A NOCERA 23

scriveva a pag. 393 : « Meraviglia soprattutto che in questo intero tratto della
Flaminia non vi siano che pochissime iscrizioni ».

*) B. FELICIANGELI, Longobardi e Bizantini lungo la via Flaminia nel
sec. VI, Camerino, 1908, p. 31. Cfr. Itinerario Antonino a cura di O. CuNTZ,
Lipsia, 1929. G. Dominici, La Via Flaminia per Ancona e la Nuceria degli
Umbria e dei Romani, in « Bollettino di R. Deputazione di Storia per l’Um-
bria » xxxIX (1942), pp. 8-48. DuBIos era una mansio indicata nell'Iti-
nerario Antonino 312 tra Nuceria e Prolaque (K. MiLLEr, Itineraria Ro-
mana, Stoccarda, 1916, col. 305). Il Dominici la localizza «non lontano
dal Ponte delle Pecore, ove le valli del Frate e di S. Croce di Giuggiano
sboccano all’estremità sud dell’attuale piana di Fiuminata, alle ultime
propaggini settentrionali del monte Purella » (p. 20); collega il significato
del nome, «nell’antico celtico la radice Dub vale acqua e va riferita a
fiumi, così (ad) Dubios varrebbe ad aquas, ad flumina (p. 21); individua
l'ubicazione, «immedesimata con la mulattiera per Poggio-Sorifa da quel-
lo che più sopra abbiamo chiamato il passo naturale del Termine nel-
l’attraversamento della Piana di Seramonte, la strada Pontito se ne di-
parte, a circa duecento metri dal limite del terrazzo, per internarsi, a
sinistra, nel bosco attraverso il quale costituisce la striscia di radura che
in condizioni favorevoli di luce si vede dal costone dei monti opposti.
Evidentemente la radura si è mantenuta attraverso i secoli in dipendenza
del nucleus, di cui rimangono qua e là picccole tracce, cosparso inizial-
mente dai Romani sulla carregiata » (27).

*) Per la prima volta la città è così denominata nella Tabula Peutin-
geriana che precisamente dice : « Nucerio Camellaria ». Il geografo Guido la
chiama « Nuceria Camelaria ». Cfr. K. MILLER, op. cit., col. 305. Il MARTI-
Noni Via Flaminia, Roma, 1929, p. 172 afferma che «la via Flaminia an-
tica seguiva probabilmente il corso del torrente Caldognola fino alle Molina
e proseguiva quindi a nord per l’attuale Gaifana ». Tale ipotesi è da scartare
perchè priva di qualsiasi reperto archeologico che invece è presente nella
parte che costeggia Nocera.

?) G. Dominici, La città di Nocera e la sua ubicazione antichissima,
Verona, 1930. M. H. BALLANCE, The Roman bridges of the via Flaminia, in
« Papers of the British Scool at Rome », vol. xix, 1951.

8) Le notizie relative al mosaico sono state date dal settimanale La
Voce del 1959 (ed. Nocera, ecc.) con quattro articoli : n. 29 : Resti di costru-
zione romana ; n. 35: Foto ; n. 37: Il mosaico romano di Nocera Umbra ;
n. 38: Commenti e interviste.

®) G. DOMINICI, La Via Flaminia per Ancona e la Nuceria degli Um-
bri, op. cit., p. 81. :

1) G. SIiGISMONDI, Epigrafi romane trovate recentemente a Nocera Um-
bra in « Epigraphica », x1v (1954), fasc. 1/4. Cfr. A. BroccHI, La Valle di So-
24 ANGELO MENICHELLI

maregia o Salmaregia, Fabriano, 1974, pp. 220-224. F. SANTI, La Pinacoteca
di Nocera Umbra, Perugia, 1957, pp. 25-27.

41) Lucerne con questo nome sono state trovate in varie città. C.I.L.
xir, 6699-96 : «Lucerna prope Forum Sempronii traditur C. Amic... fuit ut
putamus GAMic(i). Vedi anche: C.I.L. xv, 6463: GAMICI.

?) Articolo di P. STADERINI apparso sul settimanale La Voce (ed. No-
cera, ecc.) del 9 sett. 1962, intitolato : Rinvenuto alle Case di Nocera un cippo
onorifico a Caligola. Ad esso seguiva un secondo articolo di G. SicisMoNDI, No-
te tecniche sull’epigrafe. Il cippo è stato trasportato nella Pinacoteca di No-
cera dove attualmente si conserva.

1) E. DE RucceRO, Dizionario Epigrafico di antichità romane, Roma,
1900 e segg. vol. 11, p. 12 : « Finché occuparono il trono imperatori della gen-
te patrizia degli Julii, Caesar continuò ad essere il cognome di famiglia ere-
ditario di quella (Dione Cassio 53, 18) ».

4) Uno di questi che non interessa l'iscrizione è Caius Caesar (20a. C.-
4 d.C.) il figlio della figlia di Augusto Giulia e di Vispanio Agrippa. Di lui
ricordiamo un'iscrizione : C. CAESARI AUGUSTI f. DIVI NEPOT. PONTIFIC. COS.
IMPERATORI (Dessau, Inscriptiones latinae selectae, 107, 7). Un'altra iscri-
zione sepolcrale ci parla di un altro Caio figlio di Germanico, morto giova-
nissimo (C.I.L. vi, 889).

5) MATTINGLY-SyDENHAN, The Roman Imperial Coinage, vol. 1, Lon-
don, 1923, pp. 40-42.

15) DioNE Cassio, Storia Romana, libro xLv, 1,1 ci dà il cognome C.
Octavius Cepia (6 dn Téwog Occ&outog Kawíac). SVETONIO : Aug., vir, riporta
un altro cognome e ce ne dà la spiegazione : « Infanti cognomen Thurinus in-
ditum est in memoriam maiorum originis vel quod regione Thurina recens
eo nato pater Octavius adversus fugitivos rem prospere gesserat ».

17?) R. CAGNAT, Cours d'Epigraphie Latine, Paris, 1914, p. 184.

15) C.I.L. 1x, 34.

m6. Lf IX. 2909.

29) C.I.L. v, 4305, 4306.

3) C.I.L. IX, 2142.

22) DE RucceRO, Dizionario Epigrafico, op. cit., 11, pag. 35.

8) C.I.L. xir, 1849.

3) C.I.L. x1, 4778. Cfr. L'Année Epigraphique, 1952, n. 112.

*) DioNE Cassio, op. cit., LX, 4, 6: *7jc Te Yepovotag &vu.Goo. Tè v Troy
£9eXno&kcac mpiotvar uiv èxbavoev idTa BE và cixÓvag aUTod vuxtóg &mrácug iokwoc
xul dia. tadta c0 uiv Üvop ato obx Écvw £v cà x«vaAÓ(Q TOV abroxpatipwv dv
UvQuvny Ent te volg Bpxote xol irl tai edyatc rorosueta daorep o086 to roO Tifepiou
ov pevtor xxl ix Sbruatog driuiav oddétepog aqov dele.

®) L. PARETI, Storia di Roma, 1v, Torino, 1955, p. 798. Cfr. L'Année

-Epigraphique, 1914, n. 173. ;

My)uC ID. x1:720.

M dáá
NUOVE ISCRIZIONI ROMANE RINVENUTE A NOCERA 25

35). C'ILE: x1; 3508.

1S); CHE LD. v, 5722;

30). C.I.L. 111; 8472.

#1) G. GIANNELLI-S. MAzzarINO, Trattato di Storia Romana, Roma,
1962, vol. 11, p. 117.

33) DIONE Cassro, op. cit., XLIII, 44, 2-5 : tére tod &oroxp&ropoc Óvou ob
xoà vb dpyatov Etiubvov, Gorep Got Te xal Exelvoc codo Ex tv roAuoy énexX1j5-
90x», add’ de of tiva avo TEX? Ayepoviav A, xal mv cw &Eovclay MaBévteg dvo-
udtovto, dad xaddrat ToÙTO 91 «có xxl vv colo c0 xpatog. del Eyovor ÈLdbpevoy
Euelvà tOTE TPW>TW Te xod TPETOY, onep Ti xbpiov, TpocedECAv. xal cocuUcq Ye oroppoXq
xoAoxeoc ÈypNoavto dote xxl Tobe Taidac TOÙdc TE Éyyóvouc adtod olco xxAcio9at ynpit-
cuodur, uf, Te TEXVOVTIL UÙtod Eyovtog xoi YEpovtog dn Üvroc. BBevrrep xol Er návvac coc
perà coca, adtoYpATOpAG 1; EmimAmore alt, Gorep cts Ila Tic dpyiic adrdiv odo xaddarep
xal 1 tod x«Loxpoc, dpixeto.

Où pévror xol vo dpyaiov ix TOÙTOL KATEAL®MN, dAN'ÉotIw Exdrepov xoà Sd Tolto xol
Sebtepov Em’adrdiv Erdyera, Btav vien cw Towbtav dvérvia. Oi us» yàp abrò
adtoxpatopeg dat Tjj Tpoonvopla tabtn, Gorep alc Auto, xxl mp) Yeypüwrou" of
div xol Sla mew deilv TL adrfic xatoptowor, xxl ixelvny Thv dard ToÙ dpyaou
Tpocdapudvovar, x&x Tobtov xxl Seutepév ci x«l Tpitov, mAcovdxig TE, doduic dv Ta-
phoyn ol, aóvoxp&cvop Erovouatetar. i

(Edizione curata da E. Cary della Havard University, 1954/55)

*) A. CALDERINI, Epigrafia, Torino, 1974, pag. 221.

*) R. CAGNAT, op. cit., p. 159 : « Le fait d'étre proclamé Empereur étant
en réalité une première salutation empériale ».

*5) C.I.L. x, 796 : 1.0.M. PRO SALUTE (C. CA)ESARIS AUGUSTI / GERMANI-
CI IMP. PONTIF. MAX/ TRIBUNIC. P(ote)sTAT CONSULIS / (D)OCTUS P.s.

*) C.I.L. rz, 4716: C. CAESAR GERMA/NICUS GERMANICI / CAESARIS
F. TI. AUG. N./ DIVI AUG. PRON. DIVI / IULI ABN. AUG. PAT. PATR/COS II IMP.
TRIB. POTE/STATE II PONTIF. MAX /A BAETE ET IANO AUGUSTO AD OCEANUM.

*?) Il Pontificato Massimo per il secolo che ci interessa, ha avuto i se-
guenti titolari : dal 63 a.C. fino alla morte lo ricoprì Giulio Cesare ; dal 44
a.C. al 12 a.C. lo ebbe Lepido ; Augusto dal 12 a.C. alla morte ; dal 15 d.C.,
Tiberio.

35) CC TIE: x11,-2391.

*9) DIONE CASSIO, op. cit., LIX, 3, 1-2 : «à Sabra tosto TpÉTO xol àc «dXX
TAvta ÀG elretv Eypijro. Inudxpatimotatie ve Yap slvat tà TpésTa détac, dote uiyre t
Suo 7) tf Ye BovXf} Yoda TIUNTETOV dvoudtmv càv dpyixdiv mpoc9éc9avtt, povapyi-
xbratog Èyévero, dote movie Boa 6 Abyovotog iv Togobt@® Tic Gpyhi xpóvo public xal
xad'iv Exaotov Umprodévra oi èSétato, div Evia è TiBéprog o8 0XcG mpocfjxro, Ev. ula
*uípx AaBelv. TAÙV Y&p c7; TOÙ TATPÎÙG EriMANTEmwG oditv dado dveBdieto. xoi èxelvyv
dì obx ig paypàv mpoosxtíoxto ... 4,4... mpbóg Sì tosto sixévac te drrayopesoue
xov'&oy&c undéva adtod iotdvar, xol c dera eco moinow Tposyapnoe.

Lo stesso sentimento: di ‘benevolenza ci riferisce Svetonio: «Sic Imperium
$
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26 ANGELO MENICHELLI

adeptus populus Romanus vel dicam hominum genus voti compotem fecit
exoptatissimus princeps maximae parti provincialium ac militum quod in-
fantem plerique cognoverant... ut vero in adversam valetudinem incidit
... non defuerunt qui depugnaturos se armis pro salute aegri capita sua ti-
tulo proposito voverent... (Cal, 13) accessit ad immensum civium amo-
rem nobilis etiam externorum favor... (Cal. 14) incedebat et ipse studia
hominum omni genere popularitatis... pari popularitate damnatos regatos-
que restituit . .. (Cal. 15). Cfr. PHILoN: C. Flacc. 97; G. FLavio: Anti-
quitates Iudaicae, 18, 124. Una pietra trovata in Francia esprime l'affetto
verso l'imperatore malato: PRO SALUTE / C. CAESARIS GERMAN. / F. GER-
MANICI AUGUST. / PAGUS MATAVONICUS (C.I.L. xII, 342).

4°) R. CAGNAT, op. cit., p. 184.

41) Per una prima affrettata descrizione degli scavi, vedi il giornale
«La Nazione » del 7 dic. 1968 : A. MENICHELLI, Frammenti di civiltà romana
riaffiorano a Nocera Umbra. Cfr. « Il Messaggero » dello stesso giorno: Una
tomba romana rivela l'antico tracciato della Flaminia. Le due pietre scritte
sono presso i depositi della Sovrintendenza Archeologica per l'Umbria. Non
abbiamo potuto avere misure e foto. Quanto é stato messo nel presente stu-
dio é dovuto alla gentilezza di privati.

4) G.LL. x, 8041.

4): C.I.L. v1,:21138.

4) C.I.L. vi, 21133 ; 21134 ; 21136 ; 21137 ; 28329.

4$) 4G IL: v15:21135.

4 CELL. x1, 1877.

+7) Assisi (C.I.L. xr, 8026), Giano (C.I.L. x1, 4877), Quadrelli (C.I.L.
x1, 4603), Spello (C.I.L. xr, 5315), Spoleto (C.I.L. xr, 4896), Todi (C.I.L. xr,
4636 ; 4681).

48) Il reperto è stato portato nella Pinacoteca di Nocera, dove si trova
attualmente.

19) Sappiamo che la Spagna fin dal 197 a.C. ebbe la divisione ammini-
strativa che si protrasse fino ad Augusto e si chiamò «La Hispania Citerior
comprendente la Valle dell'Ebro e la costa orientale fino a sud di Cartagena
e la Hispania Ulterior che abbracciava le rimanenti regioni del mezzogiorno
e dell’occidente della penisola. La Sierra Morena (Saltus Castulonensis) se-
gnò il confine tra le due province». (GIANNELLI MAZZARINO, 0p. cit., 1, p. 287).

59) Trro Livio, Ab Urbe Condita, Libri : 1xv, 42: «In Hispania Ulte-
riore fractis proximo bello Lusitanis quietae res fuerunt, in Citeriore A. Te-
rentius in Suessetanis oppidum Corbionem vineis et operibus expugnavit,
captivos vendidit, quieta deinde hiberna et Citeriore Provincia habuit ».
IXL, 56 : « Ulterior Hispania eo anno in pace fuit ». xr, 16 : « Praetores eodem
tempore P. Manlius in Ulteriorem Hispaniam provinciam in quam et priore
praetura provinciam obtinerat, Q. Fulvius Flaccus in Citeriorem pervenit ».

3) Tacito, Annales, 1v, 13,2 « Vibius Serenus pro console Ulterioris uf

NUOVE ISCRIZIONI ROMANE RINVENUTE A NOCERA 27

Hispaniae » ci si riferisce all'anno 23 d.C. ;1 v, 37,1 « Per idem tempus Hispa-
nia Ulterior missis ad Senatum legatis, oravit ut exemplo Asiae delubrum Ti-
berio matrique eius exstrueret » Anno 25 d.C.

5) Per la Spagna Citeriore invece le menzioni epigrafiche sono molte-
plici. « Ex Hispania Citeriore » ricorre come denominazione della nazionalità
sia di genti che di città spagnole (C.I.L. 11, 4280, 4511, 4792 ; v, 6987), sia
di singoli individui, anzi in quest’ultimo caso spesso accompagnata con l’in-
dicazione della città natale. Esempio simile al nostro : « Ex Hispania Citeriore
Saetabitanus » (C.I.L. vi, 16247), «Ex Hispania Citeriore Legobrigensis »
( C.I.L. x11, 4536). Cfr. anche C.I.L. 1x, 793 ; xiv, 3795. Tuttavia ci sono le
seguenti testimonianze: nei Fasti Trionfali Capitolini, sotto gli anni 106 e
98 a.C. a proposito di due trionfi, si legge : « Q. Servilius Q. f.... n. Caepio
procos. ex Hispania Ulteriore » e « L. Cornelius P. f. L. n. Dolabell(a) procos.
ex Hispan(ia) (Ul)terior(e) de Lusitaneis » (C.I.L. 1, p. 49). Nel calendario
di Caere il 17 marzo, ricorrenza della battaglia di Munda, si dice : « fer(iae)
quod e(o) d(ie) C. Caes(ar) vic(it) in Hisp(ania) Ult(eriore) (C.I.L. xi, 3592).
Anche altre iscrizioni riportano Hispania Ulterior (C.I.L. IX, 2335 ; x1, 5744).

5) PLINIO: Naturalis Historia (3, 6) : « Ulterior in duas per longitudinem
provincias dividitur, siquidem Baeticae latere septentrionali praetenditur, Lu-
sitania amne Ana discreta ».

5) C.I.L. vr, 31267.

55). C.I.L. xix, 412.

5*) E. DE Rucazno, Dizionario Epigrafico, op. cit. IV, p. 882.

5?) DIoNE Cassio, op. cit., XLI, 24, 1 : rapadauBdvov te obv dua adtode xoi
xadiatàuevog Suédpaue uéyp. T'adetpewv. xal éibrenoe uiv Budéva oddèv TANV xenu&cov
bOoYzs (tabta Ydp maurAn97 totrpatev), triunce 8E xol iSi x«l xowf moMosc. xol
volo ye L'aderpedor morLtelav Gmaotw Edmwxev, Tj» xol ó ’3fubc coquat Botepov Erexbpwoe.

58) C.I.L. vol. 11, p. 873: « Tribum Gaditanorum Galeriam fuisse tituli
docent ubi reperti ». Cfr. C.I.L. x, 235.

59) «La Tribù Galeria era quella cui facevano capo località meridionali
come Abella, Abellino, Vibino e Compsa e nello stesso tempo località setten-
trionali come Luna, Genova, Pisa e Vellia (a sud di Piacenza) ». M. A. LEVI,
L'Italia Antica, Milano, 1968, 1r, p. 9.

**) G. M. CoLomBa, Storia politica d'Italia, Milano, 1944, rr, p. 198.

*97) STRABONE : V, 2, 10.

*) L. IacoBILLI, Di Nocera nell'Umbria e sua Diocesi, op. cit. p. 5.

*) L’annuncio giornalistico è apparso sul settimanale « La Gazzetta di
Foligno », n. 31/32 del 6 agosto 1972: A. MenIcHELLI, Ritrovamento di una
pietra miliare. Il reperto è stato portato nella Pinacoteca di Nocera Umbra.

*) C.I.L. rx, 14358-11: DDD NNN VALENTIN(iano) / (Valente et Gra-
ti)ANO TRIUMPHTORI(bus) / (saluberri)MA DISPOSITIONE EQUITI VIRI.

C.I.L. v, 8008: (dd) nn (Imperatoribus) FLAvIo VALENTE (et Flavio
Gratiano) vicror(ibus) (ac) TRIUMPH(toribus) / (semper Augg).
28 ANGELO MENICHELLI

Nella maggioranza dei casi, limitandoci agli imperatori che ci sem-
brano coinvolti, il titolo é scritto con la F (C.I.L. v, 8066-b; vr, 1178;
xi, 6659-a-b ; xr, 6660 ; L'Année Epigraphique, 1969/70 n. 570).

Le epigrafi ritrovate lungo la Flaminia seguono la dicitura F eccetto
C.I.L. x1, 6328 e xr, 6634 scritte con PH.

*5 La questione è svolta con logicità e precisione nella rivista Epigra-
phica, già citata, pag. 126-131. Il Radke pone Nocera a 108 miglia da Roma.
Cfr. Viae Publicae Romanae, estratto dalla P.W., xir, suppl. 1971, pag. 150-
155.

6) Per la città di Tadinae e la sua ubicazione, cfr. G. SIGISMONDI, La
Battaglia tra Narsete e Totila nel 552 d.C. in Procopio, in « Bollettino della De-
putazione di Storia Patria per l'Umbria », 65 (1968), fasc. 1, p. 15-16.

6?) Seguendo l’Itinerario Antonino il conteggio può essere : « Roma-Nar-
nia, Lv1 / Narnia-Interamna, ix / Interamna-Spoletium, xvii / Spoletium-Fo-
rum Flaminii, xvii / Forum Flaminii-Nuceria, XII ».

In questo Itinerario però non è nominata Nocera, ma ricavando dal
Burdigalense la distanza tra Forum Flaminii e Nuceria, che è di XII
milia, si arriva a cxv aggiungendo le duo milia fino alla Fonte del Coppo.
Cfr. Epigraphica, op. cit., pag. 128.

68) Il percorso per Bevagna non è il più antico della Flaminia, secondo
il Radke ; il tratto più antico della Flaminia è quello che passava per In-
teramna, Spoletium, Forum Flaminii, Plestia, Kamars Clusium; più tardi
la via consolare fu prolungata da Forum Flaminii per Nuceria fino ad Ari-
minum e solo nel I° secolo a.C. la Flaminia passò per Bevagna. Vedi gli
studi di Radke: Umbri, voce della P.W. suppl. 1962, pag. 1745-1827 ; Ri-
cerche su Camerino, città Umbra, Milano, 1964; Viae Publicae Romanae,
estratto dalla P.W., op. cit., pag. 126-160.

69) CAGNAT, Op. cit., pag. 160. :

?) H. Herzie, Le Réseau Routier des Régions VI et VIII d'Italie, Bo-
logna, 1970 passim. Secondo il Bormann sono da considerarsi miliari anche
i numeri del C.I.L. xri, 6618-b e 6628. I titoli che stiamo analizzando sono
appellativi costanti degli imperatori di cui parliamo, ma in alcune iscri-
zioni come le seguenti, essi mancano, almeno non sono arrivati a noi:
C.I.L. x1, 6618-b ; 6628 ; 6664; 6665.

72) H. HERZIG, op. cit., p. 46-47.

7) C.I.L. x1, 6626 ; 6627; 6629; 6632-b ; 6634.

98); C.I.L. x1, 6620.

%) C.I.L. xi, 6629. Bormann è dubbioso nel dire a quale strada ap-
partenga questo miliario e quello di Arcevia, « Ex his n. 6629 et 6630 non
videtur esse viae Flaminiae » C.I.L. xr, p. 995. Egli non sapeva che antichi
documenti medioevali chiamano Flaminia la via romana che passava per Sas-
soferrato. Cfr. M. Lopez PEGNA, Le due Battaglie di Sentinum che segnarono
i fati d’Italia, Firenze, 1971 pag. 56. Vedi anche A. PAGNANI, Storia della

ey —__o_- NUOVE ISCRIZIONI ROMANE RINVENUTE A NOCERA

29

Abbazia di S. Croce dei Conti in Sassoferrato, 1958, p. 12. Tuttavia il mi-
liario C.I.L. x1, 6629 é esatto nella distanza da Roma a Sassoferrato, distan-
za calcolata cxLI miglia, se si conta per il Diverticulum Helvillum Anconam.
Secondo Radke i due cippi indicano la strada Spoletium, Forum Flaminii,
Kamars.

7) C.I.L. x1, 6627-a ; 6632-b ; in altre iscrizioni fuori della Flaminia
si ha Victoribus : C.I.L. v, 8066-b ; xr, 6659-a ; 6660; 6664-b (= Imperato-
ribus victoriosissimis).

7) C.I.L. x1, 6626-a ; 6629 (= Felicissimis) ; 6634 ; fuori della Flaminia
citiamo un esempio C.I.L. xr, 6603.

7?) C.I.L. v1, 1175 ; 1176 ; x, 6958; xii, 9141.

**) H. HznziG, op. cit., n. 42 di essi riporta una pietra sulla via Faven-
tina. Il Bormann ne cita un'altra sulla via Aurelia (C.I.L. xr, 6665) ; di Va-
lente e Graziano (C.I.L. x1, 6328).

?*) Per Valentiniano e Valente C.I.L. xi, 6618-b ; 6628 (?) ; 6627-a;
6632-b ; 6659-a-b ; 6660 ; 6664. Per Valentiniano, Valente e Graziano C.I.L. xI,
6626-a ; 6629-a ; 6630 ; 6634.

$°) Oltre la Flaminia questi imperatori hanno restaurato anche altre
strade, come testimoniano alcuni miliari, C.I.L. 1, 1061; xr, 6660 ; 'Année
Epigraphique, 1958, n. 133 ; 1969/70, n. 570.

81) Il marmo, messo come gradino in un'entrata prospiciente l'orto
dell’abitazione di Speranza Favorini, via Garibaldi, n. 28, è stato portato
nella Pinacoteca Comunale di Nocera. Forse è stato trasportato da qualche
edificio pubblico o dal Forum che non era troppo distante dal luogo del rin-
venimento. Sembra che è stato usato — e le spezzature ce lo fanno pensare —
come mensola.

8) C.I.L., vi, 1041; L’Année Epigraphique, 1972, n. 393.

8) C.I.L., 111, 4020.

uy OC EL, 11, 259.

uU) C.ILL., 111, 9472.

*€) C. I. L., 111, 10263.

8?) L'Année Epigraphique, 1971, n. 28 ; C.I.L. x1, 1322.

88) A. CALDERINI, Op. cit., p. 221.

?9) Storia Augusta, traduzione di F. Roncoroni, Milano 1972, p. 398:
« Perché sapeva bene che quel nome era assai caro al popolo ... quando sali
al potere assunse anche il nome di Antonino ».

$9) C.I.L. viu, 17727. Cfr. C.I.L. viu, 1628.

*! Un esempio è il termine Invictus che si trova poche volte per Cara-
calla; riportiamo alcuni testi del Corpus: v, 7643; vin, 6969 e 17258 (il
titolo é attribuito insieme al padre, a lui e a Geta) ; 1x, 2648 ; x, 5082 e 5826 ;
XI, 2648 ; xri, 6301 ; xiv, 3638. Settimio Severo è chiamato Invictus in C.I.L.
VIII, 21606 ; 21507 ; 23411 ; x, 5825 ; x1, 8.

*) L. PARETI, op. cit., vol. V*, p. 400. Cfr. C.I.L. vii, 884; 2250.
30 ANGELO MENICHELLI

$5 C.I.L. vi, 1047 ; x, 6908 ; x1, 1322.

*) CAGNAT, Op. cit., p. 172.

9) C.I.L. viu, 7974: NUMINIS / CONSTANTINI SAN / CTISSIMI ET IN-
VICTISSIMI ; Vi é stato eraso ANTONINI e messo CONSTANTINI. i

C.I.L. vini, 22326 ; 22437 sono dei miliari e si può spiegare la cancel-
latura al fine di usarli per la dedica ad altro imperatore.

*) Il reperto è stato messo a disposizione perché fosse studiato dal pro-
prietario Francesco Ruotolo, via Garibaldi n. 13.

*?) Due esempi si trovano nel C.I.L. xi, 5782: D M / LESIAE / BELINI-
p(e) (lettura di Lopez Pegna, op. cit.) CONIUGI / DESIDERAN / TISSIMAE
SATRIUS PACATUS ; XI, 6365 : L. LARTIUS / CARPENUS / CLEMENS / CONIUGI /
DESIDERAN / TISSIMAE.

Anche in altre zone geografiche l'aggettivo desiderantissimus è poco
usato. C.I.L. viii, 2397 ; 3956 ; 9504 ; 12217; 16410. xit, 1988 ; 11205. xIv,
3624.

*5) Ci siamo limitati all'area della VI° Regio e a due esempi: C.I.L.
XI, 5795: ...C. CASIDIUS FESTIANUS FILIUS / MATRI KARISSIMAE. C.I.L.
XI, 6680: ... CRYSOGONUS FILIUS / MATRI PIENTISSIMAE.

*9) Questa formula è comune; indichiamo solo fifuli con la parola
Filius abbreviata : C.I.L. x1: 4757 ; 5709 ; 5761; 5783 ; 5787.

100) PLINIO, Naturalis Historia, 111, 114 ; STRABONE, Geografia, v, 2, 10.

101) STRABONE, ibidem: Sla «i» 6809 mzXn9uvóusvat QXXXov Y) Sd ToNTIXÒY
CUOTmMUA.

1?) L’Année Epigraphique, 1890, n. 117; 1969/70, n. 633; C.I.L. v1,
17070 ; xim, 8116. * Correctores ,, e ^ Consulares ,,
in Umbria

Poiché ci proponiamo nel presente studio l'esame dell'ammini-
strazione della Tuscia et Umbria nel tardo Impero (1v°-v° sec. d.C.),
riteniamo opportuno soffermarci brevemente sulla situazione della
Italia prima di questo periodo, in modo da poter inquadrare organi-
camente la condizione di questa regione nell’economia generale del
mondo romano.

Da Settimio Severo in poi, per motivi di sicurezza, l’Italia resta
divisa in più distretti: l’urbica dioecesis e le regiones iuridicorum,
rette l’una dal praefectus urbi e le altre da funzionari col nome di
juridici ?. Questa seconda carica era stata istituita già dall'impera-
tore Adriano, allorché aveva eletto col nome di consulares quattro
magistrati di ordine senatorio tra i quali aveva diviso l’Italia ?);
soppressa da Antonio Pio, fu restaurata in seguito da Marco Aurelio
nei primi anni del suo governo, come è attestato dalle testimonianze
epigrafiche ? ; questi juridici, che appartenevano ai ranghi più ele-
vati dell’ordine senatorio, erano scelti personalmente dall’imperato-
re 9. La loro giurisdizione, che in genere abbracciava la sfera della
vita civile, col passare del tempo fu sempre più ridotta, soprat-
tutto verso la fine del terzo secolo, quando vennero istituite le cor-
retture regionali 5, mentre il titolo subì un progressivo ampliamento
ed ebbe solo carattere formale (iuridico de infinito). L’ultimo iuri-
dicus di cui abbiamo notizia è quello della iscrizione C.I.L. x1 376,
che risale al tempo di Valeriano e Gallieno. Si tratta di una dedica
da parte dell'ordo Ariminensium a Marco Aurelio Teone, v(iro) c(la-
rissimo), jurid(ico) de infinito per Flam(iniam) et Umbriam Picenum.

Costui è ricordato anche nelle iscrizioni C.I.L. nu 89 e C.I.L.
i1 90 come legatus Augusti pro pretore provinciae Arabiae e consul
designatus, sempre al tempo di Valeriano e Gallieno 9.
32 MARIA CARLA SPADONI CERRONI

Dalle testimonianze epigrafiche di quest'epoca si puó dedurre
che l'ambito geografico da essi dipendente non corrispondeva a par-
ticolari distretti voluti e stabiliti dall'imperatore, neppure si esau-
riva nell'ambito di una singola regione augustea, ma generalmente
comprendeva un raggruppamento di due o piü regioni ?. I raggrup-
pamenti che si possono trarre dalla lettura delle epigrafi, sia del 2°
e 3° sec., sia del 4° sec., sono i seguenti : regio Transpadana (C.I.L.
v 1874, 4332, 4341, 8921 ; vi 1520 ; vir1 7030, 12442 ; x1 6338), Aemi-
lia-Liguria (C.I.L. v1 332; x 5178, 5398), Aemilia-Liguria-Tuscia
(C.I.L. vii 597), Aemilia-Flaminia (C.I.L. vii 5354), Tuscia-Pice-
num (C.I.L. x1 2106), Flaminia-Umbria (C.I.L. 111 6154; vi 1509;
Xi, 377; xiv 3586), Flaminia-Umbria-Picenum (C.I.L. 11 2634 ; x1
376), Picenum-Apulia (C.I.L. vi 1511-12), Apulia (C.I.L. v 2112;
vi 1502-03), Apulia-Calabria (C.I.L. 1x 1572), Calabria-Lucania-Brut-
tium (C.I.L. vi 1562 ; 1x 2213 ; xiu 6763), Apulia-Calabria-Lucania
(1.L.S. 8842), Apulia-Calabria-Lucania-Bruttium (C.I.L. 111 10471-73 ;
vir 22721) 9.

Per quanto interessa piü da vicino il nostro studio, cioé la Tu-
scia et Umbria, raggruppiamo qui, elencandole, le iscrizioni che ne
fanno menzione come regio facente parte della giurisdizione di un
juridicus : C.I.L. 11 2634 (juridico per Flaminiam et Umbriam et Pi-
cenum), C.I.L. mi 6154 (juridico per Flaminiam et Umbriam), C.I.L.
vi 1509 (juridico per Flaminiam et Umbriam) C.I.L. x1 377 (juridico
per Flaminiam et Umbriam), C.I.L. x1 376 (juridico per Flaminiam
...et Umbriam Picenum), C.I.L. x1iv 3586 (juridico per Flaminiam et
Umbriam).

In alcune iscrizioni dell'ultimo venticinquennio del ri" secolo
comincia ad apparire il titolo di corrector, accompagnato dalla attri-
buzione Italiae o totius Italiae o utriusque Italiae 9.

Sono questi personaggi di fiducia dell'imperatore, scelti con l'in-
carico di risanare la condizione dell'Italia ; l'eccessivo decentramen-
to aveva infatti favorito il sorgere, si puó dire, di autonomie locali,
a scapito, è ovvio, del governo centrale. Le funzioni di questi cor-
rectores si possono riassumere nella frase: ad corrigendum statum
Italiae, come si dice a proposito dell'elezione di Appio Svetro in
C.I.L. x 5171 e 5398, il primo corrector che noi conosciamo '9?, ri-
salente al tempo di Caracalla.

Nel 1v* secolo, dopo la riforma di Diocleziano, questi funzionari
vedranno aumentare di peso e di importanza la loro carica, tanto che
tutte le altre magistrature scompariranno o quasi. Anche in questo

——— n — ÜÁÀ— 22€ aad « CORRECTORES » E « CONSULARES ) IN UMBRIA 33

secolo l’ufficio del corrector spettava ai membri dell’ordine senatorio
di grado pretorio !!) ; in quanto provenienti appunto dall’ordine se-
natorio, il loro titolo costante era clarissimus vir 9».

Col passare del tempo, come abbiamo già detto, essi assorbirono
tutte le funzioni degli altri magistrati, fino ad essere paragonati agli
antichi governatori delle province senatorie, e assunsero titoli di-
versi, quali proconsules, praesides, consulares.

La nomina dei correctores per le singole regiones non si può
fissare con esattezza cronologica; possiamo solo considerare limite
ante quem l’anno 290, data dell’ultimo corrector utriusque Italiae :
Nomidius *. Il primo dei nuovi correctores attestato è T. Flavio
Postumio Titiano che ha governato con tali mansioni l’Italia Trans-
padana tra gli anni 291-2 14).

Nell'ambito della nuova suddivisione dell'impero operata da
Diocleziano, come ben si sa, l'Italia costituiva una delle tre diocesi
della Prefettura d'Italia : la diocensis italiciana, come viene attestato
dal più antico dei cataloghi provinciali : il Laterculus Veronensis 15).

‘ E questo, insieme alla Notitia Dignitatum *9, il più importante
documento, soprattutto per la contemporaneità ai fatti trattati;
sembra infatti che il catalogo venisse compilato intorno al 292-7 e
rispecchia quindi in modo fedele il nuovo assetto dell'impero.

Il territorio della diocesi italiciana veniva suddiviso tra due vi-
carii : il vicarius Italiae e il vicarius Urbis, il primo con giurisdizione
sull’Italia settentrionale risiedeva a Milano, il secondo, che risiedeva
a Roma, esercitava la sua potestà sull’Italia centrale e meridionale.
E più precisamente, dal vicarius Italiae dipendevano le seguenti pro-
vincie : Venetia et Histria, Liguria et Aemilia, Flaminiam et Picenum
Annonarium, Alpes Cottiae, Raetia Prima, Raetia Secunda.

Questo vasto territorio prendeva il nome di regio Annonaria, in
quanto era sottoposto al pagamento di un tributo ??.

Dal vicarius Urbis dipendevano dieci province dette anche re-
giones urbicariae o suburbicariae, ed erano : Tuscia et Umbria, Cam-
pania, Lucania et Bruttii, Picenum suburbicarium, Samnium, Valeria
Sicilia, Sardinia, Corsica. Questa suddivisione rispecchia la situa-
ziane dell'Italia nel rv*-v* secolo, secondo quanto ci tramanda la
Notitia Dignitatum. Il Latercolo Veronese ci ‘testimonia l’esistenza
delle seguenti province : diocensis italiciana habet provincias numero
XVI: beteiam, histriam, flaminiam, picenum, tusciam, umbrenam,
apuliam, calabriam, lacaoniam, corsicam, alpes cotias, retia *9. A com-
pletare il quadro dell'Italia del 1v°-v° secolo va ricordata l’esistenza,
34 MARIA CARLA SPADONI CERRONI

nell'ambito del vicariato di Roma, della Prefettura Urbana, che
comprendeva la città e il territorio circostante, la cui estensione, non
non ben identificata, è stata spesso oggetto di dispute tra gli studiosi.

Secondo la testimonianza della Notitia, la Prefettura urbana del
v° secolo si differenzia notevolmente come struttura e come funzioni
da quella dei secoli precedenti. L’evoluzione è stata progressiva ed
è difficile stabilirne le date ; anche se le principali trasformazioni si
rilevano al tempo di Costantino, è indubbio che già Diocleziano, fis-
sando la sua sede lontano da Roma e creando le corretture regionali,
abbia dato enorme impulso a questo mutamento. Infatti il controllo
amministrativo, anche entro le cento miglia da Roma era effettuato
dai governatori delle province confinanti, Tuscia et Umbria, Campa-
nia, mentre rimaneva al praefectus urbi, esclusivamente quasi a ti-
tolo onorifico, il potere giudiziario, che egli esercitava eccezional-
mente anche fuori del territorio di Roma 19).

Per concludere brevemente questo argomento possiamo affer-
mare che non ci sembra possa esistere alcuna differenza di signifi-
cato tra i due termini di urbicariae e suburbicariae regiones, piena-
mente confortati nel sostenere questa tesi dai documenti giuridici,
e cioè dai rescritti degli imperatori. In essi troviamo (C. Theod. vt,
13, 1): per omnem Italiam, tum etiam per urbicarias Africanasque
regiones ac per omnem Illyricum, dove evidentemente col termine
Italia si indica la parte settentrionale con capitale Milano, con ur-
bicarias regiones le regioni sottoposte al vicario di Roma.

Passiamo ora ad analizzare piü direttamente i governatori im-
periali che si succedettero al governo della Tuscia e Umbria dalla
riforma di Diocleziano al v* secolo d.C.. Questa regio venne prima
retta da correctores, e poi a partire dal 370 da consulares. Abbiamo
già parlato delle attribuzioni e delle funzioni del corrector quando
questi aveva il titolo di corrector Italiae o corrector totius Italiae ; il
corrector di una particolare regio ha le stesse attribuzioni ed è della
stessa estrazione sociale. È giudice ordinario 2°, esercita cioè la pro-
pria giurisdizione nelle cause civili e penali di una certa entità (per
le altre intervengono i magistrati cittadini); ha anche la facoltà di
emettere condanne a morte, di applicare la tortura contro chiunque,
a meno che non appartenga all’ordine senatorio, nel qual caso è ne-
cessario il consenso dell’imperatore 2). Esercita poi le funzioni del
curator viarum e del curator rei publicae, cioè insomma presiede al-
l'amministrazione della città. Ha l’inspectio fiscalis, cioè presiede al-
la riscossione delle imposte, tramite i susceptores 22).
x — ———————————— —

« CORRECTORES » E « CONSULARES » IN UMBRIA 35

Esaminiamo ora in ordine cronologico i correctores della regio
Tuscia et Umbria sicuramente accertati, tra gli inizi del rv* e all'in-
circa i primi anni della seconda metà di questo stesso secolo.

Il primo di questi è C. VETTIUS Cossinius RuriNus che governò
la Tuscia et Umbria negli anni 306-12 2). Di fondamentale impor-
tanza è l'iscrizione C.I.L. x 5061 = I.L.S. 1217, rinvenuta ad Atina,
perché ci offre il cursus honorum di Rufino quasi al compieto. Sia-
mo al tempo degli imperatori Costantino e Licinio, e più precisa-
mente nel 316, anno in cui Rufino rivestì la prefettura urbana, co-
me è testimoniato anche da C.I.L. vi 32040: Gaio Vettio Cossino
Rufino, viro clarissimo, praefecto urbi, auguri, pontifici dei Solis...,
e dal Codv. Theodv. 1v, 11, 1, contenente un rescritto imperiale in-
dirizzato ad Vettium Rufinum p(raefectum) u(rbi), databile sotto
il consolato di Sabino e Rufino, cioé nel dicembre del 316. In questo
stesso anno potrebbe aver rivestito il consolato per la prima volta
insieme appunto ad Antonio Cecina Sabino, se il Vettius Rufinus
testimoniatoci coincide con il nostro ; nel 323 poi sarebbe stato di
nuovo eletto console ordinario insieme ad Acilio Severo, come ci è
testimoniato dai Fasti*9. Il Jones 9? cita solo il consolato del 316,
che Rufino rivestì appunto insieme a Cecina Sabino, basandosi esclu-
sivamente sulla testimonianza dei Fasti.

Come si può apprendere dall’iscrizione sopra ricondata Rufino,
prima di accedere alle cariche dell’urbe, è stato governatore pro-
vinciale, proconsole in Acaia e in Italia corrector, della Venetia et
Histria, della Tuscia et Umbria, e della Campania.

In particolare modo dalle ultime righe ?°) : ordo populusque Ati-
nas quod in correctura eius, quae sevissimam tyrannidem incurrerat,
nullam iniuriam sustinuerit, patrono dignissimo, ci sembra di poter
datare la correttura della Campania negli anni 306-12, cioé durante
il regno di Massenzio, a cui probabilmente allude sevissimam ty-
rannidem. Rufino rivestì la correttura della Tuscia prima di quella
della Campania e senz’altro prima del 312, anno della morte di Mas-
senzio ; quindi nello stesso arco di anni 306-12 si collocano la corret-
tura della Tuscia e quella della Campania.

Più difficile è datare il proconsolato dell’Acaia, che si pone sen-
z’altro prima del 315-16 *?, e cioè nel 314, quando Costantino con-
solidato il potere riassestò l’impero, o addirittura nel 306, al tempo
dei quattro Augusti dopo la morte di Severo. Più probabilmente
egli avrebbe avuto l’incarico dopo il 306 da Massenzio, ma avrebbe
esercitato realmente il suo ufficio dopo il 313 *9 ; così ci sembra di
36 MARIA CARLA SPADONI CERRONI

poter dedurre dalla testimonianza di Firmico Materno, Math. 11,
29: ...de exilio raptus in administrationem Campaniae primum de-
stinatus est, deinde(ad) Achaiae proconsulatum, post vero ad Asiae pro-
consulatum et praefecturam urbi Romae.

Tralasciando gli altri governi provinciali in Italia, è da ricor-
dare che il filosofo ci parla di Rufino come corrector Campaniae, pro-
console in Achea per due volte (intendendo uguale incarico il pro-
consolato in Achea e quello nell’Asia), e infine come prefetto ur-
bano ??.

Personaggio assai in vista, appartenente all’ordine senatorio,
aveva rivestito altri importanti uffici prima di passare ai governi
provinciali; era stato infatti curator alvei Tiberis et cloacarum sa-
crae urbis, pontifex dei Solis e augur Salio Palatino. È questo un
cursus honorum lungo e completo dunque, che giunge fino alla pre-
fettura urbana. Il grande numero di incarichi provinciali, testimo-
niati sia in Oriente che in Occidente, sta ad indicare la necessità
di personale specializzato e nello stesso tempo lo sforzo dell’impera-
tore Costantino di mantenere in qualche modo unito e uniforme, al-
meno amministrativamente, l’impero. È indubbia comunque l’im-
portanza dei governatorati italiani in quanto essi favoriscono in genere
l’approdo ai proconsolati e, in particolare come in questo caso, alla
prefettura urbana.

C. Iunius RUrFINIANUS ABLABIUS TITIANUS 0 TATIANUS è, se-
condo l'ordine cronologico, il secondo magistrato per l'Umbria. Una
epigrafe proveniente da Abellinum (C.I.L. x 1125) riporta la dedica
di una statua decisa dagli abitanti di questa città per la probità del
suo governo ??.

All’inizio della sua carriera Tatiano è consularis Campaniae, in
un'epoca in cui in questa regione si è già sostituita la figura del cor-
rector con quella del consularis, forse intorno all'anno 333 come vuo-
le il Cantarelli *), o dopo il 337 secondo il Jones *».

Tatiano é anche consularis Aemiliae et Liguriae verso il 321, co-
me è testimoniato dal C. Theod. rv, 13, 1: Imperator Constantinus
Augustus ad Iunum Rufum consularem Aemiliae.

Probabilmente intorno a questi anni rivesti anche la correttura
della Tuscia et Umbria, anche se é impossibile, per mancanza di da-
ti, fissare la data esatta.

Figlio di C. Iulius Rufinianus Ablabius Tatianus, autore del li-
bro De Figuris Sententiarum et Elocutionis, il nostro Tatiano è adlec-
tus inter consulares da parte dell'imperatore Costantino ; si tratta or-
«€ CORRECTORES » E « CONSULARES » IN UMBRIA 37

mai? di una vera e propria elezione a senatore, testimoniata in tal
senso due altre sole volte, in C.I.L. vi 1704 e in C.I.L. 1x 1572, non
piü riservata soltanto ai prefetti del pretorio i quali, all'atto di la-
sciare il servizio entravano a far parte del senato 24).

A Roma inoltre rivestì l'avvocatura fiscale centrale, non fu
però advocatus fisci, ma fisci patrono rationum summarum ; dal 3°
secolo in poi questo incarico venne così chiamato per distinguerlo
da quello delle province.

Tra gli incarichi provinciali e quelli in Roma, Tatiano ottenne
anche la legazione della provincia dell’Asia *) dopo il 324 #9.

L'inserimento di governi provinciali orientali nel cursus, prima
o dopo i governatorati italiani, in genere non trova una giustifica-
zione precisa e forse a nostro avviso serve a creare, nel quadro diri-
gente, funzionari con esperienza più vasta, anche se l’attribuzione
non può prescindere da motivi o interessi contingenti o individuali.

su Lucius TuRCIUS APRONIANUS AsTERIUS abbiamo molte no-
tizie, addirittura troppe, in quanto sia le fonti epigrafiche che i te-
sti ci tramandano con lo stesso nome quattro diversi personaggi, al-
tissimi magistrati di rango senatorio, cosi che è difficile distinguere
le diverse cariche che ognuno di essi ha rivestito. Vediamoli singolar-
mente : :

1) Il primo é L. Turcius Secundus, fratello di L. Turcius Apro-
nianus, praefectus urbi nel 339 (C.I.L. vi 1768, 1769, 1772) e gover-
natore della Lucania et Brittium nel 323 (C.I.L. x 407). Egli fu con-
sole (C.I.L. vi 1768-69) al principio del rv* secolo ?^.

2) Il secondo è L. Turcius Secundus Asterius, figlio di L. Tur-
cius Apronianus, praefectus urbi nel 339 e fratello di L. Turcius
Apronianus Asterius, praefectus urbi nel 362-4*9. Egli fu come il
fratello questore e pretore (C.I.L. vi 1768-69 e 1772-73) ; sempre
secondo la fonte epigrafica fu comes Augustorum probabilmente di
Costanzo e Costante negli anni 337-40 9? e rivestì il governo della
provincia Picenum et Flaminia col titolo di corrector negli anni 340-
50. La prima fonte (C.I.L. vi 1772) è una base urbana dedicatagli
dagli abitanti di Amiternum, post administrationem della loro pro-
vincia ; eleggendolo patrono della città, gli innalzarono una statua
in bronzo, a perenne testimonianza. Abbiamo poi altre due iscri-
zioni (C.I.L. xiv 3582-3) in cui compare il nome Asterius, corrector
Flaminiae et Piceni come il padre di L. Turcius Secundus Apronianus,
prefetto dell'urbe, sotto il cui auspicio vengono effettuate alcune
opere di restauro di un ponte e opere pubbliche nel clivus Tiburtinus.

Rip

nic aem

miti

fl
i
38 MARIA CARLA SPADONI CERRONI

Sempre con il patronimico, e accompagnato dall'attribuzione cor-
rector Flaminiae et Piceni, appare Asterius nell'iscrizione (C.I.L. x1
6218-19) sopra l'arco di Augusto a Fano, dove si legge una dedica
all'imperatore Costantino curante L. Turcio Secundo, Aproniani prae-
f(ecti) urb(i) fil(io), Asterio, corr(ectore) Flaminiae et Piceni.

3) Il terzo personaggio che possiamo identificare come L.
Turcius Apronianus fu praefectus urbi nel 339 (C.I.L. x1 6218-19 49)
e governatore della Lucania et Bruttium nel 323 (C.I.L. x 407).

4) Finalmente, quello che più da vicino ci interessa, in quanto
è stato governatore della Tuscia et Umbria, è L. Turcius Apronianus
Asterius. C.I.L. vi 1768 e 1769 sono le iscrizioni in cui compare tut-
to il cursus honorum del nostro. Sono molti simili, sembrerebbero
quasi due copie di uno stesso documento, effettuate per sbaglio dal-
la cancelleria imperiale ; nella prima viene citato l’ordo Spoletinorum
come il promotore di questa epigrafe e di una statua in bronzo a
perenne ricordo della sua figura ; nella seconda vengono illustrati i
motivi di questa dedica, cioè la probità del suo governo provinciale,
l'onestà e la singolare giustizia che lo hanno sempre guidato: ob
eius insigne meritum singularemque iustitiam qua omni faria Lucen-
sium utilitati honestatique prospexit consensu obsequaentissimi ordinis
ac totius eiusdem civitatis populi exacto administrationis tempore sta-
tuam ex aere patrono collocatam administravit.

Per quanto riguarda la datazione, mentre nella prima si parla
del consolato di Amanzio e Albino, cioè il 345-6 4), nella seconda
sono citati anche i consolati terzo di Costanzo e secondo di Costante,
che si riferiscono all'anno 342 ‘2. La correttura della Tuscia et Um-
bria rimane incerta quindi tra gli anni 342-6.

Il nostro L. Turcius Apronianus Asterius, oltre a rivestire cari-
che minori quali la questura e la pretura (C.I.L. vi 1768-69) è stato
anche quindecemvir sacris faciundis (C.I.L. vi 1768) prima di passa-
re alla prefettura dell’urbe nel 362. Poche sono le carriere nelle
quali si passa da un governatorato direttamente alla prefettura ur-
bana, esse testimoniano quindi la grande importanza dei governi
provinciali nella formazione degli altissimi magistrati. Si conoscono
altri cinque personaggi che hanno effettuato lo stesso passaggio, e so-
no: Furius Maecius Gracchus, corrector Flaminiae et Piceni ; Ani-
cius Achenius Bassus, proconsul Campaniae ; Arrius Maecius Grac-
chus, consularis Campaniae ; Postumius Lampadius, consularis Cam-
paniae ; Naeratius Palmatius, consularis Siciliae *9. La prefettura di
Asterius, oltre che dal C. Theod. x1v, 4, 3, ci è attestata da Ammia-
« CORRECTORES » E « CONSULARES » IN UMBRIA 39

no Marcellino *?, che ce la descrive come l'opera di un iudex integer
el severus 4°).

Di famiglia urbana nobilissma, figlia di Vettio Cossino Rufino,
prefetto dell'urbe nel 315 e console nel 323, VETTIUS AcoRIUS PRAE-
TEXTATUS è ricordato tra l’altro come corrector Tusciae et Umbriae.

Anche il padre ha rivestito il governo di questa provincia ed è
stato, come il figlio, proconsole in Acaia, segno evidente che per le
famiglie più illustri esisteva una certa ereditarietà degli incarichi #9.
Nato intorno al 330, Praetextatus sposò nel 344 Aconia Fabia Pao-
lina (C.I.L. vi 1779: hi coniuncti simul vixerunt annos XL), figlia
di Aconio Catullino Filomate, praefectus urbi nel 342-44, console nel
349 4. Uomo di profonda religiosità, rivestì quasi tutte le cariche
sacerdotali: fu infatti hierophanta, neocorus, tauroboliatus **) ; ini-
ziato a tutti i misteri, vi iniziò anche la moglie (C.I.L. vi 1779;
SvMM. Ep. 1, 44). Il suo cursus honorum, ricostruito in base a tre
iscrizioni (C.I.L. vi 1777-78-79), comprende prima la questura e la
pretura, poi gli incarichi provinciali, cioè la correttura della Tuscia
et Umbria, quella della Lusitania e il proconsolato in Acaia. Per
quanto riguarda la prima non abbiamo alcun elemento che ci per-
metta di datarla con sicurezza, lo stessa accade anche per il governo
della Lusitania che egli rivestì in qualità di consularis (C.I.L. vi
1777-79) : ufficio pari a quello di corrector per importanza, mansioni
e dignità, senza alcuna differenza, anzi in alternativa a quello, ve-
niva offerto ai governatori provinciali a partire dal 1v? secolo. Pos-
siamo affermare che questi due incarichi, nelle province della Tuscia
e della Lusitania, vennero rivestiti da Pretestato prima del 362, an-
no del suo proconsolato in Acaia. Infatti essi lo precedono imme-
diatamente nell’elenco delle magistrature così come sono riportate
dalle iscrizioni.

Ammiano Marcellino *9, parlando delle qualità del nostro, fissa
al 362 il suo proconsolato : Aderat his omnibus Praetextatus, prae-
clarae indolis gravitatisque priscae senator, ex negotio proprio forte re-
pertus apud Constantinopolim quem arbitrio suo (Giuliano) Achaiae
proconsulari praefecerat potestate. Concorde è Simmaco *?, il quale
però, d’altro canto, ponendo la prefettura dell’urbe nel 364, con-
trasta sia con Ammiano 5*2, che la pone nel 367-8, sia con l’iscri-
zione C.I.L. vi 102, databile al 367, sia con le liste dei prefetti
giunte fino a noi *9, sia con alcuni rescritti imperiali degli anni
366 /7-367/8 s».

Quando gli successe Simmaco, cioè nel 384, Praetextatus fu chia-
40 MARIA CARLA SPADONI CERRONI

mato alla prefettura del pretorio. Lo conferma sia un passo di Am-
miano (xxvi, 1, 24) : Praetextatus ex urbi praefecto..., sia le testi-
monianze giuridiche (C. Theod. vi, 5, 2) *».

L'ultima magistratura di cui abbiamo notizia è il consolato,
che però non riuscì a rivestire per il sopraggiungere della morte 5) ;
Certe ille est Praetextatus, quem iure consulem feceratis, ut fasti me-
mores celebre nomen extenderent, afferma Simmaco (Rel. 12, 4). Egli
fu solo quindi consul ordinarius designatus, per il 385 9).

La carriera di Vettius Agorius Praetextatus è simile a molte al-
tre, posteriori a Costantino, le quali presentano numerosi incarichi
occidentali ed orientali e sfociano comunque nella prefettura urbana
e in quella del pretorio, gestite l’una prima e l’altra dopo, indifferen-
temente. In qualche caso, ed è appunto questo, si arriva anche al
consolato 5). Come abbiamo già avuto modo di affermare in prece-
denza, il numero e la varietà degli incarichi può corrispondere al-
l'esigenza di mantenere un certo assetto all'impero e quindi alla ne-
cessità di personale sempre più specializzato. Tuttavia non si posso-
no sottovalutare preferenze personali, attribuibili, o a doti partico-
lari o all'appartenenza ad una categoria sociale piuttosto elevata.

È priorio l’imperatore Giuliano a scegliere di inviare in Acaia,
come proconsole, Pretestato, in forza di un cognomen molto in vista,
di una carriera paterna onorabile e quindi naturalmente di eccezio-
nali doti che non potevano mancare, dati i precedenti: praeclarae
indolis gravitatisque priscae senator.

Quanto a P. PunLiLIUS CaEIONIUS IULIANUS, la prima notizia
che abbiamo, dal punto di vista cronologico, ci viene offerta dal-
l'iscrizione C.I.L. v1 1159. Si tratta di una base di marmo che ripor-
ta tre iscrizioni ; quella frontale, dedicata ad un certo Orfito prae-
fecto urbi, curante Publilio Caeionio Iuliano, viro clarissimo, è data-
bile al 353-4 *9. A ricordo perenne del suo buon governo in Umbria,
gli abitanti di Narnia lo elessero patrono della città e gli innalzarono
una statua, come si legge nell’iscrizione C.I.L. x1 4118: [Publio]
Publilio Caeionio Iuliano, v(iro) c(larissimo), correctori Tusciae et Um-
briae, ob insigni eius gesta et inlustre administrationis meritum, ordo
Narniensium, una cum civibus, statuam conloca[ve]runt, patrono di-
gnissim(o). Stando al titolo vir clarissimus anche della precedente
iscrizione, C.I.L. v1 1159, e non avendo notizia di altri governi pro-
vinciali, si puó supporre che già nel 354 egli sia stato corrector Tu-
sciae el Umbriae e che vi sia rimasto fino al 362, se vogliamo acco-
gliere la ipotesi del Seeck 5 che vede in lui lo zio dell'imperatore Giu- « CORRECTORES » E « CONSULARES » IN UMBRIA 41

liano, morto nel 362 mentre rivestiva la carica di comes Orientis.

Abbiamo a questo proposito una serie di rescritti dell'impera-
tore Giuliano del 362 indirizzati proprio ad Iulianum comitem Orien-
lis (C. Theod. 111, 1, 3 ; xir, 1, 51 ; xri, 1, 54), ma sempre con lo stesso
destinatario ne abbiamo uno di Giuliano del 363 (C. Theod. vir, 35,
12) e uno del 364 degli imperatori Valentiniano e Valente (C. Theod.
Iv, 63, 1). Bisognerà quindi spostare la sua morte al 364, oppure pre-
supporre l'esistenza di due comites Orientis con lo stesso nome, vo-
lendo attenersi alla ipotesi del Seeck. Il Jones *? rinuncia a fissare
cronologicamente la correttura di Iulianus nella Tuscia et Umbria,
limitandosi a porla anteriormente al 370, anno in cui questa regione
comincia ad, essere governata, come vedremo, da consulares.

Su DvNaurvs l'unica fonte è Amminano Marcellino (xv, 5, 14),
che lo tramanda come corrector Tusciae et Umbriae, dopo il 355.

Venne chiamato dall'imperatore Costanzo a governare questa
regione per le proprie doti personali (praeclaris artibus inlustratus) e
come ricompensa, dopo essere stato prosciolto dall'imputazione di
aver accusato ingiustamente Silvano di tramare contro la sua per-
sona.

Fu un personaggio molto vicino all’imperatore, in quanto, in
qualità di actuarius sarcinalium principis iumentorum, cioé scriba
addetto al controllo e all'annotazione degli animali necessari al tra-
sporto del bagaglio dell'imperatore, nei suoi spostamenti durante le
campagne militari, ne poté diventare facilmente la persona di fi-
ducia e godere quindi tutti gli effetti di questa posizione privile-
giata ©).

Ammniano Marcellino è ancora una fonte preziosa per stabilire
i termini cronologici della carriera di un altro magistrato, IuLIUS
FesTtus Hymertius, che governò la Tuscia et Umbria col titolo di
corrector prima del 362. In questo anno egli infatti rivestì il vica-
riato di Roma subito dopo aver lasciato i governi provinciali della
Campania cum Samnio e della Tuscia et Umbria, come testimonia
un'iscrizione del 376 (C.I.L. v1 1736), contenente la dedica di una sta-
tua a Cartagine e una a Roma, a ricordo perenne del proconsolato
in Africa. Egli rivesti questa carica tra gli anni 366-68, come ci in-
formano due iscrizioni ed un rescritto degli imperatori Valentiniano
e Valente, indirizzato ad Festum p(ro)c(onsulem) Afric(ae), (C. Theod.
IX;: 19,:3,:a. 367):*».

Le prime due iscrizioni consistono in due dediche, l'una all'im-
peratore Valente (C.I.L. rx 2527) e l'altra all'imperatore Valenti-

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42 MARIA CARLA SPADONI CERRONI

niano (C.I.L. viu, 5336) da parte dell’ordo Furnitanus e risalgono
appunto al periodo in cui Imezio rivestiva il proconsolato :
1) procons(ulatu) Iul(i) Festi, v(iri) c(larissimi)... |
2) Iulius Festus, v(ir) c(larissimus), proconsul p(er) A(fri-
cam)...

Ammiano Marcellino fa risalire al 368 il proconsolato e ce ne
parla allorché Imezio venne condannato all’esproprio dei beni (xvIII,
1, 17: eum bonorum multavit) dall’imperatore Valentiniano perché
sospettato di truffa. Malvisto un pò da tutti venne trascinato in
un processo con l’accusa di aver spinto l'aruspice Amanzio a fare
sacrifici per accattivargli la simpatia dell'imperatore ; malgrado il
suo diniego vennero trovate le prove : (xxvii, 1, 20) Quo infitiante,
secretioribus chartis ab eius domo prolatis, commonitorium repertum
est, manum scriptum Hymetii, petentis ut obscecrato ritu sacrorum so-
lemnium numine, erga se imperatores delenirentur. Cuius extima parte
quaedam invectiva legebantur in principem ut avarum et truculentum.

Riusci a scampare alla pena di morte, e per decisione del senato
fu condannato all'esilio nel 368. In seguito poi, forse dopo la morte
dell'imperatore Valentiniano, sarebbe ritornato con pieni poteri nella
carica di proconsole dell'Africa, dato che con questo titolo lo tro-
viamo appunto nel 376 nell'iscrizione sopra citata (C.I.L. vi 1736).

Sempre dalle fonti epigrafiche sopra nominate sappiamo che ha
rivestito il vicariato di Roma, che possiamo datare nel 362 in base
ad un rescritto dell'imperatore Giuliano indirizzato ad Hymetium vi-
carium urbis (C. Theod. 11, 30, 29).

Riassumendo quindi, il cursus honorum di Imezio sarebbe il se-
guente : corrector Tusciae et Umbriae, praetor urbanus *?9, consularis
Campaniae cum Samnio, vicarius Urbis, proconsul Africae.

Questa carriera è molto simile a quella di Massimino, che analiz-
zeremo tra poco. Va notato innanzitutto il posto occupato dal vi-
cariato urbano tra i governi provinciali, e più specificatamente, tra
la Campania e il proconsolato dell’Africa. Abbiamo già fatto notare
l’importanza del governatorato della Campania nella formazione dei
quadri dirigenti dell’impero ; rileviamo adesso la connessione Cam-
pania-Africa, la quale indica l’esistenza di stretti legami tra queste
due regioni da un lato, e Roma dall’altro, quasi si tendesse a stan-
dardizzare le carriere per specializzare il personale ad esse preposto.

Contrariamente al precedente, di AuxoNrius possiamo stabilire
con certezza la data della sua correttura nella Tuscia et Umbria
tramite le fonti giuridche : (C. Theod. vi, 1, 6. a. 362) *» Imperator

* T» -— 6t [LI n B
—— ———— M — — Ml EUG m al die IIR Magi m r— « CORRECTORES » E « CONSULARES ? IN UMBRIA 43

Iulianus A(ugustus) ad Auxonium correctorem Tusciae. È questa la
intestazione di un rescritto dell’imperatore Giuliano che contiene pre-
cise disposizioni per il corrector : questi viene sollecitato a sospendere
l'incarico dei numerarii dopo due anni, per un certo tempo, e dopo
sette anni definitivamente, con l'offerta del titolo di vir perfectissi-
mus 9; ;

Per completare il cursus honorum di Ausonio dobbiamo dire che,
dopo la correttura, fu vicarius Asiae nel 365 *9 e prefetto del pre-
torio negli anni 368-70 *?, come è attestato dalle fonti giuriche.

Poche sono le notizie anche per TERENTIUS **) ; sappiamo che
egli ha avuto un cursus di « secondo piano », non essendo un membro
di famiglia nobile, ma, secondo Ammiano xxvir, 3,2 semplice mu-
gnaio, evidentemente peró di buone possibilità finanziarie : T'erentius
enim, humili genere in urbe natus et pistor. ... Comunque nel 364-5
fu chiamato al governo della Tuscia et Umbria, provincia quindi
che non sempre servi ai nomi piü illustri come una delle prime
tappe della carriera, ma che talvolta poteva costituire l'ultimo se
non addirittura l'unico incarico.

Quanto alla datazione, una serie di rescritti degli imperatori
Valentiniano e Valente degli anni 364-5 sono indirizzati ad Terentium
correctorem Tusciae e vertono sui limiti del potere giurisdizionale del
corrector *».

Ci riallacciamo ora a quanto sopra detto a proposito di Imezio,
in quanto anche FrAvius MaxiMiNUS, dopo aver rivestito i go-
vernatorati provinciali è passato al vicariato dell'Urbe. Tuttavia
egli, all’inizio della qua carriera fu solo praeses della Corsica e della
Sardegna, poi in seguito corrector della Tuscia et Umbria. Cursus
come questi, in cui al massimo si giungeva al vicariato seguito o da
un proconsolato in Africa (Imezio) o dalla prefettura del pretorio
delle Gallie (Massimino) si sviluppavano sugli incarichi provinciali
minori. È questo il sintomo di una certa standardizzazione delle
carriere, in base al censo e alla casta : è l’aristocrazia senatoria che
forniva i prefetti urbani, i proconsoli dell’Asia, i quali iniziavano la
carriera come governatori o della Campania o della Flaminia e Pi-
ceno o della Tuscia e Umbria.

Quest'ultima regione la ritroviamo quindi in quasi tutti i tipi
di carriera : come abbiamo già detto, o come incarico tra i più alti
nei cursus più modesti, oppure come primo incarico, o tra i primi,
allorquando il personaggio apparteneva, come minimo, alla classe sena-
toria ed aveva una tradizione aritocratica alle spalle, di lunga data.
44 MARIA CARLA SPADONI CERRONI

Nato a Sopiana, nella Valeria, di estrazione sociale mediocre (il
padre era fabularius), Massimino ebbe modo di avviarsi agli studi
della avvocatura, senza peró eccellere, prima di passare agli inca-
richi provinciali : (Amm. xxvi, 1,6) : Js post mediocre studium li-
beralium doctrinarum defensionemque causarum ignobilem, et admi-
nistratas Corsicam itidemque Sardiniam, rexit unde Tusciam. (Eph.
Ep. vii 781 b) : Maximinus, v(ir) p(erfectissimus), p(raeses) i(nsulae)
S(ardiniae) nel 364-6, rivestì con lo stesso titolo (itidemque) anche
la Corsica. Il praeses poi divenne corrector nel 366 *? quando prese
le redini della Tuscia et Umbria. Praeses in origine sta ad indicare
il governatore della privincia in senso generale 7), sia esso proconsole
o legatus Augusti, purché appartenga all'ordine senatorio ; in seguito
sarà una magistratura relegata nelle province meno importanti. Di
fatto (Dig. 1, 18,4): praeses provinciae maius imperium in ea pro-
vincia habet omnibus post principem ; egli è da equiparare quindi, in
materia giurisdizionale, sia al corrector cha la consularis.

Ammiano Marcellino (xxvii, 1,5) si dilunga a parlare di Massi-
mino, dipingendolo uomo di efferata ferocia, deciso a ricoprire i piü
alti posti di responsabilità, noncurante di usare la violenza piü
spietata contro gli indiziati in delitti o cause, le piü svariate. Ció
senz'altro per accattivarsi la simpatia dell'imperatore, che, secondo
Ammiano (xxvirr, 1,11) erat vitiorum inimicus acer magis quam se-
verus. Nell'ambito del racconto apprendiamo anche che Massimino
è stato vicario del prefetto di Roma ?? e praefectus annonae nel
368-70 ?) prima di giungere al vicariato dell'urbe nel 370-1 7) e alla
prefettura del pretorio per le Gallie nel 371-6 *9, distinguendosi anche
in questa occasione per la sua ferocia (Amm. xxvii, 1,45): per
administrationem nec erectur nec timidus sed obliquo aspectu terribilis,
qui compositis ad modestiam verbis acerba maditabatur in multos.

A conclusione dell'elenco dei correctores della Tuscia et Umbria
citiamo ora alcuni magistrati per i quali o non possiamo datare il
governo in questa regione, oppure sono anonimi, oppure sono incerti.

Ad esempio per Iurrus EuBuLIDAS, pur sapendo dal C. Theod.
virt, 10,2 che è stato vicarius Africae nel 344, non possiamo datare
il suo governo provinciale, testimoniato da una epigrafe provenien-
te da Interamna, in cui viene proclamato patrono della città in se-
gno di riconoscenza per il suo buon governo : (C.I.L. x1 4181) 7*9 :
Iulio Eubulidae, c(larissimo) v(iro), corr(ectori) Tusciae, decemviro,
praefecto aerarii s(acri) Saturni, ob inlustria ipsius merita et amorem
iuxta cives ordo Interamnatium patrono. « CORRECTORES » E « CONSULARES ) IN UMBRIA 45

Dedica di una statua e di un'iscrizione fu decisa invece dagli
abitanti di Priverno per un magistrato giunto a noi anonimo, che
è stato corrector Tusciae et Umbriae e consularis Lusitaniae in date
che non possiamo precisare per assoluta mancanza di elementi ??).

Incerti sono: OrvwPrApEs consularis, MEGETIUS augustalis,
PANCRATIUS proconsul Tusciae. Abbiamo poi notizia di un certo
VENUSTIANUS attestato come augustalis Tusciae da una sola fonte :
Atti di S. Savino vescovi di Assisi : Miscell. S. Savini, Ep. 1, 12.

Il significato originale del termine consularis sta ad indicare per-
sonaggi di rango consolare che avevano la facoltà di sedere tra i se-
natori e il compito precipuo di eleggere il dictator *9. Nelle iscrizio-
ni del 1°-111° secolo, consulares sono i governatori delle province se-
natorie col titolo legati Augusti pro pretore. I-governatori provin-
ciali del rv° secolo che ritroviamo con questo titolo possono benis-
simo essere considerati la naturale continuazione di questi legati Au-
gusti pro pretore, tenendo ben presente però che il titolo di consulares
poteva prescindere dal fatto che avessero già rivestito il consolato.

Più spesso si tratta di un riconoscimento da parte dell’impera-
tore di doti particolari o meriti speciali ; nel riscritto che segue si
vede come Clearco e Comasio siano stati nominati consulars proprio
per le loro capacità (C. Theod. vi, 12,1): Imperatores Arcadius et
Honorius Augusti Severini praefecto urbis. Comasii nos et Clearchi vi-
rorum spectabilium dignitas admonuit, ut eos, qui tranquillitatis no-
strae consistorii dici comites meruerunt, proconsularibus aequari ge-
neraliter iuberemus, ut eorum emenso ordine ante omnes alios ipsi vin-
dicent dignitatem.

Non parleremo di allectio in questo caso, quanto invece di una
specie di diritto maturato in seguito ad un dato numero di anni di
servizio in un determinato ufficio '9. Rientrano in questa casistica
anche alcuni correctores, come molti ex consules suffecti, i quali, ter-
minato il loro incarico, venivano ammessi alla più modesta cate-
goria di consulares. Con tale titolo conosciamo pochi governatori del-
la Tuscia et Umbria, in quanto, solo nel 370 d.C., come già accen-
nato, abbiamo per la prima volta notizia di un consularis per il go-
verno di questa regione 5°).

Scarse notizie abbiamo sui primi tre che governarono questa
regio appunto intorno al 370 *». Di OLyBRrIus ci parla una sola
fonte, il C. Theod. xit, 1,72 : Idem A(ugusti) (Valentiniano e Valente)
ad Olybrium consularem Tusciae (a. 370) ; di LuciLIUS CONSTANTIUS

4
46 MARIA CARLA SPADONI CERRONI

sappiamo solo che prima della Tuscia ha retto la Mauretania col
titolo di praeses Mauretaniae et Tingitaniae, ma non possiamo da-
tare con precisione il suo governo della Tuscia e ci limitiamo a
spostarlo a dopo il 366°, come anche siamo costretti a fare per BE-
TITIUS PERPETUUS ARZYGIUS.

In un'iscrizione si parla della dedica di una statua da parte dei
Tusci et Umbri a un magistrato omonimo consularis Tusciae et Um-
briae (C.I.L. v1 1702). Poiché peró abbiamo notizia di un consularis
Siciliae con lo stesso nome Arzygius (C.I.L. x 7204), molto proba-
bilmente costui é il padre del consularis T'usciae et Umbriae, o anche
un'altra persona, in quanto ci sembra improbabile che il nostro tor-
nasse a rivestire la stessa carica dopo quaranta anni! Nel 330 ab-
biamo infatti Arzygius consularis Siciliae, nel 370 circa Arzygius
consularis Tusciae et Umbriae.

Meno scarse rispetto agli altri sono le notizie intorno a CLAU-
DIUS LACANIUS. Ne parla il C. Theod. 11, 4,5, in un rescritto del 2
maggio 389, indirizzato a Claudius consularis Tusciae, in cui si esor-
ta il governatore a regolare i tempi di attuazione o eventuali dela-
zioni circa gli affari provinciali. Rutilio Namaziano 8, facendo tap-
pa a Pisa durante il suo viaggio, si ferma a contemplare la statua
di suo padre Lacanio, innalzata dai cittadini al centro del foro, a
ricordo di un governo giusto ed onorato. Infatti dice (vv. 579-80) :
namque pater quondam Tyrrhenis praefuit arvis | fascibus et senis cre-
dita iura dedit ; ha esercitato cioè il suo potere sulla Tuscia et Um-
bria in qualità di consularis. L’allusione a fasces et seni ci potrebbe
erroneamente lasciare perplessi : il consularis infatti è un funzionario
di rango consolare; dovrebbe perciò avere dodici littori. Notiamo
però che già i legati Augusti pro pretore avevano sei littori, quindi è
lecito pensare anche per i consulares, direttamente derivati da questi
ultimi, una riduzione dei fasci 84).

Tramite Rutilio Namaziano abbiamo notizia del cursus hono-
rum del padre. Egli è stato comes sacrarum largitionum, quaestor
principis, praefectus urbi 89. Il governo della Tuscia gli era tanto a
cuore da oscurare onorificenze più importanti (vv. 581-86) : Narra-
bat, memini, multos emensus honores | Tuscorum regimen plus pla-
cuisse sibi. | Nam neque opum curam, quamvis sit magna, sacrarum |
Nec ius quaesturae grata fuisse magis ; | Ipsam, si fas est, posponere
praefecturam | Pronior in Tuscos non dubitabat amor.

Praefecturam sembrerebbe far pensare che egli abbia rivestito
tale carica a Roma, quasi il poeta abbia voluto rafforzare ed eviden-

4 n LR G3 (I 7 "
PL. ripara scm onm de mess con BÀ MR cdm "rà e Se b, n At AVE isti (adi ir ins nice lierna « CORRECTORES ? E « CONSULARES ) IN UMBRIA 47

ziare, nonostante la differenza enorme tra queste due cariche, quan-
to potesse importare a Lacanio il governo della Tuscia et Umbria.
Analizzando però le fonti giuridiche troviamo due rescritti impe-
riali (C. Theod. vi, 26,8. a. 396; xv, 13,1 a. 396) indirizzati ad un
certo Claudius praefectus urbi, sì, ma di Costantinopoli. È probabile
quindi che egli seguendo l’imperatore in questa città ne avesse ri-
vestito la prefettura #9).

In pieno v° secolo si pongono i nomi di DEcrvus e ROGATIANUS,
gli ultimi due consulares che conosciamo per la Tuscia et Umbria.
È ancora Rutilio Namanziano (vv. 597-99), che continuando il rac-
conto nei versi che immediatamente seguono quelli delle lodi del
padre, afferma del primo Grata bonis priscos retinet provincia mores |
Dignaque rectores semper habere bonos, | Qualis nunc Decius, Lucilli
nobile pignus, | Decio, figlio di un certo Lucillo; poeta e scrittore di
satire, amministrava dunque la regione nell'anno 416 (nunc), quan-
do cioé Rutilio si accingeva a comporre la sua opera.

L'ultima notizia su un consularis della Tuscia et Umbria ri-
sale al 459 e priviene dalle Leges Novellae : Tituli Legum Novellarum
Divi Maiorani Augusli 1x, 1: Imperatores Leo et Maioranus Roga-
tiano consulari Tusciae Suburbicariae.

L'allocuzione Tuscia suburbicaria si riferisce al fatto che la Tu-
scia era stata divisa, sin dal 367 in due zone aventi per confine l'Arno,
annonaria a settentrione, suburbicaria a meridione, come è attestato
anche da Ammiano Marcellino xxvn, 3,1: Hoc tempore, vel paulo
ante, nova portenti species per Annonariam apparuit Tusciam.

Dato che, dopo Ammiano, non abbiamo più notizie dalla parte
annonaria, dobbiamo supporre che fosse incamerata nella vicina
Aemilia. La Tuscia suburbicaria invece dovrebbe essere rimasta le-
gata all'Umbria, per cui questa regione talvolta viene così menzio-
nata, mentre altre volte ancora Tuscia et Umbria. :

Come si puó notare, di fronte al numero scarso di consulares e
alla esiguità delle fonti, possediamo invece ampie notizie sui correcto-
res, cosi che abbiamo potuto ricostruire il cursus honorum di ciascun
magistrato e azzardare nostre conclusioni circa il rapporto tra i sin-
goli governi provinciali e Roma, e sulla più o meno elasticità e va-
rietà delle carriere. Abbiamo infatti posto l’accento sull'impressio-
ne che esista una certa ereditarietà, a livelli sociali più alti, cioè nel-
l'aristocrazia senatoria, tal ché il figlio è destinato a seguire lo orme
del padre, praticamente a rivestire gli stessi incarichi. Vettius Ago-
rius Praetextatus segue di pari passo la carriera del padre, non sol-
+ i e
deliranti iride (Rn

48 MARIA CARLA SPADONI CERRONI

tanto forse per puro caso o per doti personali, se pur eccellenti, ma
soprattutto perché appartiene ad una famiglia urbana nobilissima.
Il discorso accennato sulla tipizzazione o meno non può essere valido
in assoluto in quanto talvolta fattori di natura più diversa interven-
gono a determinare l’attribuzione di un incarico provinciale. Può es-
sere la simpatia e il favore dell’imperatore : Pretestato è chiamato
al proconsolato dall'Acaia da Giuliano arbitrio suo (Amm. xxtI, 7,6) ;
Dinamo è nominato corrector Tusciae et Umbriae da Costanzo in
quanto praeclaris artibus inlustratus (Amm. xv, 5,14). Passando ora
dai governatori alla regio da essi retta, cioè la Tuscia et Umbria,
possiamo affermare in genere che, governata da correctores fino al
366, cioè tardi, e non avendo conosciuto praesides, dovette essere
di media importanza nella formazione dei quadri dirigenti imperiali.
In alcuni casi infatti costituisce il primo o uno dei primi incarichi,
in altri uno degli ultimi a seconda che il magistrato termini la car-
riera o con il proconsolato e la prefettura urbana, oppure, al massi-
mo, nel secondo caso, con il vicariato. In genere gli incarichi provin-
ciali servivano a creare personale specializzato, così che in molti casi,
insieme alla Tuscia abbiamo molti altri governatorati, spesse volte
misti, orientali e occidentali; il magistrato si creava in tal senso
un'esperienza varia e vasta che gli consentiva di raggiungere i più
alti gradini dei cursus più prestigiosi.

MARIA CARLA SPADONI CERRONI

NOTE

1) Cfr. MoMMSEN, Rómische Staatsvervaltung 1°, 1881, p. 551 e sgg.
A. CHastaGNOL, L'administration du diocése italien au bas empire, in « Hi-
toria », XII, 3 (1963), p. 348-9. R. THomsEN, The Italic Regions, from Augu-
stus to the Lombard invasion, Roma 1966, p. 153-178.

a)“Hisr: AUG”: V. Hadr. xx11;:13:; V. Mix0;V..Pilvy{ii.

3) In Z.L.S. (Dessau) 1118; C. Arrio Antonino è ricordato come iuri-
d[i]cus per Italiam [re]gionis Transpadanae pr[imus], sotto il regno proprio
di Antonino Pio.

€. Cfr... I.L.S. 1110, 1118, 1119, 1187.

5) Ur». Frag Vat. 232, 241 ; DIG. 1, xx1 ; cfr. C.I.L. v ; 1874, 4341, 4342 ;
xi 376. « CORRECTORES ) E « CONSULARES ) IN UMBRIA 49

*) Cfr. BARBIERI, L'albo senatorio da Settimio Severo a Carino, Roma
1952, p. 245.

?) THOMSEN, op. cit., p. 164-178.

5) Per quanto riguarda la datazione di qualcuna di queste iscrizioni,
possiamo dire che la C.I.L. vi 332 (Aemilia-Liguria) è del 395, mentre la
C.I.L. vini 5354 (Aemilia-Flaminia) è del 166 e ancora la C.I.L. viti 22721 è
del 214. Sappiamo anche che C. Ottavio Appio Svetro Sabino, intestatario
della iscrizione C.I.L. x 5398 è console nel 214 ; cfr. BARBIERI, op. cit., p. 93.

*) Cfr. C.I.L. vi 1707; x 1655 ; x1 1594; v 2817; v 8205. Quest'ultima
iscrizione è del 286 d.C. ; forse nell'espressione correctori Italiae c’è la conferma
che in quel periodo esistesse un solo magistrato con le attribuzioni di cui so-
pra. Cfr. vi 1673 (a. 288-96) : lo stesso personaggio L. Aelius Dionysius, no-
minato qui come corrector utriusque Italiae è stato anche curator operum pu-
blicorum e curator aquarum sotto Diocleziano e Massimino, come è attestato
da C.I.L. v 255, 773. Cfr. anche A. H. M. Jones-J. R. MARTINDALE-J. Mon-
RIS, The Prosopography of the Later Roman Empire, vol. I°. Cambridge 1971,
p. 260 (sarà citato in seguito solo Jones). Cfr. Jusr. vii 35, 3 ; 1x, 2, 9. Cfr.
CHASTAGNOL, loc. cit., p. 350-52.

19) Appio Svetro rivestì la correttura tra il consolato e la legazione nella
Pannonia inferiore.

1) Cir, G.LD. vr 1418, 1419, 1579, 1673. 1099, T736, 1777, 1/79: x
5061, 5178. Cfr. F. DE MARTINO, Storia della Costituzione Romana, vol. V°, rst.
ed. Napoli 1967, p. 287.

1?) Da Marco Aurelio in poi tutti i membri della nobiltà senatoria as-
sumono il titolo di clarissimi (cfr. C. JUST. 1x, 41, 11; C.I.L. 1x, 2438 (a.
168) ; vi 8420 (a. 183) ; 11 4125 (a. 193), 6278 (a. 176-80). Esso si estende a
tutti i membri della famiglia e ai discendenti fino alla terza generazione.
(Cfr. DIG. 50, 1, 22, par. 5).

1. Cfr. C. JUST. .vII,.35, 3..Cfr. JONES, op. cit.,:p. 635.

4) Cfr. Année Epigraphique 1914, 249 ; C.I.L. vi 1418-19b ; cfr. JoNEs,
op. cit., p. 919.

Elenchiamo qui gli altri correctores Italiae sicuramente accertati :

Pomponius Bassus (I.G. xiv 1076) nel 268/9 ; C. CAEIONIUS RUFIUS
VoLUSIANUS (C.I.L. x 1655) nel 281/3-289/91 ; M. Aur. SABINUS IULIANUS
nel 283/4 ; PAETUS HoNonRaATUS (C.I.L. v 2817) nel 284-305 ; AcILIUS CLA-
RUS (C.I.L. v 8205) nel 286 ; T. AELIUS ManciANUS (C.I.L. x1 1594) nel 287 ;
L. AELIUS HELvius DrioNvsiUS (C.I.L. vi 1673): corrector utriusque Italiae
(l’anno è incerto). Cfr. anche JoNES, op. cit., p. 1092.

15) Cfr. MoMMSEN, Gesammelte Schriften, 1965, ed an. 1910, vr, 3, p.
392 e sgg.

1*) Cfr. L. CANTARELLI, La Diocesi Italiciana da Diocleziano alla fine del-
l'impero occidentale (1964) rist. ed. Roma 1903, p. 6-10. L. CANTARELLI Studi
50 MARIA CARLA SPADONI CERRONI

Romani e Bizantini (1970), rist. an. ed. Roma 1915, p. 345-60. G. CLEMENTE,
La Notitia Dignitatum, Cagliari 1968, p. 11 e sg.

17) Cfr. C. Theod. x1, 1. i

18) « Beteiam» probabilmente è un’altra accezione di «venetiam ». Co-
me si può notare, le provincie elencate non sono sedici, ma, al massimo, vo-
lendo ignorare eventuali raggruppamenti di esse, sono dodici. Indubbiamente
è molto difficile stabilire con esattezza il numero e la distribuzione delle pro-
vincie, dato il contrasto esistente tra la testimonianza della Notitia e quella
della Lista di Verona.

19) Sull'argomento cfr.: J. R. PALANQUE, Essai sur la préfecture du
prétoire du bas empire, Parigi 1933; W. G. SINNIGEN, The officium of the
urban prefecture during the later roman empire, Roma 1957 ; A. CHASTAGNOL,
La préfecture urbaine à Rome sous le bas-empire, Parigi 1960 ; E. STEIN, Un-
tersuchungen über das Officium der Prétorianerprafektur seit Diokletian (1962),
rist. ed. Vienna 1922 ; MoMMSEN, Gesamm. Schr., 1v, 1 (1965), rist. ed. 1906,
p. 193 e sgg. ; L. L. Howe, The pretorian prefect from Commodus to Diokle-
tian (1966), rist. ed. Chicago 1942.

2°) C. Theod. 1, 7, 2 ; cfr. MANCINI, in De Ruggiero, Diz. Ep., s. v. « cor-
rector », p. 1247-48 ; cfr. DE MARTINO, op. cit., vol. V*, p. 287-89.

Sere. Pheod- 1x7 1; 85 VIII, 1:6; Do I9; 1:

?) Cfr. C. Theod. vi, 35, 6. Cfr. DE MARTINO, op. cit., vol. V*, p. 287
e Sgg.

8) Cfr. SEECK, in P. W., R.E., s. v. « Rufinus », 1, A, 1, col. 1186.

*) Il DeGRASSI riportando i consolati del 316 e del 323 ritiene che Ru-
fino fu console ordinario in ambedue le date ; cfr. A. DeGRASSI, I Fasti con-
solari dell'impero romano, Roma 1952, p. 78-9, 237.

3) Cfr. JONES, op. cit., p. 777.

sey" Ctr. 6. LL. x 506f

27?) Cfr. E. GRoAG, Die Reichsbeamten von Achaia in Spátrómischer Zeit,
Budapest, 1946, p. 16-20 ; A. H. M. Jones, The Later Roman Empire, Ox-
ford 1964, p. 106-7.

28) Cfr. JONES, op. cit., p. 777.

29) Cfr. TH. MoMMSEN, Gesamm. Schr., vix (1909), p. 446-450.

*°) Huic ordo splendidissimus et populus Abellinatium ob insignem erga
se benevolentiam et religionem et integrit(atem) eius statuam conlocandam cen-
suit.

3) L. CANTARELLI, 0p. cit., p. 125.

33) JONES, op. cit., p. 876.

8) Cfr. C.I.L. x 1125 : adlecto inter consulares iudicio divi Constantini.

3) Cfr. STEIN, op. cit., p. 4 e sgg.

85) Cfr. C.I.L. x 1125 : legato provinc(iae) Asiae.

?€) Cfr. JONES, op. cit., p. 875.

?7) Cfr. DEGRASSI, op. cit., p. 137. « CORRECTORES ? E « CONSULARES ) IN UMBRIA 51

?5) Cfr. JONES, op. cit., p. 1055.

?9)) Cfr. JoNES, op. cit., p. 817.

‘°) Cfr. JoNES, op. cit., p. 1054.

41). Cfr. DEGRASSI, op. cit., p. 81.

*) Cfr. DEGRASSI, op. cit., p. 81.

*) Vedi G. CLEMENTE, Le carriere dei governatori della Diocesi Italia-
ciana dal III° al V* secolo ; stà in « Latomus », t. xxvi1 (1969) p. 631.

4) AMM. XXIII, 1, 4; XXIII, 9, 3; xxv, 9, 1; XXVII, 3,3.

*) AMM: XXV, 3, 1.

1€) Cfr. SvMM. Ep. 1, 44.

+?) Cfr. DEGRASSI, op. cit., p. 81.

15) Hierophanta = sacerdote che inizia al culto o ai misteri; neoco-
rus — custode di un tempio ; fauroboliatus — sacerdote che compie il sacri-
ficio di un toro.

49) AMM. XXII, 7, 6.

50) Svymm. Ep. 1, 44-55 ; cfr. anche Jones, op. cit., p. 722 ; GnoaAG, op.
cit., p. 45-8.

51) AMM. XXVII, 9, 8.

5) Cfr. CHASTAGNOL, op. cit., p. 457 ; cfr. JoNES, op. cit., p. 722.

5) C. Theod. xx, 40, 10 ; vir, 14,1; vi, 35,7; x1v, 4, 4 ; x, 6, 6 ; XIII,

5) Cfr. JONES, op. cit., p. 723 ; CHASTAGNOL, op. cit., p. 161.

55) Cfr. anche Symm. Rel. x1, 1; JonESs, op. cit., p. 722-3.

5*) Cfr. DEGRASSI, op. cit., p. 287; C.I.L. v1 1777-79.

5?) Cfr. CLEMENTE, loc. cit., p. 628-631.

58) Cfr. Amm. XIV, 6, 1; C. Theod., vii, 13, 3.

59) In P.W., R.E., s. v. « Caeionius », 111, 2, coll. 1863-1864.

6°) Op. cit., p. 476.

61) Cfr. AMM. xv, 5, 3.

©) Cfr. anche C. Just. 111, 16 (a. 366).

«€) Cfr. C.I.L. vi, 1736.

**) Cfr. JONES, op. cit., p. 142 ; SEECK, in P.W., R.E., s.v. « Auxonius »,
II, 2, coll. 2622-23.

*5) Questo titolo ormai non stava più ad indicare l'appartenenza all'or-
dine equestre, ma aveva solo carattere onorifico e veniva concesso dall'im-
peratore ai funzionari, alla fine del servizio, di qualunque rango fossero.

*€) Cfr. C. Theod. xit, 1, 69 (a. 365).

**) C. Theod. v, 1, 2 (a. 369); vir, 4, 15 (a. 369); vir, 6, 2 (a. 368); x,
16, 1 (a. 368) ; x, 20, 4 (a. 368) ; x, 23, 1 (a. 369-70) ; x1, 24, 2 (a. 370).

68) Cfr. JONES, op. cit., p. 881.

**) C. Theod. 11, 1, 4 (dic. 364) ; xir, 1, 61 (ott. 364) ; xir, 1, 65 (mag.
365).

Gir. C. Theod. Ix, 1; 8.
52 MARIA CARLA SPADONI CERRONI

9) Cfr. Dig. 1, 18, 1.

7) AMM. XXVIII, 1, 22 ; XXVIII, 1, 5.

7) Cfr. anche C. Theod. xiv, 17, 6 (a. 370) : ad Maximinum p(rae)f(ec-
tum) ann(onae).

74) AMM. XXVIII, 1, 12.

'5) C. Theod. 1x, 24, 3 ; 1x, 19, 4.

'*) Cfr. JONES, op. cit., p. 287 ; SEECK, in P.W., R.E., s. v. « Eubulidas »,
39,:VI, 1, col. 869.

7") C.I.L. x 6441.

75) Cfr. Liv. 11, 18 : consulares legere: ita lex iubebat de dictatore creando
lata. Ci sembra piü logico prendere il termine consulares come soggetto, piut-
tosto che considerarlo come complemento oggetto, dipendente da un soggetto
sottinteso, forse senatus.

9) Cfr. DE MARTINO, op. cit., p. 322 e sg.

8) Cfr. CANTARELLI, op. cit., p. 119-123.

81) Per Olybrius, Constantius e Arzygius, cfr. rispettivamente JONES,
op. cit., p. 639, 227, 689.

8) C.I.L.-x 06958.

8) RuT. NAM., De reditu suo, 1, vv. 575-600.

84) Cfr. DE MARTINO, op. cit., vol. V? p. 285.

ss) RuT. NAM., ib, vv. 581-84.

8) Cfr. JONES, op. cit., p. 491.

—— Per una storia della parrocchia in

Umbria nei secoli XVII e XVIII

Parlare della parrocchia oggi, alla luce cioè delle più aggiornate
metodologie di storia sociale e religiosa, significa opporsi — come
afferma Gabriele De Rosa — ad «una fenomenologia religiosa ri-
stretta all'analisi del comportamento devozionale, [ché] il contesto
religioso va unito agli altri fattori della storia sociale » ®, e perciò
significa individuare il ruolo svolto dalle chiese locali nei secoli e
con esso parlare delle vicende quotidiane degli uomini, che su quelle
gravitano o alle quali fanno comunque riferimento ». La parrocchia,
infatti, almeno fino al sec. xix, è spesso difficilmente distinguibile
dalla comunità e come tale « rappresenta l’elemento più dinamico di
integrazione sociale » ®. Questo accade nel mezzogiorno d’Italia ma
anche nelle zone interne della dorsale appenninica, in cui gran parte
delle comunità è a carattere rurale, con poche e difficili vie di co-
municazione con i centri più importanti.

Mario Rosa esclude che la parrocchia sia il nesso tra Chiesa e
società, tra «alta e bassa gerarchia », perché la considera fenomeno
propriamente cittadino e ritiene che la Controriforma abbia messo
in moto forze istituzionali prevaricanti sul nucleo parrocchiale, non
escludendo tuttavia la significatività di una ricerca che colga le pe-
culiarità della organizzazione parrocchiale anche, e soprattutto, nel-
le zone prive «di tradizione cittadina » *).

Compiti propriamente pastorali e no fanno del parroco, dopo il
Concilio di Trento, un funzionario anagrafico e, in genere, il « public
man » dei propri parrocchiani; come tale, egli sottoscrive attestati
di povertà, richieste di elemosine, domande di ammissione nei mo-
nasteri, fa da testimone nelle vertenze patrimoniali, spesso anche nei
testamenti, specie se lo riguardano direttamente nella persona o nel-
l’ente religioso che rappresenta. Spesso il parroco, specie di campa-
54 RITA CHIACCHELLA

gna, é consapevole di questa sua posizione di detentore di « potere »,
perché capace di scrivere, e come tale, assieme alle registrazioni ana-
grafiche, ci tramanda la cronaca degli avvenimenti relativi alla sua
parrocchia. È il caso del parroco di S. Silvestro di Morcella (presso
Marsciano), che registra lo scampato pericolo del suo castello dal-
linvasione delle truppe toscane per la «guerra di Castro » a metà
Seicento 9. La parrocchia funge perciò da unità territoriale ed ente
distributore di servizi vari: ecco dunque che le fonti registrano fe-
delmente questa gamma di attività. Del resto, molti compiti ana-
grafici avevano, per cosi dire, « un risvolto » pastorale: per esempio
gli «stati d'anima» servivano al parroco per controllare la frequenza
dei fedeli ai Sacramenti, particolarmente alla comunione pasquale 9.

Più difficile o assai raro è senz'altro trovare testimonianze sui
problemi interni, sulle relazioni tra parroco e fedeli, temi che solo
indirettamente affiorano per esempio nelle risposte date ai vescovi
e visitatori. E, ancora con De Rosa, « benché la pratica resti un ele-
mento importante da tenere presente, calcolare l'intensità della fede
e la religiosità rimane un compito estremamente arduo anche con i
più raffinati strumenti di indagine socio-statistica » ^.

Questi, naturalmente, sono soltanto alcuni dei molti temi possi-
bili ® e, ciò considerato, lé fonti disponibili presso gli archivi eccle-
siastici umbri sono numerose, abbondanti e generalmente poco co-
nosciute, come ha anche rilevato il Secondo Convegno di Studi Sto-
rici Ecclesiastici, tenuto a Spoleto l'anno scorso ?. E certo soltanto
una lunga ricerca «d'equipe», quale quella realizzata a Perugia per
il Consiglio Nazionale delle Ricerche, avrebbe potuto indagare su tut-
te le fonti demografiche della diocesi perugina dalla metà del xvi
secolo al 1860, ricerca di cui stanno uscendo i risultati 19. Altrimenti
direi che sono possibili soltanto le varie indagini per campione su un
solo tipo di fonti, per esempio le visite pastorali 1), su un vescovo o
su una città, per un periodo limitato, per realizzare alla fine quella
ipotesi di storia globale di cui parlavo all’inizio. Il discorso riguarderà
dunque particolarmente la diocesi perugina, tenendo però sempre
conto della situazione nelle altre diocesi umbre, data la comunanza
di molti dei problemi tipici del periodo considerato.

Territorialmente le diocesi umbre registrano nei secoli che sto
esaminando delle variazioni ed incertezze con sequela di lunghe ver-
tenze : è il caso di Mercatale, contesa tra Perugia e Cortona, di Bor-
ghetto tra Arezzo e ancora Perugia !). Nel Settecento parte delle

va
e.
PER UNA STORIA DELLA PARROCCHIA IN UMBRIA 55

parrocchie della diocesi di Città di Castello passano a quella di S.
Sepolcro '? e Spello è unita nel 1772 a Foligno *). Variazioni inter-
ne si verificano laddove le parrocchie risultino, al momento della vi-
sita pastorale, spopolate o in condizioni materiali precarie, se ne
trasferiscono allora altrove le prerogative 15). Si assiste comunque ad
una generale contrazione del numero complessivo delle parrocchie :
per esempio subito sopo il Concilio di Trento la diocesi perugina con-
ta 239 parrocchie, delle quali 40 in città, con 74 fonti battesimali,
alla fine del xvi secolo 221, 33 in città e 73 fonti 19) ; la diocesi di
Amelia nel 1574 ha 20 parrocchie per 15 località, sicché già il visita-
tore apostolico propone, senza riuscirci, di ridurre quelle della città
a quattro, ma, alla fine del ’600, la cosa si è realizzata 1”.

A Todi nel Seicento le parrocchie vengono ridotte da 13 a 10,
i fonti battesimali da tre a due !9. A San Gemini la divisione territo-
riale, alla visita apostolica di Pietro de Lunel del 1571, non risulta
basata sul principio della vicinanza di abitazione alla rispettiva chie-
sa, per cui si verifica il caso della parrocchia di S. Egidio che ha sol-
tanto sei parrocchiani 19),

Ci domandiamo ora a quale tipo di clero fosse, nell’ambito delle
varie diocesi, affidata la cura delle anime : parlo ancora di diocesi,
perché se la parrocchia è l’attualità rappresentativa della Chiesa,
come afferma Francesco Margiotta Broglio «non esiste una teolo-
gia della parrocchia quanto piuttosto una teologia della Chiesa ap-
plicata al fenomeno parrocchiale, per cui l’influenza della diocesi
è stretta ... Soltanto alla fine del '700 si ebbero tentativi di formu-
lare una teologia della parrocchia, intesa come realtà separata tan-
to dalla Chiesa universale quanto dalla diocesi... » 2°. Parroci e cap-
pellani, tranne per le zone di confine, sono locali; i vescovi proven-
gono in genere dallo stesso Stato Ecclesiastico : a Perugia sui diciotto
vescovi del periodo 1550-1805, dieci sono perugini, sette dello Stato
(due di Roma, due di Bologna, uno di Osimo, uno di Ascoli, uno di
Faenza), ed uno solo di Milano ?». Pure dalla Lombardia proviene uno
dei vescovi di Terni nel Cinquecento (Muzio Calini) : essi portano in
Umbria la pastoralità o almeno l’eco della pastoralità di S. Carlo
Borromeo, esempio indiscusso di «buon vescovo » fino a tutto il
Settecento ?»,

Le prime visite apostoliche realizzate dopo Trento, verso gli
anni Settanta del '500, evidenziano un’ignoranza di fondo nel clero :
a Perugia su 216 sacerdoti secolari soltanto 15 sanno il latino, con-
siderato metro di valutazione, 16 ne sanno un poco, 69 affatto;
56 RITA CHIACCHELLA

molti poi non conoscono neppure il libro della « dottrina cristiana ».
Vi sono alcuni sintomi di scarsa moralità, la residenza è invece os-
servata (solo dieci parroci non risiedono) *? : naturalmente mentre
il problema della residenza rivestiva un'indubbia importanza pasto-
rale, quello del latino, per il fedele del tempo, era assai relativo. A
Terni il visitatore apostolico Pietro Camaiani nel 1574 trova che
il tono generale della vita religiosa sia dimesso : il vescovo romagnolo
Bartolomeo Ferri ha esercitato scarsa azione pastorale e non ha in-
detto il sinodo ; i parroci non spiegano il Vangelo, sono spesso « inha-
biles et inepti»; il priore dei canonici ignora il latino, non sa cele-
brare la messa 24).

Quantitativamente la popolazione ecclesiastica di questi secoli
é notevole: secondo la relazione «ad limina » del card. De Torres
(1627), la diocesi perugina contava 62.804 abitanti dei quali 2.405
ecclesiastici; in città le famiglie religiose maschili erano 25 e 20
quelle femminili?9?. Altrettanto rilevante la presenza anche nelle
piccole città: a Narni nel 1725 per 2.500 abitanti ci sono sei par-
rocchie, otto conventi, cinque monasteri ?9.

Molti nuovi ordini furono introdotti nel Cinquecento, quasi tut-
ti ad opera dei vescovi del dopo-Concilio (Gesuiti, Cappuccini, Pa-
dri di S. Giovanni di Dio, Barnabiti a Perugia ; Gesuiti ed Oratorio
a Città di Castello ; Gesuiti ad Orvieto) *?. Tali ordini si inseriscono
tra parroci e fedeli rompendo a volte il tradizionale assetto coll'ac-
censione di altri poli d'interesse, che si estrinsecano in vari modi,
come nella costituzione, a Città di Castello, di associazioni di per-
sone pie, chiamate la Congregazione degli Angeli, che ogni martedi
si riunivano per gli esercizi spirituali. Tale congregazione fu voluta
dai padri dell'Oratorio di S. Filippo, altre erano legate al collegio
dei Gesuiti e stavano a metà, come istituzione, tra le confraternite
religiose e quelle professionali *9. Sono perció d'accordo con Mario
Rosa che tali ordini funzionino da cerniere tra «alto » e « basso »,
pienamente rispondenti «al modello di vita religiosa e istituzionale
che si collega saldamente con il Tridentino » 29).

Per l'Umbria si puó dire che l'ondata riformatrice cominci na-
turalmente dai centri maggiori (Perugia, Terni, Todi) anche per ope-
ra di vescovi (Fulvio Della Corgna) o visitatori (Pietro Camaiani)
particolarmente rigorosi. Il primo ha maggiori interessi pastorali e
mira a realizzare una direzione unitaria del clero, si puó dire con
risposta abbastanza positiva ; il secondo, che coglie del Concilio so-
lo l'aspetto etico-disciplinare, ci fa pensare che non tutto nelle dio-

i —- mo

PER UNA STORIA DELLA PARROCCHIA IN UMBRIA 57

cesi da lui visitate (1571-Foligno, 1573-Assisi, Nocera, Terni, 1574-
Todi e Amelia) fosse poi cosi negativo. Piü tardi, cioé già nel Sei-
cento, tale processo si diffonde piü capillarmente.

Le mancanze piü gravi, almeno sotto il profilo della prepara-
zione, sono riscontrate tra i regolari: al 1621 nella diocesi perugina
si hanno 231 rettori con cura d'anime, dei quali 154 secolari e 31
regolari in diocesi, 37 secolari e 9 regolari in città *9». Già alla prima
visita Della Corgna nel 1564 nacque una grossa questione, durata
quasi un secolo, tra il vescovo ed il monastero benedettino di S.
Pietro, proprietario di circa una trentina di chiese parrocchiali. Il
cappellano della parrocchia di S. Costanzo, Giovanni Antonio da
Spina, ignora cosa s'intenda per «transustanziazione » e durante la
messa domenicale, data la scarsa frequenza di fedeli, non predica ;
il vescovo cerca allora di spiegargli almeno il concetto, adducendo
«exempla grossiora cappellano convenientia », tratti cioè dall'arte
«delle costruzioni » poiché Giovanni Antonio prima dei sacri ordi-
ni «artem muratoris exercuit ». Il monastero, opponendosi all'inge-
renza vescovile messa in atto colla visita, naturalmente rifiutava
ogni possibilità di sostituzione ; soltanto molto piü tardi, nel 1651,
si ebbe l'aecordo, per il quale esso accettava di cedere alla diretta
giurisdizione vescovile due terzi delle proprie parrocchie ?»,

La trasformazione più significativa in senso tridentino è dun-
que, senz'altro, l'istituzione dei seminari e le fonti testimoniano fe-
delmente l'avvenimento : nell'Archivio della Curia Arcivescovile di
Perugia i libri delle Ordinationes cominciano dal 1564, dopo il 1760
i fascicoli personali diventano completi, anche se risulta comunque
difficile la collocazione sociologica dell’ordinando. Ho potuto no-
tare soltanto che i canonici della cattedrale perugina, quelli cioè a
reddito più alto sono poi i più « titolati » (doctores, theologi, philo-
sophi) — uno di essi alla visita Bossi del 1575 risultava avere «li-
bros requisitos et etiam complures alios libros variarum scientiarum »
— e che, ma sono notazioni del tutto marginali, gran parte delle par-
rocchie di città, come sedi più ambite, è in mano al clero perugino ?2).

Il seminario perugino viene fondato nel 1559, seguito a breve
distanza da quello di Rieti (1562-70), Orvieto (1566), Nocera Um-
bra e Gualdo Tadino (1569), Assisi (1574), quindi Gubbio (1601),
Spoleto (1604), Città della Pieve (1605), Todi (1608), Città di Ca-
stello (1638), Foligno (1648), Terni (1653), Narni (1660), Amelia
(1788), e poi nel sec. xix Norcia (1820), nel xx il Seminario Regio-
nale Umbro (1912) *».
58 RITA CHIACCHELLA

Per quanto una parte dei posti disponibili in seminario fosse
gratuita, di fatto il meccanismo di ammissione finiva per favorire i
benestanti, che al concorso si presentavano piü preparati e con mag-
giori referenze *9. Sicché le vocazioni, diciamo povere, erano costrette
a formarsi, come prima, presso parrocchie e collegiate. La cosa pare
confermata dal fatto che nel seminario di Città di Castello, alla
metà del xvii secolo, c'erano soltanto sei seminaristi, cifra assoluta-
mente irrisoria rispetto alla vastità della diocesi, che certo doveva
essere coperta in altro modo *?. Negli stessi problemi si trovò, an-
cora nel Settecento, Orvieto e, a Spoleto, il vescovo Carlo Giacinto
Lascaris, il quale per ovviare al calo degli alunni determinato dalle
eccessive tasse, decise di rendere gratuita l'entrata, ripristinando,
ma senza successo, una vecchia tassa sui benefici ecclesiastici 89).
Per il seminario perugino è stato calcolato che nel periodo delle ori-
gini (1559-1600) l'indice di perseveranza, cioé la percentuale dei se-
minaristi che giungono al sacerdozio, era del 35,4% ; maggiore del-
l'indice di coloro che vi pervenivano in altro modo, 32,8 % *».

Quale tipo di istruzione veniva impartita nei seminari ? I gio-
vani dovevano imparare a memoria la dottrina cristiana, qualche sal-
mo, il libro della Sapienza, il Nuovo Testamento e il catechismo del
Concilio di Trento *9 ; gli studi proseguivano poi colla formazione
sugli autori classici, retorica, teologia morale e filosofia *9. I program-
mi ufficiali per il seminario perugino prevedevano grammatica, re-
torica e storia ; lo studio a memoria dei salmi, vangeli ed epistole ;
cognizioni di latino, greco ed ebraico e l'approfondimento sulla filo-
sofia tomistica. Quanta parte di tutto ciò restasse effettivamente è
difficile dire, specie se ci basiamo sui resoconti delle visite, che indi-
cano la biblioteca minima del sacerdote e, per essa, libri liturgici
(Rationale divinorum officiorum, Ordo missae) e libri di pratica sa-
cerdotale e teologia morale quali la Summa Angelica, Parvula Sum-
ma S. Antonini, insieme ad altri più propriamente legati al compito
pastorale : « habeaut etiam Concilium Tridentinum, Catechismum Ro-
manum, Instructionem parochorum, . .. Constitutiones Synodales [del
proprio vescovo] et aliquot summas casuum conscientiae probatorum
auctorum » ‘°, testi che genericamente, come affermano le fonti, vo-
gliono rimediare all'ignoranza « nelle lettere e nel culto ecclesiastico» 4).

Naturalmente il tipo della visita effettuato dal vescovo varia
molto e variano dunque anche le conclusioni : alcune vertono più sul
controllo economico-amministrativo, altre sul piano pastorale (ef-
fettiva residenza del parroco e sua condotta, insegnamento della dot-

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^CwE —

PER UNA STORIA DELLA PARROCCHIA IN UMBRIA 59

trina cristiana ai fanciulli, moralità di costumi...). Assai minuziosi
sono, per esempio, i questionari inviati per le visite alle parrocchie
dipendenti dagli abati di S. Pietro di Perugia, il che, considerando la
precedente vicenda del cappellano di S. Costanzo, mostra l'estrema
variabilità delle situazioni *». Resta il sospetto che, comunque, dato
che la pastoralità non si misura dai decreti di visita o dai trattati
teorici scritti in proposito, come quello del vescovo amerino Giuseppe
Crispino, «rimanga fuori dalle formule la vita religiosa, quella cioe
che si nutre dei fiumi più larghi della pietà » #9).

La grande ventata mistico-ascetica del sec. xvir si conclude col
papato innocenziano e la letteratura sul «buon vescovo » assume
carattere rigorista. I vescovi arrivano ad ordinare, a Città di Castello,
l'eliminazione delle cassette delle elemosine dalle chiese nei giorni
dell’indulgenza #) e regolano le elemosine o « prezzo » della messa #5).
Le norme del Concilio sono ormai «la forma attraverso cui si conce-
pisce la pastoralità »; la sola residenza non basta più ed i vescovi
cominciano a badare anche alla qualità ‘9. Il rigorismo accentua il
distacco tra clero e popolo senza, d’altra parte, produrre, almeno a
tempi brevi, effetti : il trattato di Crispino, come afferma De Rosa,
«è ancora chiuso ai problemi del mondo : i popoli sono ancora lon-
tani dalla dottrina cristiana, la conoscono male o poco, i seminari
sono...poveri, sprovvisti di rendite... Anche i beni della chiesa
fanno parte di questa immobilità » 4. Ancora il Concilio Romano,
indetto da Benedetto xim nel 1725, dibatte il problema della resi-
denza, della preparazione inadeguata del clero, della scarsa atten-
zione all’apostolato 48).

Poiché Giuseppe Crispino fu vescovo di Amelia dal 1690 al
1721, è naturale che la diocesi, tenuta sempre in molta considera-
zione dai pontefici, assumesse una nuova importanza : le visite con-
trollano la vita religiosa in ogni aspetto e i problemi materiali, sep-
pure non trascurati, vengono sempre dopo quelli spirituali. « Nella
città di Crispino, infatti, gli uomini si preparano, con l’aiuto della
Chiesa, al giudizio finale » 4. Il discorso che facevo all'inizio sulla
difficoltà di delineare un quadro generale, perché ogni vescovo ha
una sua forma di pastoralità, appare chiaro se consideriamo che a
Perugia, quasi un secolo prima del Crispino, i vescovi Ercolani e
Comitoli dedicano invece una sessione dei rispettivi sinodi al proble-
ma del contratto di collaia, uno cioè dei contratti-capestro che più
pesano sulle spalle dei contadini e piccoli braccianti della nostra re-
60 RITA CHIACCHELLA

gione. La regolamentazione dei ricavati possibili rientra, secondo la
mentalità del tempo, nella condanna dell’usura 5°).

Assai vicino ad Amelia, a Narni, e pochi anni dopo Crispino,
un altro vescovo assai zelante, Nicolò Terzago (1725-1761), ci offre
colle sue visite un quadro forse altrettanto scuro, ma sicuramente
più vero e vivace: la vita della diocesi si compone in un quadro
completo delle varie caratteristiche, con gustosi spunti di vita pret-
tamente paesana. Ecco la promiscuità nelle chiese, i preti di Colle-
scipoli che celebrano la messa senza indossare l’abito talare, presi
dalla preoccupazione della caccia, i canonici trasandati che lasciano
sugli stalli del coro vestiti e paramenti e vanno vestendosi per le
funzioni in presenza dei fedeli... « Nella terra di San Gemini non
ho — afferma il vescovo nel 1745 — se non tre sacerdoti così lon-
tani dalle lettere che stimai non idonei a ricevere le confessioni dei
secolari » 9).

Povertà ed ignoranza si accoppiano : il vescovo di Spoleto La-
scaris concede al parroco di S. Gregorio della Sinagoga, che «non
sapeva di che vivere » una prebenda :2; il popolo versa nelle stesse
condizioni : nonostante l’erezione di un nuovo ospedale, sempre a
Spoleto, non si riesce a risolvere il problema degli esposti. Per ven-
dere i pegni non riscattati, giacenti nei depositi del Monte di Pietà,
sì pensa di organizzare, come era già stato fatto a Bologna nel 1695
e a Roma nel 1713, un gioco del lotto *». Tanti altri esempi potreb-
bero concorrere a delineare, se non bastasse, la situazione : il vescovo
Elisei ad Orvieto (1721-1733) obbliga i parroci a prestare particolare
attenzione all’istruzione religiosa di pastori ed analfabeti *». Questa
ambientazione rurale appare anche da un altro particolare della visita
del perugino Della Corgna : in molte chiese abbandonate hanno tro-
vato rifugio le greggi *9. A Calvi nel 1726 il Terzago trova «una col-
legiata di dieci canonici sopra un monte rupestre per andarvi diffi-
cile. Il popolo di questa terra non interviene, né assiste ai riti per
asprezza del sito »*9. In tali ambienti facilmente certe forme di re-
ligiosità popolare, legata ad immagini o reliquie ritenute miracolose,
degenerano in forme superstiziose, come a Castiglione Ugolino l’im-
porre sui malati « di mal caduto » l’ultima delle candele accese da-
vanti ad un’immagine dei dodici apostoli nella parrocchia di S. Ma-
ria Maddalena, pronunciando al tempo stesso il nome dell’apostolo,
presso il quale si trova il malato, o, a Terni, l’uso detto « del porco di
Sant'Antonio » 5. Ma, come afferma Giuseppe Galasso, « per quanto
caratterizzata dalla presenza di forme sincretistiche e da certi rap-

C M.
PER UNA STORIA DELLA PARROCCHIA IN UMBRIA 61

porti col magico, la religione popolare vive in un rapporto continuo
con il modello ufficiale... »59.

Dall'altro lato si pone, a Perugia, la prepotenza e la superbia
« dei nobili cittadini e donne che abitano nelle ville [e] hanno assun-
to tanta autorità che neanche nei giorni festivi vogliono che sia ce-
lebrato il santo sacrificio... »59. Alla visita apostolica della: dio-
cesi perugina del 1571, si registra addirittura il fatto che in una par-
rocchia tutti i fedeli vadano alla messa armati *9. L'inevitabile
«contaminazione », che almeno certo clero di città riceve dalla so-
cietà civile, appare anche dai ripetuti divieti emanati dai vescovi di
Perugia e Spoleto dell'uso della parrucca. Fatta la legge, trovato
l’inganno : ecco infatti che gli archivi conservano vari attestati me-
dici, con i quali si certificava la «necessità » di tenere coperto il
capo nei nostri rigidi inverni °).

Quanto detto non deve tuttavia portarci fuori campo : la situa-
zione economica precaria del Sei-Settecento, aggravata nella nostra
regione dalla guerra di Castro, combattuta di castello in castello
dalla media all’alta valle del Tevere e al Trasimeno, dalla carestia
del 1648, dal terremoto del 1703, dai passaggi di truppe spagnole
nel 1734 e 1742 *5, coinvolge tutti ed hanno voglia i parroci a ri-
volgere ammonizioni ai fedeli durante le messe solenni per la riscos-
sione delle decime, come prescrive il Sinodo del vescovo perugino De
Torres nel 1632: i parrocchiani non riescono a procurare più di
quanto essi stessi abbiano a disposizione *9. A Todi le visite del card.
Altieri a metà Seicento mostrano che gran parte delle chiese hanno
rendite inferiori ai 57 scudi, il che farebbe pensare che il limite di
100 scudi oro dato a Perugia dal De Torres fosse nella maggioranza
dei casi ipotetico, alcune infatti hanno entrate per due o tre scudi
soltanto, altre possiedono beni, ma di scarso valore *9. A Perugia nel
1746 gli ecclesiastici si accordarono colla comunità per l’esonero
dalle collette sui cosiddetti « beni privilegiati » delle chiese a rendita
inferiore a 60 scudi; queste ottennero pure il condono delle quote
arretrate e si impegnarono solo per le imposte camerali principali
(primo e secondo giulio sul macinato, bollo estinto etc.) *9. Le ca-
renze finanziarie potrebbero senz’altro spiegare, almeno in gran parte,
la scarsità di arredi sacri notata dai visitatori soprattutto nelle cam-
pagne.

Il tema dei beni parrocchiali è, a mio parere, ancora tutto da
studiare : non sempre appaiono vere proprietà in aggiunta alla quota
fissa, cioè beneficio, decime, elemosine per messe, offerte per bat-

5
62 RITA CHIACCHELLA

tesimi, matrimoni, funerali. Resta invece certa la ricchezza, specie
fondiaria, degli enti religiosi, soprattutto monasteri femminili, pro-
prio quelli cioè meno attivamente inseriti nel tessuto sociale.

Non, vorrei esagerare col parlare di ambienti a prevalenza rurale
per non distorcere un fenomeno, che è assai più ampio : parrocchie
miserabili e parrocchiani miserandi ci sono anche in città, specie nei
quartieri più «popolari». Le risposte presentate dal parroco di S.
Maria di Colle di Perugia, parrocchia di Porta S. Pietro, al questio-
nario inviato dal vescovo nel 1593 sono eloquenti : «...quattro putti
sono atti alla doctrina [su un totale di anime da comunione 550] ;
...la lista delli:capi famiglia con loro esercizio numero 93 [sono
piccoli o piccolissimi artigiani, per esempio «cucitori di velluto »],
molti de più ci sonno, ma quasi ogn'anno si partino : sonno conta-
dini [a emigrazione stagionale]; li poveri senza aiuto sonno li doi
tertii de parocchiani, sonno case doicento, a le volte non s'habitano
tutte... Girollamo de Tanciarello non se comunicó la Pasqua...
non vi sono, che io sappia, peccatori publici, eccetto alcune donne di
mala vita... [tali donne, otto in tutto, sono presenti, in tre casi,
con le figlie] » *9.

La tradizione caritativa dei principali collegi delle arti perugi-
ne, Cambio e Mercanzia, e delle confraternite, che avevano creato
vari ospedali-ricovero, alla visita Della Corgna mostra serie difficoltà
d'ordine finanziario ©. Quando possibile, anche le parrocchie si ca-
ricano dei compiti assistenziali, specie attraverso le compagnie, che
si addossano per esempio l'istituzione dei Monti Frumentari, fermo
restando l'obbligo del parroco di controllarne il funzionamento *9.

Ho parlato di trattati sul «buon vescovo », di visite più o meno
accurate, più o meno interessate alla pastoralità, ma qual'é il « buon »
parroco ? Il concetto varia nel tempo : nel Cinquecento é soprattutto
la sentinella che vigila sulle deviazioni dei fedeli dalle norme com-
portamentali, riferisce all'Inquisizione i nomi dei presunti eretici, ri-
fiuta la benedizione pasquale alle case dei pubblici peccatori, puni-
sce coloro che fanno « sortilegi ed incantesimi », è cauto nel dichiara-
re miracoli gli eventi fuori della norma *9. Nel secolo successivo, il
parroco deve intensificare i rapporti col popolo di Dio, sfruttando a
fondo le occasioni, senza però esagerare fino a mescolarsi con esso ;
stabilire immediati rapporti con i nuovi parrocchiani, informandosi
dai precedenti parroci sul loro conto, benedire le case nei primi giorni
della settimana santa, riservando gli altri « agl'offitii che si devono
PER UNA STORIA DELLA PARROCCHIA IN UMBRIA 63

celebrare et alle riconciliationi dei penitenti... », accordarsi con. gli
eventuali predicatori nella Quaresima, badando che essi insegnino
« dottrina sana et catolica », istruendoli sulle necessità spirituali dei
propri fedeli, operando insomma in modo che le occasioni straordi-
narie di pietà si inseriscano senza scosse nel rapporto parroco-po-
polo *». I predicatori insisteranno cioè sul Vangelo, sui sacramenti,
sulla messa, sulla frequenza alla dottrina cristiana, « non proporran-
no mai al popolo opinioni singolari di eccesso, sebene sieno ricevute
nelle scuole, perché queste ... possono cagionare qualche principio
o pericolo d'errore... Soprattutto s'asterranno da questioni sottili
et inutili, come di predestinazione e simili, massime predicando a
gente idiota, come per lo piü sogliono essere quelli della diocesi [di
Perugia] » 9. Si voleva forse evitare quanto successe nella chiesa
perugina di S. Maria dei Servi a proposito della predica tenuta dal
padre Angelo Maria a proposito dell'Immacolata. L'episodio dimo-
stra anche quel tanto di barocca «sensibilità » ai titoli, propria di
certe classi sociali: il predicatore, infatti, con frase infelice aveva
detto che «essendo in libertà d'ognuno dare alla Vergine Gloriosis-
sima il titolo più honorato l'Immaculata, io non mi terrei amico et
servo se cotal titolo non le dessi ». Il tutto fu interpretato come se
coloro che non avessero chiamato la Madonna col titolo di Immaco-
lata, fossero stati servi ?2) |

La messa domenicale nella parrocchia é privilegiata rispetto a
quella celebrata in altre chiese ; nella parrocchia il rettore deve «ri-
siedere, spesso celebrare, insegnare in volgare nella S. Messa le co-
se necessarie al popolo, la domenica esporre il SS.mo per l'adora-
Zione », non dare adito a chiacchiere e badare soprattutto a non con-
fessare mai donne da solo e, in ogni caso, soltanto i propri parroc-
chiani ?). Fuori della chiesa, ad evitare distrazioni durante le fun-
zioni, sono vietati giochi e riunioni 7).

I vescovi perugini si servirono come ulteriore sussidio pastora-
le della « congregazione dei casi di coscienza », a riunioni mensili e
frequenza obligatoria (ad Amelia col vescovo Crispino la frequenza
era settimanale), durante le quali si discuteva sui casi più difficili
di confessione e si parlava del Vangelo della domenica successiva.
L'uso di tali riunioni proseguì nel Settecento, anche ad Orvieto, sep-
pure con riunioni quindicinali 75). A proposito dei casi riservati al
vescovo, casi che rappresentano l’eccezione tra i fedeli (« non com-
municati in Paschate, excommunicati, interdicti, concubinarii, usu-
rarii, coniuges divisi, meretrices... peccatores scandalosi »), molti
64 RITA CHIACCHELLA

parroci della zona confinante colla Toscana protestarono presso i
rispettivi vescovi per la scomunica comminata « agl'estraenti robbe
prohibite fuori dello Stato » *9.

La vita religiosa del tempo è vivificata da feste, processioni,
giubilei e concessioni di indulgenza plenaria, considerati come « oc-
casioni speciali » nella via della salvezza: per il Giubileo del 1725
gli avvertimenti trasmessi ai parroci si modellano sulle lettere pasto-
rali di S. Carlo Borromeo *?. Particolare sollecitazione alla devozio-
ne popolare veniva data nei momenti di crisi, di carestia, di disastri
naturali: nel novembre 1646, poiché « dalla metà di agosto in qua
[sono] cascate nel territorio di Perugia gran pioggie, con inondatio-
ne de fiumi e gravissimo danno delle terre », i vescovi ed i magistrati
esortarono il popolo a partecipare ad un ciclo di funzioni propizia-
trici, costituite da processioni attraverso la città, prediche in duomo,
comunione generale *9. Anche d'ordinario feste e processioni, con-
siderate come il momento in cui i fatti della pietà sono vissuti in
modo piü concentrato, erano assai numerose: a Perugia nel 1621
le processioni normalmente previste dal calendario liturgico erano
27, con cerimoniale assai rigido, ad evitare, senza molto successo, di-
spute tra «le 20 fraternite secolari e le 14 fraterie di regolari » per
la precedenza *9. Altre pratiche devozionali straordinarie erano le
Quarantore 5? o la Via Crucis 59», pratiche diffuse dai francescani in
concomitanza della Quaresima, mentre invece i tradizionali punti di
riferimento devozionale, le reliquie, furono sottoposte ad un rigido
controllo. Gli Atti Ecclesiastici di questi anni sono pieni di processi
di «ricognitione », ché si vogliono evitare culti superstiziosi nuovi e
vecchi, come a Monte Campano, in diocesi di Amelia, dove addirit-
tura nella chiesa parrocchiale un frammento ligneo di una statua del
Salvatore è occasione di scandalo. La decisione è drastica : l'oggetto
deve essere bruciato $2».

La documentazione a carattere normativo sui doveri del parro-
co ha il suo valore, perché ci sono conferme, da altre parti, che gli
ordini venivano in genere osservati, come appunto accade per uno
dei principali temi affrontati dal Concilio, quello dell'istruzione re-
ligiosa dei fanciulli.

Per realizzare un processo educativo unitario, anche i maestri
di grammatica e umane lettere dovevano fare in modo di dare agli
alunni un’istruzione in armonia con quella più propriamente reli-
giosa 8. Mentre quindi all'esterno della chiesa vengono vietati i gio-

e Sx ds

PER UNA STORIA DELLA PARROCCHIA IN UMBRIA 65

chi rumorosi, in particolare le bocce, all’interno i ragazzi vengono
istruiti, separatamente dalle ragazze, dal parroco, che si avvale
dell’aiuto dei fedeli più preparati, attraverso la congregazione della
Dottrina Cristiana, un tipico prodotto dell’età controriformistica *9.
Questa caratterizzazione affiora ancora a metà Seicento, quando le
si dà una struttura di tipo militaresco («tutto il corpo della Dottri-
na Cristiana rassembra una repubblica ben ordinata, la cui suprema
potestà si riduce a pochi, come ad un capo dal quale dependono a
guisa di membri molti offiziali...»). La congregazione aveva se-
de, a Perugia, nei cinque rioni e prendeva, più propriamente, il no-
me di «scuola », con un prefetto posto a capo dei sei maestri e al-
trettanti sotto-maestri e alcuni silenzieri, incaricati di mantenere la
disciplina. Ai ragazzi s'insegnavano «i fondamenti della fede ca-
tholica et l'obedienza verso Dio e magiori ». I membri della congre-
gazione erano tenuti alla messa e preghiera quotidiana, alla comu-
nione ogni prima domenica del mese 5*9. A Bolsena, in diocesi di Or-
vieto, una delle scuole aveva come testo ufficialmente suggerito
quello del Bellarmino, testo pure usato a Perugia per l'istruzione re-
ligiosa delle ragazze della Pia Casa della Carità s9.

Altro strumento preferito «per vivificare la vita cristiana del
laicato « furono le confraternite, specie quella del SS.mo Sacramento,
le quali si diffondono e sono diffuse in misura massiccia nelle città
e nelle campagne, privilegiando a volte (è il caso della confraternita
del Sacramento e di quella del Rosario) come loro sede la parrocchia $?.
Non mi soffermeró molto sull'argomento, in quanto il fenomeno,
imponente per tutto il '500 e '600 (a Perugia si parla di trenta con-
fraternite per la città e 139 per la diocesi, a Terni nel 1574 di tredici,
ad Amelia sempre nel 1574 di dieci, undici nel Settecento e nella
diocesi 45, a Spoleto agli inizi del '700 undici), è stato studiato, an-
che per l'Umbria, seppure limitatamente al periodo iniziale e per le
diocesi di Perugia e Spoleto da Giovanna Casagrande, che ha pure
indicato la bibliografia esistente in materia *9.

Le regole delle compagnie del SS.mo, emanate alla fine del Cin-
quecento, ne segnano la trasformazione in struttura organizzata a
espressione piü strettamente ecclesiastica : i confratelli dovevano co-
noscere la dottrina cristiana, per insegnarla all'occorrenza in man-
canza della congregazione della Dottrina Cristiana, o, almeno, il
Pater, Ave, Salve Regina, Credo, i dieci comandamenti e i sette
peccati mortali. Il culto eucaristico diventa il fulcro ispiratore an-
che nella prassi, che è caritativa per eccellenza ; la spiritualità e-
66 oue RITA CHIACCHELLA

spressa nella confraternita è certo di tipo liturgico, ma spesso il fa-
vore dimostratole dalla gerarchia trova opposizione nella fedeltà —
diciamo così — alle compagnie preesistenti o legate ad altre devo-
zioni : alla prima visita del card. Altieri a Todi solo 54 chiese par-
rocchiali su 90 hanno la confraternita, nella seconda, dopo l’ordine
relativo di istituzione, quasi ovunque c’è la compagnia, assieme a
quella del Rosario #9. Tutti i paesi, anche piccoli, hanno queste due
confraternite (per esempio Frattuccia, in diocesi di Amelia, 134
anime, ne ha due; Foci, 202 anime, tre) °°. Naturalmente tanto
rapide istituzioni mettevano a dura prova i benefattori, incerti sul-
la destinazione dei propri lasciti, perché quelle vivevano esclusiva-
mente di elemosine e, appunto, di legati *9 ; altre volte scarseggiano
gli iscritti, che finiscono coll'essere poco assidui alle riunioni *».

Le compagnie rappresentano una reale spinta dal basso, come
sostiene anche Rosa ? La loro composizione è realmente eterogenea ?
Revel, nella sua ricerca sulla « sociabilità » nell’età moderna, sostie-
ne che col Settecento il reclutamento diventa popolare. Il problema
non è di facile soluzione, perché gli elenchi di confratri rimasti ri-
portano solo nomi per noi non indicativi *). Indubbiamente le doti
richieste, o meglio il grado di conoscenza religiosa, almeno nella con-
gregazione della Dottrina Cristiana e nella confraternita del Sacra-
mento, ci portano a credere che, nelle città, non fosse poi così fa-
cile l'appartenervi e: gli elenchi degli incarichi nell'ambito della con-
gregazione della Dottrina, che ho trovato per Perugia, confermano
questa composizione sociale. La situazione doveva essere diversa,
anche di molto, nel contado, dove il livello era assai piü basso e il
popolo, a volte, non conosceva neppure le preghiere *). Molte com-
pagnie nel corso del tempo si aggregano alle arciconfraternite romane
o tra di loro, per poi magari tornare a separarsi alle prime vertenze.
Burrascosi sono a volte anche i rapporti compagnie-parrocchia a pro-
posito degli orari per la celebrazione dei funerali, della processione
del SS.mo etc. 99).

I culti dominanti cui si ispira l'intitolazione delle confraternite
sono quelli del Cristo e la Vergine ; la devozione mariana si esplica
nelle compagnie dedicate alle varie accezioni del culto: Rosario,
Carmine, Concezione, Annunziata, Madonna dei sette dolori, Loreto
(rientra in questo campo la compagnia degli Schiavi di Maria e, an-
che, la progettata fondazione a Spello dei Cavalieri di Maria) e nelle
elemosine lasciate dinnanzi alle immagini della Vergine, spesso umili
maestà agli angoli delle strade, o oggetto di una devozione più or- PER UNA STORIA DELLA PARROCCHIA IN UMBRIA 67

ganizzata nei santuari. Quando le elemosine si fanno più consistenti
allora entrano in gioco i conflitti di competenza colla parrocchia più
vicina 9°).

I santi titolari di confraternite sono pure moltissimi : in Umbria
numerose quelle dedicate a S. Antonio, e spesso si assiste al contrasto
tra i culti per S. Antonio abate e S. Antonio da Padova, S. ‘Carlo
Borromeo, S. Omobono, S. Pasquale, S. Francesco di Paola, S. Roc-
co, S. Caterina, S. Sebastiano, Santa Barbara, S. Giovanni Decol-
lato... poi, ancora, confraternite della S. Croce, della SS.ma Tri-
nità, del Nome di Dio, delle Anime del Purgatorio, variamente le-
gata quest'ultima alla parrocchia per la celebrazione delle messe *?.
pr De Rosa ha parlato come di un fenomeno per l'Italia poco co-
nosciuto e in termini di associazioni di « beghine » delle compagnie
femminili, mentre già sono state indicate, per l'Umbria, confrater-
nite solo femminili; aggiungeró soltanto che a Castel Rigone, in
diocesi di Perugia, nel 1577 esisteva una compagnia di vedove, con
sede nella parrocchia di S. Bartolomeo, fondata dal pievano ma
ancora senza norme comportamentali precise, escludendo l'obbligo
della comunione nella prima domenica del mese *9.

Nel Settecento l'attenzione pastorale dei vescovi e dunque quella
dei parroci si rivolge all'istruzione religiosa degli adulti, non so con
quanto valore, ché, almeno in un caso, l'azione é diretta ai poveri
mendicanti dell'Ospedale della Misericordia di Perugia, per i quali
la concessione di un'elemosina é subordinata alla frequenza alle le-
zioni. Alla fine del secolo i parroci, dopo la spiegazione domenicale
del Vangelo, debbono insegnare la dottrina «in stile piano e fami-
gliare, i misteri principali di nostra santa fede, i sacramenti... e,
inoltre, si dichiari il simbolo apostolico, l'orazione domenicale, la
salutazione angelica... e si procuri sempre di terminar l'istruzione
con qualche avvertimento diretto al ben vivere degl'ascoltanti, con
ricordargli l'obbligo che anno, non solo di credere, ma anche di vi-
vere cristianamente, ogn'uno secondo la condizione del proprio
stato »*9. Al termine i fedeli recitavano gli atti di fede, contrizione,
speranza e carità. Da quanto detto mi pare che l'attenzione si sia
spostata alla prassi, che i cristiani debbono seguire secondo le capa-
cità e possibilità individuali.

Per il clero, che alcuni vescovi, come il perugino Ferniani nel
1736, continuano a considerare «l’ecclesiastica milizia » 199, l’or-
vietano Elisei pone in primo luogo la santità di vita, poi la preghiera,
68 RITA CHIACCHELLA

poi la preparazione. Il parroco da parte sua visita gli infermi, «col-
tivi quotidianamente l'orazione, lo studio, per il quale effetto si pro-
veda di buoni libri... e se non altro di quello recentemente stam-
pato in Venezia, di poco prezzo e intitolato Biblioleca a parochi e
cappellani di campagna. Abbia il breviario riformato da Pio V e
da Clemente VIII, il Rituale Romano di Paolo V ‘°). Problemi di re-
sidenza, di scarsa moralità vengono ancora segnalati, ma si deve con-
siderare che, per esempio, l'abate di S. Pietro soleva, per le visite,
interrogare sul parroco due o tre parrocchiani, presi a caso e sepa-
ratamente '*2, Le visite del tempo sono assai accurate, direi minu-
ziose, sicché si giunge col vescovo perugino Odoardi, nel 1782, ad or-
dinare ai parroci di convocare almeno una volta l'anno la rispettiva
fraternita, « per suffragare le anime de parrochi e parrocchiani de-
fonti e per passare da poi il rimanente del giorno in conferenza de
casi morali », il che si riaggancia a quelle « conferenze dei casi », del
cui uso s'é già parlato 19).

Moderato si mostrò in genere l’episcopato umbro verso i ge-
suiti, se si escludono i vescovi di Terni, Cosimo Maculani, e di Or-
vieto, Antonio Ripanti, i quali tolsero alla Compagnia ogni funzione
pastorale ed in genere moderato risultò anche l’atteggiamento ver-
so il giansenismo ''9. La crisi finanziaria di molti seminari mostra,
al di là di quanto già detto sulle vocazioni « povere », un riacutiz-
zarsi di problemi sociali ed economici più generali, cui risponde un
rinnovato intervento caritativo di alcune compagnie, come quella
di S. Martino a Perugia, o l’istituzione di refettori per poveri in
tempo di carestia 195).

Al quadro si aggiungano, ma l’influenza sull'ambiente è relativa,
la ripresa a Perugia delle sacre rappresentazioni, a componente pre-
valentemente dotta !°°), gli scritti del vescovo di Narni Nicolò Ter-
zago, scaturiti in parte dalla rispettiva attività pastorale (l' Istruzzione
Pastorale), in parte dalla sua reazione di mistico alle condizioni sto-
riche generali del tempo (contrasto Stato-Chiesa, giansenismo) 192).
Alla fine del secolo i parroci sono chiamati in causa, ancora una
volta, dagli avvenimenti come le persone più vicine al popolo : il
vescovo perugino Odoardi, che pure era stato uno dei più rigorosi,
invita « gli amati nostri cooperatori curati » a dar segno di modera-
zione, «facendo persuaso il proprio respettivo gregge del grande, del
sommo interesse sì spirituale che temporale riposto nella pace, ub-
bidienza e tranquillità... », dispensando dall’obbligo di rispettare le
festività abolite — 22 — tra le quali il 19 marzo, S. Giuseppe, il 1°

=” PER UNA STORIA DELLA PARROCCHIA IN UMBRIA 69

maggio, festa dei SS. Filippo e Giacomo apostoli, il 26 dicembre,
Santo Stefano, il 31, S. Silvestro 198).

Si può, in conclusione, affermare che certo tutto quanto è stato
detto può essere vita parrocchiale, ma sicuramente non è tutta la
vita parrocchiale, poiché manca quasi sempre l'interlocutore del di-
scorso, cioè il fedele ; si possono tuttavia tentare dei rilevamenti,
premessa indispensabile per una storia non ideologica né intellet-
tualistica della Chiesa e della società di una determinata epoca.

RiTtA CHIACCHELLA

NOTE

* La presente relazione è stata tenuta al Convegno di Studi avutosi a
Terni su «La parrocchia dall’età moderna ai nostri giorni » dal 20 al 22 ot-
tobre 1977.

1) Seminario di G. Dx Rosa, Introduzione alla ricerca di storia ‘sociale
e religiosa, in « Ricerche di Storia Sociale e Religiosa », V (1976), p. 24.

?) Cf. quanto afferma, a proposito de La parrocchia nella Storia del
Meridione, P. BorzoMATI, in l'« Avvenire » del 18 maggio 1977.

®) Seminario di J. REvEL, Ricerche sulla « sociabilità » e le organizza-
zioni sociali nell'età moderna, « Ricerche di Storia Sociale e Religiosa », V
(1976), p. 204.

*) M. Rosa, Per la storia della vita religiosa e della Chiesa in Italia tra
il '500 e il'600. Studi recenti e questioni di metodo, « Quaderni storici », v (1970),
pp. 750-751.

5) Archivio Parrocchiale di Morcella, Libro parrocchiale di S. Silvestro,
1644.

*) M. PETROCCHI, Roma nel Seicento, Bologna 1970, p. 105; G. LETI-
L. TITTARELLI, Le fonti per lo studio della popolazione nella diocesi di Perugia
dalla metà del XVI secolo al 1860. I. Guida alle fonti, Gubbio 1976, pp. 57,
64.

?) DE Rosa, Introduzione alla ricerca cit., p. 24.

8) Altri sono indicati da G. ALBERIGO, Contributi alla storia della con-
fraternite dei disciplinati e della ‘spiritualità laicale nei secc. XV e XVI in
Il movimento dei Disciplinati nel settimo centenario dal suo inizio, Perugia
1962, p. 21.

*)) Secondo Convegno di Studi Storici Ecclesiastici, I beni culturali
70 RITA CHIACCHELLA

della: Chiesa Umbra come fonti per la ricerca storica, Spoleto 28-30 dicembre
1976.

19) LETI-TITTARELLI, Le fonti cit. Un secondo volume è di prossima
pubblicazione.

11) Cf. per esempio la comunicazione di L. ProIETTI, Una fonte per la
storia socio-religiosa in Umbria nel XVI e XVII secolo : le visite apostoliche
e pastorali nelle diocesi di Foligno, Assisi ed Orvieto, in Orientamenti di una
regione attraverso i secoli : scambi, rapporti, influssi storici nella struttura del-
l'Umbria. Atti del Decimo Convegno di Studi Umbri, (in corso di stampa).
Una vasta indagine sulle visite pastorali é stata realizzata, attraverso le
tesi di laurea, dall'Istituto di Storia della Facoltà di Magistero di Perugia.

1) Archivio della Curia Arcivescovile di Perugia (d'ora in poi = ACP),
Visitatio dioecesis, 1564-68, 1, cc. 112r-113r ; Litterae dominorum superiorum
Urbis, 1624-33, 19 ottobre 1633.

13) G. Muzi, Memorie ecclesiastiche di Città di Castello, 111, Città di
Castello 1843, p. 199.

4) Cfr. A. BERNARDINI, L'attività pastorale di mons. Mario Maffei, ve-
scovo di Foligno (febbraio 1742-maggio 1777), tesi di laurea, Facoltà di Ma-
gistero dell'Università degli Studi di Perugia, Anno Acc. 1968/69 ; per la
situazione della diocesi vedasi anche B. ULIANICH, Isidoro Chiari e la sua
attività riformatrice nella diocesi di Foligno (1547-1555), in Storia e cultura
in Umbria nell’età moderna. Atti del Settimo Convegno di Studi Umbri, Pe-
rugia 1972, pp. 147-265.

15) ACP, Litterae dominorum superiorum Urbis, 1659-68, 4 novembre
1665; Visitationes documenta, vii, 1623. Le divisioni sono fatte in base al
numero delle anime.

16) LETI-TITTARELLI, Le fonti cit., pp. 5-13.

1) Archivio Vescovile di Amelia (= AVA), Visitatio Apostolica Camaia-
ni, in Visitatio episcopi Lazzari 1573, 1574, pp. 140-144; Archivio Segreto
Vaticano (= AV), Sacra Congregazione del Concilio, Relationes ad limina,
Amerina, 1694, 11.

18) Archivio Vescovile di Todi (= AVT), Visitatio Tudertinae diocesis
sub anno 1650,... sub annis 1653-54.

19) U. NIcoLINI, San Gemini nell’età medioevale e moderna, in San Ge-
mini e Carsulae, Milano 1976, p. 189.

2°) Seminario di F. MARGIOTTA BroGLIo, La parrocchia nella legisla-
zione ecclesiastica, « Ricerche di Storia Sociale e Religiosa », V (1976), p.
135; K. RAHNER, Per una teologia della parrocchia, in La parrocchia dalla
teologia alla prassi, a cura di H. RAHNER, Roma 1963, pp. 39-57.

81) ACP, Acta ecclesiastica, vii, c. 343rv ; Serie dei vescovi di Perugia
redatta da Serafino Silvestrini, 1, pp. 281-319.

22) Il vescovo Muzio Calini, bresciano, partecipò al Concilio di Trento
(V. I. Comparato, Calini Muzio, in Dizionario Biografico degli Italiani, 16,
PER UNA STORIA DELLA PARROCCHIA IN UMBRIA 71

Roma 1973, pp. 725-727). Sulla trasformazione tridentina delle istituzioni pa-
storali del centro-nord, cf. Rosa, Per la storia della vita religiosa cit., pp. 673-
758.

*) U. NICOLINI, La visita apostolica post-tridentina della diocesi di Pe-
rugia (1571-72), in Storia e cultura cit., pp. 462-465.

*) Archivio Vescovile di Terni (= AVTe), La visita apostolica di mons.
Pietro Camaiani ... 1573, in Visitationes episcoporum ab anno 1573 ad an-
num 1616, 1, pp. 61-62, n. 65 ; 11, n. 16 ; 134, n. 134.

2) A. GABRIJELCIC, Alle origini del Seminario di Perugia (1559-1600),
« Bollettino della Deputazione di Storia Patria per l'Umbria », nxvrir/1 (1971),
pp. 7-8.

2) AV, Processus Datariae, Narni, 1725, f. 17.

2?) ACP, Serie dei vescovi cit., pp. 281-319 ; Muzi, Memorie cit., v, pp.
16, 22-26 ; Archivio Capitolare di Città di Castello, Historia della fondatione,
erettione, e progressi del collegio della Compagnia di Gesù in Città di Castello ;
P. PERALI, Orvieto, note storiche e topografiche, Orvieto 1919, p. 243. Sull'Ora-
torio a Perugia, cf. A. MENGARELLI, Origini e sviluppo dell'Oratorio perugino
di S. Filippo Neri, Perugia 1975.

28) L. ANDREOCCI, Memorie di chiese, monasteri, conventi, confraternite,
oratori, ospedali di Città di Castello, ms. dell'Archivio Capitolare di Città di
Castello, ff. 40, 42, 45, 72. Revel parla delle confraternite come «strutture
di integrazione », distinguendole in confraternite religiose, professionali e con-
fraternite religiose di penitenti (REvEL, Ricerche sulla « sociabilità » cit., pp.
204-205).

**)) Rosa, Per la storia della vita religiosa cit., pp. 754-755.

89) ACP, Visitationes Comitoli, 1621, xii, cc. 16r-17v.

81) ACP, Visitatio dioecesis, 1564-68, 1, cc. 289r-296r ; Archivio del mo-
nastero di S. Pietro di Perugia (= ASPP), Liber Beneficiorum C, P.D. 4,
cc. 727-729 ; M. BinI, Memorie storiche del monastero di S. Pietro di Perugia,
ms., II, pp. 9-10 ; LETI-TITTARELLI, Le fonti cit., p. 5. Sul Della Corgna, C.
EuBEL, Hierarchia catholica medii et recentioris aevi, III, Monasterii 1923, pp.
32, 272 ; GABRIJELCIC, Alle origini cit., pp. 35-45.

33 ACP, Visitationes documenta, vir, vii; Visitationes Comitoli, 1621,
xil, cc. 16r-17v. Sul Bossi, cf. A. ProspERI, Bossi Francesco, in Dizionario
Biografico degli Italiani, 13, Roma 1971, pp. 303-305.

3) Sul seminario perugino, cf. GABRIJELCIC, Alle origini cit. ; Sacra
Congregatio de seminariis et studiorum universitatibus, Seminaria Eccle-
siae Catholicae, Città del Vaticano 1963, pp. 807-813.

3) GABRIJELCIC, Alle origini cit., pp. 150-151.

3) A. ASCANI, Seminario Tifernate, Città di Castello 1963, p. 37.

*) Archivio Vescovile di Orvieto (= AVO), Visitatio civitatis facta ab
illustrissimo et reverendissimo domino Onuphrio Elisei episcopo Urbisvete-
ris, 1722-23, p. 397 e, per Spoleto : Archivio Curia Arcivescovile di Spoleto
72 RITA CHIACCHELLA

(= ACS), Acta fr. Hjacinto Lascaris ... episcopo Spoletano in visitatione suae
diocesis, 11, ff. 236-330 ; Breve di Benedetto XIII, cart. B/1; Lettera del pro-
curatore generale della Dottrina Cristiana, Fallot, al vescovo Carlo Giacinto
Lascaris, 22 aprile 1714, cart. B/1. Sul Lascaris, cf. quanto affermato da A.
MonTtiIcoNE, Problemi dell’età delle riforme in Umbria, in Storia e cultura cit.,
p. 357.

8?) GABRIJELCIC, Alle origini cit., p. 162.

38) GABRIJELCIC, Alle origini cit., p. 157.

39) ACP, Visitationes De Bobus, 1711, xxv, c. 33v.

*?) NicoLINI, La visita apostolica cit., p. 463 ; Statuta et constitutiones
synodales illustrissimi et reverendissimi domini Fulvii Cornei ... die sexta,
septima et octava 1564, Perusiae 1568 : « De habentibus curam animarum » ;
ACP, Decreta synodalia Ecclesiae Perusinae, 24 aprile 1632 ; Constitutiones
synodales ab illustrissimo et reverendissimo domino fr. Iosepho a S. Maria
de Sebastianis ... editae et promulgatae ... die 7, 8 et 9 novembris . . . 1674,
Roma 1675, cap. xix, p. 61.

41) AV, Sacra Congregazione del Concilio, Relationes ad limina, Nar-
niensis, 1745.

*) ASPP, Visitationes parochiarum et ecclesiarum monasterii S. Petri,
1763, I, Diversa 14: le visite piü interessanti furono eseguite per conto del-
l'abate Giuseppe Maria Bartoletti da Francesco Maria Galassi. Per la si-
tuazione nelle abbazie benedettine, cf. T. LEcCcISOTTI, Le visite pastorali del
Cinquecento pretridentino nell'abbazia di Montecassino, in Problemi di vita re-
ligiosa in Italia nel Cinquecento, Padova 1960, pp. 215-224.

*) G. CRISPINO, La. visita pastorale, Roma 1695 ; in proposito cf. G. DE
Rosa, Feudalità, clero e popolo nel sud attraverso le visite pastorali del '700,
Napoli 1969, pp. 71-72 ed ora Giuseppe Crispino e la trattatistica sul buon
vescovo, « Ricerche di Storia Sociale e Religiosa », V (1976), pp. 171-263.

*) Constitutiones synodales ab illustrissimo et reverendissimo domino fr.
Iosepho a S. Maria de Sebastianis ... editae et promulgatae ... die 7, 8 et 9
novembris ... 1674, Roma 1675.

*5, Per secoli l'offerta per la messa fu di un paolo: cf. anche il breve
in proposito di Benedetto XIV del 30 giugno 1741 in ACP, Acta Ecclesiastica,
XIII, cc. 31r-32r. Come nelle deliberazioni tridentine, nei sinodi perugini si
trovano spesso disposizioni di riforma in decreti dommatici (cf. M. BENDI-
scioLI-M. Mancoccur, La riforma cattolica, Roma 1963, pp. 137-187), cosi
gli abusi per lo «stipendium missae » sono colpiti nel decreto sul sacrificio
della messa (Statuta et constitutiones synodales illustrissimi et reverendissimi
domini Fulvii Cornei ... diebus sexta, septima et octava novembris 1564, Pe-
rusiae 1568 : « De celebratione sacrosancti sacrificii. Missae ».

**) Casi di non residenza si verificano ancora nel '700 : é quanto avvie-
ne nel processo intentato dalla curia: episcopale perugina all'abate Alessan-
dro Della Penna, rettore della chiesa parrocchiale di S. Giovanni di Marscia-
ww

PER UNA STORIA DELLA PARROCCHIA IN UMBRIA 73

no (ACP, Acta ecclesiastica, x1, cc. 552r-555r ; 571r-572v ; Editti 1774-1832,
24 marzo 1787; Litterae dominorum superiorum Urbis, 1711-29, 23 agosto
1721).

4?) DE Rosa, Giuseppe Crispino cit., pp. 189-190 ; Introduzione alla
ricerca cit., p. 28.

15) Cf. E. Papa, Consensi e contrasti intorno al Concilio Romano del
1725, «La Civiltà Cattolica », 1950/r, pp. 146-157 ed ora L. FIORANI, 1l Con-
cilio Romano del 1725, (in corso di stampa). Al Concilio partecipó anche il
vescovo di Narni, Nicoló Terzago.

‘*) DE Rosa, Giuseppe Crispino cit., pp. 173, 200-201. Sull'episcopato
amerino del Crispino sta svolgendo una tesi di laurea per la Facoltà di Ma-
gistero dell'Università degli Studi di Roma la signora Teresa Bussotti Sinatra.

59) ACP, Decreta synodalia Ecclesiae Perusinae, cc. 63-64. L'interesse
massimo sul prezzo dell'animale é fissato nel 1596 e viene esclusa la pena-
lità sul contadino in caso di morte dell'animale, il che costituiva natural-
mente la clausola più importante (sul contratto, cf. R. CHurACCHELLA, Econo-
mia e amministrazione a Perugia nel Seicento, Reggio Calabria 1974, p. 68).

$) AV, Sacra Congregazione del Concilio, Relationes ad limina, Nar-
niensis, 1746 ; Segreteria di Stato, Lettere dei prelati, 251, f. 247 ; Archivio
Vescovile di Narni (— AVN), Visita pastorale Collescipoli, Otricoli, 1757. Sul
vescovo, R. RiTZLER-P. SEFRIN, Hierarchia cit., v, Patavii 1952, pp. 280,
342.

52) ACS, Decreti della sacra visita Lascaris, v, f. 36.

55) ACS, Acta fr. Carolo Hjacinto Lascaris . . ., 11, f. 339-340.

5) AVO, Visitatio civitatis... Elisei, 1722 ; 1722-23. Sul vescovo, RITZ-
LER-SEFRIN, Hierarchia cit., v, pp. 112, 398.

55 ACP, Visitatio diocesis, 1564-68, 1, c. 82rv : i casi riguardano Casti-
glione Ugolino. Per i rapporti tra forma di religiosità e ambiente, cf. G. ALI-
BERTI, Struttura e «genere di vita»: per un modello atipico di storia sociale,
« Ricerche di Storia Sociale e Religiosa », V (1976), p. 81.

5*) AV, Segreteria di Stato, Lettere dei prelati, 153, f. 417.

5) ACP, Visitatio diocesis, 1564-68, 1, c. 81r ; AVTe, Visita apostolica
di mons. Pietro Camaiani, 1573, 1, p. 96, n. 106.

55) Seminario di G. GALASSO, Prospettive e tendenze della storiografia
sociale nel secondo dopoguerra, « Ricerche di Storia Sociale e Religiosa », V
(1976), p. 364.

59) Statuta et constitutiones synodales illustrissimi et reverendissimi do-
mini Fulvii Cornei ... diebus XV et XVI octobris 1567, Perusiae 1568 : « De
celebratione sacrificii Missae ».

6°) NICOLINI, La visita apostolica cit., p. 465.

* ACP, Miscellanea, 1771 : «A di 29 ottobre 1771, io sottoscritto me-
dico curante attesto che il signor don Francesco Mancini, ora convalescente
per una febbre acuta, atteso la poca capigliatura, si trova in necessità di ser-
74 RITA CHIACCHELLA

virsi della parrucca, per evitare cosi quel'incommodi a cui si trova ben spesso
soggetto e che sommamente lo danneggiano nella sua salute et in fede, Giu-
seppe Ludovisi, dottore in medicina e lettore publico, mano propria » ; cf.
anche ACS, Editti 1712-1726, 31 maggio 1718.

€) Cf. R. CHIACCHELLA, Perugia, il suo territorio e il convento di Monte-
ripido durante la guerra di Castro, in Studi Storici per il VII centenario del
convento di Monteripido in Perugia (1276-1976), (in corso di stampa) ; per le
fonti, numerosissime, basti citare Archivio Comunale di Todi, fondo Alvi,
I-II ; G. B. ALVvI, Memoria della guerra fra il papa e il duca di Parma (1641).
Notizie riguardanti i movimenti a Todi. Anche sulla carestia degli anni 1647-
48 vari sono gli studi, cf. la bibliografia in PETROccHI, Roma nel Seicento
cit., pp. 172-173, e sempre numerose le fonti (a Todi, Memoriale dei priori,
1646-51, ff. 86-87). Sul terremoto, L. von Pasron, Storia dei papi, xv, Ro-
ma 1933, pp. 376-380.

*3) ACP, Acta ecclesiastica, 1x, c. 109r ; Decreta synodalia eminentissimi
Cosmi, cardinalis De Torres..., Perusiae 1632: «De decimis »: « Sufficiat
trina monitia parochi, inter missarum solemnia, in tribus diebus festis ».
Il tipo di decime versate é indicato dalla seguente « Tabella delle decime pre-
diali e sagramentali da farsi e da pagare rispettivamente in grano, mosto e
danari alla cura e curati della chiesa parochiale di S. Pietro di Romeggio da
tutti li abitanti e lavoratori o siano coloni delle terre situate nel distretto di
detta cura... Ogni famiglia poi abitante in questa parochia, o stia in casa
propria o siano casengolini, che non coltivino terreno dovrà pagare ogn'anno
alla Santa Pasqua cratie cinque, che sono baiocchi 6 et un quatrino » (Visi-
tationes De Bobus, 1711, xxv, cc. 21r-23r). Sul Card. De Torres, P. GAUCHAT,
Hierarchia cit., rv, Monasterii 1935, pp. 16, 277.

**) AVT, Visitatio Tudertinae diocesis sub anno 1650, pp. 77-78 ; 145-
146. Solo otto chiese avevano rendite superiori ai cento scudi e 800 ne pos-
sedeva l'abbazia di S. Lorenzo, presso Monte Castello.

65) ACP, Acta ecclesiastica, x11z, cc. 558r-575v.

**) ACP, Miscellanea, 4, 14 febbraio 1593.

*) ACP, Visitatio diocesis, 1564-68, 1, cc. 64v-66v. L'ospedale della
confraternita di S. Antonio aveva un letto, quello della confraternita di S.

enedetto cinque.

*$ AVT, Visitatio Tudertinae diocesis sub anno 1650 ; ... annis 1653-54 :
a Todi esistevano undici monti frumentari a carico delle parrocchie, otto di
chiese non parrocchiali, altri delle confraternite del Rosario, SS.ma Annun-
ziata, SS.mo Sacramento ; a Perugia di quelle del Nome di Gesü, Rosario,
S. Antonio abate e della Morte (ACP, Acta ecclesiastica, 1x, cc. 644r-648r).
Altri ne segnala per la diocesi di Spoleto G. CASAGRANDE, Prospettive di ri-
cerca. sulle confraternite per una storia della pietà e della religiosità umbre. Gli
esempi delle diocesi di Spoleto e Perugia, in «Secondo Convegno di Studi Sto-
rici Ecclesiastici » cit., p. 17 (Atti in corso di stampa).

oci Tat ——

PER UNA STORIA DELLA PARROCCHIA IN UMBRIA 75

**) Decreta et monita edita et promulgata in synodo diocesana Perusina
quam habuit reverendissimus dominus f. Vincentius Herculanus ... 1582, die
16 et 17 mensis maii, Perusiae 1584 : « De diligentia habenda contra hereti-
cos », « De parochis, animarum curatoribus ».

") ACP, Editti et ordini episcopali, 1, 11 giugno 1600.

^?) ACP, Editti et ordini episcopali, 1, cc. 528r-531r : « Avertimenti del-
l'eminentissimo et reverendissimo signor cardinale De Torres, vescovo di Pe-
rugia, alli predicatori della sua diocese ».

7?) ACP, Miscellanea, 1606.

*?) ACP, Decreta synodalia Ecclesiae Perusinae, 7 aprile 1649; Visi-
tationes documenta, vix, S. Giovanni del Pantano ; Decreta et monita synodalia
Ecclesiae Perusinae iussu admodum illustris ac reverendissimi domini Neapo-
leonis Comitoli, Perusiae episcopi, Perusiae 1606: «De sacramento poeni-
tentiae ».

^) Archivio Vescovile di Foligno, Acta sacrae visitationis ab anno 1755.

*) ACP, Acta ecclesiastica, 11, cc. 3r-Ar ; Bandi di mons. eminentissimo
Ansidei, vescovo di Perugia, 7 gennaio 1728. Per Orvieto : AVO, Visifatio ci-
vitatis ... Elisei, 1722-23, p. 240.

**) ACP, Lettere diverse, in Litterae dominorum superiorum Urbis, 1650-
46 : lettera del 3 aprile 1615, inviata dal vescovo Comitoli all'uditore di Ro-
ta, mons. Coccino : « Io mi reporto ad ogni sentimento de padroni et non pre-
sumo ingerirmi manco ne i casi che si figurano di necessità, come quando i
poveri contadini lavorano le terre nel territorio di Perugia et habitano fami-
liarmente i luoghi soggetti a i signori suddetti [della Toscana], massime quan-
do gli stessi signori fanno le robbe raccolte nel loro Stato vendere nello Sta-
to soggetto alla S.A. Peró sono astretto di ricorrere all'autorità della S. Pe-
nitentieria, per non lasciare queste anime desolate ». I casi riservati sono elen-
cati in Decreta et monita synodalia ... Comitoli..., Perusiae 1606 : « De sa-
cramento poenitentiae » ; Editti et ordini episcopali, 1, cc. 347r-348r. Per quan-
to é deviazione dalla normale consuetudine dei fedeli, cf. seminario di M. Vo-
VELLE, La storia della pietà : fonti e metodi di ricerca, « Ricerche di Storia So-
ciale e Religiosa », V (1976), p. 304.

*?) ACP, Acta ecclesiastica, x, cc. 465r-466v : «... prima di intrapren-
dere il viaggio fare una confessione generale e... rilevare... il SS.mo Sa-
cramento ... non lasciarsi per la via distrarre da divertimenti meno che one-
sti e di volta in volta, ogni giorno, alzar la mente al Signore... con qualche
pia meditazione ». Sull'interpretazione degli atteggiamenti devozionali col-
lettivi, cf. VovELLE, La storia della pietà cit., pp. 302-307.

'**) ACP, Acta ecclesiastica, 1, c. 67rv ; altri esempi : tv, cc. 260r-261r ;
VII, cc. 283r-286r ; vii, cc. 561r-562r. Per l'indulgenza del Perdono di Assisi,
Litterae dominorum superiorum Urbis, 1731-62, 15 luglio 1752.

?*?) ACP, Editti et ordini episcopali, 1, cc. 347r-348r ; «Ruolo et ordine
de le processioni, cioè le fraternite secolari e regolari », in Acta ecclesiastica,
76 RITA CHIACCHELLA

vi, c. 43r. Per le vertenze tra la confraternita di S. Pietro martire e quella
di S. Pietro apostolo, x, c. 75v.

$?) La prima testimonianza della devozione si ha per il duomo di Pe-
rugia nel 1588 (Archivio di Stato di Perugia, Archivio Storico del Comune di
Perugia, Scritture diverse disposte per alfabeto, 30/4); cf. anche Diocesana sy-
nodus illustrissimi et reverendissimi domini Horatii Monaldi episcopi Perusini
... die 4 maii 1649, Perusiae 1652 e i verbali delle sedute in Storia e cultura
cit., pp. LXIV-LXVI.

81) ACP, Acta ecclesiastica, x111, c. 358r : Cerqueto, 12 aprile 1745.

$) AVA, Visitatio apostolica Camaiani, 1574, ms. 16, f. 15. Un esem-
pio per Perugia: una reliquia «con polizza » di S. Agata (un frammento os-
seo) viene donata dalla parrocchia di S. Faustino a quella dei SS. Agata e
Severo nel 1669 (ACP, Acta ecclesiastica, 111, cc. 207r-211r).

8) ACP, Visitationes documenta, vili.

9€) PETROCCHI, Roma nel Seicento cit., p. 117. Pio V aveva incaricato
i parroci romani, nel 1568, di istruire i ragazzi nel pomeriggio domenicale
(PastoR, Storia dei papi cit., viti, Roma 1942, p. 66); il vescovo perugino
Vincenzo Ercolani, amico di S. Filippo Neri (su di lui cf. P. SIMONCELLI,
Momenti e figure del Savonarolismo romano, « Critica Storica », xri (1974),
pp. 47-82 e MENGARELLI, Origini e sviluppo cit., pp. 17-21), é il primo a trat-
tare organicamente il problema nel decreto « De Doctrina Christiana », in
Decreta et monita edita et promulgata in synodo diocesana Perusina ... anno
... 1582, die 16 et 17 mensis maii, Perusiae 1584. Altre norme in ACP, De-
creta synodalia Ecclesiae Perusinae, 23 aprile 1632 ; Bandi di mons. eminentis-
simo Ansidei, vescovo di Perugia, 12 giugno 1751.

85) ACP, Litterae dominorum superiorum Urbis, 1634-36: «Rolo de-
gl'offitiali per la Dottrina Christiana Rione Porta S. Susanna ; priori della
scola in S. Giovanni Rotondo: il rev.mo Giovanni Nicola Leonzio, il signor
Dario Della Penna ; visitatore: il signor don Francesco Campi; maestro :
don Tommasso Rivellone, il maestro de Saracini, Giovanni Francesco Bar-
nabei ; silentiere : Fabrizio Nartellini; operaii: il signor Thetio Alesandri,
il signor Francesco Grotti, il signor Nereo Neri, il signor Marcantonio Eu-
geni, il signor Berardino Alfani. S. Luca : priori : il signor Scipione Della Pen-
na, don Benedetto Amadei... Rione di Porta Borgna, S. Angelo: priori :
il rev.mo m. Baldangelo Classerino, m. Thadeo Eusebii ...». Uno dei primi
insegnanti in Perugia fu Diomede Degli Oddi, che già aveva svolto tale atti-
vità a Roma. Per Città di Castello, cf. Constitutiones synodales ab illustrissi-
mo et reverendissimo domino fr. Iosepho a S. Maria de Sebastianis . . . editae
et promulgatae . .. die 7, 8 et 9 novembris... 1674, Roma 1675, cap. 1, p.
7; per Todi, AVT, Visitatio Tudertinae diocesis sub anno 1650, p. 110.

8) AVO, Visitatio civitatis ... Elisei, 1722-23, p. 198. La dottrina del
Bellarmino fu composta per Clemente VIII (G. MoronI, Dizionario di eru-
dizione storico-ecclesiastica, YV, Venezia 1840, pp. 293-295) ; per la Pia Ca-
PER UNA STORIA DELLA PARROCCHIA IN UMBRIA 714.

sa della Carità ACP, Litterae dominorum superiorum Urbis, 1634-36 [ma
1779].

?7) G. ALBERIGO, Studi e problemi del periodo post-tridentino, « Rivista
Storica Italiana », LXx (1958), p. 292.

88) CASAGRANDE, Prospettive di ricerca cit.

**) Regole delle compagnie del SS.mo Corpo di Cristo per le parrocchie
della città et diocese di Perugia, fatte d'ordine dell’illustrissimo et reverendissi-
mo mons. Francesco Bossi, vescovo di Perugia, Perugia 1578. Constitutioni
della venerabile confraternita del Sacratissimo Corpo di Cristo e di S. Pietro
martire di Perugia... riformati e ampliati nel 1601, Perugia 1601 (cf. O.
MARINELLI, Le confraternite di Perugia dalle origini al sec. XIX, Perugia
1965, pp. 880-905). Per Todi, AVT, Visitatio Tudertinae diocesis sub anno
1650; ... annis 1653-54.

*°) AV, Sacra Congregazione del Concilio, Relationes ad limina, Amerina,
1702.

*! A Papiano il camerlengo della compagnia del Sacramento chiede,
per risolvere le proprie difficoltà finanziarie, che il vescovo voglia «con de-
creti et ordini levar via alcuni abbusi di ricreationi, che sono soliti a farsi a
spese della compagnia . ..» (ACP, Acta ecclesiastica, 1x, c. 600rv).

?)) Ad Amelia, nel 1574, il visitatore apostolico Camaiani suggerisce di
ridurre il numero delle confraternite (dieci), poiché molti confratelli sono
iscritti « potius ad ostentationem quam ad aedificationem » (AVA, Visitatio
apostolica Camaiani, 1574). A Spoleto il vescovo Lascaris dovette esortare
gli iscritti alla compagnia del SS.mo ad intervenire almeno una volta alle
pratiche del culto (ACS, Decreti della sacra visita Lascaris, v, f. 18).

*?) Rosa, Per la storia della vita religiosa cit., pp. 755-756 ; REvEL, Ri-
cerche sulla « sociabilità » cit., pp. 204-205.

**) Per gli incarichi nell'ambito della congregazione della Dottrina Cri-
stiana, v. nota (85). Rosa, prendendo ad esempio la devozione del Rosario
in Italia, parla di una sua trasformazione da forma di « pietà » con caratteri
« colti » ad una piü popolare, fenomeno che nel sud si sarebbe verificato piü
rapidamente che altrove (Per la storia della vita religiosa cit., pp. 722-723).
Per l'ignoranza del popolo, CASAGRANDE, Prospettive di ricerca cit., p. 16.

*) AVO, Visitatio civitatis... Elisei, 1722. Una vertenza si ebbe, per
esempio, tra il parroco della parrocchia perugina di S. Elisabetta, Giovan
Battista Gori, e la compagnia della Madonna del Pianto per le funzioni da
celebrare all'interno della chiesa (ACP, Acta ecclesiastica, 1x, cc. 429r-432v).

*) ACP, Litterae dominorum superiorum Urbis, 1634-36, 11 febbraio
1615: « Capitoli fatti per la fondatione della nova militia de Cavalieri sotto
linvocatione della Beatissima Madre di Dio... per essaltatione et diffesa
della Santa Romana Chiesa... e per reprimere l'audacia de Turchi...».
Per le maestà agli incroci delle strade, Acta ecclesiastica, 1, cc. 201v-202v ;
per le vertenze a proposito dell'immagine miracolosa della Madonna di Pi-

6
78 RITA CHIACCHELLA

lonico tra il commendatario di S. Faustino (Cavalieri di Malta) ed il vescovo
perugino a proposito dellle elemosine, Lifferae dominorum superiorum Urbis,
1650-56, 1600 : «... Et haveva gran concorso de gente convicine et quando
erano vicino alla Madonna s’inginocchiavano ... et andavano caminando in
ginochione sino alla Madonna et gli facevano assai elemosine ...». La con-
fraternita del Rosario è la più diffusa tra le compagnie mariane : era infatti
consuetudine dei fedeli recitare il S. Rosario tutti i giorni festivi (ACP, Acta
ecclesiastica, 11, cc. 448r-449r ; III, c. 300rv).

*?) A proposito del culto per S. Antonio abate e per S. Antonio da Pa-
dova, é interessante l'ordine del vescovo perugino Lucalberto Patrizi, nel
1669, che impone di togliere le statue del santo eremita dalle chiese ed oratori
dei minori del Monte, cappuccini e monache di S. Antonio (ACP, Acta ec-
clesiastica, 111, c. 195r). Per le confraternite legate alle arti, cito la richiesta
presentata nell'ottobre 1660 dai « muratori e sarcinatori » di erigere una com-
pagnia dedicata a S. Omobono nella chiesa di S. Maria del Popolo (11, c.
103rv). Sull'argomento, relativamente alla Francia, si vedano le interessanti
osservazioni di N. PeRIN, Pietà popolare e mentalità religiosa nel corso del
XVIII secolo : l’esempio della regione delle Ardenne, « Ricerche di Storia So-
ciale e Religosa », V (1976), pp. 342-348. Per le confraternite professionali,
cf. REVEL, Ricerche sulla «sociabilità » cit., p. 305.

*5) Seminario di REVvEL, Ricerche sulla «sociabilità » cit., p. 209; CA-
SAGRANDE, Prospettive di ricerca cit., p. 18. ACP, Visitationes documenta,
viti, 14 novembre 1577.

°°) ACP, Editti, 1734-61: «Regolamento per la Dottrina Cristiana da
farsi ai poveri mendicanti nello spedale di S. Maria della Misericordia, ema-
nato dal vescovo Francesco Riccardo Ferniani » il 30 giugno 1731. Le donne
dovevano frequentare le lezioni il martedì e venerdì mattina, gli uomini il
pomeriggio degli stessi giorni (Visitationes, relationes, decreta et alia, 1711-
84, 1v, 11 novembre 1783). Vittorio Emanuele Giuntella (Roma nel Settecen-
to, Bologna 1971, p. 326) accenna ad alcune ricerche in corso sulle parroc-
chie nel Settecento romano.

100) ACP, Editti 1734-61, 19 dicembre 1736. Cf. RrrzLER-SEFRIN, Hie-
rarchia cit., vi, Patavii 1958, p. 333.

101) ACP, Editti 1734-61, 31 marzo 1753; Visitationes documenta, vi.

102) ASPP, Atti della visita del 1° maggio 1786, Mazzo xxvir/1.

10) ACP, Visitationes Odoardi, xxx11, tra cc. 278 e 279 : editto di Ales-
sandro Maria Odoardi del 15 ottobre 1782. Che non tutti gli ordini relativi
all’istruzione religiosa fossero eseguiti è indicato da un altro editto dello stes-
so vescovo (tra cc. 400 e 401) del 17 novembre 1787, nel quale si afferma non
doversi permettere «che la gioventù... nei giorni festivi... resti priva del
pascolo e dell'istruzione de’ misteri della nostra santa religione . . . ».

10) STANISLAO da CAMPAGNOLA, Giansenismo e antigiansenismo in Um-

TT PER UNA STORIA DELLA PARROCCHIA IN UMBRIA 79

bria, in Storia e cultura cit., pp. 288-289. Sui due vescovi, cf. RITZLER-SEFRIN,
Hierarchia cit., vi, pp. 244, 426.

105) La compagnia di S. Martino di Perugia aveva nel Settecento 400
membri, che distribuivano quattro volte la settimana il pane ai poveri e
«ricevevano nel loro ospedale tutti gli infermi... davano ricovero ...a po-
vere donne per lo più terziarie... distribuivano ...un buon numero di
doti... sovvenivano alle necessità de religiosi mendicanti... » (Costituzioni
della Compagnia di S. Martino di Perugia, detta comunemente di poveri ver-
gognosi e miserabili infermi, Perugia 1718, pp. 3-5; MARINELLI, Le confra-
ternite cit., pp. 771-817).

106) Abigaile, componimento sacro da cantarsi nella chiesa di S. Ercolano
delli ... Barnabiti e dedicato a Alessandro Sauli, generale dei Barnabiti . . .
musica del signor don Baldassarre Angelini perugino, Perugia 1742.

10?) N. TeRrzAGO, Theologia historico-mystica adversus veteres et novos
pseudo-mysticos, Venezia 1764 ; Istruzzione Pastorale alli carissimi fratelli in
Cristo li confessori . .., Roma 1763-69.

108) « Libertà-Eguaglianza. Alessandro Maria Odoardi, vescovo di Pe-
rugia al clero e popolo della diocesi » (ACP, Editti 1774-1832, 29 aprile e 19
giugno 1798).
Fonti

La vita di Sant'Ubaldo, vescovo di
Gubbio, attribuita a Giordano di
Città di Castello’

Gli studiosi che dal xvir al xix secolo si sono occupati di S.
Ubaldo, seguivano due tradizioni in parte distinte. Una risaliva di-
rettamente a Tebaldo, che fu eletto vescovo alla morte del santo,
nel 1160 ». L'altra era ormai rappresentata da due sole narrazioni
in latino e in italiano pubblicate nel primo quarto del xvi secolo
da un canonico di Gubbio, Stefano da Cremona ?.. Questa seconda
tradizione, benché piuttosto trascurata, era tuttavia contempora-
nea del santo ; Stefano dichiarava infatti di aver riadattato l’opera
di un certo Giordano, priore della cattedrale di Città di Castello
all'epoca di Ubaldo ».

Nel 1916, don Pio Cenci ritrovò nelle biblioteche di Assisi e di
Gubbio alcuni frammenti inediti di una vita Ubaldi che identificò
senz'altro col modello già seguito dal canonico Stefano. Questa sco-
perta ha dato origine ad un'importante pubblicazione, in cui il gran-
de storico cerca di dare un’equa valutazione della biografia attri-
buita a Giordano 9. Il lavoro del Cenci è fondamentale, ma resta
purtroppo incompleto dato il carattere lacunoso dei documenti uti-
lizzati. Le parti mancanti nell’originale latino sono ricostituite, in
mancanza di meglio, in base al testo italiano stampato nel xvi se-
colo.

Esaminando le collezioni agiografiche conservate nell’Italia cen-
trale, abbiamo reperito una nuova testimonianza della tradizione ri-
suscitata dal Cenci: Bologna, B. U., 1473 bis, f. 49-55 (metà del
xv sec.). La vita del vescovo di Gubbio, segnalata fin dal 1912, fa
parte di un leggendario destinato ai canonici regolari di San Giovan-
82 FRANGOIS DOLBEAU

ni in Monte a Bologna, che veneravano in Ubaldo non il protettore
di una città lontana, ma l’attivo riformatore della vita canonica-
le 5. Questo esemplare è senz'altro più recente dei frammenti di
Assisi e di Gubbio, ma ha il pregio di essere completo e doppio, per
estensione, rispetto al testo latino ritrovato nel 1916. L’edizione che
ne diamo nelle prossime pagine renderà ormai inutile il ricorso al-
l'adattamento di Stefano).

Nel manoscritto di Bologna, la vita Ubaldi si presenta in modo
anonimo. Il contenuto rivela semplicemente che l’autore scrive poco
dopo il 1160 ?, che ha preso parte attiva ai funerali del santo 9, e
che abita non lontano dalla strada tra Gubbio e Siena ”. Questi ele-
menti si adattano abbastanza bene ad un priore residente a Città di
Castello. Dato che questa dignità fu rivestita da un certo Iordanus
tra il 1153 e il 1177 1, accetteremo, senza poterla verificare, l'af-
fermazione di Stefano da Cremona.

*
Kock

La vita attribuita a Giordano rappresenta una fonte notevole
della storia umbra del xi: secolo. Alcuni passi, come il racconto dei
negoziati condotti tra i nemici di Gubbio e la città assediata, meri-
terebbero un commento approfondito '?. Ma un'analisi del genere
oltrepasserebbe di gran lunga i limiti di un'introduzione ; quindi ci
contenteremo di stabilire la posizione del testo di Bologna rispetto
alle altre agiografie consacrate ad Ubaldo.

A — Rapporto tra le due tradizioni contemporanee al santo.

La biografia redatta da Tebaldo é giunta fino a noi in due ver-
sioni distinte (BHL 8355 e 8357). Se consideriamo tuttavia il testo
nel suo insieme, le differenze fra queste due versioni restano per lo
piü limitate ad alcuni punti, e possiamo, in una prima fase, consi-
derare l'opera del successore di Ubaldo in maniera unitaria.

Il confronto tra il testo di Bologna e BHL 8355/8357 rivela,
accanto a qualche caratteristica particolare, uno stretto parallelismo
nella struttura delle due agiografie.

Lo schema seguente, che, nella presentazione, s’ispira al Cen-
ci !2, indica le corrispondenze rilevate tra il racconto di Giordano e
quello di Tebaldo.

5 k j
eem cct e cor dh imeem ess Le it a (ETE SLE. dian RE perno d
LA VITA DI SANT'UBALDO VESCOVO DI GUBBIO

Vita di Giordano

1 ProLoco

2-4 INFANZIA E ADOLESCENZA

. Formazione a San Secondo (2, 1)
. Trasferimento alla cattedrale (2, 2)
. La scuola di Fano (3)

. Rifiuto del matrimonio (4, 1-3)
. Regola di vita (4, 4-7)

9-8 Il caNONICO DI GuBBIO

. Ubaldo prete e priore (5, 1)

. Ubaldo dona i suoi beni (5, 2)

. Incendio di Gubbio (6, 1)

. Dopo una crisi, Ubaldo si riprende

(6, 2-3)

. Viaggio a Ravenna (7, 1-4)

. La regola persa e ritrovata (7, 5-9)

. Riforma dei canonici (8)

9-10 ASCESA AL VESCOVATO

. Rifiuto della sede di Perugia (9)

. Nomina a vescovo di Gubbio (10, 1-2)

10-15 Il vEScOvo E LA SUA CITTÀ

. Opposizione al nuovo vescovo (10, 3-8)

. Sopportazione delle offese (11)

. Atteggiamento nei confronti del cle-

ro (12)

. U. nella guerra civile (13)

. U. e la guerra con l'estero (14)

. Il vescovo e l'imperatore (15)

16-18 MIRACOLI COMPIUTI IN VITA DA
UBALDO

. Il sacrestano di Fonte Avellana (16,

1-2)

. Il paralitico di S. Orphitus (16, 3-4)

Prima guarigione di un cieco (16, 5)

. Il cieco delle ciliege (17)

83

Vita di Tebaldo *)

= l (fine)
= 1 (inizio)

. Amicizia con (Giovanni

da Lodi (2)
= 2
cfr. 9

0)

. Vita sregolata dei cano-

nici (3)

I
eo

12

13 (fine)
— 13 (inizio)
14

Il
84 FRANCOIS DOLBEAU

. Il miracolo rifiutato (18, 1-6)
. U. e il culto della verità (18, 7)
. Guarigione del prete Azo (18, 8)
19-20 SOFFERENZE E MORTE DEL VE-
SCOVO
. Austerità della vita quotidiana (19, 1)
. Malattie della vecchiaia (19, 2-7)
. L'ultima Pasqua (20, 1-3)
. Morte del santo (20, 9)
21-29 FUNERALI DI UBALDO E MIRA-
COLI COMPIUTI DAL SANTO
. Arrivo della folla (21, 1-2)
. Guarigioni dei primi giorni (21, 3-10)
. La bambina sordomuta (22)
. La sepoltura di Ubaldo (23, 1-13)

. Gubbio luogo di pellegrinaggio (23,
14-17)

. Elenco dei miracolati (24-25)

. Incontro del narratore con due se-
nesi (26)

. 1a liberazione di prigionieri (27)

. La tempesta placata (28)

. 2? liberazione di prigionieri (29)

= 21
— 22-23
— 24
cfr. 25

. Profezia di Ubaldo sul

suo successore (25)
— 25-26

. Visione del priore di

Fonte Avellana (26)
= 217-309

Possiamo osservare che la maggior parte degli avvenimenti nar-
rati da uno dei biografi si riscontra anche nell'altro. Tale paralleli-
smo non può essere giustificato dalla sola identità di argomento. È
facile infatti rilevare, seguendo Cenci '?, numerose parentele formali :
alcune sono addirittura così strette da permettere di correggere il

testo di Bologna.

Vita di Giordano

Vita di Tebaldo 19)

16.1. Hic cum apud Fontem Ave- 12. Hic cum apud Fontem Avel-
lani causa quietis frequenter se- lanae causa quietis frequenter se-
deret (lege secederet) et missam cederet, et ex consuetudine quo-
LA VITA DI SANT'UBALDO VESCOVO DI GUBBIO 85

cottidie cantaret et unus ex fra-
tribus serviret ei devotissime,
contigit fratrem illum infirmari
usque ad mortem. Cui cum alii
dicerent : Domine ecce quem amas
infirmatur, ait ad eos : « Ubi ia-
cet?» ... 2. Erat enim frater
ille sacrista ...

tidie missam cantaret, et loci sa-
cristam, ex eo quod sibi ad id
valde habilis esset, multum dili-
geret, contigit, semel dum ivisset,
fratrem illum infirmari usque ad
mortem. Cui cum alii dicerent :
Domine ecce quem amas infirma-
tur, ait ad illos : « Ubiiacet ?»...

Per spiegare questi fenomeni, tre soluzioni sono teoricamente
possibili :
— '[ebaldo deriva da Giordano,
— Giordano deriva da Tebaldo,
— Entrambi derivano da un modello comune.

L'ultima ipotesi sarebbe a priori piuttosto seducente, dato che
ciascuno dei narratori produce di suo degli aneddoti in cui compare
di persona !9. Non avrebbe senso, tuttavia, moltiplicare, senza in-
dizi esterni, le biografie redatte nel periodo immediatamente poste-
riore al 1160.

Nel caso verosimile che uno dei due autori derivi dall'altro,
é senza dubbio a Giordano che spetta la priorità. L'insieme delle
prove raccolte su questo argomento dal Cenci é perfettamente con-
vincente 2°).

Non è chiaro infatti il motivo per cui il priore di Città di Castel-
lo, che cita le sue fonti nel prologo, avrebbe deliberatamente tenuto
nascosto il suo debito verso Tebaldo. D'altra parte, la vita redatta
dal successore di Ubaldo ha tutte le caratteristiche di un rifacimento
colto in cui le goffaggini di stile e di composizione, le negligenze
cronologiche che si riscontrano in Giordano, sarebbero state accu-
ratamente emendate. Gli sviluppi che mancano in questo rifacimen-
to sembrano essere stati tagliati volontariamente da Tebaldo, pro-
babilmente perché apparivano puerili (« La scuola di Fano»), ete-
rodossi (« Il miracolo rifiutato ») o incompatibili con la dignità del
narratore (« L'opposizione al nuovo vescovo »). Altri episodi che un
lettore raffinato poteva trovare sconvenienti (« Malattie della vec-
chiaia ») o sproporzionati (« La sepoltura di Ubaldo »), hanno tutta
l’aria di essere stati edulcorati e abbreviati.

L’esame del testo completo, così come è conservato nel mano-
scritto di Bologna, permette di confermare la conclusione a cui era
arrivato il Cenci. Presentiamo qui due esempi del lavoro compiuto
86 FRANGOIS DOLBEAU

da Tebaldo sul suo modello. Nel primo, una reazione brutale del
santo verso un miracolato, viene spiegata e notevolmente mitigata.
Nel secondo, un'allusione biblica implicita viene precisata e svilup-

pata.
Vita di Giordano

17.5. Letus et anxius venit ad
presulem et procumbens ante
eum cuncta narravit ex ordine.
Episcopus autem contristatus est
valde et increpans eum fortiter
monuit ut taceret.

23.14. Cum cereis et lampadibus
cunctis noctibus tota civitas il-
luminatur, tota civitas corona-
tur, e£ per omnes vicos eius cotti-
die gloria laus et alleluia cantatur.

Vita di Tebaldo ?»

14. Venit Eugubium et omnia
narravit viro Dei Ubaldo: quod
Dei famulus aegre nimium acce-
pit, et increpans eum monuit ut
non suis meritis sed tantum divi-
nae adscriberet bonitati. Extor-
sit itaque ab eo multis obtesta-
tionibus, ut nemini unquam hoc
praesumeret referre, quamdiu in
hac communi vita ipse cum ho-
minibus viveret. Cum ergo prae-
dictus Dei famulus migrasset ad
Dominum, manifeste qui caecus
fuerat omnibus innotuit, quo-
modo per B. Ubaldum eum Do-
minus illuminavit.

25. Resonabat Eugubina civitas
voce canentium, et coruscabat a
splendore luminis candelarum.
Nox vertebatur in diem, et totius
noctis fugabantur a lumine tene-
brae : et quod de Ierusalem per
Tobiam prophetatum legitur,
quia per omnes vicos eius alleluia
cantabitur, videbatur tunc com-
pletum in Eugubio, cuius per
omnes plateas et vicos laudes Do-
mino reddebantur.

Tali esempi escludono la possibilità di un rapporto inverso tra
i due biografi. Di conseguenza indicheremo, d'ora in poi, le storie
di Giordano e di Tebaldo con i termini rispettivi di vifa prima e

vita secunda.
LA VITA DI SANT'UBALDO VESCOVO DI GUBBIO 87
B - Rapporto tra la vita prima e le due versioni della vifa secunda.

L’opera di Tebaldo è stata considerata finora come un do-
cumento omogeneo. In realtà, come abbiamo notato sopra, ne
esistono due versioni differenti che chiameremo, seguendo l'uso dei
Bollandisti, forma lunga (BHL 8357) e forma breve (BHL 8355).
Queste versioni si distinguono una dall'altra per alcune diversità
stilistiche e per la presenza o l'assenza di determinati aneddoti.
Inoltre, mentre la forma lunga è dedicata all'imperatore Federico
Barbarossa *9, nella forma breve l'autore si rivolge ad una comu-
nità religiosa *9. I rapporti che intercorrono fra queste due versioni
non sono mai stati approfonditi. D'altra parte, la convinzione radi-
cata negli eruditi di Gubbio che l'esemplare medioevale della forma
breve conservato alla cancelleria comunale rappresentasse il mano-
scritto originale, dispensava da qualsiasi dimostrazione *». Così gli
storici hanno unanimemente ammesso l'anteriorità di questa ver-
sione. Per quanto riguarda la forma lunga, sarebbe stata, secondo il
Papebroch, secundis curis expolita paululum ab ipsomet Tebaldo et
nonnullis additionibus aucta, cum esset mittenda imperatori *)9. Secon-
do il Reposati, sarebbe il prodotto di interpolazioni tarde e conter-
rebbe almeno un passo ripreso da Petrus de Natalibus *9?.

La scoperta del testo di Bologna permette di dimostrare l'in-
fondatezza di questa teoria. Ma prima di esporre i motivi che c'in-
ducono a proporre la tesi contraria, ci sembra necessario confutare
l'argomentazione del Reposati. Il prestito da Petrus de Natalibus che
quest'ultimo segnalava nelle edizioni della forma lunga esiste real-
mente, ma è imputabile a un letterato del xvii secolo. Esso appare
infatti nella copia inviata ai Bollandisti da Vincenzo Armanni, ma
non in quelle che oggi fanno parte dei fondi Barberini e Gaetano ?”.
Questa interpolazione non si trovava dunque nel vetustissimus codex
in Cancellaria episcopali Eugubina, che ha dato origine a tutte le
trascrizioni della forma lunga ?9).

Abbiamo visto precedentemente che la vifa secunda era un rifa-
cimento colto della biografia redatta da Giordano. Quando le due
versioni di questa vita si distinguono una dall’altra per delle varian-
ti stilistiche, quella più vicina al modello corrisponde evidentemente
al primo stadio dell’opera. Ora la forma lunga è regolarmente più
fedele al testo di Bologna. Se ne dedurrà che è anche la più antica.
Il seguente esempio può illustrare la nostra affermazione :
88

Vita prima
17.2. Divertit ad
quandam cerasum de
qua duo viri poma
legebant. Quos cum vi-
disse puer qui eum
ducebat, dixit ei ut
peteret poma. Roga-
vit ilaque cecus eos
qui erant in arbore ut
sibi pro amore Dei
de cerasis darent.

FRANGCOIS DOLBEAU

BHL 8357 *»

14. Divertit ad quan-
dam cerasum, in qua
duo viri ascenderant
qui eiusdem arboris
poma legebant. Quos
cum vidissel puer qui
eum trahebat ad ma-
num, innotuit ei et
hortatus est ad pe-
tendum. Rogavit ita-
que caecus eos qui

BHL 8355?

Divertit ad quandam
cerasum, in qua duo
viri ascenderant et
cerasa colligebant. Et
puer, qui cecum du-
cebat, cecum monuit
ut peteret cerasas il-
lis. Et cecus amore
Dei rogare cepit illos
ut ei de cerasis da-
rent.

stabant in arbore ut
sibi pro amore Dei de
cerasis darent.

Le parole in corsivo sono comuni alla vifa prima e alla versione
lunga; mancano invece nella forma breve che è stata sottoposta a
modifiche radicali.

Contrariamente a quanto pensava il Papebroch, la versione de-
dicata all'imperatore é dunque anteriore a quella intitolata ai reli-
giosi di Gubbio. Il cambiamento di destinatario, d'altra parte, è
stato fatto con poca accortezza dato che nei due casi il prologo ter-
mina con un invito che si puó applicare senza forzature soltanto a
Federico Barbarossa: Fideliter igitur vestra Serenitas credat
quidquid praesens scriptura de B. Ubaldo Gloriae vestrae com-
mendat. Una simile trascuratezza lascia supporre che i rimaneggia-
menti attestati nella forma breve non siano imputabili allo stesso
Tebaldo. È probabilmente in seguito ad una censura di parte che si
decise di sopprimere contemporaneamente il capitolo che narra l’in-
contro di Ubaldo con l’imperatore e la menzione iniziale del dedi-
catario.

C — Documentazione agiografica su S. Ubaldo.

Oltre alle opere di Giordano e di Tebaldo, esistono altre quat-
tro agiografie dedicate ad Ubaldo da Gubbio.

La prima é una fantasia etimologica che segue la forma breve
della vita secunda sia nelle edizioni che nell'unico manoscritto repe-
rito fino ad oggi *. Questa nota è posteriore alla versione breve,

=_=
__ LA VITA DI SANT'UBALDO VESCOVO DI GUBBIO 89

dato che é trascritta da una seconda mano nell'esemplare medioe-
vale. L'autore ha presente naturalmente il testo che precede ?2.
Niente prova peró che avesse conoscenza della vita prima.

La seconda é un insieme abbastanza complesso, compilato al-
l’inizio del xiv sec. dall'autore del leggendario già conservato a S.
Francesco di Gualdo. Questa raccolta, oggi introvabile, può essere
ricostituita con l’aiuto di vecchi inventari *9. Per fortuna è stata
conservata una trascrizione completa dei fogli 68-72, che contene-
vano la vita Ubaldi *. Nell’insieme dell'opera, rimasta inedita, il
compilatore non si allontana affatto dalla vita secunda (forma lun-
ga). Un breve supplemento raggruppa vari miracoli riferiti dal solo
Giordano ed alcune guarigioni avvenute nella regione di Gualdo. Il
manoscritto comprendeva inoltre numerose note a margine, destina-
te a precisare la cronologia di Ubaldo e la topografia di Gubbio.

Gli ultimi due documenti sono semplicemente dei riassunti. Uno
è di Petrus de Natalibus, che attinge esclusivamente alla vita prima.
L'altro fu pubblicato da Agostino da Pavia che ugualmente prefe-
risce l’opera di Giordano ; un certo numero di passi, in particolare
l’incipit del testo, mostrano tuttavia che l’autore conosceva anche
la vita secunda ??.

Nel prospetto seguente, abbiamo cercato di classificare l’insieme
dei documenti consacrati ad Ubaldo, tenendo conto delle conclusio-
ni esposte sopra. La presentazione di questo repertorio è conforme
alle norme seguite dai Bollandisti nella Bibliotheca Hagiographica
Latina. Per facilitare ulteriori ricerche, abbiamo indicato in nota la
lista dei manoscritti attestati per ciascuno dei documenti più im-
portanti.

1. VITA PRIMA AUCT. IORDANO PRIORE TIPHERNATI 8°).

Inc. prol. Dicturi vitam b. Ubaldi Eugubini pontificis — Inc
Igitur b. Ubaldus nobili prosapia ortus — Des. unum nos vidimus
et miraculum ab eo narratum descripsimus. BHL —

(Editio integra) Vide infra. |
(Excerpta) P. Cenci in Archivio per la storia ecclesiastica del-
l'Umbria, 4 (1917), 107-16 et 124-28.

2. VITA SECUNDA AUCT. TEBALDO EP. EUGUBINO.

a. (RECENSIO LONGIOR) *? Inc. prol. Federico Romanorum im-
peratori Tebaldus contra votum... Vitam scripturus et miracu-
90 FRANCOIS DOLBEAU

la — Inc. B. itaque Ubaldus Eugubina civitate progenitus — Des.

impotentia sanavit. Pauca autem prae multitudine gestorum ve-

strae proposui Serenitati ... Amen. — BHL 8357
(Textus interpolatus in cap. 5) Act. SS. Mai. mi 630-37 ; 3
ed. 627-34 || M. SARTI, De episcopis Eugubinis, Pesaro 1755,
93-107 | R. Reposati, Vita di S. Ubaldo... scritta da Teo-
baldo, Loreto 1760, 2-12, 80-100, 180-202.

b. (RECENSIO BREVIOR) *9 Inc. prol. Tebaldus contra votum...
Vitam scripturus et miracula *9 — Inc. ut 2° — Des. a vermium
cruciatu. Pauca autem pro multitudine gestorum, fratres, vestrae
proposui caritati... Amen. — BHL 8355

C. OLIvIERI, S. Ubaldi canonici regularis Lateranensis . . . vi-
ta a b. Tebaldo... scripta, Perugia 1623, 7-29 || U. MARIONI,
S.P. Ubaldi vita a B. Tebaldo, Pistoia 1647 (non vidimus) ||
Lettere del Signor Vincenzo Armanni, t. 3, Macerata 1674,
408-21 et 536.

(Exc.) Act. SS. t. c. 637 n. o, 638 n. e; 3* ed. 634 n. o, 635
mae.

3. NOTA DE ETYMOLOGIA NOMINIS ‘°).

Inc. Ubaldus dicitur ab ubal quod interpretatur porta — Des.
eius vitam Tebaldus electus Eugubinus successor eius conscripsit.
— BHL 8356
C. OLIVIERI, op. cit, 29 || Lettere..., 421 || R. REPOSATI,

op. cit., 204.

4. VITA EXTRACTA EX LEGENDARIO (GUALDENSI ‘)).

I. (VITA ET MIRACULA EX 2) Inc. B. Ubaldus Eugubina civi-
tate natus — Des. vermes quieverunt et ipsam deinceps non vexa-
verunt. BHL —

(Exc.) P. CENCI, op. cit., 129.

II. (MiRACULA EX 1) Inc. Petrus sacerdos de Camerino et Ma-
ria de Urbeveteri — Des. et ibi et alibi plurima signa fecit.

— BHL 8358
Act. SS. t. c. 638-39 ; 3* ed. 635-36 || P. CENCI, op. cit., 129-
31 (deest ultima sententia).

III. (NorTAE MARGINALES) Inc. Existens prior b. Ubaldus in

Eugubio — Des. et canonici S. Secundi erant ubi est planus areole.
BHL —
LA VITA DI SANT'UBALDO VESCOVO DI GUBBIO 91

(Exc.) Act. SS. t. c. 635 n. o, 637 n. c, 638 n. e, 640 EF, 641
E; 3* ed. 632, 634, 635, 637, 638.

5. EPITOME.

a. (Ex 1) Inc. Ubaldus episcopus nobili prosapia Eugubine ci-
vitatis oriundus — Des. infinitis et crebris miraculis clarens. BHL —
PETRUS DE NarALIBUS. Catalogus Sanctorum ..., v, 6 3».
b. (zx 1 ET 2) Inc. sine prol. ut 2 — Des. incolumes facti ad
propria Deo gratias agentes redibant. = BHL 8357 b
AUGUSTINUS TiciNENSIS, Elucidarium christianarum religio-
num, Brescia 1511, f. xrv" (sign. F. 5)-xLv (sign. F. 7).

L'edizione della vita prima che qui proponiamo si basa quasi
esclusivamente sul solo documento che abbia trasmesso integral-
mente l'opera di Giordano :

B = Bologna, B.U., 7473 bis, f. 49-55.

Per non dare un testo composito, abbiamo adottato la lezione
e l'ortografia di B ovunque fosse possibile. La suddivisione del testo
in 29 paragrafi è ricalcata sulle ripartizioni introdotte dal Cenci nel-
la sua edizione di Stefano da Cremona. All’interno di ogni paragrafo,
abbiamo seguito, nell'andare a capo, il copista di B ‘9.

Le altre testimonianze menzionate nell’apparato critico sono le

seguenti :
1. Tradizione diretta,
A = Assisi, Arch. Catt., Lezionario (xiv sec.).

Eccezion fatta per alcune sviste evidenti del copista, abbiamo
segnalato le varianti di questo lezionario secondo l’edizione del Cen-
ci (op. cit., p. 107-09).

G = Gubbio, Arch. di Stato, Armanni II C 4 bis (xu-xriim
sec.).

Questi frammenti staccati da una rilegatura sono molto danneg-
giati e assai poco leggibili. La trascrizione del Cenci (op. cit., p.
110-16 e 124-28) è spesso incerta. Ci siamo contentati di estrarne
le varianti più significative per non caricare il nostro apparato di
lezioni dubbie o decisamente errate.

2. Tradizione indiretta,
92 FRANCOIS DOLBEAU

Stef. — Adattamento italiano della vita prima pubblicato a
Parma nel 1523 da Stefano da Cremona (ed. P. CENCI, op. cit., p.

106-31). |
Teb. — Vita secunda (recensio longior) redatta dal vescovo
Tebaldo (Act. SS. Mai. 3, 32 ed. 627-34).
Guald. — Miracoli contenuti nel leggendario di Gualdo (ibid.
635-36).
Nat. — Riassunto della vifa prima di Petrus de Natalibus.
Eluc. — Epitome pubblicata nell'Elucidarium christianarum
religionum.

Le varianti secondo le quali la tradizione indiretta sembra con-
fermare il testo di G rispetto a quello di B sono state contrasse-
gnate dall'avverbio recte nell'apparato critico 9).

FRANCOIS DOLBEAU

NOTE

* Traduzione dal francese di Letizia Norci Cagiano de Azevedo.

1) Vedi p. 115, n. 64 e Bibliotheca Hagiographica Latina (= BHL),
Bruxelles, 1898-1911, 3 voll., n. 8355 e 8357.

?) Queste opere pubblicate a Parma nel 1519 e 1523 sono oggi introva-
bili. Una copia del testo italiano é conservata all'Archivio di Stato di Gub-
bio, con la collocazione Armanni II C 4 bis, f. 5-21Y ; ed è stata riprodotta
nell’articolo del Cenci citato alla nota 4. La dissertazione del Papebroch
inserita per la festa di S. Ubaldo negli Acta Sanctorum contiene alcune noti-
zie sull’autore (Act SS. Mai. 3, 38 ed. 639).

3) « Seguiteremo la vita scritta da Giordano, quale fu contemporaneo
et familiare de Santo Ubaldo et priore della canonica di Castello (testo del
1523, 8 1) ».

*) P. CENCI, La vita beati Ubaldi scritta da Giordano di Città di Castello,
Archivio per la storia ecclesiastica del Umbria, 4 (1917), p. 70-136. Questo
studio fornisce la bibliografia anteriore.

n A. Lo * D
— —X—À UN. CIO POUND Te TET c TO siii afa ne P a Nn. er mee on
LA VITA DI SANT'UBALDO VESCOVO DI GUBBIO 93

5) Questa raccolta è stata descritta da A. TEsri RASPONI, in Atti e
memorie della reale deputazione di Storia patria per le provincie di Romagna,
ser. 4, 2 (1912), p. 223-35 (analisi ristampata in Analecta Bollandiana, 42,
1924, p. 362-64). Diverse reliquie di S. Ubaldo erano conservate a Bologna,
in particolare a S. Giovanni in Monte Oliveti dove una delle cappelle era de-
dicata all'antico priore di Gubbio (O. RocarI, Vita di Sant' Ubaldo ..., Pe-
rugia 1960, p. 127-123). Questa chiesa possiede ancora un quadro di Giovanni
Battista Bolognini (circa 1640) che rappresenta «il S. Ubaldo vescovo col
putto a’ piedi»: cfr. C. C. MALVASIA, Le pitture di Bologna, Bologna 1686,
col. 289 1. 34 (ried. Bologna 1969, p. 196-97 e riproduzione). Sulla iconografia
di Ubaldo si può adesso consultare la voce di G. KriEsEL nel Lexicon der
Christlichen Ikonographie, 8 (1976), col. 505-506.

*) Questo adattamento é del resto ancora meno fedele di quanto non
credesse il Cenci (op. cit., p. 89-92). Malgrado l'affermazione citata alla n.
3, Stefano da Cremona non rinuncia a riprendere certi elementi dalle tradi-
zioni orali (ibid. p. 90) o perfino dall'opera di Tebaldo (cfr. p. 113 n. 12 e
14 ; p. 114 n. 31).

?) Benedicto... qui in ecclesia illa multo tempore extitit frater et socius,
et nunc est in prioratu successor (1, 1).

8) Unde consilium fuit abscondendi celestem margaritam, alioquin liben-
lissime distulissemus illius sepulturam usque ad alteram dominicam
(23, 3).

*)) Dum semel rediremus ad edes... obvios habuimus duos pedites comi-
tatu Senenses (26, 1). Questi viaggiatori che ritornano in patria sono ap-
pena stati guariti a Gubbio da S. Ubaldo.

!) Con un'interruzione verso il 1163, dovuta probabilmente a disor-
dini politici (cfr. P. CENCI, op. cit. p. 78-82).

11) Cfr. 14, 30. Questo episodio appariva notevolmente mutilato nel-
l'edizione del Cenci.

1?) Op. cit. p. 93-95.

?) La suddivisione in paragrafi rinvia all'edizione del Papebroch (Act.
SS. Mai. 3, 3* ed. 627-34).

14) Questo aneddoto figura nelle edizioni di BHL 8357, ma mostrere-
mo più avanti (p. 87) che si tratta di un’interpolazione.

15) Capitolo mancante in BHL 8355.

16) La lista dei miracolati è molto corta in BHL 8355. In BHL 8357,
è press’a poco della stessa lunghezza che in Giordano.

17) Op. cit., p. 96-98.

18) x Act. / SSo teic;,:630:DE;

19) Giordano, 26; Tebaldo (che s'identifica con il priore anonimo di
Fonte Avellana), 25-26.

2°) Op. cit., p. 98-104.

3) Act. SS. t. c., 6931 A e 633 D.
94 FRANCOIS DOLBEAU

2) BHL 8357 (prologo): Federico Romanorum imperatori Tebaldus . . .

:) BHL 8355 (conclusione): Pauca autem pro multitudine gestorum,
fratres, vestrae proposui caritati . . .

:) Vedi, a titolo d'esempio, Delle lettere del Signor Vincenzo Armanni,
t. 3, Macerata 1674, p. 407 e 462.

:3) Act. SS. t. c., 625 F.

25) R. REPOSATI, Vita di S. Ubaldo . .. scritta da Teobaldo, Loreto 1760,
p. 64-65.

?) Bib. Vaticana, Barb. lat. 2663, f. 110-118 (xvii sec.) ; Bib. Alessan-
drina, 93, t. 1, f. 147-156" (xvii sec.).

28) Act. SS. t. c., 625 F.

29) Ibidem, 630 F.

so) Delle lettere del Signor Vincenzo Armanni, t. c., p. 415.

31) Vedi infra il numero 3 del prospetto generale.

33) Conclude, del resto, con queste parole: eius vitam Tebaldus electus
Eugubinus successor eius conscripsit.

33) Cfr. F. DoLBEAU, Le légendier de San Francesco de Gualdo : tentative
de reconstitution, in Bollettino della deputazione di Storia patria per l’ Umbria,
73 (1976), p. 157-175.

3) Gubbio, Archivio di Stato, Armanni II C 23, f. 54-67".

35) Vedi il prospetto generale alla rubrica EPITOME.

ss) Per la tradizione manoscritta di questo documento rimandiamo alla
p:5291.

37) Per quanto ci risulta, questa versione é conservata soltanto in copie
del xvi e xvir secolo: Gubbio, Arch. di Stato, Armanni II C 4, f. 14-27, e
II C 7, fogli non numerati; Roma, Bib. Alessandrina, 93, t. I, f. 147-156Y
e 157-161" ; Roma, Bib. Vallicelliana, G 96, f. 47-56 ; Vaticano, Bib. Vati-
cana, Barb. lat. 2663, f. 110-118. Una nuova edizione dovrebbe ugualmente
tenere conto della testimonianza della tradizione indiretta, costituita dalla
vita Theobaldi (BHL 8028) in cui il nome di Ubaldo viene sistematicamente
sostituito con quello del suo biografo ; questa può essere considerata come
inedita, dato che il testo fornito dal Surius (5* ed. t. 5, 1876, p. 501-08) non
solo é riscritto, ma anche contaminato con quello di Stefano da Cremona.

38) L'esemplare su cui si basa il testo delle edizioni è un libretto del
XII-XIII Sec., conservato all'Archivio di Stato di Gubbio nel primo libro delle
riformanze. Ne abbiamo reperito due copie : ibid., Armanni I D 29, f. 64-68
(a. 1588), e Torino, Bib. Naz., H VI 23 (a. 1622). La seconda sembra che sia
andata distrutta nel 1904. Questa versione costituisce il modello della biogra-
fia redatta all'inizio del xvi sec. da Fra’ Girolamo Maria da Venezia (Gub-
bio, Arch. di Stato, Armanni II C ?, pagine non numerate : Inc. Ego Theu-
baldus nullo meo merito et propterea contra voluntatem . . .).

3°) Le parole In S. Ubaldi ep. et conf. riprodotte nelle edizioni come un
incipit, rappresentano in realtà il titolo dell'opera.

———————— LA VITA DI SANT'UBALDO VESCOVO DI GUBBIO 95

*?)) La tradizione manoscritta è identica a quella di 2b.

41) L'originale del xiv sec. è oggi introvabile. Le copie seguenti sono
tutte conservate all'Archivio di Stato di Gubbio : Armanni II C 23, f. 54-67Y
(I-II-III) ; II C 4, f. 27-30" (II-III); III C 28, f. 26-27 (II); I D 25, fasc.
G, f. 22-23Y (III).

3) Petrus de Natalibus redasse la sua opera verso il 1370, ma questa
fu stampata per la prima volta a Vicenza nel 1493. La nota su Ubaldo fu
tradotta in italiano da Nicoló Malermi e pubblicata in piü riprese in appendi-
ce alla Leggenda Aurea alla fine del xv e all’inizio del xvi sec. Le lezioni la-
tine su S. Ubaldo stampate a Venezia nel 1621 nell'opuscolo intitolato Of-
ficia Canonicorum Regularium Lateranensium S. Augustini (Roma, Bib. Val-
licelliana, H 2, f. 226-261) sembrano derivare anch'esse da Petrus de Nata-
libus.

*5) Abbiamo tralasciato invece le indicazioni, in margine, delle lezioni
(che vanno da ra VI).

49 Cfr. 10, 1;11,2; 13,1; 14,1; 21,4; 27, 2.

Prologus in vita beati Ubaldi Eugubini episcopi

1.1. Dicturi vitam beati Ubaldi Eugubini pontificis, ne legentibus vel
audientibus tedium faciamus, pauca ex his intimabimus que vel oculis
nostris vidimus vel ab illis audivimus sive scripta suscepimus qui cum isto
beato viro longo tempore permanserunt * : scilicet Raynerio Callensi epi-
scopo viro prudentissimo ? et Rolando abbate de Campo Regio viro reli-
giosissimo ?, beati viri nepotibus et illius virtutum sequacibus, necnon et
priore maioris ecclesie Eugubine Benedicto nomine et opere, qui in eccle-
sia illa multo tempore extitit frater et socius, et nunc est in prioratu suc-
cessor? (fuit enim in ea beatus Ubaldus antea prior et postea presul).
Isti nos que scripsimus docuerunt et nobis que intimabimus narraverunt.
2. Fuerunt quidem et alii plures qui de illo multa et magna dicebant que
nos credimus esse vera ; sed idcirco tres tamen supradictos patres qui in
ecclesia Dei auctoritate vita et sapientia fulgent ad testimonium istud pu-
tamus sufficere, quia hoc in evangelio Salvator astruit dicens : In ore duo-
rum vel trium testium stet omne verbum (Mt. 18, 16). Ad honorem igitur Dei
omnipotentis et beati Ubaldi confessoris — sicut supradiximus — pauca
ex his que gessit in vita vel que post mortem eius per eum Dominus est
operatus, ad edificationem Christi fidelium fideliter indicamus.

1. 10 intimabimus conieci: -vimus B // 18 indicamus B: fort. leg. indicemus.

10

15
10

10

I3

96 FRANCOIS DOLBEAU

Vita

2.1. Igitur beatus Ubaldus nobili prosapia ortus Eugubine civitatis
extitit oriundus 9. Qui iam patre defuncto cui unicus fuerat, apud ecclesiam
sancti Secundi que iuxta eandem civitatem sita est, litteras puerulus di-
dicit, unde eam usque ad mortem dilexit et eam plurimum exaltavit. Nam
de paupere divitem de capella canonicam de seculari reddidit regularem 9.
2. Hic postea fuit maiori ecclesie traditus a quodam suo patruo qui tu-
tor illius erat nomine Ubaldo gratia cuius et iste Ubaldus est vocatus.

3.1. Hic non solum manus a pravis operibus et linguam ab otiosis
sermonibus, verum etiam oculos ab ipsa sua infantia compescuit a viden-
dis vanitatibus cum propheta dicens : Averte oculos meos ne videant vanita-
tem (Sal. 118, 37). 2. Et ut de multis unum ponamus exemplum, cum apud
Phanum grammaticam doceretur adhuc infantulus ?, contigit reginam in-
de habere transitum cum magno exercitu. Cumque iuxta viam scolarium
haberetur studium et uti mos est avide transeuntes omnes specularentur,
iste solus flexo capite et superinducto caputio in suo legens libro visum
avertit a spectaculo. 3. Cumque postea hec et illa universi refferrent, quesi-
tum est et ab isto quid ipse vidisset : « Fateor, ait anima simplex, de illis
neminem vidi, ymmo hodie solito quietior fui et lectionem melius scivi ».
Risere nonnulli, quidam vero de illo alta sentientes sunt corde compuncti.

4.1. Hic cum factus fuisset adolescens non lascivia vel aliqua tur-
pia ut solet illa etas fuerit secutus nec unquam de eo aliquod inhonestum
fuerit auditum, ymo die quadam dum eum quidam suus carissimus orta-
retur quatenus non lucernam sue domus extingueret sed uxorem nobilem
acciperet filiosque procrearet et hereditatem a consanguineis invasam re-
cuperaret, ad eum talia fertur dixisse: 2. «Absit o amice karissime ut
meum propositum derelinquam. Nemo enim mittens manum suam in ara-
tro el respiciens retro aptus est regno Dei 9. De filiis autem Dominus in evan-
gelio ait : Qui diligit filium aut filiam super me non est me dignus (Mt. 10,
37). Per uxorem vero hereditatem meam recuperare non desidero per quam
primus homo perdidit paradisum 9, sed per Christum cui cum psalmista
dico : Tu es qui restituisti michi hereditatem meam (Sal. 15, 5) ». 3. Ab illa
ergo die non solum ab aliquo exinde verbum audire non potuit, verum
etiam cotidie psallebat Domino dicens : Unam petii a Domino hanc requi-
ram ut inhabitem in domo Domini omnibus diebus vite mee (Sal. 26, 4). 4.

2. 1 a beatus inc. A // 4 dilexit B Eluc.: valde dilexit A // 4 et B Eluc.: om. A.
[| 7 Ubaldo B Nat. : -dus A // 7 et B Nat. : om. A || 7 vocatus B p. c. Nat.: vocitatus
B a.c. nomine tractatus A.

3. 3 dicens B: dicens ad dominum A // 5 phanum B: fanum A // 7 avide B:
ad videndum A // 10 anima Cenci : animal B A.

4. 2 aliquod B: -quid A // 6 o om. A [| 7-12 nemo... hereditatem meam om.
A. [| 12 illa A : illo B // 13 aliquo B : alio A illo Cenci.

VES. 4e P
AL rd e ii CITE mi aba aod P ai Vy obe — LA VITA DI SANT'UBALDO VESCOVO DI GUBBIO 97

Sic ergo apud ecclesiam morabatur et ita erat sacris scripturis et divinis
operibus intentus ut apertis indiciis monstraretur quod templum illud iam
sibi dicasset Spiritus Sanctus !'9, Cumque inter fratres moribus velut ra-
diis stella fulgeret et omnes suo exemplo ad Dei obsequium incitaret, di-
ligebatur ab omnibus et universis carior reddebatur. 5. Erat enim pulcer
aspectu facie letus societate delectabilis colloquio dulcissimus paciens su-
per omnes benignus humilis et quietus. 6. Si cum fratre aliquando vesce-
retur et carnes vel alii lautiores cibi apponerentur sibi, ipse incisor ipse
partitor efficiebatur et talia pre aliis appetere videbatur. Secrete vero so-
cium nutibus precabatur ut his ipse perceptis sibi crassiora largiretur. 7.
Ecce Daniel secundus. Sic enim ille spreto cibo regio leguminibus vesce-
batur). Hunc morem beatus Ubaldus usque ad mortem est imitatus.

9.1. Hie dum cotidie in melius cresceret et virtutes non peccuniam
congregaret ??, in ecclesia sua prioratus curam invitus suscepit, deinde sa-
cerdotii gradum compulsus est ascendere. 2. Hic omnia sibi a patre re-
licta dividens in partes modicum ex eis consanguineis dedit, reliqua vero
omnia pauperibus et ecclesie contulit. Ecclesiam namque in suo prioratu
tam in edificiis quam in redditibus plurimum ampliavit 19).

6.1. Post hec peccatis exigentibus Eugubina civitas ex maxima par-
te comburitur et tota ecclesia cum claustro et suis domibus concrematur.
2. Cumque beatus Ubaldus vidisset omnia esse consumpta et universa que
fecerat irrecuperabiliter amissa, cepit animum flectere ad dolorem et lo-
cum volebat relinquere. 3. Sed rogatus a fratribus et quod magis credi-
mus a Domino inspiratus, rursus ad combustam ecclesiam reparandam re-
greditur '9, Quod Domino annuente cito completur. Nam in brevi eccle-
siam cum claustro et suis domibus reparavit et sicut nunc est consumma-
vit.

7.1. Non post multum vero temporis inclitam et religiosam ecclesiam
Portuensem iuxta Ravennam adiit'9?, ibique tribus mensibus cum omni
patientia mansitans diligentissime regulam et ordinem didicit, que omnia
suis fratribus reportavit scripta. 2. Cum autem esset in itinere, per socium
dyabolus sic eum tentare studuit. Cepit namque illum comes itineris ins-
tanter ortari ut sibi et illi laborantibus parceret et pro labore ieiunium
solveret. Erant enim pedites. 3. Cui beatus Ubaldus benignissime respon-
dit dicens: « Noli frater noli ista loqui. Adam quandiu ieiunavit in para-
diso fuit, comedit et de paradiso eiectus est 19. Nos regulam et ordinem

ferimus que modo ieiunare precipiunt. Si ergo frangimus quod aliis ob- 10

servandum portamus, iuxta apostolum aliis predicamus et ipsi reprobi effi-
cimur (I Cor. 9, 27) ». 4. Hac ratione et dulcedine ita socium revocavit
quod non solum eum postea non impedivit, verum et in toto itinere cum eo

4. 16 et? om. A. //] 22 post quietus des. A // 25 crassiora conieci : crossia B.

20

25
MNT

rog

15

20

25

30

98 , FRANGOIS DOLBEAU

ieiunium devotissime observavit. 5. Cumque diabolus in primo congressu
sic discessisset confusus et victus, ausus est iterum eundem repetere du-
rius. Nam cum pro nimia lassitudine in quodam nemore quievissent et
obdormissent, fecit hoc inimicus ut obliviscerentur codicem. 6. Cumque
surrexissent et abeuntes longius processissent librumque se non habere co-
gnovissent, loquebantur ad invicem dicentes: « Ubinam thesaurus noster
est?» et «quis nostri tanti laboris abstulit mercedem ? ». Cognoverunt
aperte dyaboli fraudem. 7. Cumque nimium hesitarent nescientes plene
quousque illum habuissent et ubi eum dimisissent, simulque metuentes ne
forte a pretereuntibus inventus fuisset vel certe ymber qui de celo descen-
derat illum inutilem reddidisset — pluerat enim —, confectum tamen iter
e vestigio repetentes usque ad locum sue repausationis redierunt dicentes :
8. « Deus altissime qui Moysi servo tuo pro prioribus tabulis legis confractis
alias reddidisti !'?, tu redde nobis codicem quem multo labore pro multo-
rum salute edidimus ». 9. Et hec dicentes aspiciunt codicem tam ab ym-
bribus quam a viatoribus illesum, sibi a Domino conservatum. Tunc mul-
tas Deo gratias agentes accepto libro ad suam revertuntur ecclesiam quam
ex multis diebus non viderant.

8.1. Sicque beatus Ubaldus in ea primum canonicam normam insti-
tuit et eam regularibus disciplinis veluti quibusdam margaritis celestibus
decoravit. 2. Nam antea admodum secularis erat et quisque non que Christi
sed que sua sunt querebat *9. Vixque de omnibus illis clericis tres sibi tan-
tum coniunxit cum quibus ecclesiam illam ut dictum est ordinavit. 3. Hoc
lumen in ecclesia illa usque hodie fulget et per Dei gratiam longe lateque
magnifice splendet.

9.1. Moritur interea Perusinus episcopus !? et beatus Ubaldus in pon-
tificem a Perusinis eligitur. Quo audito fugit in heremum ibique latuit non
per modicum tempus. Sic sic Dominus fugit ne raperetur ad regem ?".
2. Post hec ad apostolicum felicis memorie Honorium proficiscitur absque
ullo vehiculo, et multo rogatu meruit absolvi ab electione alterius pontifi-
catus quoniam divinitus servabatur ad suum.

10.1. Transacto itaque tempore non longo migravit ad Dominum epi-
scopus Eugubinus nomine Stephanus, et non fuit inter Eugubinos consen-
sus eligendi antistitem de suo episcopatu. 2. Sed beati Petri vicarius ymo
felix Christi legatus papa Honorius divinitus procul dubio inspiratus de

7. 22 ab habuissent inc. G // 22 et ubi ego : et vel ubi B non legitur G /] 30 rever-
tuntur B : redeunt G.

8. 3 decoravit B : adornavit G // 5 post illam G add. vix.

9. 3 sic sic B (prava iteratione ?) : sic sicut G.

10. 3 post episcopatu G Eluc. add. recte (cf. Teb.) perveniunt (-rexerunt Eluc.)
ergo ad apostolicum quatenus de romana curia eligerent presulem quem de sua ecclesia
nolebant accipere (eligere Eluc.).

* — e
———————— —Ó—— e x 6 2i Ca di ia RII dali rr. inn LA VITA DI SANT'UBALDO VESCOVO DI GUBBIO 99

curia nullum eis concessit sed beatum Ubaldum illis accipere iussit 2), Sic-
que illum papa ymo Spiritu Sancto in eo eligente, cathedram pontificalem
beatus Ubaldus invitus suscepit et usque ad tempora pape Alexandri tertii
urbis Rome magni presulis sanctissime vixit 22).

3. Hic in episcopatu contumelias et convicia multa sustinuit. Nam
multotiens filium contracte ydolum baptizatum personam inutilem, illum
sui cum iniuria vocitabant dicentes : « Vade miser morere. Ut quid terram
occupas ? Ut quid inane nomen pontificis portas?» 4. Ab ipsis quoque ia-
nitoribus claustri multotiens fuit exclusus et semel in fronte ita ostio per-
cussus et vulneratus quod multum cruoris inde manavit. 5. Nunquam
tamen propriam iniuriam vindicavit, nunquam alicui malum pro malo red-
didit :*9), sed semper cum propheta ait : Si reddidi retribuentibus mihi mala
decidam merito ab inimicis meis inanis (Sal. 7, 5).

6. Quodam tempore dum cives eius illum rogarent ut quosdam suos
hostes excommunicaret et ille penitus non acquiesceret (incedebat enim in
talibus graviter), commoti contra eum graviter prohibuerunt clericis ne quis
ei pareret. 7. Cumque mane die altero de solito ad missarum solempnia vel-
let accedere (habebat enim hanc consuetudinem ut cottidie si posset mis-
sam cantaret), nullum penitus invenit qui eum adiuvaret. 8. Ablutis ergo
manibus et vestitus sine adiutore solus venit ante altare et cum diu expec-
tasset clericos et nequaquam venissent, sacras deposuit vestes cum animi
tranquillitate nec cuiquam exinde locutus est durum sermonem.

11.1. Item cum murus civitatis edificaretur qui erat super vineam epi-
scopi *9, fecerunt in eo latrinam quod in ipsam vineam defluebat eamque
sordidam turpemque reddebat. Pro quo vir Domini Ubaldus ad locum per-
rexit opusque humiliter prohibuit dicens : « Nolite filioli nolite vinee nostre
ymo Christi et ecclesie tantam iniuriam inferre ». 2. Is autem qui preerat
operi adeo moleste prohibitum tulit et episcopum cum iniuria repulit et
eum in cementum unde murus construebatur cadere fecit, de quo totus
infectus surrexit e£ summa cum patientia ad ecclesiam rediit. Unde cives
commoti volebant domum eius qui hoc fecerat destruere et eum perpetuo
patria privare. 3. Sed vir Domini populi tumultum benigne compescuit di-
cens : « Fratres et filii nolite iniuriam servi que modica vel nulla est vindi-
care, quia Dominus sputa flagella et allapas ad ultimum crucem et mor-
tem sustinuit nec tamen inde vindictam sumpsit nec Petro id tentare vo-
lenti permisit dicens : Mitte gladium in vaginam (Gv. 18, 11). Itaque nec
ego pati debeo vos illi quicquam mali inferre et amodo illum sine me ne-

10. 12 post portas G add. quare episcopatum istud destruis // 14 manavit B : -verit
G || 19 penitus B : petentibus G // 20 graviter? B : valde G.

11. 7 cementum B Elüc.: liquidum cementum recte G Teb. Nat. || 9-10 patria
perpetuo G // 10 tumultum B : consilium G // 14 gladium B : gladium tuum G.

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quaquam potestis ledere ». 4. Sicque illum vocatum et ante se prostratum
elevavit dicens : « Fili parcat tibi omnipotens Deus », et obsculatus est eum.
Hec ideo diximus ut agnoscatis quante humilitatis et patientie fuerit homo.

12.1. Hic de lapsu clericorum ut moris est quorundam pontificum ni-
chil unquam penitus accepit dicens cum propheta : Absit ut cum adulteris
portionem meam ponam (Sal. 49, 18), ymo peccata eorum plangebat quasi
propria dicens cum apostolo : Qui stat videat ne cadat (I Cor. 10, 12). 2.
Similiter de ecclesiarum consecrationibus et earundem visitationibus nihil
unquam neque pastum neque pastillum suscepit, nec oblationes que of-
ferebantur suis unquam habere permisit dicens non pro se sed pro illis ec-
clesiis que benedicebantur esse oblatas.

13.1. Una dierum seditio satis dura facta est in platea civitatis et ci-
ves inter se acriter pugnantibus hinc inde multi perimebantur. 2. Quod
cum audisset beatus Ubaldus ad locum certaminis festinus cucurrit. Sed
cum nulla ratione bellum posset sedare, in medias certantium acies pro-
ruens inter pugnantium gladios et lapidum grandines se subito in terram
deiecit. 3. Existimante autem populo et cogitante in cordibus suis de epi-
scopo ne forte esset mortuus, omnes statim arma prohiciunt, crines et bar-
bas evellunt, et ad tanti patris ut putabatur funus viri et mulieres concur-
runt flendo. Ascendit itaque clamor in celum et quisque mortis eius se
clamitat esse reum. 4. Ut autem vir Domini hac arte bellum sensit esse
deletum, leniter surgens cunctis annuit manu quod per Dei gratiam nil
mali penitus pateretur. Agunt cuncti gratias Deo quod et populus a peri-
culo pugne est liberatus et episcopus ut putabatur non fuit peremptus.

14.1. Alio vero tempore dum ipsa civitas hostes haberet plurimos, con-
veniunt adversus eam civitates undecim cum castellis et villis earum et
marchiones cum multo exercitu 25). Igitur castrametati iuxta menia civi-
tatis fixere tentoria. 2. Cumque res illis esset in prosperum et in cordibus
eorum antiquum vigilaret odium, semper magis ac magis propinquabant ad
murum ita ut iam nulla spes foret civibus nisi a Domino. Nam non poterat
esse in campo congressio quia cuique civium plus quam quatuordecim op-
ponebantur hostium. Expectabatur ergo pugna ad murum et nullum erat
postea refugium. 3. Quid ergo ? In prima fronte a civibus hostibus offer-
tur iustitia: repudiatur. Secundo sine culpa emendatio promittitur: non

11. 16 vocatum B ut vid. : umiliatum G // 17-18 fili... homo B : fili mi parcat hoc
tibi omnipotens deus et observa ut diliges ideo proximus (Cenci -mum) ut agnoscas
omnipotentem patrem in homine G.

12. 3 peccata B : reatum G // 6 nec B : nec etiam G.

13. 1 facta B: orta recte G Teb. || 2 cives B G: fort. leg. civibus cum Teb. || 7-8 bar-
bas evellunt et crines G // 9 flendo concurrunt G // 11 manu conieci ex Stef. : -nus B -ni-
bus G.

14. 2 conveniunt B: -venerunt recte G Teb. [| 3 multo B : potente G. LA VITA DI SANT'UBALDO VESCOVO DI GUBBIO 101

suscipitur. Tertio venitur ad mandatum, misericordia si promittitur, sed
cum federe: nil recipitur. 4. Inter hec verba animus hostium elevatur et
respondere iam dedignantur. Iam sibi regiones et spolia dividunt. Iam si-
bi de mulieribus turpia promittunt. Iam sibi epulas preparant. Confortati
cibo convolant ad menia. 5. Quid igitur cives quid inclusi facerent ? Re-
currunt ad presulem et omnes fractas aiunt meationes, omnia parata ad
perniciem. 6. Alloquitur eos vir excelsus dicens : « Nolite timere fratres ho-
stium hanc multitudinem quia si nos Dominus voluerit liberare non pote-
runt nobis quicquam nocere, si voluerit nos conterere etiam sine istis po-
terit nos delere. Sed Deus peccata non homines odit, vitia non naturam
punit. Agite ergo vos prius et vestra punite delicta ut non inveniant isti
in nobis quid puniant. Promitto enim ego vobis in nomine Domini victo-
riam si fuerint per penitentiam vestra deleta crimina ». 7. Ad hanc igitur
celestem tubam erecta sunt civium corda et universi currunt ad peniten-
tiam. Nudantur crimina, correctior promittitur vita. 8. Sanctorum de ec-
clesiis levantur pignora: per triduum civitas circuitur in psalmis ymnis
et orationibus. Precedit pastor, clerus iuxta graditur, virorum turba se-
quitur, post mulieres veniunt et omnes nudis pedibus. Datur eucharistia
volentibus, pontificis armantur benedictionibus. 9. Oves pauce numero cur-
runt contra lupos plurimos dicentes omnes vocibus : Dissipa gentes Domine
que bella volunt?9. Ascendit presul locum in excelsis et aspiciens castra
hostium vidit eos cooperuisse terram sicut locustas *?, et elevans oculos ma-
nus et vultus in celum ait ad Dominum : 10. « Fortissime Deus qui in multis
mirabilibus liberasti filios Israel de Egipto et de mari rubro et iterum in
via de manu Amorreorum et postmodum in terra quam dedisti eis de ma-
nu Philistinorum, tuere nos de manu inimicorum istorum ». Et hec dicens
signo crucis percussit castra eorum. 11. Statimque miseri subversi sunt et
formido mortis cecidit super eos et conlexerunt eos tenebre?9. Nullo prose-
quente fugiunt, arma proiciunt, omnia relinquunt, vitam solam salvare
cupiunt. Nondum cives portas exierant et illi per montes et colles per cam-
pos et silvas iam dispersi erant. 12. Fugiebat quidam cum sua equitatura et
incidit in arborem dempsam, inter ramos caput inicitur, truncus sub men-
to infigitur comaque ramis involvitur. Equus pertransit velocius et alter
Absalon. suspenditur ??. 13. Cadunt multi, debilitantur plurimi, ipsi etiam
qui domum vix reddeunt in ipsis suis edibus tremunt et se in suis cubilibus
abdunt paventes trementes et omnes effecti velut amentes. 14. Remanse-
runt tentoria cum suppellectili tota. Remanserunt utensilia universa. Re-
manserunt omnium spolia. Si que asportare nitebantur, cadebant in via.
Ditantur cives congregantes illa per plurimos dies. 15. Sic celebrata est
tunc de celo victoria sicut quondam Madianite et Amalechite contriti sunt
virtute divina.

14. 23 post ad hanc deficit G |] 50 Amalechite : amalac- B.

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15.1. In diebus illis quando imperator Federicus succendit Spoletum,
incitatus ab inimicis Eugubio minabatur excidium *°). Cumque iratus ve-
nisset ad locum, non potuerunt cives aliter mitigare eum nisi quod dede-
runt ei obsides et illius iuravere mandatum. Imperator vero dum ultra eo-
rum posse peccuniam exigeret et illi nequirent persolvere, tradebat hosti-
bus obsides et locum volebat destruere. 2. Eodem tempore infirmus erat
pontifex. Cives tamen coacti rogaverunt eum ut si aliquatenus posset,
exurgeret et esset sollicitus pro suo grege ne periret. 3. Illico vir Domini
surrexit et oblitus egritudinem egressus est civitatem et ab imperatore of-
ficiosissime susceptus est?" (erat enim ex multo tempore cupiens videre
eum) flexoque capite postulat benedictionem. Cui sacerdos Domini ait :
« Ille qui dedit tibi coronam terreni imperii det tibi premia regni celestis ».
Et sedit iuxta regem. 4. Tunc imperator letus obtulit ei scutellam argen-
team optimam et nepotem suum qui erat obses et finem ad nutum suum
fecit.

16.1. Hic cum apud Fontem Avelani ®) causa quietis frequenter se-
cederet et missam cottidie cantaret et unus ex fratribus serviret ei devotis-
sime, contigit fratrem illum infirmari usque ad mortem. Cui cum alii di-
cerent : Domine ecce quem amas infirmatur *9, ait ad eos: «Ubi iacet ? ».
At illi dixerunt : Domine veni et vide*9. 2. Cumque venisset et eum salu-
tasset ex more, ait ad eum vir beatus : « Frater licet infirmeris fac nobis
tamen dari omnia que habemus ad missam necesse ». Erat enim frater ille
sacrista. Cumque postulata percepisset et inter sacra pro egroto Dominum
exorasset, eadem hora monachus qui moriebatur factus est sanissimus nec
(expectavit) episcopum.in lecto. 3. Hic dum ecclesiam in qua beati marti-
res Orphitus et Benedictus iacent cum Perusino episcopo consecraret 9 et
ad consecrationem infinita populorum turba venisset, paralitica quedam
dum secus eam vir Domini transiret eum per sacras tenuit vestes dicens:
Domine adiuva me?9. Nec mora: continuo virtute divina exilivit de ca-
ruca sanissima. 4. Cumque in eum inclamare vellet, ait beatus pontifex :
« Tace et vade ad beatos martires et ibi Deo gratias age qui te liberavit
hodie ».

9. Similiter alia vice dum per eum Dominus quendam cecum illumi-
nasset sed et cecus (iam non cecus sed illuminatus) laudes illi vellet refer-
re, ait ad eum mitissima voce: « Tace tace ne me contristes et tu quod
accepisti perdas. Deo gratias age ?? ».

17.1. Alius cecus audivit in sompnis ut iret ad episcopum Eugubinum
et reciperet visum. Narravit mane sompnium et confortatus ab auditoribus
ne esset piger ad obediendum venire cepit ad hominem Dei. 2. Igitur in
itinere positus divertit ad quandam cerasum de qua duo viri poma lege-

16. 2 secederet conieci ex Teb.: sederet B || 9 monachus B a.c. : canonicus B p.
c. || 10 expectavit addidi ex Teb.

TS (] 7 . "
MM arrangia oma nis e Mae ridi T — € ES: MESE cio TU I... c rr tmm scele LA VITA DI SANT'UBALDO VESCOVO DI GUBBIO 103

bant. Quos cum vidisset puer qui eum ducebat, dixit ei ut peteret poma. 5
Rogavit itaque cecus eos qui erant in arbore ut sibi pro amore Dei de ce-
rasis darent. At illi dixerunt: « Ascende tu. Ecce arborem et poma. Tibi
collige ». 3. Ad hoc improperium cecus grande trahens suspirium ait ad Do-
minum : «Ut quid Domine vivo ? Ut quid non tullisti cum lumine vitam ? O
mundi Salvator si illum diligis ad quem vado, tu oculis meis lumen resti- 10
tue quod mea peccata tullere. Tu enim cecos illuminasti, tu mortuos resu-
scitasti mirabilis Deus ». 4. Illico aperti sunt oculi eius et letatus in Do-
mino cepit currere ante ductorem suum. Videbantur enim ei omnia nova
quoniam per decennium lumen celi non viderat. 5. Itaque letus et anxius
venit ad presulem et procumbens ante eum cuncta narravit ex ordine. Epi- 15
scopus autem contristatus est valde et increpans eum fortiter monuit ut
taceret.

18.1. Alius quidam qui ex multis diebus lumen non viderat, vidit per
visum ut pergeret ad presulem Eugubinum et lumen reciperet verum. Cum-
que tertio fuisset commonitus, perrexit securus. Innotuit episcopo verbum
et donum petivit promissum. 2. Intuitus eum episcopus vehementer com-
motus est et ait ad eum : « Deceret te non animo sed corpore esse cecum. 5
Signa sunt, ait apostolus, data infidelibus non fidelibus (I Cor. 14, 22). Quid
igitur expetit quod nec tue convenit fidelitati nec mee fragilitati ? ». 3.
Cumque nimis confusus et verecundatus abiret, motus vir Domini ad pie-

""tatem accepit illum ad partem et ait: « Velles, inquit, sicut dicis verum
lumen recipere ? ». Et cecus: « Etiam Domine. Miserere ». « Noli ergo, ait 10
episcopus, lucem hanc concupiscere bestiis avibusque communem, sed illam
veram de qua dicit evangelista : Erat lux vera que illuminat omnem hominem
venientem in hunc mundum (Gv. 1, 9). Si hanc igitur patienter sustinueris
cecitatem et sine crimine vixeris, frater, ego in nomine Domini eternam
tibi promitto salutem ». Cui cecus : « Et eris tu mihi fideiussor et obses ? ». 15
Et pontifex : « Etiam frater ». 4. Proruens igitur cum lacrimis ad pontifi-
cis pedes iterum baptizabatur, factaque confessione meruit absolutionem.
Recedensque audivit a presule : « Nota tibi locum diem meamque promis-
sionem et cum securitate ista ultimum venias ad examen eroque pro te so-
licitus frater ». O virum omni sanctitate plenissimum ! Adhuc in terra pere- 20
grinabatur et iam celestia dona promittebat. 5. Recessit igitur iste plus de
sua cecitate gaudens quam alter de sua illuminatione semperque postea
vixit religiose. Sicque beatus Ubaldus a se nunquam aliquem tristem dimi-
sit, nullus ab eo absque consolatione recessit.

6. Postquam beatus Ubaldus ad celum migravit et in terra multos 25
languentes sanavit, venit iste ad tumulum eius et stans a longe ait excelsa
voce : « Mi pater fideiussor et obses, ecce venio ad te, non ut mihi presen-
tem restituas lucem, sed ut mihi peccatorum postules remissionem et sicut

18. 5 deccret B : an decet ? // 18 audivit B p.c. : adivit B a.c.
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promisisti anime mee peccatrici salutem ». Et hec dicens accessit ad tu-
mulum et tot lacrimarum ibidem effudit imbres ut omnes astantes ad la-
crimas provocaret.

7. Hic nunquam alicui crimen obiecit. Hic nunquam alicui detraxit.
Hic nunquam de aliquo malum locutus fuit. Hic nunquam studiose men-
titus est dicens : « Os sacerdotis non debere talibus pollui quoniam ad do-
minicum corpus conficiendum consecratum est ». In cuius figura dicebat os
carbone fuisse succensum angelica manu ?9),

8. Hic cuidam sacerdoti nomine Azzoni ita in uno digito patienti qui
nec vivere poterat nec mori, nocte per visum apparuit et signum sancte
crucis super digito faciens infirmum sanavit. Expergefactus autem ut se in
veritate sanum esse cognovit, ad episcopum venit, gratias egit et quod fac-
tum fuerat indicavit. Commotus contra eum vir Dei illum graviter increpa-
vit et quod ulterius talia non diceret eidem fortiter precipiendo mandavit.

19.1. Hic nunquam mundi pompam dilexit sed abiecto vehiculo et
indumento asperrimo utebatur. Dormiebat vero super lignum vel super nu-
dam humum suum delectabile stratum erat. 2. Hic cum iam etate esset
grandevus et abstinentia incredibili maceratus, tribulationibus nimiis fati-
gatus, armo (semel) bis crure confracto, ad ultimum ne quid deesset ita
est infirmatus ut totum corpus eius veluti alterius Iob esset minutissimis
vulneribus plenum. 3. Ex quibus tanta sanies effluebat ut si quinquies in
die sibi mutaretur interula vel camisia, adeo reddebatur fumans et madi-
da quasi de crasso et calenti latice levaretur. Postmodum si refrigesceret
vel modicum, rigebat et stabat velut siccum corium. 4. Habebat et ulcus
sevum nimis in dextera ex quo similiter tabes indeficienter manabat. Et
dicebat quod ob hoc sibi contigerat quia quando primum de suo pontifi-
catu verbum fuerat, eam contra altare Domini audacter tetenderat, ob-
testans illa sancta pignora quod nunquam esset accepturus pontificalem
infulam. Benedictus Deus qui noluit reservare ei in futura vita penam vel
modicam. 5. Iacebat et sic penaliter persona illa sanctissima : erant duo
sedilia non iuxta posita sed ex diverso venientia angulumque facientia, in
uno caput reclinabat, in altero pedes tenebat, inter utrumque corpus reli-
quum pendebat. Vectis iuxta eum super utrumque lignum in modum pon-
tis manebat cui manibus genibusque adherebat. In eo siquidem ossa vix
cum nervibus remanserant. Nam caro eius fere ex toto fuerat exausta, cu-
te omnino detecta. Tormentum erat ei si pannus vel res aliqua illum tan-
gebat. Unde sic veluti in patibulo pendebat. 6. Orabat semper et psallebat
et absque intermissione Deum laudabat. Venientes omnes docebat, pueros
crismabat et omnia episcopalia fere sic iacens complebat. Nunquam dole-
bat. Nunquam a doctrina cessabat. Omnes ad lacrimas provocabat: erat

19. 5 semel addidi ex Stef. Teb. || 5 crure correxi ex Stef. Teb.: currere B // 12
contigerat: conting- B // 19 lignum B : an ligneus? // 21 nervibus B : an nervis ? LA VITA DI SANT'UBALDO VESCOVO DI GUBBIO 105

enim istum taliter videre miseria. O pietas et o constantia! Nunquam in
sua egritudine lamentatus est. Nunquam eum aliquis murmurantem audi-
vit. 7. Miracula tot faciebat quot ad eum infirmi furtim accedere poterant.
Consuetudo illi erat quod omnibus petentibus manum obsculandam prebe-
bat, languentibus vero ob gratiam recuperande salutis si cognosceret om-
nino denegabat. Unde nec aqua de manibus suis more pontificum colligi
permittebat, de qua iam multi sanati fuerant. Fugit semper mundi famam
quia celestis ei parabatur gloria. Agebantur enim hec in maiore quadrage-
sima et sic cruciatus est usque ad resurrectionem Domini gloriosam.

20.1. Per idem tempus cum Eugubini dolentes obitum sui pontificis
in dies expectarent, in die sancto resurrectionis in unum congregati sunt
dicentes : « Hodie nobis missam sanctus noster pontifex dicat. Hodie suis
ovibus spirituale pabulum tribuat. Hodie cuique nostrum propriam sicut
Iacob suis filiis benedictionem relinquat *9) ». 2. Nec mora : itur ad episco-
pum, recusat officium quoniam in se nil remanserat virium. At illi suspecti
de obitu nullatenus acquiescunt sed appetendo magis ac magis insistunt
precibus lacrimis ac singultu. Episcopo hec nuntiantur iterum iterumque
se non posse fatetur. 3. Accessit igitur ad eum vir magnificus nomine Bam-
bo qui erat ei carissimus et eodem anno illius civitatis consul et rector 40),
et ait ad eum : « Eya dulcissime pater usque in finem Christus dilexit suos 82
et tu usque hodie nobis non tibi vixisti, et modo cum es in ianuis filios
tuos non audis. Igitur si tibi placet, licet sis in maximo discrimine audi
tamen filiorum tuorum precamina et perage nobis hodie missarum solemp-
nia ». Et hec dicens ora lacrimis perfundebat. Videbat enim in eo dolorem
esse vehementem. 4. Ad quem pontifex iacens: « Vere fili vere Christus
usque in finem dilexit suos *9 et pro eis mortuus est, et in hoc vicisti me.
Iam nunc cito parentur omnia et me inter manus tollite ad ecclesiam et
Domini voluntas fiat ». 5. Fit gaudium cunctis, civitas universa concurrit,
pulsantur in classicum signa, omnes interesse festinant. Mirabile dictu | Ea
die missam cantavit ultimam sicut nunquam cantavit aliam, et qui se an-
tea continere non poterat a potu nec per horam, ea die missam detinuit
pene usque ad diem mediam. 6. Ea die futura bonis intimavit gaudia et
eterna malis supplicia, quando tellus infra et desuper migrabunt sydera,
quando sub celo ardebunt omnia et ipsa angelorum pavebunt agmina,
quando Christus in corpore apparebit terribiliter, quando videbit eum om-
nis oculus et qui eum pupugerunt *9, quando omnes boni et mali resurgent
in corpore, et electi erunt agiles et sicut dicit Ysaias assument pennas sicut
aquile (Is. 40, 31) et absque ullo pondere volabunt ad Dominum et non de-
ficient, quando iniqui erunt omni pondere graviores et nullatenus poterunt
de predicto igne consurgere sed cum ipso pariter devolventur in tenebras
exteriores *) : ibi erit fletus et stridor dentium. Tunc iusti fulgebunt sicut sol

19. 34 maiore : -ri B.

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in regno (Patris) eorum *9 quorum consortium ille vobis donare dignetur
qui vivit et regnat per omnia secula seculorum amen. 7. Cumque hec et
alia longe solito splendidius docuisset, ymmo velut celeste sydus noctis no-
stre ignorantias irradiasset, cognoverunt omnes quia sicut olor albus dul-
cius canit moriens ita iste talia de celestibus iam auriret.

8. Ea die odiosam litem convertit in pacem : scilicet inter patrem et eum
qui eius interfecerat prolem cementum infudit concordie. 9. Sic missa ex-
pleta feliciter, reportatur ad lectulum pontifex vel potius ad patibulum
moriens. Ubi usque ad sanctum diem Pentecostem cum nimis esset afflictus
multisque cruciatibus afflictus et flagellatus, et semper oculos manusque
levaret ad Dominum dicens : « Educ de carcere animam meam ad confiten-
dum nomini tuo », perceptis sacrosanctis misteriis xvir kal. Iunii quando
Sancti Spiritus super apostolos colebatur infusio, mane die altero migravit
in pace ad Dominum *9, Amen.

21.1. Postquam vero factus est iste repente de celo sonus, tanta fuit
inundatio populorum, tanta extitit exultatio miraculorum quod per spa-
tium quatuor dierum a turbis et maxime a languentibus sic detineretur ut
ad sanctum corpus vix cum difficultate nimia accedere possemus. 2. Alii
enim era iactabant, alii cereos defferebant, alii pro sua sanitate feretrum
vel vestimentum tangebant, certatim omnes osculabantur membra beata.

3. Talia dum fierent, quedam Calensis mulier nomine Maria ex uno
latere adeo contracta et attenuata quod ossa ex parte sua loca reliquerant
(ymmo relictis ossibus caro ipsa defecerat), hec iuxta feretrum astans su-
bito videntibus cunctis qui aderant sancti corporis tactu sanitati integer-
rime est restituta. Hec apud nos post mortem illius virtus extitit prima.

4. Similiter femina quedam de Sitria *9 nomine Maria que mensibus
quinque non viderat et ad sancti Ubaldi venit memoriam, sine ductore
remeavit ad propria.

5. Item Martinus quidam Eugubini episcopatus auditum penitus ami-
serat, et hic per beati Ubaldi merita gratiam recepit amissam.

6. Puer quidam claudus de Certalto *? continuo ut ad sanctum venit
funus eundi recepit talentum.

7. Quedam mulier de Boybo ‘9 nomine Maria per tres annos loque-
lam perdiderat, et ibidem loquendi recepit gratiam.

8. Item mulier quedam de comitatu Eugubino habens manum con-
tractam per annos viginti ut sanctum venit ad corpus recepit illam exten-
sam.

9. Maiolus vero de plebe Sancti Paterniani *9) cossam unam habebat
nimium tumidam, venit et sanam illam recepit.

20. 33 patris addidi ex evangelio.

21. 7 a quedam inc. denuo G || 12 de Sitria B : Castilione de Sitria G de Castil-
lione de Sytria recte Teb. || 13 et B: ut G // 17 Certalto BG: -do Teb. /] 19 quedam B :
alia G.

M x
LA VITA DI SANT'UBALDO VESCOVO DI GUBBIO 107

10. Sic et Imiza de vico Fenocleto iuxta Castrum Rotundum 5°) de-
moniosa venit et purgata recessit.

22.1. Adhuc beatus Ubaldus humatus non erat et iam virtutum illius
fama longius properabat. 2. Quam cum mater cuiusdam infantule surde
mute et claude de comitatu Perusino audisset, ait ad Dominum lacrima-
bili voce : « Deus omnipotens si vera sunt illa que ad nos de sancto Ubaldo
opera gloriosa nova pertulit fama, tu digneris per illum sanare filiam meam ».
Et hec dicens commendavit illam sancto Ubaldo attentius et abiit ad quod-
dam commune opus ad quod cum vicinis ducebatur. Cumque festina pro
filia reverteretur, invenit eam expedite ambulantem loquentem et audien-
tem, et magis gavisa est de sanitate quam de nativitate.

23.1. Interim iam aliquantulum miracula cedant ut seppellire possi-
mus sancti corporis glebam, quia nimirum si in longum fuerit mora extensa
in perniciem vertentur hec signa. 2. Nam non solum ecclesia verum et to-
ta civitas venientibus turbis erat repleta, et semper undique confluebant
ita quod iam non esset sustinendi facultas. 3. Unde consilium fuit abscon-
dendi celestem margaritam, alioquin libentissime distulissemus illius se-
pulturam usque ad alteram dominicam. Agebantur enim hec quinta feria
die media, ipse vero obierat feria secunda hora prima mense Madio me-
diante. 4. Preterea nec ipse calor immensus qui tunc ferventius solito mun-
dum desuper exquoquebat, nec ipsa innumerositas hominum que incredibi-
liter ad sanctum funus irruebat (que non minus quam ipsum tempus nos
incendebat et comprimebat), quibus de causis morticina cadavera cito solent
resolvi et effici putrida, omnino corpori sancto in corruptionem intullerant,
sed pro fetore manabat ex eo odoris mira suavitas. 5. Iam itaque in eo
quedam future resurrectionis premonstrabatur gloria: erat enim caro eius
candidissima nimiumque splendida et ab omni plaga liberrima preter solum
vulnus quod erat in dextera. 6. Ut ergo die quarta ab obitu celebratis mis-
sarum solemniis Callensis episcopus de seppelliendo illo populo intimavit,
factus est planctus adeo terribilis ut superaret omnes quos unquam audi-
vimus. 7. Leti quippe cernebant que per illum omnipotens Deus visibiliter
faciebat. Nam et demones effugabat, cecos illuminabat et membra debilia
restituebat, ita ut revocari viderentur illa antiqua miracula que quondam
celebrata fuerant in primitiva ecclesia. Et que actenus de virtutibus Do-
mini audierant vel legerant, tunc oculata fide cernebant dicentes cum pro-
pheta: Sicut audivimus ita et vidimus in civitate Domini virtutum (Sal.
47, 9).

8. Postquam igitur ut dictum est de sepultura eius populo est intima-

21. 26 Fenocleto B : -ti Teb.

22. 2 longius properabat B: undique operabat G.

23. 2 sancti B : sacri G // 2 fuerit B : venerit G // 3 et B : pene et G // 5 abscon-
dendi G : abscondi B // 10 innumerositas B : num- G // 11 irruebat B : -rat G /| 12 mor-
ticina G : -nia B // 22 revocari B : renovari G.

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108 FRANQCOIS DOLBEAU

tum, diu multumque perseveraverunt in fletu et clamore magno eo quod
sicut corpus beatum sic et virtutes que per ipsum fiebant simpliciores qui-
que sibi auferri credebant. 9. Unde omnis sexus omnis etas omnis ordo
plangebat : viri femine iuvenes senes pueri quoque et simplices puelle cle-
rus vulgus ipsi etiam presules (siquidem Castellanus et Perusinus convene-
rant et Callensis 5) qui velut Martha circa obsequium frequentissimus
erat 5). 10. Nullus quippe erat in tanta multitudine qui non flens largiter
lacrimas funderet et cum precibus voces ad Dominum emitteret. Tunc et
in isto completum est quod de prothomartire Stephano legitur : Sepelierunt
eum viri timorati et fecerunt planctum magnum super eum (At. 8, 2). 11. Cum-
que in his vocibus sanctum corpus de medio tolleretur ecclesie, quasi eunti
in celum commendant seipsos. Singuli sancto episcopo vale ultimum dicunt,
singuli ei sua vota depromunt, alii ab ymo cordis alta suspiria trahunt, alii
sua pectora tundunt, alii ubertim pias lacrimas fundunt, alii sibi comas
religiose abscidunt. 12. Universi manus levantes huiusmodi voces dabant
in celum : « Eya sancte Ubalde civitatem istam protege, ecclesiam tuam de-
fende ». Alii decontra quidam nullatenus sancto corpori appropinquari po-
terant, magna voce clamabant : «O sancte Ubalde adiuva presentem ca-
tervam in tuis hodie laudibus congregatam ». 13. Sicque sancti corporis gle-
ba iuxta corpora sanctorum Mariani et Iacobi in archa marmorea dignissi-
me fuit recondita, ubi usque hodie concurrunt infinita populorum agmina
et fiunt multa mirabilia. 14. Defuncto autem sancto Ubaldo et cum omni
honore sepulto, de civitate de comitatu de castellis et villis ad sepulerum
illius veniunt. Cum cereis et lampadibus cunctis noctibus tota civitas illu-
minatur, tota civitas coronatur, ef per omnes vicos eius cottidie gloria laus
et alleluia cantatur 9. Odium omne fugatur, lis ad concordiam revoca-
tur, inimicus quisque pacificatur. 15. Totus ille annus solempnis, totus fe-
stivus, totus fit iubileus. Altaria honorantur, ultra spem dona multiplican-
tur, ex quibus multa vasa aurea et argentea fabricantur et tota ecclesia
mirifice adornatur. In pauperibus ab omnibus largissima fit erogatio ita
ut in terra illa nullus possit esse indigens, alimonia nullus carens.

16. Postquam per mundum longe lateque beati Ubaldi fama percre-
buit, tantus ardor veniendi omnes invasit quod nec pater pro filio nec fi-
lius pro patre remanebat, mater filiam filia matrem preire cupiebat, de
cubiculo iuxta prophetam sponsus procedebat et sponsa de thalamo erum-
pebat (Gioele 2, 16), ad ultimum servus ancilla et tota familia concurrebat.

23. 31 plangebat B : -bant G // 31 senes B : et senes G // 31 puelle B : puellule G //
33 frequentissimus G : -mum B // 34 quippe B : pene G // 34 lacrimas largiter G [| 35 ad
dominum voces G //38 sanctum B : sacrum G // 38 de medio iferavit B /| 38 in medio
ecclesie levarent G // 39 commendant B : omnes commendabant G // 41 fundunt B : cff-
G || 43 ecclesiam B : civitatem G // 44 quidam B :-dem G // 44 appropinquari BG:
fort. leg. -re || 45 adiuva B : conserva G //53 lis G : illis B // 57 omnibus G : hominibus
B || 57 largissima B : -me G // 61-62 filiam... procedebat om G.
ui »

LA VITA DI SANT'UBALDO VESCOVO DI GUBBIO 109

Nec eis semel sufficiebat sed bis terque nudis pedibus et in cilicio iter istud
repetebant, nec sic satiari poterant. 17. Monachi cenobite heremite spelea
pie contra solitum relinquebant. Ipsi etiam presules festinabant. Quid mul-
ta ? Non poterat sustinere mundus motionem istam permaximam. Sic Do-
minus consuevit honorare suos, unde psalmista : Nimis honorati sunt amici
tui Deus (Sal. 138, 17).

24.1. Veniamus nunc ad illa miracula que post mortem illius Christus
operatus est ad suam gloriam. Sed quia tanta est plurima multitudo ut
nullatenus universa narrare valeamus, idcirco plurima pretermittamus et
ex his aliqua prout possumus breviter indicamus.

2. Fuerunt itaque sex viri et una mulier omnes contracti qui ad tu-
mulum sancti Ubaldi sunt liberati: primus nomine Iohannes genere Mar-
chianus, secundus similiter nomine Iohannes de comitatu Castellano, ter-
tius de Collonata #) cuius vocabulum ignoramus, quartus item Iohannes de
Foro Sempronii 9, quintus nomine Martinus de Pinna Sancti Marini 59),
sextus nomine Bonushomo de Saxoferrato 5?, Imilda de comitatu Aretino.
Isti salutem recuperaverunt amissam vel non acceptam acceperunt. 3. Pre-
terea cecos illuminavit multos ex quibus quatuor intimamus ut de ceteris
verum esse credatur. 4. Erant duo peregrini nomine Girardus et Iordana
qui trium lumen oculorum totum amiserant et de quarto valde parum al-
ter videbat, et hii duo ad sanctum Ubaldum venerunt et lumen ex integro
receperunt. 5. Imilda quoque de Sorbolongo 59 ceca venit et videns abiit.
Similiter unam genere Breventanam 5? vidimus cuius nominis non memi-
nimus. Hec dum ad santum Ubaldum ceca venisset, in reversione ductorem
preibat publice virtutem in se patratam predicans.

6. Vidimus et alias plures a demonibus liberatas. Nam mulier quedam
Berta nomine Camerina genere per eundem medicum a demonibus pessimis
liberata.

7. Fuerunt et alie undecim de diversis locis diversisque temporibus a
demonibus liberate: una quarum vocabatur Flandula de Castro Casta-
gna °°), alia de Pregio Castollo 9 nomine Maria, altera quedam de Ansia-
no °°), Altera fuit de Trusca *? nomine Berta: hec in medio itineris fuit
munda et non fuit ausus diabolus intrare cum ea ante sancti Ubaldi pre-
sentiam.

8. Alia quedam quam ita sevissimus demon vexabat ut antequam in-
grederetur ecclesiam, orridis vocibus perturbaret multitudinem copiosam
que intra Domini aulam intenta aure percipiebat celestem doctrinam quam

23. 64 eis conieci: ei B G || 64 terque B: terque quaterque G // 65 repetebant
conieci : -bat B non legitur G.

24. 2 post suam gloriam desinit G /] 13 Iordana B : -nus Teb. ||] 16 Imilda B : Mel-
dus Teb. || 17 breventanam (?) B : an urbevetanam ? // 24 demonibus: demobus B //
24 Castagna B: Castaneae Teb. // 25 Pregio B: Reggio Teb. /| 26 Trusca B: Trunca
Teb.

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110 FRANCOIS DOLBEAU

Tebaldus designatus antistes *9 videre populo faciebat, hanc violentissime
tractam et ante sepulerum sancti Ubaldi proiectam diabolus sanam cum
spuma et sanguine dereliquit. 9. Altera vocabatur Clariza. Due sequentes
de Pustignano *9 traxere originem. Nona fuit Adeleta, decima Berta de
Sedello *9, undecima Bonafemina de Fabriano *?, Hee omnes a demonio
sunt liberate.

25.1. Serpentem valde terribilem a se diu portatum in ventrem mulier
quedam Teuza nomine vomuit cum sanguine post factam Deo et sancto
Ubaldo votionem, et sic sana venit ad reddendas gratiarum actiones. 2.
Tres quoque viri : unus Camerinus nomine Pizarius, alius Martinus de plano
Ravenne, tertius Stephanus de plebe Rucuniana *9. 3. Femine quinque :
Ymilda de Fossato *9 una, altera Allumilia de Calensi patria, tertia Fanen-
sis Avolia nomine a pessimo apostemate liberata, quarta Bertramia genere
+ deserte Cortone *?) + nares cuius vermes scaturibant. 4. Quinta de co-
mitatu Aretino nomine Frogula cuius manus et brachium vehementer in-
tumuerat pro eo quod fracto fuso dum fortiter manum vulnerasset et in
vulnere quedam particula remansisset, a medicis iam disponebatur incidi.
Sed prevenit ei pietas Domini meritis Ubaldi gloriosissimi confessoris, nam
particulam fusi proiecit et integram sanitatem recepit. Sicque liberati sunt
omnes.

9. Viri duo Basilius de Lavareto "? et Iohannes de Monte Pultiano 7?
et totidem mulieres de paralisi liberate sunt.

6. Quidam clericus ecclesie sancti Erasmi ®) prior qui decies et am-
plius in die cadebat, statim ut in lectulo in quo beatus Ubaldus infirmus
iacebat quievit, sanus surrexit.

7. Puer quidam nomine Benedictus de plebe Sancti Crescentini 7) a
cunabulis mutus ad sanctum venit Ubaldum et expedite fuit locutus. Item
Gualdinus de Elanzano "9 et Laurentius de Pina Sancti Marini amissum
receperunt auditum.

26.1. Item dum semel rediremus ad edes adeo nociva tempora quod
nos qui eramus equites vix poteramus transire lacunas et torrentes, obvios
habuimus duos pedites comitatu Senenses magno cum gaudio ad propria
remeantes, tanta velocitate properantes quod nec ipsa temporis gravitas

24. 32 videre proposui dubitanter : ei de re B // 34 Clariza B : Clarius Teb. | [ 35 Pu-
stignano B: Postiniano Teb. // 35 Adeleta B: Adoleita de Fossato Teb. // 36 Sedel-
lo B: Sigillo Teb. /| 36 Bonafemina conieci (cf. Bonushomo) : Bona femina B Bona...
femina Teb.

25. 4 Pizarius B: Pisarinus Teb. // 5 Rucuniana B ut vid.: Bunginiani Teb. Il
6 Allumilia B: Altemilia Teb. //7 Avolia B : -lina Teb. //7 Bertramia B: -ma Teb. ||
8 deserte Cortone B (an de serra Cortone ?): de Cortona Teb. || 15 Lavareto B: Lau-
reto Teb. [|] 15 de Monte Pultiano B : Bonelli de Montelanciani Teb. // 22 Elanzano B:
Clancano Guald.

26. 1 item conieci: iterum B // 1 nociva tempora B: an nocivo tempore (cum
Guald.) ? LA VITA DI SANT'UBALDO VESCOVO DI GUBBIO 111

que ut diximus de domo vix nos exire permittebat illos ab itinere nec mo-
dicum retardabat. 2. Hos autem ita lacertis exertos et ad femora usque ve-
stimenta succintos ut moris est, que illis nova que tante festinantie existe-
ret causa (cum) inquireremus, tale nobis responsum dederunt : 3. « In nobis
Deus et beatus Ubaldus mirabilia operatus est. Nam uni nostrum auditum
reddidit et loquelam, de ventre alterius excussit sagittam per tres annos
ab eo delatam, et idcirco sic festinamus ut in patria nostra quanta fecerit
nobis Dominus intimemus».

27.1. Sex quoque viri a diversis predonibus diversis locis diversisque
temporibus et locis et causis capti et catenati fortiter custodiebantur, et
neque pro peccunia neque pro securitate aliqua quam prestare possent de
vinculis exire valebant. 2. Hii singuli de locis in quibus erant facientes vo-
tum Deo celi et beato Ubaldo Eugubino presuli ut si unquam libertati ul-
terius redderentur sancti pontificis servi redderentur, ut ergo ex eorum ore
votum processit, statim insequenti nocte per visum eis confessor sanctus
apparuit, et educens quemque de suis ergastulis cum catenis et vinculis
per silvas et loca inscia usque ad locum sui sepulcri secure et absque erro-
re perduxit 79,

28.1. Non solum in terris verum et in marinis fluctibus beatus Ubal-
dus ymmo Deus [qui] per beatum Ubaldum virtutes plurimas operatus est.
2. Nam dum in mari navis quedam pro(...) et uti mos est de periculo
omnes confuse clamarent, subito unus clamose fertur dixisse : « Eya sancte
Ubalde adiuva morientes ». Mirum in modum ad hanc vocem conversi sunt
omnes dicentes : « Sancte Ubalde adiuva morientes ». 3. Et ecce gloria Domi-
ni *? : statimque apparuit eis ymago pontificis infulata dicens : « Quid turbati
estis modice fidei *) ? Ecce vocatus veni. Ecce paratus sum vos liberare ».
Et statim cessavit tempestas. Tunc ad votum universi concurrunt. Tunc
ad arborem navis appenditur marsupium et magna fit oblatio fidelium.

29.1. Cumque per mundum longe lateque beati viri fama in brevi ni-
mium crebuisset, ipsa etiam maria pertransisset necnon ad barbaras et in-
credulas nationes citissime pervolasset, triginta quinque viri qui omnia sua
reliquerant et propter Deum Ierosolimam perrexerant, apud Rovasiam 79)
quondam Christianorum nunc vero peccatis exigentibus pessimorum, cap-
tivi tenebantur. 2. Audientes miracula que Deus per beatum Ubaldum fa-
ciebat cum lacrimis ad Dominum preces fuderunt quatenus sicut per Moy-
sem servum suum eduxit filios Israel de Egipto sic per sanctum confesso-

26. 8 cum addidi.

27. 2 custodiebantur: -batur B // 10 post perduxit Guald. add. recte (cf. Stef.) unus
vocabatur Albericus alter Saxo calliensis tertius Tribitus de Monte Episcopi quartus
Baroncellus de Castellione Aretino quintus Ubertus de Monticello sextus Marcorellus
de Plebe sancti Stephani de Verona.

28. 2 qui seclusi // 3 post pro lacunam indicavi: pro B periclitaretur Guald. fort
recte.

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112 FRANCOIS DOLBEAU

rem suum Ubaldum de iugo Saracenorum durissimo erueret eos. 3. Quid
multa? Illi in celesti palatio auditi et exauditi fuerunt, statimque sanctus
Ubaldus a Domino missus in habitu pontificis descendit de celo. Splendens
sicut angelus illuminavit carcerem tenebrosum pariterque consolatus est
eos dicens: « Pax vobis *9, ego sum Ubaldus quem invocastis Eugubinus
episcopus », et confractis vinculis omnes de custodia eiecit. 4. Sicque abs-
que impedimento et maria transierunt et ad propria remearunt. Ex quibus
unum nos vidimus et miraculum ab eo narratum descripsimus 8%.

29. 12 pariterque B: paventesque Guald. // 16 deo gratias add. B.

NOTE

1) Ecco, secondo Stefano da Cremona, i testimoni invocati da Gior-
dano: «Le cose che ha scritto de questo Santo l'ebbe da Rainiero vescovo
di Callio et Rolando abbate di Campo Regio et Benedetto priore della cano-
nica di Gubbio, et da li nepoti del glorioso Santo . . . » (P. CENCI, La vita...,
p. 107). Il manoscritto di Bologna identifica i nipoti del santo con Raynerius
e Rolandus. Questa lezione di B è certamente autentica poiché la seconda
parte del prologo si riferisce esplicitamente a tre e non a quattro serie di
testimonianze : Tres tamen supradictos patres ... ad testimonium istud putamus
sufficere, quia... in ore duorum vel trium testium stet omne verbum.

?*) Raynerius partecipò attivamente ai funerali dello zio nel maggio 1160
(infra : $ 23, 6-9). In veste di vescovo di Cagli, intervenne nel settembre 1162
in una contesa che opponeva il priore Benedictus (cfr. n. 4) all'abate di S.
Giovanni in Martiano (P. CENcr, Codice diplomatico di Gubbio dal. 900 al
1200, Archivio per la storia ecclesiastica dell' Umbria, 2, 1915, p. 340-41). Di-
venne in seguito arcivescovo di Spalato e fu martirizzato il 4 agosto 1180
(cfr. Bibliotheca Sanctorum, t. 11, 1968, col. 31-33).

3) Rolandus è attestato come abate del monastero di San Bartolomeo
a Camporeggiano (dioc. di Gubbio) tra il 1170 e il 1196 (P. CENCI, Codice . . .,
p. 374, 477-79 e 498).

4) Secondo gli atti pubblicati dal CENCI (Codice..., p. 264-396), Be-
nedictus fu priore della cattedrale di Gubbio tra il dicembre 1135 e il giugno
1174. L'immediato successore di S. Ubaldo, che si chiamava Baruntius, ap-
pare per l'ultima volta nell'aprile 1135 ; la prima menzione di un priore Ber-
nardus è datata al febbraio 1176 (ibid., p. 262 e 400).

5) Nonostante la disinvolta sicurezza manifestata nella voce ‘ Ubaldo '
della Bibliotheca Sanctorum (t. 12, 1969, col. 732-35), la cronologia stabilita LA VITA DI SANT'UBALDO VESCOVO DI GUBBIO 113

a proposito del vescovo di Gubbio è spesso imprecisa. R. REPOSATI (op. cit.,
p. 20-21) propone come data di nascita il 1079, ma si tratta piuttosto di una
ipotesi che di un fatto provato.

9$) P. CENCI (La vita..., p. 85-86) ha dimostrato in base a documenti
contemporanei che su questo punto Giordano é fedele alla realtà storica.

?) Se le parole puerulus e infantulus sono qui impiegate correttamente,
lapprendimento, a Fano della grammatica precede gli anni dedicati apud
ecclesiam S. Secundi allo studio delle lettere sacre e profane. Tale trasferi-
mento, "negato a torto dalla maggior parte degli storici, puó benissimo spie-
garsi con un motivo di famiglia quale la morte del padre.

*) Lc. 9, 62.

)-Gfr. Gn. 3:

19) Cfr. I: Cor: 3, 16. e 6, 19.

1) Cfr. Dn. 1, 12-13.

1?) Secondo Tebaldo, il giovane Ubaldo sarebbe stato allora notato dal
vescovo di Gubbio: Iohannes Laudensis (+ circa 1105). Questa indicazione
é stata inserita da Stefano in seno al racconto di Giordano.

13) Le donazioni di Ubaldo in favore dei canonici della cattedrale che
ci sono state tramandate, sono decisamente posteriori e contemporanee al
vescovato (P. CENCI, Codice ..., p. 264, 273, 297).

4) Tebaldo (seguito da Stefano) menziona in questa occasione, come
principale consigliere del santo, Pietro da Rimini, priore di Fonte Avellana.

15) Santa Maria in Portu (cfr. P. F. KEHR, Regesta Pont. Rom. : Italia
pontificia, t. 5, Berlino 1911, p. 94-100). Tebaldo situa il viaggio a Ravenna
prima dell'incendio di Gubbio : la sua cronologia é stata adottata dal Cenci
che propone di collocare questi due avvenimenti rispettivamente nel 1119 e
nel 1125-27 (La vita..., p. 95 e 109-110). Abbiamo rintracciato troppo
tardi per utilizzario l'interessante studio del EccrEn, La vita comune del
clero a Gubbio nei secoli XI e XII e la personalità di Sant' Ubaldo, Atti
del III convegno di Studi Umbri (Gubbio 1945)), Perugia 1966, p. 387-396.

1e): Gfy;-Gn. 9:

17) Cfr. Es. 34, 1-4; Dt. 10, 1-3.

18) Fil. 2, 21.

1) Questo vescovo di Perugia è generalmente identificato con Janua-
rius che sarebbe morto nel 1126.

20) Cfr. Gv. 6, 15. Secondo Tebaldo, l'eremo in cui si rifugiava Ubaldo
portava il nome di Inter ambas partes (P. F. KEHR, t.c., p. 120).

3) Stephanus viveva ancora nel giugno 1127 (P. CENCI, Codice ..., p.
240). Ubaldus é attestato come priore della cattedrale tra il dicembre 1118
e il marzo 1128 ; il suo successore (cfr. n. 4) appare per la prima volta nel
novembre 1129 (ibid., p. 228, 243 e 247). Honorius II mori nel 1130. Dopo
la parola episcopatu, il manoscritto di Bologna presenta una leggera lacuna
(cfr. apparato critico).
114 FRANCOIS DOLBEAU

22) Alessandro III divenne papa nel 1159, cioè nell'anno precedente la
morte di S. Ubaldo.

sym Rm. 12:17; I 15. 5, 155; I PULS? 8t i

*) Uno degli atti pubblicati dal Cenci (Codice ..., p. 248) attesta la
donazione a Ubaldo di una vigna situata presso le mura. Ubaldo tuttavia
vi figura non come vescovo, ma come priore. La data maggio 1130 proposta
dall'editore è evidentemente errata (cfr. n. 21).

35) Le città congiurate contro Gubbio sono nominate nelle Notizie sulle
gesta di S. Ubaldo ... estratte dalla storia di Francesco Picotti (Gubbio 1848).
O. LucARELLI (Memorie e guida storica di Gubbio, Città di Castello 1888, p.
50-51) situa senza alcun motivo questa battaglia verso il 1154.

34) Sal. 67, 31.

8) Gdl. 2, 11.

25) Sal. 54, 5-6.

19) Cfr. TI: Re:18,59:

39) Spoleto fu incendiata da Federico Barbarossa nel 1155 (A. SANSI,
Storia del comune di Spoleto . .., t. 1, Foligno 1879, p. 11-13).

?i) In questo passo, il testo latino di Stefano da Cremona — citato dal
Cenci che lo riprende dal Reposati — è abbastanza fedele all'originale : Foras
urbem egressus ab imperatore benignissime excipitur. L'adattamento italiano
invece aggiunge un particolare ripreso dalla vita secunda: « Andando dal
imperatore hebbe gratia nel cospetto della sua maestà » (cfr. BHL 8357:
Dedit Deus gratiam B. Ubaldo in conspectu serenissimi imperatoris).

®) Il monastero di Fonte Avellana faceva parte della diocesi di Gubbio.

33) Gvi11;3.

:0^Gp. 11, 34.

85) Sulla localizzazione di questa chiesa cfr. REPOSATI, op. cit., p. 138-42.

39): MIT. 15, 25.

37 Secondo Tebaldo, questo miracolo sarebbe avvenuto sulla via che
portava ad plebem S. Crescentini (cfr. n. 74).

38), Cfr... 15..0,:0-7. e Sal. 17, 9.

9) Cfr. Gn. 49, 28.

*?)) Un magister Bambo è testimone di vari atti registrati a Gubbio tra
il 1154 e il 1165 (P. CENCI, Codice . . ., p. 323, 340, 355). Suo figlio, chiamato
(in onore dell’imperatore ?) Federicus, è menzionato nel 1181 e nel 1197
(ibid., p. 481 e 502). Il titolo di consul et rector comunis et civitatis i é
attestato in un documento del 1181 (ibid., p. 502).

4)^Gv.- 13, 1.

9): Ap/1,:7;

157 Mt.^87 12 ecc.

*) Mt. 13, 42-43.

45) Il 16 maggio 1160.

‘*) Oggi Badia di Sitria (com. Scheggia e Pascelupo, prov. Perugia). LA VITA DI SANT'UBALDO VESCOVO DI GUBBIO 115

*) Probabilmente Torre Certalta presso Camporeggiano : cfr. P. SEL-
LA, Rationes decimarum Italiae . . ., Umbria, Vaticano 1952, sub verb. Certaldo
/ Sertalto (= Studi e Testi 161-62). L'identificazione proposta dal Papebroch
(Act. SS. Mai, 3, 3* ed. 635 adn. h) ha poche probabilità di essere esatta,
poiché i miracolati dei primi giorni provenivano necessariamente dalle im-
mediate vicinanze di Gubbio.

4) Località non identificata.

**) Questo nome è abbastanza frequente. Nella diocesi di Gubbio esiste
un S. Paterniano nei pressi di Umbertide.

5°) Località non identificata. Castrum rotundum è forse l'attuale Ro-
tondo (com. Sassoferrato, prov. Ancona).

5) Il vescovo di Cagli è Raynerius (cfr. n. 2) ; i suoi confratelli sono stati
identificati con verosimiglianza dal REPOSATI (op. cit., p. 210-11).

53). Cfr. Lc; 10, 40.

8) Tb. 13,522:

5) S. Maria di Colonnata (com. Gubbio, prov. Perugia).

**) Fossombrone (prov. Pesaro).

** Si puó esitare fra varie località chiamate S. Marino. La piü vicina
a Gubbio si trova presso Urbino nella provincia di Pesaro. Il seguente passo
della Vita Leonis et Marini (BHL 4833) : In Titano monte qui vocatur Pena
S. Marini..., farebbe tuttavia propendere per l'attuale Repubblica di S.
Marino.

5?) Sassoferrato (prov. Ancona).

5*) Sorbolongo (com. Sant'Ippolito, prov. Pesaro).

5) Questo aggettivo sembra corrotto (cfr. apparato critico).

**") Forse Castagna (com. Sassoferrato, prov. Ancona).

*) Probabilmente Preggio (com. Umbertide, prov. Perugia).

*») Una delle montagne che dominano Gubbio si chiama Monte d'An-
sciano.

©) Località non identificata.

*) Questo Tebaldus designatus antistes è l'autore della seconda biogra-
fia dedicata a S. Ubaldo. Appare in un documento del novembre 1161 (P.
CENcI, Codice..., p. 340). Nel novembre 1163 era sostituito da Bonactus
ecclesie Eugubine electus (ibid., p. 344-45). Poiché in questo periodo ci furono
in Umbria numerosi rovesciamenti di potere, Bonactus e Gualfredus (citato
come vescovo nel giugno 1167) potrebbero essere degli usurpatori. Un certo
Dominus Tebaldus de Eugubio appare comunque in una iscrizione di Fonte
Avellana datata al 1171 (cfr. G. VITALETTI, in La Bibliofilia 20, 1918-1919,
p. 306).

**) Probabilmente Villa di Postignano (com. Nocera Umbra, prov. Pe-
rugia).

6) Leggi Sigillo (prov. Perugia).

*') Fabriano (prov. Ancona).
116 FRANGCOIS DOLBEAU

*$) Località non identificata. Rainerius Bucuniane plebis archipresb. et
canonicus é citato nel necrologio di Città di Castello. L'originale di questo
documento è conservato sul luogo (P. CENCI, La vita..., p. 78, n. 3); ne
abbiamo consultato una copia conservata alla Biblioteca Vaticana (Vat. lat.
9027, f. 392v-400).

$°) Nome abbastanza frequente. Esiste un Fossato presso Cantiano
(prov. Pesaro), un altro presso Sigillo (prov. Perugia).

'?)) Cortona (prov. Arezzo)?

71) Forse Loreto (com. Gubbio, prov. Perugia).

?) Non si può escludere a priori il Montepulciano in provincia di Sie-
na, dato che i miracolati del $ 26 sono anch'essi senesi. La variante Monte-
lanciani data da Tebaldo rende tuttavia questa ipotesi poco verosimile. Un
Mons Lulianus è attestato più volte negli atti pubblicati da P. CENCI (Co-
dice ..., p. 345 ecc.), e una collina situata a sud-ovest di Gubbio porta il
nome di « Monteluiano ».

73) Questa chiesa si trova nelle immediate vicinanze di Gubbio.

"* San Crescentino (com. Cantiano, prov. Pesaro).

7) Questo nome sembra corrotto : cfr. forse P. SELLA, op. cit., sub verb.
Clagnano.

7) Il manoscritto di Bologna presenta qui una lacuna. Tra le località
citate nell'apparato critico, abbiamo identificato Montelovesco (presso Cam-
poreggiano) e Monticelli (presso S. Maria di Colonnata) che appartengono
entrambe alla diocesi di Gubbio.

*?): Es. 16, 10.

78) Mt. 8, 206:

7) Località non identificata.

$9) Lc. 24, 36.

81) Alla fine della vita Ubaldi, il copista di B ha trascritto questa pre-
ghiera : Deus qui piorum lamentationes in gaudium convertis, fideli et pruden-
ti servo multa bona polliceris, concede ut per intercessionem beati Ubaldi con-
fessoris tui atque pontificis summa celi habitacula penetremus, et cum sanctis
angelis tuis sine intermissione gaudeamus per Dominum...
M —

La pace di Bologna tra Perugia e
Urbano V (23 novembre 1370)

Nell'Archivio di Stato di Perugia si conserva la pergamena, mai
fino ad ora pubblicata, che costituisce il trattato di pace concluso
a Bologna tra la città di Perugia e il papa Urbano V, rappresentato
dal suo legato e cioé il cardinale Anglico Grimoard, fratello dello
stesso papa, vescovo di Albano, e sottoscritto dagli ambasciatori pe-
rugini il sabato 23 novembre 1370 ». Il presente lavoro se ne pro-
pone la pubblicazione ed una breve illustrazione.

Il trattato di pace costituisce in qualche modo la sintesi di tut-
ta una vicenda storica e l'inizio di quello che sarà un nuovo corso
per la città di Perugia : in esso infatti la città riconosce plenum, in-
legrum el totale dominium civitatis, comitatus et comunis, universitatis
el populi et singularum personarum Perusii ad Sactam Romanam Ec-
clesiam el dominum nostrum summum pontificem... pleno iure..
fuisse el esse. Finisce cosi quella che era stata l'ambiziosa Bode nizn
del comune di Perugia, tenacemente perseguita per tutto il corso
del '300, di creare uno stato indipendente vero e proprio, approfit-
tando delle circostanze che si erano presentate da quando il papa
aveva abbandonato l'Italia; un'indipendenza che gli avrebbe ga-
rantito di partecipare a tutte le vicende che il futuro avrebbe ri-
servato da una posizione di totale autonomia, non diversamente
da quanto anche Firenze ed altre città facevano.

Perugia aveva già trovato pochi anni prima in Bartolo da Sas-
soferrato ? il teorizzatore e, in qualche modo, il legittimatore di
questa sua aspirazione.

Pur essendo abbastanza note le vicende di questo periodo, il
trattato di pace in sé stesso non sembra aver attirato l'attenzione
degli storici. Soltanto il Balan ?, alla fine del secolo scorso, pubbli-
cava, sia pure con qualche inesattezza di trascrizione, uno studio cen-
118 FRANCO MEZZANOTTE

trato sulla guerra tra Perugia e il papa Urbano V, ma utilizzava
soltanto una parte del nostro documento, insieme ad altri, che peró
sono solo di provenienza romana, poiché la sua ricerca si fermava ai
preliminari della pace e cioé all'accettazione dei capitoli di essa, du-
rante la seduta del consiglio generale, del 24 settembre 1370, convo-
cato, in via del tutto eccezionale, dal podestà Venanzo di San Gimi-
gnano, perché la carica di capitano del popolo, cui spettava la con-
vacazione di tale assemblea, era in quel periodo vacante,.

La ripresa degli studi sulle terre della Chiesa, a partire dall'Er-
mini 9, si è sempre fermata all'età albornoziana e all’azione di recu-
pero perseguita dal grande cardinale spagnolo. Come pure la piü re-
cente storiografia cittadina, dal Segoloni 5 alla Pecugi Fop 9, non
ha particolarmente utilizzato questo documento che pur costituisce
l'estremo capitolo della storia del periodo di maggior splendore e
grandezza di Perugia. Anche per gli storici dei Visconti e di Firenze
questa pace é assolutamente marginale e non ne parlano. I biografi
di Urbano V liquidano poi l'intera vicenda con poche battute ?.

Le uniche notizie che abbiamo, stante la grave lacuna che esiste
nella serie documentaria del Comune, ce le danno le rapide annota-
zioni annalistiche del cosiddetto « Diario del Graziani » 9, anch'esse
lacunose per questi anni e integrate dagli editori con le notizie
fornite dall'anonimo autore del « Supplemento terzo», e il raccon-
to che di questo periodo fa il Pellini 9. Sono le sole che si possono
contrapporre a quelle del Balan per avere un quadro un pó piü
chiaro della situazione.

Il fatto che Perugia sia riuscita, sia pure per un breve periodo,
a sfuggire all'azione di recupero dell'Albornoz, e addirittura a met-
terla a repentaglio, è dovuto anche, e soprattutto, al verificarsi di
una singolare coincidenza di intenti tra Perugia e Firenze, da una
parte, e i Visconti, dall'altra; ma quando gli interessi tra queste due
grandi potenze divennero contrastanti la sorte della nostra città fu
definitivamente segnata.

Cominciarono allora a susseguirsi sempre piü pressanti amba-
scerie fiorentine, che facevano previsioni sempre piü pessimistiche, ma
garantivano la mediazione di Firenze per le trattative. A queste
ambascerie l'oro di Barnabó Visconti, troppo spesso promesso e
iroppo poco mandato, non poteva contrapporsi e cosi Perugia fini,
anzi fu costretta, col cedere. La costruzione che era riuscita ad edi-
ficare, al prezzo di molti sacrifici e con una sagace azione politica,
si frantumó in breve volgere di tempo ed ogni sua speranza di espan- LA PACE DI BOLOGNA TRA PERUGIA E URBANO V 119

sione e affermazione su gran parte dell'Umbria fu bloccata per sem-
pre.

Il nostro documento, dopo la invocazione e la data topica e cro-
nica, inizia con la presentazione e la produzione delle credenziali del
cardinale Anglico Grimoard, che sono contenute in una lettera del
papa spedita da Avignone il 15 ottobre 1370 con la quale l'Anglico
è autorizzato a trattare con gli ambasciatori del Comune perugino
e a sospendere, per il periodo che riterrà opportuno, la scomunica e
l'interdetto che gravano sulla città.

Segue poi l'elencazione delle accuse che a Perugia sono mosse
e l'elenco dei capitoli della pace, la confessione e il riconoscimento
delle proprie colpe da parte degli ambasciatori perugini, la presen-
tazione del loro documento di procura, l'elenco di quanti sono am-
messi alla pace e il minuzioso dispositivo di esecuzione del trattato
dopo che i Perugini avranno accettato e giurato il rispetto di esso.

La pergamena di Perugia é redatta dal notaio Nicola Bernar-
delli di Monticulo (oggi Treia) ed è sottoscritta da altri cinque no-
tai, tra i quali risulta presente il perugino Massarello di Pellolo.

La lettera con la quale Urbano V autorizza il cardinale Anglico
a trattare con Perugia é importante perché ci mostra chiaramente
quale sia stata la politica seguita dal papa in tutta questa vicenda.
Quando infatti nel marzo dello stesso anno Barnabó Visconti aveva
avanzato proposte di pace, costrettovi anche dal fatto che il mese
precedente era stato privato per l'ennesima volta del vicariato im-
periale dall'imperatore Carlo rv :9?, le sue proposte, riassunte in quat-
tro capitoli, prevedevano anche, al quarto capitolo, una regolazione
della questione di Perugia ; ma il papa, che aveva anche allora dele-
gato l'Anglico a discutere della proposta, gli aveva espressamente
vietato ogni autorizzazione a trattare e discutere qualsiasi punto si
riferisse a Perugia.

E evidente l'intenzione di Urbano V e il suo interesse a dividere
nettamente i due problemi, in quanto, negando al Visconti ogni au-
torità per trattare della sorte di Perugia, raggiungeva il duplice sco-
po di sottrarre ai Perugini un potente protettore e di riaffermare
il fatto che quella con la città era una questione esclusivamente in-
terna della Chiesa e contemporaneamente eliminava ogni appiglio
al quale i Perugini avessero potuto aggrapparsi nel tentativo di af-
fermare una qualsiasi loro forma di indipendenza.

Ma a questo tempo Perugia non aveva ancora alcuna intenzione
di parlare di pace. Era anzi stata particolare preoccupazione del Co-
120 i FRANCO MEZZANOTTE

mune quella di cercare e assoldare nuove truppe mercenarie, poiché
non poteva più avere a disposizione le bande dell’Acuto, che erano
risalite nel nord dell'Italia direttamente al soldo del Visconti, ed era
riuscito ad ingaggiare quelle di Flask di Reisach e di Giovanni di
Riethem, sottraendole addirittura agli ordini del cardinale Anglico.

Era per lo meno dal novembre del 1369 che i Perugini brigavano
per avere questi due capitani alle loro dipendenze ed erano già riu-
sciti ad ottenere che essi non facessero scorrerie nei territori sotto-
messi alla città, mentre erano ancora truppe nemiche. I capitali per
assoldarli erano venuti da Barnabò Visconti, il quale, mantenendo e
alimentando questo fronte meridionale, riusciva così ad alleggerire
la pressione che contro di lui veniva esercitata e se ne serviva (o
almeno ci provava) come di una ulteriore carta di scambio da uti-
lizzare al momento delle trattative.

Tuttavia non soltanto i Visconti aiutavano Perugia, c'erano an-
che altri che non le negavano simpatie come ad esempio Siena 1),
assai tiepida nei confronti delle pressanti richieste che Urbano V fa-
ceva affinché non si intrattenessero commerci con la città ribelle,
e non le si concedessero né vettovaglie, né aiuti di altro genere. Que-
sto atteggiamento dei Senesi aveva profondamente irritato il papa
che il 14 febbraio 1370 aveva scritto una lettera vibrante e piena di
rimproveri al vescovo Azzolino, perché non si era ancora deciso a far
leggere nelle chiese i: processi celebrati e le scomuniche pronunciate
ormai da molto tempo contro Perugia.

La decisione del papa di spezzare una volta per tutte la ribellio-
ne e la resistenza di Perugia era talmente forte che, il 18 febbraio
successivo, egli scrive una lettera all'Anglico invitandolo a predica-
re la crociata contro Perugia e contro le truppe mercenarie che im-
perversavano per l'Italia !, largheggiando in indulgenze per quanti
avessero voluto prendere la croce, fino a concedere a quanti avesse-
ro militato a proprie spese, o a spese d'altri che non fosse il cardina-
le legato, le stesse indulgenze che venivano concesse a chi passava
in Terra Santa.

Il fatto poi che anche i due capitani tedeschi fossero passati
al nemico, come già lo erano gli inglesi dell'Acuto, ormai da tempo
al soldo del Visconti, spinse il papa a promuovere una lega, che ven-
ne conclusa il 2 aprile 1370 *), alla quale aderirono Firenze, Nic-
coló II d'Este marchese di Ferrara, Bologna, Francesco I da Car-
rara di Padova, i Gonzaga di Mantova e Reggio, Pisa, Lucca e i si-
gnori di Fogliano. Scopo dichiarato della lega, alla quale Siena LA PACE DI BOLOGNA TRA PERUGIA E URBANO V 121

non aderi subito, era la cacciata dall'Italia di tutte le truppe stra-
niere e mercenarie.

E evidente l'intenzione del papa di colpire cosi tanto il Visconti
quanto Perugia, che erano in quel momento i maggiori datori di
lavoro per quelle truppe, ma molto sottile si rivela la scelta di questa
finalità ideale perché cosi Urbano V riusciva a legare a sé gran par-
te dei Comuni e dei Signori dell'Italia settentrionale, i quali si sen-
tivano gravemente minacciati dall'espansionismo visconteo, e si crea-
va anche degli alleati contro Perugia in nome non del diritto che la
Chiesa vantava su di essa per antiche concessioni — cosa che avrebbe
potuto preoccupare non poco i suoi alleati poiché si sarebbe posta
nelle mani del: papa un'arma che avrebbe potuto rivelarsi a doppio
taglio — ma in nome di una moralizzazione della vita politica italiana
di cui il pontefice si faceva promotore e paladino.

Una settimana dopo, e cioè il 7 aprile !9, il vescovo di Mantova
Guido per ordine del papa faceva ulteriormente ripetere le sentenze
di scomunica e di interdetto contro Perugia e i suoi alleati facendo
leggere il documento relativo al domenicano frate Gerardo nella chie-
sa di S. Egidio. A partire dal giorno seguente, veniva celebrato,
davanti allo stesso vescovo e alle autorità della città, un nuovo pro-
cesso contro i Perugini che erano, naturalmente, contumaci 35).

L'adesione dei Comuni e dei Signori delle città del nord alla Le-
ga appare assai logica e non pone problemi, viste le difficoltà che
crea loro il Visconti, mentre quella di Firenze è più ambigua : essa
infatti non cessa d’inviare a Perugia ambasciatori per esortare la
città a trovare una via di accordo col pontefice, promettendo sempre
di interporre i suoi buoni uffici di mediazione ; chiaramente i Fio-
rentini non hanno un grande interesse a che Perugia venga total-
mente schiacciata, preferendo avere uno stato cuscinetto tra i loro
domini e le terre della Chiesa, ma ad un certo momento devono di-
fendersi anche loro dall’azione di conquista di Barnabò Visconti che
tenta di impadronirsi di Lucca e Pisa. Tutta la situazione militare
si fa a tal punto critica per le forze della Lega che le truppe di Ur-
bano V, destinate alla guerra contro Perugia, vengono ritirate e spe-
dite urgentemente in Toscana dove era entrato l’Acuto che si diri-
geva minacciosamente verso sud.

Per cercare in qualche modo di disarmare i Perugini il papa scris-
se il 22 maggio !9 ai vescovi di Costanza e di Augusta perché dessero
pubblica e ripetuta lettura delle scomuniche pronunciate contro
Flask di Reisach e Giovanni di Riethem e dell’interdetto lanciato
122 FRANCO MEZZANOTTE

contro i loro possessi : si tratta di un altro mezzo di pressione contro
la città e contro i due capitani che perseveravano nel loro servizio al
soldo di essa. Ma la situazione militare era talmente fluida che in-
duceva la città a nutrire ancora fondate speranze sul buon esito della
guerra, anche se si cominciava ad averne abbastanza di tutte le dif-
ficoltà e aumentavano le tensioni, probabilmente provocate anche
ad arte dai pochi nobili restati, che avevano gran parte dei loro pa-
renti e consorti banditi o fuorusciti.

L'assedio che le truppe dell'Acuto avevano posto a Reggio fa-
ceva credere che, una volta presa la città, esse sarebbero giunte in
soccorso di Perugia, ma il 20 agosto l'assedio fu rotto e le truppe vi-
scontee volte in fuga : caddero cosi le speranze perugine e si comin-
ció a pensare seriamente alla pace.

Giusero in città gli ambasciatori di Firenze che invitavano alla
moderazione e ad allacciare serie trattative di pace col papa. Subito
dopo giunsero anche gli ambasciatori del Visconti che promettevano
nuovi, forti finanziamenti ed, ancora una volta, i Perugini scelsero il
partito della guerra, ma ben presto, e per bocca dello stesso Barna-
bó, tale speranza andó delusa e a questo punto non restó che dare
inizio ai contatti preliminari per arrivare alla paceil 23 novembre 1370.

I procuratori e negotiorum gestores che erano stati eletti per re-
carsi a Bologna erano Conte domini Sacchi legum doctor, Baldo ma-
gistri Francisci utriusque iuris professor, Pietro Vencioli iurisperitus,
Angelino Ceccoli de Synibaldis i quali, a nome della città, si ricono-
scono sudditi « da sempre e per sempre » della Chiesa, colpevoli di
ribellione e di tutti i mali che ne erano derivati per sé e per i loro
alleati come pure al papa e a tutti i suoi alleati, si dichiarano pronti
a chiedere perdono e a fare la debita penitinza, ascoltano la lettura
dei capitoli della pace stabiliti dal cardinale Anglico, già noti, e ne
fanno formale accettazione.

Questi capitoli, prevedono che si riconosca innanzi tutto la cit-
tà, il popolo e il territorio di Perugia appartenenti alla Chiesa, sud-
diti e vassalli del pontefice.

Si dichiarino i Perugini colpevoli di tutto quanto è avvenuto
a partire dall'agosto del 1368 e, da questa data, si impegnino a ri-
fondere tutti i danni causati alla Chiesa e ai suoi alleati.

Riconoscano la sovranità della Chiesa su tutte le terre occupate
e sottoposte alla propria giurisdizione, in particolare su i castelli di
Fossato (di Vico), Casacastalda, Fracta filiorum Uberti *» (Umber-
tide), Poggio S. Ercolano.
LA PACE DI BOLOGNA TRA, PERUGIA E URBANO V 123

Non richiedano alcun vicariato ma si accontentino di quelli che
eventualmente i pontefici vorranno loro concedere. Avranno soltan-
to il vicariato sulla città di Perugia e il suo territorio, che sarà eser-
citato dai Priori, dietro il pagamento di una somma annua di 3.000
fiorini, da effettuare il giorno della festa dei santi Pietro e Paolo.
Nel caso poi che questa somma non sia pagata per un anno dovran-
no pagare una multa aggiuntiva di 1.000 marche d'argento, se non
sarà stata pagata per due anni, oltre alla multa già detta, ci sarà
la scomunica dei priori e se il mancato pagamento si dovesse pro-
trarre per tre anni allora i priori perderanno il vicariato. Inoltre, e
questo è il fatto più grave, il diritto ad esercitare il vicariato, cioè
l’ultima clausola di questo capitolo, avrà vigore soltanto fino a che
Urbano V resterà in vita, dopo di che i suoi successori saranno liberi
di comportarsi in proposito come meglio vorranno e riterranno op-
portuno. i

I Perugini assumano l’obbligo di difendere la Chiesa contro
tutti i suoi nemici e per tutti i territori di giurisdizione della stessa,
si impegnino a non occuparne le terre, e a non aiutare in alcun mo-
do gli occupanti di esse e a non partecipare né promuovere leghe se
non col consenso del papa.

Siano riammessi in città tutti i fuorusciti e i banditi, contro i
quali non si potrà più agire in base alle sentenze di bando e costoro,
o i loro eredi, dovranno rientrare in possesso di tutti i loro beni, già
oggetto di requisizioni ed espropri. Il cardinale Anglico e i priori di
Firenze saranno giudici e arbitri per tutte le eventuali controversie
che dovessero sorgere al momento del rientro in possesso dei predetti
beni. Tre dei quattro ambasciatori fiorentini presenti a Bologna al-
la firma della pace, e cioè Giovanni dei Ricci legum doctor, Pietro di
Filippo degli Albizzi e Filippo Iammori dei Baroncelli, o due di que-
sti, saranno arbitri e giudici per tutte le questioni inerenti l’obbligo
della restituizione dei beni agli eredi di Agapituccio di Ceccolo e di
Andrea di Nucolo, decapitati nel 1368.

Cannara, che i Perugini avevano occupata, deve essere restitui-
ta entro trenta giorni alla Chiesa, e Foiano deve essere restituita ai
Boscoli, i quali, a loro volta, avrebbero dovuto provvedere a ricon-
ciliarsi con il comune di Arezzo.

Il comune di Perugia doveva fare proprie e mantenere le pro-
messe fatte dal cardinale Anglico a Ranuccio di Simone di Perugia, a
Guido, Pietro e i loro fratelli di Agliano, conti di Marsciano, a Gil-
berto di Serra, a Ludovico, Ugolino, Borgaruccio e i loro fratelli di
124 FRANCO MEZZANOTTE

Castiglione Ugolino, a Uguccione marchese di Civitella, e a Fran-
cesco domini Munaldi di Gubbio.

Per quanto riguardava il comune di Lucignano i Perugini avreb-
bero dovuto astenersi da qualunque intromissione nei suoi affari, sia
di politica interna che estera.

Si doveva provvedere alla restituzione agli ecclesiastici di tutte
le libertà e i beni, annullando tutti gli statuti e le singole rubriche
che parlavano contro di essi, inoltre le autorità dovevano provvede-
re a far cancellare tutte le scritte e i disegni in qualunque modo in-
giuriosi contro i fuorusciti e i banditi, fatti sulle pareti delle loro case
o dovunque si trovassero nella città. Nel contesto del documento
questa imposizione puó sembrare una nota di colore, ma l'esperienza
storica ci ha insegnato che si tratta di una conseguenza normale e
necessaria dopo ogni cambiamento di regime o gestione politica.

Filippo di Monte Vibiano, abate di San Pietro, doveva essere
reintegrato nel possesso del suo monastero e gli si doveva restituire
anche il fortilizio di S. Apollinare; cosi al cardinale di Nimes, Gio-
vanni di Guascogna !9, si dovevano restituire i proventi e i redditi
dei suoi beni che si trovavano a Marsciano quando di essa si erano
impossessati i Perugini, che li avevano requisiti.

I tre ambasciatori fiorentini, già citati, sarebbero poi stati giu-
dici e arbitri anche a proposito della questione sorta tra Francesco
Bectoli legum doctor e suo fratello Giovanni, che reclamavano dal
comune di Perugia la somma di 600 fiorini. I magistrati del Comune
che si sarebbero avvicendati nelle cariche dovevano prestare giura-
mento, il giorno in cui prendevano possesso delle loro funzioni, come
avevano fatto gli ambasciatori nelle mani del cardinale Anglico.

Si doveva restituire il castello di Montemigiano, nella diocesi di
Città di Castello, anche questo entro trenta giorni.

A questo punto c'é la richiesta di perdono fatta dagli ambascia-
tori perugini e il loro giuramento di rispettare e accettare i capitoli
della pace, che viene accettato dal cardinale Anglico il quale, an-
che dietro le preghiere e l'intercessione degli ambasciatori fiorentini,
che sono i già citati Giovanni dei Ricci legum doctor, Donato de Bar-
badoris, Pietro di Filippo degli Albizzi e Filippo Iammori dei Baron-
celli, sospende la scomunica e l'interdetto, che gravano sulla città e
sui suoi abitanti, per un periodo di trenta giorni entro il quale il
trattato deve essere ratificato. |

Seguono quindi la richesta di includere nel trattato di pace an-
che tutti gli alleati di Perugia, la richiesta di liberazione dei pri-
LA PACE DI BOLOGNA TRA PERUGAE E URBANO V 125

gionieri e l'impegno a far ratificare il trattato entro trenta giorni.

La sottoscrizione del trattato doveva essere effettuata dai prio-
ri e dai camerari delle arti e doveva avvenire durante una delle adu-
nanze generali del comune di Perugia, appositanente convocata dal
podestà, poiché era sempre vacante la carica di capitano del popolo,
da tenersi in un luogo capace di contenere il maggior numero degli
aventi diritto, perché esso doveva essere sottoscritto da duecento
cittadini fra coloro che partecipavano di diritto alle sedute e da cento
di coloro che, ordinariamente, non vi erano ammessi, tutti espressa-
mente e personalmente nominati dai commissari del cardinale An-
glico. Inoltre dovevano sottoscriverlo notai, cavalieri, nobili, dottori in
numero quanto piü grande possibile cosi che tutti si sentissero per-
sonalmente legati ai giuramenti di fedeltà e che su ciascuno cades-
sero, personalmente e automaticamente, le sanzioni previste in caso
di mancata osservanza del trattato. Si prevedeva poi che i fuoru-
sciti e i banditi non rientrassero in città tutti insieme e contempora-
neamente, ma in gruppi separati e scaglionati nel tempo, con pru-
dente scelta, per evitare quelle tensioni che avrebbero potuto porta-
re a nuovi conflitti tra i cittadini e a sconvolgimenti con conseguen-
ze non facilmente prevedibili.

Tra i partecipanti alla pace e fra gli alleati della Chiesa ci sono,
oltre alla regina Giovanna e ai partecipanti alla Lega, Francesco
Casali di Cortona, Mafio di Pietramala, un gruppo di Gabrielli, Ugo-
lino e Francesco di Corbara, i Monaldeschi di Orvieto, i Chiaravalle
di Todi, i signori di Collemezzo, i conti di Marsciano, i marchesi di
Civitella, Gilberto di Serra (Pertucci) e i nobili di Castiglione Ugo-
lino, Ranuccio di Simone dei Ranieri, Cinolo di Nicola e i banditi di
Perugia, la gran maggioranza dei quali sono nobili.

Tra i fautori di Perugia troviamo invece Lamberto di Pietra-
mala, alcuni banditi da Terni, da Castiglione Aretino (oggi Fioren-
tino), da Città di Castello, Bevagna, Citerna, Orvieto, oltre alle città
di Chiusi e di Città della Pieve. Data la lacuna documentaria non
è dato conoscere le modalità della ratifica da parte di Perugia,
ma è da ritenere che la città si sia affrettata ad eseguire sempli-
cemente la procedura prevista.

Il 19 dicembre successivo moriva ad Avignone il papa Urbano V,
così veniva a cadere anche l'unico capitolo favorevole alla città e
cioé quello relativo al vicariato, sia pure dietro il pagamento di un
forte censo. E il papa che successe ad Urbano, Gregorio xi, sebbene
anziano studente dello Studium Perusinum, o forse proprio per que-

9
126 FRANCO MEZZANOTTE

sto, non volle concedere il vicariato ai priori, ponendo cosi le basi
per quella che sarebbe stata la successiva nuova rivolta di Perugia 1°).

FRANCO MEZZANOTTE

NOTE

1) Archivio di Stato Perugia, Archivio storico del comune di Perugia,
Diplomatico. Pergamena n. 159% di mm. 3730 x 605. Si tratta della per-
gamena più grande conservata nell’Archivio di Perugia formata da quattro
pelli incollate insieme che recano il segno del tabellionato del notaio esten-
sore nei punti di attaccatura ; è in buono stato di conservazione.

*) D. SEGOLONI, Bartolo da Sassoferrato e la Civitas Perusina, in Bar-
tolo da Sassoferrato. Studi e documenti per il VI centenario, Milano 1962, pp.
5065. e ss.

3) P. BALAN, La ribellione di Perugia nel 1368 e la sua sottomissione nel
1370 secondo i documenti degli archivi della Santa Sede, in « Studi e Documen-
ti di Storia del Diritto » Roma 1880.

*) G. ERMINI, I Parlamenti dello Stato della Chiesa dalle origini al pe-
riodo albornoziano, in « Rivista di Storia del Diritto Italiano » 111 (1930) ;
I Rettori provinciali dello Stato della Chiesa, da Innocenzo III all’ Albornoz,
in « Rivista di Storia del Diritto Italiano », rv (1931) ; si vedano anche i la-
vori comparsi in Storia e arte in Umbria nell’età comunale. Atti del vi conve-
gno di studi umbri, Gubbio 26-30 maggio 1968, Perugia 1971, voll. 2 e in
particolare D. WarEv, L'Umbria e lo Stato papale nei secoli XII-XIV, vol.
2°, pp. 271-288 e E. Dupré THESEIDER, I! cardinale Albornoz in Umbria,
ivi pp. 609-640.

5) SEGOLONI, cit., pp. 565 e ss.

*) PecuGI Fo», Il comune di Perugia e la Chiesa durante il periodo
avignonese con particolare riferimento all’ Albornoz, in « Bollettino della Depu-
tazione di storia patria per l'Umbria », Lv (1968), Fasc. 2°, pp. 5-102 e LVI
(1969), Fasc. 1?, pp. 67-150.

'?) S. BaLuzius, Vitae paparum Avenionensium, hoc est historia ponti-
ficum Romanorum qui in Gallia sederunt ab anno Christi MCCCV usque ad
annum MCCCXCIV, nuovelle édition par G. Morrar, Paris. 1916, voll. IV.

*) Cronache e storie inedite della città di Perugia, a cura di F. BONAINI,
A. FABRETTI, F. L. PoLIDORI, in « Archivio Storico Italiano », xvi (1850),
pp. 208 e ss. com'é noto, il cosidetto « Diario del Graziani » ha una la-
LA PACE DI BOLOGNA TRA PERUAIA E URBANO V 127

cuna dal 1368 al 1388 che gli editori integrano, per il periodo che ci
interessa, con il Supplemento terzo. Tuttavia l'estensore de l« Diario »
dà notizia della pace e ne sunteggia confusamente i capitoli che ha peró
visto, come dice, esplicitamente, in un registro del comune di Perugia,
oggi perduto. Si veda anche la nota n. 1 del Fabretti a pag. 210.

*) P. PELLINI, Dell'historia di Perugia, Venezia 1664, parte prima, pp.
1061, 1064, 1066, 1077 e 1080-1084.

10) A. THEINER, Codex diplomaticus dominii temporalis S. Sedis, Roma
1862, vol. II, p. 468.

11) BALAN, cit., p. 11.

1?) THEINER, Cit., vol. II, p. 469.

1) BALAN, cit., p. 14.

1) Archivio Segreto Vaticano, Instrumenta miscellanea, n. 2582.

15) A.S.V., Instrumenta miscellanea, n. 2581.

16) BALAN, cit., p. 17.

17?) Un indice della durezza dei capitoli imposti a Perugia è dato pro-
prio dalla richiesta di riconoscere la giurisdizione della Chiesa anche su Um-
bertide, infatti, mentre la supremazia perugina sugli altri castelli era sempre
stata contestata dai pontefici, Umbertide era ormai entrata a far parte del
contado di Perugia, e senza alcuna contestazione, già dal 1189. Si veda M.
PeTRoccHI, Le « Sommissioni alla città di Perugia nell'età di Federico Bar-
barossa, in Storia e arte in Umbria nel’età comunale. Atti del vi convegno di
Studi Umbri, Gubbio 26-30 maggio 1968, Perugia 1971, pp. 253-269, p. 265.

18) C. EuBEL, Hierarchia Catholica Medii Aevi, Monasterii 1913, ed.
alt., vol. 1, p. 361.

19) E. DuPnRE THESEIDER, La rivolta di Perugia nel 1375 contro l’abate
di Monmaggiore e i suoi precedenti politici, in BDSPU, xxxv (1938), pp.
69-166.
128 FRANCO MEZZANOTTE

In nomine sancte et individue "Trinitatis, Patris et Filii et Spiritus
Sancti amen. Anno a nativitate Domini millesimo trecentesimo septuagesi-
mo, indictione octava, die sabati vicesimatertia mensis novembris, pontifica-
tus sanctissimi in Christo patris et domini domini nostri domini Urbani, di-
gna Dei providentia pape quinti, anno nono. Ad perpetuam et futuram rei
memoriam. noverint universi et singuli quod constituti personaliter coram
reverendissimo in Christo patre et domino domino Anglico, Dei gratia epi-
scopo Albanense, Sancte Romane Ecclesie cardinali terrarum et provintia-
rum eiusdem Romane Ecclesie in Italia, citra regnum Cicilie consistentium,
vicario generali, habente ad infrascripta, omnia et singula, speciale et plena-
riam potestatem a dicto domino nostro papa per litteras apostolicas a nobis,
notariis infrascriptis, visas et lectas, tenoris et continentie infrascripti, vi-
delicet : « Urbanus episcopus, servus servorum Dei, venerabili fratri Anglico
«episcopo Albanensi in terris Romane Ecclesie immediate subiectis in Italia
«consistentibus nostro in temporabilibus vicario generali, salutem et aposto-
«licam benedictionem. Sic decet peccantes arguere ut quos Dei amor et
«virtus a peccato non revocat formido, pene coherceat, sic oportet rebelles
«per superbie precipitium adversus dominum suum infrangentes corripere ut
«earum compescatur temeritas et alii correctores exemplo sit ad audiendum
«similia tardiores, sed ita in delinquentes convenit iustitie ianuam aperire ut
«ipsis a peccatis resipiscentibus et cum corde contrito et humili, ad gre-
«mium clementie redire volentibus finis misericordie non negetur. Sane du-
«dum adversus rebellionis et inobedientie filios comune civitatis Perusine
«eorum gravibus culpis et excessibus exigeri videlicet duximus spiritualiter
«et temporaliter procedendum ac contra ipsos comune et singulares perso-
«nas prefate civitatis, omnesque et singulos alios eorum complices, sequaces
«et fautores eisdemque dantes consilium, auxilium vel favorem certos pro-
«cessus fecimus excomunicationis et anathematis ac interdicti etiam non-
« nullas alias spirituales et temporales penas et sententias continentes prout in
«nostris inde confectis litteris plenius continetur. Cum autem sicut accepi-
«mus comune prefati velint ad obedientiam et devotionem nostram redire
«et in humilitate spiritus et contritione cordis suos errores, excessus et pec-
«cata recognoscere et a nobis pro ipsis veniam et misericordiam postulare,
« parati facere et substinuere omnem eis pro predictis salutarem penitentiam
«iniun gendam, nos de peccatoribus penitentiam agentibus in Domino gauden-
« tes, volentesque cum personis prefatis misericorditer agere guerrarumque ma-
«lis, iniuriis, quantum misericorditer possumus finem imponere ac bono et
«quieti publicis providere plenis officiis capientes fraternitati tue, de qua in
« hiis et aliis gerimus in Domino fiduciam pleniorem, prefatos comune eorum-
«que ambassiatores ac sindicos et nuntios audiendi et cum eisdem nostro et
« Ecclesie prefate nomine, ac etiam nomine nostro solum super premissis et

a
Arre ti n iii rimini Jas f, a
LA PACE DI BOLOGNA TRA PERUGIA E URBANO V 129

«quolibet premissorum tractandi pacem et concordiam confederationem et
«ligam, compositiones, transactiones, promissiones, conventiones et pacta
« quelibet fatiendi, vallandi et roborandi omnibus et singulis modis, tenoribus,
«stipulationibus, penarum adiectionibus, obligationibus iuramentis, renun-
« tiationibus aliisque omnibus et singulis oportunis etiam voluntariis secundum
«quantum tue circumspectioni videbitur expedire prefatosque comune
«ac singulares personas eorum ipsorumque complices, adherentes et se-
«guaces ac qui eisdem dederint contra nos et eamdem Ecclesiam con-
«silium auxilium vel favorem et qui cum eis in crimine vel alio partecipa-
«verunt quoquo modo ad gratiam nostram et iam dicte Ecclesie reci-
«piendi eosdemque ab omnibus et singulis excomunicationis, anathematis,
« interdicti et aliis sententiis ac penis spiritualibus et temporalibus contra eos
«per nos vel nostro et eiusdem Ecclesie nomine et tam ab homine, quam a
«iure latis et inflictis, seu quas ipsi vel eorum aliquis pro quibuscumque of-
«fensis, iniuriis, excessibus, inobedientiis, contumatiis, rebellionibus, culpis,
« criminibus et delictis per eos vel eorum aliquem seu aliquos contra nos ipsam-
« que Ecclesiam et quoscumque officiales, colligatos et confederatos ipsius quo-
« modolibet commissis, illatis, perpetratis et factis usque in diem huiusmodi
« pacis et concordie facte et publicate quecumque, quotcumque, qualiacumque
«et quantacumque fuerint, que compositiones, transactiones, promissiones,
« conventiones et pacta complices, adherentes et sequaces singularesque perso-
« nas penas, sententias, offensas, iniurias, et excessus, inobedientias, contuma-
«tias, rebelliones, culpas, crimina et delicta aliaque omnia supradicta et que
«tua circumspectio convenienda, promictenda, ordinanda, articulanda et de-
« claranda duxerit in predictis et connexis et dependentibus ab eisdem et oc-
«casione predictorum vel alicuius eorum in presentibus haberi volumus pro
«expressis et specificatis et singulariter nominatis incurrerunt auctoritate
« nostra plenarie absolvendi et liberandi penitus ab eisdem omnemeque infamie
«maculam seu notam quam propterea incurrissent ipsasque penas et sententias
«ac omnia exinde secuta eisdem comuni ac civitati, singularibus personis,
«complicibus, sequacibus et fautoribus ac participantibus remictendi, et abs-
« tergendi necnon quaslibet colligationes, confederationes, pactiones, promissio-
«nes et obligationes per eosdem comune factas aut initas cum quibuscumque
« personis seu universitatibus contra nos Ecclesiamque prefatam, etiam si es-
«sent iuramentis aut penarum adiectionibus vel quibus vis firmitatibus aliis
«roborate, dissolvendi, irritandi, annullandi et viribus vacuandi ac nullas,
«irritas et inanes nuntiandi utpote contra bonum pacis in offensam Dei pre-
«sumptas ac penas et iuramenta huismodi cum iuramentum vinculum ini-
«quitatis esse non debeat relaxandi ac insuper priores et quoscumque alios
« offitiales et personas dicte civitatis, presentes et qui erunt pro tempore vi-
«carios nostros in dicta civitate, comitatu et districtu ad tempus de quo con-
« cordaremus cum eisdem vel per totum tempus vite nostre etiam irrevocabi-
«liter constituendi ab ipsis iuramenta quelibet tam nomine Romane Ecclesie,
130 FRANCO MEZZANOTTE

« quam nostro, recipendi eisdemque immunitates et privilegia nostro et Ec-
«clesie Romane nomine, auctoritate apostolica concedendi et generaliter om-
«nia et singula que in predictis et circa predicta necessaria fuerint vel etiam
«oportuna aut que eidem fraternitati videbuntur fatiendi, etiam si manda-
«tum exigant speciale et graviori et maiori sint quam que superius sunt ex-
« pressa, plenam et liberam concedimus, tenore presentium, potestatem. Da-
«tum Avinioni, idus octobris, pontificatus nostri anno octavo ». In nostrorum
notariorum et testium infrascriptorum ad hec specialiter vocatorum et roga-
torum presentia honorabiles et sapientes viri domini Conte domini Sacchi,
legum doctor, Baldus magistri Francisci, utriusque iuris professor, Petrus
Vencioli, iurisperitus et Angelinus Ceccoli de Synibaldis, cives Perusini, sin-
dici, nuntii, procuratores, actores, negociorum gestores et quicquid melius
et validius de iure fieri et dici potest, comunis, universitatis et populi et sin-
gularium personarum civitatis Perusii ac eius comitatus et districtus ad pre-
fatam Ecclesiam Romanam nullo medio pertinentis pleno iure, libere et
sponte et ex certa scentia, cum omni humilitate et reverentia, sindicario
nomine comunis, universitatis et singularium personarum predictorum et vice
et nomine ipsorum et pro eis dixerunt et proposuerunt et confessi fuerunt et
publice recognoverunt populum, comune et singulares personas prefatas
dictum dominum nostrum dominum summum pontificem et Ecclesiam Roma-
nam veros et naturales dominos ipsorum, necnon legatos sedis apostolice,
vicarios, rectores et offitiales subditos provincias, civitates, terras, castra, et
territoria Romane Ecclesie subiectos et subiecta multipliciter offendisse et con-
tra eam et prefatum dominum nostrum papam, legatos, vicarios, aliosque offi-
tiales eiusdem Ecclesie graviter deliquisse, fecisse et excessisse, peccasse et te-
merarie errasse et eisdem domino nostro et Ecclesie dampnabiliter et detestabi-
liter rebelles et nonnullas terras, castra et loca alia ipsius Ecclesie infra pro-
vintias Spoletani ducatus et patrimonii et alibi ac etiam colligatorum et adhe-
rentium eiusdem Ecclesie invasisse et occupasse et ipsius Ecclesie hostibus
et rebellibus adhesisse, eisque dedisse auxilium, consilium et favorem ligas-
que et confederationes cum eisdem Ecclesie hostibus et rebellibus fecisse et
iniisse et ab eiusdem Ecclesie hostibus et rebellibus recepisse auxilia, consilia
et favores in dicte Ecclesie lesionem et ab ipsorum Domini nostri et Ecclesie
devotione et fidelitate devie recessisse, necnon libertatem ecclesiasticam
violasse ac ecclesias et ecclesiasticas personas, iura, bona et iurisdictiones ip-
sorum graviter offendisse pestiferasque et dampnatas societates publice re-
ceptasse in civitate, comitatu et districtu Perusii et terris quas tenent eisque
dedisse auxilium, consilium et favorem contra dominum nostrum papam et
Ecclesiam predictam in eiusdem Ecclesie et subditorum suorum et totius
patrie dampnum, detrimentum, turbationem et lesionem gravissimam, ca-
valeatas etiam per se et gentes eorum, robarias, incendia, rapinas, depre-
dationes, homicidia in nonnullis terris et territoriis eiusdem Ecclesie et col-
ligatorum et adherentium predictorum fecisse et fieri mandasse ac interdicta

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LA PACE DI BOLOGNV TRA PERUGIA E URBANO V 131

ecclesiastica non servasse et violasse et violari fecisse, sentientias et processus
dicti domini nostri pape et officialium suorum et dicte Ecclesie temerarie
contempsisse ac multa et diversa alia crimina et delicta gravia et enormia
commisisse et perpetrasse in animarum suarum grave periculum pernitiosum-
que exemplum ac multorum scandalum et iacturam propter que non solum
in pena sententie iuris, sed etiam multorum processuum apostolicorum et con-
stitutionum specialiter felicis recordationis domini Iohannis .XXII., Bene-
dicti .x1r., Clementis .vr., Innocentii .vi., summorum pontificum et prefati do-
mini nostri, domini Urbani pape quinti, ipsos non esse dubium incidisse de
quibus cum omni humilitate et cordis contritione dixerunt et asseruerunt
dictos populum et comune et singulares personas eiusdem et se ipsos viscero-
se dolere et intrinsecus penitere petentes, flessis genibus, gratiam et misericor-
diam de predictis et ab excomunicatione sententiis et aliis processibus spiritua-
libus et temporalibus, tam a iure quam ab homine promulgatis, quas et quos,
premissorum occasione incurrisse noscuntur se et predictos populum, comunes
singulares personas huiusmodi absolvi misericorditer postularunt, petentes e-
tiam et supplicantes humiliter et devote interdictum ecclesiasticum, quo predi-
cta civitas eiusque comitatus et districtus subiacere quacumque occasione vel
causa noscuntur, per eumdem dominum Albanensem relaxari et removeri, of-
ferentes pro predictis omnibus et singulis, tam pro se ipsis quam sindicario
nomine comunis et populi et singularium personarum predictorum et pro eis se
paratos promictere et iurare de stando et parendo mandatis Ecclesie et dicti
domini nostri pape et prefati domini Albanensis, in forma: Ecclesie consueta, et
de suscipiendo, substinendo, fatiendo et adimplendo omnem penam et peni-
tentiam et omnia et s[ingu]la que ipse dominus noster papa, seu dominus Alba-
nensis, eis quomodolibet duxerint iniungenda. Qui prefatus dominus Albanensis
volens cum predictis sindicis, more pii et benigni patris, misericorditer agere
in hac parte, recepto iuramento pronuntiato ab eisdem de stando et pa-
rendo mandatis Ecclesie et dicti domini nostri pape ac eiusdem domini Alba-
nensis, et de subscipiendo et observando omnem penam et penitentiam, ac de
fatiendo et adimplendo omnia et singula que dictus dominus noster papa, seu
dictus dominus Albanensis, duxerint iniungenda, in ipsius domini Albanensis
manibus, ad sancta Dei evangelia eorumdem manibus corporaliter tacta, so-
lito et debito iuramento ipsos ab excomunicatione et aliis quibuscumque sen-
tentiis quas premissorum occasione incurrerunt absolvit iuxta formam Ecclesie
consuetam, hac conditione expresse adiecta, quod si ipsi de ceterorum in
premissis aut aliquo premissorum ullo unquam tempore delinquerint quovi
smodo in easdem excomunicationis sententias quibus erant primitus alligati
reincidant ipso facto ; quibus sic peractis predicti sindici et procuratores co-
munis, universitatis et populi ac singularium personarum civitatis Perusii, eius-
que comitatus et districtus predictorum instrumentum sindicatus et procuratio-
nis huiusmodi coram ipso domino Albanensi exhibuerunt et produxerunt,
cuius tenor de verbo ad verbum inferius describitur, offerentes se paratos
——— ir

132 FRANCO. MEZZANOTTE

nominibus supradictis ea omnia et singula facere et adimplere que in ipso
sindicatus et procurationis instrumento continebantur et omnia et singula
que inferius continetur et que ab eisdem comuni, universitate et populo ac
singularibus personis civitatis, comitatus et districtus predictorum habebant
in mandatis, confitentes et recognoscentes, petentes et debite requirentes in
omnibus et per omnia, prout in dicto sindicatus et procurationis instrumento
continetur et iuxta continentiam infrascriptorum capitulorum et omnium et
singularium que in presenti contractu et instrumento continentur et com-
prehenduntur et volentes agnoscere bonam fidem deliberate libere et ex cer-
ta scentia et non per aliquem errorem, vice et nomine dictorum comunis, uni-
versitatis et populi ac singularium personarum civitatis, comitatus et districtus
Perusii et omnibus via, iure, modo et forma quibus magis et melius potuerunt
ad maiorem roboris firmitatem, coram dicto domino Albanensi, stipulanti et
recipenti vice et nomine dicti domini nostri pape et successorum suorum et Eccle-
sie Romane atque suorum quorumcumque in eius offitio successorum et dicte
Romane Ecclesie vicariorum, rectorum vel offitialium, recognoverunt et pu-
blice confessi sunt plenum, integrum et totale dominium civitatis, comitatus,
et comunis, universitatis et populi et singularium personarum Perusii predicto-
rum ad Sanctam Romanam Ecclesiam et dominum nostrum summum pontifi-
cem et dictum dominum Albanensem, eorum nomine solos et in solidum, pleno
iure et ad nullum alium pertinere et fuisse et esse et perpetuo esse debere veros
subditos et subiectos et de dominio et superioritate immediate et pleno iure
dicti domini nostri pape et Ecclesie Romane et dictam civitatem Perusii,
cum toto eius comitatu, spectasse et pertinuisse plenissime ad ius et proprie-
tatem Romane Ecclesie et summorum pontificum qui pro tempore fuerint et
similiter spectare et pertinere fuisse et esse et perpetuo esse debere de domi-
nio et proprietate pleno iure dominii et superannotatis Romane Ecclesie, do-
mini nostri pape et successorum suorum. Et quod prefati civitas et comitatus
populus, comunitas et universitas ac singulares persone civitatis et comita-
tus eiusdem fuerunt ab antiquo a tanto tempore et citra cuius initii memoria
non existit et etiam ante et sunt et perpetuo esse debent de proprietate mero-
que et pleno dominio Sancte Romane Ecclesie et summorum pontificum qui fue-
runt pro tempore et erunt in futurum ct liberam et generalem administratio-
nem et dispositionem eorumdem ad prefatam Romanam Ecclesiam et do-
minum nostrum summum pontificem plene, libere et omnimode spectare et
quod ipsa Romana Ecclesia et dominus noster papa et eius successores et dictus
dominus Anglicus, eorum nomine, sunt domini soli et in solidum et esse debent
civitatis, comitatus, comunis, universitatis et populi ac singularium personarum
predictorum. Item prefati sindici et procuratores, nomine quo supra, simi-
lem et eamdem confessionem et recognitionem fecerunt et faciunt de castris
Fossati, Casecastalde, Fracte filiorum Uberti, Podii Sancti Herculani et aliis
terris et locis quas et que tenet etiam extra dictum comitatum, spectantibus,
quovismodo, ad dictam Romanam Ecclesiam. Item dicti sindici et procura-

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LA PACE DI BOLOGNA TRA PERUGIA E URBANO V 133

tores, nomine quo supra, promiserunt dicto domino cardinali stipulanti et
recipienti, vice et nomine domini nostri pape et Ecclesie Romane, quod prio-
res civitatis Perusii, qui sunt et erunt pro tempore, nomine dicti comunis,
seu dictum comune Perusii, solvent realiter, dabunt et assignabunt anno quo-
libet dicto domino nostro pape et Ecclesie Romane vel camere apostolice,
ad vitam dicti domini nostri domini Urbani pape quinti, dumtaxat in Avinio-
ni vel ubi erit curia romana, in festo apostolorum Petri et Pauli, tria milia
florenorum, boni auri et iusti ponderis, ad pondus camere apostolice, ipsius
comunis Perusii periculis, sumptibus et expensis pro vicariatu, regimine seu
rectoria administratione et gubernatiore dicte civitatis Perusii eiusque co-
mitatus et districtus et pro omnibus et sirgulis introitibus, redditibus et
proventibus civitatis, comitatus ct districtus predictorum, eis in dicto vica-
riatu concedendis et commictendis per dictum dominum Albanensem ad vi-
tam eiusdem domini nostri pape dumtaxat vice et romine dicti domini nostri
pape et Ecclesie Romane et se ad hoc solemniter ct ex certa scentia obliga-
runt confesseruntque expresse et convenerurt sirdici predicti quod si prio-
res vel comune prefati non solverint in termino predicto vel saltem in mensem
unum immediate sequentem dictam summam trium milium florenorum, in-
currant penam ipso facto mille marcharum argenti, camere epostolice applican-
darum et solvendarum et si cessaverint in solutione dictorum trium milium flo-
renorum per duos annos continuos predicti priores, qui pro tempore fuerint,
sententiam excomunicatioris incurrant ipso facto, quam in eos exnunc prout
extunc, prefatus dominus cardinalis profert in hiis scriptis, et dictam civi-
tatem Perusii decernit subiacere ecclesiastico interdicto et nichilominus penam
incurrant mille marcharum argenti, dicte camere applicendarum et solven-
darum, et si, quod absit, cessaverint in solutione dictorum trium milium flo-
renorum per tres annos continuos tunc eo ipso cadant dicti priores ab offitio
vicariatus eis concedendo per dictum dominum nostrum papam, seu dictum
dominum Albanensem, eius nomine, et ab omni iure eis exinde quomodolibet
competente penis aliis in presenti articulo contentis nichilominus in suo robore
permansuris. Item predicti sindici et procuratores pro se ac populi et comunis
Perusii nomine et singularium personarum civitatis et comitatus predictorum
iuraverunt in manibus dicti reverendissimi in Christo patris et domini domini
cardinalis Albanensis, stipulantis et recipientis ut supra, tactis manibus sa-
crosanctis evangeliis ad sancta Dei evengelia de cetero in perpetuum sicut
veri subditi fideles esse dicto domiro nostro pape et successoribus suis et
dicte Romane Ecclesie et quod ipsum dominum nostrum papam et successo-
res suos canonice intrantes et Ecclesiam Romaram prefatam pura et bona
fide et toto posse iurabunt ad defensionem omnium terrarum ipsius Eccle-
sie Romane vel in quibus Ecclesia Romana ius pretendit citra Romam,
videlicet in patrimonio beati Petri in Tuscia et pertinentiis suis et terris et
locis quas et que Ecclesia tenet in circumferentiis illis et in provintia ducatus
et pertinentiis suis, in marchia Anconetana et pertinentiis suis, Massa Traba-
134 FRANCO MEZZANOTTE

ria, terris Sancte Aghate, civitate et comitatu quondam Urbini ac terris et
territorio Montisferetri, civitate et comitatu et districtu Castelli et Burgi
Sanctisepulcri cum territorio suo et in omnibus et singulis aliis civitatibus, ter-
ris et locis dicte Romane Ecclesie vel in quibus dicta Ecclesia pretendit se
ius habere citra et preter Romam, Bononiam et Romadiolam tempore quo
contra dictas terras seu provincias vel aliquam ipsarum, guerra esset vel fie-
ret, aut si aliqua novitas seu rebellio fieret in eisdem vel aliqua ipsarum cum
per legatum, vicarium seu rectorem alicuius provintie dicti domini nostri
pape et successorum suorum qui est vel erit pro tempore, fuerint per licteras
vel eius nuntios, requisiti. Item promiserunt et iuraverunt sindici et procura-
tores predicti in manibus dicti domini cardinalis stipulantis et recipientis,
ut supra, quod non occupabunt nec invadent nec offendent provintias, civi-
tates, terras, fortilicia, castra vel loca comitatus, territoria vel districtus Ro-
mane Ecclesie ubicumque et qualitercumque mediate vel immediate subiecta
vel in quibus dicta Ecclesia habet aliquam pertinentiam, titulum vel custo-
diam, aut per ipsam Ecclesiam, vel eius nomine, tenentur et possidentur vel
in quibus Ecclesia ius pretendit aut colligatorum vel adherentium dicte Ec-
clesie, nec dantibus vel dare volentibus dampnum vel offensionem, rebellio-
nem seu novitatem aliquam facere vel procurare volentibus in predicti pro-
vintiis, civitatibus seu terris, comitatibus, territoriis, vel districtibus vel lo-
cis, seu aliquo eorum, prestabunt auxilium, consilium vel favorem quovis
modo, publice vel occulte, directe vel indirecte, non obstantibus quibuscum-
que legis, pactionibus et confederationibus cum quibuscumque dominis seu ti-
rannis, vel aliis personis cuiuscumque status dignitatis vel conditionis existant,
vel comitatibus, collegiis vel universitatibus, sub quacumque forma verbo-
rum usque in diem celebrationis presentis contractus factis in contrarium
vel in posterum fiendis, quod absit, etiam iuramentis et penis aut quibuscum-
que promissionibus vallatis, que quidem iuramenta, penas et promissiones
dictus dominus cardinalis, auctoritate apostolica, qua in hac parte fungitur,
ad ipsorum sindicorum instantiam et humiliem supplicationem, cassavit et
annullavit et cassa et irrita nuntiavit et cum eisdem dispensavit, qui quidem
sindici ab eisdem ligis, pactionibus et confederationibus, sindicario et pro-
curatorio nomine quo supra, discesserunt et discedunt et eis expresse renun-
tiaverunt et renuntiant, promictentes quod dictis ligis et confederationibus
nullo unquam tempore utentur et.eas nullatas observabunt nec aliquas ligas
vel uniones de novo facient cum quibuscumque dominis, tirannis aut comi-
tatibus vel universitatibus contra vel in preiuditium Romane Ecclesie, seu
subditorum vel colligatorum aut adherentium suorum et quod pestiferas so-
cietates vel aliquas gentes armorum de quibus verisimiliter sequi posset scan-
dalum vel suspictio in predictis terris Ecclesie, aut colligatorum vel adhe-
rentium predictorum in dictis civitate, comitatu et districtu Perusii nullatenus
receptabunt nec eis dabunt auxilium, consilium vel favorem publice vel oc-
culte, directe vel indirecte. Item promiserunt sindici et procuratores predicti,

eee

— —
——

LA PACE DI BOLOGNA TRA PERUGIA E URBANO V 135

nomine quo supra, dicto domino cardinali et nobis, notariis infrascriptis, ut
publicis personis stipulantibus et recipientibus, pro omnibus et singulis in-
frascriptis et aliis quorum interest, et convenerunt quod omnes et singuli
exititii de civitate, comitatu et districtu Perusii, occasione presentis guerre,
vel qui se immiscuerunt in ea actualiter publice et notorie, vel palam, cum
personis, terra seu terris, castro seu castris, suis vel cum suis subditis yel armi-
geris et gentibus vel qui fuerunt de familiaritate vel servitio dicti domini nostri
pape et Ecclesie, seu legatorum, vicariorum vel offitialium ipsorum vel alicuis
eorum et alii quicumque libere redire possint ad predictam civitatem Perusii,
eiusque comitatum et districtum et ad domos et habitationes solitas et con-
suetas et prout eis placuerit ibi stare et recedere pro ipsorum libito volun-
tatis non obstantibus processibus et condempnationibus quibuscumque que
cancellantur, tollantur, cassentur et aboleantur et ex nunc pro cancellatis et
annullatis et abolitis habeantur, absque aliqua alia iniuria vel offensa infe-
renda eisdem in persona vel rebus et quod bene tractentur in omnibus pariter
et equaliter sicut alii cives qui numquam fuerunt eiecti et plenarie restituan-
tur ad famam et statum pristinum et honores sicut erant ante tempus
eiectionis et condempnationis et ad iura et bona immobilia existentia que
possidebant ipsi vel illi quorum sunt vel esse possunt heredes vel successores
restituantur integraliter et expedite, bannis, processibus et condempnatio-
nibus non obstantibus quibuscumque, tempore quo fuerunt eiecti, vel reces-
serunt de dictis civitate, comitatu vel districtu Perusii, et illis possint gaudere
et frui pacifice et quiete, absque turbatione aliqua vel molestia sicut quicum-
que alii cives dicte civitatis, etiam si ad alienas manus pervenerint et per quot-
cumque et quascumque manus, vel per distractionem factam per comune
Perusii, vel singulares personas; illud tamen quod de restitutione ad iura
supra dicitur, non extendatur ad iura que competere possent occasione abla-
tionis vel occupationis bonorum mobilim factarum per comune Perusii, vel
alio tempore expulsionis vel condempnationis eorum vel illorum quorum sunt
vel esse possunt heredes vel successores vel ab inde et citra, salvis tamen ca-
capitulis infrascriptis et contentis in eis ; et quod de omnibus et singulis mal-
leficiis et delictis commissis per eos aut ipsorum aliquem vel que commissa
dicerentur a die qua recesserunt vel expulsi fuerunt de dicta civitate, comitatu
vel districtu Perusii usque in presentem diem, non possit per aliquem offitia-
lem comunis Perusii cognosci per viam accusationis, inquisitionis vel denun-
tiationis, cum promotore vel sine, vel ex offitio, vel alia quacumque via, sed
eis in predictis sit et esse intelligatur adempta omnis iurisdictio et potestas
et quod non possint gravari occasione alicuius colecte, prestantie seu oneris,
que imposita fuissent usque in presentem diem, teneatur tamen satisfacere
creditoribus suis, quibus de iure essent obligati, sicut tenerentur si non fuis-
sent expulsi, nisi per dictos priores seu comune de fructibus et proventibus
dictorum bonorum fuisset post eiectionem et ante restitutionem huiusmodi
satisfactum ; hoc tamen expresse acto et declarato quod contenta in presen-
136 FRANCO MEZZANOTTE

ti capitulo habeant efficaciam demum secundum quod fuerit ordinatum et
| declaratum per prefatum dominum Albanensem et dominos priores Florentinos
| vel deputandos ab eis non obstantibus predictis vel aliquo predictorum. Item
| promiserunt et convenerunt dicti sindici et procuratores, nomine quo supra,
| li eidem domino Albanensi et nobis notariis infrascriptis, stipulantibus et re-
| l cipentibus pro omnibus quorum interest vel interesse posset, quod de restitu-
Hi tione bonorum Agabetucii Ceccoli et Andrutii Nucoli, olim decapitatorum per
| comune Perusii, fienda heredibus ipsorum ipsum comune Perusii stabit dicte
declarationi et ordinationi nobilium et sapientium virorum domini Iohannis
de Riciis, legum doctoris, Petri Philippi de Albicis et Philippi Iammoris de
Baroncellis, civium Florentinorum vel duorum ex eis, et quod bona olim dic-
torum Agabetucii et Andrutii ipsorum heredibus restituentur prout et sicut |
per predictos vel duos ex eis fuerit declaratum. Item promiserunt dicti sin-
dici et procuratores, nomine quo supra, dicto domino cardinali Albanensi,
H stipulanti et recipienti, nomine dicti domini nostri pape et Ecclesie Romane,
libere et expedite, sine aliqua difficultate, castrum seu terram Cannarii, oc-
cupatum per dictum comune Perusii restituere dicto domino nostro pape,
vel dicto domino cardinali Albanensi, seu domino cardinali Bituricensi, vel
deputando seu deputandis ab eis vel ipsorum altero, infra tempus et termi-
num triginta dierum a die celebrationis presentis contractus computandorum ; |
| supplicantes humiliter et instanter quod per eumdem dominum Albanensem
"WI remictantur incolis dicti castri Cannarii omnia et singula crimina et malleficia
que perpetraverunt contra Romanam Ecclesiam, occasione presentis guerre,
et a quibuscumque condempnationibus sententiis et processibus absolvan-
tur et liberentur et gratiose et misericorditer tractentur, quam quidem sup-
plicationem dictus dominus cardinalis Albanensis benigne et gratiose recepit |
et admisit. Item simili modo promiserunt restituere castrum Monti Viridis
dicto domino Albanensi vel domino Bituricensi, vel commissario seu comissariis
deputandis ab eis, vel ipsorum altero, infra tempus et terminum triginta dierum
computandorum ut supra. Item promiserunt dicti sindici et procuratores dicto
domino cardinali et nobis notariis infrascriptis, ut publicis personis stipulan-
tibus et recipientibus, vice et nomine infrascriptorum et omnium et singulorum
quorum interest et convenerunt quod Raynutio Simonis de Perusio et
Guidoni et Petro et fratribus de Angliano, comitibus de Marsiano, Giliberto
de Serra et Ludovico, Ugolino et Bergarutio et eorum fratribus de Castilliono
Ugolini et Uguictioni, marchioni de Civitella et Francisco domini Munaldi
de Eugubio, per dictum comune Perusii serventur et adimplentur et serva- |
buntur et adimplebuntur promissa eis facta et pacta cum eis habita per Ro- )
manam Ecclesiam et eius offitiales in quantum tangunt et respiciunt ipsum co-
mune Perusii et includantur et inclusi expresse intelligantur et sint in pre-
senti pace et eius benefitio plenarie gaudeant iuxta conventiones et pro-
missiones factas et habitas cum eisdem et quod idem observabitur et fiet
de omnibus et singulis aliis nobilibus et aliis quibuscumque cuiuscumque
LA PACE DI BOLOGNA TRA PERUGIA E URBANO V 137

status: et conditionis existant qui aliqua fortilicia seu castra rebellas-
sent pro Ecclesia contra dictum comune Perusii. Item promiserunt et
convenerunt dicti sindici et procuratores, nomine quo supra, eidem do-
mino Albanensi et nobis notariis infrascriptis, stipulantibus et reci-
pientibus pro omnibus et singulis quorum interest vel interesse pos-
set, castrum Foiani, quod dicitur esse comitatus Aretii, quod ad presens
ipsum comune Perusii detinet occupatum, dare, reassignare et libere
relaxare, quantum in eis est bona fide, eidem domino Albanensi infra
triginta dies a die presentis celebrationis contractus ; qui dominus Albanen-
sis de dicto castro Foiani et de nobilibus de Bosculis et de restitutione et
reconciliatione ipsorum nobilium cum ipso comune Aretii ordinet et dispo-
nat prout eidem domino Albanensi videbitur et placebit pro bono et pace
dicti comunis Aretii et dictorum nobilium de Bosculis. Ac etiam promise-
runt et convenerunt dicti sindici, nomine quo supra, quod ipsum comune
Perusii de castro Lucignani, comitatus Aretii, se nullatenus intromictet, nec
ipsum castrum aliqualiter iuvabit contra ipsum comune Aretii et ex nunc
quantum in dicto comune Perusii est, dictum castrum Lucignani et eius pos-
sessionem dicto comuni Aretii dimictit et relaxat. Item promiserunt dicti
sindici, nomine quo supra, dicto domino cardinali Albanensi et nobis notariis
infrascriptis, ut publicis personis stipulantibus et recipientibus vice et no-
mine omnium et singulorum quorum interest, quod dictum comune civitatis
Perusii non vexabit vel gravibit exititios quoscumque dicte civitatis Perusii,
comitatus vel districtus, aut aliqualiter molestabit pro aliquibus collectis, gra-
vaminibus velimpositionibus preteritis ac etiam pro quibuscumque debitis pre-
teritis dicti comunis Perusii in persona vel in bonis nullatenus molestabit vel ali-
qualiter aggravabit. Item promiserunt sindici et procuratores predicti nomine
predicto, dicto domino Albanensi, stipuanti et recipienti ut supra, libertatem
ecclesiasticam toto posse et fideli studio conservare quodque ecclesias ecclesias-
ticas personas earumque res et bona et iura quecumque tam in civitate,
comitatu et districtu Perusii, quam in omnibus et singulis civitatibus, terris
et locis que per dictum comune Perusii reguntur et gubernantur, favorabili-
ter tractare et tractari facere, eaque in sua libertate restituere et dimictere
ac restitui facere et dimicti, ipsasque ecclesias et personas ecclesiasticas suis
bonis et iuribus gaudere, uti et frui libere promictent et eas non impedient
nec impedire promictent, quominus gaudere libere possint privilegiis, liber-
tatibus, benefitiis, redditibus, bonis, iuribus, et proventibus eorumdem, nec
aliquas exactiones directe vel indirecte quovis quesito colore eis imponent,
petent vel exigent ab eisdem. Item quod omnia et singula statuta, reforma-
tiones et ordinamenta quecumque facta per dictum comune Perusii usque
in diem presentis contractus contra ecclesiasticam libertatem aut contra sta-
tum et iura, Romanam Ecclesiam, clericos vel ecclesiasticas personas sive pri-
vilegia eis concessa per Romanos pontifices vel legatos seu vicarios vel offi-
tiales Ecclesie directe vel indirecte, tacite vel expresse, sub quacumque for-
138 FRANCO MEZZANOTTE

ma verborum etiam relate loquentia de non supositis iurisdictioni temporali
civitatis Perusii sint et esse intelligantur cassa et irrita ipso iure et pro cassis
et irritis ex nunc habeantur et intelligantur et ex nunc cassant penitus et
annullant et quod debeant totaliter de capitularibus comunis Perusii aboleri
et quod ad clericos vigore dictorum statutorum nulla extensio possit fieri
quovis modo et quod similiter non fatient in futurum et quod omnes aliena-
tiones et contractus quicumque ex quocumque titulo et per quoscumque fac-
ti sive per ipsum comune Perusii, vel aliquem offitialem ipsius de quibu-
scumque bonis immobilibus ecclesiasticis emphiteoticis, precariis sive libel-
lariis, sint et intelligantur esse nulla et nulli et nullius efficacie vel valoris
perinde ac si facti non fuissent et quod de talibus instrumentis vel contracti-
bus non reddatur nec reddi possit ius per aliquem offitialem dicti comunis.
Item quod omnia statuta et reformationes per dictum comune Perusii facta
vel facte contra quoscumque exititios vel rebelles dicti comunis, vel ipsorum
occasione, tam viventium quam mortuorum, de quacumque materia loquen-
tia, sint et esse intelligantur nulla et nullius efficatie vel valoris et debeant
de capitularibus dicti comunis penitus aboleri et quod omnes picture facte
vel depincte in infamiam dictorum exititiorum, tam viventium quam mor-
tuorum, in parietibus domorum dictorum exititiorum, vel aliis quibuscum-
que parietibus vel locis in dicta civitate, comitatu vel districtu debeant per
ipsum comune abradi et extingui facere et penitus aboleri. Item quod vene-
rabili patri domino Philippo de Monteubiano, abbati monasterii Sancti Pe-
tri de Perusio, libere et expedite et sine difficultate quacumque dimictatur
et relaxetur dictum monasterium suum cum omnibus possessionibus, bonis et
iuribus ipsius sibi competentibus pro bonis immobilibus vel mobilibus extan-
tibus penes eos vel eorum subditos seu gentes et precipue castrum seu for-
tilicium Sancti Apollenaris, Perusine diocesis. Item quod fructus, redditus
et proventus benefitii Poncalis, Perusine diocesis, quod est reverendissimi
in Christo patris et domini domini cardinalis Nemausensis qui collecti et re-
conditi erant in castro Marsciani, comitatus Perusii, ad petitionem dicti do-
mini cardinalis vel procuratorum suorum qui dicuntur recepti per dictum
comune Perusii vel eius offitiales seu ipsorum extimatis restituantur et resti-
tui debeant dicto domino cardinali Nemausensi, vel procuratori seu procura-
toribus suis per dictum comune Perusii illis temporibus et terminis competen-
tibus de quibus videbitur dicto domino Albanensi. Item quod de restitutione
sexcentorum florenorum auri qui petuntur a dicto comune Perusii per do-
minum Franciscum Bectoli de Perusio, legum doctorem, et Iohannem eius fra-
tem quos asserunt dictum comune Perusii ab ipsis recepisse utrum eis resti-
tui debeant vel non et quid super isto articulo debeat fieri stetent declarationi
et ordinationi nobilium et sapientium virorum domini Iohannis de Riciis, le-
gum doctoris, Petri Philippi de Albigis et Philippi Iammori de Baroncellis,
civium Florentinorum. Item sindici et procuratores predicti, nomine quo su-
pra, promiserunt dicto domino cardinali stipulanti et recipienti vice et no-
— ——

LA PACE DI BOLOGNA TRA PERUGIA E URBANO V 139

mine dicti domini nostri pape et Ecclesie Romane, quod priores civitatis Pe-
rusii presentes et qui erunt pro tempore successive in principio sui introytus
iurabunt et promictent capitula presentis contractus et omnia et singula in
huiusmodi contractu contenta inviolabiliter observare in manibus episcopi Pe-
rusini vel eius vicarii vel alterius offitialis ipsius episcopi, clerici et eccle-
siastici, per eumdem episcopum deputandi et recipientis, nomine Romane
Ecclesie, in palatio dictorum priorum. Item quod omnes possessiones immobiles
quorumcumque subditorum Ecclesie seu colligatorum, adherentium vel se-
quacium eiusdem vel que per eos seu pro eis, eorum nomine, possidebantur
tempore initii presentis guerre, occupate vel accepte per dictum comune Pe-
rusii vel subditos, adherentes seu gentes suas in civitate, comitatu vel di-
Strictu Perusii, vel alibi, ubi dictum comune habet per se vel alium pote-
statem quibus spoliati essent occasione presentis guerre restituentur libere
per dictum comune Perusii, vel restitui fatiet cum effectu. Item quod dictum
comune Perusii non impediet, directe vel indirecte quovis modo, restitutionem
et recuperationem castri Montis Migiani, comitatus Civitatis Castelli, et quod
Ecclesia Romana possit recuperare libere dictum castrum. Post que dicti sin-
dici et procuratores predicti prestiterunt iuramentum fidelitatis in manibus
dicti domini Albanensis, manibus tactis sacrosanctis evangeliis, in hac forma,
videlicet : « Nos Conte domini Sacchi, legum doctor, Baldus, magistri Franci-
sci, utriusque iuris professor, Petrus Vencioli iurisperitus, et Angelinus Cec-
coli de Sinibaldis, cives Perusini, sindici et procuratores comunis, universita-
tis et populi et singularium personarum civitatis, comitatus et districtus Pe-
rusii, sindicario et procuratorio nomine eorumdem, et vice et nomine ipsorum
et pro eis, recognoscentes errores omisso denuo quo, tamquam ceci, ad inte-
ritum ducebantur, ad gremium et gratiam domini nostri et Ecclesie redire
totis desideriis affectantes, iuramus et solempniter promictimus, ad hec san-
cta Dei evangelia corporaliter manibus per nos tacta in animas comunis, uni-
versitatis, populi et singularium personarum civitatis, comitatus et disctric-
tus predictorum quod ab hac hora in antea eadem comune, universitas, po-
pulus, et singulares persone predicte erunt perpetuo tamquam veri sub-
diti Romane Ecclesie fideles, reverentes et devoti beato Petro, apostolorum
principi, Sancteque Romane Ecclesie, sanctissimo in Christo patri et domino
nostro, domino Urbano pape quinto predicto, eiusque successoribus canonice
intrantibus et vobis, domino Albanensi, cardinali et vicario supradicto ; et
quod non erunt in consilio, auxilio opere seu facto quod dictus Romanus pon-
tifex, seu successores sui, vel eiusdem Sedis legati de latere, vel vos, domine
Albanensis, aut alii vicarii vel offitiales Ecclesie vitam perdant aut perdatis,
aut membrum seu capiantur vel capiamini mala captione et quod consilium
quod eis vel eorum alteri per litteras vel nuntios significaverint seu commiserint
aut significaveritis vel commiseritis sine eorum vel vestri licentia non ma-
nifestabunt alicui nec pandent ; et quod numquam erunt verbo, facto, consi-
lio vel consensu, directe vel indirecte, per se vel alium seu alios publice vel
nO

140 FRANCO MEZZANOTTE

occulte seu alio quovis modo contra Romanam Ecclesiam, dominum nostrum
summum pontificem, qui nunc est vel pro tempore erit, nec legatos Sedis
Apostolice aut vicarios eiu[sde]m vel rectores seu offitiales prefate Eccle-
sie, nec contra dominium temporale vel spirituale Ecclesie et domini nostri
pape predictorum, sed semper erunt adiutores ad conservandum, defenden-
dum et retinendum in suo pleno dominio, iuribus et honore dictam Romanam
Ecclesiam et offitiales suos predictos, qui nunc sunt et pro tempore erunt,
contra omnes homines mundi et iuxta eorum posse, et quod numquam erunt
verbo, facto, opere, consilio vel consenso quod aliquis imperator, rex, prin-
ceps, dux, marchio seu quivis alius nobilis, notabilis, potentatus, universi-
tas, comunitas seu collegium cuiuscumque terre eligantur nominentur seu etiam
assumantur in dominum vel rectorem in civitate, comitatu, territorio et di-
strictu predictis, possint tamen predicti populus et comune (ST) vigore et
auctoritate vicariatus eis concedendi eligere offitiales temporales illius con-
ditionis cuius hactenus habuerunt, et quod constitutiones papales, maxime
felicis recordationis dominorum Iohannis .xxir, Benedicti .xir,, Clementis
.VI., summorum pontificum, loquentes de hac materia, pro posse totaliter
observabunt ; et quod taliter nominatis (ST) assumptis seu electis non presta-
bunt auxilium, consilium vel favorem, publice vel occulte, cuiuscumque di-
gnitatis, preminentie et conditionis extiterint, sed pro viribus in quantum
poterunt, repugnabunt ac omni modo et forma quibus melius poterunt ob-
viabunt ; et quod comunitas, populus et singulares persone predicte recipient
reverenter et honorifice in civitate, comitatu et districtu predictis dominum
nostrum summum pontificem, qui nunc est et alios successores suos canonice
intrantes, qui pro tempore fuerint et legatos qui fuerint per apostolicam se-
dem missi et vicarios eiusdem sedis totiens quotiens ad predictam civitatem
eiusque comitatum et districtum accesserint, seu accedere voluerint et eos
et ipsorum quemlibet reverenter et humiliter, pro posse, tractabunt et spe-
cialiter vos, dominum Albanensem, sine preiuditio, tamen vicariatus con-
cedendi prioribus dicte civitatis et continendorum in eo et pacifici exercitii
dicti vicariatus et continendorum in eo ac in devotione, fidelitate et obedien-
tia ipsius Ecclesie, prefati domini nostri pape, et successorum suorum ac le-
gatorum et vicariorum predictorum et vestri, domini Albanensis, nomine
Romane Ecclesie et domini nostri pape perpetuo et inviolabiliter permane-
bunt ; et quod numquam contra prefatam Ecclesiam, dominum nostrum pa-
pam,seu corum offitiales rebellabunt, nec rebellantibus quoquo modo adhe-
rebunt nec ipsis rebellantibus dabunt auxilium, consilium vel favorem, pu-
blice vel occulte, sed preceptis, monitionibus, iniunxionibus et sententiis Ro-
mane Ecclesie, summorumque pontificum parebunt et reverenter obedient
cum effectu ; cavalcatas, offensiones, invasiones, occupationes, disrobatio-
nes, exercitus, dissensiones et scandala non fatient, aut fieri procurabunt,
sed, pro posse, promictent contra aliquos nobiles, comunitates seu alias sin-
gulares personas quascumque prefate Romane Ecclesie fideles subditos, de-
LA PACE DI BOLOGNA TRA PERUGIA E URBANO V 141
votos vel obedientes nisi in quantum de dicti domini nostri pape, seu vestri,
domini Albanensis, processerit voluntate; et quod ipsi et eorum quilibet
omnes et singulos colligatos, adherentes et amicos Ecclesie prefate pro ami-
cis, et inimicos pro inimicis habebunt et eos prout placuerit dicto domino
nostro pape, aut vobis, domino Albanensi, tractabunt et reputabunt ; quas-
que terras Romane Ecclesie, mediate vel immediate subiectas, etearum
incolas, non invadent nec etiam dampnificabunt, nec ipsas terras occupabunt
per se vel alium seu alios nec illas invadere seu occupare, offendere aut damp-
nificare attemptantibus seu nitentibus quovis modo dabunt vel prestabunt
auxilium, consilium vel favorem ; nullam coniurationem, conspirationem, seu
ligam contra dominum nostrum papam, Ecclesiam Romanam et collegium
predictos et vos, dominum Albanensem, nec alios offitiales Ecclesie aut ali-
quem ipsorum, seu in eorum vel alicuius ipsorum, dampnum directe vel
indirecte fatient ; que immo prefati sindici cassantes, annullantes et irritantes
et pro cassis, irritis et annullatis habentes quascumque ligas, confedera-
tiones et pacta que et quas prefati comune et universitas et singulares per-
sone fecissent comuniter vel divisim cum quibuscumque dominis ecclesiasticis
vel secularibus seu tirannis, universitatibus, collegiis vel personis inimicis,
hostibus seu rebellibus prefate Ecclesie seu amicis vel etiam inter se ipsos
contra eamdem Romanam Ecclesiam vel offitiales suos, sub quacumque
forma verborum et quibuscumque penis etiam si iuramentis vallate
existent ; quibuscumque hostibus, rebellibus, inobedientibus seu inimicis
ipsius domini nostri pape, Ecclesie et colligatorum suprascriptorum et dicti
domini Albanensis vel alteri eorum, seu dampnatis ab eadem Ecclesia, vel eis
seu ipsorum complicibus, sequacibus et fautoribus, nullatenus adherebunt nec
prestabunt auxilium, consilium vel favorem, directe vel indirecte, publice vel oc-
culte et maxime contra dominum nostrum papam, Romanam Ecclesiam, domi-
num Albenensem et collegium supradictos et offitiales ipsorum. Quoque uni-
versos et singulos hereticos et de heresia a prefata Ecclesia dampnatos seu
dampnandos quam cito requisiti fuerint vel certificati de eisdem quantum in
eis erit bona fide et toto posse exterminare studebunt, libertatem ecclesiasti-
cam, ubicumque poterunt, toto posse eorum, fideli studio conservabunt quodque
ecclesias et personas ecclesiasticas, earumque res, bona et iura quecumque, tam
in civitate, terris, castris et locis aliis que per eos reguntur et gubernantur, aut
regi et gubernari contigerit in futurum, quam alibi, pro posse eorum, favorabi-
liter tractabunt et tractari facient, eaque in sua libertate restituent et dimictent
ac restitui facient etiam et dimicti ; ipsasque ecclesias et personas ecclesiasticas
suis bonis et iuribus gaudere libere promictent et ea non impedient vel impe-
diri permictent quominus gaudere possint privilegiis, libertatibus, benefitiis,
redditibus, bonis, iuribus et proventibus earumdem nec aliquas exactiones,
directe vel indirecte, quovis quesito colore, eis imponent nec petent vel exi-
gent ab eisdem. Iuramus etiam et promictimus stare, parere et obedire man-
datis Ecclesie et domini nostri pape predictorum ac vestri, domini Albanen-

10
142 FRANCO MEZZANOTTE

sis, in forma Ecclesie consueta, ac subire et substinere humiliter et plenarie
adimplere et observare omnes penas et penitentias quas premissis excessibus
seu ipsorum occasione prefatus dominus noster papa, vel vos, domine Alba-
nensis, eis duxerit vel duxeritis iniungendas ; et omnia alia et singula supra-
dicta et alia quacumque que prefatus dominus papa, vel vos, domine Alba-
nensis, imponere et mandare voluerit seu volueritis cum omni devotione et
obedientia adimplebunt et parabunt, sic Deus nos et eos admonet et hec
sancta Dei evangelia». Subsequenter dicti sindici, nomine quo supra, dictum
populum et comune Perusii et singulares personas civitatis et comitatus ip-
sius et eorum adherentes, complices et sequaces et seipsos summiserunt gratie
et misericordie dicti domini nostri pape et prefatum dominum Albanensem
supplicantes eidem humiliter et instanter quatenus prefatos populum et co-
mune et singulares personas, tam clericos quam laicos et colligatos et adhe-
rentes ipsorum, absolvere dignaretur ab omnibus et singulis sententiis, pro-
cessibus et condempnationibus spiritualibus et temporalibus, tam excomuni-
cationis suspensionis et interdicti ab homine vel a iure prolatis ac irregula-
ritatis quam etiam privationis omnium privilegiorum, indulgentiarum, gra-
tiarum, libertatum, immunitatum realium et personalium, feudorum, loca-
tionum bonorum et iurium, honorum concessionum et offitiorum quorumcum-
que qui ab eadem Romana Ecclesia vel aliis ecclesiis quibuscumque seu im-
perio et quomodolibet obtinuerunt ac inabilitationis et privationis ad patroci-
nandum et alia offitia, quevis publica vel privata, exercendum et a quibuscum-
que penis et sententiis, tam ratione premissorum, quam ratione quorumcumque
iuramentorum per ipsos non servatorum sive quacumque alia de causa con-
tra comune, populum et universitatem et singulares personas, tam clericos
quam laicos, civitatis, comitatus et districtus premissorum per dictum do-
minum nostrum papam et eius predecessores, legatos, vicarios, rectores seu
offitiales ipsorum, latis, promulgatis et declaratis ac restitui in integram ad
bonam et integram famam, successiones, iura, possessiones et bona quecum-
que iurisdictiones, dignitates, privilegia, honores ecclesiasticos et mondanos
et etiam ad statum pristinum in quo erant ante commissionem predictorum
delictorum ; petentes etiam et supplicantes humiliter et devote, interdictum
ecclesiasticum quo predicti civitas, comitatus et districtus et loca adhe-
rentium et fautorum et sequacium infrascriptorum subiacere noscuntur
ex quibuscumque causis appositum, per eumdem dominum Albanensem
tolli et levari, seu etiam relaxari ac prefatos populum, comune et singulares
personas supradictas, tam clericos quam laicos, et colligatos et adherentes
ipsius, qui includentur in presenti contractu, dignetur reducere ad gratiam,
amorem et benivolentiam dicti domini nostri pape et sancte Romane Ec-
clesie et suam et quorumcumque vicariorum ipsorum et ad bonam et ve-
ram et perpetuam pacem cum subditis omnibus colligatis adherentibus et
gentibus quibuscumque domini nostri et Romane Ecclesie supradicte: et
eisdem remicti omnia et singula odia, iniurias et offensas, rancores, rapinas,

^ rn m opm
m nà ria ni i —— —D nt
LA PACE DI BOLOGNA TRA PERUGIA E URBANO V 143

incendia, homicidia, deguastationes, cavalcatas, exercitus et dampna, cri-
mina et delicta quecumque per ipsos vel ipsorum aliquem seu quoscumque
alios ipsorum nomine perpetrata vel commissa occasione presentis guerre
et se absolvi et liberari ab omnibus et singulis supradictis et quibuscumque
iniuriis, contumelis, et offensis dicto vel facto realiter vel personaliter
vel quocumque alio modo qui dici vel excogitari possit per ipsos vel, gentes
ipsorum et quoscumque alios eorum nomine illatis, perpetratis et factis
contra dictum dominum nostrum, Romanam et alias ecclesias, clericos et
ecclesiasticas personas, offitiales, subditos, colligatos, adherentes, gentes et
terras ac loca ipsorum et colligatorum et adherentium predictorum, sive
de illis cognitum existat, sive non; promictentes et facientes pro parte et
vice et nomine dicti comunis Perusii pacem et veram concordiam perpe-
tuam et irrevocabilem cum omnibus et singulis subditis et gentibus colli-
gatis et adherentibus dicti domini nostri pape et Romane Ecclesie ; quibus
omnibus et singulis remiserunt et remictunt omnia et singula odia, ran-
cores, dampna, iniurias, offensas, rapinas, homicidia, deguastationes, ca-
valcatas, exercitus et omnia delicta quecumque contra populum et comune
et singulares personas civitatis, comitatus et districtus Perusii, tam in per-
sonis quam in bonis et quocumque alio modo, qui dici vel excogitari possit,
per subditos, colli gatos et adherentes predictos et gentes ipsorum qui com-
prehenduntur in presenti contractu. Quibus sic peractis idem dominus car-
dinalis Albanensis, pro Dei reverentia et propter amorem et preces comunis
Florentie in hiis per suos et partis guelfe civitatis Florentie, solemnissimos
et discretissimos ambassiatores intervenientes, videlicet : honorabiles et sa-
pientes viros dominos Iohannem de Riciis et Donatum de Barbadoris, legum
doctores, Petrum Philippi de Albicis et Philippum Iammori de Baron-
cellis de Florentia, qui pacis relatores et discretione summa et bonitate pol-
lentes pro reconciliatione dictorum Perusinorum apud dictum dominum
Albanensem et pro bono pacis et concordie huiusmodi solicite et prudenter,
non sine magnis mentum et corporum curis et laboribus, institerunt cum
omni prudentia et instantia, oportuna, attenta etiam magna contritione
quam verbis et signis dicti sindici, vice et nomine comunis, populi et sin-
gularium personarum civitatis Perusii, ostenderunt, volens cum eisdem
comuni, universitate et populo et singularibus personis predictis, more pii
et benigni patris agere gratiose, eosdem populum et comune et singulares
personas recepit ad gratiam et misericordiam, benivolentiam et reconcilia-
tionem dicti domini nostri pape et Ecclesie Romane et suam et ad pacem
veram et irrevocabilem ac perpetuo duraturam cum omnibus et singulis
offitialibus, subditis, gentibus, colligatis et adherentibus domini nostri pape
et Ecclesie predictorum et eisdem gratiose remisit omnia et singula dampna,
iniurias, offensas, odia, rancores, rapinas, incendia, deguastationes, caval-
catas, exercitus et crimina et delicta quecumque per ipsos perpetrata vel
commissa occasione presentis guerre et ipsos absolvit et liberavit a quibus-
pen

144 FRANCO MEZZANOTTE

cumque iniuriis, contumelis vel offensionibus realiter et personaliter vel
quacumque alio modo qui dici vel excogitari possit, perpetratis, illatis et
factis per ipsos Perusinos et quoscumque alios eorum nomine et eorum adhe-
rentes et sequaces, qui includentur in presenti contractu, contra terras, of-
fitiales, subditos et gentes dicti domini nostri pape et Ecclesie Romane
predictorum ; et similem remissionem et absolutionem fecit et facit, vice et
nomine omnium et singulorum colligatorum et adherentium Romane Ec-
clesie et domini nostri pape predictorum, qui volent gaudere benefitio pre-
sentis pacis et terrarum et locorum et subditorum ipsorum; insuper inter-
dictum ecclesiasticum quo civitas comitatus et districtus predicti ex qua-
cumque causa subiacere noscuntur suspendit usque ad triginta dies inclu-
sive a data presentium computandos; ordinavitque et decrevit quod si
dictum comune Perusii infra dictum tempus triginta dierum ratificaverit
et approbaverit solemniter et per publicum instrumentum presentem con-
tractum ac omnia et singula contenta in eo et adimpleverit et fecerit cum
effectu omnia et singula que et prout continetur in articulo presentis con-
tractus qui loquitur de huiusmodi ratificatione et clavium civitatis Perusii
traditione et aliis in eo contentis prout tenetur et dicti sindici promiserunt,
interdictum predictum relaxare et penitus removere ac prefatum popu-
lum et comune et singulares personas ipsorumque complices, adherentes et
sequaces et qui eisdem dederunt contra dictum dominum nostrum papam
et iamdictam Ecclesiam consilium, auxilium vel favorem, et qui cum eis in
crimine partecipaverunt, vel alio quoque modo, qui tam comprehendentur
in presenti contractu ab omnibus et singulis excomunicationis, anathematis,
interdicti, et aliis sententiis atque penis spiritualibus et temporalibus contra
eos tam ab homine quam a iure latis et inflictis, seu quas ipsi vel eorum
aliquis pro quibuscumque offensis, iniuriis, excessibus, inobedientiis, con-
tumatiis, rebellionibus, culpis, criminibus et delictis, per eos vel eorum ali-
quem seu aliquos contra dictum dominum nostrum et prefatam Ecclesiam
et quoscumque offitiales, colligatos et confederatos ipsius quomodolibet com-
missis usque in diem presentis contractus absolvere, auctoritate apostolica
sibi in hac parte concessa, et eosdem restituere ad bonam famam et honores
et statum debitum dummodo, ut prefertur, infra dictum terminum triginta
dierum ratificent presentem contractum et adimpleant et faciant cum ef-
fectu omnia et singula contenta in dicto articulo presentis contractus et
que facere tenentur vigore contentorum et promissorum in eo et alio non
modo quecumque concessa et remissa per dictum dominum cardinalem eisdem
populo et comuni et singularibus personis civitatis comitatus et districtus
Perusii, nisi presentem contractum et infra dictum terminum triginta die-
rum ratificaverint pro non concessis et non remissis habeantur, sed in suo
robore perseverent sicut prius. Item predictus reverendissimus dominus
cardinalis Albanensis ordinavit, voluit, promisit et mandavit pro bono pacis
et tranquillitate civitatis Perusii predicte quod dicto comuni Perusii et sin-
LA PACE DI BOLOGNA TRA PERUGIA E URBANO V 145

gularibus personis per quoscumque offitiales Ecclesie et quoscumque alios
restituantur libere omnia et singula castra terre et loca que fuerunt eis sub-
tracta, accepta vel apprehensa per gentes Ecclesie vel adherentes suos in
presenti guerra, que sunt de antiquo et vero comitatu Perusii, salvo iure
cuiuscumque terre, persone et salvis suprascriptis capitulis loquentibus
de Raynutio et aliis consimilibus quibus pacta per dictum comune Perusii,
in quantum ipsum comune Perusii tangunt, debeant plenarie observari.
Item dictus reverendissimus dominus cardinalis Albanensis pro securitate
et utilitate civitatis comitatus et districtus Perusii et singularum persona-
rum eorumdem ordinavit, voluit et mandavit ac promisit dictis sindicis et
procuratoribus, stipulantibus et recipientibus nomine dicti comunis quod
si contingeret guerram esse vel fieri contra civitatem vel in comitatu Perusii,
vel aliqua novitas seu rebellio fieret in eisdem vel altero ipsorum vel contra
alia loca que dictum comune Perusii tenet, spectantia ad Romanam Eccle-
siam quoquo modo, legati seu rectores et quicumque offitiales Ecclesie qui
erunt pro tempore, cum per dictum comune Perusii fuerint requisiti, te-
neantur et debeant iuvare bona fide et toto posse illarum dumtaxat provin-
tiarum et terrarum ad quarum defensionem dictum comune Perusii Romane
Ecclesie obligatur ad defensionem civitatis, comitatus et locorum predic-
torum. Item dictus reverendissimus dominus Albanensis ordinavit, promisit,
voluit et mandavit quod quecumque possessiones immobiles quarumcumque
singularum personarum de civitate vel comitatu Perusii seu adherentium
et sequacium ipsorum qui comprehendentur in presenti’ contractu, seu sub-
ditorum ipsius, vel que per eos possidebantur, vel pro eis, eorum nomine,
tempore initii presentis guerre que per Ecclesiam seu subditos, adherentes
vel gentes ipsius, in terris seu locis eiusdem Ecclesie, vel alibi ubi Ecclesia
habet per se vel alium potestatem, fuissent apprehense vel accepte per con-
fiscationem vel altera quocumque occasione presentis guerre, libere resti-
tuantur, salvis suprascriptis capitulis loquentibus de Raynutio et aliis con-
similibus, quibus pacta per dictum comune Perusii, in quantum ipsum co-
mune Perusii tangunt, debeant plenarie observari. Item convenerunt pre-
dicti dominus cardinalis Albanensis et sindici comunis Perusii, nominibus
quibus supra, quod in presenti pace includantur principaliter et veniant
et sint omnes et singule terre et subditi Ecclesie Romane et qui terras ab ea-
dem tenent Ecclesia et specialiter et nominatim omnes et singule pro-
vintie, civitates, terre, castra, fortilicia, et loca comitatus, territoria et
districtus quecumque dicte Romane Ecclesie mediate vel immediate subiecta,
aut ad ipsam Ecclesiam pertinentia vel spectantia, quovis iure, titulo seu
modo, directe vel indirecte et in quibus eadem Ecclesia habet vel pretendit
aliquid ius, preminentiam, guardiam vel custodiam, seu que per ipsam Ec-
clesiam et eius nomine tenentur, possidentur vel que ubicumque, quocum-
que et qualitercumque ac etiam omnes et singuli rectores, vicarii, vassalli, offi-
tiales quicumque et subditi universi eiusdem Ecclesie, mediate vel imme-
146 FRANCO MEZZANOTTE

diate, vel alio qualitercumque subiecti, nec non incole, homines et habitatores,
gentes et persone quecumque provintiarum, civitatum, terrarum, castro-
rum, fortiliciorum et locorum comitatuum, territoriorum et districtuum pre-
dictorum et cuiuslibet eorum et potissime nominatim ac expresse veniant, et
includantur et sint in presenti pace Civitas Castelli, civitas Nucerii, civitas
Assisii, terra Gualdi Nucerii, civitas Eugubina, civitas Spoletana cum eo-
rum comitatibus, territoriis et districtibus ac castris, terris, fortiliciis et
locis eorumdem necnon civibus comitatinis, incolis districtualibus et ha-
bitatoribus earumdem ad Romanam Ecclesiam pleno iure et immediate
spectantia que per Perusinos detinebantur vel indebite occupata et gene-
raliter omnia et singula supradicta serenissima domina Iohanna, Dei gratia
Ierusalem et Sicilie regina illustris, cum toto regno ac terris, territoriis et sub-
ditis suis universis cum sancta Ecclesia colligatis. Item magnifici viri do-
mini Nicolaus et Albertus fratres marchiones Estenses in Ferrariense pro
Romana Ecclesia et in Mutinense pro Romano imperio vicarii, cum omnibus
que gubernant, tenent vel possident, aut que eorum nomine tenentur et pos-
sidentur quovis modo. Item comunitas civitatis Senarum cum comitatu et
districtu suo et cum omnibus et singulis civibus, incolis et subditis universis.
Item comune, civitas, comitatus et districtus Aretii includantur, sint, ve-
niant et veniunt in presenti pace principaliter tamquam colligati Ecclesie
et dicti domini nostri pape cum eorum civibus, incolis et subditis universis
et singulis ; et quod omnia et singula banna sive condempnationes et pro-
cessus quicumque lata, data seu facta vel facti per comune Perusii vel ali-
quem seu aliquos ex offitialibus suis contra cives, incolas vel subditos dicti
comunis Aretii, vel aliquem seu aliquos et quoscumque ex ipsis occasione
presentis guerre, vel guerra durante et que lata, data seu facte vel facti per
comune Aretii, vel aliquem seu aliquos ex offitialibus suis contra cives, in-
colas vel subditos comunis Perusii, vel aliquem seu aliquos et quoscumque
ex ipsis occasione presentis guerre vel guerra durante hincinde intelligantur
esse et sint remissa, annullata et cancellata cancellate, et cancellati et nulla
et nulliet pro nullis infectis habeantur. Item magnificus vir dominus Fran-
ciscus de Casalibus de Cortonio cum omnibus que gubernat, tenet et possidet
quovis modo, cum Romana Ecclesia colligatus. Item infrascripti adherentes et
sequaces Romane Ecclesie, videlicet: dominus Mafius de Petramala cum
omnibus castris et terris suis et quas tenet et possidet quovis modo ac sub-
ditis et hominibus dictarum terrarum et castrorum et vassallis et fidelibus
suis pro adherente et colligato sancte matris Ecclesie. Item Cione Sandri
de Salimbenis de Senis cum filiis, familiis, terris, castris, fortiliciis et terri-
toriis et bonis quas et que tenet et possidet quovis modo et que suo nomine
vel pro eo tenentur et possidentur ac subditis, fidelibus, vassallis, incolis,
hominibus et habitatoribus quibuscumque ipsius.

Item dominus frater Gabriel et Franciscus Necioli, Petrutius domini
Bini, dominus Paulus et Ugolinus et omnes alii filii dicti Petrucii, et filii

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LA PACE DI BOLOGNA TRA PERUGIA E URBANO V 147

omnes Francisci domini Bini, omnes de Gabrielibus cum terris et hominibus
ipsorum. Item Gabriel et Ugolinus Iohannis de Gabrielibus cum terris, ho-
minibus et vassallis ipsorum. Item dominus Busonus de Eugubio pro se-
quace Ecclesie. Item comes Ugolinus et comes Franciscus de Corbaria cum
terris, fidelibus et hominibus ipsorum, et quas tenent et possident. Item do-
minus Iohannes de Sarthiano. Item Petrutius Cole et Ioahnnes de .Monte-
leone, dominus Simon et Bertuldus domini Thome cives Spoletanus pro
sequacibus Ecclesie. Item Corradinus Cole de Fulginio cum fratribus et fi-
liis suis pro sequacibus Ecclesie. Item Petrutius Pepi, Petrus Ursinus, Bon-
conte Ugolini, Berardus Munaldi de Munaldensibus de Urbevetere cum
omnibus terris et castris ipsorum et hominibus dictarum terrarum et vas-
sallis et fidelibus ipsorum pro sequacibus Ecclesie. Item Claravalle de Cla-
ravallensibus de Tuderto cum filiis et nepotibus suis et omnibus suis con-
sortibus et Federigus et Nicolaus Martini, Gualterellus de Ponte et omnes
alii exititii Tudertini qui in presenti guerra se immiscuerunt pro adherentibus
et sequacibus Ecclesie. Item Petrutius, Nicolaus, Fragnola, Nicolaus Ugo-
lini, Iohannutius et omnes alii de Collemedio cum castro Collismedii et ho-
minibus dicti castri et vassallis, hominibus et fidelibus ipsorum pro adhe-
rentibus et sequacibus Ecclesie. Item Guido et Nerius Nicolai, Pierihoannes
et Raynutius Petrutii et Franciscus Petrutii de Migliano, comites de Mar-
ciano cum eorum terris et hominibus dictarum terrarum, adherentibus,
vassalli et fidelibus ipsorum pro adherentibus et sequacibus Ecclesie.
Item Uguictio Ghini de marchionibus de Civitella et filii sui cum terris suis
et hominibus dictarum terrarum vassallis et fidelibus suis pro adherente
et sequace Ecclesie. Item Gilbertus de Serra et nobiles de Castiglione Ugo-
lini cum terris quas tenent et hominibus ipsorum terrarum pro adherentibus
et sequacibus Ecclesie. Item Raynutius Simonis de filiis Raynerii cum terris
et fortiliciis que possidet et hominibus dictarum terrarum pro adherente
et sequace Ecclesie. Item Franciscus domini Munaldi de Eugubio cum terris
et fortiliciis que possidet et hominibus ipsarum terrarum pro adherente et
colligato Ecclesie Romane. Item Oddo et fratres filii Angelutii domini Ja-
cobi de Oddonibus cum terris et fortiliciis que et quas possidet et hominibus
ipsarum terrarum pro adherentibus et sequacibus Ecclesie Romane. Item
Cinolus Nicolai de Montesperello cum fortiliciis que tenet et hominibus ip-
sorum pro adherente et sequace Ecclesie. Item dominus Brancha, dominus
Nicolaus et dominus Franciscus de Guelfuciis de Civitatecastelli cum terris
et hominibus ipsorum pro sequacibus Ecclesie. Et similiter Guelfulinus Lu-
dovici domini Ugolini, de dictis Guelfuciis, pro sequace Ecclesiae. Item
infrascripti cives ac comitatini et districtuales Perusii adherentes et sequaces
Ecclesie, videlicet : dominus Philippus abbas Sancti Petri de Perusio, Ba-
glioncellus et Petrus Guilliocti, fratres carnales ipsius de Montubiano, Oddo
domini Baglionis, Pandulfus et Iohannes filii eius, Carlus Guelferii, domi-
nus Hermannus canonicus regularis Civitatiscastelli; Ludovicus Guidarelli,
148 FRANCO MEZZANOTTE

Bartholomeus Ludovici, Petrus Carlutii, dominus Piermatheus monachus
et prior Sancti Clerici, Becellus Iacobi, dominus Guido Andrutii, canonicus
regularis Sancte Mustiole de Clusio, Petrus Andreutii, Bartholomeus do-
mini Iohannis, Franciscus They, Iacobus et Luce prioris, Angelus et Iohan-
nes Iacobi, Franciscus Petri, Iohannes Phylipputii et Franciscus Luce de Ba-
glionibus, Munaldus Agabiti, Nicolaus Cinoli, Paulus Petrutii, Cinolus Ni-
colai et Bernardus Ceccoli de Montesperello, dominus Franciscus et Magiolus
Andrutii, Nicolaus Ceccoli, Petrutius Ugolini et Antonius Nicolai de Ma-
giolis, Leo et Ugutio Lamberti de Cornia, Nannes Cini et Franciscus Ludo-
vici de Venciolis, Guido et Nerius Nicolai, Periohannes, Raynutius et Fran-
ciscus de comitibus de Marsciano, Franciscus et Andrutius de Fibino, Ray-
nutius Simonis de filiis Raynerii, dominus Matheus et dominus Franciscus
Becti de Coppolis, Oddo et frater eius de Oddonibus, Uguictio Ghini mar-
chio de Civitella, Petrinus et Nicolaus Berardini, Fargnola, Ranucolus,
Nicolaus Ugolini, Iohanolus, Iohannes Grifarelli et alii consortes ipsorum
comites de Collemedio, Stephanus domini Salamonis, Philippus Nerii de
Montemilino, Gualterius Francisci de Castro Novo, Ludovicus Tadei, Her-
mannus et Bartholomeus eius filii; Ugolinus et Bernabeus Berti, Burgaru-
tius Andree et filii Nicolai Burgarutii de Castiglione Ugolini, Gilbertus Ray-
nutii de Serra, Ninnus Tristani, Philippus Vencioli, Ludovicus, Baldaccius
et Iohannes fratres et filii Roscioli domini Phylippi, Nicolaus Corradelli de
Petrorio ; populares : Christofanus Becti et Isaccus Uguicionelli de Mechis,
Paolus, Bartholomeus et Simon Ceccarelli de Boccolis, Munaldutius de Frec-
cho, Angelus Pellini domini Raynutii, Franciscus Maccioli, Baldutius An-
gelelli et Iohannes eius frater, Servadeus Contoli, Ludovicus Cole, Franciscus
Pelloli, ser Iohannes de Cassia, Menicutius Martini et frater eius, Nicolaus
Rofinutii, Tantagolus, Anthonius Cannelle, Nucciolus Bocheri, dominus
Egidius de Podio Curtarum canonicus Perusinus, Iohannes Perucoli, Paolus
Ciappellecte et Angelinus eius frater, dompnus Angelus magistri Petri, mo-
nachus et prior Castiglionis Ugolini, frater Bernabutius monacus monasterii
Sancti Petri, Paulutius Ceccholi, Iohannes Gracie, Vicus et Bartholomeus
de Freccho, Meus Vannis, Nofrius Bartholocti, Petrus Vannis; omnes in-
frascripti sunt exititii antiqui ultra quatuor annos : dominus Guido dominii
Philippi de Cornia, Petrutius domini Averardi, Cagnutius domini Iannis
et Bartholutius Lelli de Montesperello, dominus Tiberutius abbas de Sca-
locchio, Uguictio Nerii et Iacobus domini Guidonis de Montemelino, do-
minus Nicolaus Nerii, Nicolaus et Ludovicus Mascii et Iohannes Duratii
de nepotibus Raynerii, Ciardolinus, Bartholomeus et Iohannes Pauluctii
de Gaychis, Iohannes Becti de Coppolis, Pellinus Cuchi de Baglionibus, Pao-
lus Nicolai dictus Sobbalca ; populares: Petrus Brimorus, Angelus et Do-
natus Ciutii de Boccale, Andrutius domini Petri, Franciscus Becti de Mechis,
Iacobus Angelelli, Gualterinus Trebaldini Manfredini, Bartholomeus Her-
culani Benvenuti, ser Iohannes de Compignano, ser Iohannes de Fracta
LA PACE DI BOLOGNA TRA PERUGIA E URBANO V 149

filiorum Uberti, Iacobus Villani, Iohannes Amatutie, Matheus de Civitella
et frater eius, Boccholus de Monteubiano, Lucas de Sconblasio, Petrutius
Cole de Spoleto, Iohannes de Monteleone, Bertholutius Boccholi, Vicus
et Antonius Cagnoli de Fracta filiorum Uberti, et omnes alii quicumque
exititii civitatis, comitatus vel districtus Perusii comprehendendi et inclu-
dendi in presenti contractu iuxta et secundum formam capitulorum pre-
sentis contractus cum omnibus et singulis fortiliciis, terris, locis, bonis, sub-
ditis et habitatoribus que tenent et possident, exceptis fortiliciis et locis
que per predictos super descriptos seu denominatos et quemlibet vel aliquem
seu aliquos ex ipsis vel alios non nominatos deberent restitui secundum
formam presentis contractus et cum familiis et familiaribus et gentibus
predictorum colligatorum, adherentium et sequacium eorumdem. Item co-
mune et homines castri Castilionis Aretini, diocesis Aretina, et ipsum ca-
strum cum eius territorio et districtu et cum omnibus pertinentiis suis.
Item comune et homines castri Sarthiani, Clusine diocesis, et ipsum castrum
cum eius territorio et districtu et cum omnibus pertinentiis suis. Item co-
mune et homines castri Scitoni, Clusine diocesis, et ipsum castrum et eius
territorium et districtus et cum omnibus pertinentiis suis. Item comune et
homines castri Citerne, Castellane diocesis, et ipsum castrum cum ipsius
territorio et districtu et cum omnibus pertinentiis ipsius. Item comune et
homines Burgi Sancti Sepulcri, Castellane diocesis, et ipsum castrum cum
eius territorio et districtu et cum omnibus pertinentiis suis. Item castrum
Piscine, Eugubine diocesis, cum vassallis, subditis et hominibus ac distric-
tus ipsius, territoriis et pertinentiis eiusdem. Item fortilicium Caroiani, Eu-
gubine diocesis, cum hominibus et habitatoribus ipsius ac eius territorio
et districtu, salvis capitulo quod loquitur de restitutione terrarum, castro-
rum et locorum de vero et antiquo comitatu Perusii et contentis in eo. Item
dominus Valeranus domini Verii de Sitonio, legumdoctor. Item exititii ci-
vitatis Clusine. Item exititii castri Plebis, Clusine diocesis. Qui omnes et sin-
guli supradicti sunt colligati et adherentes dicte Romane Ecclesie. Et vi-
ceversa in presenti pace includantur et veniant et sint infrascripti adheren-
tes et sequaces comunis Perusii, videlicet: in primis civitas Clusii et ca-
strum Plebis et omnes et singuli cives, incole et districtuales dictorum lo-
corum, exceptis exititiis et aliis qui sunt adherentes Ecclesie ex dictis locis.
Item omnia loca et terre que tenentur et possidentur per quoscumque cives
Perusinos et incole dictarum terrarum, exceptis illis que tenentur et possi-
dentur per Raynutium et quoscumque alios adherentes Ecclesie. Item Lam-
bertus de Petramala cum terris quas tenet et possidet et incolis dictarum
terrarum et locorum. Item ser Ioharnes magistri Recuperi, ser Iohannes,
ser Cennis, Petrus Anestasini, Matheus Bedelutii, Iohannes et Petrus Guelfi,
Franciscus et Angelus de Thuoro et alii exititii de terra Sancti Savini Casti-
lionis Aretini. Item exititii de Monte. Item Concius de Ubaldinis. Item cum ac-
tum esset quod Perusini in terris et de terris Ecclesie nullum possint nominare
150 FRANCO MEZZANOTTE

adherentem exititum, complicem vel sequacem voluit et gratiose promisit
prefatus dominus Albanensis quod infrascripti de dictis terris Ecclesie ab-
solvi debeant et absolvantur a quibuscumque bannis, processibus, penis,
condempnationibus, mallificiis et delictis datis, factis et commissis et per-
petratis in presenti guerra et eius occasione et restitui ad bona eorum quibus
spoliati essent, tempore dicte guerre et eius occasione, et quod facta et com-
missa per eos, vel aliquem eorum, in guerra presenti et eius occasione, eis
non nociant et contra eos vel ipsorum aliquem de predictis non possit pro-
cedi nec aliqualiter cognosci per aliquem offitialem Ecclesie quorum nomina
sunt hec, videlicet : comes Anthonius, Guido et fratres de comitibus de Ur-
bino, Nicolaus de Buscareto et filii et Besaccione eius nepos, Concellus de
domo filiorum Saxi de Gualdo, Ugutio Francisci de Fagiola, Lazarus et
dominus Andreas, Bartholomeus et alii de Gualteroctis et ceteri exititii
de Civitate Castelli. Item exititii de castro Cisterne, item Raynaldus et alii
exititii de terra Mevanie. Item Nicolaus ser Andree, Franciscus ser Andree et
Iohannes Scallionis, Nere Sinibaldi, Baffus et frater et Thomas de Asisio, Rof-
fredus et Burgarus Ceccoli et Christoforus de Rotacastello de comitatu Urbis-
veteris et domina Thea, mater dicti Christofori, que est in carceribus offitia-
lium Ecclesie. Item prefatus reverendissimus dominus dominus cardinalis Al-
banensis ad devotam instantiam et humilem supplicationem sindicorum
predictorum indulxit et remisit comuni, hominibus et singularibus personis
terrigenis et incolis terre Cannarii et castri Montis Viridis, Spoletani ducatus,
omnia et singula dampna, robarias, incendia, rebelliones, homicida, caval-
catas et alia quecumque malleficia et delicta, iniurias et offensas facta et
factas per eos vel aliquem eorum durante tempore presentis guerre, vel ip-
sius occasione, contra Sanctam Romanam Ecclesiam, vel dominum nostrum
papam vel eius subditos, sequaces et gentes, mandavitque et decrevit ipsos be-
nigne et gratiose tractari. Item quod omnes et singuli colligati, adherentes,
complices et sequaces supranominati, specificati et comprehensi in presenti con-
tractu teneantur et debeant infra tres menses a die presentis contractus compu-
tandos approbare, ratificare et omologare per publicum instrumentum presen-
tem contractum et omnia et singula in eo contenta, quantum respicere eos pos-
sint et remictere omnia dampna et facere promictere observationem presentis
contractus prout in ipsis capitulis continetur et instrumenta approbationis, ra-
tificationis et omologationis predictorum cum remissionibus et promissionibus
supradictis teneantur predicti colligati, adherentes, complices et sequaces
utriusque partis per se vel pro curatore eorum presentare et assignare dicto
domino Albanensi infra alios duos menses immediate post dictos tres men-
ses alios computandos, alii non intelligantur nec sint in presenti pace in-
clusi nec gaudeant beneficio huius pacis. Item quod carcerati et capti in pre-
senti guerra et eius occasione existentes in potestate partium hincinde libere
relaxentur. Item ordinavit, statuit et mandavit ac promisit dictus dominus
cardinalis quod dictum comune Perusii in vita dicti domini nostri domini

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LA PACE DI BOLOGNA TRA PERUGIA E URBANO V 151

Urbani pape quinti non debeat nec possit tallis, collectis vel impositionibus
aggravari nec aliis omnibus realibus, personalibus vel mistis vel exactionibus
quibuscumque ultra dicta tria milia florenorum annuatim per eos solven-
das, ut in aliis capitulis continetur, in vita dicti domini nostri domini Ur-
bani pape quinti. Item quod in omnibus capitulis et partibus presentis con-
tractus in quibus sit mentio de guerra vel initio ipsius intelligatur incepisse
et dictum initium fuisse de mense augusti millesimitrecentesimisexa-
gesimioctavi. Item promiserunt et iuraverunt dicti sindici, nominibus qui-
bus supra, quod dicti priores et camerarii artium dicte civitatis nominandi
et specificandi (ST) per nomina et pronomina in instrumento infrascripte rati-
ficationis ac populus et comune Perusii et singulares persone eiusdem comu-
niter et singulariter in infrascripta adunantia congreganda que representat
et solita est representare totum populum, comune, universitatem et singu-
lares personas civitatis, comitatus et districtus (ST) eiusdem infra triginta dies,
a die stipulationis presentis contractus computandos, predicta omnia et
singula supra et infrascripta et in presenti contractu contenta ac recognitio-
nes, confessiones iuramenta tam fidelitatis quam alia promissiones, obligationes
quascumque factas in presenti contractu et omnes actus inde secutos et
factos et fiendos usque in diem infrascripte ratificationis expresse distincte
et explicite approbabunt, emologabunt, ratificabunt, confirmabunt et iu-
rabunt solemniter et promictent in suprascripto consilio et adunantia gene-
rali publice fienda in loco consueto dicte civitatis in quanto maiori civium
numero dicte civitatis fieri consuevit, in qua quidem: adunantia inter alios
cives ad dictam adunantiam ut premictitur convocandos et congregandos in-
tersint et interesse debeant persone et homines populares dicte civitatis
usque ad numerum ducentorum qui solent et possunt in dicta generali adu-
nantia interesse declarandorum et nominandorum per infrascriptos com-
missarios destinandos; qui singulariter nominati et expresse per nomina
et prenomina teneantur et debeant approbare, ratificare, confirmare, pro-
mictere solemniter et iurare et specialiter iuramentum fidelitatis quod dicti
sindici prestiterunt et omnia et singula in presenti capitulo et aliis supra-
dictis capitulis et presenti contractu contenta et inserta ac etiam centum
alii cives dicte civitatis, qui non possunt in dicta generali adunantia inte-
resse secundum formam statutorum dicte civitatis, et etiam ultra centum,
si comode haberi poterunt, secundum discretionem et arbitrium infrascripto-
rum commissariorum, videlicet: milites, nobiles, doctores, advocati, pro-
curatores et notarii nominandi et declarandi per eosdem commissarios, vo-
candi et congregandi ad hoc per priores dicte civitatis Perusii in palatio
ipsorum priorum separatim et per se iurent et promictent, singulariter et
distincte, expresse et nominatim per nomina et prenomina ut supra coram
commissariis ad hoc specialiter destinandis per dictum dominum Albanen-
sem ad dictam civitatem Perusii, recipientibus, nomine Romane Ecclesie,
domini nostri pape et ipsius domini Albanensis, et quod de novo solemniter
152 FRANCO MEZZANOTTE

promictent et iurent omnia et singula predicta per dictos eorum sindicos
gesta, promissa, confessata, iurata et firmata, prout dicti commissarii du-
xerint requirenda ; et quod de huiusmodi ratificatione, approbatione. emo-
logatione, confirmatione ac promissionum et iuramentorum et omnium pre-
dictorum prestatione et impletione confici et fieri fatient ac mictent, assigna-
bunt, sive assignari fatient publicum et autenticum instrumentum, scu
publica et autentica instrumenta sigillorum magistrorum dicti comunis muni-
mine roborata, prefato domino Albanensi, vel successori suo, infra termi-
num competentem eis per dictos commissarios statuendum ; et quod dicti
priores in manibus dictorum commissariorum et omnes alii singulares de
consilio et adunantia predictis iurabunt eodem modo et forma quibus pre-
dicti sindici iuraverunt prefato domiro Albanensi; et quod claves dicte ci-
vitatis in signum recognitionis pleni et totalis dominii et superioritatis pre-
dictorum et libere et plenarie possessionis et quod civitatis, comitatus et
districtus predictorum, ac meri et misti imperii et omnimode iurisdictionis
eorumdem et omnium predictorum dictis commissariis tradent et libere as-
signabunt per sindicum ad hec et predicta omnia et singula in dicta generali
adunantia legitime constitutum cum quibus quidem clavibus dicti com-
missarii priores predictos de vicariatu predicto eis concedendo ad vitam
dicti domini nostri domini Urbani pape quinti habeant postea investire.
Item, pactis perfectis et adimpletis omnibus et singulis supradictis, prefatus
dominus Albanensis supplicabit prefato domino nostro pape quod dignetur
predicta omnia et vicariatum predictum eis concedendum ex certa scentia
approbare, ratificare et in consistorio confirmare. Tenor vero instrumenti
sindicatus et procurationis dicti comunis Perusii de quo supra fit mentio
sequitur in hac forma, videlicet : « In nomine Domini amen. Anno Domini
«millesimotrecentesimoseptuagesimo, indictione octava, tempore sanctissimi
«patris et domini nostri domini Urbani, divina providentia pape quinti,
«die vigesima quarta mensis septembris, presentibus iurisperitis viris
«domino Iacobo domini Guilielmi de Provenga et domino Nicolao domini
« Vannis de Vulterris, iudicibus et assessoribus domini potestatis civitatis
«Perusii et ser Francisco ser Egidii de Perusio, cancellario dicti comunis
« Perusii et ser Raynaldo Andree, notario priorum artium et populi Perusini
«et pluribus aliis in infrascripto generali consilio dicte civitatis existentibus
«testibus ad infrascripta vocatis, habitis et rogatis. Noverint universi pre-
«sens instrumentum publicum inspecturi quod in presentia mei notarii et te-
«stium suprascriptorum congregato et adunato publico maiori et generali con-
«silio civitatis Perusii, populi, comunis et singularium personarum eiu-
«sdem civitatis ad sonum campane vocemque preconis, in palatio pote-
«statis dicte civitatis ut moris est, loco consueto dicte civitatis, de man-
«dato et voluntate priorum artium dicte civitatis, videlicet: Francisci An-
«tonii et Longarutii ser Angeli porte Solis, Tini Grelli et Sancte Mochi porte
«Sancti Angeli, Ludovici Nigri, porte Sancte Susanne, Iohannis Nutii et
LA PACE DI BOLOGNA TRA PERUGIA E URBANO V 153

«Blasioli Blasii porte Heburnee, septem de numero decem priorum artium
«dicte civitatis, in numero suffitienti secundum formam statutorum dicte
«civitatis. Berardello Vannis, porte Sancte Susanne et Arlocto Arlocti et
«Simone Ceccholi, porte Sancti Petri, tribus ex prioribus dicti numeri de-
«cem, absentibus, habita prius deliberatione, unanimi et concordi inter
«dictos priores et nobilem virum dominum Venantum de Sancto Geminiano,
«militem, honorabilem potestatem comunis et populi Perusini, vacante ad
«presens dicta civitate capitaneo populi civitatis eiusdem, ad quos de con-
«suetudine antiquitus observata congregatio predicti maioris et generalis
«consilii spectat et spectare dignoscitur, in quo quidem consilio interfuerunt
«cives dicte civitatis in suffitienti numero, secundum formam statutorum
«dicti comunis, qui solent in tali generali consilio adunari et congregari,
«habito prius et obtento partito inter eos per duas partes et ultra dictorum
«consiliariorum secundum formam statutorum dicte civitatis; in quo qui-
«dem generali consilio prefati priores artium et predicti dominus potestas
«et persone singulares ipsius consilii et consilium ipsum, nemine discrep-
«ante, et precedentibus legitimis tratatibus pluries habitis super infrascrip-
«tis specialiter peragendis et quacumque alia solemnitate tam iuris quam
«facti oportunis in premissis diligenter observata, ipsum consilium et sin-
«gulares persone et consiliarii predicti, de voluntate dictorum priorum et
«potestatis, et ipsi priores et potestas de voluntate dicti generalis consilii
«omnes simul et divisim et omni modo, via et forma quibus melius possunt
«et potuerunt, nomine et vice dicte civitatis Perusii et populi et comunis ipsius
«ac comitatus eiusdem ac etiam universitatis comunis et populi dicte civi-
«tatis et singularium personarum civitatis et comitatus eiusdem, ex certa
«scentia et non per errorem, fecerunt, constituerunt et faciunt et constituunt
«nomine predictorum civitatis, comitatus, populi et comunis Perusiiet sin-
«gularium personarum ipsius civitatis et comitatus sapientes viros dominos
« Contem, domini Sacchi, legumdoctorem, Baldum magistri Francisci, utriu-
«sque iuris professorem, Petrum Vencioli, iurisperitum, et Angelinum Cec-
«choli de Synibaldis, cives Perusinos legitimos actores, factores, sindicos
«et negotiatores, gestores ac etiam legitimos procuratores, tam generales
«quam speciales et quicquid melius esse possunt, absentes tamquam pre-
«sentes ad bonam fidem recognoscendum, et deliberate libere et ex certa
«scentia et non per aliquem errorem, vice et nomine dictorum comunis,
«universitatis et populi ac singularium personarum civitatis, comitatus et
«districtus Perusii et omnibus via, iure et modo quibus magis et melius
« potuerunt ad maioris roboris firmitatem se representandum coram reveren-
«dissimo in Christo patre et domino, domino Anglico, Dei gratia episcopo
« Albanensi, Sancte Romane Ecclesie cardinali ac terrarum et provintiarum
«eiusdem Romane Ecclesie in Italia citra regnum Sicilie constitutum vicario
«generali, stipulanti et recipienti, vice et nomine sanctissimi in Christo pa-
«tris et domini nostri, domini Urbani, divina providentia pape quinti, et
Na

154 FRANCO MEZZANOTTE

«successorum suorum et Ecclesie Romane, atque suo et quorumcumque in
«eius offitio successorum et dicte Romane Ecclesie vicariorum, rectorum vel
«offitialium, et recognoscendum et publice confitendum plenum, integrum
«et totale dominium civitatis et comitatus ac comunis, universitatis et
«populi et singularium personarum Perusii predictorum ad Sanctam Ro-
«manam Ecclesiam et dominum nostrum summum pontificem et dictum
«dominum Albanensem eorum nomine solos et in solidum pleno iure et ad
«nullum alium pertinere et fuisse et esse et perpetuo esse debere veros sub-
«ditos et subiectos et de dominio et superioritate immediate et pleno iure
«dicti domini nostri pape et Ecclesie Romane et dictam civitatem Perusii
«cum toto eius comitatu spectasse et pertinuisse plenissime ad ius et pro-
«prietatem Romane Ecclesie et summorum pontificum qui pro tempore
«fuerunt et similiter spectare et pertinere, fuisse et esse et perpetuo esse
«debere de dominio et proprietate pleno iure dominii et superioritatis Ro-
«mane Ecclesie, domini nostri pape et successorum suorum ; et quod prefati
«civitas et comitatus ac populus, comunitas et universitas ac singulares
«persone civitatis et comitatus eiusdem fuerunt ab antiquo a tanto tempore

«et citra cuius initii memoria non existit et etiam ante et sunt et perpetuo

«esse debent de proprietate meroque et pleno dominio Sancte Romane
«Ecclesie et summorum pontificum. qui fuerunt pro tempore et erunt in
« futurum et liberam et generalem administrationem et dispositionem eorum-
«dem ad prefatam Romanam Ecclesiam et dominum nostrum summum
«pontificem plene, libere et omni modo spectare; et quod ipsa Romana
«Ecclesia et dominus noster papa et eius successores et dictus dominus Al-
«banensis, eorum nomine, sunt domini soli et in solidum et esse debent
«civitatis, comitatus, comunis, universitatis, et populi ac singularium per-
«sonarum predictorum ; necnon ad similem recognitionem et confessionem
«fatiendum cum omnibus et singulis verbis et clausulis superioribus dicto
«domino cardinali Albanensi, stipulanti et recipienti ut supra, nomine dicti
«domini nostri pape et Ecclesie Romane, de castris Fossati, Case Castalde,
«Fracte filiorum Uberti, podii Sancti Herculani et aliis terris et locis que
«tenentur per ipsum comune Perusii, etiam extra comitatum Perusii, quovis
«modo spectantibus ad Romanam Ecclesiam. Item ad promictendum, no-
«mine dicti comunis et ipsum comune Perusii solemniter obligandum,
«cum omnibus et singulis clausolis consuetis et necessariis in talibus obli-
«gationibus apponi, dicto domino Albanensi, recipienti ut supra nomine
« dicti domini nostri pape et Ecclesie Romane, quod priores Perusii qui sunt
«vel erunt pro tempore, nomine dicti comunis seu ipsum comune Perusii
«solvent realiter, dabunt et assignabunt, anno quolibet, dicto domino no-
«stro pape et Ecclesie Romane vel camere apostolice, ad vitam dicti do-
«mini nostri, domini Urbani pape quinti, dumtaxat in Avinioni vel ubi
«erit curia romana, in festo apostolorum Petri et Pauli, tria milia floreno-
«rum, boni auri et iusti ponderis, ad pondus camere apostolice, ipsius co-

9 ARS
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LA PACE DI BOLOGNA TRA PERUGIA E URBANO V 155

«munis Perusii periculis, sumptibus et expensis pro vicariatu regimine, seu
«rectoria, administratione et gubernatione dicte civitatis Perusii, eiusque
«comitatus et districtus et pro omnibus et singulis introitibus, redditibus
«et proventibus civitatis, comitatus et districtus predictorum, eis in dicto
«vicariatu concedendis et comictendis per dictum dominum Albanensem
«ad vitam eiusdem domini nostri pape dumtaxat, vice et nomine dicti do-
«mini nostri pape et Ecclesie Romane, et ad dictum comune, pro predictis,
«ad predicta et ex certa scentia obligandum et ad consentiendum et con-
« veniendum expresse quod si priores vel comune prefati non solverint in ter-
«mino predicto, vel saltem infra mensem unum immediate sequentem dic-
«tam summam trium milium florenorum incurrant penam ipso facto mille
«marcharum argenti, camere apostolice applicandarum et solvendarum,
«et si cessaverint in solutione dictorum trium milium florenorum per duos
«annos continuos, predicti priores, qui pro tempore fuerint, sententiam
«excomunicationis incurrant ipso facto et quascumque alias sententias et
«penas, tam spirituales, quam temporales, quas eis dictus dominus noster
«papa, vel dictus dominus cardinalis Albanensis, duxerit imponendas et
«infligendas tam contra eos, quam civitatem predictam, et si, quod absit,
«cessaverint in solutione dictorum trium milium florenorum per tres annos
« continuos, tunc eo ipso cadant dicti priores ab offitio vicariatus eis conce-
«dendi per dictum dominum nostrum papam, seu dictum dominum Alba-
«nensem, eius nomine, et ab omni iure eis exinde quomodolibet competenti,
« penis aliis in articulo contentis nichilominus in suo robore permansuris ; et ad
«iurandum in manibus dicti reverendissimi domini, domini cardinalis Albanen-
«sis, stipulantis et recipientis ut supra, tactis manibus sacrosanctis evangeliis,
«ad sancta Dei evangelia, de cetero in perpetuum, sicut veri subditi fideles
«esse dicto domino nostro pape et successoribus suis et dicte Romane Ec-
«clesie ; et quod ipsum dominum nostrum papam et successores suos ca-
«nonice intrantes et Ecclesiam Romanam prefatam pure et bona fide et
«toto posse iurabunt ad defensionem omnium terrarum ipsius Ecclesie Ro-
«mane, vel in quibus Ecclesia Romana ius pretendit citra Romam, videli-
«cet: in patrimonio beati Petri in Tuscia et pertinentiis suis et terris et locis
«quas et que Ecclesia tenet in circumferentiis illis, et in provintia ducatus et
« pertinentiis suis, in Marchia Anconetana et pertinentiis suis, Massa trabaria,
«terris Sancte Aghate, civitate et comitatu quondam Urbini ac terris et
«territorio Montisferetri, civitate, comitatu et districtu Castelli et Burgi
« Sancti Sepulcri cum territorio suo et in omnibus et singulis aliis civitatibus,
«terris et locis dicte Romane Ecclesie, vel in quibus dicta Ecclesia pretendit
«se ius habere circa et preter Romam, Bononiam, Romandiolam tempore
«quo contra dictas terras seu provintias, vel aliquam ipsarum, guerra esset
« vel fieret, aut si aliqua novitas seu rebellio fieret in eisdem vel aliqua ipsa-
«rum, cum per legatum, vicarium seu rectorem alicuius provintie dicti do-
« mini nostri pape et successorum suorum, qui est vel erit pro tempore, fue-
156 FRANCO MEZZANOTTE

«rint per litteras vel eius nuntios requisiti ; et ad iurandum et promictendum
«in manibus dicti domini cardinalis Albanensis, recipientis et stipulantis
«ut supra, quod ipsum comune Perusii et cives dicte civitatis, vel comi-
«tatini, per se vel alios non occupabunt nec invadent nec offendent pro-
«vintias, civitates, terras, fortilicia, castra vel loca comitatus, territoria
«vel districtus Romane Ecclesie ubicumque et qualitercumque mediate vel
«immediate subiecta vel in quibus dicta Ecclesia habet aliquam preminen-
«tiam, titulum vel custodiam, aut per ipsam Ecclesiam, vel eius nomine, te-
«nentur et possidentur, vel in quibus Ecclesia ius pretendit aut colligato-
«rum vel adherentium dicte Ecclesie, nec dantibus vel dare volentibus
«dampnum vel offensionem, rebellionem seu novitatem aliquam facere vel
«portare volentibus in predictis provintiis, civitatibus seu terris, comitati-
«bus, territoriis vel districtibus vel locis seu aliquo eorum prestabunt
«auxilium, consilium vel favorem quovis modo, publice vel occulte directe
« vel indirecte, non obstantibus quibuscumque ligis, pactionibus et confedera-
«tionibus cum quibuscumque dominis seu tirannis, vel aliis personis cuius-
«cumque status dignitatis, vel conditionis existant, vel comitatibus, colle-
«giis vel universitatibus sub quacumque forma verborum usque in diem
«celebrationis presentis contractus factis in contrarium vel in posterum fien-
«dis, quod absit, etiam iuramentis et penis aut quibuscumque promissio-
«nibus vallatis ; et ad renuntiandum et expresse discendendum, sindicario
«et procuratorio nomine quo supra, eisdem ligis, pactionibus et confedera-
«tionibus, necnon ad promictendum quod dictis ligis et confederationibus
«nullo umquam tempore utentur et eas nullatenus observabunt nec aliquas
«ligas vel uniones de novo facient cum quibuscumque dominis, tirannis
«aut comitatibus vel universitatibus contra vel in preiudicium Romane
«Ecclesie seu subditorum vel colligatorum aut adherentium suorum; et
«quod pestiferas societates vel aliquas gentes armorum de quibus verisimi-
«liter sequi posset scandalum vel suspitio in predictis terris Ecclesie, aut
«colligatorum vel adherentium predictorum in dictis civitate, comitatu et
«districtu Perusii nullatenus receptabunt nec eis dabunt auxilium, consilium
«vel favorem, publice vel occulte, directe vel indirecte ; et ad promicten-
«dum dicto domino cardinali Albanensi, stipulanti et recipienti ut supra,
«quod omnes et singuli exititii de civitate, comitatu et districtu Perusii, oc-
«casione presentis guerre, vel qui se immiscuerunt in ea actualiter, publice
«et notorie, vel palam, cum personis, terra seu terris, castra seu castris suis
«vel cum suis subditis vel armigeris et gentibus, vel qui fuerunt de fami-
«liaritate vel servitio dicti domini nostri pape et Ecclesie, seu legatorum,
« vicariorum, seu offitialium ipsorum vel alicuius eorum et alii quicumque
«libere redire possint ad predictam civitatem Perusii, eiusque comitatum
«et districtum et ad domos et habitationes solitas et consuetas et prout eis
«placuerit ibi stare et recedere pro ipsorum libito voluntatis, non obstan-
«tibus processibus et condempnationibus quibuscumque; et quod pre-

IE, COPERCUTR QAO TEM. "E^ "ESSE NDDUEMOS A CONES NES uL DA ENSE ERE. cnt T
LA PACE DI BOLOGNA TRA PERUGIA E URBANO V 157

«dicta, per dictum comune Perusii, cancellabuntur, tollentur, cassabuntur
«et abolebuntur et exnunc pro cancellatis et annullatis et abolitis habeantur,
«absque aliqua iniuria vel offensa inferenda eisdem in persona vel rebus
«et quod bene tractabuntur in omnibus pariter et equaliter sicut alii cives
«qui numquam fuerunt eiecti et plenarie restituentur ad famam et statum
« pristinum et honores sicut erant ante tempus eiectionis et condempnationis
«et ad iura et bona immobilia existentia que possidebant ipsi vel illi quo-
«rum sunt vel esse possunt heredes vel successores restituentur integraliter
«et expedite, bannis, processibus et condempnationibus non obstantibus
« quibuscumque tempore quo fuerunt eiecti vel recesserunt de dictis civitate,
«comitatu vel districtu Perusii; et ad promictendum ipsos gaudere et frui
«pacifice et quiete, absque turbatione aliqua vel molestia, sicut quicum-
«que alii cives dicte civitatis, etiam si ad alienas manus pervenerint et per
«quoteumque et quascumque manus, vel per distractionem factam per
«comune Perusii vel singulares personas. Illud tamen quod de restitutione
«ad iura supra dicitur non extendatur ad iura que competere possent occa-
«sione ablationis vel occupationis bonorum mobilium factarum per co-
«mune Perusii vel alios tempore expulsionis vel condempnationis eorum
« vel aliorum quorum sunt vel esse possunt heredes vel successores vel ab inde
«et citra, salvis tamen aliis capitulis et promissionibus infrascriptis et con-
«tentis in eis; et ad promictendum dicto domino Albanensi, stipulanti et
«recipienti ut supra, quod de omnibus et singulis mallificiis et delictis com-
«missis per eos aut ipsorum aliquem vel que commissa dicerentur a die qua
«recesserunt vel expulsi fuerunt de dicta civitate, comitatu vel districtu
«Perusii usque in presentem diem non possit per aliquem offitialem co-
«munis Perusii cognosci per viam accusationis, inquisitionis vel denuntia-
«tionis cum promotore vel sine, vel ex offitio, vel alia quacumque via, sed
«eis in predictis sit et esse intelligatur adempta omnis iurisdictio et po-
«testas et quod non possint gravari occasione alicuius collecte, prestantie
« seu omnis que imposita fuissent usque in presentem diem, teneantur tamen
«satisfacere creditoribus suis quibus de iure essent obligati, sicut tenerentur
«Si non fuissent expulsi, nisi per dictos priores seu comune de fructibus et
«proventibus dictorum bonorum fuisset post eiectionem et ante restitutio-
«nem huiusmodi satisfactum ; hoc tamen expresse acto et declarato quod
«contenta in presenti capitulo habeant effectum dictum secundum quod
«fuerit ordinatum et declaratum per prefatum dominum Albanensem et
« dominos priores Florentinos, vel deputandos ab eis, non obstantibus predictis
«vel aliquo predictorum ; et ad promictendum et convenendum dicto do-
«mino cardinali Albanensi, stipulanti et recipienti ut supra, nomine dicti
«domini nostri pape et Ecclesie Romane et pro omnibus et singulis quorum
«interest, vel interesse posset, quod de restitutione bonorum Agabetutii Cec-
«choli et Andrutii Nucole, olim decapitatorum per comune Perusii, fienda
«heredibus ipsorum ipsum comune Perusii stabit dicte declarationi et or-

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158 FRANCO MEZZANOTTE

«dinationi nobilium et sapientium virorum domini Iohannis de Riciis,
«legumdoctoris, Petri Philippi Albicis et Philippi Iammori de Baroncellis,
«civium Florentinorum, vel duorum ex eis, et quod bona olim dictorum Aga-
«betutii et Andrutii ipsorum heredibus restituentur prout et sicut per pre-
«dictos vel duos ex eis fuerit declaratum ; et ad promictendum sindicario et
«procuratorio nomine quo supra, eidem domino Albanensi, stipulanti et
«recipienti ut supra, nomine Romane Ecclesie et domini nostri pape et om-
«nium et singulorum quorum interest, vel interesse posset, quod dictum
«comune Perusii castrum seu terram Cannarii, occupatum per dictum
«comune Perusii, libere et expedite sine aliqua difficultate restituet et rela-
«xabit dicto domino nostro pape, vel dicto domino cardinali Albanensi,
«seu domino cardinali Bituricensi, vel deputando seu deputandis ab eis,
«vel ipsorum altero, infra tempus et terminum triginta dierum a die cele-
«brationis fiendi contractus computandorum ; et ad supplicandum humili-
«ter et instanter quod per eumdem dominum Albanensem remictantur incolis
«dicti castri Cannarii omnia et singula crimina et malleficia quod perpetra-
« verunt contra Romanam Ecclesiam, occasione presentis guerre, et a quibus-
«cumque condempnationibus, sententiis et processibus absolvantur et li-
«berentur et gratiose et misericorditer tractentur ; et simili modo ad promic-
«tendum dicto domino cardinali Albanensi stipulanti et recipienti ut su-
«pra, quod dictum comune Perusii castrum Montis Viridis libere et expedite
«restituet et relaxabit sine aliqua difficultate dicto domino Albanensi vel
«dicto domino cardinali Bituricensi, vel commissario seu commissariis depu-
«tandis ab eis aut aliquo ipsorum infra tempus et terminum triginta die-
«rum computandorum ut supra; et ad promictendum et convenendum
«dicto domino cardinali Albanensi, stipulanti et recipienti ut supra, no-
«mine Romane Ecclesie et dicti domini nostri pape, et omnium et singu-
«lorum quorum interest, vel interesse posset, quod Raynutio Symonis de
«Perusio et Guidoni et Petro et fratribus de Migliano, comitibus de Mar-
«sciano, Giliberto de Serra et Ludovico, Ugolino et Burgarutio et eorum
«fratribus de Castiglione Ugolini et Uguicciono marchioni de Civitella, et
«Francisco domini Munaldi de Eugubio per dictum comune Perusii serva-
«buntur et adimplebuntur promissa eis facta et pacta cum eis habita per Ro-
«manam Ecclesiam et eius offitiales in quantum tangunt et respiciunt ipsum
«comune Perusii ; et ad includendum ipsos et quemlibet ipsorum expresse
«in presenti pace et quod eius beneficio plenarie gaudebunt iuxta conven-
«tiones et promissiones factas et habitas cum eisdem ; et quod idem ob-
«servabitur et fiet omnibus et singulis aliis nobilibus et aliis quibuscumque
«cuiuscumque status et conditionis existant qui aliqua fortilicia seu castra
«rebellasent pro Ecclesia contra comune Perusii; et ad promictendum et
«convenendum, sindicario et procuratorio nomine quo supra, dicto do-
«mino cardinali Albanensi, recipienti et stipulanti ut supra, et pro omnibus
«et singulis quorum interest, vel interesse posset, quod dictum comune

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LA PACE DI BOLOGNA TRA PERUGIA E URBANO V 159

«Perusii castrum Foiani, quod dicitur esse comitatus Aretii, quod ad pre-
«sens ipsum comune Perusii detinet occupatum, dabit, reassignabit et libere
«relaxabit, quatenus in eis est bona fide, eidem domino Albanensi infra
«triginta dies a die celebrationis fiendi contractus, qui dominus Albanensis
«de dicto castro Foiani et de nobilibus de Boscolis et de restitutione et re-
«conciliatione ipsorum nobilium cum ipso comune Aretii ordinet et disponat
«prout eidem domino Albanensi videbitur et placebit pro bono et pace dicti
«comunis Aretii et dictorum nobilium de Bosculis ; et ad promictendum et
«convenendum, sindicario et procuratorio nomine quo supra, eidem do-
«mino cardinali Albanensi, stipulanti et recipienti ut supra, quod ipsum
«comune Perusii de castro Lucignani, comitatus Aretii, se nullatenus in-
«tromictet nec ipsum castrum aliqualiter iuvabit contra ipsum comune
« Aretii et exnunc quantum dicti comunis Perusii est, dictum castrum Luci-
«gnani et eius possessionibus dicto comuni Aretii dimictet et relaxabit ;
«et ad promictendum, sindicario et procuratorio nomine quo supra, dicto
«domino cardinali Albanensi, recipienti et stipulanti ut supra, vice et no-
«mine Romane Ecclesie et dicti domini nostri pape et omnium et singulo-
«rum quorum interest vel interesse posset, quod dictum comune Perusii
«non vexabit vel gravabit exititios quoscumque dicte civitatis Perusii, co-
«mitatus vel districtus, aut aliqualiter molestabit pro aliquibus collectis,
«gravaminibus vel impositionibus preteritis ac etiam pro quibuscumque
«debitis preteritis dicti comunis Perusii, in persona vel in bonis nullatenus
«molestabit vel aliqualiter. aggravabit; et ad promictendum, sindicario
«et procuratorio nomine quo supra, dicto domino cardinali Albanensi, sti-
«pulanti et recipienti ut supra, quod dictum comune Perusii et singulares
«persone ipsius libertatem ecclesiasticam toto posse et fideli studio con-
«servabunt: et ad promictendum ut supra quod ecclesias et ecclesiasticas
« personas eorumque res, bona et iura quecumque, tam in civitate, comitatu
«et districtu Perusii, quam in omnibus et singulis civitatibus, terris et locis
«que per dictum comune Perusii reguntur et gubernantur favorabiliter
«tractabunt et tractari fatient, eaque in sua libertate restituent et dimic-
«tent et restitui et dimicti fatient, ipsasque ecclesias et ecclesiasticas per-
«sonas suis bonis et iuribus gaudere, uti et frui libere promictent et eas
«non impedient nec impediri permictent quominus gaudere libere possint
« privilegiis, libertatibus, benefitiis, redditibus, bonis, iuribus et proventibus
«eorumdem, nec aliquas exationes, directe vel indirecte, quovis. quesito
«colore, eis imponent, petent vel exigent ab eisdem ; et ad promictendum,
«sindicario et procuratorio nomine quo supra, eidem domino cardinali
« Albanensi, stipulanti et recipienti ut supra; quod omnia et singula statuta,
«reformationes et ordinamenta quecumque facta per dictum comune Pe-
«rusii, usque in diem fiendi contractus, contra ecclesiasticam libertatem
«aut contra statum et iura Romane Ecclesie, clericos vel ecclesiasticas per-
«sonas, sive privilegia eis concessa per Romanos pontifices, vel legatos seu 160 FRANCO MEZZANOTTE

«vicarios vel offitiales Ecclesie, directe vel indirecte, tacite vel expresse,
«sub quacumque forma verborum, etiam velate loquentia de non suppositis
«iurisdictioni temporali civitatis Perusii, per ipsum comune cassabuntur,
«irritabuntur et ipso iure annullabuntur, et pro cassis, irritis, cancellatis
«et annullatis habebuntur ipsaque de capitularibus dicti comunis Perusii
«totaliter abolebuntur et quod ad clericos vigore dictorum statutorum nul-
«lam extentionem fatient nec fieri permictent quovis modo et quod similiter
« non fatient in futurum et ad omnes alienationes et contractus quoscumque,
«ex quocumque titulo et per quoscumque factos sive per ipsum comune
«Perusii vel aliquem offitialem ipsius de quibuscumque bonis immobilibus
« ecclesiasticis, emphiteoticis, precariis sive libellariis annullandum et nullius
«efficacie vel valoris reddendum perinde ac si facti non fuissent ; et ad pro-
«mictendum, ut supra, quod de talibus instrumentis vel contractibus non
«reddetur nec reddi possit ius per aliquem offitialiem dicti comunis Pe-
«rusii; et ad promictendum, nomine quo supra, dicto domino cardinali,
«recipienti ut supra, quod omnia statuta et reformationes per dictum co-
«mune Perusii facta vel facte contra quoscumque exititios vel rebelles dicti
«comunis, vel ipsorum occasione, tam viventium quam mortuorum, de qua-
«cumque materia loquentia per ipsum comune Perusii annullabuntur et
«reddentur nullius efficatie vel valoris et quod ipsa de capitularibus dicti
«comunis penitus abolebuntur et quod omnes picture facte vel depincte
«in infamia dictorum exititiorum, tam viventium quam mortuorum, in pa-
«rientibus domorum dictorum exititiorum vel aliis quibuscumque parietibus
« vel locis in dicta civitate, comitatu vel districtu, per ipsum comune Perusii
« abradentur abolebuntur et penitus extinguentur; et ad promictendum, sin-
« dicario et procuratorio nomine quo supra, eidem domino cardinali Albanensi,
«stipulanti et recipienti ut supra, et pro omnibus quorum interest vel in-
«teresse posset, quod venerabili patri domino Philippo de Monteubiano,
«abbati monasterii Sancti Petri de Perusio, libere et expedite et sine diffi-
«cultate quacumque ipsum comune Perusii dimictet et relaxabit mona-
«sterium suum cum omnibus possessionibus, bonis et iuribus ipsius sibi
«competentibus pro bonis immobilibus vel mobilibus existentibus penes
«eos vel eorum subditos seu gentes et precipue castrum seu fortilitium Sancti
«Apollinaris, Perusine diocesis; et ad promictendum, nomine quo supra,
«dicto domino cardinali Albanensi, stipulanti et recipienti ut supra, quod
«fructus, redditus et provenctus benefitii Poccalis, Perusine diocesis, quod
«est reverendissimi in Christo patris et domini domini cardinalis Nemau-
«sensis, qui collecti et reconditi erant in castro Marciani, comitatus Perusii,
«ad petitionem dicti domini cardinalis, vel procuratorum suorum recepti
«per dictum comune Perusii, vel eius offitiales seu ipsorum extimationem
«ipsum comune Perusii restituet et restitui fatiet dicto domino cardinali
«Nemausensi, vel procuratori seu procuratoribus suis illis temporibis et
«terminis competentibus de quibus videbitur dicto domino Albanensi; et
LA PACE DI BOLOGNA TRA PERUGIA E URBANO V 161

«ad promictendum, sindicario et procuratorio nomine quo supra, eidem
«domino Albanensi, stipulanti et recipienti ut supra, et pro omnibus et sin-
«gulis quorum interest vel interesse posset, quod de restitutione sexcentorum
«florenorum auri qui petuntur a dicto comune Perusii per dominum Fran-
«ciscum Bectoli de Perusio, legum doctorem, et Iohannem eius fratrem, quos
«asserunt dictum comune Perusii ab ipsis recepisse, utrum eis restitui de-
«bant vel non et quid super hoc fieri debet, ipsum comune Perusii stabit
«declarationi et ordinationi nobilium et sapientium virorum domini Io-
«hannis de Riciis, legum doctoris, Petri Philippi de Albicis et Philippi Iam-
«mori de Baroncellis, civium Florentinorum ; et ad promictendum, sindicario
«et procuratorio nomine quo supra, eidem domino cardinali Albanensi, sti-
«pulanti et recipienti ut supra, vice et nomine Romane Ecclesie et dicti
«domini nostri pape, quod priores civitatis Perusii, presentes et qui erunt
«pro tempore successive, in principio sui introitus iurabunt et promictent
«capitula contenta in contractu pacis et concordie fiende et omnia et sin-
«gula in dicto contractu contenta observare, in manibus episcopi Perusini,
«vel eius vicarii aut alterius offitiali ipsius episcopi, clerici et ecclesiastici,
«per eumdem episcopum deputandi et recipientis nomine Romane Ecclesie
«in palatio dictorum priorum ; et ad promictendum quod omnes possessio-
«nes immobiles quorumcumque subditorum Ecclesie seu colligatorum, adhe-
«rentium vel sequacium eius, vel que per eos seu pro eis eorum nomine pos-
«sidebantur tempore initii presentis guerre occupate aut accepte per dic-
«tum comune Perusii vel subditos, adherentes seu gentes suas, in civitate,
«comitatu vel districtu Perusii vel alibi ubi dictum comune habet per se
«vel alium potestatem, quibus spoliati essent occasione presentis guerre,
«restituentur libere per ipsum comune Perusii, vel restitui facient cum ef-
«fectu; et ad promictendum quod dictum comune Perusii non impediet,
«directe vel indirecte, quovis modo, restitutionem et recuperationem castri
« Montis Migiani, comitatus Civitatis Castelli, et quod Ecclesia Romana possit
«recuperare libere dictum castrum. Item ad prestandum iuramentum fi-
«delitatis, sindicario et procuratorio nomine dicti comunis et singularum
«personarum eiusdem comunis Perusii, in manibus dicti domini Albanensis,
«stipulantis et recipientis, nomine Romane Ecclesie et domini nostri pape
«et successorum suorum canonice intrantium, per verba infrascripta, videli-
«cet: «Nos Conte domini Sacchi, legum doctor, Baldus magistri Francisci,
«utriusque iuris professor, Petrus Vencioli, iurisperitus, et Angelinus Cec-
«coli de Synibaldis, cives Perusini, sindici et procuratores comunis, uni-
«versitatis ac populi et singularum personarum civitatis, comitatus et di-
«Strictus Perusii, sindicario et procuratorio nomine eorumdem et vice et
«nomine ipsorum et pro eis, recognoscentes errores commissos denuo quo
«tamquam ceci ad interitum ducebantur, ad gremium et gratiam domini
«nostri et Ecclesie redire totis desideriis affectantes, iuramus et solemniter
« promictimus, ad hec sancta Dei evangelia corporaliter manibus per nos tacta,
162 | FRANCO MEZZANOTTE

«in animas comunis, universitatis, populi et singularum personarum civitatis,
« comitatus et districtus predictorum, quod ab hac hora in antea eadem co-
«mune, universitas, populus et singulares persone predicte erunt perpetuo
«tamquam veri subditi Romane Ecclesie fideles, reverentes et devoti bea-
«to Petro, apostolorum principi, sancteque Romane Ecclesie, sanctissimo
«in Christo patri et domino nostro, domino Urbano pape quinto predicto,
«eiusque successoribus canonice intrantibus, et vobis, domino Albanensi,
«cardinali et vicario supradicto ; et quod non erunt in consilio, auxilio, opere
«seu facto quod dictus Romanus pontifex, seu successores sui vel eiusdem
«sedis legati de latere, vel vos, domine Albanensis, aut alii vicarii vel offi-
«tiales Ecclesie vitam perdant aut perdatis aut membrum seu capiantur
« vel capiamini mala captione ; et quod consilium quod eis vel eorum alteri
«per litteras vel nuntios significaverint seu commiserint auts ignificaveritis
«vel commiseritis, sine eorum vel vestri licentia, non manifestabunt alicui
«nec pandent ; et quod numquam erunt verbo, facto, consilio vel consensu,
« directe vel indirecte, per se vel alium seu alios, publice vel occulte, seu alio
«quovis modo, contra Romanam Ecclesiam, dominum nostrum summum
« pontificem, qui nunc est vel pro tempore erit, nec legatos sedis apostolice,
«aut vicarios eiusdem vel rectores seu offitiales prefate Ecclesie, nec contra
«dominium temporale vel spirituale Ecclesie et domini nostri pape pre-
«dictorum, sed semper erunt adiutores ad conservandum, defendendum
«et retinendum in suo pleno dominio, iuribus et honore dictam Romanam
« Ecclesiam et offitiales suos predictos, qui nunc sunt et pro tempore (ST)
«erunt contra omnes homines mundi et iuxta eorum posse; et quod
«numquam erunt verbo, facto, opere, consilio vel consensu quod aliquis
«imperator, rex, princeps, dux, marchio, seu quivis alius nobilis, notabilis,
«potestatus, universitas, comunitas seu collegium cuiuscumque terre eli-
«gantur, nominentur seu (ST) etiam assumatur in dominum vel rectorem
«in civitate, comitatu, territorio et districtu predictis, possint tamen pre-
«dicti populus et comune, vigore et auctoritate vicariatus eis concedendi,
«eligere offitiales temporales illius conditionibus cuius hactenus habuerunt ;
«et quod constitutiones papales, maxime felicis recordationis dominorum
« Iohannis .xx11., Benedicti .xi1r., Clementis .vr., summorum pontificum, loquen-
« tes de hac materia, pro posse totaliter observabunt et quod taliter nominatis,
«assumptis seu electis non prestabunt auxilium, consilium vel favorem, pu-
«blice vel occulte, cuiuscumque dignitatis, preminentie et conditionis exti-
«terint secundum pro viribus in quantum poterunt repugnabunt et omni
«modo et forma, quibus melius poterunt, obviabunt ; et quod comunitas,
«populus et singulares persone predicte recipient reverenter et honorifice
«in civitate, comitatu et districtu predictis dominum nostrum summum
« pontificem qui nunc est et alios successores suos canonice intrantes qui pro
«tempore fuerint, et legatos qui fuerint per apostolicam sedem missi et
«vicarios eiusdem sedis totiens quotiens ad predictam civitatem eiusque
LA PACE DI BOLOGNA TRA PERUGIA E URBANO V 163

«comitatum et districtum accesserint seu accedere voluerint et eos et ipso-
«rum quemlimbet reverenter et humiliter pro posse tractabunt et specialiter
«vos, dominum Albanensem, sine preiuditio, tamen vicariatus concedendi
«prioribus dicte civitatis et continendorum in eo et pacifici exercitii dicti
« vicariatus et continendorum in eo, ac in devotione, fidelitate et obedientia
«ipsius Ecclesie, prefati domini nostri pape et successorum suorum ac le-
«gatorum et vicariorum predictorum et vestri, domini Albanensis, nomine
« Romane Ecclesie et domini nostri pape perpetuo et inviolabiliter permane-
«bunt; et quod numquam contra prefatam Ecclesiam, dominum nostrum
«papam seu eorum offitiales, rebellabunt nec rebellantibus quoquo modo
«adherebunt, nec ipsis rebellantibus dabunt auxilium, consilium vel fa-
« vorem, publice vel occulte, sed preceptis, monitionibus, iuxionibus et sen-
«tentiis Romane Ecclesie, summorumque pontificum parebunt et reverenter
«obedient cum effectu; cavalcatas, offensiones, invasiones, occupatior:es,
« disrobationes, exercitus, defensiones et scandala non fatient aut fieri procu-
«rabunt seu, pro posse, permictent contra aliquos nobiles, comunitates
«seu alias singulares personas quascumque prefate Romane Ecclesie fi-
«deles subditos, devotos vel obedientes, nisi in quantum de dicti domini
«nostri pape, seu vestri, domini Albanensis, processerit voluntate; et
«quod ipsi et eorum quilibet omnes et singulos colligatos, adherentes et
«amicos Ecclesie prefate pro amicis, et inimicos pro inimicis habebunt
«et eos, prout placuerit dicto domino nostro pape, aut vobis, domino
«Albanensi, tractabunt et reputabunt. Quasque terras Romane Ecclesie,
«mediate vel immediate subiectas, et earum incolas non invedent nec
«etiam dampnificabunt, nec ipsas terras occupabunt per se vel alium, seu
«alios, nec illas invadere seu occupare, offendere aut dampnificare, at-
«temptantibus seu nitentibus quovis modo dabunt vel prestabunt auxilium,
«consilium vel favorem ; nullam coniurationem, conspirationem seu ligam
«contra dominum nostrum papam, Ecclesiam Romanam et collegium pre-
«dictorum et vos, dominum Albanensem, nec alios offitiales Ecclesie, aut
«aliquem ipsorum, seu in eorum vel alicuius ipsorum dampnum, directe
« vel indirecte, facient». Qui ymmo prefati sindici cassantes, annullantes et
«irritantes et pro cassis, irritis et annullatis habentes quascumque ligas,
«confederationes et pacta que et quas prefati comune et universitas et sin-
« gulares persone fecissent comuniter vel divisim cum quibuscumque dominis
«ecclesiasticis vel secularibus seu tirannis, universitatibus, collegiis vel per-
«sonis inimicis, hostibus seu rebellibus prefate Ecclesie seu amicis, vel etiam
«inter se ipsos contra eamdem Romanam Ecclesiam vel offitiales suos sub
«quacumque forma verborum et quibuscumque penis, etiam si iuramentis
«vallata existerent ; quibuscumque hostibus, rebellibus, inobedientibus seu
«inimicis ipsius domini nostri pape, Ecclesie et colligatorum suprascriptorum
« et dicti domini Albanensis, vel alteri eorum, seu dampnatis ab eadem Eccle-
«sia, vel eis seu ipsorum complicibus, sequacibus et fautoribus nullatenus
164 FRANCO MEZZANOTTE

«adherebunt, nec prestabunt auxilium, consilium vel favorem, directe vel
«indirecte, publice vel occulte, et maxime contra dominum nostrum papam,
«Romanam Ecclesiam, dominum Albanensem et collegium supradictorum
«et offitiales ipsorum. Quosque universos et singulos hereticos et de heresia
«a prefata Ecclesia dampnatos seu dampnandos quam cito requisiti fuerint
«vel certificati de eisdem quantum in eis erit bona fide et toto posse exter-
«minare studebunt ; libertatem ecclesiasticam ubicumque poterunt toto
«posse eorum fideli studio conservabunt, quasque ecclesias et personas ec-
«clesiasticas earumque res, bona et iura quecumque tam in civitate, terris,
«castris et locis aliis que per eos reguntur et gubernantur aut regi et guber-
«nari contigerit in futurum, quam alibi pro posse eorum favorabiliter
«tractabunt et tractari fatient, eaque in sua libertate restituent et dimictent
«ac restitui facient etiam et dimicti; ipsasque ecclesias et personas eccle-
«siasticas suis bonis et iuribus gaudere libere permictent et ea non impe-
«dient vel impediri permictent quominus gaudere possint privilegiis, liber-
«tatibus, benefitiis, redditibus, bonis, iuribus et proventibus earumdem,
«nec aliquas exactiones, directe vel indirecte, quovis quesito colore, eis
«imponent nec petent vel exigent ab eisdem. Iuramus etiam et promicti-
«mus stare, parere et obedire mandatis Ecclesie et domini nostri pape pre-
«dictorum, ac vestri domini Albanensis, in forma Ecclesie consueta, ac su-
«bire et substinere humiliter et plenarie adimplere et observare omnes pe-
«nas et penitentias quas pro premissis excessibus, seu ipsorum occasione,
«prefatus dominus noster papa vel vos, domine Albanensis, eis duxerit vel
«duxeritis iniungendas. Et omnia alia et singula supradicta et alia que-
«cumque que prefatus dominus papa vel vos, domine Albanensis, imponere
«et mandare voluerit seu volueritis cum omni devotione et obedientia adim-
« plebunt et parebunt, sic Deus nos et eos admonet et hec sancta Dei evan-
«gelia. Et ad submictendum, sindicario et procuratorio nomine quo su-
«pra, dictum populum et comune Perusii et singulares personas civitatis
«et comitatus ipsius et eorum adherentes, complices et sequaces et se ipsos
«gratie et misericordie dicti domini nostri pape et prefati domini Albanensis.
«et ad supplicandum eidem domino Albanensi humiliter et instanter qua-
«tenus prefatum populum et comune et singulares personas, tam clericos
«quam laicos, et colligatos et adherentes ipsorum absolvere dignetur ab
«omnibus et singulis sententiis, processibus et condempnationibus, spi-
«ritualibus et temporalibus tam excomunicationis quam suspensionis et
«interdicti ab homine vel a iure prolatis ac irregularitates quam etiam pri-
«vationis omnium privilegiorum, indulgentiarum, gratiarum, libertatum,
«immunitatum realium et personalium, feudorum, locationum, bonorum
«et iurium, honorum concessionum et offitiorum quorumcumque que ab
«eadem Romana Ecclesia, vel aliis ecclesiis quibuscumque seu imperio et
« quomodolibet obtinuerunt ac nihilitationis et privationis ad patrocinandum
«et alia offitia quevis publica vel privata, exercendum et a quibuscumque

NE, EE CE SER "P TRI» ART s NET. LL ONT
LA PACE DI BOLOGNA TRA PERUGIA E URBANO V 165

«penis et sententiis, tam ratione premissorum, quam ratione quorumcum-
«que iuramentorum per ipsos non servatorum, sive quacumque alia de
«causa contra comune, populum et universitatem et singulares personas, tam
«clericos quam laicos civitatis, comitatus et districtus premissorum per dic-
«tum dominum nostrum papam et eius predecessores, legatos, vicarios et
«rectores seu offitiales ipsorum latis, promulgatis et declaratis ac restitui
«in integrum ad bonam et integram famam, successiones, iura, possessio-
«nes et bona quecumque, iurisdictiones, dignitates, privilegia, honores ec-
«clesiasticos et mundanos et etiam ad statum pristinum in quo erant ante
«commissionem predictorum delictorum. Et ad petendum etiam et suppli-
«candum humiliter et devote interdictum ecclesiasticum quo predicti civitas,
«comitatus et districtus et loca adherentium et fautorum et sequacium
« infrascriptorum et nominandorum e includendorum in pace et contractu fien-
« do de pace et concordia predictis subiacere noscuntur ex quibuscumque causis
« appositum per eumdem dominum Albanensem tolli et levari seu etiam rela-
« Xari ac prefatum populum comune et singulares personas supradictas, tam cle-
«ricos quam laicos, et colligatos et adherentes ipsius qui includentur in dicto
«contractu dignetur reducere ad gratiam, amorem et benevolentiam dicti
«domini nostri pape et Sancte Romane Ecclesie et suam et quorumcumque
« vicariorum ipsorum et ad bonam et veram et perpetuam pacem cum sub-
«ditis omnibus, colligatis, adherentibus et gentibus quibuscumque domini
«nostri pape et Romane Ecclesie supradictorum. Et quod eisdem remictant
«omnia et singula odia, iniurias et offensiones, rancores, rapinas, incendia,
« homicidia, deguastationes, cavalcatas, exercitus et dampna, crimina et de-
«licta quecumque per ipsos vel ipsorum aliquem seu quoscumque alios ip-
«sorum nomine perpetrata vel commissa, occasione presentis guerre et se
«absolvi et liberari ab omnibus et singulis supradictis et quibuscumque
«iniuriis, contumeliis et offensis dicto vel facto, realiter vel personaliter,
«vel quocumque alio modo qui dici vel excogitari posset per ipsos vel gen-
«tes ipsorum et quoscumque alios eorum nomine illatis, perpetratis et factis
«contra dictum dominum nostrum, Romanam Ecclesiam et alios clericos
«et ecclesiasticas personas, offitiales, subditos, colligatos, adherentes, gentes
«et terras ac loca ipsorum et colligatorum et adherentium predictorum sive
«de illis cognitum existat sive non; et ad promictendum et fatiendum pro
«parte et vice et nomine dicti comunis Perusii pacem et veram concordiam
«perpetuam et irrevocabilem cum omnibus et singulis subditis et gentibus,
«colligatis et adherentibus dicti domini nostri pape et Romane Ecclesie.
«Et ad remictendum predictis omnibus et singulis omnia et singula odia,
«rancores dampna, iniurias, offensas, rapinas, homicida, deguastationes,
«cavalcatas, exercitus et omnia delicta quecumque contra populum et co-
«mune et singulares personas civitatis, comitatus et districtus Perusii tam
«in personis quam in bonis et quocumque alio modo qui dici vel excogitari
«posset per subditos colligatos et adherentes predictos et gentes ipsorum qui
166 : FRANCO MEZZANOTTE

«comprehendentur in contractu presentis pacis; et ad supplicandum, sindi-
«cario et procuratorio nomine quo supra, eidem domino cardinali Albanensi
«pro bono pacis et tranquillitate civitatis Perusii supradicte, quod. dicto
«comuni Perusii et singularibus personis per quoscumque offitiales Ecclesie
«et quoscumque alios libere restituantur omnia et singula castra et loca que
«fuerunt eis subtracta, accepta, vel apprehensa per gentes Ecclesie vel
«adherentes suos in presenti guerra que sunt de antiquo et vero comitatu
«Perusii, salvo iure cuiuscumque terre, persone et salvis suprascriptis pro-
«missionibus et capitulis loquentibus de Raynutio et aliis consimilibus quibus
«pacta per dictum comune Perusii, in quantum ipsum comune Perusii
«tangunt, debeant plenarie observari. Item ad supplicandum dicto do-
«mino Albanensi, pro securitate et utilitate civitatis, comitatus et di-
«Strictus Perusii et singularum personarum eorumdem, quod si contigeret
« guerram esse vel fieri contra civitatem vel in comitatu Perusii, vel aliquam
«novitas seu rebellio fieret, in eisdem vel altero ipsorum vel contra alia
«loca que dictum comune Perusii tenet, spectantia ad Romanam Ecclesiam
«quoque modo, legati seu rectores et quicumque offitiales Ecclesie, qui
«erunt pro tempore, cum per dictum comune Perusii fuerint requisiti, te-
«neantur et debeant iuvare, bona fide et toto posse illarum dumtaxat pro-
«vintiarum et terrarum ad quarum defensionem dictum comune Perusii Ro-
«mane Ecclesie obligatur ad defensionem civitatum, comitatum et locorum
« predictorum ; et ad supplicandum etiam dicto domino cardinali Albanensi
« quod quecumque possessiones immobiles quarumcumque singularum perso-
«narum de civitate vel comitatu Perusii, seu adherentium et sequacium
«ipsorum qui comprehendentur in contractu prescripto inde fiendo, seu
«subditorum ipsius, vel que per eos possidebantur vel pro eis eorum nomine,
«tempore initii presentis guerre, que per Ecclesiam seu subditos, adheren-
«tes vel gentes ipsius in terris seu locis eiusdem Ecclesie vel alibi, ubi Ec-
«clesia habet per se vel alium potestatem fuissent, apprehense vel accepte
«per confiscationem vel aliter quocumque occasione presentis guerre libere
«restituentur, salvis capitulis et promissionibus contentis in dicto contractu
«pacis fiendo loquentibus de Raynutio et aliis consimilibus et contentis in
«eis, quibus pacta per dictum comune Perusii, in quantum ipsum comune
«Perusii tangunt, debeant plenarie observari. Et ad dandum, recipiendum
«et includendum in pace et concordia predicta fienda, sindicario et pro-
«curatorio nomine dicti comunis Perusii et singularum personarum eiusdem,
«cum Romana Ecclesia et dicto domino Albanensi omnes et singulas civi-
« vitates, terras, castra, fortilicia et homines ipsarum terrarum et quoscum-
«que nobiles et particulares homines quorumcumque locorum, et quascum-
«que provintias et loca pro adherentibus, complicibus et sequacibus ipsius
«Romane Ecclesie et comunis Perusii de quibus et in quibus et per illum
«modum in quo et de quo predicti sindici erunt in concordia cum prefato
LA PACE DI BOLOGNA TRA PERUGIA E URBANO V 167

«domino Albanensi secundum declarationem fiendam in contractu pacis ^).
« Et ad promictendum, sindicario et procuratorio nomine quo supra, dicto
«domino cardinali Albanensi, stipulanti et recipienti ut supra, quod omnes
«et singuli colligati, adherentes, complices et sequaces dicti comunis Perusii,
«qui includentur, nominabuntur et comprehedentur in dicto contractu
«pacis fiendo secundum contenta in capitulis dicti contractus infra tres
«menses a die dicti contractus fiendi computandos, approbabunt, ratifica-
«bunt, confirmabunt et emologabunt per publicum instrumentum dictum
«contractum de dicta pace fiendum et omnia et singula in eo contenta quan-
«tum respicere eos possint et remictent omnia dampna et facient et pro-
«mictent observationem dicti contractus prout in capitulis in eo contentis
«pleno continetur ; et quod instrumenta approbationis, ratificationis, con-
«firmationis et emologationis predictorum cum remissionibus et promissio-
«nibus supradictis predicti adherentes, sequaces et complices ipsius co-
«munis Perusii, per se vel procuratores eorum presentabunt et assignabunt
«dicto domino Albanensi infra alios duos menses immediate post dictos tres
« menses alios computandos alio non intelligatur nec sint in dicta fienda pace
«inclusi, nec gaudeant benefitio dicte pacis; et ad supplicandum, sindica-
«rio et procuratorio nomine quo supra, dicto domino cardinali Albanensi,
«quod omnes et singuli colligati, adherentes, complices et sequaces dicte
«Romane Ecclesie includendi, specificandi, nominandi et comprehendendi
«in contractu dicte pacis simili modo ut supra dictum contractum pacis
«retificent, confirment et approbent in omnibus et per omnia, ut in capi-
«tulo continetur, infra tres menses predictos per publicum instrumentum
«et remictent omnia dampna et fatient et promictent observationem dicti
«contractus ; et quod instrumenta approbationis ratificationis, confirmatio-
«nis et emologationis predictorum, cum remissionibus et. promissionibus
«supradictis, predicti colligati, adherentes, sequaces et complices ipsius
« Ecclesie Romane per se vel procuratores eorum presentent et assignent dicto
«domino Albanensi infra alios duos menses immediate post dictos tres men-
«ses alios computandos, aliter non intelligantur nec sint in dicta fienda pace
«inclusi nec gaudeant benefitio dicte pacis; et ad promictendum et sup-
«plicandum, sindicario et procuratorio nomine quo supra, dicto domino
« Albanensi, stipulanti et recipienti ut supra, quod carcerati et capti in pre-
«senti guerra et eius occasione existentes in potestate partium hincinde
«libere relaxabuntur et relaxentur; et supplicandum, sindicario et pro-
« curatorio nomine quo supra, dicto domino cardinali Albanensi, quod dictum
«comune Perusii in vita dicti domini nostri, domini Urbani pape quinti,
«non possit nec debeat aggravari tallis, collectis vel impositionibus nec aliis
«oneribus realibus et personalibus, vel mistis, vel exactionibus quibuscum-

a) segue: et prout et^ sicut in dicto contractu declarabitur per dicium dominum Alba-
nensem et sindicos prefatos cancellato con un tratto di penna.
168 FRANCO MEZZANOTTE

«que, ultra dicta tria milia florenorum annuatim, per eos solvendorum, ut
«in aliis capitulis in contractu pacis contentis plenius continebitur in vita
«dicti domini nostri, domini Urbani pape quinti ; et ad promictendum, iu-
«randum et se specialiter et ex certa scentia obligandum, sindicario et
«procuratorio nomine comunis, hominum, universitatis et singularum per-
«sonarum civitatis, comitatus et districtus Perusii predictorum in manibus
« dicti reverendissimi domini domini cardinalis Albanensis, stipulantis et reci-
« pientis vice et nomine Romane Ecclesie et dicti domini nostri pape et succes-
«sorum suorum ac pro omnibus et singulis quorum interest vel interesse
« posset, quod priores et camerarii artium dicte civitatis Perusii nominandi et
« specificandi per nomina et prenomina in instrumento infrascripte ratifica-
«tionis ac populus et comune Perusii et singulares persone eiusdem com-
«muniter et singulariter in adunantia dicte civitatis congregande, que repre-
«sentat et solita est representare totum populum, comune, universitatem,
«et singulares personas civitatis, comitatus et districtus eiusdem, infra tri-
«ginta dies a die stipulationis contractus pacis computandos, predicta omnia
«et singula supra et infrascripta et in dicto contractu fiendo contenta et
«recognitiones, confessiones, iuramenta tam fidelitatis quam alias promis-
«siones, obligationes quascumque factas in dicto contractu fiendo et omnes
«actus inde secutos et factos et fiendos usque in diem dicte ratificationis
«fiende expresse distincte et explicite approbabunt, emologabunt, ratifica-
«bunt, confirmabunt et iurabunt solemniter et promictent in suprascripto
« consilio et adunantia generali publice fienda in loco consueto dicte civitatis,
«in quanto maiori civium numero dicte civitatis fieri consuevit, in qua
«quidem adunantia inter alios cives ad dictam adunantiam, ut premictitur,
«convocandos et congregandos intersint et interesse debeant persone et
«homines populares dicte civitatis usque ad numerum ducentorum qui
«solent et possint in dicta generali adunantia interesse declarandum et no-
«minandum per commissarios destinandos qui singulariter nominatim et
«expresse per nomina et prenomina approbabunt, ratificabunt, confirma-
«bunt, emologabunt, promictent solemniter et iurabunt et specialiter iura-
«mentum fidelitatis per dictos sindicos ut supra prestandum. Et omnia
«et singula supra et infrascripta et in contractu fiendo contenta et inserta
«ac etiam ad promictendum et iurandum ut supra quod centum alii cives
«dicte civitatis, qui non possunt in dicta generali adunantia interesse se-
«cundum formam statutorum dicte civitatis, et etiam ultra centum si co-
«mode haberi poterunt, secundum discretionem et arbitrium dictorum
«commissariorum destinandorum, videlicet : milites, nobiles, doctores, ad-
« vocati, procuratores et notarii nominandi et declarandi per eosdem com-
«missarios vocandi et congregandi ad hoc per priores dicte civitatis Perusii
«in palatio ipsorum priorum separatim et per se iurabunt et promictent,
«singulariter et distincte, expresse et nominatim per nomina et prenomina
«ut supra, coram commissariis ad hoc specialiter destinandis per dictum

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LA PACE DI BOLOGNA TRA PERUGIA E URBANO V 169

«dominum Albanensem ad dictam civitatem Perusii, recipientibus nomine
«Romane Ecclesie, domini nostri pape et ipsius domini Albanensis ; et quod
«iurabunt et promictent de novo solemniter omnia et singula predicta per
«dictos eorum sindicos gesta, promissa, confessata, iurata et firmata prout
«dicti commissarii duxerint requirendum. Et quod de huiusmodi ratifica-
«tione, approbatione, emologatione, confirmatione ac promissionum et iu-
«ramentorum et omnium predictorum prestatione et impletione confici et
«fieri fatient ac mictent, assignabunt sive assignari facient publicum et
«autenticum instrumentum seu publica et autentica instrumenta sigillorum
«magistrorum dicti comunis munimine roborata, prefato domino Albanensi,
« vel successori suo infra terminum competentem eis per dictos commissarios
«statuendos; et quod dicti priores in manibus dictorum commissariorum
«et omnes alii singulares de consilio et adunantia predictis iurabunt eodem
«modo et forma quibus predicti sindici iurabunt prefato domino Albanensi ;
«et ad promictendum, iurandum et se specialiter obligandum, sindicario
«et procuratorio nomine quo supra, in manibus dicti domini Albanensis,
«stipulantis et recipientis ut supra, quod claves dicte civitatis in signum
«recognitionis pleni et totalis dominii et superioritatis predictorum et li-
«bere et plenarie possessionis et quasi civitatis, comitatus et districtus pre-
«dictorum, ac meri et misti imperii et omnimode iurisdictionis eorumdem
«et omnium predictorum dictis commissariis tradent et libere assignabunt
«per sindicum ad hec et predicta omnia et singula in dicta generali adu-
«nantia legitime constitutum cum quibus quidem clavibus dicti commissarii
«priores de vicariatu predicto eis concedendo ad vitam dicti domini nostri,
«domini Urbani pape quinti, habeant postea investire. Item ad supplican-
« dum dicto domino Albanensi quod peractis prefatis et adimpletis omnibus
« et singulis in dicto sindicatu et contractu pacis fiendo contentis et in eis de-
« scriptis et declaratis ^) prefatus reverendissimus dominus, dominus cardinalis
« Albanensis, supplicet prefato domino nostro pape quod dignetur predicta
«omnia et vicariatum predictum eis concedendum ex certa scentia appro-
«bare, ratificare et in consistorio confirmare. Et ad fatiendum omnem obli-
«gationem realem et personalem in premissis et premissorum occasione
«ita quod bene et efficaciter valeat de iure ; et ad obligandum, nomine pre-
«dictorum, dictam civitatem et comitatum et homines ipsorum ac bona
«ipsorum, tam ipsius comunis Perusii quam singularum personarum eius-
«dem, solemniter et efficaciter, cum omnibus clausulis necessariis, consuetis
«et oportunis ita quod bene valeat de iure sub pena vigintimilium marcha-
«rum argenti totiens commictenda et realiter exigenda quotiens per ipsos
«convenutum aut factum fuerit contra supra et infrascripta seu aliquod
«eorum quoquo modo pro omnibus supra et infrascriptis perpetuo obser-
«vandis, applicanda camere apostolice, qua pena soluta vel non soluta,

a) segue: quod cancettato.
170 FRANCO MEZZANOTTE

«predicta omnia et singula firma et rata permaneant in omnibus suis ca-
«pitulis. Et ad recipiendum, nomine et vice dicti comunis et omnium quo-
«rum interest, vel interesse posset, omnes et singulas promissiones et con-
«ventiones fiendas per dictum dominum cardinalem Albanensem et que-
«cumque alia nomine dicti domini nostri pape et Romane Ecclesie atque
«suo. Et generaliter ad omnia alia gerenda, recognoscenda, fatienda, promic-
«tenda, confitenda, iuranda et exercenda ac recipienda que ipsimet consti-
«tuentes melius, efficatius et validius facere et ordinare possent quovis mo-
«do etiam si maiora essent quam superius sunt expressa et etiam si man-
« datum exigerent speciale, dantes et concedentes eisdem sindicis et procurato-
«ribus suis plenum, liberum, generale et speciale mandatum cum plena, li-
« berali, generali, et speciali administratione bonorum in omnibus et singulis
« supradictis promictentes michy, notario infrascripto, nomine et vice supradicti
« domini summi pontificis, domini Albanensis et Ecclesie Romane et omnium
«aliorum et. singulorum quorum interest seu interesse posset firmum, ratum
«et gratum perpetuo habere et tenere et efficaciter adimplere omnia et sin-
« gula per sindicos et procuratores suos * * * facta, gesta, promissa, iurata, fir-
«mata et conventa in premissis vel premissorum occasione vel alicuius pre-
«missorum et in nullo contrafacere vel venire, de iure vel de facto, per se
«vel alios, directe vel indirecte, sub ypotheca et obligatione omnium et
«singulorum bonorum populi et comunis Perusii et ipsius comitatus et sin-
«gularum personarum ipsius, sub pena decem milium marcharum argenti
«predicta applicanda camere apostolice. que ut premictitur totiens commic-
«tatur et exigi possit quotiens per dictum populum, universitatem et co-
«mitatum ipsorum fuerit contraventum. Actum in civitate Perusii, in pa-
«latio comunis dicte civitatis residentie suprascripti domini potestatis, pre-
«sentibus testibus suprascriptis ut supra habitis et rogatis. Et ego, Mas-
«sarellus Pelloli de Perusio, porte Solis et parochie Sancti Antonii, impe-
«riali auctoritate notarius, predictis omnibus interfui et ea rogatus et de man-
«dato dictorum dominorum priorum scripsi et publicavi». Que omnia et
singula supradicta et infrascripta, dicta, promissa, confessata, oblata, con-
venta et iuramentorum prestatione firmata, attendenda, complenda et in-
violabiliter observanda per ipsum comune Perusii, populum et singulares
personas ipsius, dicti sindici et procuratores ac negotiorum gestores dicti
comunis Perusii, populi et singularum personarum ipsius comunis, pro-
curatorio et sindicario nomine dictorum comunis et populi Perusini et
singularum personarum ipsius et comitatus et districtus ac singularum per-
sonarum eorumdem solemni stipulatione et pacto interveniente promiserunt
et convenerunt prefato domino Albanensi, stipulanti et recipienti -nomine
domini nostri pape, Ecclesie Romane atque suo, et pro omnibus aliis,
quorum interest vel interesse posset, perpetuo firma et rata habere, tenere,
attendere, servare et adimplere et ea vel aliquod ipsorum non differre ultra
quam in presenti contractu contineatur tam in dicta civitate Perusii eiusque
LA PACE DI BOLOGNA TRA PERUGIA E URBANO V 171

comitatu et districtu, quam alibi in quibuscumque terris suppositis Sancte
Matris Ecclesie et aliis quibuscumque et alibi ubique locorum coram
quocumque iudice et offitiali ecclesiastico et seculari, coram quo. ipsum
comune Perusii aut singulares persone ejusdem comitatus Perusii requisitum
aut requisite fuerint et contra predicta vel aliquod predictorum non venire,
dicere, facere, vel opponere aliqua ratione, causa vel ingenio, de iure vel
de facto, nec offitium aut forum aliquod vel iurisdictionem aliquam decli-
nare sed cuiuscumque et quibuscumque processibus, preceptis, sententiis
et pronuntiationibus fiendis et ferendis quocumque modo stare, parere et
effectualiter obedire, nec aliquem actum attemptare vel ad eum pervenire
quovis modo quominus predicta serventur et fiant sub obligatione omnium
et singulorum bonorum dicti comunis Perusii et singularum personarum
ipsius mobilium et immobilium, presentium et futurorum ubicumque et in
quibuscumque partibus consistant, que bona espresse dicti sindici, nomini-
bus quibus supra, eidem domino Albanensi, stipulanti ut supra, solem-
niter, et efficaciter obligarunt ac etiam sub pena vigintimilium mar-
charum argenti dicte Romane Ecclesie applicandarum in singulis et pro
singulis huius contractus et infrascriptis capitulis, membris, pactis, parti-
bus eidem domino Albanensi, stipulanti et recipienti ut supra, promissa
commictenda et exigenda totiens quotiens in aliquo predictorum contra-
factum fuerit oppositum vel omissum et ipsa pena soluta vel non commissa
vel non nichilominus predicta omnia et singula in suo robore perseverent.
Item reficere et restituere eidem domino Albanensi, stipulanti et recipienti
ut supra, omnia et singula dampna, expensa et interesse que et quas domi-
nus noster dominus papa, Ecclesia Romana et ipse dominus Albanensis,
nomine quo supra, aut alii quicumque offitiales Ecclesie Romane fecerint,
sustinuerint vel passi fuerint, ipsi vel alter eorum in iuditio vel extra, vo-
lentes et consentientes expresse predicti sindici et quilibet ipsorum ac etiam
per pactum expresse convenientes nominibus quibus supra et unusquisque
ipsorum eisdem modis et nominibus quibus supra tempore huius contractus
et instrumenti et ante et post et in qualibet eius parte pro omnibus et sin-
gulis predictis servandis et adimplendis ac effectuali executione posse con-
veniri, cogi et compelli et personaliter detineri et arestari per captionem
personalem singularum personarum et hominum dicti comunis Perusii et
distractionem quorumcumque bonorum dicti comunis Perusii et singularum
personarum eiusdem existentium ubicumque et aliis modis et viis quibus-
cumque in quacumque civitate, terra, castro vel loco et curia romana et
sub quocumque et coram quocumque iudice ecclesiastico et seculari, ordi-
nario et extraordinario, delegato vel subdelegato quocumque nomine nun-
cupentur et presertim per camerarium domini nostri pape et sedis aposto-
lice ipsiusque camerarii et curie, camere apostolice auditorem, viceaudi-
torem seu locumtenentem ipsius ac etiam marescallum romane curie, necnon
legatos de latere, vicarios domini nostri pape et sedis apostolice collectores
CRE T

172 FRANCO MEZZANOTTE

et vicecollectores eiusdem sedis apostolice et quoscumque alios offitiales dicte
Romane Ecclesie et quemlibet eorum quorum omnium et singulorum et
cuiuslibet eorum iurisdictioni, cohertioni, officio et baylie exnunc prout
extunc in quocumque casu et in quocumque capitulo presentis contractus
dicti sindici et unusquisque eorum, dictis nominibus prout habuerunt in
mandatis, omnibus iure, modo et forma quibus melius et efficacius potue-
runt dictum comune Perusii, populum et singulares personas ipsius, libere,
expresse et specialiter summiserunt omni iuris et facti exceptione remota.
Renuntiantes in predictis omnibus et singulis exceptionibus non sic ce-
lebrati contractus, rei non sic geste, quod plus vel minus fuerit scriptum
quam dictum, vel dictum quam scriptum, doli mali infirme actioni, con-
ditioni, indebiti fori privilegio et cuicumque altero apostolico vel impe-
riali, in contrarium concesso vel concedendo, privilegio, petitioni vel obla-
tioni libelli, copie instrumenti de hiis confecti omni tempore feriato de plu-
ribus reis debendi novarum constitutionum et epistole divi Adriani ceden-
darum et dividendarum actionum restitutionis in integrum benefitio, certi-
ficati de dicto benefitio et eius effectu cuicumque consuetudini et statuto
constitutioni loquenti de una vel duabus dietis edite in concilio generali
felicis recordationis Bonifatii pape octavi et omnibus aliis exceptionibus
et defensionibus tam iuris canonici quam civilis quibus contra predicta vel
aliquod predictorum dictum comune Perusii, populus et singulares persone
eiusdem facere vel venire possent, aliquo colore vel ingenio, de iure vel de
facto et specialiter iuridicenti generalem renuntiationem non valere nisi
precesserit specialis. Insuper predicti sindici et quilibet eorum, nominibus
quibus supra, in animas dicti comunis et singularum personarum dicti co-
munis et populi Perusini et vice et nomine dicti comunis, populi et singu-
larum personarum eiusdem sponte iuraverunt, corporaliter ad sancta Dei
evangelia tactis scripturis predicta omnia et singula ab eis et quilibet
ipsorum facta, recognita, dicta, promissa, confessata, iurata et oblata per-
petuo firma et rata habere, attendere, observare et adimplere et contra ipsa
vel aliquod ipsorum non venire, dicere, facere vel opponere quoquo modo
aliqua ratione vel causa; demum voluerunt, consenserunt et mandaverunt
prefatus dominus Albanensis et dicti sindici et quilibet ipsorum, nominibus
quibus supra, quod de premissis et super premissis omnibus et singulis fiant
et fieri debeant et possint per me Lodovicum et alios notarios infrascriptos
publicos et quemlibet eorum, unum et plura instrumenta eiusdem continen-
tie et tenoris.

Actum Bononie in palatio residentie prefati domini cardinalis Alba-
nensis, sito iuxta plateam comunis, vias et alia latera, in camera paramenti
ipsius domini cardinalis, anno, indictione, die et pontificatu predictis, presen-
tibus reverendis in Christo patribus et dominis dominis Pileo, archiepiscopo
Sancte Ecclesie Ravennatis, Iohanne Paduane et Fernando Ulisbonensis
episcopis ac venerabilibus viris dominis Iohanne, abbate monasterii Sancte
LA PACE DI BOLOGNA TRA PERUGIA E URBANO V 173

Marie Florentine, Alfonso Fernandi archidiacono Tholentano, Gerardo Testa
preposito Ebrudunensi, Uguctione de Thienis canonico Veronensi et nobili-
bus viris dominis Paulo domini Raynaldi de Cimis de Staffulo, Ricciardo
de Cancellariis de Pistorio et Brancha de Branchaleonibus de Castrodu-
rante militibus, Silvestro domini Rosci de Ricgiis et honorabilibus et sa-
pientibus viris dominis Iohanne Mini de Senis et Donato de Barbadoris,
de Florentia, testibus ad premissa vocatis et rogatis et ser Rigutio Symonis
de Monte Sancte Marie in Cassiano, Auximane diocesis, ser Iuliano Cio-
narini de Bononia, ser Massarello Pelloli de Perusio, ser Bartholomeo ser

'Nelli de Montecuccoli, Florentine diocesis, et ser Angelo ser Neri de Meva-

nia, Spoletane diocesis, notariis qui de predictis una mecum Lodovico Ni-
cole Bernardelli de Monticulo, notario infrascripto, rogati fuerunt confi-
cere publicum instrumentum ac etiam domino Nicolao Piseur, canonico
Laudanensi, etiam de predictis rogato una mecum et aliis notariis supra-
scriptis.

(ST) Et ego, Lodovicus Nicole Bernardelli, de Monticulo, Camerinensis
diocesis, publicus, apostolica et imperiali auctoritate, notarius, predictis
omnibus et singulis coram prefato domino cardinali Albanensi, factis et gestis,
interfui et rogatus ea scribere de mandato domini cardinalis Albanensis et
eiusdem ac sindicorum predictorum scripsi et publicavi, signoque meo solito
signavi in testimonium et fidem omnium premissorum. Et quod supra
cassum est et cancellatum, videlicet, «et prout et sicut in dicto contractu
declarabitur per dictum dominum Albanensem et sindicos prefatos » propria
manu cassavi et cancellavi quia per errorem scripseram.

(ST) Ego Bartolomeus condam ser Nelli Ghetti Sinibaldi de Monte-
cuccholi, imperiali auctoritate iudex ordinarius et notarius publicus Flo-
rentinus, predictis omnibus interfui eaque omnia una cum suprascriptis
aliis notariis scribere predictis me subscripsi in testimonio premissorum.

(ST) Et ego, Angelus ser Nerii magistri Iacobi de Mevanea, Spoletane
diocesis, publicus, imperiali auctoritate, notarius premissis omnibus et sin-
gulis interfui et ut supra legitur rogatus una cum supra et infrascriptis no-
tariis ^) scribere hic me subscripsi in testimonium veritatis.

Et ego Rigucius Simonis de Monte Sancte Marie in Cassiano, Auxi-
mane diocesis, publicus, apostolica et imperiali auctoritate, notarius pre-
dictis omnibus et singulis interfui et rogatus una cum supra et infrascriptis
notariis, me subscripsi in testimonio premissorum et signum meum con-
suetum apposui.

(ST)
(ST) Et ego, Nicolaus Le Diseur, Laudunensis diocesis, publicus, apo-
stolica auctoritate, notarius suprascriptis omnibus et singulis, una cum
a) Segue: me sub cancettato.

12
174 FRANCO MEZZANOTTE

prenominatis testibus ac supra et infrascriptis notariis, presens interfui
et hic me subscripsi requisitus veritati testimonium perhibere.

(ST) Et ego, Massarellus Pelloli de Perusio, porte Solis et parrocchie
Sancti Antonii, imperiali auctoritate notarius predictis omnibus interfui
rogatus de hiis omnibus in infrascripto instrumento contentis una cum aliis
notariis suprascriptis. Ideo predictis super descriptis manu dicti Ludovici
notarii ipsis omnibus auribus ascultatis cum originali meo et cum instru-
mento publico eiusdem continentie et tenoris mea propria manu facto et
publicato ac in publicam formam restituto per me suprascripto domino car-
dinali Albanensi ad fidem predictorum me subscripsi et meis singno et
nomine publicavi.
Note

Il movimento penitenziale
in Umbria

(In margine al volume 7 frati Penitenti di San Francesco nella
società del Due e Trecento, a cura di Mariano D'Alatri, Roma,
Istituto Storico dei Cappuccini, 1977).

Il movimento penitenziale ha ormai trovato una sua colloca-
zione storiografica ? così che oggi si guarda ad esso come ad uno
degli aspetti più significativi ed interessanti della spiritualità e della
religiosità medievale ; lo si vede come chiave di volta per compren-
dere anche fenomeni successivi quale il movimento dei Disciplinati,
come un clima diffuso e generale, un atteggiamento di cui vanno
ricercate anche motivazioni profonde di carattere antropologico e
psicologico 9. L'Ordo Poenitentium esisteva già fin dai primi secoli
del Cristianesimo ?, ma è in quelli del Basso Medioevo, nel xii e
nel xiv in particolare, che esso si evidenzia attraverso la documen-
tazione storica 9.

La ventura di questo movimento è consistita nel non essere
stato compreso nella sua autonomia, ma nell’essere stato per lo più
legato, collegato, confuso con il Terz'Ordine francescano. Fu il Meers-
seman, con il suo Dossier, a gettare finalmente nuova luce su tutta la
questione sostenendo che è di un Ordine della Penitenza a sè stante
che si deve parlare, mentre a S. Francesco viene riconosciuto sì il
merito di aver dato impulso al facere poenitentiam, ma non lo si ri-
conosce fondatore di un suo proprio ordine della Penitenza. Le posi-
zioni assunte dal Meersseman mettevano in discussione, e direi in
crisi totale, asserzioni tradizionali non filtrate dal vaglio della cri-
tica storica. Nasceva così la necessità di approfondire il problema
affiorato per altro anche nel corso del primo convegno sul movi-
mento dei Disciplinati 9. Ad un decennio di distanza circa, nel 1972
ad Assisi, si teneva, intorno alla questione, un convegno su « L'Or-
dine della Penitenza di San Francesco d'Assisi nel secolo xir: » nel
tentativo di comprendere innanzi tutto se, o entro quali termini,
176 GIOVANNA CASAGRANDE

lo stesso S. Francesco si potesse ritenere fondatore d'un Terz'Ordine
di Penitenti 9. Specifiche relazioni di carattere locale, oltre ad alcuni
sguardi al di fuori del nostro paese, rintracciavano la presenza di
Penitenti, delineandone le vicende storiche, in Toscana, a Firenze
in particolare, nelle Marche ed a Spoleto ?. A quel primo convegno
ha fatto seguito un secondo su « I frati Penitenti di San Francesco
nella società del Due e Trecento » tenutosi a Roma nel 1976, gli Atti
del quale sono stati pubblicati nel corso del 1977 a cura di Mariano
D'Alatri.

Il volume raccoglie ventuno relazioni, di cui sette sono di ca-
rattere generale 9, quattro indagano sulla presenza e l'attività di
Penitenti e Terziari francescani al di là delle Alpi 9, una esamina
la posizione del Terz'Ordine secolare francescano in Italia al tempo
del conflitto tra la Chiesa ufficiale e la comunità francescana da una
parte e gli Spirituali e Fraticelli dall'altra !'9, nove sono studi parti-
colari concernenti alcune città e regioni d'Italia nell'ambito della
differenziata realtà politica, economica e sociale dell'epoca 1). Di
queste ben tre riguardano l'Umbria. Mi é sembrato pertanto oppor-
tuno, dopo due convegni in cui l'Umbria ha trovato un suo spazio
precipuo, ed in vista di un terzo, precisare i risultati di ricerca rag-
giunti e prospettare ulteriori possibili indagini.

Nel primo convegno la relazione di Attilio Bartoli Langeli —
I Penitenti a Spoleto nel Duecento — poneva in luce gruppi di reli-
giosae mulieres a Montefalco e nella zona del Monteluco, le cui « ini-
ziative si svolgevano nella genericità religiosa più assoluta » (p. 309).
Il quadro delineato dal Bartoli Langeli è all’insegna della eterogeneità
e multiformità di questi nuclei di aggregazione religiosa che si pos-
sono, a mio avviso, definire « spontanei » ; solo in seguito infatti questi
gruppi di pie donne abbracceranno una regola (ad esempio quella ago-
stiniana) ed « occorre cautala — avverte lo studioso — nell’assegna-
re le pie donne spoletine all’Ordo Penitentium » (p. 311), a meno che
non vi siano esplicite dichiarazioni in proposito. Cito delle conside-
razioni di Bartoli Langeli che mi sembra facciano chiarezza in merito
al complesso groviglio delle forme e manifestazioni penitenziali :
« Nello studio di queste forme claustrali e comunitarie, la tentazione
è quella di estendere a dismisura l’ambito dell’Ordine della peniten-
za... Invece è necessario delimitarne con rigore le dimensioni, ri-
facendosi alla distinzione tra « Ordine », appunto, della penitenza...
e «stato » della penitenza, vigente ben prima di quello e riconosciuto
dalla Chiesa a prescindere dall’associazione in fraternite » (p. 311).
IL MOVIMENTO PENITENZIALE IN UMBRIA 177

Fin dai primi decenni del secolo xii è presente a Spoleto un gruppo
di Penitenti che — stando ai dati del Bartoli Langeli — appare nu-
mericamente piuttosto ristretto e la cui vicenda storica, limitata-
mente alla documentazione disponibile, si fonde con quella dell'ospe-
dale di S. Matteo fino al 1392, anno in cui l'indipendenza dell'istitu-
to si conclude con l'annessione all'ospedale della Stella (cf. p. 317).
La vita della fraternita si rivela nel complesso piuttosto stenta, len-
ta la costruzione dell'ospedale, forse dovuta a tensioni particolari-
stiche tali da richiedere che l'organizzazione di vertice fosse costi-
tuita da un ministro chierico e da un massaro tudertino (cf. pp.
322-323). Le cause di questa situazione rimangono affidate ad ipo-
tesi od a schemi storiografici generali, per cui da un lato il Bartoli
Langeli scrive : «si potrà dire che la fraternita risenti del processo
tipico che subiscono tutte le iniziative religiose nel passaggio dalla
prima alla seconda generazione, dalla fase iniziale alla sistemazione
giuridica e all'aumento dei ranghi » (p. 324) ; dall'altro ipotizza che
qualche conseguenza dovette sortire la strutturazione diocesana della
fraternita (cf. pp. 325-326).

Mariano D'Alatri, nella sua relazione, accennava all'esistenza in
Orvieto di una fraternita di Penitenti francescani prima del 1269 e
si soffermava sul personaggio di Domenico di Pietro Rosse fatto
oggetto d'inquisizione, accusato di simpatie filocatare ».

Negli Atti del secondo convegno, dicevamo, l'Umbria è presente
con tre relazioni.

Mario Sensi — Incarcerate e Penitenti a Foligno nella prima metà
del Trecento —, dopo un rapido sguardo alla fratenita dei Penitenti
«eretta, teste lo Jacobilli, nel 1270 nella chiesa di S. Francesco e
di ispirazione francescana » (p. 291), accentra la sua attenzione sul
fenomeno penitenziale delle incarcerate !). Lo studioso chiarisce in
primo luogo la natura ed il tipo di vita di queste religiosae mulieres :
«L’ubicazione delle carceri indubbiamente è un elemento per de-
durre lo stile di vita delle penitenti abitatrici : eremite, se le loro
carceri erano poste in luoghi boscosi e solitari, oblate se invece erano
affiancate a luoghi pii » (pp. 300-301). Si tratterebbe dunque di don-
ne penitenti « per lo più oblate di una qualche istituzione religiosa »
( p. 302), da distinguersi nettamente dall'Ordo Paenitentium, prova
ne sia il fatto che dei quattro raggruppamenti documentabili a Fo-
ligno, tra la fine del secolo xiv e l'inizio del xv, due abbracciarono
la regola del Terz'Ordine francescano, altre due quella benedettina
cisternense (cf. pp. 302-303). Forse, conclude il Sensi, subi il fa-
178 GIOVANNA CASAGRANDE

scino della vita «incarcerata » la stessa S. Chiara d'Assisi (cf. p. 305).

A Perugia i Penitenti erano senza dubbio già presenti nel 1231 !5,
e da questa data inizia la sua relazione Anna Belardinelli — L'« Or-
do Poenitentium » a Perugia — che traccia le vicende storiche essen-
ziali del gruppo perugino. Questo appare in un primo momento ca-
ratterizzato da una fase di fluidità, ma già verso la fine del secolo
xii l'Ordine ha una sua propria sede, in porta Sole, nella chiesa di
S. Maria Maddalena, ed una sua struttura organizzativa ed ammini-
strativa. Sullo scorcio del Duecento e nella prima metà del secolo
xiv fino al 1348, i «fratres de penitentia » perugini ricoprono una
quantità imponente di uffici pubblici di cui la Belardinelli prospetta
una rapida tipologia. Di fronte a questo dato di fatto l’autrice cer-
ca di risolvere la contraddizione tra il precedente rifiuto dei peni-
tenti di assumere incarichi pubblici, previo il pagamento di una tas-
sa, e la quantità di questi che, invece, in seguito essi ricopriranno ;
secondo la Belardinelli infatti, una volta che l’Ordine si è avviato
sulla strada della istituzionalizzazione e della regolarizzazione, « Que-
sti atteggiamenti contraddittori si rivelano, al contrario, ispirati ad
una medesima logica, dal momento che, quelli che i Penitenti si
rifiutavano tenacemente di assumere, erano incarichi a carattere in-
dividuale ..... mentre quei medesimi incarichi affidati all’Ordine
in quanto tale ne costituivano al contrario un implicito riconosci-
mento » (p. 312). C'é da chiedersi però, a mio avviso, se il ricoprire
cariche pubbliche e civico-amministrative non sia stata la contro-
partita per la loro esenzione dal servizio militare, si deve comun-
que notare che non si riscontrano gravi divergenze tra i Penitenti
ed il loro Ordine e le autorità comunali.

Ma chi erano i Fratri della Penitenza nella quotidinità della vita
sociale ed economica ? Attraverso una ricerca condotta su fonti ar-
chivistiche, — Un tentativo d'indagine sullo « status » economico e so-
ciale dei « Frati della Penitenza » a Perugia —, ho individuato un
gruppo di 21 Penitenti tra quelli che hanno rivestito il maggior nu-
mero di mansioni pubbliche. Ne è emerso un quadro di uomini ab-
bienti ed economicamente attivi ; « Quanto ai mestieri, vediamo che
vi sono dei personaggi che vivono e si affermano con il proprio la-
voro : così i notai... » (p. 343). Sebbene si abbia l’impressione d’una
estrazione sociale prevalentemente riconducibile ai ceti artigianale,
mercantile, notarile, è però accertata anche la presenza di nobili. La
stragrande maggioranza dei fratres individuati ha regolari legami fa-
miliari, non si tratta pertanto, salvo forse in un caso, di continenti

Po , 2
——— i NI ca d RR cn RE
IL MOVIMENTO PENITENZIALE IN UMBRIA 179

in senso stretto. Rimangono peró aperti almeno due problemi no-
dali : la presenza o meno di nullatenenti o comunque di fratres pau-
peres nella fraternita, e l'estraneità totale oppure una partecipazione
limitata, indiretta o mediata dei fratres alla gestione politica del Co-
mune.

Nonostante i recenti studi ricordati è mia opinione che si sia
ancora molto lontani da un quadro piü vasto ed articolato, tale da
consentire sull'argomento utili raffronti e permettere quadri di sin-
tesi. Vale per la nostra regione ció che si puó dire per tutta l'Italia
e per altre zone europee : l'opportunità cioè di svolgere ricerche lo-
cali che focalizzino, alla luce della documentazione reperibile, la pre-
senza e l'attività dei Penitenti. Se il movimento a Perugia, almeno per
il periodo dagli ultimi decenni del secolo xin fino al 1348, va acqui-
stando dei connotati abbastanza precisi, anche se in parte lacunosi e
non privi di problemi, cosa sappiamo di criticamente organizzato sui Pe-
nitenti in centri come Assisi !'9, Todi !9, Gubbio, Città di Castello 17),
Orvieto, Trevi ? e che dire di altri centri minori dove assai probabil-
mente erano presenti forme penitenziali ? quali le interrelazioni tra
l'Ordine dei Penitenti e gli Ordini Mendicanti !9 ? È in altre sedi
verificabile l'accostamento all'Ordine dei Minori come avvenne nel
caso di Perugia ? in quali altri centri i Penitenti hanno avuto un
ruolo nell'espletamento di mansioni pubbliche ? Quali attività cari-
tativo-assistenziali hanno svolto 9 ? che cosa possiamo sapere della
loro vita economica, sociale, familiare ? Quale la loro organizzazione
nelle diverse diocesi umbre ? quali i loro rapporti con le autorità
civili ed ecclesiastiche ? vi sono legami con altre istituzioni di ca-
rattere religioso come, ad esempio, con le confraternite disciplinate ?
come si collocano nei conflitti di fazione ? e come, in linea di massi-
ma, nel clima di tensione tra eresia ed ortodossia ? quando, nelle va-
rie diocesi, il movimento si regolarizza in Terz'Ordine francescano ?
e quando si puó parlare effettivamente di Penitenti francescani ?
Quali in seguito i loro rapporti con il movimento dell'Osservanza ?
in che relazione si pongono i Terz'Ordini regolari in rapporto a
quelli secolari ? come e quando si verifica un ulteriore processo di re-
golarizzazione ?

In mezzo a tanti interrogativi che hanno solo trovato risposte
parziali, limitate per altro ad alcune città e ad alcune zone, cronolo-
gicamente circoscritte, l'unico dato comune che mi sembra emergere
è quello del'estrema pluralità delle manifestazioni penitenziali, real-
tà questa che rende opportuno non confondere, tuot-court, l'Ordine
180 GIOVANNA CASAGRANDE

della Penitenza con il Terz'Ordine francescano, con gl'incarcerati ed
incarcerate, con i saccati ecc.

Come si puó notare dagli interrogativi suesposti — che forse
non sono neppure tutti — la ricerca in Umbria sul movimento peni-
tenziale è appena agli inizi; contributi come quelli presentati nei
suddetti convegni sono prime acquisizioni conoscitive e problema-
tiche che attendono ampliamenti sia a livello d’uno sviluppo diacro-
nico della ricerca che a livello d’un più vasto territorio geografico
d’indagine.

GIOVANNA CASAGRANDE

NOTE

1) Va di ciò fatto merito a G. G. MEERSSEMAN, basti ricordare il suo
Dossier de l'Ordre de la Pénitence au XIII® siècle, Fribourg (Suisse) 1961, at-
tualmente riedito, sunteggiato, in italiano in Ordo fraternitatis. Confraternite
e pietà dei laici nel Medioevo, Roma 1977, 1, pp. 355-409, unitamente ad al-
tri studi tra cui una puntualizzazione sui Disciplinati nel Duecento (pp.
451-512) dove si chiarifica la loro distinzione dai Penitenti (cf. in partico-
lare pp. 509-512).

?) Un tentativo del genere era già stato fatto da I. MAGLI, Gli uomini
della penitenza, Bologna 1967, riedito Milano 1977. L'autrice comunque con-
sidera troppo indifferenziatamente il Medioevo dal secolo xir al xv (cf. la
recensione di A. I. GALLETTI, in Archivio Storico Italiano, cxxxt1 (1973), p.
77).

3) Cf. A. Pompei, Il movimento penitenziale nei secoli XII-XIII, in
L'Ordine della Penitenza di San Francesco d'Assisi nel secolo XIII, a cura di
O. SCHMUCKI, Roma 1973, pp. 12-16 e C. CARPANETO, Lo stato dei Penitenti
nel « Corpus Iuris Canonici », in I frati Penitenti di San Francesco nella so-
cietà del Due e Trecento, a cura di Mariano D’Alatri, Roma 1977, pp. 9-19.

*) Cf. G. G. MEERSSEMAN, Dossier cit.

5) Cf. G. G. MEERSSEMAN, Disciplinati e penitenti nel Duecento, in Il
Movimento dei Disciplinati nel Settimo Centenario dal suo inizio, Perugia
1962, pp. 43-72 e U. NicoLINI, I frati della Penitenza a Perugia alla fine del
sec. XIII, Ibid., pp. 371-379.

*) Si vedano in particolare A. G. MATANIC, I Penitenti francescani dal
1221 (Memoriale) al 1289 (Regola bollata) principalmente attraverso i loro sta-
IL MOVIMENTO PENITENZIALE IN UMBRIA 181

tuti e le regole in L'Ordine della Penitenza cit., pp. 41-63 ; G. ODOARDI, L'Or-
dine della penitenza di San Francesco nei documenti pontifici del secolo XI I,
Ibid., pp. 79-115 ; O. ScHMucKI, Il T.O.F. nelle biografie di san Francesco,
Ibid., pp. 117-143; STANISLAO DA CAMPAGNOLA, L'«Ordo Poenitentium » di
San Francesco nelle cronache del Duecento, Ibid., pp. 145-179 ; H. RoGGEN,
Les relations du Premier Ordre franciscain avec le Tiers-Ordre au XIIIe siè-
cle, Ibid., pp. 199-209.

*) Cf. M. BEnTAGNA, Sul Terz Ordine francescano in Toscana nel sec.
XIII. Note storiche e considerazioni in L'Ordine della Penitenza cit., pp. 263-
277; A. BENVENUTI, Fonti e problemi per la storia dei Penitenti a Firenze nel
secolo XIII, Ibid., pp. 279-301; G. Paawawr, Comunità laiche francescane
nell'Appennino umbro-marchigiano, Ibid., pp. 247-262 ; per quanto riguarda
la zona spoletina mi soffermerò sulla relazione di Attilio Bartoli Langeli nel
corso stesso di questa breve messa a punto sull’Ordine della Penitenza in
Umbria.

5) C. CARPANETO, Lo stato dei Penitenti cit. ; G. Opoanni, L'Ordine
della Penitenza nei documenti pontifici del secolo XI " pp. 21-49 ; A. G. MA-
TANIC, Legislazione propria dei Penitenti francescani dal 1289 a tutto il se-
colo XIV, pp. 51-67; F. CAsoLINI, I Penitenti francescani in « Leggende » e
Cronache del Trecento, pp. 69-86 ; K. Esser, Un documento dell'inizio del Due-
cento sui Penitenti, pp. 87-99; M. D’ALATRI, Contrasti tra Penitenti france-
scani ed autorità ecclesiastica nel Trecento, pp. 101-110 ; S. GreBEN, Appunti
per l’iconografia dei santi e beati dell'Ordine della Penitenza (secoli XIII-
XIV), pp. 111-124.

°) E. GrAU, Der franziskanische Dritte Orden in Oberdeutschland im 13
und 14. Jahrhundert, pp. 125-132 ; B. DE TnoEvzn, Béguines et Tertiaires en
Belgique et aux Pays-Bas aux XIII-XIV® siècles, pp. 133-139; P. PéANO,
Les Béguins du Languedoc ou la crise du T.O.F. dans la France méridionale
(XIII-XIV? siècles), pp. 139-159; I. DE VILLAPADIERNA, La Tercera Orden
franciscana de Espafia en el siglo XIV, pp. 161-178.

1°) C. ScHMITT, La position du Tiers-Ordre dans le conflict des SERGTAE
et de Fraticelles en Italie, pp. 179-190.

11) A. BENVENUTI-PAPI, I frati della Penitenza nella società fiorentina
del Due-Trecento, pp. 191-220 ; M. D. PAPI, Le associazioni laiche di ispirazio-
ne francescana nella Firenze del Due-Trecento, pp. 221-243 ; T. LOMBARDI, I
Terziari francescani a Ferrara nei secoli XIII-XIV, pp. 245-258 ; V. PETRIC-
CIONE, / Penitenti francescani di Bologna nel secolo XIII, pp. 259-269 ; M.
CEccHELLI, I Penitenti nella tradizione iconografica dell' Emilia-Romagna, pp.
271-290 ; F. Costa, L'Ordine della Penitenza nell' Italia Meridionale del Due
e Trecento, pp. 347-372 ; delle tre relazioni concernenti l'Umbria si parlerà
ovviamente in modo più diffuso.

13) Cf. M. D’ALATRI, «Ordo Paenitentum » ed eresia in Italia, in L’Or-
dine della Penitenza cit., pp. 181-187 e cf. p. 181 nota 2.
182 GIOVANNA. CASAGRANDE

1) Sulla diffusione del fenomeno a Gubbio, Nocera Umbra, Perugia,
Assisi, Todi si vedano le note 10, 11, 12, 14, 15.

^) Una vasta documentazione sui «fratres de penitentia » a Perugia fu
pubblicata da A. FANTOzzi-B. BuGHETTI, Il Terz Ordine Francescano in Pe-
rugia, in Archivum Franciscanum Historicum, 33 (1940), pp. 55-113 e 319-
365; il discorso sui Penitenti perugini riemerse ad opera di U. NIcoLINI, I
frati della Penitenza cit. ; di recente, oltre alle relazioni in questione, cf. G.
CASAGRANDE, Documenti inediti sui Frati della Penitenza a Perugia nei se-
coli XIII e XIV, in Studi Francescani, 74 (1977), pp. 201-220 e la stessa ha
presentato una comunicazione dal titolo Penitenti e Disciplinati a Perugia e
loro rapporti con gli Ordini Mendicanti ad una Tavola Rotonda organizzata
dall’ École francaise de Rome, nell'aprile 1977, sul tema Les Ordres Mendiants
et la ville en Italie centrale (1220-1350) in corso di pubblicazione.

5) Cf. M. Brun, Documenta inedita archivi protomonasterii S. Clarae
Assisii in Archivum Franciscanum Historicum, v (1912), p. 682.

16) Una relazione sui «fratres de penitentia » a Todi fu presentata da
G. Comez al convegno del 1972 su L'Ordine della Penitenza cit., ma non é
Stata mai messa a punto per la pubblicazione.

") Cf. L. OLIiGER, Acta tifernensia III Ordinis S. Francisci (1253-
1300 et 1456-1599) in Archivum Franciscanum Historicum, xxvi (1933), pp.
390-437.

15) Sui rapporti tra Ordini Mendicanti ed organizzazioni laiche si sono
tenute delle comunicazioni nella Tavola Rotonda organizzata dall'École
francaise de Rome di cui alla nota 14.

19) Si noti che a Spoleto la vicenda dei Penitenti coincide con quella
dell'ospedale di S. Matteo, mentre a Perugia non si ha notizia di un ospedale
gestito dall'Ordine della Penitenza, se mai questi partecipano alla gestione
di quello della confraternita di S. Francesco o si hanno, a volte, iniziative
individuali (Cf. G. CAsAGRANDE, Un tentativo d'indagine sullo «status » eco-
nomico e sociale dei « Frati della Penitenza » a Perugia, in I frati Penitenti cit.,
p. 345).
T Á— —————

Nota a un recente libro sulla
massoneria |

Agli inizi del 1976 è apparso nelle librerie della città un grosso
volume (Uco BrisroNi-PAoLA MonaccHIA, Due Secoli di Massoneria
a Perugia e in Umbria (1775-1975), Perugia, Editrice Volumnia,
1975, pp. x 4- 588) che ha destato l'interesse dei perugini cultori
di memorie cittadine, anche perché abbraccia periodi cruciali di sto-
ria umbra, dal Risorgimento all'età contemporanea. Meno entusia-
sti sono stati forse gli storici di professione : si possono riscontrare in-
fatti lacune ingiustificabili sul piano bibliografico come pure ca-
renze di impostazione critica, che più avanti cercheremo di indicare ;
difficilmente quindi potrà dirsi che il lavoro riesca ad inserirsi ap-
pieno nell'attuale dibattito storiografico (sia pure limitatamente al-
l'Umbria) e attingere un piü ampio respiro storico che non si fermi
a quello « municipale ».

L'argomento è stimolante e di attualità storiografica, come di-
mostrano i recenti libri del Francovich e di Aldo A. Mola sulla
Massoneria italiana. Tuttavia anche il piano tematico presenta
qualche rischio : il soffermarsi, cioè, solo sull’istituzione e per un pe-
riodo storico molto lungo e quanto mai vario, dà l’impressione di
trovarsi di fronte a lavori di tipo quasi «celebrativo » (come per
esempio certe storie di un casato o di un istituto o, non sembri un
paradosso, certi lavori storici compilati da ecclesiastici sul proprio
Ordine religioso). Anche qui è riscontrabile infatti un limite che, in
senso tecnico, potrebbe dirsi « apologetico »; si rimane in una pro-
spettiva «interna » all’istituzione e ciò porta ad utilizzare spesso, di
fronte a nodi storici particolari o a periodi caratteristici, canoni in-
terpretativi conformistici e quindi inadeguati per interessanti valu-
tazioni che potrebbero scaturire da una ricerca originale.

Tale è per esempio il caso del Risorgimento, visto qui nella
tradizionale oleografia patriottica tanto che, a livello di studi uti-
lizzati, ci si ferma- sostanzialmente ai vecchi lavori di Giustiniano
Degli Azzi, notevoli per ampiezza di documentazione e per impegno
184 ANGELO SINDONI

filologico ma ormai insufficienti sul piano critico se si tien conto che
sono usciti circa 70 anni fa, che lo stesso Degli Azzi era massone (cfr.
pp. 257, 286) e che la sua opera di maggior impegno (L’insurrezione
e le stragi di Perugia del giugno 1859) vide la luce a Perugia proprio
in occasione del Cinquantenario delle « stragi », ricorrenza in cui, co-
m'é facile immaginare, non si fece risparmio di retorica. Dei lavori
piü recenti viene si ricordato quello della Marinelli su Zeffirino Fai-
na ma, tanto per fare dei nomi tra i più noti, non compaiono il Bor-
zomati, la Bartoccini, Ugolini, Mazzonis, e maggiormente ci sembra
ingiustificabile non tener presenti gli Atti dell’vitr Convegno di studi
umbri (Prospettive di storia umbra nell'età del Risorgimento, Perugia
1973) ; tutto questo ovviamente porta a trascurare tutta la proble-
matica sottesa da questo tipo di produzione scientifica.

Un esempio tipico ci viene offerto dall'episodio culminante del
Risorgimento perugino. Giustamente molti perugini sono attaccati
alle memorie risorgimentali e in modo particolare appunto all'episo-
dio del 20 giugno 1859, che ha esercitato forti suggestioni anche su
generazioni di intellettuali. Ció non toglie peró che i lavori piü re-
centi abbiano cercato di studiarlo in modo più appropriato tanto che
ci sembra — nonostante l'autorevole parere espresso or non é molto
dal compianto Luigi Salvatorelli sulle pagine di questo Bollettino —
non faccia male Romano Ugolini (Cavour e Napoleone III nell' Italia
centrale. Il sacrificio di Perugia, Roma 1973) a parlare di « mito »
delle «stragi di Perugia ». L'A. invece, dal canto suo, mira a sotto-
lineare, non senza una punta di velato compiacimento, che tutti i
componenti del Governo provvisorio del giugno 1859 erano massoni
come pure i capi del Comitato di difesa e diversi altri ; manca peró
di notare — come risulta dal lavoro di Ugolini e, già prima, dagli
ampi studi di Pietro Pirri sui carteggi di Pio IX — che i capi libe-
rali agirono spesso in uno stato d'isolamento, specialmente rispetto
alle popolazioni della campagna e della provincia, e che tra di loro
pare non ci fu nessun caduto : furono soprattutto i popolani a dimo-
strare a Borgo S. Pietro anche col sangue l'attaccamento al loco
natio. Ma il problema principale non ci sembra sia quello di dare, a
questi o a quelli, patenti di eroismo ; si tratta di collocare su un piü
vasto sfondo storico-sociale il significato della presenza dei massoni
nella direttrice risorgimentale significato che ci sembra vada ri-
cercato soprattutto nel desiderio di gran parte della borghesia e in
genere della nobiltà minore, strette tra la burocrazia e la nobiltà
pontificia, di trovare spazio per esprimere le proprie potenzialità

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NOTA A UN RECENTE LIBRO SULLA MASSONERIA 185

politiche ed economiche. In questo sforzo la Massoneria offriva il
terreno ideale per la cospirazione e la lotta politica in senso unitario.
Non ci sembra infatti casuale — e neppure esclusivamente un merito
«patriottico » — il ritrovare, subito dopo l'Unità, dei massoni (ed
ex componenti dei comitati provvisori del '59) nei principali posti
di governo della città : Nicola Danzetta fu prima Gonfaloniere e poi
deputato, Francesco Guardabassi venne nominato senatore a vita,
ecc.

Ci sembra che questa caratterizzazione di classe o, se si vuole,
d'élite si delinei sin dalla genesi delle prime logge : dopo la nascita
della loggia « I Forti », nel 1788 a Perugia, l'impianto vero e proprio
della Massoneria va collocato nel periodo francese. Piü di quanto
forse non appaia in questo libro, Napoleone si servi della Massoneria
come strumento di penetrazione e di controllo politico ed è anche
noto quali categorie sociali fiancheggiarono sostanzialmente, in Ita-
lia, l’opera dei Napoleonidi. Significativo è anche il fatto che dopo
il 1860 la Massoneria perugina sembra cadere in letargo : poche o
quasi nulle sono le immissioni di nuovi elementi tanto da costituire
«una specie di casta molto chiusa » e l’A. ammette onestamente che
i massoni « continuarono a regolarsi in chiave di potere, preoccupati
più che mai di consolidarlo » (p. 130). L’A. attribuisce questa situa-
zione al fatto che i massoni perugini, pur essendo dei « valorosi pa-
trioti », erano in difetto « dal punto di vista prettamente iniziatico »
ed esoterico (pp. 123, 129); pochi però sembrano i personaggi della
Massoneria umbra che abbiano approfondito questi aspetti.

L'esplorazione archivistica (limitata sostanzialmente ad alcuni
fondi archivistici perugini) avrebbe potuto essere ampliata e meglio
sfruttata ; ed allargata ad archivi aperti di recente a Roma.

È da notare che sono tanti i massoni perugini che in questo
libro vengono alla ribalta : sindaci, deputati, direttori di ospedali,
quasi tutti i rettori dell’Università dall’Unità alla vigilia del fa-
scismo. Risultava massone persino quel Francesco Buitoni che agli
inizi del secolo fu tra i fondatori della « Perugina ».

Ulteriori ricerche potranno meglio situare il legame massonico
nella storia sociale e politica dell'Umbria. Appunto in tale contesto
sociale e politico ci sembra possano trovare spiegazione i momenti
di maggiore o minore fortuna della Massoneria descritti in questo
lavoro. Infatti, per esempio, mentre nell’immediato periodo post-uni-
ficazione i massoni di parte moderata, una volta acquisite posizioni
preminenti in città, sembrano in letargo ; molto attiva invece in
186 ANGELO SINDONI

campo massonico (in altra loggia), è la minoranza d'estrazione de-
mocratica, repubblicana, scontenta del nuovo ordine politico, co-
stituita da elementi come Ariodante Fabretti, Annibale Vecchi, Ora-
zio Antinori, personaggio questo assai interessante e degno di ulte-
riori ricerche : studioso, esploratore, nel 1864 sosteneva la necessità
di una «compatta organizzazione della Massoneria in tutta Italia e
sue Colonie » (p. 139) e successivamente, soggiornò a lungo signifi-
cativamente nello Scioa (nel 1877-1881).

È sintomatico poi che una forte ripresa della Massoneria a Pe-
rugia si sia avuta nel 1881, dopo l'avvento della Sinistra ; ma il pe-
riodo di maggior fortuna — in concomitanza con le sorti nazionali
dell’istituzione — si ebbe negli ultimi decenni dell’Otto e nei primi
del Novecento. Secondo gli elenchi di massoni forniti in questo la-
voro, si ha l'impressione che quasi tutti i medici in Umbria fossero
massoni; molti pure i farmacisti, veterinari e poi insegnanti, ele-
menti della burocrazia, ufficiali dell'esercito : insomma la maggio-
ranza forse della borghesia professionale e intellettuale. Le rispettive
fedi politiche erano quanto mai varie poiché si andava dagli anar-
chici e dai socialisti fino ai liberali monarchici ; in netta prevalenza
erano peró i repubblicani (seguiti dai radicali) prevalenza che si
spingerà forse fino a questo dopoguerra. Il comune cemento ideale
era costituito da un generico democratismo ma soprattutto da un
acceso anticlericalismo che costituiva si un punto di forza come ele-
mento coagulante ma pure un limite in più occasioni. Ad ogni modo,
a nostro avviso, la forte presenza massonica in Umbria non fu dovuta
tanto «al lungo periodo di forzata sottomissione allo Stato pontifi-
cio» (p. vii), dato che il maximum dell'istituzione si ebbe diversi
decenni dopo la fine di tale sottomissione ; è vero però che l'anticle-
ricalismo massonico si nutriva con effetto sinergico alla memoria
delle « stragi » del 20 Giugno.

All’atteggiamento della Massoneria durante la nascita e il con-
solidamento del fascismo vengono dedicati parecchi dettagli ma, ci
sembra, secondo canoni storici piuttosto semplicistici. Anche a cau-
sa di carenze bibliografiche, la vicenda « Misuri », per esempio, viene
giudicata come quella di un massone che aderisce al fascismo ma che
poi, deluso, rientra normalmente nei ranghi della Massoneria ; il
«caso Misuri » invece è noto come un episodio di « dissidenza fa-
scista » ma pur sempre come fenomeno quasi « organico » del fascismo.

ANGELO SINDONI

IR MA P E x
sie Ariana sconti n ii tinti et nt lt Tati ded.) m. Rag ee de tr

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de

RECENSIONI

Francesco FRASCARELLI, Nobiltà minore e borghesia a Perugia nel sec. XV.
Ricerche sui Baglioni della Brigida e sui Narducci. Pubblicazioni degli
Istituti di Storia della Facoltà di Lettere e Filosofia, Perugia 1974,
pp. 160 (ill.).

La ricerca esposta nell’opera si articola in quattro capitoli e in un’ap-
pendice nella quale viene data l’edizione integrale delle due redazioni del
testamento da cui il lavoro prende le mosse.

Dopo una premessa nella quale l'A. illustra il criterio metodologico
seguito e le intenzionalità dell’opera, la ricerca inizia con la figura di Mad-
dalena Narducci, sposa di Mariotto Baglioni, e del suo testamento.

La particolare punizione che la nobildonna perugina volle infliggere ai
figli che riteneva «maligni ed ingrati » privandoli dell'eredità e le reazioni
di costoro, reazioni indubbiamente poco filiali, completano questo primo ca-
pitolo e si estendono anche al secondo che tratta delle clausole del testa-
mento e delle vicende dei monaci di S. Pietro, i quali, eredi della parte più
cospicua dei beni di donna Maddalena, si accorsero che questi stavano por-
tando ed avrebbero portato più oneri che guadagni. Di qui le loro insistenze
per poter essere liberati dalla scomoda eredità.

Anche se trattati forse un po’ troppo estesamente, tuttavia questi primi
due capitoli hanno il pregio di mostrarci un lembo, certamente poco nobile,
della vita di quella che era considerata la più potente famiglia di Perugia.

Col terzo capitolo si entra nel vivo della fatica dell’A. In effetti da questo
momento il cammino politico-sociale dei Baglioni della Brigida, ramo secon-
dario dell'importante casato, e dei Narducci, viene seguito incarico per inca-
rico, beneficio per beneficio con una ricerca d’archivio precisa e puntuale.

Oltre che nei primi due anche in parte di questo terzo capitolo è stata
fatta risaltare molto giustamente dall’A. l'importanza che stava assumendo,
nella vita dell’epoca, la politica matrimoniale, usata come mezzo tra i più
idonei a legare interessi, a saldare differenti ceti sociali.

Infatti, se da una parte la borghesia mirava ad entrare nel mondo
della nobiltà per potersi inserire più agevolmente nella sfera del potere, dal-
l’altra, la stessa nobiltà, che vediamo in questi momenti abbandonare le
spesso infruttifere proprietà terriere per dedicarsi ai commerci, aveva bi-
sogno di capitale borghese per mantenere le proprie tradizioni di dominio.

Ecco quindi il matrimonio di Maddalena Narducci con Mariotto Ba-
188 RECENSIONI

glioni. E proprio in questa circostanza che ci mostra da vicino il ruolo dei
nobili Baglioni in primo luogo, dei « borghesi » Narducci poi e, per estensione
del concetto, della nobiltà minore e della « borghesia » nella Perugia quattro-
centesca, ruolo che si desume chiaramente dai risultati della ricerca archi-
vistica dell'A. In termini correnti potremmo definire tale attività, almeno
fino al tramonto del secolo, sottogoverno. Non v'é magistratura infatti, della
quale Mariotto Baglioni, il rappresentante piü cospicuo della famiglia, non
abbia fatto parte. Prova questa della potenza politica raggiunta dal ramo
secondario dei Baglioni grazie non soltanto alla parentela col ramo princi-
pale, ma soprattutto grazie alle proprie ricchezze, a quelle « borghesi » dei
Narducci e alla abilità politica nel sapersi mettere sempre a favore e spesso
a servizio dei piü forti. E comunque indubbio che l'azione politica di questi
rappresentanti della nobiltà minore rispecchiava la volontà del grande casato.

Il problema se verso la fine del secolo xv i Baglioni abbiano dato vita
ad una signoria oppure se la loro sia stata semplicemente una preponderanza
della famiglia, é stato esaminato dall'A. che ha formulato una tesi che vede
i Baglioni, in isolati momenti, arbitri della vita del comune e sempre tra i
principali protagonisti.

E indubbio che, dopo aver tratto nuova potenza economica dall'unione
con i «borghesi » Narducci, i rappresentanti di questa nuova nobiltà sono
riusciti a rimanere in vista a dispetto dei continui cambiamenti di potere
verificatisi in Perugia soprattutto nel primo quarto di secolo.

La presenza dei rappresentanti del casato Baglioni ai vertici degli or-
ganismi comunali, il fatto che spesso anche la base di tali organismi era da
loro controllata, che essi riuscivano ad imporre le loro direttive all’intera
comunità, sono le prove di una loro larvata signoria ottenuta non con la
forza, ma con la conquista degli organi nevralgici della vita comunale : il
priorato, il capitanato del contado, il controllo degli insaccolatori e tutti gli
altri.

La problematica suscitata in questo senso dall’A., anche se non af-
frontata direttamente, cosa che potrebbe essere oggetto di un ulteriore, ap-
profondito studio, mi sembra, sempre riferendomi all’opera in questione,
che possa essere riassunta in tali termini: Perugia non è stata mai, per la
Chiesa, un tranquillo possedimento ; per tutto il Due-Trecento si assiste ai
continui tentativi pontifici di esercitare un dominio effettivo sulla città,
al quale fa riscontro la tendenza perugina a svolgere una politica autonoma
rispetto alle direttive pontificie. Quando pertanto, dopo il 1424, la Camera
Apostolica riuscì a controllare la vita del comune, non sfuggì certamente a
Martino IV ed ai suoi successori la difficoltà di instaurare un effettivo do-
minio in Perugia. Al contrario, e forse Braccio ne era stato l’esempio, i pe-
rugini meglio sopportavano una signoria locale. Di qui un’accorta politica,
condotta soprattutto a base di benefici, privilegi, immunità, verso la famiglia
Baglioni, politica rivolta a farne, da un lato, fedele suddita della Chiesa,

VEL. 1.
— ——————ÁM € ED as
RECENSIONI 189

dall'altro, centro aggregante di potere nei confronti di una città ostile ad un
dominio ecclesiastico : i Baglioni in prima persona nella conduzione della
vita politica della città, la Chiesa ispiratrice delle linee di conduzione politica
del grande casato.

Questo, mi pare, si puó evincere dalla lettura del libro. Senonché, verso
la fine del secolo, il meccanismo sembra incepparsi, i Baglioni sembrano
comportarsi autonomamente ed a ragione l'A. ha parlato di una larvata
signoria ottenuta, come già detto, non con la violenza, ma con un'abile poli-
tica volta ad occupare con i propri rappresentanti, i centri di potere ed a
consolidare la propria egemonia mediante un'accorta politica matrimoniale
con la classe «borghese ». Meno evidente, nella trattazione, il ruolo della
borghesia che appare piü soggetta, politicamente, ai cambiamenti di potere,
ma sempre in grado di restare bene in piedi grazie all'apparato finanziario
su cui poteva costantemente contare. È fuori discussione, comunque, il fatto
che essa appare sempre rivolta a condizionare con le sue ricchezze anche le
decisioni politiche e, grazie alle stesse, a prendere parte a queste decisioni.

La parabola discendente della potenza delle due famiglie, è rappresen-
tata, secondo il disegno dell'opera, dagli epigoni dei due casati. Per conclu-
dere, il proposito dell'A. di mostrare il ruolo della nobiltà minore e della
« borghesia » nella Perugia del xv secolo, mi sembra raggiunto, soprattutto
se si sa ben esaminare la vasta messe di notizie archivistiche delle quali si
compone il libro.

Lavoro d'archivio, torno a ripetere, costante, diligente e preciso cui
molto ha giovato un'esposizione chiara ed esauriente.

CLAUDIO REGNI

Cento disegni dell’ Accademia di Belle Arti di Perugia, XVII-XIX sec.,
De Luca Editore (Roma 1977) - pp. 130, 100 ill.

Esposti dal 27 maggio al 31 luglio 1977 presso il Gabinetto Nazio-
nale delle Stampe nella Villa della Farnesina alla Lungara a Roma e dal
10 settembre al 25 novembre dello stesso anno presso la Galleria Na-
zionale dell'Umbria a Perugia — e non, poi, nel Palazzo Ancaiani a Spo-
leto, come era stato previsto — i cento disegni illustrati in questo ca-
talogo, di bella veste editoriale, sono stati restaurati nel Laboratorio di
Restauro dello stesso Gabinetto Nazionale delle Stampe fra il 1975 e il
1977, con buoni risultati. Il catalogo, che si apre con una premessa di
M. Catelli Isola, Direttrice del Gabinetto, e una presentazione di Luigi
Grassi e Pietro Scarpellini, è dovuto a Maria Vera Cresti, Francesco
F. Mancini e Giovanna Sapori.

L’iniziativa dei restauri e della conseguente mostra dei cento dise-
gni — una scelta fra i molti di proprietà dell’Accademia — conclude

13
190 RECENSIONI

il nuovo ordinamento di quelle collezioni di stampe, disegni, dipinti e
gessi. Ma vogliamo subito notare che non é esatto parlare di «stato di
totale abbandono » (p. 5) nel quale stampe e disegni sarebbero stati con-
servati sino al recente riordinamento : già alla fine degli anni Trenta il
compianto e caro amico Aldo Pascucci aveva amorosamente ordinato
questo materiale in antichi armadi e banconi; occupata (nel giro di
24 orel) la sede dell’Accademia dalle truppe inglesi nel 1944, chi scrive
(allora Vice Presidente) riusci a salvare, fortunosamente, le intere col-
lezioni e, liberata l'Accademia dall'occupazione militare, a ricollocarle nel-
la vecchia sede ; anzi, delle stampe e dei disegni fu steso allora un com-
pleto, anche se frettoloso elenco, mentre la quadreria veniva riordinata
in 4 sale e molti dipinti restaurati. Che cosa sia poi avvenuto delle rac-
colte dell'Accademia negli ultimi decenni non sappiamo.

L'introduzione e le schede del catalogo si debbono, come s'é detto,
a tre giovani studiosi, il cui lodevole impegno filologico e critico è spesso
riuscito in autentiche scoperte: cosi per i bei disegni del Faccini (n. 2)
di Agostino Carracci (n. 3; con ragionevole dubbio), del Giorgetti (n. 40),
del Cerrini (n. 41), del Garzi (n. 44), di Ferdinando e Giuseppe Bibiena
(nn. 45 e 46; ma è proprio da escludere la mano del tanto maltrattato
Pietro Carattoli ?), del Sagrestani (n. 55) ; non meno rimarchevole il con-
tributo alla storia della pittura locale, sia con lo studio di opere di baroc-
ceschi perugini (nn. 35, 37), sia dei fogli di settecenteschi pure perugini,
in primo luogo del consistente gruppo (nn. 48, 49, 50, 51, 52) di Gia-
cinto Boccanera — che conferma il primario posto che deve essere as-
segnato al pittore .di Leonessa nella Perugia del primo quarto del xvin
secolo — e poi dei disegni di Pietro Carattoli, di Baldassarre Orsini e dei
molti ancora anonimi.

E tuttavia alcune attribuzioni e datazioni non ci trovano consen-
zienti. La « Veduta di città lungo un fiume» (n. 8), indicata come di
anonimo fiorentino degli inizi del Seicento, é certamente piü antica di
almeno un secolo: la prospettiva «distesa » e con punto di vista basso,
cioé di tipo del tutto razionalizzato, quale era naturalmente quella dei
fiorentini dei primi del sec. xvr1 — e basta appunto riferirsi ad una qual-
siasi veduta di Baccio del Bianco — non ha nulla a che fare con la
visione prospettica «contratta » e con punto di vista alto, cioé ancora
quattrocentesca, del nostro disegno ; anche i dati esterni, tipo di carta
e tutti i disegni nel verso, confermano una piü antica collocazione. Il
« Giardino delle delizie » (n. 28) é, si, di un nordico, ma operante in Italia
circa il 1570-80, come provano sicuramente i costumi della coppia di fi-
gure al centro ; della stessa epoca, o poco piü tarda, é la «Scena di
fantasia » n. 32.

I] gruppo di disegni dal n. 18 al n. 26, attribuiti ad un «seguace
di Jacques Callot» sono in effetti di piü mani e di epoche diverse. I

ue
aret

RECENSIONI 191

nn. 18, 19 e 20 sono quasi certamente di Carlo Spiridione Mariotti: è
sufficiente confrontare queste figure di vecchi incappucciati e intabarrati
con simili figure degli albums nn. 45/14 e 47/24 della grande raccolta
di disegni del Mariotti, recentemente acquistata dalla Regione dell'Um-
bria (e che si spera vada a far parte delle raccolte dell'Accademia) ; an-
che i disegni nn. 22, 23 e 24 fanno per alcuni aspetti pensare a disegni
dello stesso Mariotti di circa il 1785; i disegni n. 25 e n. 26 sono in-
vece secenteschi, ma di due distinti artisti.

Piü noti e senza problemi attributivi e cronologici i disegni dei pe-
riodi neoclassico e romantico, ma sempre interessanti per la storia della
vita accademica del tempo : da Carlo Labruzzi a Marcello Leopardi ed al
Wicar, da Silvestro Massari a Giuseppe Rossi, il quale ultimo dimostra
di essere assai migliore nei disegni che non nei dipinti. Quegli straordi-
nari disegnatori che furono Domenico Bruschi e Annibale Brugnoli sono
purtroppo rappresentati solo con tre disegni il. primo e due il secondo,
tuttavia bellissimi.

Un discorso a parte meritano le miniature ad acquarello di Napo-
leone Verga, che, come opere di compiuta e ben conservata pittura, sono
forse un poco fuori luogo in una mostra di disegni restaurati. Le tre
piü grandi di queste miniature (nn. 92, 94, 95) provengono dalla Rac-
colta Storico Topografica della Galleria Nazionale dell'Umbria ; le due
più piccole (nn. 91, 93), insieme ad altre due delle stesse misure e qui
non esposte, furono acquistate (per 5000 lire ciascuna) da chi scrive dalla
Contessa P. Montesperelli nel 1951, dopo che i sette piccoli dipinti —
solo essi e non altre cose più banali del Verga, come sembra invece far
credere il richiamo a pagina 120 di questo catalogo — erano stati esposti
alla «Mostra della pittura dell’800 a Perugia», tuttavia non ricordata
fra le mostre che li hanno ospitati. Le piccole e raffinate opere, sotto una
apparente naiveté, sembrano avere rapporti con la prima generazione
della scuola di Posillipo, o meglio con gli aspetti « cronachistici » di quella
scuola, quali ad esempio i dipinti di Salvatore Fergola ; rapporti che an-
drebbero piü attentamente studiati.

Questa prima mostra di disegni dell'Accademia perugina dovrebbe
essere seguita da altre piccole esposizioni periodiche. Ci auguriamo che
la prossima possa essere dedicata ai disegni di Lemmo Rossi Scotti — il
terzo dei principali pittori perugini fra la fine del xix e i primi del xx
secolo — del quale l'Accademia stessa non possiede opere, ma del quale
l’unico susperstite ed assai consistente gruppo di disegni è stato da chi
scrive recentemente segnalato alla Direzione dell’Accademia ed alla Re-
gione dell’Umbria — responsabile per i musei locali — per un sollecito
acquisto. Speriamo che l'Accademia di Belle Arti di Perugia non perda
quest’unica occasione.

FRANCESCO SANTI
EON» de

Lu pm cron m eni
INDICE DEL VOLUME

Memorie

ANGELO MENICHELLI, Nuove iscrizioni romane rinvenute a
Nocera“...

MARIA CARLA SPADONI CERRONI, « Correctores » e « consulares »
in Umbria. «CA

RITA CHIACCHELLA, Per una storia della parrocchia in Umbria
net: seco XVII e XVII ..... iioi
Fonti

FRANGgOoIis DoLBEAU, La vita di Sant' Ubaldo, vescovo di Gub-
bio, attribuita a Giordano di Città di Castello..........

Franco MzzzANOTTE, La pace di Bologna tra Perugia e Ur-
bano V (29 noDembre 1970)... s ones
Note

GIOVANNA CASAGRANDE, Il movimento penitenziale in Umbria.
(In margine al volume, I frati penitenti di San Fran-
cesco nella società del Due e Trecento, a cura di Mariano
d’Alatri, Roma, Istituto storico dei Cappuccini, 1977)

ANGELO SINDONI, Nota a un recente libro sulla Massoneria

Recensioni

FnRANCESCO FRASCARELLI, Nobiltà minore e borghesia a Perugia
nel sec. XV. Ricerche sui Baglioni della Brigida e sui
Narducci. (Claudio Regni): =... «. is.

Cento disegni dell’Accademia di Belle Arti di Perugia, XVII-
ATA secs (Bbrancesco Sant) i ss:

117

175
183

187

Registrazione presso il Tribunale di Perugia, Decreto n. 367 del 18-7-1968

($) Pnor. Pier LoRENZO MELONI - Direttore responsabile
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